Posts Tagged ‘Micol Borzatta’

:: Il grande Dio Pan di Arthur Machen (Adiophora 2018) a cura di Micol Borzatta

29 marzo 2018

Arthur MachenLondra fine 1800.
Il dottor Raymond, dopo aver salvato Mary quando era piccola da una vita povera e una morte sicura, si dispone a operarla da adulta al cervello per poter mettere in atto un esperimento che le permetterebbe di vedere il Dio Pan, ritenendo che la vita della ragazza gli appartenga per diritto.
Purtroppo però Mary impazzisce e finisce i suoi giorni in un letto con lo sguardo alienato.
Anni dopo Clarke, che aveva partecipato all’esperimento del dottor Raymond, viene contattato da Villiers che gli racconta che un suo vecchio compagno di scuola gli ha raccontato delle stranissime storie su gente che moriva dal terrore e sulla moglie, Helen Vaughan.
Il nome a Clarke non è nuovo, infatti in un suo quaderno di memorie aveva già scritto di lei, dopo che una sua conoscenza gliene aveva parlato raccontandogli di stranissimi avvenimenti capitati a dei bambini che avevano avuto a che fare con Helen bambina.
Perché ogni persona che si avvicinava lei impazziva o moriva di terrore? Chi era Helen Vaughan? Quale mistero la circondava?
Romanzo breve ma intenso, che sa come trasportare il lettore nella Londra vittoriana piena di misticismo e superstizione.
Con le sue descrizioni minuziose e particolareggiate, sia riguardanti le ambientazioni e la parte fisica dei personaggi che le emozioni e i pensieri, riesce a far sì che il lettore possa sentirsi totalmente dentro al romanzo e vivere in prima persona tutti gli avvenimenti.
La storia è lineare, non ha particolari colpi di scena o momenti di suspence, ma ti tiene in un continuo stato d’ansia con un susseguirsi di avvenimenti che all’inizio sembrano quasi incomprensibili, ma che piano piano verranno svelati lasciando a bocca aperta e senza fiato.
Un romanzo che in un paio d’ore sa come cambiarti la vita per sempre.

Arthur Machen nasce a Caerleon-on-Usk nel 1863 e muore a Beaconsfield nel 1947.
Grande scrittore gallese molto conosciuto per i suoi romanzi dell’orrore, del fantastico e del soprannaturale.
Da sempre appassionato dei grandi della letteratura ha dichiarato di essere stato influenzata da Edgar Alan Poe, Robert Louis Stevenson, Charles Dickens e François Rabelais.

Source: pdf inviato dall’ editore al recensore. Ringraziamo Matteo Zapparelli Olivetti dell’ ufficio stampa.

:: fiore frutta foglia fango di Sara Baume (NN Editore 2018) a cura di Micol Borzatta

26 marzo 2018
Fiore frutto foglia fango

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Irlanda giorni nostri.
Ray è un uomo si cinquantasette anni che vive da solo nella casa che era appartenuta a suo padre. È un uomo immenso e trasandato. Un giorno, mentre sta camminando per la città si ferma davanti a una vetrina di un robivecchi e vede l’annuncio di un cane che cerca casa.
Ray si dirige in canile per adottarlo, la scelta gli viene d’impulso, senza pensarci, e quando arriva al canile, la prima cosa che gli viene detta è che quel cane sarebbe dovuto essere soppresso, che appena arrivato ha morso un altro cane e anche l’addetto del canile che li ha divisi, ma il cane che vede Ray è un cane spaventato, un cane pauroso, un cane che cammina a pancia a terra terrorizzato, non un cane aggressivo o mordace.
Ray lo chiama Unocchio per via del fatto che il cane ha un occhio solo.
La vita di Ray cambia radicalmente, finalmente ha qualcuno che lo ama incondizionatamente, qualcuno che tiene a lui e che lo fa aprire. Infatti con Unocchio Ray abbassa tutte le difese e gli racconta tutto. Gli racconta di se stesso, la sua vita, i suoi sentimenti.
Un giorno però Unocchio morde il cane di un vicino di casa. Basta la cittadina è stufa, quel cane deve essere soppresso, viene visto solo come un pericolo.
Ray però non vuole rinunciare al suo unico amico e così decide di andarsene con Unocchio. Solo così può sperare di salvargli la vita.
Fin dalla prima pagina si sente subito la forza delle emozioni, infatti il primissimo capitolo è la descrizione di quello che sente Unocchio mentre scappa con l’occhio fuori dall’orbita che gli sbatte contro il collo e qualcosa nella sua testa che gli dice di scappare.
Subito dopo la narrazione passa alla voce di Ray, al suo primo incontro con il cane, alle emozioni che la cosa gli smuove e possiamo vivere potentemente la sua scelta di andare a prendere il cucciolo.
Ho letto molti romanzi con cani protagonisti, e praticamente tutti mi hanno fatto piangere, ma il rapporto che si era creato era comunque quella di uno spettatore che si immedesima avendo lui stesso un cane, ma questa volta è stato diverso. Questa volta mentre si legge il romanzo ci si trasforma in Ray, Unocchio è il nostro compagno, il legame tre i due è il nostro legame e le emozioni descritte sono le nostre.
Un romanzo davvero potente e spettacolare che fa capire, anche a chi non ha mai avuto la fortuna di provarlo, cosa voglia dire essere legati a un amico a quattro zampe.

