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:: Gli ultimi soldati di Roma: Vexillatio, 476 d.C. di Marco Vozzolo (Ali Ribelli 2024) a cura di Patrizia Debicke

13 Maggio 2024

Negli anni precedenti al definitivo disfacimento dell’Impero la divisione dell’Europa era questa: tribù nomadi, formate da popolazioni diverse, stanziavano a nord di Teutoburgo e premevano da oriente. La penisola iberica e il nord dell’Africa erano dominate dei vandali. Gli alamanni si erano impossessati delle terre che giungevano fino in Elvezia mentre i galloromani ormai del tutto indipendenti da Roma spaziavano nella penisola.
Mentre praticamente tutte le forze militari al di là delle Alpi erano allo sbando, un’unica guarnigione, la Vexillatio, era rimasta in forza nelle Gallie, a guardia del distretto di confine di Duro Catalaunum, un centro romano nei cui pressi si era svolta la famosa battaglia dei Campi Catalaunici 451d.C., contro Attila vinta dall’ultimo grande generale dell’esercito dell’Impero Romano d’Occidente: Flavio Ezio. (Ai nostri giorni la città sorta sulle rovine di quell’antico centro porta il nome di Châlons-en-Champagne, nel dipartimento della Marna, in Francia).
Compito di questa legione romana, era di presidiare quell’avamposto ai limiti dell’impero. Una legione prevalentemente composta da militari selezionati e voluti dal generale Pietro Marcellino, praticamente tutti originari dalla penisola italica e dalle sponde del fiume Liris, , oggi il Garigliano, che divide il Lazio dalla Campania. Legionari, un tempo solo dei ragazzini che per raggiungere la loro destinazione avevano percorso ben 954,85 miglia, l’equivalente circa di 1413 chilometri: al comando Aristarchos Temistocle, ormai un veterano dell’esercito spalleggiato dal centurione e conterraneo Vatinio Arunco.
Ma, erano tempi rischiosi per un avamposto isolato. Fino a quel momento Duro Catalaunum aveva miracolosamente schivato gli attacchi dei turingi e dei burgundi sia per la sua posizione, protetta dalle foreste, che per la maggior appetibilità di altre province . Orde di barbari infatti, tenendosi sempre alla larga dai domini e dai possibili scontri con i visigoti, avevano privilegiato la presa e i saccheggi in Provenza e Borgogna e, dopo aver conquistato ogni città, che incontravano, vi si installavano razziandola per poi spremerla fino in fondo secondo il vessativo sistema di tasse e ruberie ormai collaudato dai romani. Ciò che accadeva nei posti di confine rispecchiava in toto la squallida realtà dell’Impero d’Occidente.
Ma ormai purtroppo anche il piccolo borgo fortificato di Duro Catalaunum, ricco e prosperoso in virtù dei commerci, stava per rientrare nei loro progetti di espansione. Brutte voci di scorrerie e devastazioni di fattorie e villaggi correvano. Insomma bisognava prevedere un assalto da un momento all’altro. Ed era impossibile, nonostante le richieste e sollecitazioni inviate, contare sull’appoggio dell’esercito di stanza nella Gallia Meridionale. Le forze imperiali erano allo sbando, sconfitte o sterilmente impegnate in mille altri rivoli . Ed era anche inutile confidare nel soccorso richiesto alla V Legione Ferrata. A Duro Catalaunum non potevano ancora saperlo ma la V era stata sterminata dall’armata del generale erulo Rudulfus, che adesso stava muovendo il suo esercito proprio verso di loro.
Mentre le autorità cittadine come il borioso vescovo cattolico , Caliberto, messo al corrente della situazione suggerisce di pregare per invocare l’aiuto divino, e il superbo governatore della città, Attilio Fatico, propone l’invio di un ambasceria apportatrice di promesse di ricompense adeguate e doni sostanziosi, per convincere Rudulfus a rinunciare alla conquista e al saccheggio, Aristarchos Temistocle l’esperto centurione primae spatha al comando dell’intera guarnigione sa che tutto sarà inutile e che invece dovrà fare i conti con l’inesorabile catastrofe pronta ad abbattersi su tutti loro. E infatti sia l’ambasciatore del governatore che l’emissario del vescovo verranno barbaramente trucidati su ordine del generale erulo.
A Duro Catalaunum dunque non resta altro da fare che prepararsi alla migliore difesa possibile. Gli uomini della guarnigione romana, sotto l’esperta guida di Aristarchos Temistocle coadiuvato dai suoi migliori ufficiali, i centurioni Vatinio Aurunco e Antonino Tacito e dai loro fratelli legionari, sia di origine italica che barbara, saranno costretti a fronteggiare un attacco condotto da un numero spropositato di nemici. Loro unica certezza la lunga e dura esperienza nelle feroci campagne militari affrontate e il costante durissimo addestramento che ha fatto di loro dei combattenti micidiali, pronti a battersi fino alla morte per reggere a ogni costo le posizioni.
Il generale erulo Rudulfus non concederà mai tregua, ma dopo interminabili sanguinose battaglie e la dolorosa perdita del loro eroico comandante, i legionari sopravvissuti guidati dal centurione Vatinio Aurunco e dal centurione Antonino Tacito, pur estenuati dalle marce forzate e i continui duelli mortali, raggiungeranno finalmente la costa del Mediterraneo e il mare. Là gli ormai pochi superstiti della Vexillatio troveranno il momentaneo rifugio di Massilia. Dove apprenderanno che il tredicenne Romolo Augusto, fatto acclamare imperatore a Ravenna dal padre Oreste, dopo aver regnato per soli dieci mesi dal 475-476 d. C. a settembre era stato deposto e relegato in esilio presso Castellum Lucullanum, (ovvero l’odierno Castel dell’Ovo di Napoli9 da Odoacre, generale e politico germanico, principe sciro o unno. Ogni residua pretesa ufficiale all’impero nella penisola è ormai lontana (Giulio Nepote, erede legittimo al trono, ha riparato in Dalmazia). Odoacre, dopo aver allontanato l’imperatore fanciullo si è proposto a Zenone, imperatore di Oriente come patrizio e reggente in suo nome. Ma ovunque o quasi regna ancora il caos e anche Massilia, pur con le sue possenti mura non rappresenta più un porto sicuro. I legionari superstiti della Vexillatio potrebbero arruolarsi in altre unità, ma sia Vatinio Arunco che Antonino Tacito e alcuni dei loro uomini, tutti provenienti dalla stessa regione italica, dopo i tanti anni passati al servizio di Roma, decidono di trovare un imbarco e far ritorno nelle loro zone di origine della penisola italica. Non avranno vita facile: primo ostacolo con tutte le imbarcazioni contingentate per contribuire alla difesa della città dovranno accontentarsi di una specie di malconcia carretta del mare. Ciò nondimeno nonostante le tempeste, gli scontri al largo e i mortali agguati loro tesi , riusciranno a raggiungere la costa laziale, sbarcare e rivedere trionfalmente le sponde del fiume Liris. La loro unica speranza è vivere là per il resto della loro vita. Purtroppo i loro piani dovranno confrontarsi con quelli del feroce generale erulo Rudulfus che, solo spinto dal desiderio di vendetta e di schiacciare quei pochi prodi che hanno saputo contrastare e sconfiggere lui e il suo esercito ha deciso di rintracciarli ovunque persino all’opposto confine dell’impero.
Una trama intrigante caratterizzata da un ritmo indiavolato e una notevole varietà di situazioni. Marco Vozzolo da storico e appassionato, ha curato molto le scene d’azione, approfondendole e spiegandole in modo minuzioso per descrizione, abbigliamento e corredo dei legionari e dei loro usi e costumi mirando a lettori appassionati di romanità e di battaglie. Un romanzo da gustare e che fa immergere il lettore in un periodo lontano troppo poco studiato nei percorsi scolastici italiani.

