Posts Tagged ‘horror’

:: Brividi, mistero e horror con le storie di Welsh, Antoine e Puard per Gallucci editore (2022). A cura di Viviana Filippini

23 settembre 2022

 Un po’ di brividi, non dovuti all’abbassamento delle temperature, ma a tre interessanti e coinvolgenti libri per ragazzi che hanno al centro l’horror, il terrore, la suspense e il mistero, tutti editi da Gallucci. Mi sto riferendo a “Rip van Winkle e racconti di un viaggiatore” (parte seconda) di Iriving Welsh, “La bambola maledetta” di Amélie Antoine e “Agenzia del brivido. La scuola del terrore” di Bertrand Puard. Tre storie ambientate tra passato e presente dove le emozioni forti, le apparenze, situazioni surreali e imprevedibili colpi di scena lasciano il piccolo lettore senza parole. In “Rip van Winkle e racconti di un viaggiatore” (parte seconda) l’americano Iriving Welsh crea una narrazione onirica dove Rip, uomo amato da tutti, ma molto (troppo) pigro è spesso richiamato all’ordine da chi gli sta attorno. Un giorno, stufo dell’ennesimo rimprovero, Rip parte, direzione la montagna. Qui, avvicinatosi ad un gruppo di strambe persone con le quali beve qualcosa, Rip è preso da un grande sonno e quando si risveglierà, il tempo (20 anni) sarà davvero per lui volato, senza capire bene il perché. Nella seconda parte il libro procede con dei ritratti umani di coloro che lavorano con i libri (scrittori, editori, critici…), punzecchiati con sapienza da Irving che tratteggia caratteri umani a cavallo del passato (siamo tra 1700 e 1800) e attuali ancora oggi. Traduzione dall’inglese di Adriana Cicalese e Riccardo Duranti.

“La bambola maledetta” di Amélie Antoine è un horror (il secondo della serie) a tutti gli effetti, o meglio, la storia parte con Tea e Margot in vacanza. Due sorelle davvero unite, anzi inseparabili. Poi, un giorno, in un mercatino delle pulci, Margot fa di tutto per comprare una bambola di porcellana con boccoli e abito di pizzo che lei piace davvare molto, forse un po’ troppo. Lei la adora, mentre Tea è inquieta, perché nota che all’improvviso cominciano ad accadere strani e inquietanti fenomeni. Tea è quindi pronta a tutto per sbarazzarsi della bambola, perchè secondo lei è la causa di tutti i mali, ma non sa che la situazione è molto più complicata di quello che le sembra. Traduzione dal francese di Silvia Mercurio.

“Agenzia del brivido. La scuola del terrore” di Bertrand Puard, illustrato da Claudia Petrazzi, porta il lettore nella scuola di Victor e Leila, dove accadono fatti strani come fotografie di classe con la presenza di ragazzini mai visti prima, voci che arrivano non si sa bene da dove, strano creature terrificanti e viscide presenti nei corridoi e muri della scuola. Il tutto è davvero spaventoso, ma si complica quando dei compagni di scuola di Victor e Leila scompaiono nel nulla. Chi li ha rapiti? Perché?  Ai due amici l’eroica missione di dipanare l’intricata matassa che li porterà alla scoperta di un inquietante mondo nascosto.  Traduzione dal francese di Margaret Petrarca e Matilde Piccinini.

Al via la collana I primi maestri del fantastico a cura di Elena Romanello

24 gennaio 2021

POSTRBA

Ultimamente, molti hanno abbandonato l’edicola come luogo dove cercare cose da leggere, si preferisce o andare on line o direttamente in libreria.
Ma c’è un’iniziativa che fa venire voglia di tornare dal giornalaio, come si faceva fino a qualche anno fa: la casa editrice RBA propone la collana I primi maestri del fantastico, una serie di volumi rilegati e con copertine con illustrazioni d’epoca, per ricordare che fantascienza, fantasy e horror non sono mode attuali, ma storie già raccontate e amate molto tempo fa.
In programma ci sono una sessantina di volumi, i primi due costano 2 euro e 99, dal 3 in poi il prezzo si assesterà su 11 euro e 99.
Il piano dell’opera, non ancora completo perché gli ultimi quindici titoli sono ancora da definire, comprende una serie di classici irrinunciabili non solo per chi ama i generi del fantastico. Si parte con La macchina del tempo di H. G. Wells, l’antesignano di tutti i viaggi in epoche diverse con i problemi che ne risultano, tra paradossi temporali e simili, da consigliare anche solo a tutti i fan di Doctor Who.
Il numero 2 è Frankenstein  di Mary Shelley, il primo romanzo di fantascienza di sempre, scritto da una donna, apologo contro la follia della scienza ma anche sul bisogno di essere amati da chi si viene messi al mondo. La terza uscita presenta la prima di varie raccolte previste di Edgar Allan Poe, con Il Gatto Nero e altri racconti del Mistero e dell’immaginazione, con una delle sue storie appunto più agghiaccianti e ben riuscita.
I volumi successivi non sono meno interessanti, con titoli quali La Guerra dei Mondi di Wells, la prima invasione aliena di sempre, l’imprescindibile storia di vampiri Dracula di Bram Stoker, l’antenato di Jurassic Park Il mondo perduto di Arthur Conan Doyle, l’iconico Il fantasma dell’opera di Gaston Leroux, oltre che ovviamente varie proposte di Lovecraft, come Le Montagne della Follia e Il Richiamo di Cthulhu.
Un modo per scoprire o riscoprire libri che hanno continuato ad ispirare la letteratura, il cinema, la serie televisive, i fumetti, i videogiochi fino ad oggi.
Il sito ufficiale della collana è sotto I maestri del fantastico.

