Posts Tagged ‘Azione e avventura’

:: Delitto a Massaua (Le avventure del tenente Luigi Bianchi nell’Africa selvaggia Vol. 3) di Shanmei

21 gennaio 2024

Massaua 1886. Durante le grandi piogge invernali il giovane tenente Bianchi si trova ad indagare su un efferato delitto per scagionare Augusto Coen, un contabile di una ditta commerciale. Aiutato dal tenente Fabrizio De Angelis dovrà riuscire a dipanare un’intricata matassa tra rivalità commerciali, furti e delitti.

Terza novella della serie “Le avventure del tenente Luigi Bianchi nell’Africa selvaggia”. Dopo i sette episodi, più i racconti, della serie “Le avventure del tenente Luigi Bianchi nella Cina misteriosa” torna il tenente Luigi Bianchi in una serie che narra le sue indagini e avventure giovanili in Africa alla fine dell’Ottocento.

:: Il passato non muore di Lee Child (Longanesi 2020) a cura di Giulietta Iannone

9 luglio 2020

Il passato non muore

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Proveniente dal Maine, Jack Reacher decide di svernare a San Diego e così tra bus a lunga percorrenza dalle cromature luccicanti e brevi tratti in autostop inizia il suo viaggio. Lungo la strada fa una deviazione nel New Hampshire e quando un cartello gli indica una cittadina di nome Laconia si ricorda che era il luogo natale di suo padre Stan Reacher, e mosso da curiosità decide di andare a dare un’occhiata al posto e magari trovare la sua casa natale da cui suo padre appena maggiorenne fuggì, forse precipitosamente, per arruolarsi nei Marines.
Così inizia Il passato non muore (Past Tense, 2018) ventitreesimo libro della serie di Jack Reacher, ex poliziotto militare dedito a vagabondare per le polverose strade di un’America per certi versi ancora rurale e desolata.
Tradotto da Adria Tissoni e pubblicato in Italia sempre da Longanesi Il passato non muore segue il precedente Inarrestabile, che mi ha tenuto compagnia l’estate scorsa, e per coincidenza anche la scorsa recensione era uscita il 9 luglio.
Che devo dire mi piacciono le storie di Jack Reacher, alcune forse più di altre, ma si tratta sempre di intrattenimento di qualità, alta suspence, colpi di scena ben piazzati, coerenza narrativa di buon livello, e forse sprazzi di violenza improvvisi sempre inseriti in una certa etica del protagonista che anche se non sempre segue alla lettera la legge ha comunque un’idea precisa e personalissima di cosa sia il bene e il male. Certo Jack Reacher non è un tipo con cui ci piacerebbe davvero mangiarci una pizza assieme o averci a che fare, ma sulla pagina scritta è un personaggio davvero riuscito e capace di creare empatia con il lettore.
Questa storia mi è piaciuta per i dialoghi, asciutti, puliti, pieni per certi versi anche di umorismo (alla Jack Reacher naturalmente) e per il senso di suspense che cresce man mano che si prosegue la lettura.
Insomma ci sono due storie parallele che si alternano: quella di due ragazzi canadesi in viaggio con una grande valigia (non vi dico cosa c’è dentro, lo scoprirete sul finale e no non è un MacGuffin) e quella di Jack Reacher alla ricerca delle sue radici, in visita alla città natale di suo padre.
Già da subito sappiamo che le due storie si incontreranno, ma non sappiamo come, dove o perché. Ma sappiamo che voleranno botte da orbi, che alcuni moriranno, si spera i cattivi della storia, perché Jack Reacher non le manda a dire, e non va tanto per il sottile quando si tratta di difendere giovani donne che tornano a casa tardi la sera dopo un turno da cameriera in un cocktail bar, o ragazzi sprovveduti che voglio rifarsi una vita e invece finiscono in un motel da incubo. Perché la provincia americana è sinistra e pericolosa, nasconde insidie ad ogni angolo, anche dove meno te l’aspetti.
Jack Reacher non si smentisce, è sempre lui, rude, grossolano forse, grande e grosso e senza grandi aspettative di vita, insomma non pensa proprio di vivere abbastanza per finire la sua vita in una casa di riposo.
Lee Child scrive onesto thriller action on the road, e in questo è il migliore, quando si inizia una sua storia non si vede l’ora di vedere dove porterà. Ma non è pura azione senza contenuti, è uno specchio distorto di cosa è l’America oggi, con i suoi pregi e i suoi difetti, la tanta brava gente che dà passaggi agli sconosciuti (e gli va bene quando è Reacher a salire a bordo) e tanti altri delinquenti e gentaglia assortita interessata a fare affari nei modi più sordidi possibile.
Un po’ mi ha ricordato Prova a fermarmi, per alcune scelte narrative ma è stato un breve deja vu, questa è una storia autonoma che si regge sulle sue gambe e che aiuterà anche a fare luce su un segreto di famiglia del padre di Reacher, segreto che era sicuro non sarebbe mai venuto a galla, ma non aveva previsto di avere un figlio come Jack.

Lee Child è nato a Coventry, in Inghilterra, nel 1954. Dopo aver lavorato per vent’anni come autore di programmi televisivi, nel 1997 ha deciso di dedicarsi alla narrativa: il suo primo libro, Zona pericolosa, è stato accolto con un notevole successo di pubblico e critica, e lo stesso è accaduto per gli altri romanzi d’azione incentrati sulla figura di Jack Reacher, personaggio definito dall’autore «un vero duro, un ex militare addestrato a pensare e ad agire con assoluta rapidità e determinazione, ma anche dotato di un profondo senso dell’onore e della giustizia». Nel 2019 è stato proclamato Autore dell’anno dal British Book Awards. Lee Child vive negli Stati Uniti dal 1998.