Marco Vozzolo è nato a Minturno (LT) il 12 settembre 1972. Cresciuto a Castelforte, un piccolo paese della provincia di Latina, con pochi abitanti, un po’ retrò. Si divide tra la Toscana, Castelforte e la Provenza. In origine si trasferì a Pistoia per motivi di lavoro. La scelta di rimanere a vivere in Toscana è maturata dall’amore verso i paesaggi, il loro passato e il lento scorrere della vita in alcuni piccoli, preziosi paesi. Rimane comunque un Castelfortese DOC. Frequentatore, per le ricerche storiche, di archivi, biblioteche, archivi vescovili e collezioni private. Sommelier per hobby, è propenso verso i vini Toscani e Francesi, di cui è cultore. Ha pubblicato i seguenti testi e romanzi: La Corona del Re Longobardo, Il Valore delle Piccole Cose, La Bottiglia di Napoleone, Pistoia Medievale… ma non troppo, Una Passeggiata nella Castelforte del 300, Il Grifone, Una Storia Medievale, I Gufi di Velathri, Guillame de Villaret – Dell’ultimo Templare, Ampoiles, Storie di Mare, Necropoli.

:: Trudy di Massimo Carlotto (Einaudi 2024) a cura di Patrizia Debicke

1 Maggio 2024

Un thriller avvincente che mischia i destini di un ex commissario di sicurezza Giandomenico Farina, approdato ai vertici di un’agenzia di security, e di una giovane donna di provincia, Ludovica Baroni, il cui marito ricco e famoso commercialista, da un giorno all’altro è misteriosamente scomparso. Due persone che appartengono a mondi lontani e che si ritroveranno proiettati al centro di strani giochi di potere. Giochi nei quali ciascuno muoverà le sue fishes, mentre la posta sul tavolo continua a crescere pericolosamente. Tra i due, il più intrigante appare Farina, passato dal 2008 al privato dopo la proposta di insabbiare e chiudere in fretta una fastidiosa indagine (che contemplava la morte due agenti di polizia, una prostituta e di tale Molteni, un probabile serial killer ed ex sottufficiale dei paracadutisti della Folgore). Trasferito a Milano da quindici anni Farina è diventato Il Dottore, detto dai soci il Grigio per la sua estrema sobrietà nel vestire, assurto ai vertici dell’agenzia privata milanese Nsg in grado di offrire ogni genere di servizi di sicurezza con personale altamente specializzato: ovverosia di gente con un passato spesso nei corpi scelti dell’esercito o nelle forze dell’ordine. Costose prestazioni dunque quali scorte ovunque a vip e nelle aree di crisi (contractor in zone di guerra), discreto controllo di figli di gente influente, protezione di immobili, centri commerciali e attività produttive. E poi garantire indagini, intelligence, analisi dei rischi, destreggiarsi nel campo reputazione della gente, con raccolta di informazioni e addirittura intelligence, servendosi di intercettazioni, pedinamenti, ecc. ecc. Un mondo fitto di impalpabili personaggi, dove non è possibile fidarsi completamente di qualcuno.
Apparentemente molto meno interessante, ma mai dire mai, Ludovica Molteni abbandonata una bella mattina mentre dormiva nel suo letto della casa familiare, una bella villetta di Merate, dalla quale mancano solo alcune valigie ed effetti personali di Federico Riva suo marito. Che secondo la dichiarazioni da lei rese alla polizia , se ne sarebbe andato con un’altra donna , un’amante. Una della tante, lei l’aveva scoperto passato un po’ di tempo dopo il matrimonio, che non nascondeva di collezionare. Ludovica aveva ingoiato il rospo, era solo una ex graziosa commessa, sposarsi con un professionista arrivato le aveva cambiato completamente la vita, garantendole tranquillità economica e benessere, ed era rimasta pur pretendendo di avere almeno un figlio. Ma quel figlio non era arrivato…
Epperò né la polizia né la moglie sembrano troppo vogliosi di cercare Riva. Lei Ludovica addirittura, dopo avere aspettato con pazienza per qualche giorno, si è trasferita da sola in vacanza in Romagna, a Cesenatico.
Strana faccenda perché invece c’è chi, nella fattispecie un senatore di destra ben ammanigliato al Nord, dove il suo partito ha consolidato consensi e interessi economici non sempre legali, è pronto a pagare e bene pur di scoprire dove sia finito il Riva , o meglio addirittura ingaggiare la Nsg di Gianantonio Farina e i suoi uomini. Insomma pare che il commercialista Riva avesse le mani in pasta dappertutto e reggesse le fila di roba che scottava parecchio. Per non saper né leggere né scrivere anche stavolta Farina si fa preparare un dossier riservato sulla persona a cui gli affida l’incarico, non si sa mai. O forse perché sa sempre che non ci si può mai fidare di qualcuno e in futuro tutto può servire.
Stavolta comunque, vista la situazione e le richieste avute, al “Grigio” non resta che dare il via a un’indagine sotto copertura e, per non lasciare niente di incompiuto, mettere sotto stretta sorveglianza Ludovica, la moglie del commercialista, facendola intercettare e spiare, ora dopo ora giorno e notte. Sperando che prima o dopo li porti dal marito o da chi per lui.
Il tutto non senza averle affibbiato il ridicolo nome in codice Trudy che rimanda alla disneyana sposa di Gambadilegno. Quindi tutto dovrebbe essere sotto controllo. O invece… lei ha un altro piano. Chi può dire?
Altri attori arricchiscono la trama: Alex, capatosta ex buttafuori, poco affidabile e sempre pronto ad approfittare di ogni situazione per menare le mani; Duccio Baldi della Tosco Security, agenzia che fa parte della TSG e Serena Grandi, moglie di un sindacalista picchiato quasi a morte. Insomma non è certo un’Italia da cartolina quella descritta in Trudy, ma un mondo molto realistico in cui chi disturba deve essere eliminato o messo a tacere. Niente e nessuno mira a un bene comune. Tutto e tutti mirano invece solo a uno scopo, l’unico parrebbe e cioè il mero interesse personale.
Con la sua solita scrittura sobria e pulita, Massimo Carlotto costruisce una storia complicata dalle mille teste e code che si dipana pian piano spaziando da Milano alla comunità cinese di Prato, dalla Brianza fino alla costa romagnola. In mezzo a tutto questo girano solo interessi, tanti interessi e poi soldi e voltafaccia. Le diverse volontà dei personaggi si incrociano, si mischiano e magari si scontrano causando nuovi problemi pronti a deragliare. Ma, come solo lui sa fare, Carlotto riesce a trattare i fatti con le pinze rendendoli più duttili e malleabili prima di riposizionarli abilmente prima della conclusione.
La sua speciale “criminalità”, non più confinata in un recinto separato, avvalendosi di un maledetto patto tra le diverse parti contraenti che consente loro di rappresentarsi nel mondo dei “buoni”. Un patto avvallato non più solo dal piombo e dai soldi, ma anche e soprattutto dalle informazioni e dalla loro miracolosa capacità di mettere chiunque sotto ricatto. Niente killer, mafia, né esponenti della criminalità organizzata calpestano l’ampio terreno di gioco in cui si svolge Trudy: tutti o quasi gli attori della storia si presentano ammantati da una quasi banale normalità, pronti solo ad apparire migliori, desiderosi di far trionfare il bene, ma sempre disposti a superare ogni limite, pur di difendere i propri interessi.

Massimo Carlotto è nato a Padova, dove vive. È considerato uno dei migliori scrittori di noir e hard boiled a livello internazionale. I suoi romanzi sono tradotti nelle principali lingue. Per Einaudi ha pubblicato, con Francesco Abate, il bestseller Mi fido di te (2007 e 2015), Respiro corto (2012), Cocaina (con Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo, 2013), con Marco Videtta, i quattro romanzi del ciclo «Le Vendicatrici» (Ksenia, Eva, Sara e Luz; la serie è stata ripubblicata nei Super ET nel 2014) e Trudy (2024).