Il sogno di Mary Shelley (Oligo editore, 2019) a cura di Viviana Filippini

10 giugno 2019

Il sognoMary Shelley la conosciamo non solo perché fu la moglie di Percy Shelley, la conosciamo perché fu l’autrice di Frankenstein. In realtà la scrittrice diede vita anche ad altri testi tra i quali, Il sogno, un racconto pubblicato da poco da Oligo, editore mantovano. La storia è una vicenda d’amore romantica nella quale protagonista è un coppia di innamorati alla prese con l’impossibilità di vivere al meglio la propria relazione d’amore. L’ambientazione è la Francia del XVI secolo dove Constance, giovane contessa, ama Gaspar, tanto è vero che i due vorrebbero sposarsi, ma c’è qualcosa che impedisce il tutto. I padri dei due innamoratati si sono uccisi a vicenda durante uno scontro, ed è questo drammatico evento che impedisce alla ragazza di unirsi in matrimonio all’amato. Costance vorrebbe coronare il suo desiderio coniugale, ma sposandosi con il figlio dell’uomo che ha ucciso suo padre, la ragazza è assalita da una serie di tormenti, di angosce e di paure che le impediscono di coronare il suo sogno d’amore. Nemmeno l’intervento del re Enrico IV riuscirà a farle cambiare idea. Poi Constance, tentata di prendere i voti nella speranza di trovare pace, decide di dormire sul giaciglio di Santa Caterina, uno spuntone di roccia sul fiume delle Loira. La protagonista si addormenta nel luogo dove si dice che la santa appaia in sogno a chi risposa e, non a caso, dopo aver preso sonno, Consntace comincia ad avere diverse visioni oniriche che la porteranno a capire quali saranno i sentimenti da seguire. Le atmosfere che caratterizzano Il sogno, uscito per la prima volta nel 1832 sulla rivista «The Keepsake» sono un miscuglio tra il gotico e il romantico, grazie al quale l’autrice mette su carta i sentimenti e i tormenti d’amore che assillano la giovane Constance. La protagonista vive davvero un tempesta emotiva, nel senso che, da un lato,  è attratta dal il suo amato Gaspar de Vaudemont, che la ama e non comprende ciò che porta la ragazza a prendere le distanze e a tentennare. Dall’altra parte si percepisce il dolore, il tormento e la paura di Constance di Villeneuve di fare uno sgarro al padre morto, perché l’amato Gaspar è figlio del nemico del padre della protagonista. La Shelley, nelle poche pagine che costituiscono Il sogno, riesce a condensare i tormenti di questa giovane donna e i sentimenti che la costringono a vivere in bilico costante tra l’amore per il giovane amato e quel legame affettivo ed embrionale che la lega al padre e che le impedisce di staccarsi dal suo passato. Poi il sogno rivelatore le indicherà la strada maestra da seguire. Il libro presenta una riproduzione di un’incisione di Michelangelo del XVI secolo, intitolata Il sogno. Traduzione di Cristiano Ferrarese.

Mary Shelley, nata Mary Wollstonecraft Godwin (Londra, 30 agosto 1797 – Londra, 1º febbraio 1851) è stata una scrittrice, saggista e biografa britannica. È nota per essere l’autrice del romanzo gotico Frankenstein (Frankenstein: or, The Modern Prometheus), pubblicato nel 1818, quando lei aveva 19 anni.  Tra le altre attività letterarie curò le edizioni delle poesie del marito Percy Bysshe Shelley, poeta romantico e filosofo. Rimasta vedova continuò la sua vita a Londra, con l’unico figlio rimastole. La Shelley morì nel febbraio del 1851. Era figlia della filosofa Mary Wollstonecraft, antesignana del femminismo, e del filosofo e politico William Godwin.

Source: richiesto all’editore. Grazie ad Anna Ardissone.

“Vampiri”. Bram Stoker, Joseph Sheridan Le Fanu, John W. Polidori (ed Skira, 2018) A cura di Viviana Filippini

3 febbraio 2019

“Vampiri” è il volume totally black con eleganti scritte dorate, edito da Skira per la collana Gotica, nel quale sono raccolte tre storie di vampiri: “Dracula” di Bram Stoker, “Carmilla” di Joseph Sheridan Le Fanu e “Il vampiro” di John W. Polidori. VampiriLe tre opere letterarie sono le prime ad essersi occupate della misteriosa figura del vampiro succhia sangue. “Dracula” di Bram Stoker, uscito nel 1897 e ispirato alla figura del conte Vlad III principe di Valacchia, apre la raccolta e trascina il lettore in un mondo cupo, tetro, nel quale il male incarnato dal Conte si manifesta in Transilvania e anche in Inghilterra. Accanto ad esso ci sono due racconti che lo hanno preceduto e che evidenziano come l’interesse per la misteriosa figura del vampiro fosse già presente prima del lavoro di Stoker. Abbiamo l’horror “Carmilla” di Le Fanu, un racconto ambientato in Stiria e pubblicato nel 1872. Qui il vampiro è una donna, o meglio ha le sembianze di una ragazza dalla salute un po’ cagionevole che viene ospitata della giovane Laura. Tra le due nasce subito una profonda amicizia, anche se, Laura a volte non comprende l’affetto un po’ troppo espansivo che Carmilla ha per lei. Inoltre Carmilla, che ama svegliarsi tardi e prova ribrezzo per i canti religiosi assomiglia molto, forse troppo, ad un vecchio ritratto di Mircalla, contessa di Karnstein, vissuta duecento anni prima e signora di quella terra. Poi una strana malattia che colpisce Laura e le improvvise sparizioni notturne di Carmilla mettono in evidenza che forse qualcuno, dentro alla pagine del racconto, non è chi vuole far credere di essere. Il terzo racconto presente nel tomo di Skira è “Il vampiro” di Polidori, uscito in Inghilterra nel 1819 e primo racconto della letteratura moderna con protagonista l’omonima creatura leggendaria. In esso Aubrey, giovanotto inglese, incrocia il suo destino con quello di Lord Ruthven, un individuo del quale si sa poco o nulla, ma che sta avendo grande successo nella società di Londra. Aubrey incontra Lord Ruthven e lo segue a Roma, poi l’agire del Lord spinge il ragazzo ad andarsene altrove: in Grecia. Qui Aubrey incontra Ianthe, se ne innamora e lei gli racconta la storia del vampiro e poco dopo viene ritrovata cadavere. Dentro le pagine della storia si susseguono strane morti, sparizioni di personaggi che sembrano deceduti, ma non lo sono e verità agghiaccianti che lasceranno senza parole – e qualcuno altro senza sangue- i protagonisti e il lettore. Le tre vicende sono un misto tra fantasia e horror ma, allo stesso tempo, i tre scritti evidenziano temi ancora attuali oggi come il fascino per il mistero, l’attrazione e la repulsione per ciò che è sconosciuto, la paura del diverso e della morte, e anche una buona dose di manipolazione psicologica che si scatena nei personaggi non sempre consci delle proprie azioni. Il libro “Vampiri” è una riscoperta di alcuni classici della letteratura horror e delle paure che tormentano da sempre gli esseri umani, corredato anche da un’interessante appendice con una serie di immagini del passato con protagonista la misteriosa ed enigmatica figura del vampiro. Traduzioni di Remo Fedi, Andrea Montemagni, Attilio Brizzi e Angelo Randazzo.