Sara Baume nasce a Lancashire e cresce in Irlanda. Ha scritto vari racconti e saggi che sono stati pubblicati sull’Irish Times e sul Guardian e ha ricevuto vari premi tra cui il Davy Byrnes Award, l’Hennessy New Irish Writing Award e il Rooney Prize.
Fiore frutto foglia fango è il suo romanzo d’esordio ed è stato finalista al Costa Award, al Guardian Award, al Desmond Elliott Prize e al Los Angeles Times Book Prize.

Source: libro inviato dall’editore al recensore. Ringraziamo Francesca Rodella dell’ufficio stampa.

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:: La foresta assassina di Sara Blædel (Fazi 2018) a cura di Micol Borzatta

20 marzo 2018
La foresta assassina

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Per Sune è una notte molto importante. Infatti ha appena compiuto quindici anni e quella sera affronterà il suo rito di passaggio per lasciare la sua fase di bambino ed entrare nel mondo degli adulti.
Sapendo che a Sune piacciono molto i libri e poco la vita sociale, gli uomini del gruppo gli fanno come regalo una ragazza, ma a Sune non interessa fare l’amore con quella donna davanti a tutti, così scappa e si nasconde, e dal suo nascondiglio vede suo padre e tutti gli altri violentare a turno la giovane fino a lasciarla priva di vita.
Da quel momento Sune, spaventato e terrorizzato, decide di rimanere nascosto nella foresta e di non tornare a casa, per paura di cosa potrebbe fargli il padre.
Qualche giorno dopo, mentre la polizia sta cercando Sune, di cui è stata denunciata la scomparsa, viene avvistato da una donna e da alcune telecamere a movimento messe per monitorare i volpacchiotti.
Del caso viene incaricata Louise Rick, che ha appena ripreso servizio dopo una terribile vicenda accaduta mentre indagava su un altro caso.
Louise, nata e cresciuta a Hvalso, conosce perfettamente sia il villaggio, la foresta e la gente del posto, gente che scopre essere molto probabilmente collegata alla morte del suo fidanzato, dichiarato suicidio ma di cui ora si pensa si sia trattato omicidio.
Romanzo molto intrigante che fin dalle sue prime pagine sa tenere il lettore legato alla lettura catturandone l’attenzione grazie a una narrazione molto ben congeniata, come una ragnatela di eventi che ti si stringe addosso e da cui non riesci a liberarti se non a fine romanzo.
Dal primo romanzo dell’autrice, Le bambine dimenticate, possiamo notare una crescita della protagonista molto ben delineata, che ci permette di ritrovare un’amica che abbiamo salutato con la fine dell’altro romanzo, ma con tratti molto più adulti e maturi.
Mi è piaciuta molto anche la scelta di Sara Blædel di raccontare alcuni accenni del primo romanzo, in modo da dare continuità alla storia, in questo modo chi ha letto il primo romanzo si trova con un piccolo riepilogo che risveglia i ricordi del romanzo, mentre chi non lo ha letto ha un’infarinatura di cosa sia successo per cui Louise si ritrova con determinati pensieri e a fare determinate scelte, e la voglia di recuperarlo.
Un romanzo davvero incredibile in cui l’autrice è riuscita a correggere anche quei piccoli errori di narrazione che si erano riscontrati nel primo romanzo.