:: Per un’ora d’amore di Piergiorgio Pulixi (Rizzoli 2024) a cura di Patrizia Debicke

22 aprile 2024

Indagare e scrivere andando a fondo all’intima essenza di tante periferie. Al là dei confini di Bene e Male. Questo è ciò che ha sempre fatto e continua a fare Piergiorgio Pulixi, scrittore sardo, senza mai tirarsi indietro, pronto a descriverle in tutti i possibili particolari. Periferie che possono essere povere, disgraziate ma troppo spesso diventano articolate, ambigue e insondabili. Come insondabili, oscuri o a conti fatti dei noir, sono i suoi romanzi, sempre pronti a sondare le più sporche e recondite fantasie umane e i tanti problemi connessi alla società.
E optando per una scelta precisa, stavolta con quasi per unico scenario Milano città inquieta rabbiosa e indifferente, imprigionata dal cattivo tempo , prima causa ed effetto e poi collante di questo suo noir denso di umanità, emozione e delicatezza, Pulixi crea la sua nuova storia che scaturisce da un dramma famigliare. Una storia che finirà persino con ripercuotersi al di là della ben affiatata squadra del vice questore Strega una squadra ormai talmente integrata da sembrare quasi una famiglia, con le vite dei singoli membri della sua squadra, Strega in primis e poi, Bepi Pavan, Eva Croce, Clara Pontecorvo e Mara Rais. Una brutta storia talmente intricata da risvegliare i tanti fantasmi che loro forse speravano dimenticati . E andando persino oltre, costringendoli a confrontarsi in contorte dinamiche e oscuri percorsi paralleli. Con talvolta come imprevedibile bersaglio lui, Strega, come sempre in bilico e prigioniero del suo trauma psicologico, che è tornato reduce da due mesi di lontananza a bordo di un’Ong per salvare migranti in mare.
L’omicidio di Maria Donata Seu, trovata a casa sua con addosso uno splendido abito da sposa fatto indossare a forza, ma che non le apparteneva, troppo largo per lei … Un bambino di due anni rimasto orfano che costringe Italo, il nonno sardo e unico parente della Seu, vignaiolo oggi quasi ottantenne e malandato in salute ad affidare ad amici casa e podere e correre sul continente . Il mondo tranquillo di un vecchio che si stravolge. Un assurdo e brutale delitto che lo ha costretto a lasciare la sua vita in Sardegna per trasferirsi a Milano, e là trovare il modo di prendersi cura del nipotino, con la speranza di riuscire a trovare la verità. Di sperare che la polizia sia in grado di scoprire l’identità e arrestare l’assassino delle figlia.
Il legame tra un padre vedovo e una figlia unica è molto particolare, qualcosa di sacro e imprescindibile. Anche se Maria Donata era partita per Milano ormai da anni infatti , aveva promesso di trovare sempre modo e tempo per ritornare. Ma prima il lavoro e poi si era lasciata avvincere da quel legame con un uomo, un legame che si era rivelato marcio e pericoloso anche se tuttavia aveva lasciato dietro di sé qualcosa di buono, di prezioso, Filippo “Pippo” un bambino di due anni. I rapporti tra loro erano diventati devastanti tanto che Maria Donata negli ultimi tempi aveva ottenuta la piena tutela del figlio unita all’allontanamento forzoso dell’uomo, per minacce nei suoi confronti e addirittura botte davanti agli occhi di Pippo. Era stato su di lui, il bruto mascalzone, la prima persona sulla quale dopo l’omicidio la polizia aveva indagato , ma ohimè il suo alibi per l’ora del delitto era inoppugnabile. Ragion per cui dopo otto mesi di indagini a vuoto, il caso rischiava di essere archiviato. Ormai Italo Seu aveva un’unica speranza: riuscire ad avvicinare il criminologo Vito Strega, suscitare il suo interesse e ottenere il suo aiuto.
Ci riuscirà per l’interessamento di Bepi Pavan “inquilino” nella stanza del vice questore in sua assenza che, dopo essere stato cacciato di casa per eccesso di peso dalla moglie, terrorizzato, da le parole di una brava psicologa ha finalmente intrapreso la strada di una vera dieta. E stavolta sarà proprio Bepi Pavan a trovarsi al centro della storia, costretto prima a far decollare una nuova inchiesta e poi gestire la scena.
Insomma mentre Vito Strega e le tre donne della squadra, Eva, Clara e Mara saranno impegnati a indagare per chiarire alcuni fatti probabilmente collegati, l’ispettore Bepi Pavan, personaggio finora valutato soprattutto per il suo lato umoristico, diventerà il più operativo e vitale per lo svolgimento della trama. Sapremo già tuttavia fin dai primi riscontri, come la squadra sospetti che la morte di Maria Donata Seu possa essere collegata a una misteriosa serie di femminicidi. Strani e che si susseguono minacciosamente in città, con la polizia che pare impelagata solo in inutili cacce a misteriosi e introvabili assassini. Qual è l’oscuro disegno criminale che pare voler far sì che nessuna donna possa più sentirsi o addirittura essere al sicuro? Possibile che in qualche modo tutte questi delitti siano collegabili? Insomma un diabolico serial killer sarebbe entrato in gioco? In un torbido e misterioso incastro di morte? E la squadra di Strega sarà in grado di sbrogliare anche stavolta questa complessa e intricata matassa di omicidi ?
Molto forte è il vero tema accusatorio da mettere in conto a Milano ovverosia il duro impatto affrontato da Italo Seu un uomo anziano costretto a trasferirsi in un ambiente che percepisce diverso, a lui lontano, ostile, per occuparsi del nipotino . Considerando poi che l’uomo ritiene suo dovere scoprire chi ha ucciso sua figlia. Tutto questo perché sa che quando il bambino crescerà e farà domande, non potrà trincerarsi dietro una menzogna e dovrà invece spiegargli cosa sia veramente successo. Un uomo Seu visceralmente legato alla Sardegna , la sua terra, alle sue radici, e alle sane e antiche tradizioni campagnole , costretto per forza a catapultarsi in una città dove percepisce tutto ostile: il clima, la gente, l’ambiente. In una metropoli, che dietro la sua falsa facciata di ricca città sempre in movimento, scintillante e moderna. cela anche il lato oscuro del cattivo rapporto con gli anziani. Un rapporto che non pare in grado di gestire. Come applaudire infatti una città che pare quasi voler dimenticare o peggio espellere un’intera generazione. In una mondo dove anno dopo anno gli anziani stanno diventando la maggioranza…

Piergiorgio Pulixi fa parte del collettivo di scrittura Sabot creato da Massimo Carlotto, di cui è allievo. Insieme allo stesso Carlotto e ai Sabot ha pubblicato Perdas de fogu (Edizioni E/O 2008), e singolarmente il romanzo sulla schiavitù sessuale Un amore sporco, inserito nel trittico noir Donne a perdere (Edizioni E/O 2010). È autore della saga poliziesca di Biagio Mazzeo iniziata col noir Una brutta storia (Edizioni E/O 2012), miglior noir del 2012 per i blog Noir italiano e 50/50 Thriller e finalista al Premio Camaiore 2013, proseguita con La notte delle pantere (Edizioni E/O 2014), vincitore del Premio Glauco Felici 2015, e Per sempre (Edizioni E/O 2015). Nel 2014 per Rizzoli ha pubblicato anche il romanzo Padre Nostro e il thriller psicologico L’appuntamento (Edizioni E/O), miglior thriller 2014 per i lettori di 50/50 Thriller. Nel 2015 ha dato alle stampe Il Canto degli innocenti (Edizioni E/O) vincitore del Premio Franco Fedeli 2015, primo libro della serie thriller I canti del male. Altre pubblicazioni: Lo stupore della notte (Rizzoli, 2018), L’isola delle anime (Rizzoli, 2019), Per mia colpa (Mondadori, 2021) e Stella di mare (Rizzoli, 2023).

:: Luna park assassino di Cristina Biolcati (Delos Digital 2024) di Patrizia Debicke