Source: epub inviato al recensore dall’editore, ringraziamo l’ufficio stampa Longanesi.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

Bjorn il morfirio di Thomas Lavachery (Gallucci 2020) A cura di Viviana Filippini

10 aprile 2020

Bjorn

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Il mondo dove il tutto accade è il regno di Fizzland, l’anno è il 1065 e per Bjorn e la sua famiglia ogni cosa cambierà con l’arrivo di un tremendo nemico che ha la forma di neve e ghiaccio. Questo è lo scenario di “Bjorn il morfirio” di Thomas Lavachery, edito da Gallucci. Il “Demonio bianco” prenderà d’assedio i villaggi dei vichinghi, compreso quello dove vive Bjorn. L’obiettivo è preciso: sterminare la popolazione e prendere tutte le anime di ogni singolo essere vivente. Tra gli abitanti del villaggio che cercano di sfuggire al gelido nemico ci sono Bjorn e la sua famiglia. Il gruppo decide di rintanarsi in casa per trovare riparo (c’è un richiamo all’esperienza di noi chiusi in casa con il Corona-virus), mentre, per altri abitanti invece la reclusione forzata causerà forme di pazzia, di egoismo e comportamenti inaspettati. Il protagonista Bjorn è un ragazzino e lui e la sua famiglia resistono, stanno a casa e non escono, perché sanno che il pericolo è lì fuori e che basta un attimo per diventare le sue prede.  Ed è proprio in questa clausura forzata che in Bjorn comincerà a succedere qualcosa. Il ragazzo spesso e volentieri farà dei sogni dove s troverà a combattere come se fosse un guerriero e, giorno dopo giorno, risveglio dopo risveglio, Bjorn cambierà davvero. Da ragazzino timido e impacciato, si trasformerà in ciò che mai avrebbe pensato di diventare. Qualcuno gli farà notare che quel suo nuovo coraggio e maestria nel combattere ricordano molto il morfirio, un raro eroe nordico, ma Bjorn non è del tutto convinto di questo. Comincerà a cambiare pensiero, quando una serie di inaspettati eventi (la casa distrutta dalla neve, la scoperta che i nemici sono interamente fatti di ghiaccio, il trovare quella che diventerà la sua inseparabile compagna di avventure in una magnifica spada e nuove amicizie), porteranno Bjorn ad agire sul campo e a mettere in uso tutte quelle nuove qualità (energia, astuzia, intelligenza, intuito, coraggio e passione) per salvaguardare le persone che ama e la sua terra. Il romanzo è il primo capitolo di una saga con protagonista il giovane Bjorn e ha preso forma da una storia che l’autore stesso raccontava a suo figlio da piccolo. Ora, quell’avventurosa narrazione è leggibile grazie alla pubblicazione fatta in Italia da Gallucci. Nel libro c’è l’avventura, c’è un po’ di mitologia nordica con troll, giganti, lupi mannari e draghi, che permettono al lettore di immergersi un’atmosfera narrativa tipica del fantasy. Non solo, perché ad una lettura ancora più profonda si intuisce anche che il libro può essere identificato come un romanzo di formazione, perché Bjorn vive in prima persona quello che è identificabile come  un percorso di crescita, di maturazione, di scoperta del sé, di nuove competenze che erano sopite nel proprio io. Non a caso, il protagonista sarà coinvolto in una serie di eventi dove lui dovrà superare prove su prove per trovare e portare un po’ di pace. “Bjorn il morfirio” di Thomas Lavachery è una bella avventura narrativa, corredata dai disegni realizzati dell’autore, che evidenzia quanto situazioni di forte stress e pericolo possano indurre le persone (in questo caso Bjorn) a trovare il meglio delle proprie qualità da tempo sopite. Traduzione Simona Mambrini.

Thomas Lavachery è nato nel 1966 a Bruxelles, dove vive. Ha cominciato la sua carriera come disegnatore di fumetti, pubblicando le sue prime strisce a diciott’anni sulla rivista “Tintin”. Ha poi lavorato prima come sceneggiatore e poi come regista in una casa di produzione cinematografica. Ha diretto due documentari, uno dei quali dedicato alla spedizione sull’isola di Pasqua condotta nel 1934 da suo nonno, l’archeologo Henri Lavachery.

Source: inviato dall’editore Gallucci. Grazie a Marina Fanasca dell’ufficio stampa.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

Nota: disponibile anche in ebook, in alternativa scegli il punto di consegna e ritira quando vuoi.

:: Il mio nome è Jack Reacher di Lee Child (Longanesi 2019) a cura di Giulietta Iannone

18 dicembre 2019

Jack ReacherPer chi non conoscesse ancora Jack Reacher, personaggio nato dalla penna inarrestabile di Lee Child, una raccolta di racconti brevi forse è il modo migliore, a mio parere, per fare la sua conoscenza. Il mio nome è Jack Reacher (No Middle Name, 2017) ne contiene ben otto, tutti inediti in italiano (tranne Identità sconosciuta), tutti accomunati da quello spirito on the road che caratterizza la serie tanto amata dai lettori. Ma chi è Jack Reacher? Bella domanda, forse neppure l’autore ha ancora capito il suo segreto, come mai dal 1997 raccoglie così tanti lettori intenti a seguire le sue gesta. Ex militare, senza fissa dimora, in viaggio da un angolo all’altro dell’America, paladino dei deboli e degli indifesi, con un’allergia congenita verso criminali e tagliagole, Jack Reacher è un eroe anomalo in un mondo che ha davvero bisogno di eroi, di modelli a cui ispirarsi, di persone che antepongano un ideale (di giustizia, lealtà, rettitudine) ai loro meri interessi personali. E Jack Reacher è tutto questo, lo vediamo bene in questi otto racconti, che comprendono Troppo tempo, il già citato Identità sconosciuta, Tutti parlano, Non è un’esercitazione, Magari hanno una tradizione, Un tizio entra in un bar, Nessuna stanza libera al motel, e Il dipinto del diner malinconico. Due dei quali sono molto natalizi, se li leggerete capirete il perchè, soprattutto Nessuna stanza libera al motel, ma non dico di più. Un’altra osservazione che ci tengo a fare riguarda il titolo originale, che suona come ‘Nessun secondo nome’, se ci fate il caso tutti i grandi assassini americani da Lee Harvey Oswald a Theodore Robert Bundy hanno tutti un secondo nome. Insomma Jack è Jack solo Jack. Una garanzia, un uomo di cui fidarsi e su cui fare affidamento. Buona lettura!

