Posts Tagged ‘Corbaccio’

:: L’ossessione di Wulf Dorn (Corbaccio 2021) a cura di Giulietta Iannone – spoiler free

5 giugno 2021

A dieci anni dall’uscita de La psichiatra, e per chi conosce tutta la serie dei libri di Wulf Dorn dopo Phobia, torna il personaggio di Mark Behrendt: ex psichiatra sospeso dalla professione, provato dalla morte della compagna Tanja, recluso in un condominio fatiscente, e sobrio da circa un anno dopo un lungo periodo di buio alcolismo.
Insomma una vita in pezzi, combattuto tra la tentazione di cercare e uccidere l’assassino della sua compagna (che gli appare ancora in sogni inquietanti e dai risvolti horror) e quella di porre fine alla sua vita per trovare la pace.
Proprio quando, arrivato al limite, sta per usare la sua Glock contro di sé, la telefonata di un’amica, Doreen, gli salva letteralmente la vita e gli ricorda di un appuntamento a cena dalla donna anche lei ex alcolista. Dopo alcuni scambi di battute e una dolorosa confessione della donna sul suo doloroso passato qualcuno suona alla porta.
Da questo momento in poi sarà l’inizio di un incubo ancora più oscuro di quanto già non sia la vita di Mark Behrendt: entrambi vengono drogati e la donna rapita proprio dall’assassino di Tanja che dà a Mark uno stretto lasso di tempo per trovare qualcuno senza dare altre indicazioni. Se non esegue il compito, Doreen morirà.
E così da questo momento inizia una vertiginosa lotta contro il tempo per scoprire come fare a liberare la donna.
Non dirò altro della trama per non svelare intrecci e colpi di scena e soprattutto perché come al solito Wulf Dorn ci conduce nei meandri più oscuri della mente umana e alla radice stessa dei meccanismi che generano la paura e l’ossessione e sarebbe sleale anticipare troppo.
L’ossessione è appunto il titolo italiano del romanzo, tradotto da Alessandra Petrelli ed edito da Corbaccio, storico editore italiano di Dorn. Se vogliamo questo romanzo annoda molti fili, e dà compimento a cose lasciate in sospeso nei precedenti romanzi. Lasciando tuttavia aperte alcune porticine per un eventuale seguito.
Ma il mondo narrativo di Dorn è fatto così personaggi ricorrenti, scenari abituali e fintamente rassicuranti, un universo insomma coeso e coerente che dà la sensazione di leggere un unico romanzo in tante puntate, sebbene ogni libro naturalmente sia perfettamente autonomo e autoconclusivo.
Questa volta i temi principali che Dorn analizza sono la vendetta e la colpa, costruendo una storia labirintica e vagamente onirica, con una spruzzatina di horror come ci ha abituati negli anni.
Un buon thriller insomma, ben congegnato, con un colpo di scena più incisivo di tutti gli altri che ribalta davvero la situazione (e che non avevo affatto intuito). E non era facile trovare nuove strade narrative e un finale spiazzante altrettanto di impatto come per La psichiatra.
Naturalmente sono passati dieci anni, il pubblico dei lettori è anche più smaliziato e stiamo uscendo a fatica da una pandemia, molte circostanze sono oggettivamente cambiate dal 2010, ma Dorn resta il migliore in circolazione quando si tratta di sondare gli abissi della mente umana che portano alla perdizione, meccanismo che non tocca solo i villain della situazione ma anche i personaggi positivi per cui facciamo il tifo. Buona lettura!

Wulf Dorn è nato nel 1969. Ha studiato lingue e per anni ha lavorato come logopedista per la riabilitazione del linguaggio in pazienti psichiatrici. Vive con la moglie e il gatto vicino a Ulm, in Germania. In Italia Corbaccio ha pubblicato La psichiatra, che è diventato un bestseller grazie al passaparola dei lettori, Il superstite, Follia profonda (tutti anche in edizione TEA) e Il mio cuore cattivo.  http://www.wulfdorn.net

Source: libro inviato dall’editore. Ringraziamo Valentina dell’ufficio stampa Corbaccio.