Sara Blædel nasce nel 1964.
È l’autrice numero uno in Danimarca con i best seller riguardanti la serie con Louise Rick.
Tradotta in trentasei paesi ha anche ricevuto il Golden Laurel, il più prestigioso premio danese per la letteratura.

Source: pdf inviato dall’editore al recensore. Ringraziamo Cristina dell’ ufficio stampa Fazi.

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:: Inevitabile di Deborah P. (Selfpublishing 2017) a cura di Micol Borzatta

14 marzo 2018

hfghDorian è un ragazzo molto particolare.
Da quando ha otto anni viene picchiato dal padre, ma il vero dolore lo sente quando è costretto ad andare da uno psichiatra perché ritenuto pazzo.
Dorian infatti ha la capacità di vedere la gente morta.
Capacità che ha imparato con gli anni, e grazie al fantasma della nonna, a tenere nascosta, vincendo così una borsa di studio, diventando il migliore nello sport e a essere ammirato da tutte le donne.
Dorian però è solo. Il suo cuore batte solo per Raylai.
Una ragazza amante dei libri e dello studio, che sta sempre in disparte, quasi fosse invisibile.
La vita di Dorian però è pericolosa e dovrà affrontare ogni sua paura per farla entrare nella sua vita e dichiararsi a lei.
Inevitabile è il primo volume di una trilogia.
Formato da un insieme di generi possiamo vivere un’atmosfera rosa/erotica, paranormal thriller e young adult.
I due personaggi principali sono un pochino un cliché: lui bello, ricco e campione di basket e lei anonima, studiosa che si crede una di tante e invece è una bellezza mozzafiato.
Nonostante questo sono molto ben descritti, come ben descritti sono i personaggi e le ambientazioni che compaiono in tutta la storia.
Molto ben trattato l’argomento della violenza sui bambini tra le mura domestiche, che viene trattato con delicatezza e conoscenza, senza mai diventare banale o troppo sentimentale.
Unico vero difetto sono i refusi presenti nel testo, ma purtroppo è una cosa normalissima in un self publishing.
Nel complesso un bel romanzo che mette curiosità sul continuo della storia.

Source: pdf inviato dall’autore al recensore.

:: Primo venne Caino di Mariano Sabatini (Salani 2018) a cura di Micol Borzatta

21 febbraio 2018
Primo venne Caino

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Roma, luglio, giorni nostri.
Mentre Malinverno e la sua fidanza greca, Eimì, sono in vacanza a Santorini, il maggiore dei Carabinieri Walter Sgrò e la brigadiere Lucia Simoncini sono impegnati a indagare su una serie di omicidi in cui alle vittime viene staccato un pezzo di pelle in corrispondenza della presenza di un tatuaggio.
Le asportazioni vengono effettuate con una precisione chirurgica, tant’è che gli inquirenti gli appioppano il soprannome di Il tatuatore.
Chiesto l’aiuto del vicequestore Jacopo Guerci, Malinverno viene richiamato in città per poter gestire una diffusione mediatica della notizia per riuscire a mettere in difficoltà il serial killer.
Purtroppo però la morte del direttore de Il Globo e l’arrivo del nuovo direttore impediscono la pubblicazione dell’articolo.
Romanzo thriller molto ben strutturato, ma con uno stile linguistico troppo ricercato, che rallenta la capacità del lettore di immedesimarsi fin da subito, perché prima deve abituarsi alla ricercatezza delle parole.
Molto belle e ben riuscite invece le descrizioni, sia quelle relative ai paesaggi, che ci fanno vivere in prima persona i piccoli scorci romani e le atmosfere magiche della capitale, che quelle relative ai personaggi che sono tridimensionali e pieni di sfaccettature e sfumature.
Sfumature che portano ad affezionarsi in special modo di Leo Malinverno, alle sue problematiche personali e lavorative, la sua determinazione e le sue incertezze.
Un romanzo che conquista, anche se non proprio dalla prima pagina.