Lee Child è nato a Coventry, in Inghilterra, nel 1954. Dopo aver lavorato per vent’anni come autore di programmi televisivi, nel 1997 ha deciso di dedicarsi alla narrativa: il suo primo libro, Zona pericolosa, è stato accolto con un notevole successo di pubblico e critica, e lo stesso è accaduto per gli altri romanzi d’azione incentrati sulla figura di Jack Reacher, personaggio definito dall’autore «un vero duro, un ex militare addestrato a pensare e ad agire con assoluta rapidità e determinazione, ma anche dotato di un profondo senso dell’onore e della giustizia». Nel 2019 è stato proclamato Autore dell’anno dal British Book Awards. Lee Child vive negli Stati Uniti dal 1998.

Source: libro inviato al recensore dall’editore, ringraziamo l’ufficio stampa Longanesi.

La gamba di legno di mio zio, Fabio Stassi (Sinnos 2019) A cura di Viviana Filippini

3 dicembre 2019

LA-GAMBA-DI-LEGNO-DI-MIO-ZIONon so, ma magari qualcuno di voi lettori ha uno zio d’America. Io non ce l’ho, ma lo ha il protagonista del libro per ragazzi “La gamba di legno di mio zio”, di Fabio Stassi, edito da Sinnos. Stassi è un autore di libri per adulti, ma in lui non manca l’entusiasmo per la scrittura per i lettori più piccoli e così è nata questa avventurosa vicenda nella quale, la fantasia e i ricordi del suo vissuto personale si mescolano dando vita ad una narrazione avvincente, accompagnata dalle colorate e simpatiche illustrazioni di Veronica Truttero. La storia è curiosa da subito, perché il piccolo protagonista ama molto leggere e la sua passione per le parole stampate è una vera e propria ossessione che lo porta ad immergersi in modo completo nei libri. Il giovane protagonista fantastica sulle creature che incontra nei libri, si immagina di vivere avventure con mostri marini, o accanto a eroici marinai pronti a solcare i mari per raggiungere le mete desiderate. Vicine a queste creature della fantasia, il protagonista conosce le vicende dei parenti emigrati per il mondo e, allora, se li immagina al fianco dei grandi personaggi trovati nei libri. Uno di questi parenti, un anziano che assomiglia ad un capitano di altri tempi per la sua barba lunga e per quella gamba rigida, è lo zio d’America, quello con la gamba di legno che parla, parla, parla, narrando al protagonista (e anche a noi) il suo vissuto. I viaggi compiuti, gli imprevisti affrontati e la voglia di mettersi in gioco dello zio dalla gamba di legno conquistano il giovane protagonista, che resta ammaliato dalla vita del parente arrivato da lontano. Raccontando della gamba di legno dello zio, Stassi narra la storia di una famiglia, dei suoi legami, di quei viaggi della speranza messi in atto da molti (indipendentemente dal colore della pelle o dalla cultura) per poter avere un futuro migliore e lo scrittore li mette accanto alla Storia e anche alla letteratura (Long John Silver, Capitano Achab, Capitano Nemo). In “La gamba di legno di mio zio”, le protagoniste sono le vite quotidiane di coloro che sono gli attori della storia (quella con la “s” minuscola), di quella storia che caratterizza le vite di ogni giorno, nella loro umile essenza che, come dimostra Stassi, nasconde qualcosa di potente, avventuroso e straordinario. Età lettura: dai 6 anni.

Fabio Stassi è uno dei più interessanti scrittori italiani contemporanei, pubblicato da Sellerio e Minimum fax. Con “L’ultimo ballo di Charlot” (tradotto in 18 paesi) è arrivato secondo al premio Campiello. Tra i premi vinti: l’Alassio, il Vittorini Opera Prima, lo Sciascia, lo Scerbanenco, l’Arpino.

Veronica Truttero è nata a Padova, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Bologna e all’Accademia Drosselmeier. È illustratrice ma anche libraia (a Ravenna anima, con Sara Panzavolta e Alice Keller, la libreria Momo). Con il suo segno versatile e la sua ironia delicata ha illustrato, nel catalogo Sinnos, diversi titoli, spesso ideati insieme ad Alice Keller, dalla narrativa al fumetto, fino all’albo illustrato.

Source: richiesto all’editore, grazie a Emanuela Casavecchi dell’ufficio stampa Sinnos.