:: Senza colpa di Charlotte Link (Corbaccio 2021) a cura di Giulietta Iannone

30 marzo 2021

Come spesso accade la chiave per risolvere il caso si trova nel passato, perché nessun crimine resta mai davvero impunito e molti segreti portano a conseguenze molto spesso imprevedibili, e soprattutto la vendetta forse è uno dei sentimenti più devastanti, è così è anche per questo libro nuova opera di Charlotte Link, la Regina del thriller tedesco che ama ambientare le sue storie in Gran Bretagna. Dopo L’inganno, e La palude, ecco Senza colpa, (Ohne Schuld, 2020), tradotto dal tedesco da Alessandra Pretelli, edito da Corbaccio nella collana Top Thriller, terza indagine dell’investigatrice inglese Kate Linville che lascia Scotland Yard per prendere servizio al commissariato di Scarborough nello Yorkshire per lavorare assieme a Caleb Hale, l’unico poliziotto che crede davvero nelle sue, pur nascoste, potenzialità. Mite, schiva, per nulla interessata a fare carriera, non ama le luci della ribalta, e lascia ai colleghi prendersi i meriti delle indagini che brillantemente risolve, e così quando gli ex colleghi di Scotland Yard come regalo di addio le regalano qualche giorno in un centro benessere vi si reca con il suo migliore amico in treno, e proprio durante il viaggio una donna viene minacciata da un uomo armato che la insegue per gli scompartimenti, Kate interviene e salva la donna a costo di una ferita di striscio. È l’inizio di un’indagine complessa e difficile che porterà a collegare il caso a quello di un’insegnante che ama fare giri in bici e una mattina viene sbalzata in aria a causa di un cavo teso sulla strada da uno sconosciuto, e anche qui viene esploso un colpo di pistola, che stranamente è la stessa con cui era stata accidentalmente ferita Kate sul treno. Apparentemente non c’è un legame tra le due donne aggredite, non si conoscono, hanno vite molto diverse ma Kate intuisce che la donna del treno non le sta dicendo tutto e inizia caparbiamente a indagare. Per non contare del fatto che Caleb Hale suo futuro diretto superiore viene sospeso dal servizio per essere risultato con un tasso alcolico sopra la media dopo un delicato tentativo di mediazione con un uomo disperato barricato in casa vacanze con la sua famiglia, la moglie e due figlie (che alla fine uccide), così Kate si trova ad avere per nuovo capo Robert Stewart. Chi conosce i libri di Charlotte Link sa già che i suoi punti di forza sono la grande fluidità narrativa e la capacità di fare appassionare ai personaggi che tratteggia con molti particolari e approfondendone il profilo psicologico, mai banale o scontato. La complessità della trama sembra davvero rispecchiare la vita reale, dove molto spesso coincidenze, incontri inaspettati, menzogne e paure costruiscono scenari di pura tensione. Kate Linville è un personaggio interessante, non brilla per simpatia ma ha lati e caratteristiche piuttosto realistiche e umane, e poi è caparbia e determinata nello scoprire la verità e diradare la nebbia di bugie e segreti che avvelenano la vita di quella comunità. Charlotte Link ama proporci fatti apparentemente slegati che poi confluiscono in un’unica trama ben concatenata e questo è forse il segreto della grande suspence che riesce a creare. Un ottimo thriller, come sempre, forse caratterizzato da una maggior lentezza e una più centrale attenzione psicologica, ma sempre di buon livello.

Charlotte Link, nata nel 1963, è una delle scrittrici tedesche contemporanee più affermate. Deve la sua fama soprattutto alla sua versatilità: conosciuta inizialmente per i romanzi a sfondo storico, ha avuto molto successo anche con i thriller psicologici, tanto che ogni suo nuovo libro occupa per mesi i primi posti delle classifiche tedesche. In Italia Corbaccio ha pubblicato «La casa delle sorelle», «La donna delle rose», «Alla fine del silenzio», «L’uomo che amava troppo»; «La doppia vita»; «L’ospite sconosciuto»; «Nemico senza volto»; la trilogia «Venti di tempesta», «Profumi perduti», «Una difficile eredità»; «L’isola»; «L’ultima traccia»; «Nobody»; «Quando l’amore non finisce»; «Il peccato dell’angelo»; «Oltre le apparenze»; «L’ultima volta che l’ho vista» e «Giochi d’ombra» (tutti anche in edizione TEA). 

