Ricordo Steve Martin colorare, con la sua inconfondibile chioma bianco-neve, i film visti e poco capiti nella mia infanzia. Eppure le amavo – queste commedie per adulti che chiaramente non erano state prodotte per me, semmai per i miei genitori – e le guardavo e riguardavo per provare ancora una volta quella simpatia naturale che Martin mi causava a ogni apparizione. Mi ero affezionata ai suoi ruoli da comico temperato, non grottesco ma un po’ parodico, ammantato da quella dolce tristezza tipica dei clown.
Poi mi trovo in mano, per caso, un romanzo firmato proprio da lui.
Un cuore timido, recita il titolo.
Un romanzo d’amore?
Solo collateralmente. Solo nella misura in cui qualsiasi essere umano – anche quelli per cui farsi amare è più difficile – inciampa nell’amore.
Un cuore timido è la storia, scritta in prima persona, di Daniel Pecan Cambridge, trentenne (forse, dipende dal momento) la cui vita quotidiana è strutturata e cadenzata dalle nevrosi che formano il suo carattere. Daniel è un ossessivo compulsivo al penultimo stadio, un passo prima di cadere definitivamente nel proprio mondo interiore fatto di simmetrie da rispettare, proporzioni da ristabilire e calcoli matematici con cui riempirsi la mente nel caso in cui il mondo esterno, caotico e irrazionale, disturbi troppo il suo precario equilibrio. Daniel è un genio, ma di quella specie che paga a caro prezzo il proprio vantaggio. Ma Daniel è anche e soprattutto un essere umano che non demorde, neanche e soprattutto dinnanzi a se stesso, che continua imperterrito a inseguire i propri sogni.
Il sogno corrente di questo cuore timido è Elizabeth, agente immobiliare tanto perfetta quanto lui è imperfetto. Lei è la Donna Ideale, il fine ultimo, ma non l’unica che causi in Daniel un tenero affetto. C’è anche Philipa, attrice costantemente emergente e sua dirimpettaia, troppo attraente per essere un’amica con tutti i crismi del caso, troppo amichevole per fantasticare romanticherie su di lei. C’è poi Zandy, farmacista da cui Daniel acquista i propri farmaci, presenza costante nella sua vita ma proprio per questo irraggiungibile: difficile flirtare con una donna che sa esattamente quanto fuori di testa tu sia. Infine c’è Clarissa, apprendista strizzacervelli a cui è affidato, due volte a settimana, Daniel.
Sarà proprio Clarissa – la persona che, per deontologia, dovrebbe essere più distaccata – che aprirà a Daniel il mondo delle relazioni “normali”, che di normale, una volta viste da vicino, hanno ben poco. Lei ha tanti problemi quanti ne ha lui, semplicemente di natura diversa: ha un figlio e nessun padre che lo possa crescere degnamente. Paradossalmente sarà proprio il disadattato Daniel, più per caso che per scelta, a trovarsi in casa il piccolo Teddy e a occuparsi di lui; e sarà proprio questo bambino, paradossalmente, a insegnare a Daniel a risolvere i propri problemi. Beh, almeno alcuni. Abbastanza per aprire uno spiraglio nella propria gabbia di nevrosi, e quindi amare e farsi amare.
Paradossalmente, ora sapevo del mio strizzacervelli più di quanto lei sapesse di me, dato che non le avevo mai permesso di valicare i confini delle mie compulsioni, che d’altra parte esistono proprio per questo.
La scrittura di Steve Martin evoca quell’amara, un po’ comica, dolcezza con cui l’attore ha costruito molti dei suoi personaggi. La sua è una prosa semplice, a tratti pedante e infantile – come deve essere, trattandosi di un personaggio come Daniel – e a tratti incredibilmente acuta e tagliente proprio grazie allo sguardo disincantato con cui descrive la “normalità”:
La qualità che ci accomunava consisteva nel fatto di essere brave persone. Ma non era una virtù che ci fossimo davvero guadagnati. Era una caratteristica che gli imbranati acquisiscono per default, a causa della nostra incapacità di esercitare sul mondo una forza superiore a un buffetto.
Perché leggere Un cuore timido?
Perché rientra in pieno in quel genere di romanzi che, approfittandosene della sospensione dell’incredulità del lettore, ci permettono di osservare il mondo con il punto di vista di un “folle”, e così di scoprire – grazie alla sua inaspettata iper-lucidità – quante follie compongano la “normalità”.
Steve Martin (1945) è un attore (più di cinquanta film dagli anni ‘70 a oggi), musicista (dieci album dagli anni ‘70 a oggi) e scrittore statunitense. Come romanziere, ha debuttato con Shopgirl nel 2000.
Tag: Serena Bertogliatti
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