:: Lee Child: Inarrestabile (Longanesi 2019) a cura di Giulietta Iannone

9 luglio 2019

Lee Child

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I vagabondaggi di Jack Reacher nell’America più profonda proseguono in Inarrestabile (The Midnight Line 2017), il titolo originale allude a un fatto fondamentale della storia che porterà all’ipercinetico finale.
Tradotto da Adria Tissoni e pubblicato da Longanesi il romanzo se vogliamo è un classico alla Reacher: pullman nella notte, campi di grano sconfinati, dinner e motel polverosi, autostop, luoghi dimenticati da Dio, giusto un puntino sulla cartina.
Questa volta Jack Reacher trova in un banco di pegni un anello. Ma non è un anello qualsiasi: è un anello di West Point, con all’interno un’incisione “s. r. s. 2005”. Basta quello per fargli capire che c’è qualcosa che non va. Per ottenere quel gingillo bisogna sputare lacrime e sangue, e un militare che si diploma a West Point non vende il suo anello commemorativo a un banco dei pegni. Le alternative sono poche: o è stato rubato, o è stato perso, o c’è sotto una storia molto più sinistra.
Anche solo il sospetto che il proprietario di quell’anello possa essere in pericolo, gli suggerisce di cercarlo, al limite se tutto va bene per restituirglielo, per cameratismo o spirito di corpo o come volete chiamarlo. Si sa Reacher ha leggi e regole tutte sue, di onore e lealtà, che ai comuni mortali possono sembrare bislacche o strambe, ma in realtà assolutamente in sintonia col personaggio.
E così inizia a seguire le tracce, il percorso a ritroso di quell’anello, che lo portano prima in un rifugio per biker, e da lì a Rapid City, in una lavanderia gestita da un tipo equivoco, tenuto sottocontrollo dalla polizia locale.
Dopo interrogatori sempre alla sua maniera, un’altra traccia, un altro viaggio, finchè non si aggiungono a lui altri personaggi: un investigatore privato e la sua bella cliente, alla ricerca di sua sorella.
Tassello dopo tassello il mistero si dipana, e non è una bella storia, il peggio del peggio sembra emergere dalle persone, e dirvi di più della trama sarebbe come privarvi del piacere del viaggio.
Viaggiare con Reacher è sempre interessante, per i luoghi che si visitano, per le persone che si incontrano, per il senso di libertà che si respira nei suoi romanzi, seppure i lati oscuri dell’America non siano pochi. Insomma è un thriller action on the road, dove il viaggio in sé è il bello della storia, l’avventura è parte del divertimento, e scoprire dove il mistero porta, il motore che ti fa voltare le pagine, questa volta ben 367, neanche troppe direte voi.
Ben scritto, ben tradotto, ci porta in posti che non frequenteremo mai, che non appaiono nei percorsi turistici, in compagnia di gente perlopiù poco raccomandabile, ma lo fa con una certa dose di realismo e anche molta divertita ironia.
Sempre in bilico tra il cavaliere senza macchia, e il killer senza pietà Reacher è un personaggio anomalo tra i buoni, e non un vero antieroe nel senso classico del termine. Non ha secondi fini, non ha loschi piani o vendette da attuare, non è la sete di guadagno che lo muove. Reacher resta tutto sommato un mistero, indecifrabile come una sfinge.
E una benedizione per i buoni che lo incontrano, che avranno in lui un aiuto ben poco convenzionale. Non segue leggi scritte, non giudica debolezze altrui, non evita di commettere crimini, dal furto all’omicidio, perché appunto conosce una sola giustizia, la sua.
Lee Child insomma ha rivisitato il genere western al tempo di computer, smartphone e armi moderne. E alla fine di ogni viaggio c’è un nuovo pullman da prendere, o un autostop da chiedere. E l’avventura continua.

Lee Child è nato a Coventry, in Inghilterra, nel 1954. Dopo aver lavorato per vent’anni come autore di programmi televisivi, nel 1997 ha deciso di dedicarsi alla narrativa: il suo primo libro, Zona pericolosa, è stato accolto con un notevole successo di pubblico e critica, e lo stesso è accaduto per gli altri romanzi d’azione incentrati sulla figura di Jack Reacher, personaggio definito dall’autore «un vero duro, un ex militare addestrato a pensare e ad agire con assoluta rapidità e determinazione, ma anche dotato di un profondo senso dell’onore e della giustizia». Nel 2019 è stato proclamato Autore dell’anno dal British Book Awards. Lee Child vive negli Stati Uniti dal 1998.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Tommaso dell’Ufficio stampa Longanesi (appassionato di Reacher quanto me).

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:: La macchina del tempo • L’uomo invisibile • La guerra dei mondi • L’isola del dottor Moreau di H.G. Wells (Newton compton 2018) a cura di Elena Romanello

1 marzo 2018

H. G. WELLS

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Tra i padri della fantascienza moderna non si può non citare Herbert George Wells, autore di romanzi che hanno continuato ad ispirare cinema, letteratura e altri media fino ad oggi e che hanno raccontato, spesso per la prima volta, alcuni archetipi del genere, dal viaggio nel tempo all’attacco alieno.
I romanzi di Wells si basano sulle scoperte scientifiche dell’epoca, arricchendole di elementi di fantasia senza dimenticare le basi teoriche che secondo la prospettiva imperante tra Otto e Novecento potevano funzionare: l’autore racconta alla fine dei futuri verosimili, dove si sviluppano le tendenze già emerse all’epoca. Oggi forse certe intuizioni possono sembrare superate, ma in fondo la paura che gli alieni possano attaccare la Terra e trattare i suoi abitanti come loro da secoli trattano animali e civiltà che reputano inferiori continua ad esserci ancora, così come il desiderio di scoprire come sarà il futuro e come è stato il passato e come la scienza può anche alla fine non migliorare la vita di tutti, come si era intuito già in epoca positivista.
Per questo motivo i romanzi di Wells, in un unico volumone dei Mammuth Newton Compton, sono da riprendere in mano, da leggere o rileggere, anche perché sono e restano molto scorrevoli, a differenza di altri della stessa epoca che fanno sentire ormai il peso degli anni.
La macchina del tempo racconta per la prima volta di un mezzo che può trasportare avanti o indietro nel tempo, facendo scoprire che un mondo ideale non è esistito e non esisterà, L’uomo invisibile parla alla fine di solitudine e di distacco dal mondo, oltre che di diversità, La guerra dei mondi mette al centro di tutto l’attacco alieno, che continua a spaventare anche oggi, spiace solo che non sia mai stato trasposto al cinema nell’epoca giusta in cui è ambientato, e la versione più emblematica resta quella del 1938 via radio realizzata da Orson Welles, che terrorizzò gli Stati Uniti. L’isola del dottor Moreau tratta invece il tema attualissimo del rapporto tra scienza e morale, partendo dalla sperimentazione animale, qui portata ad un estremo che oggi sta diventando tragicamente attuabile.
I romanzi di Wells sono quindi ricchi di spunti, oltre che appassionanti, scorrevoli, divertenti, nati in un mondo che sognava con il progresso ma che in qualche modo vedeva già i pericoli che poteva nascondere.