Source: libro inviato dall’editore al recensore. Ringraziamo Valentina dell’Ufficio Stampa Corbaccio.     

:: Un’ intervista con Wulf Dorn, per l’uscita di “Presenza Oscura” (Corbaccio 2019) a cura di Giulietta Iannone

10 settembre 2019

Presenza oscuraBentornato Wulf su Liberi di scrivere e benvenuto in Italia. Sei qui per presentare Presenza Oscura il tuo nuovo libro, che si inserisce nel filone dello psicothriller con venature horror di cui ormai tu sei uno dei maestri europei. Insomma i tuoi libri fanno veramente paura, questo forse più degli altri perché infondo la morte è il destino ultimo di tutti, insomma non tutti moriremo uccisi da un serial killer, ma è indubbio che tutti moriremo e non sappiamo bene cosa ci aspetta dopo, nonostante le testimonianze di chi possiamo dire ha vissuto fenomeni di premorte e poi è tornato indietro. Come hai affrontato un tema così delicato, che immagino faccia paura anche a te, giusto?

Certamente più si invecchia e più si affronta il tema della morte a causa della perdita di amici, parenti, persone care. E come autore si inizia a riflettere su come scrivere di queste cose. So che si tratta di un argomento molto serio e tutt’altro che allegro ma è necessario riflettere sulla morte per comprendere il valore e il contenuto della vita e che tutto ha una fine. Essendo io una persona che vive appieno la vita non ho paura della morte. L’unica cosa che mi fa paura è che possa essere dolorosa e che possa durare a lungo.

Sei partito da esperienze reali, testimonianze di persone di paesi diversi, di culture diverse etc… che hanno vissuto si può dire le stesse percezioni: un tunnel buio, una grande luce al fondo, il rilascio di endorfine etc… Quanto c’è di scientifico in questo, e c’è una spiegazione razionale che ti ha convinto più di altre?

Da un punto di vista scientifico è possibile spiegare quasi tutto quello che succede in un caso di premorte. Alcuni aspetti tuttavia non sono ancora spiegabili scientificamente. Si tratta di fenomeni emotivi che assumono delle connotazioni individuali e lasciano spazio all’interpretazione.

Protagonisti sono dei ragazzi, due adolescenti Nikka e Sascha, di cui con molta sensibilità descrivi le fragilità, le difficoltà, le aspirazioni e i sentimenti. Conosci approfonditamente il mondo dei ragazzi, che musica ascoltano, cosa sognano, quanto per loro è importante l’amicizia e perché no l’amore. Già in Incubo, protagonisti erano adolescenti, cosa ti avvicina al mondo dei ragazzi?, e che difficoltà trovi nel parlare di questa età della vita ancora piena di aspettative e non del tutto compiuta?

Proprio quest’ultimo punto è ciò che mi affascina di più del mondo dei giovani. Da giovani si imparano le cose per la prima volta, si comincia ad avere delle opinioni e si impara a conoscere il mondo e la vita. Da adulto si perde questo tipo di sguardo e la capacità di stupirti per tutto quello che la vita ti offre. E per me come autore è una sensazione bellissima riuscire a infilarmi nei panni di un giovane e riprovare delle sensazioni che ormai erano lontane.

Inserisci sempre elementi horror, che suscitano vera paura, che incidono quasi nel subconscio, perché questa scelta? Ha una valenza catartica? Vuoi spingere i tuoi lettori a riflettere su temi anche filosofici ed etici?

Si certo impariamo molto attraverso le emozioni. E uno degli stimoli emotivi più forti è la paura.
Ci sono molte emozioni attraverso le quali impariamo ma questa è quella che mi affascina e coinvolge di più.

Ricordo che quando ero una ragazzina il terrore di mia madre era che in discoteca qualcuno mi mettesse qualcosa nel bicchiere, in questo libro denunci un problema sociale molto reale, vissuto dai genitori con grande preoccupazione, il tuo libro ha anche questo obbiettivo, sensibilizzare su questo tema?

