Benvenuto Franco su “Liberi di scrivere” e grazie di avere accettato questa intervista. Ho diverse domande che vorrei farti soprattutto sul tuo ultimo libro, il romanzo storico “Karolus” dedicato alla figura di Carlo Magno. Come prima domanda come ti è venuta in mente l’idea di scriverlo e quale motivazione ti ha portato a creare un romanzo così complesso e impegnativo? Anche perché la storia che racconti va proprio a scavare alle origini dell’Europa, del sogno del Sacro Romano Impero. Che idea ti sei fatto, in proposito? È importante conoscere la storia per comprendere anche il nostro presente?
R: Era da più di dieci anni che studiavo questo personaggio e cercavo documentazione storica, che in effetti è molto più abbondante di quanto si creda. L’idea che abbiamo tutti di Carlo Magno è quella un po’ polverosa e stantia che ci passa la scuola, con le solite fredde nozioni che più o meno conoscono tutti (come la famosa notte dell’incoronazione, avvenuta il giorno di Natale dell’800), ma ben poco si sa di chi fosse davvero quest’uomo, come è arrivato a essere prima re dei Franchi e poi imperatore del Sacro Romano Impero, e quanta importanza hanno avuto le sue imprese e i suoi editti nella costruzione dell’Europa moderna. l’Europa come la conosciamo oggi, di cui tanto si parla per questioni geopolitiche, energetiche, sociali, economiche e culturali, e che nasce proprio grazie a Carlo Magno, capace di difenderla dalle invasioni del mondo arabo dalla Spagna, da quello degli Avari e da Bisanzio dall’est, e dalle scorrerie di Sassoni e Norreni dal nord. Insomma, l’Europa unita è fortemente debitrice a Carlo Magno per avere fondato le basi della sua stessa esistenza, e nel mio romanzo cerco di far capire come questo sia avvenuto. Soprattutto oggi, quando non si fa altro che parlare di Europa unita e delle guerre e delle pressioni che arrivano da est, proprio da quei territori che un tempo si chiamavano Pannonia. Ottimo esempio di come la grande Storia sia capace di spiegare certi meccanismi del presente che troppi di noi ignorano.
Ricordo che prima della pubblicazione eri molto preoccupato di eventuali critiche legate al fatto che nel libro avresti dato spazio alla vita sessuale di questo personaggio, perché con la sensibilità di oggi alcuni aspetti certamente potrebbero essere criticabili. Erano paure tue infondate? Tutti hanno capito che ti sei attenuto semplicemente alla veridicità storica?
R: Al momento sembra che i lettori abbiano compreso quali sono stati i problemi a cui sono andato incontro. Descrivere la vita di Carlo Magno sarebbe stato impossibile, senza parlare delle sue donne. Non solo la madre, che ha avuto un ruolo fondamentale nella sua crescita, ma anche le sorelle, le figlie e, soprattutto, le mogli, le amanti e le concubine. Perché era a loro che Carlo Magno si rivolgeva quando aveva un problema di qualsiasi titpo, era con loro che si confidava, era loro che ascoltava per schiarirsi le idee e prendere decisioni. Non c’era solo il desiderio, la necessità di avere rapporti per avere figli, ma anche l’esigenza di confrontarsi con loro nell’intimità, lontano dai giochi di potere della corte, per sentirsi perfettamente a suo agio quando doveva prendere decisioni importanti per se stesso, per la famiglia e per il regno. Dunque dovevo dare profondità a queste donne, che da quanto affermato dai documenti più antichi erano sinceramente innamorate di lui, così come lo era Carlo, e mettere il lettore a proprio agio, quando le scene da descrivere li mostravano insieme, magari nell’intimità, sotto le coperte. Il problema è che l’età media di queste mogli, amanti e concubine era davvero molto bassa, e dunque per la mentalità corrente poco più che bambine. Come affrontare la cosa? Sorvolare, per esempio, sul fatto che l’ultimo figlio Carlo Magno lo ebbe a 65 anni, da una concubina che ne aveva solo 13? Oppure provare semplicemente a rendere i tempi così com’erano, sperando che i lettori capissero che era solo l’esigenza di ricostruire nel modo più realistico possibile l’epoca che stavo descrivendo? Ho scelto questa seconda strada, e al momento sembrerebbe che sia stata quella giusta.
Secondo te è ancora vivo il preconcetto secondo cui i romanzi storici, dove si narrano battaglie, avvenuture, con connotazioni anche un po’ osè – scusa, questo termine mi fa sembrare arrivata dall’Ottocento in carrozza, ma per specificare cosa intendo mi sembra il più ideoneo – siano letture prevalentemente maschili, e che le donne prediligano i romanzi rosa, romantici e diciamo all’acqua di rose?
R: Purtroppo il preconcetto c’è ancora, e credo sia un peccato, perché il romanzo storico è un genere di narrativa valido per tutti i tipi di lettori. Da parte mia cerco sempre di inserire le donne che hanno avuto dei ruoli nelle storie che racconto, siano essi ruoli di primo piano o secondari, perché proprio come nella vita reale senza le donne i cosiddetti “grandi uomini” non sarebbero andati da nessuna parte. Il problema è che la Storia tende a dimenticarsi delle donne, limitandosi ad annotare fatti ed eventi legati alle imprese dei personaggi noti, che nell’antichità erano quasi sempre uomini (a parte qualche caso eclatante di donne di primo piano, come Cleopatra, Lucrezia Borgia, la regina Vittoria). E questa cosa mi ha sempre infastidito, perché senza donne valorizzate per quello che sono state, i romanzi storici si riducono a essere sterili resoconti di battaglie e scontri fra popoli. Troppo spesso in passato è stato così, e questo ha originato l’idea che il pubblico prevalente di questo genere di romanzi fosse maschile. Oggi non è più così, e il merito forse va anche al fatto che sempre più spesso si riconosce nei romanzi storici il ruolo fondamentale avuto dalle donne del passato, diversamente da quanto accade nei libri di storia.