Mariano Sabatini nasce nel 1971, giornalista e scrittore per quotidiani, periodici e web.
Autore anche di programmi per Rai, TMC e altri network nazionali ha successivamente condotto rubriche in radio e tutt’oggi lavora nel settore come commentatore.
Con Salani ha pubblicato nel 2016 L’inganno dell’ippocastano.

Source: libro inviato dall’editore al recensore. Ringraziamo Matteo dell’ Ufficio Stampa Salani.

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:: I prescelti di Steve Sem-Sandberg (Marsilio 2018) a cura di Micol Borzatta

14 febbraio 2018
I prescelti

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L’ospedale viennese Spiegelgrund non esiste più.
Famosissimo negli anni tra il 1940 e il 1945 come istituto per raddrizzare i bambini ribelli e assistere quelli affetti da malattie mentali.
Adrian è uno di questi bambini. Dopo un’infanzia piena di problematiche molto forti viene rinchiuso nell’istituto nel 1941.
Mentre la persone fuori pensano che, una volta entrati, i bambini vengano seguiti e veramente curati, nella realtà dentro a quelle mura è un vero inferno, dove i medici si dedicano a torture di ogni genere e all’eutanasia infantile che Berlino pretende e obbliga di effettuare.
Ovviamente tutti i sensi di colpa vengono sopiti con la scusante che si stanno solo seguendo degli ordini, così che i coinvolti possono andare avanti con le loro vite senza dover prendere atto delle loro azioni.
Romanzo molto forte che dopo una partenza lenta in cui conosciamo il passato di Adrian, prende il via con toni pesanti e duri quando inizia la sua vita dentro all’istituto.
Molto ben descritto anche il personaggio dell’infermiera Anna Katschenka, che ci trasmette la dualità dei suoi sentimenti. Infatti Anna ama moltissimo i bambini, li ha nel cuore, però è anche fedele e leale al regime, con un forte senso del dovere che le fa eseguire tutti gli ordini che le vengono dati, facendola passare così come un mostro disumano, ma che dentro di sé è a pezzi dal dolore.
Un romanzo che narra una realtà diversa del tempo del nazismo, una realtà più pediatrica, più infantile, una realtà che non siamo abituati a sentire e che ci distrugge l’animo durante la lettura, nonostante sia intramezzata dalla finzione romanzata.
Un modo diverso per ricordare e vivere il periodo della guerra senza fossilizzarsi sempre e solo sui campi di concentramento.

Steve Sem-Sandberg nasce nel 1958 ed è uno dei migliori scrittori svedesi apprezzati. Ha già pubblicato il romanzo Gli spodestati che è stato pubblicato in oltre 20 paesi, ed è stato un caso internazionale vincendo l’August Prize, il più prestigioso premio letterario di Svezia.
I prescelti ha vinto in Francia il Prix Médicis come miglior romanzo straniero e il Prix Transfuge come miglior romanzo europeo.

Source: libro inviato dall’editore al recensore. Si ringrazia Anna Chiara dell’ Ufficio Stampa.

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:: Attraverso i miei piccoli occhi di Emilio Ortiz (Salani 2017) a cura di Micol Borzatta

13 ottobre 2017

Attraverso-i-miei-piccoli-occhi-coverCross è un Golden Retriever addestrato per l’assistenza ai non vedenti.
Un giorno Cross, al compimento dei suoi diciotto mesi, viene portato nella struttura dove anche lui ha fatto scuola fino a quel momento, ma invece che essere portato nella zona adibita ai cani si ritrova nel lungo corridoio dove ci sono le stanza degli alunni umani. Sarà proprio qui che incontrerà Mario, un ragazzo cieco con cui condividerà il resto della sua vita.
Romanzo davvero spettacolare che riesce a far vivere al lettore la quotidianità vissute da una persona diversa da noi in maniera molto intensa e profonda e il tutto visto dal punto di vista del cane.
Infatti la voce narrante di tutta la vicenda è proprio Cross, che descriverà le sue emozioni, e di conseguenza quelle di Mario, dal momento in cui lo vide per la prima volta sulla porta della sua stanza.
Il lettore può sentire dentro di sé l’amore che un cane arriva a provare per il proprio padrone, la fedeltà e la complicità che si instaura fra i due, sentimenti puri che si espandono nell’animo del lettore scaldandolo fin nel profondo.
Un romanzo toccante ma anche ironico, intenso ma anche leggero, una lettura che riempie di emozioni forti e che chiunque ami gli animali non può farsi scappare, ma anche chi non li ami per imparare ad amarli.

