Oggi siamo felici di ospitare la seconda tappa del Blog tour dedicato al nuovo libro di Maurizio de Giovanni Rondini d’ inverno, capitolo finale del ciclo delle canzoni, della saga di Ricciardi. Buona lettura!
Benvenuto Maurizio e grazie di avere accettato questa nuova intervista. Parleremo perlopiù del tuo nuovo libro Rondini di inverno, ma anche di libri in genere, di tango, di progetti per il futuro.
Sempre felice di ritrovarti, e di ritrovarsi in mezzo ai lettori. La scrittura, come la lettura, è un’attività individuale e un po’ onanistica, quindi ogni occasione di condivisione è un vero piacere.
Iniziamo col tranquillizzare i tuoi lettori il sottotitolo Sipario per il commissario Ricciardi, non significa ancora che Ricciardi ci dice addio, ma ci saranno altre storie, confermi?
Nelle mie attuali intenzioni, questo romanzo è il terzultimo per Ricciardi. Conclude il ciclo delle canzoni, quello intervallato dalla storia degli incontri tra un giovane cantante che vuole perfezionare il suo modo di suonare e il suo anziano Maestro, di cui scopriremo l’identità. Il sipario del titolo è riferito all’ambientazione, che è il mondo magico dell’avanspettacolo.
Ho letto in anteprima il romanzo, l’anticipazione della pubblicazione al 5 fa sì che ormai anche molti lettori l’abbiano letto. Rondini di inverno è ambientato negli ultimi giorni del 1932, prima del Capodanno. Parla di teatranti, di amore, di vendetta, di follia. Come hai amalgamato tutti questi temi?
La cosa più bella della creazione di un romanzo, per il quale esistono già i personaggi principali, è il reperimento del mondo che si vuole raccontare. La scelta dell’ambientazione, lo sfondo, il palcoscenico sul quale si svolge la narrazione e le conseguenti a volte lunghe e difficili ricerche sono una tessitura complessa ma bellissima. E’ poi la storia, la trama stessa, che amalgama perfettamente tutti gli elementi.
Ricciardi non ama il teatro. Sue parole, che riporto “Il cinematografo e il teatro propongono una ridda di emozioni false, dove l’amore è sempre buono e l’odio sempre cattivo.” In questo romanzo invece la rivista, il varietà, il teatro, sono protagonisti. Ricordo mio padre (napoletano in esilio al nord) che detestava la sceneggiata, mentre amava Totò e il teatro di De Filippo. In che misura il teatro caratterizza la cultura napoletana, e per la precisione quella degli anni’30? E perché hai scelto questo tema per il romanzo?
Il teatro è per Napoli una forma d’arte istintiva e primaria, più di ogni altra. Il numero di compagnie, di autori, di spettacoli che c’è dalle mie parti non c’è in nessun altro luogo, e il pubblico è esigente e temutissimo anche dai più grandi attori. Questo è ancora più vero negli anni Trenta, quando praticamente non esistevano altre forme di fruizione degli spettacoli. Avevo già trattato il teatro lirico (Il senso del dolore) e la prosa (La condanna del sangue), ma un po’ lateralmente. Pensavo da tempo di addentrarmi un po’ nelle quinte, e finalmente ne ho trovata l’occasione.
Come di consueto c’è una trama principale, l’uccisione di una diva del cinematografo, e alcune sottotrame: l’aggressione a Lina, l’ “incarico” di Livia, Nelide e Tanino, Bianca e il duca etc… Di solito hai tutto in mente, o le sottotrame nascono scrivendo?
Per carità, nasce tutto durante la mia istintiva ventrale scrittura! Certo so di volerne parlare, di dover incontrare i personaggi; e la seconda storia, in questo caso quella di Modo e di Lina, devono essere almeno imbastite perché hanno bisogno di qualche ricerca preventiva, ma mi riservo il diritto di espandere o contrarre i personaggi durante la stesura del romanzo. Altrimenti sai che noia!
Due sono i personaggi se vogliamo più tragici del romanzo: Gelmi e l’invalido di guerra Pacelli. Come hai costruito questi due personaggi?
Una delle cose più complesse, quando si ambienta una narrazione in un’altra epoca, è tener conto del passato di quell’epoca. Quanto conta per noi quello che è successo di recente, gli avvenimenti che sono nella nostra memoria? E’ così anche per i personaggi dei romanzi. Nei primi anni Trenta era fortissima la memoria della Grande Guerra, chi era stato al fronte ne riportava segni profondi fisici e psicologici. Ho voluto rendere omaggio a questo con la relazione tra Pacelli, un invalido di guerra, e il suo capitano: uno era riuscito a emergere dal passato e a dimenticare, l’altro era rimasto fermo a quel momento per sempre.
Vincenzo Zupo in arte Zuzù è un omaggio a Totò?
Sì. In quei giorni Totò era al teatro Mercadante con la sua rivista di grandissimo successo. Ho voluto ricordarlo, e ho anche dovuto resistere alla tentazione di svilupparne il ruolo perché il personaggio me lo chiedeva, ma non volevo distrarmi dalla trama principale.
Prosegue la storia d’amore tra Enrica e Ricciardi. Sembra che questa volta qualcosa accadrà (sempre che Bianca e Livia si mettano da parte), o è tutto fumo negli occhi? Senza anticipare troppo anche Chandler non vedeva per Marlowe un futuro di coppia, poi in Poodle Springs Story…
A questa domanda non sono autorizzato a rispondere. Posso però dirti che ho finalmente chiara l’evoluzione della storia, così come si svolgerà nei prossimi due romanzi.
Per Proust era cattleya, per Enrica e Ricciardi è Caminito, la parola in codice, con un preciso significato unicamente per i due innamorati. Come non pensare al tango, all’Argentina degli anni 20 e 30. Hai mai pensato di far fare un viaggio a Ricciardi in questo paese?
Amavo profondamente l’Argentina per il tango e per motivi calcistici prima ancora di andarci, ora che l’ho vista ne sono pazzo. Per scriverne però dovrei conoscerla molto meglio. Se riuscirò in futuro a starci per qualche mese, probabilmente potrei pensarci.
Maurizio de Giovanni che lettore è?
Un lettore bulimico e disordinato, che non ha pregiudizi di genere ma che preferisce i romanzi con una storia forte e definita a quelli che approfondiscono relazioni e psicologie ma nei quali non succede mai niente. In assoluto penso che la letteratura americana, sud e nord, sia il grande regalo degli ultimi cento anni della scrittura al mondo.
Infine per concludere, ringraziandoti della sua disponibilità, mi piacerebbe chiederti un’ultima cosa: può dirci qualcosa della prossima indagine di Ricciardi?
Ci vuole troppo tempo. Devo scrivere un paio di testi teatrali, rifinire i soggetti della prossima serie dei Bastardi, di Mina Settembre, dei Guardiani e di Ricciardi stesso per la TV; poi dovrò scrivere il romanzo dei Bastardi e il seguito dei Guardiani, che si chiamerà La Seminatrice. Prima di poter pensare al prossimo Ricciardi ho troppe storie da raccontare, ancora.
֎ Le tappe ֎
1) 10 luglio Recensione – [The Mad Otter]
2) 11 luglio Intervista – [Liberi di scrivere]
3) 12 luglio Gli abiti del tempo – [Strategie evolutive]
4) 13 luglio Cibi e bevande e cucina tipica napoletana (cilentana) [Livingamongthebookspage]
5) 14 luglio Dreamcast – [Milioni di particelle]
6) 15 luglio Profilo personaggi – [Contorni di noir]