Si purtroppo questo è un argomento che è diventato molto popolare. Naturalmente questa storia è un buon mezzo per trattare questo argomento, ammonire e mostrare cosa può succedere. C’è gente che si diverte a mettere la droga nei bicchieri altrui ma bisogna sapere che questa cosa può avere conseguenze mortali e in ogni caso conseguenze gravi per le vittime.

[Traduzione a cura di Francesca Ilardi, che qui ringraziamo.]

:: Niente è come credi di Helen Callaghan (Corbaccio, 2018) a cura di Giulietta Iannone

6 novembre 2018

Niente è come credi di Helen CallaghanNessuno è chi dice di essere, comincia così Niente è come credi (Everythings is Lies, 2018), il secondo romanzo della scrittrice inglese Helen Callaghan, edito in Italia da Corbaccio e tradotto da Chiara Brovelli, un psicothriller teso e claustrofobico che fa leva sulla paura più atavica di ciascuno di noi: non conoscere davvero le persone che vivono sotto il nostro tetto. Mariti, mogli, figli, genitori, parenti vari, amici. In questo caso Sophia, la protagonista, avrà una violenta doccia fredda quando inizierà a indagare sul passato dei suoi genitori, ma andiamo con ordine.
Sophia torna a casa dopo una notte passata a Londra e trova la madre impiccata a un grande castagno del giardino e il padre in fin di vita. Classico omicidio suicidio secondo gli inquirenti, e a parte il trauma e lo shock, Sophia non riesce proprio a credere che sua madre, timida e gentile, abbia tentato davvero di uccidere il compagno per poi suicidarsi. Non ci riesce proprio, il suo intuito le dice che è successo qualcosa di molto più terribile, se ancora fosse possibile, in quella villetta georgiana circondata dal verde e non lontana dal mare. E così inizia a indagare, per conto suo, e scopre un manoscritto: la madre aveva scritto nero su bianco dei quaderni per poi prendere contatto e accordi con un editore perché venissero pubblicati.
Non l’avesse mai fatto, si scoperchia un vero e proprio vaso di Pandora, dalle conseguenze inimmaginabili.
Chi erano davvero i suoi genitori? Cosa nascondevano nel loro passato? Si erano mai amati sul serio? E soprattutto l’avevano mai amata? Particolari che prima sì le parevano bizzarri, ma su cui c’era sempre passata su, acquistano di colpo sinistre implicazioni, e unendoli il quadro si fa terrificante. La sua vita cade in pezzi, ma sa che deve scoprire la verità, e andare fino in fondo, perché è la sola strada per fare i conti con il passato e sperare in un futuro.
Il punto di partenza è molto interessante, ricco di possibili implicazioni e futuri colpi di scena, ed è il motivo stesso per cui ho deciso di leggere questo libro. Per scoprire quale era il mistero sotteso. Per capire dove la scrittrice sarebbe andata a parare. La narrazione è in prima persona, noi scopriamo passo passo quello che scopre Sophia, partecipiamo ai suoi dubbi, alle sue esitazioni, ai suoi rimpianti, ai suoi sensi di colpa, al suo “se l’avessi saputo, l’avrei potuto evitare”. Ma sì sa i segreti sono custoditi gelosamente, e la bolla di illusione di normalità e tranquillità forse siamo i primi noi a non volere che esploda. Comunque immaginatevi il peggio, alla povera Sophia non sarà risparmiato assolutamente niente, non voglio spoilerare, ma c’è di tutto proprio. Anche, se vogliamo, sempre sul tono di una puntata dell’Ispettore Barnaby. Insomma la provincia inglese è oscura e pericolosa, non fatevi mai ingannare dalle apparenze.
Un buon thriller per passare qualche serata in tutto relax. Se non siete troppo impressionabili, naturalmente.

Helen Callaghan vive a Cambridge insieme a Aleister, il suo criceto e a una montagna di libri. Autrice di racconti, è rappresentata dalla prestigiosa agenzia Green and Heaton che ha autori come Sarah Waters e Katherine Webb. Il suo primo romanzo, L’indizio, è stato un bestseller nelle classifiche inglesi e ha venduto 100.000 copie, Niente è come credi è il suo secondo romanzo.

Source: libro inviato dall’ editore. Si ringrazia Velentina dell’unfficio stampa Corbaccio.