Emilio Ortiz nasce nel 1974 a Baracaldo, nei Paesi Baschi, e vive ad Albacete.
Laureato in Storia, ha avuto da sempre la passione per la lettura e la scrittura, che gli ha richiesto grandissimi sforzi in quanto ipovedente, e ora completamente cieco.
Il Braille e altri sistemi e software specifici gli hanno permesso di coltivare il suo talento e arrivare a questo libro, ispirato dal legame con il suo cane guida, Spock.

Source: inviato dall’ editore al recensore, si ringrazia Matteo dell’ Ufficio stampa.

:: La strega, Camilla Läckberg (Marsilio, 2017) a cura di Micol Borzatta

15 luglio 2017
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1671
Elin, dopo essere rimasta vedova, viene assunta dalla sorellastra Britta e dal marito, padre Preben, come serva insieme alla figlia Marta.
Da quando ha dieci anni Elin ha imparato dalla nonna materna e usare le erbe e le segnature. Pratica molto pericolosa da quando il nuovo Re ha aperto la caccia alle streghe.

1985
Linda e Anders Strand vivono beatamente nella loro fattoria con le figlie Sanna e Stella.
Un giorno mentre Linda e Sanna sono a fare shopping e Anders è al lavoro, Stella è affidata alle babysitters Marie Wall ed Helen Persson.
Tornate a casa Linda e Sanna scoprono da Anders che Stella, di soli quattro anni, è scomparsa.
Verrà trovata poche ore dopo morta nel bosco intorno a casa.

2015
Eva e Peter Berg abitano nella fattoria che un tempo era degli Strand.
Una mattina Peter esce prestissimo per andare ad arare lasciando Eva e la figlia di quattro anni Linnea a dormire.
Quando Eva si sveglia e trova la camera della bambina aperta è convinta che sia andata con il padre.
A ritorno a casa di Peter i due coniugi scoprono che la figlia è scomparsa, e verrà trovata morta esattamente come trent’anni prima è successo per Stella.
Le indagini sono guidate da Patrik Hedstrom, aiutato come sempre dalla moglie Erika Falck che oltretutto sta proprio scrivendo un libro sul caso Stella.

Come ogni libro della Lackberg anche questo romanzo non delude nessuna aspettativa che ci siamo fatti quando è stata comunicata l’uscita.
Ritroviamo nuovamente i personaggi a cui ci siamo affezionati, ovvero Patrik ed Erika, insieme ai loro famigliari, e anche in questo possiamo seguire il proseguo della loro vita, che collega tutti i romanzi dell’autrice.
Anche questa volta troviamo delle descrizioni minuziose sia per quanto riguarda le ambientazioni e gli avvenimenti, che per quanto riguarda i personaggi.
Conturbante, intrigante e spettacolare, un ennesimo capolavoro dell’autrice.

Camilla Lackberg nasce a Fjallbacka nel 1974.
Ha all’attivo altri dieci romanzi della serie di Patrik Hedstrom ed Erica Falk, alcuni saggi, libri di cucina e una raccolta di libri per bambini ispirata al figlio.

Source: libro inviato dall’editore al recensore, ringraziamo Chiara dell’Ufficio Stampa Marsilio.

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:: Il giardino delle farfalle, Dot Hutchison (Newton Compton, 2017), a cura di Micol Borzatta