Ricollegandomi alla precedente domanda, tu dirigi anche collane editoriali per cui hai il polso della situazione, in percentuale le donne che comprano libri sono più degli uomini? O hai altri dati?
R: I dati del mercato ci dicono che le donne sono la maggioranza di chi compra e legge libri. Almeno il 60%, secondo le ultime statistiche che ho letto. E lo fanno con più entusiasmo e voglia di condividere questa loro passione. Basta guardare cosa avviene sui social, dove esistono centinaia di donne e ragazze che hanno blog in cui parlano di libri, pagine Facebook o profili Instagram e Tik Tik in cui raccontano le loro esperienze e diffondono il valore della lettura, e la magia di questo atto che permette alle persone di compiere dei viaggi meravigliosi con la fantasia, per vivere avventure in prima persona in luoghi, tempi e situazioni che mai avrebbero immaginato. Cresce sempre più anche il numero delle autrici, e in editoria gli operatori che si occupano delle scelte dei titoli da pubblicare, della loro lavorazione, della promozione e della diffusione sono sempre più al femminile.
Che aspetti hai privilegiato nella stesura del tuo libro e come sti sei documentato?
R: Vedi, il senso del romanzo storico è uno solo: dare modo ai lettori di immergersi in un’epoca passata per vivere un’esperienza fuori dal comune, che non si potrebbe sperimentare in altro modo (almeno fino a quando non si inventerà la macchina del tempo). Per farlo, occorre dare la possibilità ai lettori di immedesimarsi nei personaggi delle nostre storie, perché solo così possono vivere nel romanzo come se tutto ciò che accade sia vero, e soprattutto ne siano protagonisti (insieme ai personaggi con cui si sono immedesimati). Essendo questo il meccanismo, diventa facile capire che quando si chiede al lettore di assumere le spoglie (fisiche e mentali) di un grande personaggio che ha fatto la Storia, si ottiene più facilmente il risultato di divertirlo ed eccitarlo. Prima, però, bisogna studiarlo a fondo, diventare una sola cosa con lui, e questo richiede impegno, studio, lavoro. D’altra parte, se si chiede al lettore di immedesimarsi in Mario Rossi, vissuto negli anni 2000, è una cosa, se lo si porta nel corpo e nella testa di Carlo Magno nell’ottavo secolo… be’, l’avventura che si promette di far vivere al lettore sarà molto più intensa, più coinvolgente. Ma a maggior ragione deve risultare un’esperienza realistica, per cui tutto ciò che si scrive deve essere credibile, coerente, plausibile e perfettamente contestualizzato con quanto ci dicono gli studi storici. È indubbio che il fascino di certi grandi uomini (o donne) della Storia può interessare a tutti, e questo è uno dei motivi per cui il romanzo storico non ha mai subito disaffezione da parte dei lettori. Nel mio “Karolus” si vive per 730 pagine immedesimati con uno degli uomini più straordinari, controversi, intelligenti e rivoluzionari che siano mai esistiti, e la promessa che faccio ai lettori è di vivere una bella avventura ma anche di capire con me e con Carlo Magno che cosa ha significato cambiare il mondo, per traghettarlo fino all’ordine sociale che conosciamo oggi.
Da narratore la figura di Carlo Magno ti è stata congeniale o hai trovato parti difficoltose da trattare?
R: Mi sono riconosciuto spesso in lui, in tante sue scelte e prese di posizione, ma come è giusto che sia mi sono anche scontrato con tante cose che ha fatto, frutto della mentalità dell’epoca in cui ha vissuto, che era ben diversa dalla nostra d’oggi. La difficoltà principale, quando si scrive di questi personaggi del passato, è riuscire a capire i percorsi psicologici – derivativi spesso della cultura e della società dell’epoca – che hanno seguito e che li hanno convinti a prenedere certe decisioni piuttosto che altre. Il compito del narratore storico non dovrebbe essere quello di giudicare, e dunque di interpretare secondo i propri parametri le gesta degli uomini del passato, bensì cercare di ricostruire nel modo più coerente, veritiero e plausibile possibile ciò che è avvenuto, e dare le chiavi di interpretazione psicologica che hanno portato i protagonisti coinvolti a fare certe scelte. Un’impresa non da poco, che però mi ha sempre affascinato.
Grazie della disponibilità e del tempo che mi hai dedicato. Come ultima domanda parlaci dei tuoi progetti futuri.
R: Grazie a te per l’ospitalità. Al momento i miei progetti prevedono un intenso tour di promozione di “Karolus”, che vorrei far conoscere a quanti più lettori possibile perché credo sia un romanzo – e un personaggio – che merita di essere letto. Nel frattempo mi sto dedicando al lavoro di costruzione della scaletta del prossimo libro, che vedrà la luce nel 2024, e di cui, per scaramanzia, preferisco non rivelare ancora a cosa si ispira.