Herbert George Wells nacque a Bromley, nel Kent, nel 1866. Frequentò la Normal School of Science di Londra, e dalle conoscenze scientifiche seppe trarre linfa vitale per i suoi romanzi. È considerato il padre della fantascienza moderna, insieme con Jules Verne. Morì a Londra nel 1946.

Source: acquisto personale del recensore.

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:: Cleopatra – L’ultima regina d’Egitto – Christian Jacq (tre60 2017) a cura di Daniela Distefano

5 settembre 2017

cleopatraDiciamolo pure: gli adolescenti di oggi sono depotenziati rispetto ai teenager dell’antichità che potevano ereditare regni, imperi, principati anche in tenera età e li sapevano amministrare sotto la supervisione di un tutore non sempre in odor di saggezza.
Cleopatra era una girl che a diciotto anni ha ereditato da Tolomeo XII il regno d’Egitto.
Non era un regalo della Fortuna. Allora l’Egitto attraversava un passaggio critico del suo sistema politico.
Cleopatra doveva risollevare le sorti non solo economiche del proprio Paese. Sul suo cammino poi mille nemici (funzionari corrotti, ufficiali spietati, consiglieri sleali, e un ragazzino, suo fratello Tolomeo, che le voleva strappare il trono); l’eunuco Fotino, il precettore Teodoto e il generale Achilla, rappresentavano un consiglio di reggenza per spezzare il potere di Cleopatra. Dopo averla indotta all’esilio, volevano eliminarla.
Ma il pericolo incombente era un altro, era Roma.
Ecco allora il simulacro dell’Amore a trasfigurarle il destino.
Giulio Cesare, il padrone del mondo, divenne il suo amante.

“Una guerra civile è sempre un’impresa disastrosa” ammette Cesare.
“Se riesco a favorire una riconciliazione tra voi rinuncerai a combattere?”
“Lo prometto. E tu, rinuncerai a impossessarti del mio paese?”
“Roma ha bisogno delle ricchezze dell’Egitto, in particolare dei suoi cereali, e intendo promuovere stabili relazioni commerciali con un potere forte e duraturo.”
“Con me e Tolomeo, in altre parole.”
“Queste erano le esigenze del tuo defunto padre, e tale è la vostra legge; dal suo rispetto dipenderà una pace dalla quale trarremo tutti profitto.”
“Queste parole sagge mi soddisfano. Celebriamo il nostro patto.”

Cleopatra voleva avere un figlio da lui però, dopo la nascita di Cesarione, Cesare fu ucciso, il resto è storia nella Storia.
“Cleopatra. L’ultima regina d’Egitto” (tre60), romanzo di Christian Jacq, è una cavalcata narrativa che toglie il respiro, si lascia sfogliare con accanimento e avidamente. Un trucco da prestigiatore per far dimenticare le ore al lettore.
Ottimo compagno per chi rimane ancora in spiaggia a settembre nonostante qualche nuvola e qualche brivido non solo causato dal tempo.
Non mancano gli ingredienti genuini del racconto d’avventura, forse un po’ annacquata l’introspezione psicologica dei personaggi, forse qualche concessione furba alla verve dell’immaginazione, ma l’impalcatura letteraria regge, la sostanza è dipinta con i colori della perizia artigianale creativa di cui Jacq è maestro. Traduzione: Maddalena Togliani.

Christian Jacq ha raggiunto il successo mondiale con Il Romanzo di Ramses, una saga pubblicata in 29 Paesi che ha battuto ogni record di vendita. Un caso editoriale eclatante, nato dalla sua passione per l’antico Egitto, dai suoi studi di archeologia e dalla sua ispirata forza narrativa.

Source: Libro inviato dall’Editore al recensore, ringraziamo Barbara Trianni.

:: Review Party – I guardiani dell’isola perduta, Stefano Santarsiere, (Newton Compton, 2017)

7 aprile 2017

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Eppure, come recita un famoso adagio, conosciamo più della superficie di Marte che degli abissi dei nostri oceani. Le creature in gran parte sconosciute che li popolano rappresentano l’ultima vera frontiera della nostra nozione di biodiversità.