14 luglio 2017
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Gli agenti dell’FBI Victor Hanoverian e Brandon Eddison vengono chiamati per interrogare la vittima di un crimine che sembra tutto tranne che una vittima.
Maya, non è il suo vero nome ma al momento si chiama così, è infatti una delle farfalle che sono state rinchiuse in un bellissimo giardino vicino a una grandissima villa isolata.
Maya e altre ventidue ragazze, infatti, sono delle bellissime ragazze dai sedici a vent’anni, che sono state rapite e portate in questo giardino chiuso e trasformate in farfalle grazie al tatuaggio di immense ali sulla schiena.
Dopo una soffiata l’FBI riesce a liberarle, ma ha bisogno di sapere cosa sia successo realmente, e così Maya è costretta a raccontare gli anni di reclusione e la fine che facevano le ragazze al compimento del ventunesimo anno di età.
Un racconto che stravolge Victor, che più di una volta vorrebbe fermarsi e non ascoltare più.
Romanzo inquietante, disturbante e che fa davvero venire i brividi.
La narrazione è divisa in parti ambientati nel presente in cui Maya e Victor stanno parlando, e scritto in terza persona, e parti in cui Maya narra in prima persona tutti gli avvenimenti accadutele.
Le descrizioni sono minuziose per quanto riguarda l’ambientazione e gli avvenimenti, ma tutta la parte relativa alle farfalle è qualcosa di ancora più profondo che colpisce il lettore fin dentro l’animo, trascinandolo in un vortice di orrore e distruzione, ma anche di legami familiari, creati tra le ragazze nonostante non siano consanguinei.
La storia è spaventosa, non tanto per atti di violenza cruenta, ma per le torture psicologiche, per l’atmosfera e la routine quotidiana che le ragazze erano costrette a subire, per quello che le loro anime e i loro cuori hanno costruito per riuscire a superare giorno dopo giorno la prigionia senza fare colpi di testa, e coloro che invece non ce l’hanno fatta e si sono suicidate.
Un romanzo che destabilisce e impedirà il sonno.

Dot Hutchison, è lo stesso autore che ha scritto A wounded name, ispirato all’Amleto di Shakespeare.
Il giardino delle farfalle è stato per molte settimane in vetta alle classifiche di Amazon.

Source: libro inviato dall’ editore al recensore, ringraziamo Antonella e Federica dell’Ufficio Stampa Newton Compton.

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:: Briciole, Rocco Papa (Rune editrice, 2017) a cura di Micol Borzatta

12 luglio 2017
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Elisa Milite ha vent’anni e studia fuori sede a Roma, dove ha un appartamento tutto suo.
Figlia di un primario di chirurgia è sempre stata molto viziata e, specialmente col padre, ha sempre ottenuto tutto quello che voleva. Altro discorso con la madre, donna dalle idee chiuse e considerata dalla figlia bigotta.
È proprio a causa del pessimo rapporto con la madre che Elisa decide di anticipare il ritorno a casa di un paio d’ore, così da rimandare la comunicazione dell’esito negativo dell’esame e le conseguenti lamentele e rimproveri della genitrice, e magari avrebbe approfittato di quelle due ore per incontrarsi con un ragazzo, ma una volta scesa dal treno e avviatasi verso l’uscita posteriore della stazione, di Elisa non si ha più traccia.
Non vedendola arrivare i genitori si rivolgono all’ispettore Castaldi.
All’inizio Castaldi pensa che la ragazza sia dal fidanzato, un semplice cameriere che il dottor Milite non avrebbe approvato, ma il ragazzo non l’ha mai vista uscire dalla stazione.
nel frattempo cominciano a ricomparire gli averi di Elisa su altre scene del crimine che a prima vista non hanno nessun legame tra loro.
Castaldi seguirà ogni singolo indizio per risolvere il caso.
Un giallo tutto italiano ben strutturato.
Rocco Papa, infatti, riesce a creare una storia davvero intrigante e ben congeniata, narrata con uno stile semplice e lineare cosparso da colpi di scena e suspance che mantengono sempre viva l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina.
Le descrizioni sono davvero meravigliose, molto evocative e minuziose, riescono a creare un mondo tridimensionale intorno al lettore e a creare molti legami empatici, di diverso tipo, con i vari personaggi.
Lo sviluppo della storia è molto credibile, quasi da sembrare un reale fatto di cronaca.
Coinvolgente ed entusiasmante è un’ottima lettura, specialmente nel periodo estivo.

Rocco Papa nasce nel 1970 a Salerno, dove vive e lavora tutt’ora come giornalista. Collaboratore del quotidiano La città ha diverse pubblicazioni al suo attivo e molti premi vinti.

Source: libro inviato dall’ editore al recensore.