29 febbraio 2024

Un luna park. Luci, colori, rumori, grandi e piccini allegria. Un luogo magico e incantato, beh troppo spesso ohimè la letteratura e gialla e horror, cito a caso Stephen King e Léo Malet e tanta filmografia ci hanno insegnato che può trasformarsi in un pericoloso scenario di spaventosi delitti. E con tanti spettacolari esempi a cui rifarsi, Cristina Biolcati coglie anche lei al volo l’occasione con il suo Luna Park Assassino.
Si parte con la protagonista della sua storia, Bianca Damiani, ispettrice di polizia che ha accompagnato a fare un giro alle giostre di una sagra paesana l’adorata nipote quattordicenne Rebecca. Ma mentre la zia, si gode una birra fresca al chiosco, dopo aver lasciata salire la ragazzina sulla ruota, quella all’improvviso si ferma e anche dal basso si vede bene che il corpo di un ragazza dai lunghi capelli rossi evidentemente priva di sensi è reclinato di lato su uno dei vagoncini. Uno svenimento per la paura?
Ma è davvero così? Nossignori, perché l’ispettrice invece dovrà rendersi conto, servendosi intanto di una scala, di non trovarsi davanti a un banale malore ma a un efferato omicidio appena consumato. Qualcuno ha strangolato la vittima e poi ha bloccato la leva che serve a controllare l’ingranaggio. E a conti fatti tutta la faccenda si rivelerà persino molto peggio perché quella ragazza, tale Lucrezia Angi ventiquattrenne, è in realtà ben la terza vittima di un assassino. Un serial killer dunque? Nella fattispecie il killer che uccide nel Luna Park. Bisogna assolutamente scoprire presto e a ogni costo la sua identità e arrestarlo.
Ma ora, a parte il dover tranquillizzare la nipote e riportarla subito a casa, affrontando la lavata di testa e le recriminazioni della sorella gemella Vanessa per l’incoscienza di averla coinvolta, sommata alla precisa accusa di averla addirittura usata come esca, per Bianca Damiani comincerà una affannosa corsa contro il tempo. Perché in effetti la sua presenza quella sera al luna park non era stata del tutto casuale… Era o sperava di essere sulle tracce dell’assassino, ma l’ha mancato.
Non aveva valutato appieno la sua spregiudicata perversione, determinata a portare avanti a ogni costo una contorta spirale di crudeltà innestata dal più antico dei moventi… E ora? Certo l’ispettrice non è persona da arrendersi. Anzi, ora sa che bisogna allargare il raggio d’indagine e magari scavare a fondo nella personalità delle tre vittime. Insomma deve esserci per forza un qualcosa in grado di collegare quegli omicidi.
Tanto per cominciare bisogna andare a ripescare il bandolo della matassa e scoprire come e quando tutto possa aver avuto inizio? Poco male se per farlo e capire diventa necessario risalire nel tempo magari fino all’origine e addirittura determinare il momento preciso in cui per la prima volta sia accaduto qualcosa. Bianca dovrà individuare ogni labile traccia, barcamenandosi faticosamente in un intreccio che la costringe a una affannosa gimkana tra complicati intrighi lavorativi ma anche personali e familiari. Potrebbe trattarsi di un lontano fatto di sangue? Come riconoscere gli indizi che contano e gridano vendetta? Perché è da là che tutto si sospetta sia cominciato… Certo è che soltanto la scoperta di alcuni particolari consentirà agli inquirenti di trovare la chiave per sbloccare il segreto e fermare l’omicida.
La storia c’è, tiene e incuriosisce il lettore ma la prosa dell’autrice avrebbe tratto indubbio vantaggio da un linguaggio narrativo più semplice e meno ricercato nei vocaboli.

Cristina Biolcati : Ferrarese, vive a Padova. con Doppia promessa ha trionfato al GialloLuna NeroNotte 2023, racconto pubblicato sul Giallo Mondadori.. Collabora con alcune riviste digitali, tra cui MilanoNera, dove scrive recensioni di libri e articoli letterari. Per Delos Digital ha pubblicato il romanzo Le congetture di Bonelli e i racconti lunghi Se Robin Hood sapesse, Ciclamini al re, L’uomo di marmellata, Dove dormono le fate, Il suono delle sue ferite (quest’ultimo vincitore del Garfagnana in Giallo 2022, sezione Nero Digitale), Talia, la figlia del fabbricante di bambole, Una mano negli abissi, Come zombie al madame Tussauds e Là qualcuno è morto.

::La spilla d’oro, Paolo Buchignani (Arcadia edizioni 2024) A cura di Viviana Filippini

27 febbraio 2024

“La spilla d’oro. Memorie da un secolo sterminato” è il romanzo storico di Paolo Buchignani, uscito per Arcadia editore. La cosa interessante della trama non è solo il mescolarsi del presente con il passato, ma il fatto che all’interno dell’impianto narrativo l’autore mette, da una parte le vicende personali, autobiografiche del protagonista Lapo e, dall’altra, i grandi fatti della Storia italiana nell’Italia prima e subito dopo la Grande Guerra. La vicenda comincia nel presente del 2020, quando l’arrivo del Covid 19 stravolse le vite di tutti, compresa quella del protagonista Lapo che pensa spesso al suo passato, al padre e a quelle che potrebbero essere le conseguenze di un contagio con il misterioso virus. In realtà Lapo fa i conti anche con tanti ricordi, compresi i racconti che lo portano indietro nel tempo nella sua famiglia e nella Lucca di inizio 1900. Dal presente si passa al passato, tra la Prima Guerra Mondiale e il successivo affermarsi del Fascismo in Toscana e in tutta Italia. Quello che Lapo, appassionato di ricerca storica fa,  è sì andare per archivi cercando documenti che certifichino quello che lui conosce e ricorda, ma, allo stesso tempo, il protagonista dà voce a uomini e donne della sua famiglia e non, per raccontare la storia dal loro punto di vista di gente comune. Accanto ai parenti di Lapo, compaiono politici, letterati, artisti, pittori, religiosi, socialisti, fascisti, giornali, fotografie, vittime e carnefici, in quella che è una vera e propria comunità umana intenta  fare i conti con la povertà dell’immediato dopo guerra del 1918 e il successivo radicarsi, anche con metodi violenti, del Fascismo. Da un lato la violenza di chi vuole imporsi a tutti i costi e, dall’altra, la volontà di resistere, di non soccombere al prepotente in nome della libertà. Accanto ai personaggi che agiscono avanti e indietro nella narrazione con le loro storie a confronto con la grande Storia, compare spesso anche lei: la spilla d’oro. Lapo la conoscere bene quella spilla dalla  testa rossa, perché sa che la nonna Esterina la  usava, alla vigilia della Grande Guerra, per difendersi dai molestatori nel loggione del Giglio di Lucca.  La spilla d’oro, oltre che essere il titolo del romanzo di Buchignani, diventa il legante, una sorta di lascia passare, che attraversa la Storia, i tanti frammenti di vita di provincia narrati e  che tiene unito il passato e il presente nell’esistenza di Lapo, permettendogli di scoprire e conoscere al meglio la sua famiglia e i fatti di cui essa fu testimone e protagonista nel corso della prima parte del Novecento. “La spilla d’oro. Memorie da un secolo sterminato” (Arcadia Edizioni), di Paolo Buchignani è stra i libri proposti per il Premio Strega 2024. A proporlo Silvana Cirillo.

Paolo Buchignani storico del ’900, docente di Storia contemporanea all’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria. Ha pubblicato numerosi saggi sul fascismo, sui totalitarismi e sul tema della rivoluzione declinato nelle diverse culture politiche del XX secolo. Come scrittore di romanzi e racconti storici, segnalato a suo tempo da Geno Pampaloni, Romano Bilenchi e Mario Tobino, Buchignani ha pubblicato cinque volumi: uno di questi, “Solleone di guerra”, reca la prefazione di Carlo Lizzani; un altro, “L’orma dei passi perduti”, è stato candidato al Premio Strega 2022.

Source: inviato dall’editore. Grazie all’ufficio stampa 1A Comunicazione.

:: Il delitto della montagna di Chicca Maralfa (Newton Compton 2024), a cura di Patrizia Debicke