Nuova avventura per l’ intrepido giornalista e indagatore del mistero Charles Fort, dopo La mappa della città morta, eccolo protagonista de I guardiani dell’isola perduta, nuovo romanzo di Stefano Santarsiere. Una storia che parte da un principio scientifico affascinante, che trova le sue origini nelle origini stesse della vita sul nostro pianeta e ci porta a indagare nelle profondità degli abissi. Se la vita in superficie racchiude misteri e enigmi insoluti, non è difficile supporre quanti siano ancora i segreti degli abissi, i segreti nascosti nei punti tutt’ora inesplorati degli Oceani, luoghi occulti per definizione, e quali misteriose creature li abitino.
Se amate l’avventura insomma I guardiani dell’isola perduta è un romanzo insolito e piacevole sia per lo stile chiaro e scorrevole, sia per la capacità dell’autore di far sembrare credibili, o per lo meno molto vicine al vero, molte situazioni e veri e propri colpi di scena.
Charles Fort è a Bologna, passeggia tranquillamente dopo aver visto il suo neurologo, che lo cura per problemi di memoria, e una telefonata gli comunica che un suo collaboratore della rivista online che dirige, Luca Bonanni, è morto in un incidente stradale sulla statale Jonica, in provincia di Cosenza. A Charles Fort tocca riconoscere il cadavere. Se non fosse che l’assoluta certezza delle forze dell’ ordine che si tratti di un incidente non è condivisa dalla compagna di Bonanni, Selena Corelli, che avvicina Charles Fort e gli esprime i suoi dubbi.

La donna incrociò le braccia e avanzò di un passo. «Mi aveva confessato di sentirsi in pericolo. Si stava occupando di una ricerca, qualcosa che aveva a che fare con il mare, con l’oceano. Sapeva
che è stato per tre mesi alle isole Fiji?»
«No, non lo sapevo».
«Aveva raccolto del materiale e stava lavorando a un video».

Sul momento Charles Fort non le dà grande retta, se i carabinieri non la prendono sul serio, dandole della mitomane, perché dovrebbe farlo lui? Ma poi una misteriosa valigia, e un’ intuizione, un ricordo nella notte lo spingono a darle credito o per lo meno ad ascoltare la sua storia.

«Però mi disse anche che aveva trovato qualcos’altro», riprese la donna rientrando in corsia; il camion strombazzò furiosamente a quella manovra. «Poteva essere l’inizio di una nuova indagine.
Il suo amico pescatore gli aveva parlato di una leggenda che si tramandava nei paesini costieri del Jalisco». Gettò un’occhiata al giornalista. «La chiamavano el hermano del mar. Qualcuno o qualcosa che veniva dai luoghi più remoti dell’oceano e aiutava i pescatori a prendere il pesce nei periodi di magra».

E’ l’inizio di un’ avventura che li porta nelle isole Fiji non a caccia di tesori, ma di misteri, di misteri nascosti nei fondali dell’Oceano, inseguendo miti ancestrali tanto affascinanti e antichi quanto pericolosi. Perché c’è chi è disposto a uccidere, a commettere crimini in nome di un folle piano che bisogna fare di tutto per sventare.
Ecco in breve la trama de I guardiani dell’isola perduta, senza svelare troppo dei punti nodali, e dei numerosi colpi di scena che si susseguono per tutta la narrazione. Tra scienza e invenzione, Santarsiere ci parla di come l’evoluzione avrebbe potuto realizzarsi, oltre a indagare sui misteri della mente umana e della memoria. Insomma quando l’avventura si coniuga con la fantascienza, possono nascere libri come questo. Interessante.

Stefano Santarsiere è nato nel 1974, vive e lavora a Bologna. Ha diretto il cortometraggio Scaffale 27, aggiudicandosi il primo premio nel contest Complete Your Fiction 2012. Ha pubblicato i romanzi L’arte di Khem, Ultimi quaranta secondi della storia del mondo, e con la Newton Compton La mappa della città morta. Per saperne di più: www.santarsiere.it

:: Il forte della vendetta, Gordon D. Shirreffs (Corriere della Sera, 2016)

22 ottobre 2016

gftCredo che il più famoso scrittore di westerm (della letteratura, almeno) fu Holly Martins, personaggio non secondario de Il terzo uomo, e suo malgrado al centro di una piccola e divertita diatriba letteraria (un inside joke di Greene) che poneva la letteratura alta (di cui Holly Martins ne sapeva poco o niente) accanto alla letteratura di genere (di cui a tutti gli effetti il genere western, o più in senso lato il genere avventuroso, fanno parte). Holly Martins era un mediocre scrittorucolo senza ambizioni certo, ma è divertente vederlo scambiare per un autore di prestigio da una platea di sconcertati lettori convenuti per un reading. Che molta letteratura western sia dozzinale e standardizzata e soprattutto veicoli un immaginario forse superato e per certi versi reazionario (ci ha pensato la cinematografia degli anni 70 in poi a dare giusta dignità agli indiani per esempio e un giusto contesto storico, sempre più realistico) è pur vero, ciò non toglie che anche la peggiore è divertente e rilassante, insomma capace di intrattenere senza troppe fisime o snobistiche pretese intellettualistiche. Quando ho voglia di rilassarmi, e non riflettere sui massimi sistemi, insomma un buon western fa al caso mio, con buona pace di chi la ritiene letteratura spazzatura. Ed è così che quando mi è giunto tra le mani Il forte della vendetta (Fort Vengeance, 1957) di Gordon D. Shirreffs, tradotto da Alda Carrer, in una edizione speciale per Corriere della Sera, su licenza di Meridiano Zero di Odoya, l’ho letto con piacere. Lo stile è semplice, scorrevole, quasi ipnotico, i personaggi simpatici, l’ambientazione tipicamente western: l’Arizona selvaggia tra pini messicani, robinie e fichi d’india, fiumi e altipiani del 1870. (Non dimentichiamoci che Shirreffs scrisse anche il celebre Rio Bravo (1956), e per la sua vasta produzione è considerato a tutti gli effetti uno dei maestri del genere). Sarà che per me il western cinematografico ha il faccione sornione di John Wayne, mi è difficile non dare ai personaggi del romanzo le sembianze dei tipici attori western hollywoddiani anni ’50, ma lascio a ognuno di voi di sceglierli, se diverte anche voi questo gioco. Il forte della vendetta ha per protagonista il maggiore Dan Fayes, inviato quasi per punizione (ha un passato alquanto turbolento) a Fort Costain, uno sperduto avamposto della Frontiera, in cui i soldati invece di vivere in un regime di ordine e severa disciplina si lasciano andare alle più estreme (per l’epoca) dissipatezze: alcool, donne e gioco d’azzardo. Mettere un barlume di ordine è insomma il suo compito principale, e Dan Fayes lo prende molto seriamente, anche se diventa subito l’oggetto delle avance della seducente Melva sorella del medico militare. Anche Harriett, la figlia del padrone dello spaccio vicino al Forte, è molto gentile ed educata, insomma beato tra le donne si direbbe. Ma invece il nostro insospettito dal comportamento di alcuni soldati ha altro a cui pensare, e pian piano inizia a sospettare che ci sia davvero qualcosa di losco sotto. Infatti gli Apache di Vento Nero sono troppo aggressivi, muniti di troppe armi. Forse qualcuno all’interno del Forte li rifornisce? Dan con l’aiuto di una guida indiana, e dopo molte peripezie, (come di pragmatica), scopre cosa c’è sotto. Dunque una trama semplice e lineare, per un onesto romanzo di avventura. Buona lettura.

