:: Pietro e Paolo di Marcello Fois (Einaudi, 2019) a cura di Eva Dei

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Pietro e PaoloPietro Carta e Paolo Mannoni sono amici fin dall’infanzia. Nati entrambi a Nuoro nel 1899, li unisce un rapporto fraterno, a tratti simbiontico. A separarli però ci ha pensato la vita: il primo figlio di poveri braccianti, l’altro ultimo figlio di una delle famiglie più ricche della città. I due crescono insieme: Paolo tra le agiatezze che gli permette la sua classe sociale, Pietro con gli scarti che rimangono. Ma nonostante tutto i due restano inseparabili: Paolo racconta a Pietro quello che impara a scuola, Pietro dal canto suo lo istruisce sulle cose pratiche della vita. Sapere teorico ed empirico, ricchezza e povertà, “verbi servili e ausiliari” sembrano trovare il loro equilibrio, finché la storia non entra in scena con prepotenza. L’aria nefasta della Prima Guerra Mondiale ha già investito la Sardegna, molti uomini sono stati reclutati, ma dopo la disfatta di Caporetto è arrivato il momento di richiamare i più giovani. Tra questi c’è anche Paolo. A nulla valgono i tentativi di Don Pasqualino, suo padre, di ricorrere ad amicizie e promesse per salvare il figlio dall’arruolamento. Resta solo una cosa da fare, convincere Pietro, l’amico fedele, il ragazzo povero ma di buon cuore, ad arruolarsi come volontario per proteggere Paolo. Don Pasqualino non esita nemmeno un momento a legare a doppio filo la vita di Pietro a quella del figlio: deve diventare la sua ombra, seguirlo e difenderlo dai pericoli. Lo deve fare per riconoscenza, per assicurarsi il benessere della propria famiglia e soprattutto lo deve fare se crede nell’amicizia.
Una volta finita la guerra Pietro e Paolo faranno ritorno a casa, ma niente sarà più come prima.
Dopo il folgorante Del dirsi addio (Einaudi, 2017), Marcello Fois torna in libreria con Pietro e Paolo.
Un romanzo più breve, diciasette capitoli che si sviluppano come una sorta di conto alla rovescia. Il lettore si incammina con Pietro al capitolo sedici, in una passeggiata che lo condurrà indietro nel tempo, nella storia, fino a raggiungere il capitolo zero, la meta finale, che altro non è che l’incontro con Paolo. Una storia più breve, più snella, che probabilmente nella penna di un altro autore non avrebbe reso altrettanto bene.

Il dio dei racconti, quello che sa ogni cosa prima che diventi voce o avvenga sul foglio, avrebbe potuto dichiarare il perché e il percome. Avrebbe potuto cioè rendere inutile qualunque resoconto e di conseguenza, se stesso. Da tempi immemorabili gli dèi omettono i particolari salienti per difendere il proprio significato. Spargendo solo briciole di senso. Sicché agli umani, auditori, lettori, non resta che raccoglierle come quei passeri.

La maestria di Fois, però, viene fuori fin da subito in questo moderno “Il principe e il povero”. L’autore costruisce un microcosmo narrativo; nonostante alcune incursioni di personaggi secondari ma pregnanti, il fulcro dell’intera vicenda, ruota intorno ai due giovani amici. Allo stesso modo un legame intimo e profondo al centro di tutto: l’amicizia. Ma anche Nuoro, il cuore della Sardegna, sembra un luogo rarefatto, dove il paesaggio la fa da padrone, grazie anche alle precise descrizioni naturalistiche dell’autore. A schiacciare questo microcosmo e il suo fragile equilibrio ci pensa qualcosa di esterno, di lontano come la prima grande guerra moderna.
Infine il titolo non può non rievocare l’immagine dei due santi omonimi. Nascosto a un primo sguardo un filo sottile che unisce religione e laicità si muove nel testo di Fois. Si parla di apparizioni note, come quelle di Fatima, che però vengono completamente dissacrate. Fa da contraltare a questa scelta il voto segreto che i due amici fanno a S. Lucia prima della loro partenza per la guerra; un voto che racchiude allo stesso tempo sia il futuro dei due amici, ma che è anche una sorta di simbolo, una promessa, insita nei loro stessi nomi: Paolo, il santo accecato dall’apparizione di Gesù e Pietro, colui che come invisibile, riesce miracolosamente a sfuggire al carcere.

Marcello Fois (Nuoro 1960) vive e lavora a Bologna. Tra i tanti suoi libri ricordiamo Picta (premio Calvino 1992), Ferro Recente, Meglio morti, Dura madre, Piccole storie nere, Sheol, Memoria del vuoto (premio Super Grinzane Cavour, Volponi e Alassio 2007), Stirpe (premio Città di Vigevano e premio Frontino Montefeltro 2010), Nel tempo di mezzo (finalista al premio Campiello e al premio Strega 2012), L’importanza dei luoghi comuni (2013), Luce perfetta (premio Asti d’Appello 2016), Manuale di lettura creativa (2016), Quasi Grazia (2016), Del dirsi addio (2017 e 2018), il libro in versi L’infinito non finire (2018) e Pietro e Paolo (2019).

Source: libro del recensore.

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