12 febbraio 2024

Due anni dopo il trasferimento ad Asiago, al comando della stazione dei carabinieri, il luogotenente barese Gaetano Ravidà, voce narrante della trama, sta cominciando ad ambientarsi.
Certo la distanza fra Bari e Asiago è maggiore di quella scritta sul navigatore. Il freddo poi picchia duro sull’Altopiano dei Sette Comuni, denso di tristi memorie legate alle trincee del fronte più sanguinoso della prima guerra mondiale. E pare anche più pungente soprattutto se confrontato con il tepore pugliese. Ma bisogna adattarsi e di necessità virtù.
La sua nuova vita lontano da Bari e dalle figlie, dopo la separazione dalla moglie che l’ha tradito con il suo migliore amico, comincia a ingranare tramite il rapporto surrogato e segreto con Maria Antonietta Malerba, medico legale? E forse anche per merito della serena “consulenza” ambientale di Lilli Pertile, anziana donna, depositaria degli infiniti retaggi autoctoni e benché non abbia ancora imparato a districarsi bene con il dialetto, in qualche modo si arrangia.
Certo non sono rose e fiori, e sono tanti i problemi e i contrasti su quell’altopiano vicentino, disalberato dalla tempesta Vaia e costantemente sotto attacco per vari reati ambientali. Un paio di vecchie cave di marmo infatti sono state utilizzate come deposito illegale di rifiuti pericolosi e l’assottigliamento eccessivo delle pareti della roccia ha provocato infiltrazioni nel bacino acquifero sottostante.
La sua operazione è stata chiamata ‘Terra di nessuno’…
Il necessario recupero della legna da parte di aziende specializzate e l’inquinamento dovuto alle ex cave sta poi provocando numerose manifestazioni di protesta di gruppi di ambientalisti schierati davanti alle cave con in testa una bella e giovane cittadina, tale Angelica Benedin.
E proprio perlustrando quegli anfratti rocciosi, in un cunicolo, Ravidà e i suoi uomini hanno ritrovato il cadavere mummificato di un uomo, che non è stato possibile identificare.
Dall’autopsia, effettuata dall’amica medico legale, risulta che la vittima è stata uccisa da un colpo di pistola alla nuca, esploso a distanza ravvicinata e che la morte risale a circa cinque anni prima.
Ernesto Costa noto imprenditore locale è l’unico a essere sparito in passato. Ma la cosa più strana è che mai nessuno abbia denunciato la sua scomparsa. Neppure sua moglie, succube e avvezza alle sue costanti fughe e tradimenti, convinta che si trattasse di un allontanamento volontario e il nipote che ha ereditato le gestione dell’azienda.
Che possa essere lui? Era un inveterato giocatore, sempre pieno di debiti. Puzzo di mala? Potrebbero esserci di mezzo i pericolosi tentacoli della mala del Brenta.
Mentre con tutte le adeguate indagini, si cerca di risalire all’identità della vittima, un incendio all’apparenza accidentale, manderà a fuoco la casa di Checo Piovan un ecologista ma anche un rompiscatole e ubriacone, mandando a fuoco l’archivio dell’Arma e mettendo a rischio persino la contigua caserma.
Ma la faccenda è molto più complicata di come parrebbe a prima vista. Anche la sua morte potrebbe non essere accidentale. E come se non bastasse presto ci sarà una terza vittima. I tre decessi/delitti? parrebbero scollegati tra loro… E se invece un invisibile filo riunisse il cold case della mummia alle due vittime più recenti?
Per saperne di più Ravidà e la sua squadra dovranno confrontarsi tanto per cominciare con la consueta e torpida diffidenza della comunità locale.
Una lunga e faticosa indagine condotta da un Ravida, ormai molto più sicuro di sé sulla nuova scena e che gode dell’appoggio del procuratore Pazienza suo conterraneo, nel periodo più freddo dell’anno, durante i gelidi giorni della merla, con tutto il paesaggio completamente coperto dalla neve. Una difficile indagine che, ignorando freddo e intemperie, per arrivare a scoprire la verità dovrà riuscire a superare la riservata e guardinga coltre di silenzio locale e saper individuare la contorta radice del male .
Solo grazie alle vaghe testimonianze, sovrapponendo e confrontando le varie fonti in una complicata e capillare indagine, Ravidà e i suoi collaboratori arriveranno a incrociare i dati e a sospettare legami e possibili connessioni tra le vittime.
Un delitto della montagna che pare voler oscillare fra il presente e il passato. Un cold case che confonde e pare voler mischiare di continuo le carte in tavola.
Una splendida ambientazione, evidenziata dalla grande e solenne bellezza dei luoghi. Una location che, a detta dell’autrice, deve moltissimo a Mario Rigoni Stern, l’idea della pernice bianca che attraversa le pagine del romanzo rimanda alla sua maestosa opera … Nel suo Libro degli animali lui scrisse che le pernici bianche sono: «rimaste a testimoniarci il tempo perché invece di andare tutte verso le tundre del Nord con gli uri e le alci, si erano fermate sulle cime più alte emergenti dell’Europa ancora primigenia, come per farci compagnia».

Chicca Maralfa è nata a Bari, dove vive tuttora. È giornalista e responsabile dell’ufficio stampa di Unioncamere Puglia. Appassionata di musica indipendente e rock d’autore, ha collaborato con la “Gazzetta del Mezzogiorno”, “Ciao 2001” e Music, Antenna Sud e Rete 4. Nel 2018 con L’amore non è un luogo comune ha partecipato all’antologia di racconti L’amore non si interpreta (l’Erudita), contro la violenza psicologica sulle donne. Festa al trullo, pubblicato nel 2018 da Les Flâneurs Edizioni, è il suo primo romanzo.

:: Soledad. Un dicembre del commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni (Einaudi 2023) a cura di Valerio Calzolaio

5 gennaio 2024

Sempre Napoli e, ogni tanto, ancora Buenos Aires, significativamente. Dicembre 1939. L’abitudinario commissario Luigi Alfredo Ricciardi di Malomonte occhi verdi, basette grigie, rughe incipienti, sa che ormai il nuovo edificio della questura è quasi completato, presto dovranno trasferire gli uffici. Ripensa ai luoghi cari e agli effetti intensi come la figlia Marta (quasi cinque anni, nata mentre la mamma moriva nel parto), alla carissima affiatatissima moglie morta e ai pochi veri amici, a una canzone commovente e pure alla 40enne Livia (che sempre lo ha amato, affiatata ma non ricambiata). Dall’altra parte del mondo, lei ora si chiama Laura Lobianco, le stesse iniziali rispetto a quelle dell’esistenza di cui ha nostalgia; fa soddisfacente sesso con il ricco magnifico innamorato 32enne Facundo Rubia; canta ammaliando nei caffè; studia un pezzo struggente e continua a pensare di tornare in patria, nonostante tutti i pericoli. Il 60enne brigadiere Maione, un metro e novanta per centotrenta chili, avvisa Ricciardi che è stato ritrovato un cadavere in via del Grande Archivio. All’interno dell’abitazione vivevano insieme la 61enne madre invalida Angelina Prudenzi e la bella figlia 32enne Erminia Cascetta, appena uccisa con un oggetto contundente, incinta. Sulla scena del crimine Ricciardi si concentra per abbandonarsi alla dannazione del Fatto (un’eredità genetica, chissà se trasmessa a Marta), che gli fa sentire l’ultima frase pronunciata dai morti sul luogo della dipartita, l’ultimo barlume di una vita spenta: questa volta “Egoista, egoista, lasciami vivere”. La porta era socchiusa e, nella reticenza e con molti dubbi, emergono via via alcuni possibili colpevoli: portinaie e apparenti amiche, un anziano ricco avvocato amante e il nuovo aitante fascista amato. Intorno c’è una grande confusione prebellica e tutti hanno pure altri pesanti pensieri per la testa. Non basterà risolvere il caso per trovare un Natale di pace.

Il grande scrittore italiano Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) aveva chiuso oltre quattro anni fa la sua prima e più amata serie con il dodicesimo romanzo. Dopo gli esordi con le quattro stagioni del 1931, il seguito delle feste del 1932, le svolte matrimoniale del maggio 1933 e genitoriale dell’estate 1934, aveva dovuto abbandonare alla sua sorte l’amatissimo “diverso” commissario. Lo abbiamo poi ritrovato ad aprile 1939 (tredicesima avventura) e ora alla fine dello stesso anno (quattordicesima), romanzi di grande qualità. La trama rimane quella di un ingegnoso delitto che Ricciardi deve risolvere. Tutto intorno prendono spazio e tempo (come nelle serie tv) le vicende parallele noir e sentimentali dei tanti coprotagonisti, questa volta imperniate sulla solitudine, privata e sociale: chi uccide, che probabilmente decide di agire per non restare solo; la splendida e raffinata Livia-Laura, che sopravvive troppo sola in Argentina e sente il richiamo dei legami precedenti in Italia; il buon Maione, che deve gestire da solo il recupero di un figlio sulla cattiva strada; l’attempato amico medico delle autopsie Bruno Modo, che milita nell’antifascismo e sente il fiato sul collo della delazione e delle repressione (l’isola carcere o confino di Ventotene sullo sfondo); la contessa Bianca Borgati di Zisa che contribuisce alla crescita di Marta (amando il padre) finalmente incerta fra il consolidarsi sola o accettare la corte di un nuovo gentile intenso spasimante; la mitica brutta governante Nelide che capisce di dover accompagnare comunque il barone pur se il bell’ambulante fruttivendolo Tanino ‘o Sarracino potrebbe aver sfiorato la sua dura solitaria scorza; addirittura l’isolato questore Angelo Ganzo, che ha la moglie ebrea ormai in pericolo (dopo le leggi razziali del 1938) e cambia atteggiamento verso la famiglia ebrea dell’Enrica di Ricciardi (solitario per definizione). La narrazione è, come sempre, in terza varia (con incursioni in prima su chi uccide e sul potente sincero avvocato). Lo stesso titolo si riferisce alla canzone Soledad (1934, testo di Le Pera, musica di Gardel), l’eterna solitudine che resta in chi vede lasciarsi per sempre. Altro che letteratura minore di genere! Altre belle musiche, d’orchestra e jazz. Champagne al bordello.

Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d’inverno, Il purgatorio dell’angelo, Il pianto dell’alba, Caminito e Soledad (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero). Dopo Il metodo del Coccodrillo (Mondadori 2012; Einaudi Stile Libero 2016; Premio Scerbanenco), con I Bastardi di Pizzofalcone (2013) ha dato inizio a un nuovo ciclo contemporaneo (sempre pubblicato da Einaudi Stile Libero e diventato una serie Tv per Rai 1), continuato con Buio, Gelo, Cuccioli, Pane, Souvenir, Vuoto, Nozze, Fiori, e Angeli, che segue le vicende di una squadra investigativa partenopea. Ha partecipato, con Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva e Carlo Lucarelli, all’antologia Giochi criminali (2014). Per Rizzoli sono usciti Il resto della settimana (2015), I Guardiani (2017), Sara al tramonto (2018), Le parole di Sara (2019) e Una lettera per Sara (2020); per Sellerio, Dodici rose a Settembre (2019); per Solferino, Il concerto dei destini fragili (2020). Con Cristina Cassar Scalia e Giancarlo De Cataldo ha scritto il romanzo a sei mani Tre passi per un delitto (Einaudi Stile Libero 2020). Sempre per Einaudi Stile Libero, ha pubblicato della serie di Mina Settembre Troppo freddo per Settembre (2020) e Una Sirena a Settembe (2021). I libri di Maurizio de Giovanni sono tradotti in tutto il mondo. Molto legato alla squadra di calcio della sua città, di cui è visceralmente tifoso, de Giovanni è anche autore di opere teatrali.

:: “Delitto a Dogali” (Les Flaneurs Edizioni 2023), il nuovo giallo storico firmato da Daniele Cellamare a cura di Giulietta Iannone

8 dicembre 2023

Dopo Carlo Lucarelli e Giorgio Ballario un nuovo autore ci porta nell’Africa coloniale, questa volta di fine Ottocento. In “Delitto a Dogali” di Daniele Cellamare, edito da Les Flaneurs Edizioni, ci troviamo nell’afosa atmosfera della Massaua di fine Ottocento alle prese con gli albori dell’epoca coloniale italiana in Africa Orientale voluta da quel Francesco Crispi che, dopo la disfatta di Adua, dove i soldati italiani del generale Baratieri vennero sconfitti da quelli etiopici al comando del Negus Menelik, vide tragicamente tramontare la sua stella. Protagonista del romanzo “Delitto a Dogali” è un capitano italiano di belle speranze Antonio Garofalo arrivato in Africa con il primo contingente che, coadiuvato dal tenente Umberto Palumbo, indaga sul misterioso omicidio di un prete piuttosto chiacchierato, tale padre Adelmo, da anni in terre d’Africa con la sua tonaca logora e unta di grasso. Certo il capitano Garofalo è un militare non un poliziotto ma la situazione si fa spinosa: bisogna risolvere al più presto la faccenda nella speranza che a uccidere il religioso non sia stato un militare italiano cosa che creerebbe scandalo e disonore e intralcerebbe di molto i maneggi politici della nascente colonia. Il capitano un tipo gioviale, leale e rispettoso si mette subito ad indagare e si trova immerso nell’atmosfera afosa e conturbante di un paese giovane che vede gli stranieri invadere più o meno pacificamente le sue terre e portare il tanto decantato progresso. Obiettivo del governo italiano è fare di Massaua un porto cardine nello sviluppo dei commerci ma non tutte le alte sfere militari in Africa si rendono ben conto delle reali criticità del territorio dalla mancanza di conoscenza dei mille dialetti, dalle scarse competenze e conoscenze dei territori, dalla incapacità di valutare la reale tenuta militare di bande di predoni forse mal armati ma temprati dal clima e capaci di rispondere con forte determinazione agli attacchi nemici. Il professore Cellamare, fine conoscitore della storia militare e politica del periodo, con il suo stile piano e fluido ci racconta un pezzo di storia dimenticata e ancora capace di generare interesse e volontà di approfondimento. Certo è un romanzo di avventura investigativa non un saggio ma le date, gli stralci di giornale dell’epoca, il colore locale sono autentici ed evocativi e lasciano nel lettore un senso di inquietudine e curiosa comprensione. Chi avrà ucciso con una coltellata al cuore il sacerdote? Lo scoprirermo nell’ultimo capitolo e non potrà che lasciare nel lettore un senso di amara tristezza come per le cose che avrebbero potuto essere e non sono diventate. Lettura piacevole e densa di notizie storiche e curiosità. Speriamo presto di leggere nuove avvenure coloniali del simpatico capitano Garofalo.

Daniele Cellamare è nato nel 1952 e si è laureato in Scienze Politiche all’università LUISS. È docente presso la Sapienza di Roma e il Centro Alti Studi della Difesa. Autore di numerose pubblicazioni di storia contemporanea, collabora con «Rivista Militare» e altre testate nazionali. Vive a Roma ed è appassionato di studi sulla storia militare. Ha pubblicato i romanzi storici: La Fortezza di Dio, La Carica di Balaklava, Gli Ussari Alati, Il drago di Sua Maestà, Gli artigli della Corona e Delitto a Dogali.