Gordon D. Shirreffs (Chicago 1914 – Granada Hills, Los Angeles 1996) È uno dei più celebri scrittori western, con oltre 100 romanzi all’attivo, spesso trasposti in pellicola, oltre che autore di polizieschi e romanzi di avventura per ragazzi che in qualche caso firma con diversi pseudonimi. La sua passione per il genere si sviluppò mentre militava nell’esercito, di stanza a Fort Bliss. Ben 60 dei suoi lavori trovano ambientazione nell’assolato Sudovest. Per Meridiano Zero ha pubblicato anche Troppo duro per morire (2015).

Source: acquisto personale.

:: Il figlio di Ramses – Il ladro di anime, Christian Jacq (Tre60, 2016) a cura di Laura M.

31 Maggio 2016

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Mentre si sta preparando un’ altra invasione dell’ Egitto il generale Ramesse figlio di Ramses torna a Melfi nella speranza di potere evitare al regno un nuovo massacro. Il principe Setna, il figlio minore viene gettato nelle acque del Nilo durante una tempesta, ma non affoga, lo salva Fiore una bellissima fanciulla, che non è assolutamente quello che sembra e dopo tutto lui ha sempre nel cuore Sekhet. A corte però la notizia della sua morte si diffonde come una macchia nera, mentre lui invece si dirige verso Bastet alla ricerca del vaso sigillato che contiene il segreto di Osiride, l’unica arma per fermare il Mago Nero.
Il ladro di anime è il terzo capitolo della serie dedicata alla saga di Setna, l’ultimo capitolo, La città sacra, (in cui scopriremo finalmente se il Mago Nero sarà sconfitto) sarà pubblicato a luglio sempre da Tre60. Tradotto da Maddalena Togliani, il libro ci riporta nell’antico Egitto tra maledizioni e incantesimi, testi sacri e creature demoniache, in uno slancio sempre più fantasy che vede contrapposte le forze del male e del bene in una lotta senza esclusione di colpi. E c’è anche spazio per l’amore, la storia d’amore tra Setna e Sekhet, infatti continua, sebbene anche Ramesse sia innamorato della ragazza.
Insomma Christian Jacq forse rivolgendosi a un pubblico più giovane, confeziona una storia capace di portarci in un tempo lontano, sempre all’altezza di evocare mistero e avventura. Una lettura consigliata comunque a tutte le età, e soprattutto agli appassionati di Egitto e antichità. Non proprio un romanzo storico, ma sicuramente impreziosito da accurati dettagli storici che ne fanno un capolavoro del genere.

Christian Jacq, nato a Parigi nel 1947, scopre il fascino dell’Antico Egitto a tredici anni, attraverso alcuni libri della biblioteca di famiglia. Quattro anni dopo riesce a coronare il sogno di visitare la terra dei Faraoni e in quel momento il suo destino gli è chiaro: dedicherà la propria vita a quel Paese, a quella Storia, a quel mondo. Dopo aver studiato Lettere e Filosofia, il giovane Jacq si dedica allo studio dell’Archeologia e dell’Egittologia, conseguendo prima la laurea e successivamente un dottorato presso la Sorbona. Dopo aver pubblicato diversi saggi ed essersi guadagnato gli elogi del mondo accademico francese, Jacq decide di cimentarsi nella narrativa. Il successo arriva nel 1995 con la saga di Ramses: pubblicata in 29 Paesi, raggiunge ogni record di vendita.Oggi Christian Jacq torna con una nuova saga dedicata all’Antico Egitto che, grazie alla sua passione per quella civiltà ancora ricca di misteri, ai suoi numerosi studi e alla sua strepitosa vena narrativa, sta nuovamente scalando le classifiche internazionali.

Source: acquisto del recensore.

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:: Personal, Lee Child (Longanesi, 2016) a cura di Giulietta Iannone

2 aprile 2016

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Mi hanno cercato la prima volta due giorni dopo che un uomo aveva tentato di uccidere il presidente della Repubblica francese. L’avevo letto sui giornali. Un colpo messo a segno da lontano, con un fucile, a Parigi. Nulla che mi riguardasse. Io ero a novemila chilometri di distanza, in California, con una ragazza conosciuta su un pullman. Lei voleva fare l’attrice, ma io no, quindi dopo quarantott’ore passate insieme a Los Angeles ognuno aveva ripreso la sua strada. Di nuovo su un pullman, ero andato a San Francisco, dove ero rimasto per un paio di giorni, poi avevo fatto tappa a Portland, nell’Oregon, fermandomi per altri tre, e infine avevo proseguito per Seattle. Arrivati a Fort Lewis, due donne in uniforme militare erano scese lasciando sul sedile vicino a me una copia dell’Army Times del giorno prima.