:: Autunno a Venezia – Hemingway e l’ ultima musa di Andrea di Robilant (Corbaccio 2018) a cura di Marcello Caccialanza

24 Maggio 2018

1La vita del grande scrittore americano Ernest Hemingway è andata in profonda sintonia, quasi in una sorta di indimenticabile romanzo poetico di esistenza umana nelle sue mille e mille sfacettature, con la sua immensa produzione letteraria, che ha coinvolto emotivamente generazioni e generazioni di lettori appassionati e mai traditi nelle loro più intime aspettative, anche nell’epilogo tragico della vita stessa di questo artista tutto tondo!
L’autore Andrea di Robilant ci offre nel suo “Autunno a Venezia – Hemingway e l’ultima musa”, edito dalla Casa Editrice Corbaccio, un periodo particolare di questa icona letteraria senza tempo: 1948 il romanziere americano decide di lasciare l’Avana per affrontare insieme alla quarta moglie, Mary Welsh, un viaggio in Europa.
Le cose tra i due non funzionano più bene; tutto sembra scricchiolare sotto i loro piedi! E forse questo viaggio potrebbe essere l’occasione più ghiotta per ritrovare quell’armonia di coppia che in precedenza li aveva sempre contraddistinti!
La coppia avrebbe dovuto approdare, con il piroscafo su cui sono imbarcati, in Provenza e più precisamente al porto di Cannes; ma un’improvviso ed alquanto pungolante maltempo, li costringe a ripiegare sul capoluogo ligure.
Per Hemingway l’inaspettato cambio forzato di programma, diventa quasi come una sorta di meraviglioso ed affascinante colpo di fulmine, che, come un incantesimo di un mago a lui amico, lo catapulta con estrema dolcezza al 1918 e più precisamente al suo lavoro di cronista svolto nei pressi del Piave.
Da questo punto in poi, ovvero fino al momento in cui lo scrittore non ritorna in connessione con il suo Io temporale, questo piccolo capolavoro assumerà quasi i delicati toni di un diario intimista, che ci racconterà, in modo minuzioso, in un crescente turbinio di emozioni sentite e vissute, di un uomo e delle sue indiscusse peculiarità! Infatti verranno ricordati, con toni vagamente nostalgici, i reportages degli anni Venti, i viaggi in Liguria e nelle Dolomiti in compagnia della prima moglie, Hadley.
Ma ogni incantesimo che si rispetti ha dunque un inizio ed una fine e qui la fine coincide con l’assedio mediatico dei paparazzi nei confronti dell’autore e di riflesso nei riguardi della sua quarta moglie, il tutto si gioca in maniera roccambolesca al molo.
Hemingway decide così di cambiare itinerario al fine di ritrovare quell’ispirazione che aveva perduto da tempo: da circa otto anni la sua penna prolifica non aveva versato più una goccia di inchiostro, suscitando malcontento tra critica e pubblico. Suo ultimo successo editoriale era stato “Per Chi Suona La Campana”, del 1940.
A Stresa e a Cortina ha l’opportunità di conoscere i suoi editori italiani, Giulio Einaudi e Arnoldo Mondadori e perfino la sua fedele traduttrice Fernanda Pivano. Nel nostro Paese il Maestro entra in contatto anche con i grandi scrittori del tempo, come Calvino e la Ginzburg.
Tra una battuta di caccia ed un sontuoso party in suo onore entrerà – come fulmine a ciel sereno- nella sua vacanza italiana: la città di Venezia.
Qui l’uomo-l’artista si innamorerà pazzamente dell’aristocratica Adriana Ivancich, la quale avrà l’onere e l’onore di incarnare la sua ultima Musa ispiratrice. Grazie a lei, nonostante la relazione sia complicata ed apparentemente platonica, Ernst ricomincia a scrivere con gioia e con cuore. Adriana sarà quindi la Renata di “Di là dal fiume e tra gli alberi”; con lei accanto, una volta tornato a Cuba, scriverà quel capolavoro dal titolo “Il vecchio e il mare”.
Nel 1954 a coronamento di questa profetica rinascita intellettuale ed umana, l’autore riceverà il Premio Nobel per la letteratura.
Di Robilant, nella sua opera, supera con grande maestria il “banale” concetto di biografia per regalare al lettore atmosfere e personaggi indimenticabili che entrano con comprovata prepotenza nel cuore e che rendono questo testo un autentico libro da “divorare” con avidità!

