Ci sono romanzi che lasciano il segno, non perché ti cadono addosso di spigolo. Lasciano il segno per la potenza che hanno le parole impresse sulla carta. Uno di questi libri è “Furore” di John Steinbeck, uscito nell’aprile del 1939 in America e arrivato in Italia nel 1940, per volontà (a lui immenso grazie!) dell’editore Valentino Bompiani. La storia narrata dallo scrittore americano ci trascina negli Stati Uniti d’America, ai tempi della Depressione, nelle vite di questa squattrinata famiglia americana che da Est a Ovest, sulla Route 66, si muove alla ricerca di una stabilità economica che, a dire la verità, sembra proprio non voler arrivare a loro. Il cuore narrativo è la struggente vicenda umana di questi esseri viventi sempre in bilico tra rinascita e perdizione, tutti con qualche cosa di traumatico nel loro vissuto. La capacità narrativa di Steinbeck è proprio quella di portarci dentro alla vite dei Joad, di creare quel coinvolgimento emotivo durante la lettura che, ad un certo punto, si ha la netta sensazione di essere lì, accanto ai protagonisti. Lo squattrinato Tom Joad è uscito di prigione con un permesso premio, quindi, da subito l’autore ci mostra uno dei protagonisti e il suo essere un relitto umano. T. Joad è stato condannato a sette anni di carcere per aver accoltellato un uomo e quel deserto, a tratti arido e piovoso, che lui attraversa mentre torna dalla famiglia è duplice. È la terra bruciata dalla tremenda crisi economica americana del 1929, dove aleggiano solo miseria e povertà e, allo stesso tempo, è il deserto delle relazioni umane che Tom ha perso a causa del suo violare la legge. Oltre a Tom incontriamo la mamma, poi Al, Connie e la giovane sposa e futura madrea Rosasharn (Rose of Sharon), il fratello maggiore Noah, la sorellina Ruth (12 anni) e il fratellino più piccolo Winfield (10 anni). Non mancano il babbo, lo zio John, i vecchi nonni e Casy, un ex-predicatore trovato da Tom, un uomo spesso e volentieri perso nei suoi pensieri filosofici sulla condizione umana. Questo piccolo gruppo, che già forma in sé una mini-comunità, si metterà alla ricerca della fortuna, del sogno americano, in una terra dove la grave crisi economica solcò per tempo l’intera America. Come fanno i Joad, ci sono centinaia di migliaia di altre famiglie che si muovono sul suolo americano per riuscire a riscattarsi e ad avere fortuna a livello economico. La realtà dei fatti sarà ben diversa, perché la famiglia dei protagonisti si troverà a convivere con tutta un’altra umanità derelitta, povera e imbarbarita dalla tremenda miseria che, a questo punto non è solo economica, ma anche di valori esistenziali. Basta un nulla per scatenare litigi, ripicche e aggressioni tra persone che nemmeno si conoscono, ma che sono accomunate dalla mancanza di sicurezze e dall’estrema fame. Sì perché nel libro, oltre ai personaggi, una delle altre componenti attive della narrazione è la fame che tormenta, assilla e mina in modo costante la vita della famiglia Joad e degli altri attori letterari messi in campo da Steinbeck in questo romanzo. Tutti sono alla ricerca di un lavoro per fare fortuna, per guadagnare soldi e per placare la fame che li attanaglia, quella che toglie loro le forze e che rende labile la possibilità di un riscatto per un domani migliore. In “Furore” però, Steinbeck non si concentra solo sulla sfera umana, spesso e volentieri ci sono parti narrative che hanno come tema centrale il dirompente arrivo dei mezzi meccanici nell’agricoltura. Essi appaiono in tutta la loro solitudine mentre lavorano nei campi. Un segno evidente del progresso meccanico che avanzava, ma anche del cambiamento radicale dell’economia agricola e del metodo di lavorare la terra che, accanto alla grave crisi del 1929, trasformò il destino dei braccianti. “Furore” di John Steinbeck, identificato come il grande romanzo sulla Depressione americana, è un libro che ti travolge e appassiona dalla prima all’ultima pagina, ed è entrando nel suo intreccio narrativo che ti rendi conto di come i Joad e i loro comprimari siano fragili e animati da quella forza e ostinazione che li rende pronti a tutto per un domani migliore. Nel novembre 2013, sempre per Bompiani, è uscita l’attesa nuova versione integrale curata dallo scrittore Sergio Claudio Perroni che è andata a sostituire quella fatta nel 1940 da Carlo Coardi.
John Ernst Steinbeck, Jr. (Salinas, 27 febbraio 1902 – New York, 20 dicembre 1968) è stato uno scrittore statunitense tra i più noti del XX secolo, autore di numerosi romanzi, racconti e novelle. Fu per un breve periodo giornalista e cronista di guerra nella seconda guerra mondiale. Nel 1962 gli fu conferito il Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “Per le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l’umore sensibile e la percezione sociale acuta”. Considerato uno dei principali esponenti della cosiddetta “Generazione perduta”, ha ricevuto anche la Medaglia presidenziale della libertà dal Presidente Lyndon B. Johnson il 14 settembre 1964.