Che se ne fa Jack Reacher di un passaporto (nuovo di zecca e indubbiamente autentico)? Semplice, deve lasciare l’America per una missione all’ estero, richiamato in servizio (si fa per dire) per onorare un vecchio debito con un generale che non aveva detto tutto quello che aveva visto. Un favore, di quelli che si fanno per spirito di corpo tra membri della stessa arma, per solidarietà, rispetto, stima. Non si rovina un collega, insomma.
E sono cose che non vanno in prescrizione, per cui quando Reacher vede su una copia dell’Army Times, abbandonata su un pullman, un messaggio indirizzato proprio a lui, vede proprio al centro della pagina, un riquadro largo quanto un’intera colonna conteneva cinque parole stampate in grassetto: JACK REACHER CHIAMI RICK SHOEMAKER, non ha scelta, i vecchi debiti si onorano, nella rigida etica e scala di valori che da sempre rispetta.
Un tale, John Kott, un brutto ceffo, un cecchino infallibile, uno che Reacher aveva contribuito a mettere in galera sedici anni prima, è il miglior candidato per avere sparato al presidente francese da una distanza che lo inchioda. Solo lui, e altri pochi che si contano in una mano, sparano da così lontano, facendo centro. Poi naturalmente c’era il vetro antiproiettile, (tenete a bada questo dettaglio se volete capirci qualcosa) e il presidente è illeso. Ma Kott è in circolazione, uscito freso fresco di galera, e il G8 si presenta come la sua nuova grande occasione per dimostrare al mondo quanto vale.
Reacher viene in un primo tempo spedito a Parigi, sul luogo del delitto mancato, e qui grazie a un soffio di vento letteralmente la scampa. Poi assieme a Casey Nice viene spedito a Londra. La sua missione: catturare, e possibilmente uccidere, John Kott. Un altro generale americano lo pretende, una leggenda, un tipo abituato a farsi ubbidire.
Questo è quello che appare, ma naturalmente le cose non stanno così. Toccherà a Reacher scoprire le carte e salvarsi la pelle, (Kott ha nella sua casa in Arkansas sagome con la sua faccia, su cui si è esercitato) e tra cecchini, gangster serbi, mafiosi inglesi (tra cui un tizio alto più di due metri che si è costruito una casa a misura di gigante), e altre piacevolezze non sarà esattamente una passeggiata. Ma Reacher è il migliore, sia quando si tratta di prendere decisioni sul campo o di menar le mani, e Casey Nice è una valida spalla. Insomma il cattivo verrà sconfitto, è indubbio, e il nostro potrà continuare il suo viaggio solitario. Non ci sono dubbi.
Non si leggono i libri di Jack Reacher per scoprire se riuscirà a conservare la pelle fino alla parola fine, si leggono perché è divertente leggere le sue avventure, seguirlo e partecipare con lui a storie incredibili, dove l’eroe non delude.
Jack Reacher è un eroe all’antica, sa sempre cosa è la cosa giusta da fare e ha il coraggio di farla. Per uno che viaggia con come unico bagaglio uno spazzolino da denti nella tasca, non è poco. Non ha bisogno di carte di credito, prende i soldi ai cattivi di turno, quando capita e dorme nei migliori alberghi, viaggia in taxi, o in aerei privati, (o di linea quando il budget statale esige) trova le armi di cui ha bisogno, anche se preferisce una sana scazzottata (anche se il suo pugno uccide, non pochi possono confermare).
Insomma i suoi libri sono romanzi d’azione, con una trama e un lieto fine (se per lieto fine considerate che Jack Reacher riesce sempre a difendere la sua libertà). Ma Reacher non è un ingenuo, sa bene quali sono le regole del gioco, sa bene che si governa il mondo non esattamente con le buone maniere, prima l’ hanno fatto gli inglesi, (ricordiamo che Lee Child gioca in patria) e ora lo fanno gli americani.
Personal (Personal, 2014) edito sempre da Longanesi e tradotto da Adria Tissoni, è un romanzo che non delude gli storici fan di Jack Reacher che amano l’azione, l’avventura, e che questa volta allarga il campo di azione toccando Francia e Regno Unito. Lee Child non perde colpi con il passare del tempo, anzi aggiorna le sue storie, e si vede che ama il suo personaggio, e questo si trasmette ai lettori. Non vedo l’ora di una nuova avventura. Ormai sono Jack Reacher addicted. Uscito il 1 aprile, quindi già in libreria e negli store online.

Lee Child è nato a Coventry, in Inghilterra, nel 1954. Dopo aver lavorato per vent’anni come autore di programmi televisivi, nel 1997 ha deciso di dedicarsi alla narrativa: il suo primo libro, Zona pericolosa, è stato accolto con un notevole successo di pubblico e critica, e lo stesso è accaduto per gli altri romanzi d’azione incentrati sulla figura di Jack Reacher, personaggio definito dall’autore «un vero duro, un ex militare addestrato a pensare e ad agire con assoluta rapidità e determinazione, ma anche dotato di un profondo senso dell’onore e della giustizia». Lee Child vive negli Stati Uniti dal 1998.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Tommaso dell’Ufficio stampa Longanesi (appassionato di Reacher quanto me).

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.