Andrea di Robilant è nato a Roma nel 1957. Ha studiato Storia e Relazioni internazionali alla Columbia University e ha lavorato come giornalista in Europa, negli Stati Uniti e nell’America Latina. Corbaccio ha pubblicato: «Lucia nel tempo di Napoleone», «Un amore veneziano», «Irresistibile Nord», «Sulle tracce di una rosa perduta» e «Autunno a Venezia». Vive a Roma con la moglie e i figli.

Source: libro del recensore.

:: Se ricordi il mio nome di Carla Vistarini (Corbaccio 2018) a cura di Federica Belleri

16 marzo 2018

Se ricordi il mio nome di Carla Vistarini

Clicca sulla cover per l’acquisto

Torna, dopo “Se ho paura prendimi per mano“, l’autrice delle migliori canzoni italiane, Carla Vistarini. Smilzo, il protagonista di questi due romanzi, è spalmato su un’isola caraibica a godersi il sole e il mare. È un ex finanziere romano. Ha trentasei anni ed è ricercato dalla polizia italiana. La sua storia ha inizio a Roma, fra un investimento e un altro. Poi il fallimento, la rabbia dei clienti truffati, il tribunale e il carcere. Si ritrova sotto i ponti come un barbone e viene accolto in una comunità per senza fissa dimora.
Il destino gli fa incontrare una piccina, che ora gli manca in modo incredibile. Può un uomo sentirsi solo e nostalgico in un’isola paradisiaca? Può provare il desiderio di riascoltare la voce di chi gli ha voltato le spalle nel momento del bisogno?
È tutto possibile, soprattutto se la voce di quella bimba speciale gli arriva fino a lì, facendogli capire di essere in pericolo.
La bambina non ha nome, non parla, è arrabbiata con il mondo dei grandi e vorrebbe che “l’uomo buono” conosciuto tempo prima la venisse a salvare dalle streghe e dagli orchi che la circondano. È cocciuta e testona, ma ha pur sempre quattro anni, anche se dimostra di essere molto matura.
Se ricordi il mio nome” è un romanzo che ha il sapore della commedia. È dolce e crudo al punto giusto. I personaggi creati dall’autrice fanno parte del quotidiano e raccontano l’amore sbagliato e doloroso di chi è stato abbandonato e non ha mai provato un vero affetto per il prossimo. Ci parla di arrampicatori sociali, disposti a tutto pur di emergere. Ci fa provare empatia per una giovane e fragile mamma, guidata dall’uomo sbagliato, al momento sbagliato.
La storia narrata è arricchita da un commissario di polizia che somiglia al tenente Colombo nei modi goffi e apparentemente fuori luogo; da una coppia di anziani smemorati e imbranati, in grado di combinare guai in ogni momento; da una criminalità moderna, che punta al denaro e all’egoistico benessere.
Al centro il meraviglioso rapporto tra Smilzo e una nanetta bellissima, in grado di strapparci più di un sorriso.
A un richiamo si deve rispondere, al cuore bisogna sempre dare retta.
Buona lettura.

Carla Vistarini, romana, ha scritto canzoni indimenticabili per cantanti come Ornella Vanoni (La voglia di sognare), Mina (Buonanotte buonanotte), Mia Martini (La nevicata del ’56), Patty Pravo, Riccardo Fogli, Amedeo Minghi, Renato Zero… Ha scritto i testi per alcuni dei programmi televisivi di intrattenimento di maggiore successo fra gli anni Settanta e Duemila collaborando, fra gli altri, con Gigi Proietti, Loretta Goggi, Fabio Fazio, Maurizio Costanzo; è autrice di commedie premiate dalla critica come Ugo con Alessandro Haber, e di sceneggiature di film come Nemici d’infanzia di Luigi Magni con cui ha vinto un David di Donatello. «Se ricordi il mio nome» è il suo secondo romanzo pubblicato da Corbaccio dopo «Se ho paura prendimi per mano».