Abraham Stoker, detto Bram (1847–1912), è stato uno scrittore irlandese, divenuto celebre come autore di Dracula, uno fra i più conosciuti romanzi gotici del terrore. Autore di “Dracula”.

Joseph Sheridan Le Fanu (1814–1873) è stato uno scrittore irlandese, ricordato soprattutto per le sue storie di fantasmi e di paranormale. Autore di “Carmilla”.

John William Polidori (1795 –1821) è stato uno scrittore e medico britannico. Autore di “Il vampiro”.

Source: inviato dall’editore, grazie a Letizia Castiello dell’ufficio stampa.

:: Paranoia di Shirley Jackson (Adelphi 2018) a cura di Nicola Vacca

13 dicembre 2018

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Il mondo interiore di Shirley Jackson è stato sempre popolato dai fantasmi. La scrittrice americana, morta a soli quarantotto anni, è stata definita la maestra di Stephen King.
Tutti i suoi romanzi e i racconti contengono elementi psicotici e la sua scrittura fa venire i brividi.
Ma sono molti i registri con cui la Jackson si è cimentata. Leggendo Paranoia, recentemente pubblicato da Adelphi nella traduzione di Silvia Pareschi, si scoprirà che la scrittrice sa essere ironica, comica e dotata nella sua scrittura di una vena fertile di umorismo.
Paranoia è un libro davvero utile per conoscere da vicino la grande scrittrice americana.
È una raccolta di scritti che contiene racconti inediti o pubblicati su riviste, testi umoristici sulla storia della sua famiglia e una serie di articoli brillanti sul mestiere di scrivere.
Ironia, leggerezza, terrore e angoscia. In questo libro ci sono tutti gli elementi per conoscere a fondo Shirley Jackson.
Paronoia, a mio avviso, dovrebbe essere letto prima di avventurarsi nelle pagine dei suoi romanzi.
È lei stessa che conduce il lettore nel suo mondo, aprendo le porte a tutto quelle possibilità sospese tra il brivido e la follia che la sua scrittura, attraverso le storie che inventa, suggerisce.
L’incubo che vive Mr. Halloran Beresford nel racconto che dà il titolo al libro mette addosso i brividi. Tutto quello che accade al protagonista dopo una piacevole giornata d’ufficio ci porta ai confini di una realtà in cui l’inverosimile, l’assurdo, l’incubo e l’angoscia deflagrano dando vita a una trama che tiene i lettori legati alle pagine con un forte senso di inquietudine.

«Trovo molto difficile distinguere tra vita e finzione. Sono una scrittrice che, per una incredibile serie di coincidenze, si trova seduta alla macchina da scrivere per poche ore al giorno, visto che trascorro il resto del tempo a passare l’aspirapolvere sul tappeto del soggiorno, a portare i figli a scuola o a cercare qualcosa di nuovo da preparare per cena».

Così si presenta Shirley Jackson in Come scrivo, un articolo in cui la scrittrice sottolinea come le sue storie nascano dallo stretto rapporto tra la letteratura e la vita.
In queste pagine ci confida come le sue storie prima di scriverle se le racconta per tutto il giorno mentre è occupata dal quotidiano in quelle cose che non richiedono grandissima capacità immaginativa.
Paranoia è un libro sorprendente che ci rivela tutto il mondo di Shirley Jackson, una donna (e una scrittrice) talmente interessata alla realtà che ha bisogno di credere ai fantasmi.

Shirley Jackson nata nel 1916 a San Francisco,  è oggi riconosciuta come una delle autrici più incisive del gotico americano: Stephen King la cita tra i suoi maestri, Joyce Carol Oates è una grande ammiratrice. Jackson scrisse gran parte dei suoi racconti dell’orrore negli anni Cinquanta e Sessanta, ma in vita conobbe una certa notorietà solo per gli articoli di economia domestica e i ritratti di vita famigliare pubblicati su riviste femminili, oltre che come moglie del critico letterario Stanley Edgar Hyman, professore al Bennigton College. Morì nel 1965.