Source: libro di proprietà del recensore.

Chiara Marchelli è nata ad Aosta e si è laureata in Lingue Orientali a Venezia. È autrice di quattro romanzi, una raccolta di racconti e un saggio su New York, la città dove vive. Insegna Letteratura Contemporanea, Traduzione e Scrittura Creativa alla New York University. Nel 2017 ha pubblicato Le notti blu (Giulio Perrone Editore), selezionato tra i dodici finalisti del Premio Strega.
Ting-Kuo Wang è nato nel 1955 a Taipei, Taiwan. Ha iniziato a scrivere racconti all’età di diciassette anni.
Un aereo dal Brasile fino all’Italia: è un viaggio di ritorno alle origini quello che compie un giovane uomo per raggiungere un paesino di cui non conosciamo il nome, situato vicino alla costa tra la Toscana e la Liguria. Lì lo attende la casa di famiglia, pronta per essere finalmente venduta.
T. Singer, protagonista del romanzo di Dag Solstad, edito da Iperborea è un aspirante scrittore e tale rimane. Singer ad un certo punto si rende conto che i suoi sogni, le sue aspirazioni resteranno nella sua fantasia. Il suo romanzo, letto, riletto, scritto, riscritto, corretto e non corretto, rimarrà lì, incompleto, come molto altro nella vita del protagonista. Per questo motivo T. Singer decide di dare un senso all’indefinito del suo vivere e si pone l’obiettivo di diventare bibliotecario a Telemark, un piccolo paesino sperduto in mezzo alle montagne. Singer, 34 anni, ha una casa, va a lavorare, torna a casa e torna dai libri. Una vita monotona poi, un giorno, come in un fiaba, incontra Merete, una bella ragazza con la quale inizia una relazione. Ad un certo punto T. Singer e Merete, più Isabella (la figlia dei lei), andranno a vivere assieme formando quella che per il protagonista è una famiglia. Singer comincia a fare delle cose che mai aveva fatto prima: lava, stira, cucina, e lo fa con impegno e diligenza. Il suo unico problema, che lo caratterizzerà per tutto il romanzo, è quella totale incapacità di esprimere in modo netto e chiaro ciò che pensa, i sentimenti che prova e, a tratti, anche ad assumersi responsabilità. Un atteggiamento che porterà Merete a prendere le distanze e a volersi allontanare in modo definitivo da Singer, ma il destino beffardo interverrà a complicare le cose. T. Singer si troverà a fare il padre single di una “figlia” (Isabella) che nemmeno è la sua. Quello che emerge dal vivere (se così lo si può definire) dell’uomo qualunque di Solstad è un’esistenza fatta di ossessiva ripetitività, tale da rasentare un alto grado di disperazione, affrontato però con pacata ironia dal protagonista. Non è una cosa da poco, perché proprio T. Singer di Solstad ha un qualcosa che richiama da vicino lo Stoner del romanzo di John Williams, sì perché proprio come il professore creato dallo scrittore americano, il bibliotecario di Solstad è un uomo tranquillo (troppo), che vive la sua vita di ogni giorno, senza manifestare mai fino in fondo e a chi lo circonda, i suoi sentimenti. Ci sono alcuni momenti nei quali T. Singer fa percepire le sue paure, le sue insicurezze, le sue ossessioni per il fallimento, ma non sono mai momenti condivisi con gli altri. Quello che tormenta Singer, lui se lo racconta in uno o più monologhi personali e in completa solitudine, perché è solo parlando con se stesso che Singer tira fuori ogni suo tormento e preoccupazione. Altro tratto comune del bibliotecario con Stoner di Williams, è l’immensa solitudine, sempre presente, prima, durante e dopo la relazione con la moglie Merete. Il suo essere animo solitario è qualcosa di straziante e allo stesso tempo comico, nel senso che in certi momenti si ride e si partecipa alla goffaggine del protagonista, che in improvvisi slanci di entusiasmo prende l’iniziativa per fare, ma non sempre i risultati sono quelli sperati. In altri frangenti letterari si percepiscono il tormento e la disperazione nell’animo di Singer. Dag Solstad ha una scrittura travolgente, ipnotica, che ti porta dentro alla vita di T. Singer, un uomo che sta con gli altri, me che è – o forse vuole essere- profondamente solitario e, in quella ripetitiva solitudine esistenziale, dove per certi momenti anche il lettore rivede se stesso, il bibliotecario ci sguazza a meraviglia. Traduzione Maria Valeria D’Avino.
Un senso struggente di mancanza accompagna la lettura de L’acqua alta e i denti del lupo di Emanuele Termini, Exorma Edizioni. Un libro interessante sotto molteplici punti di vista, di piacevolissima lettura e nello stesso tempo concettualmente complesso e multiforme.
“Un uomo che sta per diventare padre non lo riconosci da niente.”