:: Modus in rebus di Riccardo Ferrazzi (Morellini 2023) di Patrizia Debicke

23 novembre 2023

Vittorio Fabbri, un brillante trentenne uomo d’affari milanese, è molto legato per lavoro alla penisola iberica. Ma e soprattutto ama Salamanca: la splendida città universitaria, barocca e romana, dove ogni casa rappresenta quasi un monumento e ogni strada sembra voler celare l’arcano. Fabbri frequenta là un gruppo di giovani: Fernando, Javier, e soprattutto Miguel Angel, figlio di un ricco latifondista della zona, German Garcia, che allevava tori prima di cederli al suo principale rivale, Eleuterio Diaz Herrero, che gestiva la Plaza de Toros. Vittorio e Miguel Angel diventeranno buoni amici, si vedranno tutte le sere..
Sono i tempi ancora instabili, senza vere certezze, con la Spagna che sta appena uscendo dalla dittatura franchista. Miguel Angel è ossessionato dal sogno di diventare torero. Del loro gruppo di giovani fa parte anche una ragazza , Maite, che tutti corteggiano e vorrebbero, soprattutto Victor, ma lei è inquieta, ritrosa, sfuggente, si lascia solo desiderare. Quando un giovane sacerdote, Don Augustin, molto all’avanguardia, un trascinatore delle folle, verrà ritrovato per strada morto con una banderilla piantata nella schiena, e una testa di toro a coprirgli il volto, cominceranno i misteri e in un certo senso l’incubo che accompagnerà Victor per tutta la vita. Quell’omicidio gli farà perdere gli amici, un affare e un forse possibile amore con Maite. Chi ha ucciso il prete, don Agustin? La polizia indaga ma il caso verrà rapidamente messo da parte dal funzionario incaricato dell’indagine: qualcosa di poco chiaro da dimenticare prima possibile?
Certo è che tutti attorno a lui si muovono in modo strano. Potrebbero essere tutti colpevoli? Anche la sua amata Maite?
Vent’anni dopo, con il ricordo di Maite quasi diventato un’ossessione, l’ormai cinquantenne Vittorio, dopo avere chiuso l’ attività imprenditoriale che lo portava in giro nel mondo, tornerà a Salamanca per cercarla. Invano, nessuno sa ritrovarla e finirà con dover rientrare a Milano senza alcuna certezza. Là, incontrato un ex collega, Sergio Viganò, che riscopertosi innamorato della scrittura, in via Procaccini ha aperto una piccola libreria e creato una casa editrice. Vittorio si coinvolgerà emotivamente in quell’impresa, acquistando una parte delle quote societarie. La libreria di Viganò ha creato e ospita anche una specie di salotto letterario, di cui fa parte una strana donna, bella e interessante, Bianca.
Fabbri si lascia affascinare e se ne innamora, forse anche perché nei modi e nel comportamento gli ricorda il suo sogno spagnolo, Maite, e questo lo intriga profondamente. Anche Bianca come tutti gli altri assidui frequentatori del salotto letterario che si fanno chiamare “Tristeros” è un autrice.
Ma dopo poco tempo, uno scrittore , bravo e caro amico del libraio, Turchetti, verrà ritrovato morto, in casa sua, chiuso a chiave dall’interno. Un mistero della stanza chiusa, come quelli tanto celebrati dal giallo classico ? O potrebbe invece essersi trattato più semplicemente di un incidente? La polizia indaga, approfondisce. Viganò e Fabbri suggeriscono possibili sospetti, moventi, ciò nondimeno le loro parole non basteranno a fermare la falce della morte. Ferma là, in attesa ma pronta a colpire ancora e presto lo farà di nuovo, implacabile.
Nel frattempo Tormento, un libro scritto da Bianca, un vero polpettone, magari anche in virtù della macabra pubblicità scatenata intorno ai due morti che ruotavano intorno alla Libreria, va a ruba. Unico tangibile risultato, perché invece le indagini sui due amici defunti si arenano e Vittorio Fabbri resterà da solo in via Procaccini a gestire la libreria della quale aveva acquisito le quote.
Bianca che ora viaggia, è sempre lontana e brilla di luce propria e finalmente chiama Vittorio. Poi… Ma chi è Bianca veramente? Possibile che lei sia Maite? Non è forse che Maite è la Morte?
Ma il titolo dichiara: Est modus in rebus. Vi sono determinati confini…limiti oltre i quali non si può andare…
Nota sentenza di Orazio, cui fa seguito (Satire I, 1, vv. 106-107) sunt certi denique fines, Quos ultra citraque nequit consistere rectum dunque confermiamo anche noi “v’è una misura nelle cose, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto”. Sentenza ripetuta spesso per esprimere la necessità di una saggia moderazione e per richiamare al senso della misura…
E se invece Maite fosse l’apportatrice di Morte e quindi un’incontrollabile superamento dei limiti del modus in rebus?
Fulcro di Modus in rebus è il mistero che l’autore, attraverso la voce di Maite, l’amata del narratore, inaspettatamente ci rivela nel prologo. Ciò nondimeno il filo conduttore di tutta la trama è la tormentata fissazione del protagonista ,Vittorio Fabbri , per la Spagna, per Salamanca e soprattutto per lei la donna spagnola, Maite – sempre desiderata e mai forse realmente avuta . E a conti fatti anche e soprattutto per questo, tutte le parti narrative guardano al giallo, lo sfiorano , lo toccano e ci si avvicinano molto come per la storia del sacerdote misteriosamente assassinato (nella prima), quella delle morti di uno scrittore e del libraio alla testa di un circolo intellettuale misterioso e polemico (nella seconda), e soprattutto frutto di intuizione la terza. E ciò nondimeno forse non sarebbe questo il vero scopo del romanzo, in cui parrebbero soprattutto contare l’amore, la suadente nostalgia, ma anche l’amicizia, il tradimento della fiducia data , la necessità di aderenza culturale, e persino il bisogno di ritrovare il senso dell’esistenza nella quotidianità. Elementi che si mischiano e s’intrecciano con la percezione strisciante di impotenza e di angoscia del protagonista. Ma che rappresentano anche una molteplice dichiarazione d’amore per una donna, una città una terra e un mondo racchiusi dall’ideale di un passato.

Riccardo Ferrazzi vive a Milano. Ha pubblicato tre romanzi: Cipango! (Leone Editore, 2013), con cui ha vinto il Premio Fiorino d’argento 2015; N.B. Un teppista di successo (Arkadia, 2018); Il Caravaggio scomparso. Intrigo a Busto Arsizio (Golem Edizioni, 2021). Ha pubblicato anche un libro a quattro mani con Marino Magliani, Liguria, Spagna e altre scritture nomadi (Pellegrini, 2015) e due saggi: Noleggio arche, caravelle e scialuppe di salvataggio. Breve discorso sul mito (Fusta, 2016) e Premonizioni (Oligo, 2023). Ha tradotto Mark Twain, Federico Garcia Lorca, Vicente Blasco Ibañez, Haroldo Conti e altri.

:: Libro delle bestemmie di Nicola Vacca (Marco Saya Edizioni 2023) a cura di Giulietta Iannone

19 novembre 2023

O vendetta di Dio, quanto tu dei
esser temuta da ciascun che legge
ciò che fu manifesto a li occhi miei!

Già Dante nel canto quattordicesimo dell’Inferno, nel terzo girone del VII Cerchio, pone, tra i violenti contro Dio, i bestemmiatori, la cui terribile punizione divina consiste nel giacere nudi su un sabbione infuocato su cui una pioggia eterna di fiocchi arroventatati cade senza posa per accrescere il dolore. Dante vi incontra il superbo Capaneo uno dei leggendari sette re che assediarono Tebe che osò con empie bestemmie offendere Giove. Ma tutti i dannati sono caratterizzati dalla bestemmia, violenta invettiva contro un Dio al quale molto probabilmente tutto al più non si crede o non lo si identifica con le religioni costituite. L’impotente grido verso una divinità crudele di cui non si capiscono né le leggi né il senso. E ogni bestemmia sembra essere un colpo di martello sui chiodi della croce e un dispiacere fatto a colui, il Dio eventuale a cui allude Cesare Pavese citato nell’epigrafe de Libro delle bestemmie la silloge poetica di Nicola Vacca edita da Marco Saya Edizioni. Un Dio che sembra nato dalla paura della morte di un uomo pavido e incoerente che non sapendo cosa ci sarà dopo l’altrove si costruisce un simulacro. Questo è il Dio a cui il poeta si oppone, un feticcio, un idolo, un’illusione a separare l’uomo dal nulla. Il poeta accusa Dio di tacere, l’offende per il suo silenzio, la sua aridità, la crudeltà che si annida nei cuori. Più che a Dio l’offesa del poeta è fatta alla moltitudine grigia dei devoti, accusati di avere paura della libertà, la cui vigliaccheria sembra guidarli verso idoli muti e freddi. Il poeta a differenza non pone in dubbio Dio, né il suo Cristo, a cui dedica versi di sofferta pietà come Eresia del Cristo velato. Si pone domande di bestemmia in bestemmia, ma ogni suo verso più che una bestemmia ci accosta al sacro con sofferta ribellione, la stessa ribellione che constatiamo in Padre David Maria Turoldo quando si accosta ai versi biblici di Giobbe, ribelle per eccellenza. Niente di nuovo sotto il sole dunque, la ribellione a Dio è già stata prevista e accetta perchè davvero la vita coi suoi orrori sembra porre Lui come capro espiatorio e infatti il Cristo sulla croce si è fatto peccato morto di una morte infame per attirare tutti i sui figli a sé. Chiudo questo mio commento con i versi stessi di Turoldo scritti poco prima di morire, lasciati sul comodino dell’ospedale.

“Benedico il Signore

che la mente m’ispira:

per questo immane

soffrire dei giusti,

per questo gioire

tante volte insperato,

per questo sperare di glorie

ogni giorno:

impossibile che sia il Nulla

l’estremo traguardo:

impossibile sarà pensarti

come realmente tu sei,

o mio Signore:

sconosciuto Iddio sei tu

la nostra unica sorte”.