Source: libro inviato dall’editore al recensore.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

Mary e il mostro di Lita Judge (Il Castoro, 2018) a cura di Elena Romanello

19 settembre 2018

Mary-e-il-mostro_cover-346x540Questo è l’anno di Frankenstein, il primo romanzo di fantascienza di tutti i tempi, e della sua autrice, perché fu una donna la prima a cimentarsi con questo genere, anzi un’adolescente, Mary Shelley, e accanto a riedizioni e film, trova spazio una biografia insolita e agile, uscita per Il Castoro in italiano ad opera di Lita Judge.
La vicenda umana di Mary Shelley, o meglio Mary Wollstonecraft Godwin, ragazza ribelle, in anticipo sui suoi tempi, ripudiata dalla sua famiglia di origine per la sua relazione illecita con Percy Shelley che sposò in un secondo tempo, toccata dalla morte fin dalla sua nascita che causò la morte di sua madre, antesignana del femminismo e sempre ombra incombente sulla sua vita, vittima anche di un marito narcisista ed egoista oltre che di una società bigotta e patriarcale, capace di creare un romanzo agghiacciante ma nello stesso tempo metaforico della solitudine e del dramma di non essere amati, rivive sotto forma di libro illustrato.
Lita Judge organizza infatti il libro in una serie di tavole in bianco e nero, che raccontano la vita di Mary fino alla morte tragica di Shelley, con sopra sotto forma di versi i vari capitoli della sua vita, spesso con le parole della diretta interessata, in un viaggio agli inferi di un animo tormentato che trovò nella scrittura un modo per esorcizzare drammi e passioni e di dare un senso ad una vita segnata da sempre.
Il libro è poi completato da alcuni approfondimenti sulla vita e le opere di Mary Shelley, sui personaggi della storia e sul loro destino, spesso tragico, da Byron alla sorellastra Fanny, morta suicida, e sulla sua fortuna successiva, visto che il libro, grandissimo successo sin da subito, uscì anonimo e solo dopo si seppe che era stata la scandalosa Mary a scriverlo.
In teoria Mary e il mostro vorrebbe rivolgersi ad un pubblico di ragazzi dai dieci ai tredici anni, in realtà è un libro per qualsiasi età, per scoprire e riscoprire la donna che ha dato origine ad un intero genere, considerato a torto roba da uomini, visto che le voci femminili hanno continuato ad esserci fino ad oggi, basti pensare a Ursula K. Le Guin, a Margaret Atwood, a Nnedi Okorafor.
Tra l’altro, per chi ha visto il recente buon film su Mary Shelley, il libro fornisce un’ottima guida di accompagnamento, approfondendo ulteriormente la storia dell’autrice e della sua avventura umana, straziante e lirica, capace di scuotere ancora oggi per aver tra l’altro toccato con il filtro del fantastico temi e archetipi fondamentali della condizione umana.

Lita Judge, nata in Alaska, è autrice e illustratrice di oltre venti libri, tra narrativa e non fiction, per i quali ha ricevuto numerosi premi. Prima di dedicarsi ai libri, Lita era una geologa e lavorava sui fossili di dinosauro. Ma un viaggio a Venezia con suo marito l’ha convinta a dedicarsi con tutta se stessa all’arte, la passione di una vita. Adesso, quando non è nel suo studio, è in giro per l’Europa con taccuino e matita. Mary e il mostro è nato dalla lettura dei diari di Mary e Percy Bysshe Shelley, mentre visitava i luoghi on cui la coppia aveva vissuto. Anche scrivere questo libro è stato un viaggio per Lita, durato cinque anni. Vive negli Stati Uniti.

Source: libro del recensore.

:: Il grande Dio Pan di Arthur Machen (Adiophora 2018) a cura di Micol Borzatta

29 marzo 2018

Arthur MachenLondra fine 1800.
Il dottor Raymond, dopo aver salvato Mary quando era piccola da una vita povera e una morte sicura, si dispone a operarla da adulta al cervello per poter mettere in atto un esperimento che le permetterebbe di vedere il Dio Pan, ritenendo che la vita della ragazza gli appartenga per diritto.
Purtroppo però Mary impazzisce e finisce i suoi giorni in un letto con lo sguardo alienato.
Anni dopo Clarke, che aveva partecipato all’esperimento del dottor Raymond, viene contattato da Villiers che gli racconta che un suo vecchio compagno di scuola gli ha raccontato delle stranissime storie su gente che moriva dal terrore e sulla moglie, Helen Vaughan.
Il nome a Clarke non è nuovo, infatti in un suo quaderno di memorie aveva già scritto di lei, dopo che una sua conoscenza gliene aveva parlato raccontandogli di stranissimi avvenimenti capitati a dei bambini che avevano avuto a che fare con Helen bambina.
Perché ogni persona che si avvicinava lei impazziva o moriva di terrore? Chi era Helen Vaughan? Quale mistero la circondava?
Romanzo breve ma intenso, che sa come trasportare il lettore nella Londra vittoriana piena di misticismo e superstizione.
Con le sue descrizioni minuziose e particolareggiate, sia riguardanti le ambientazioni e la parte fisica dei personaggi che le emozioni e i pensieri, riesce a far sì che il lettore possa sentirsi totalmente dentro al romanzo e vivere in prima persona tutti gli avvenimenti.
La storia è lineare, non ha particolari colpi di scena o momenti di suspence, ma ti tiene in un continuo stato d’ansia con un susseguirsi di avvenimenti che all’inizio sembrano quasi incomprensibili, ma che piano piano verranno svelati lasciando a bocca aperta e senza fiato.
Un romanzo che in un paio d’ore sa come cambiarti la vita per sempre.