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:: Il racconto dell’ancella, Margaret Atwood (Ponte alle Grazie, 2017), a cura di Micol Borzatta

7 luglio 2017
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Siamo alla fine del ventesimo secolo.
Gli Stati Uniti non esistono più, il mondo è distrutto dall’inquinamento radioattivo e chimico, la crescita demografica è pari a zero. I governi decidono così che ognuno di loro può decidere come sedare le proprie rivolte senza che gli altri possano intervenire, in questo modo non ci sono più guerre.
Risultato di tutto questo è la nascita della Repubblica di Galaad, sita in tutto il Nord America e basata su un regime totalitario teocratico di ispirazione biblica, che basa la sua organizzazione sulla illegalità della lettura e la sottomissione della donna.
Infatti la donna è diventata un oggetto, definito ancella, che viene venduto al solo scopo riproduttivo, e finito lo scopo rivenduta per procreare con un altro proprietario, fino a quando non potrà più generare figli. Le ancelle non hanno nome, ma prendono il nome del loro padrone con davanti la particella di che indica proprio la proprietà.
Chi invece è sterile o troppo vecchia per procreare viene eliminata.
Difred è un’ancella di proprietà del Comandante Fred, e attraverso una serie di cassette registrate che verranno ritrovate un secolo dopo, vivremo la sua storia.
Romanzo distopico dalle tinte davvero forti che vuole raccontare di argomenti odierni, come la violenza, lo stalking, lo femminicidio, portandoli all’esasperazione, costruendo così un mondo basato su questi principi malsani.
Un miscuglio tra fantascienza e romanzo denuncia, dove la Atwood sa strabiliarci con la sua eccezionale bravura.
Descrizioni minuziose e uno stile finissimo ci permettono di farci trasportare in un mondo da incubo, ma che saprà farci interrogare sulle scelte di oggi.

Margaret Atwood nasce a Ottawa, Ontario, nel 1939.
Figlia di un entemologo e di una ex dietologa e nutrizionista, trascorse la maggior parte della sua adolescenza nelle foreste del Québec.
La scuola iniziò a frequentarla a tempo pieno solo dopo gli 11 anni, ma è sempre stata una lettrice vorace.
Iniziò a scrivere all’età di sei anni, e nell’arco di dieci anni si perfezionò a tal punto da farla diventare la sua aspirazione.
Sempre davanti a tutti, la Atwood ha iniziato a occuparsi della liberazione della donna e del cambiamento dei ruoli sessuali prima ancora che venissero divulgati, già a metà degli anni sessanta.

Source: pdf inviato dall’Editore al recensore, ringraziamo Matteo dell’ufficio stampa “Ponte alle grazie”.

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:: La donna senza passato, Anna Ekberg (Nord editore, 2017) a cura di Micol Borzatta

5 luglio 2017
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Louise Andersen è una donna tranquilla che si mantiene lavorando in un bar.
Un giorno si presenta un certo Edmund che le comunica di essere suo marito e che lei è Helene Soderberg, una ricca ereditiera scomparsa tre anni prima.
Louise è terrorizzata. I suoi ricordi non riescono ad andare indietro oltre quei tre anni in cui ha ricostruito la sua vita a Christianso.
Louise, infatti, partendo dai documenti che aveva in tasca e che le dicevano di essere Louise Andersen, visto che lei non si ricordava nemmeno come si chiamasse, ha cercato una casa, un lavoro, si è fidanzata e ha vissuto la sua vita in quei tre anni credendola vera.
Ora scopre che è tutto falso. Il test del DNA ha confermato le parole di Edmund. Allora chi è Louise e perché aveva i suoi documenti?
Altro mistero è il comportamento di Edmund, sembra quasi che le nasconda qualcosa e per questo non voglia che riacquisti la memoria.
Come risolvere entrambi i misteri?
Romanzo sconvolgente per la bravura degli autori che riescono a mischiare un intreccio di bugie, inganni e tradimenti tale da lasciare il lettore in uno stato ansiogeno e di confusione per tutta la durata della lettura.
Descrizioni minuiziose ci permettono di vivere tutta la vicenda in prima persona percorrendo un viaggio profondo nelle spire mentali dei personaggi.
Disturbante e conturbante è un romanzo che sa travolgere il nostro animo.

Anna Ekberg è lo pseudonimo dietro il quale scrive una coppia di autori.

Source: ebook inviato dall’editore al recensore, ringraziamo Barbara dell’Ufficio stampa Nord.

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