:: Gli eversivi di Alessandro Berselli (Rizzoli, 2023) a cura di Patrizia Debicke

15 novembre 2023

Un avvio col botto per Gli eversivi di Alessandro Berselli con la sfarzosa e futuristica presentazione, ambientale della residenza in collina di La Marple, l’agenzia investigativa al femminile gestita dalla splendida ex anoressica guarita, Ginevra Martino.
Trentaquattro anni, fisico da urlo, in taglia da mannequin, laureata in legge con successivo master in criminologia, un curriculum da paura di successi professionali dietro le spalle, la dottoressa Martino, dopo la lunga ma riuscita terapia nelle mani della forse migliore psi bolognese, cela oggi con disinvoltura i postumi di un’adolescenza e prima giovinezza complessate da un allontanamento e successivo ritorno all’ovile di una madre farfallona.
Oggi Ginevra Martino è una donna all’apparenza molto sicura, ruvida ma di temperamento e dotata dì una inquieta vita sentimentale, che gestisce con pugno di ferro il team di tre collaboratrici investigatrici ai suoi ordini dell’agenzia investigativa più nota di Bologna La Marple. Agenzia composta da Chloe, giovane informatica, tenace virgulto dei collettivi bolognesi di sinistra, Greta, sempre attenta e la più brava nei pedinamenti, Camilla, perfetta e serenamente gay dichiarata, brillante ma dotata di spiccato senso del dovere, supportate dall’ultima arrivata, Nicole, interinale per ora e segretaria tutto fare, ancora in rodaggio.
Ed è proprio Ginevra Martino, la direttrice dell’agenzia, che il facoltoso avvocato Liam Bonaga quarantanovenne vuole ingaggiare e alla fine sarà lei che riuscirà miracolosamente a convincere, con reiterate insistenze e suppliche, di provare almeno a vedere chiaro nell’indagine che intende affidarle, per sapere di più sulle infelici frequentazioni di sua figlia Asia. Appena ventenne, Asia Bonaga, figlia unica, adorata ma fin dall’adolescenza riciclatasi da adorabile bambolotta prima a bella ribelle drogata poi a inveterata squadrista, sarebbe purtroppo, secondo il padre, impelagata fino al collo con un gruppo di sovversivi fondatori di una certo Laboratorio Hengel, un controverso movimento pseudo intellettuale. Non basta, perché la ragazza in più pare anche sentimentalmente legata a un certo nome noto tra i più assidui fiancheggiatore dell’ estrema destra, tale Omar Giordani. A supporto della sua tesi, Liam Bonaga mostra alla Martino alcuni scritti e documenti da paura che suggerirebbero intanto, se fondati e veritieri, la necessità di una preventiva denuncia alla polizia. Cosa subito dichiarata dalla sua interlocutrice, ma l’amore paterno, nonostante le sbrigative e poi circostanziate ripulse della direttrice dell’agenzia, si spingerà fino a riuscire a coinvolgerla. Ma come contropartita per la sua accettazione del caso, Ginevra Martino gli chiederà di accettare una inderogabile proposta.
Liam Bonaga pagherà a La Marple un cachet di sessantamila Euro per un mese di inchiesta sul campo senza condizioni e con l’unico patto che, alla fine, l’agenzia riferirà quanto appreso in merito. Ciò nondimeno, se detta inchiesta dovesse far saltar fuori giochi eversivi e pericolosi la Marple sarà libera di passare quanto scoperto alla polizia.
Un caso dunque ben remunerato ma che si rivelerà, a ben guardare, molto difficile e impegnativo per le nostre agenti di Bologna.
E infatti, convocata la sua squadra, Ginevra Martino, appena passate le prime istruzioni , lancia in resta andrà subito donchisciottescamente a caccia, sotto falsa identità in suolo ostile, infilandosi con molta e forse troppa spavalderia nel territorio riservato del Laboratorio Hengel, dove farà presto la conoscenza di alcuni membri e soprattutto di Asia e del suo compagno Omar Giordani, fascinoso uomo di punta del movimento.
La sua indagine dunque e quella di tutte le ragazze della Marple si proietterà sull’organizzazione di eversivi, su Asia Bonaga ma e soprattutto su Giordani, considerato l’anima del movimento. Intanto la Martino, impegnata in prima persona e purtroppo per lei emotivamente coinvolta, non si renderà conto di andare a infilarsi in un gioco troppo pericoloso e ormai pronto a sfuggirle di mano. Ben presto infatti dovrà constatare che, con tutta la faccenda avviata su di una china incontrollabile, è ormai troppo tardi per fare altre scelte, ribellarsi e cambiare il corso degli eventi. Lei e la sua squadra tutta si troveranno di fronte a un bivio: decidere se accettare la sfida e confrontarsi con l’ineluttabilità della situazione o provare in qualche modo a cambiarne i termini. Ma il cerchio si stringe fatalmente, bisogna correre ai ripari anche se per qualcuno tra loro ormai potrebbe diventare inutile.
Con una città deputata a fare da cornice e che spesso si trasforma quasi in coprotagonista della storia, scopriamo una Bologna inedita e molto particolare che dal suo cuore più antico, superando la cortina della nebbia, ci guida e ci trasporta fino al verde ancora incontaminato dei colli.
Una trama funambolica che a una persona come me nata tanti ma tanti anni fa (parlo dell’altro secolo) richiama gli indimenticabili echi delle avventure televisive, fine anni settanta-inizio anni ottanta, delle Charlie’s Angels (a detta anche dell’autore), tre donne detective con il felice supporto esterno di un capo, solo una voce senza volto, per 115 episodi.
Parole, dettagli e fatti quelli di Gli eversivi di Alessandro Berselli, puntualmente calati oggi invece in un’atmosfera a metà tra il thriller e la spy story, che però alla fine guarda fantascientificamente e con cruda preoccupazione all’attualità politica italiana.
Una storia intrigante e una analisi che costringe a riflettere su certi perversi meccanismi che ormai caratterizzano troppi fatti e quotidiani contesti della società

Alessandro Berselli, scrittore italiano, docente di tecniche della narrazione, inizia la sua attività negli anni novanta, collaborando con le riviste Comix e L’apodittico e il sito di satira on line Giuda.Dal 2003 inizia una carriera parallela come romanziere noir.
Oltre alle raccolte di racconti Storie d’amore di morte e di follia (Arpanet, 2005) e Anni zero (Arpanet, 2012), nella sua bibliografia troviamo i romanzi Io non sono come voi (Pendragon, 2007), Cattivo (Perdisa Pop, 2009), Non fare la cosa giusta (Perdisa Pop, 2010) e Il metodo Crudele (Pendragon, 2013), che sancisce il suo ritorno all’umorismo caustico e corrosivo degli esordi. Ultimo romanzo è, ad oggi, Anche le scimmie cadono dagli alberi (2014, Piemme Open).

:: Marcello Simoni: La Taverna degli Assassini (Newton Compton 2023) a cura di Giulietta Iannone

2 novembre 2023

La scrittura piana, lineare e rassicurante di Marcello Simoni torna piacevolmente ad accompagnarci nel giallo gotico La taverna degli assassini, edito in questo fine 2023 da Newton Compton, che vede il ritorno di Vitale Federici, già personaggio principale de “I sotterranei della cattedrale”. Siamo alla fine del ‘700 in un castello di proprietà di un nobile che ha trasformato la sua magione toscana in un’azienda vinicola sul modello delle grandi aziende vinicole francesi. Il vino infatti sarà il grande protagonista di questo giallo che parte dal ritrovamento di un cadavere dopo una grande nevicata. Ad indagare Vitale Federici coadiuvato da un giovane collaboratore, il nobile Bernardo della Vipera. Riuscirà la nostra improbabile coppia di investigatori a svelare l’arcano e dipanare l’intricata matassa che nasconde il colpevole? Seppure appare un mistero irrisolvibile i nostri ce la metteranno tutta in un gioco di deduzioni e intuizioni per venire a capo del mistero lasciando i lettori piacevolmente stupiti dalla bravura dell’autore. I gialli a incastro nascondono sempre un gioco di rimandi e giochi di inganni e questo rispetta tutte le regole del giallo a enigma. Un giallo classico perfetto per i fan di Agatha Christie che vi farà passare ore serene. Buona lettura!

Marcello Simoni è nato a Comacchio nel 1975. Ex archeologo e bibliotecario, laureato in Lettere, ha pubblicato diversi saggi storici; con Il mercante di libri maledetti, suo romanzo d’esordio, è stato per oltre un anno in testa alle classifiche e ha vinto il 60° Premio Bancarella. Ha vinto inoltre il premio Stampa Ferrara, il premio Salgari, il premio Il corsaronero e il premio Jean Coste. La saga del Mercante ha consacrato Marcello Simoni come autore culto di gialli storici: i diritti di traduzione sono stati acquistati in venti Paesi. Con la Newton Compton ha pubblicato numerosi bestseller tra cui la trilogia Codice Millenarius Saga e la Secretum Saga.