Arthur Machen nasce a Caerleon-on-Usk nel 1863 e muore a Beaconsfield nel 1947.
Grande scrittore gallese molto conosciuto per i suoi romanzi dell’orrore, del fantastico e del soprannaturale.
Da sempre appassionato dei grandi della letteratura ha dichiarato di essere stato influenzata da Edgar Alan Poe, Robert Louis Stevenson, Charles Dickens e François Rabelais.

Source: pdf inviato dall’ editore al recensore. Ringraziamo Matteo Zapparelli Olivetti dell’ ufficio stampa.

:: Sleeping beauties di Stephen King e Owen King (Sperling & Kupfer 2017) a cura di Elena Romanello

31 gennaio 2018

Sleeping Beauties cover Sperling

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Il nuovo romanzo di Stephen King è in realtà un lavoro a quattro mani con il figlio Owen, per raccontare una storia affascinante e tenebrosa, una fiaba dark al femminile, anzi femminista, che prende il largo da una cittadina del West Virginia, Dooling, dove sorge un carcere per donne condetenute che hanno commesso i reati più vari.
Un giorno una delle prigioniere comincia a parlare riguardo alla Regina nera e ha una crisi: il dottor Norcross, lo psichiatra della prigione le somministra un sedativo non dando peso alla cosa, mentre sua moglie, Lila, lo sceriffo di Dooling, sente questo come un presagio. Anche perché, alcune ore dopo, arriva una chiamata alla polizia, da parte di una ragazza sconvolta che ha visto una donna mai vista uccidere due suoi amici, una donna che si chiama Evie Black, intorno alle quali svolazzano strane falene e che non sembra umana. Man mano le donne non solo di Dooling cadono in un sonno profondo e vengono avvolte in un bozzolo, un qualcosa da cui è meglio non svegliarle.
I fan di Stephen King troveranno nel corso della storia echi di altri suoi romanzi, a cominciare da Under the dome e The Tommyknocker, con il tema della minaccia aliena, strana, devastante e a cui non si vuole dare un nome che irrompe nella vita quotidiana cambiando equilibri e sconvolgendo vite. Ma i toni sono diversi, sono quelli di una favola nera ma anche metafora della realtà degli Stati Uniti e non solo, con un richiamo alle fiabe partendo dall’inizio, C’era una volta a Dooling, microcosmo di un mondo più ampio.
Non è la prima volta che Stephen King si interessa all’universo femminile, visto che ha donato a lettori e lettrici figure indimenticabili come Carrie, Beverly, Dolores Claiborne, Rose Madder e anche la folle ma non certo sottovalutabile Annie Wilkies, solo per citarne alcune. In questa storia di una malattia che colpisce tutte le donne, gli autori parlano di molestie sessuali e sopraffazione, raccontando gli orrori con lo specchio deformato di donne che non sono più a disposizione degli uomini ma possono essere un qualcosa di molto diverso, anche di devastante.
Fiaba nera e denuncia sociale, orrore paranormale dietro a cui si nascondono gli orrori veri che esistono nella realtà di tutti i giorni: Sleeping beauties è tutto questo, non si sa quanto è farina del sacco del padre o del figlio, lo stile resta inconfondibile, e la storia, complessa e che non si riesce a lasciare, è un nuovo tassello nella produzione di un autore che ha saputo segnare la letteratura e la cultura non solo pop degli ultimi quattro decenni.
Da Sleeping Beauties verrà tratta una miniserie, forma narrativa che si è già dimostrata ottima per altre opere di Stephen King, prodotta dalla Anonymous Content, la stessa di True Detective e Mr. Robot. Chiaramente sarà interessante vederla, ma nell’attesa il libro è già capace di travolgere, appassionare e far riflettere.

Stephen King vive e lavora nel Maine con la moglie Tabitha. Le sue storie sono clamorosi bestseller che hanno venduto centinaia di milioni di copie in tutto il mondo e hanno ispirato registi famosi come Brian De Palma, Stanley Kubrick, Rob Reiner e Frank Darabont. Accanto ai grandi film, innumerevoli gli adattamenti televisivi tratti dalle sue opere. King, oggi seguitissimo anche sui social media, è stato insignito della National Medal of Arts dal presidente Barack Obama.

Owen Philip King, nato a Bangor nel 1977, è il figlio minore di Stephen King. Autore di due raccolte di racconti (la prima delle quali pubblicata da Frassinelli con il titolo Siamo tutti nella stessa barca) e di un romanzo, ha ricevuto diversi premi letterari per il suo lavoro. È sposato con la scrittrice Kelly Braffet.

Provenienza: acquisto personale del recensore.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

:: Strange Books – cofanetto AA.VV. (Newton Compton 2017) a cura di Elena Romanello