«Il cielo ha il colore del piombo e una nube maleodorante galleggia sul borgo vecchio: si spande fino alla nuova strada, entra nelle case, nel letto delle creature. La terra si rivolta e butta fuori gli acidi e i rifiuti e i bambini muoiono e gli adulti se ne vanno con il male in corpo.»
Se Coleman Silk de La macchia umana di Philip Roth veniva allontanato dal suo prestigioso incarico universitario per un’accusa di razzismo, il protagonista de Come una barca sul cemento, nuovo romanzo di Roberto Saporito, il più postmodernista degli autori italiani di questo primo quarto del XXI secolo, vive un’esperienza simile anche se con risvolti del tutto singolari. Forse più simile al Humbert Humbert nabokoviano, il nostro professore di letteratura americana del Novecento è un predatore sessuale che quando viene allontanato dal suo personale parco giochi, inizia a cercare tramite (il temibile e spietato) social network più in voga di questi tempi, le donne del suo passato sfuggite alle sue mire di conquista. Un po’ per passare il tempo, un po’ per sopravvivere alla sua nuova (infelice) vita di guardiano di barche, porta avanti con meticolosa cura la ricerca di queste donne con cui il tempo non è stato sempre benevolo: prima c’è Flavia, vittima di violenze da parte del marito (e qui la storia prende un risvolto noir), poi c’è Linda, scrittrice rampante sempre in giro per l’Italia a fare presentazioni, che gli darà una (inaspettata) seconda occasione. Non voglio dire di più della trama, il romanzo è breve, si legge molto velocemente, i capitoli sono brevi e sincopati, tra autori e libri (da non perdere), riflessioni sul mondo letterario (non solo) italiano, e piccole epifanie su questo nostro mondo ipertecnologico ma ancora ostaggio di un male esistenziale antico che condanna quasi tutti all’infelicità. E l’infelicità sembra essere il convitato di pietra di questa storia in bilico tra l’assurdo e il probabile, tra le occasioni perdute e le ossessioni che sembrano cadenzare un destino tracciato al quale non si può sfuggire. Le storie che ci narra Saporito hanno questa cifra distintiva, sono ritratti amari e straniti di un’umanità inserita in un presente che gli sta stretto. Saporito è un autore elegante e raffinato, colto, dalle molte (buone) letture che trapelano con grazia dalla sua scrittura, conoscitore e appassionato di musica, oltre dell’arte in sé, declinata nelle sue mille facce. Dotato di grande sensibilità, quasi dolorosa, utilizza un registro stilistico rarefatto e minimale, che scolora in una certa universalità che lo rende un cittadino del mondo più che un autore italiano tout court. Molto apprezzata da chi scrive la citazione in esergo di Diario di lavorazione di Sam Shepard, accanto a Don De Lillo, Jay McIrney, Bret Easton Ellis, Jonathan Franzen e il nostro Pier Vittorio Tondelli. Colonna sonora (da ascoltare mentre si legge il romanzo) The Queen Is Dead THE SMITHS.
Bret Easton Ellis da tempo non scrive più romanzi. Il grande scrittore americano, autore del fortunato Meno di zero, ha deciso così. Da poco è uscito Bianco (traduzione di Giuseppe Culicchia).
Tutti costoro furono onorati dai contemporanei,
Pietro Carta e Paolo Mannoni sono amici fin dall’infanzia. Nati entrambi a Nuoro nel 1899, li unisce un rapporto fraterno, a tratti simbiontico. A separarli però ci ha pensato la vita: il primo figlio di poveri braccianti, l’altro ultimo figlio di una delle famiglie più ricche della città. I due crescono insieme: Paolo tra le agiatezze che gli permette la sua classe sociale, Pietro con gli scarti che rimangono. Ma nonostante tutto i due restano inseparabili: Paolo racconta a Pietro quello che impara a scuola, Pietro dal canto suo lo istruisce sulle cose pratiche della vita. Sapere teorico ed empirico, ricchezza e povertà, “verbi servili e ausiliari” sembrano trovare il loro equilibrio, finché la storia non entra in scena con prepotenza. L’aria nefasta della Prima Guerra Mondiale ha già investito la Sardegna, molti uomini sono stati reclutati, ma dopo la disfatta di Caporetto è arrivato il momento di richiamare i più giovani. Tra questi c’è anche Paolo. A nulla valgono i tentativi di Don Pasqualino, suo padre, di ricorrere ad amicizie e promesse per salvare il figlio dall’arruolamento. Resta solo una cosa da fare, convincere Pietro, l’amico fedele, il ragazzo povero ma di buon cuore, ad arruolarsi come volontario per proteggere Paolo. Don Pasqualino non esita nemmeno un momento a legare a doppio filo la vita di Pietro a quella del figlio: deve diventare la sua ombra, seguirlo e difenderlo dai pericoli. Lo deve fare per riconoscenza, per assicurarsi il benessere della propria famiglia e soprattutto lo deve fare se crede nell’amicizia.