Source: libro inviato dall’editore al recensore.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

:: La scelta decisiva, Charlotte Link, (Corbaccio, 2017) a cura di Giulietta Iannone

10 febbraio 2017

la

Clicca sulla cover per l’acquisto

Abbiamo da poco avuto il piacere di intervistare Charlotte Link, di passaggio a Milano, (chi è interessato alla trascrizione, può seguire questo link) per cui è ovvio che c’era un po’ di curiosità per il suo nuovo libro edito in Italia da Corbaccio, La scelta decisiva, (Die Entscheidung, 2016) un thriller psicologico teso e quanto mai attuale. La Link ha questo di bello ci parla del nostro mondo contemporaneo, e ci fa davvero venire paura di viverci, non certo per l’utilizzo di litri e litri di sangue, ma per il fatto che usa la realtà per catalizzare la paura, vera, che può toccare chiunque di noi, che fossimo poveri cristi che non possono più pagare bollette o riscaldamento, o un semplice caffè in quel di Sofia, o una ragazza in cerca di un futuro migliore per sé e la sua famiglia, pronta a partire per l’ignoto, col sogno di fare la fotomodella o l’attrice, o una ragazza con gravi problemi di anoressia, una madre alcolizzata e un fidanzato che sembra mandato dal cielo a salvarla e invece si rivela ciò che non è. Insomma non improbabili serial killer traumatizzati da piccoli sono al centro dei suoi romanzi e rappresentano il Male nei suoi libri, ma fatti concreti, associazioni a delinquere, che ne riflettono altre altrettanto criminali e soprattutto reali. Il tema del traffico di esseri umani è un tema terribile, il traffico è in mano alle organizzazioni criminali più spietate e genera indotti pazzeschi, quantità di denaro quasi senza fine. Giovani e bambini avviati alla prostituzione nei bordelli di mezz’Europa, del Sud America, dell’Asia, traffico d’organi, adozioni irregolari, quando va bene. E la materia prima è tanta, sempre fresca e incapace di difendersi. Si perdono le tracce di queste persone, i parenti non ne hanno più notizia, scompaiono letteralmente dalla faccia della terra, per una sorte che dallo schiavismo, e lo sfruttamento, porta inevitabilmente alla morte quando non servono più o tentano di ribellarsi e mettere in pericolo i grandi guadagni che ruotano intorno a questa tratta. La scelta decisiva parla di questo e lo fa da una prospettiva normale, quotidiana, attraverso personaggi simili a tante persone che potremmo davvero incontrare per strada. Protagonista di questo romanzo è un uomo imperfetto, più pieno di difetti che pregi, un traduttore freelance, insicuro, incapace di prendere posizione e di imporsi, di farsi rispettare dalla sua ex moglie, dai figli, dalla sua nuova compagna, dal padre che lo considera tutto per tutto un fallito. Ci sarà un’ evoluzione di questo personaggio, una crescita e tutto ha inizio con una scelta: un giorno incontra su una spiaggia deserta una ragazza dall’aspetto trasandato, magrissima, intenta a litigare con due uomini. Simon, questo è il nome del protagonista, ha davanti due alternative: tirare dritto, ignorare la tacita richiesta di aiuto della ragazza, farsi insomma i fatti propri non facendosi coinvolgere o al contrario avvicinarsi e aiutare la ragazza in difficoltà. Simon farà la seconda cosa, e già questa decisione è un primo passo, un passo decisivo che compie per non essere più il vecchio Simon, che anche i figli evitano, considerandolo noioso, e insopportabile. Nathalie, la ragazza, è accusata di essere entrata abusivamente in un appartamento, rovinandone la serratura. Simon paga i 50 euro per le riparazioni e si prende carico della ragazza portandola nella sua casa al mare. Sempre incerto se farsi coinvolgere o meno, l’ascolta e tra reticenze e silenzi Nathalie gli racconta una storia assurda, difficilmente credibile che la porta a temere di aver ucciso un uomo. Che fareste voi? Andreste alla polizia, nonostante la ragazza vi implori di non farlo? La caccereste, magari dandole un manciata di euro per tacitare la coscienza? O partireste per Lione, per vedere come sono andati davvero i fatti? Simon il vigliacco, il debole, l’uomo senza qualità, decide di partire e sarà l’inizio di una storia pazzesca, parallela alle vicissitudini di una famiglia bulgara che ha mandato la propria figlia maggiore all’ovest in cerca di un futuro migliore, e non ne ha più notizie. Raccontarvi altro della trama sarebbe sleale, ma vi assicuro che la scrittura è capace di prendervi, i capitoli sono brevi, repentini, si vuole davvero cercare di capire dove la storia porti, chi siano i cattivi, se Nathalie sia una vittima o un’ abile manipolatrice, se Simon riuscirà o no a diventare un uomo migliore. Davvero bello. Traduzione di Alessandra Petrelli.