1 dicembre 2017

strange-books-cofanettoLa Newton Compton ripropone in una nuova edizione in cofanetto con cinque volumi altrettanti classici della narrativa fantastica tra Otto e Novecento. Oggi fantascienza, fantasy e horror sono i grandi protagonisti di cinema, narrativa per tutte le età, fumetti, serial televisivi, videogiochi, ed è quindi interessante, qualsiasi età si abbia, scoprire dove tutto ha avuto inizio, con storie che ancora oggi ispirano e meritano di essere lette.
Il primo libro del cofanetto è Tutti i racconti del mistero del’incubo e del terrore di Edgar Allan Poe, per molti il primo autore di horror della Storia, capace di creare storie tra archetipi leggendari e la realtà del suo tempo. Non manca Frankenstein di Mary Shelley, nato da una scommessa durante l’estate senza sole del 1816 tra alcuni giovani scrittori britannici sul lago di Ginevra per creare qualcosa che facesse veramente paura, il primo libro del genere fantastico scritto da una donna e primo libro dove si affrontano figure fondamentali come l’automa e lo scienziato pazzo.
Il terzo libro è Lo strano caso del Dr. Jekyl e Mr. Hyde e altri racconti dell’orrore di Robert Louis Stevenson, con cui l’autore, famoso fino ad allora per storie d’avventura e di pirati, ancora oggi peraltro celebri e amate, affrontò il tema del doppio come metafora fantastica della ricerca scientifica appena nata sulle malattie mentali. Poi c’è spazio per Dracula di Bram Stoker, non la prima storia di vampiri della letteratura, ma senz’altro una delle più popolari fino ad oggi, costruita tra l’altro con il mezzo del romanzo epistolare, di gran moda tra Sette e Ottocento. Completa il cofanetto uno dei primi romanzi di fantascienza, La guerra dei mondi di Herbert George Wells, la prima storia di un attacco alieno alla Terra, ripresa varie volte prima alla radio e poi al cinema, senza che mai purtroppo venisse rispettata l’atmosfera tra Otto e Novecento della storia originale.
Un’occasione quindi per leggere o rileggere storie prodotte in quasi un secolo, che ancora oggi hanno senz’altro non poche cose da dire.

Edgar Allan Poe (1809-1849), scrittore, poeta, critico letterario, giornalista, editore e saggista statunitense, è autore anche di Gordon Pym, della serie poliziesca su Auguste Dupin, di poesie e di racconti anche di genere non fantastico.

Mary Shelley (1797-1851), figlia della filosofa Mary Wollstonecraft, antesignana del femminismo, e del filosofo e politico William Godwin, moglie del poeta Percy Bysshe Shelley, è autrice di poesie, romanzi storici, resoconti di viaggi e di quello che è considerato oggi uno dei primi romanzi di fantascienza L’ultimo uomo (1826).

Robert Louis Stevenson (1850-1894), è stato scrittore, drammaturgo e poeta, autore di molte storie ambientate nella nativa Scozia. Tra le sue opere più famose vanno citate L’isola del tesoro e Il signore di Ballantrae.

Bram Stoker (1847-1912) scrittore, giornalista e critico teatrale, irlandese, ha scritto altri romanzi dell’orrore come Il gioiello delle sette stelle, La dama del sudario e La tana del verme bianco.

Herbert George Wells (1866-1946), fu scrittore e attivista socialista, nonché uno degli inventori della moderna fantascienza. Tra i suoi libri ricordiamo La macchina del tempo, L’isola del dottor Moreau e I primi uomini sulla Luna.

Source: acquisto personale in un’altra edizione.

:: L’inganno delle tenebre di Jean-Christophe Grangé (Garzanti 2017)

19 novembre 2017

Concludiamo oggi il blogtour dedicato a L’inganno delle tenebre come promesso con la pubblicazione delle nostre recensioni. Su ogni blog partecipante troverete infatti la rispettiva recensione (Le parole segrete dei libri, The Mad Otter, Il mondo di sopra, La viaggiatrice pigra, Nali’s Shelter). Spero abbiate apprezzato il nostro lavoro, è stato impegnativo, ma ci ha dato grandi soddisfazioni. Buona lettura! 

l'inganno delle tenebre

Seguito de Il rituale del male, L’inganno delle tenebre (Congo Requiem, 2017) ci riporta nell’ universo noir creato da Jean- Christophe Grangé, un universo parallelo, ma non tanto lontano da quello reale, da quello in cui viviamo ogni giorno, sebbene naturalmente fatti e circostanze non rispecchiano necessariamente comportamenti e accadimenti davvero successi. Ma chi può dirlo? Molto spesso la fantasia è più reale delle realtà.
Questi due romanzi, che andrebbero letti nell’ ordine per una comprensione più completa della trama e per godere dei depistaggi, delle Fatemorgane che l’autore crea facendoti credere una cosa, dandoti false sicurezze, per poi ribaltare anche radicalmente la situazione, è in tutto un’ opera mammut di 1600 pagine, la creazione letteraria più ambiziosa e complessa di Grangé.
Un’ eccellenza nel particolare genere thriller, che coniuga gli eccessi dell’ horror, le sottigliezze del romanzo psicologico, e la fantascienza (perlomeno medica) e la fantapolitica.
Jean- Christophe Grangé non ha paura di osare, di esagerare, di seminare improbabili coincidenze, di frastornarti coi colpi di scena, anche un po’ kitsch, di giocare con la tua credulità e di sedurti con riflessioni anche profonde su considerazioni storiche, sociali o geopolitiche.
L’Africa di Grangé, che in questo romanzo ha un ruolo centrale perlomeno nella prima parte, terra di una bellezza mozzafiato e nello stesso tempo di corruzione, avidità, traffici illeciti, schiavismo, malattie, guerre, superstizioni, riti ancestrali, crudeltà inenarrabili, forse non è l’Africa reale, ma si avvicina alla percezione che un’ occidentale consapevole e informato ha di quel paese, vessato, derubato e martoriato da anni e anni di colonialismo bianco.
Grangé non edulcora la realtà, la rapacità e l’istinto predatorio di un Morvain rispecchiano davvero quello di tante società private, che si spartiscono quelle terre con la complicità più o meno manifesta delle autorità locali. E poi gli scontri etnici, tribali, le guerre devastanti più o meno pilotate, sempre funzionali alla spartizione di materie prime (diamanti, petrolio, uranio, coltan), alla diffusione dei lucrosissimi traffici d’armi, all’ottenimento del potere, sempre funzionale all’ ottenimento di denaro. Il dio moderno che sembra venerato da tutti, qualsiasi sia il credo politico, il colore della pelle, la mentalità, l’ideologia.
E poi c’è la follia, la variabile impazzita, che stravolge tutte le regole, che aggiunge alla violenza predatoria caratteristiche allucinate. Si può uccidere per vendetta, e tutto il romanzo è una grande storia di vendetta, di un folle e impasticcato conte di Montecristo contro una famiglia, un clan i Morvain. Fino alle pagine finali non scopriremo chi muove davvero le fila di tutto ciò, non scopriremo se davvero l’Uomo Chiodo è vivo ed è tornato. Non scopriremo che anche i personaggi più insospettabili sono capaci di uccidere, e nascondono segreti che non possono essere sepolti con loro.
Se amate il genere, una lettura da non perdere, l’horror thriller al suo meglio, di un autore europeo ben poco convenzionale, ben poco politicamente corretto, che fa risolvere il caso (perchè infondo è un’ indagine poliziesca) al personaggio più improbabile, che del clan Morvain fa sopravvivere pochi personaggi, sovvertendo la legge principale e implicita del thriller che prevede che di norma i personaggi principali non dovrebbero morire. Ma Grangè accentua il realismo, esagerandolo, descrivendo minuziosamente i particolari, anche i più sordidi. E lasciando nella mente del lettore l’eco di Gregoire Morvan che nella foresta africana si trova ad avere a che fare con un ragazzo della sua comitiva con la gamba in cancrena, prossimo alla morte. E senza un attimo di esitazione l’uccide, perché non rallenti la sua marcia. E poi si trova gli occhi pieni di lacrime, non per il gesto compiuto, per la pietà umana che non prova, ma per sé stesso. Traduzione dal francese di Paolo Lucca.

Jean-Christophe Grangé è autore di romanzi di grandissimo successo che hanno ampliato i confini del thriller tradizionale: Il volo delle cicogne, I fiumi di porpora, Il concilio di pietra, L’impero dei lupi, La linea nera, Il giuramento, Miserere, L’istinto del sangue. I suoi libri, tradotti in tutto il mondo e venduti in milioni di copie, sono pubblicati in Italia da Garzanti. Spesso sono stati portati sul grande schermo, e I fiumi di porpora ha vinto il premio Grinzane Cinema 2007 per il miglior libro da cui è stato tratto un film.

Source: libro inviato dall’editore. Ringraziamo Giulia dell’ Ufficio Stampa Garzanti.

:: Dal libro al cinema: Bentornato Pennywise! Esce oggi al cinema It dal romanzo di Stephen King

19 ottobre 2017

Penniwise

Pennywise (Bill Skarsgard) regge il filo del palloncino (Fonte MovieWeb)

Esce oggi nelle sale cinematografiche italiane IT, film tratto dal capolavoro omonimo di Stephen King. Un film che farà discutere, (già ha fatto discutere qui da noi prima dell’uscita) grande successo in America, apprezzato anche da King e pure da Tim Curry. Pennywise e il suo palloncino rosso ormai sono entrati nell’immaginario di generazioni di ragazzi ora adulti, che abbiano o no letto il libro, che abbiano o no visto la miniserie televisiva del 1990. It è un libro che ha una particolarità, fa paura, davvero paura. Non per scherzo. Trasporta le paure più profonde dell’ infanzia sulla pagina o su pellicola, in modo da terrorizzare davvero. It è un libro e ora film sulla paura, su come si genera, su come si propaga, e il bello, il bello davvero: come si combatte.

Ho amato il Pennywise di Tim Curry, e ora adoro questa sua nuova veste. Mi piacciono i costumi, la fotografia, i colori. Penso davvero sia un’ opera grandiosa. Gli occhi gialli di Pennywise fanno davvero paura, immaginateli visti all’improvviso di notte! Sono la quint’essenza del male. E tutti odiamo il male, ma in un certo senso anche ci affascina, ci ipnotizza. Ma bisogna combatterlo, e la ciurma  di ragazzini lo farà con ogni mezzo. A costo della vita.

Il regista Andy Muschietti in questo film si occupa dei “ragazzi”, girerà poi un secondo film nel 2019, sempre con Bill Skarsgard nel ruolo di Pennywise, dove i “perdenti” si ritrovano dopo 27 anni.

E voi? Andrete a vederlo? Quando l’avete fatto, soprattutto se siete fan di King, tornate a dirci cosa ne pensate. Ci conto. Ahahahahah! (Dovrebbe suonare come la risata finale di Pennywise).

Trama: Ottobre 1988, nella cittadina di Derry. Il piccolo Georgie esce di casa nella pioggia per far navigare la barchetta di carta preparatagli dal fratello maggiore Billy, costretto a casa dall’influenza. La barchetta scorre per i rivoli lungo i marciapiedi, ma finisce in uno scolo che conduce alla rete fognaria. Georgie, contrariato, si china a guardare nella feritoia e incontra lo sguardo del bizzarro clown che abita nelle fogne, Pennywise.

:: Fine turno, Stephen King (Sperling & Kupfer, 2016) a cura di Giulietta Iannone

2 febbraio 2017

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Dopo Mr Mercedes e chi Perde paga, chiude la trilogia Fine turno, (End of Watch, 2016) edito in Italia sempre da Sperling e Kupfer e tradotto da Giovanni Arduino, con una dedica niente di meno che a Thomas Harris. Piuttosto impegnativa direte voi? Concordo e rilancio soffermandomi sulle ragioni che hanno spinto il Re a giocare coi generi e tentare qualcosa che inevitabilmente scontenterà alcuni e deluderà altri: unire l’ hardboiled classico all’ horror (certo molto sfumato, ma presente). Insomma non un gioco da ragazzi. Però c’ era da aspettarselo che Stephen King ci avrebbe provato, è da lui, rientra appieno nella sua “poetica”, nella sua costante evoluzione personale, prima che artistica. Fine turno chiude un cerchio, dà compimento a una storia che poteva avere due derive: una prettamente razionale, riportando tutto ciò di apparentemente soprannaturale a una spiegazione, certa e scientifica; l’altra di stampo nettamente contrario dando alla fantasia campo libero, lasciando il soprannaturale prevalere a costo di deludere chi in un hardboiled vuole i duri fatti della vita, narrati senza ornamenti superflui o trucchi. Dunque che fa King? Prende questi due opposti e ci gioca, lasciando aperta l’eventualità che la tecnologia raggiunga e ottenga cose che apparentemente la ragione ci dice siano impossibili. Il potere della mente è ancora inesplorato, il potenziale che davvero racchiude ancora un mistero, venato dalla consapevolezza che ne usiamo solo una parte, sia nel bene che nel male. Quindi un cattivo come Brady Hartsfield una certa inquietudine la crea per i fenomeni di telecinesi che scatena, la sorta di invasione nelle psichi altrui, la sua capacità manipolativa, ampliata (forse) da medicine sperimentali date a lui come cavia non sappiamo quanto inconsapevole. Ho visto di recente un film Limitless, a sua volta tratto da un romanzo, Territori oscuri, dello scrittore irlandese Alan Glynn, e sicuramente chi li conosce sa di cosa parlo, quando mi accosto alle suggestioni fantasiose di sostanze che alterano i normali processi celebrali ampliandoli o distruggendoli. E ammettiamolo la materia affascina e spaventa, più degli omicidi mascherati da suicidi di cui il romanzo abbonda. Per non parlare degli Zappit, console portatili, porte del male, veicolo di messaggi subliminali letali, sotto le innocue apparenze di giochini elettronici. E il fatto che molti giovani e adolescenti (ma anche adulti) siano schiavi di smartphone, telefonini, tablet e quant’altro, non è fantascienza e quasi King sembra metterci in guardia. A modo suo, con le sue tortuose spire. Nelle note finali ci piazza anche il numero da chiamare per la prevenzione del suicidio, male reale, causa di innumerevoli morti ogni anno, e non solo mero pretesto per trovare materiale per un libro di paura. Come la malattia di cui soffre il protagonista, un’altra piaga inguaribile della nostra società, sempre più evoluta, sempre più tecnologica. Cioè ragioni per cui questo libro ci faccia realmente paura ci sono e esulano dalla bravura di King nel creare quell’atmosfera, quel particolare stato d’animo nel lettore di cui è maestro. Il nostro eroe Bill Hodges, e la sua fida assistente e socia Holly Gibney, (interessante personaggio femminile affatto scontato), insomma lottano contro forze soverchianti, contro un nemico che a rigor di logica dovrebbe vincere, anzi stravincere e spazzarli via. Più il nemico è potente, e più il valore dei buoni spicca e brilla di luce propria, sembra dirci King, e infondo come possiamo dargli torto? Malinconico il finale, ma infondo non poteva essere diverso, senza volere prevedere risurrezioni da soap televisiva. Una porta chiusa a doppia mandata. Non il classico lieto fine, ma qualcosa che ci va molto vicino.

Stephen King, il maestro dell’horror è nato a Portland, nel Maine, nel settembre del 1947. Il padre, ex capitano della Marina Mercantile durante la Seconda Guerra Mondiale, scompare due anni dopo la nascita di Stephen, e la famiglia King, è costretta, per il lavoro della madre, a spostarsi tra Maine, Massachusetts, Wisconsin, Indiana, Illinois e Connecticut.
Oltre all’abbandono del padre, l’infanzia di King è segnata da un altro evento tragico: a soli quattro anni, assiste alla morte dell’amico, travolto da un treno mentre i due giocano sulle rotaie. Il piccolo Stephen torna a casa sconvolto ma senza ricordare nulla.
A partire dai primi anni delle elementari inizia a leggere da solo tutto ciò che gli capita tra le mani; è di questo periodo anche il suo primo racconto. Anni dopo trova nella soffitta della zia i libri del padre, amante dei racconti di Edgar Allan Poe, H.P. Lovercraft e Richard Matheson. Nel 1962 comincia a frequentare la Lisbon Falls High School e poco dopo viene contattato per lavorare al Lisbon Enterprise, settimanale di Lisbon.
Studia letteratura presso l’Università del Maine, dove tiene una rubrica sul giornale universitario. Per pagarsi gli studi, King lavora e vende alcuni suoi racconti. Nell’estate del 1969 conosce Tabitha Jane Spruce, giovane poetessa e laureanda in storia che diventerà sua moglie due anni più tardi. Conseguita la laurea, comincia ad insegnare lettere in una scuola superiore.
Il successo, e la prima vera pubblicazione, arriva con Carrie nel 1974, che supera il milione di copie vendute. Le notti di Salem (1975) e Shining (1977) riscuotono ancora più successo, con i rispettivi tre milioni e quattro milioni di copie vendute. Nel 1970 nasce la figlia Naomi Rachel e due anni dopo il figlio Joseph Hillstrom.
Due eventi tragici colpiscono lo scrittore negli anni a seguire: lo scrittore comincia ad avere seri problemi di dipendenza da alcol e droga, da cui uscirà solo dopo un processo di disintossicazione durato più di un anno. Nell’estate del 1999, inoltre, durante una passeggiata King viene travolto da un’auto subendo pesanti traumi. Sottoposto a numerosi interventi, ci vorranno mesi prima che King si riprenda totalmente.
Nell’arco della sua carriera, Stephen King ha venduto oltre 500 milioni di copie e dai suoi libri sono state tratte oltre 40 pellicole cinematografiche.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Marina dell’Ufficio Stampa Sperling & Kupfer.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.