Charlotte Link, nata nel 1963, è una delle scrittrici tedesche contemporanee più affermate. Deve la sua fama soprattutto alla sua versatilità: conosciuta inizialmente per i romanzi a sfondo storico, ha avuto molto successo anche con i thriller psicologici, tanto che ogni suo nuovo libro occupa per mesi i primi posti delle classifiche tedesche. In Italia Corbaccio ha pubblicato «La casa delle sorelle»; «La donna delle rose»; «Alla fine del silenzio»; «L’uomo che amava troppo»; «La doppia vita»; «L’ospite sconosciuto»; «Nemico senza volto»; la trilogia «Venti di tempesta», «Profumi perduti», «Una difficile eredità»; «L’isola»; «L’ultima traccia»; «Nobody»; «Quando l’amore non finisce»; «Il peccato dell’angelo»; «Oltre le apparenze»; «L’ultima volta che l’ho vista»; «Giochi d’ombra» (tutti anche in edizione TEA); «L’inganno» e il memoir «Sei nelle mie parole».

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Valentina dell’Ufficio Stampa Corbaccio.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

:: La donna della cabina numero 10, Ruth Ware (Corbaccio, 2016) a cura di Giulietta Iannone

19 ottobre 2016

unnamed

Clicca sulla cover per l’acquisto

Inizia piuttosto in sordina il nuovo claustrofobico thriller di Ruth Ware, (al secondo romanzo dopo L’invito, sempre edito da Corbaccio) dal titolo abbastanza neutro e inoffensivo, La donna della cabina numero 10. Subito la Ware ci presenta una donna, giovane, bella, inglese, single (con un compagno a dire il vero, ma sempre lontano per lavoro), in carriera (è una giornalista di viaggi), vittima di un’ aggressione in casa. Un ladro viola il suo spazio vitale, ferendola leggermente al volto. Più che fisicamente, comunque è l’aggressione psicologica che la destabilizza. Tanto da rimanere così scossa da vagare per Londra sotto la pioggia, sentendosi più al sicuro lì che in casa, e spaccare addirittura una lampada in faccia al fidanzato, scambiandolo per un intruso. Credo che questo preambolo londinese serva all’autrice per avvisarci dello stato dei nervi della protagonista (scopriremo un poco più avanti che fa largo uso di farmaci contro l’ansia, oltre a bere davvero troppo) e ispirarci l’atmosfera di tensione e inquietudine, che poi ci seguirà per tutto il resto del romanzo, ambientato quasi interamente su una nave da crociera, nel bel mezzo del Mare del Nord.
Dicevo claustrofobico, perché in effetti lo spazio chiuso di una nave è sicuramente un luogo, (non luogo) ideale per scatenare l’ansia e l’angoscia che la Ware è così brava a ispirarci. Il mare è di per sé una forza oscura, un ambiente ostile, l’isolamento è completo (specie se internet non funziona), è impossibile scappare, ancora di più quando non si sa di chi fidarsi e un presunto assassino si aggira per corridoi, sontuose suite e sale mensa, invisibile e indisturbato, soprattutto perché solo Lo, la nostra protagonista, crede alla sua esistenza.
Ma andiamo con ordine. Laura (Lo) Blacklock da una decina d’anni giornalista da copia e in colla per Velocity, giornale di viaggi, finalmente sembra ottenere l’occasione che aspettava da una vita, andare al posto del suo capo in crociera su una modernissima nave di lusso, di proprietà di un importante tycoon educato a Eton, Lord Richard, (anche lui ospite della nave, insieme a sua moglie, Anne, lei davvero ricchissima e molto malata). Si sa il modo migliore per entrare in contatto con gente importante, che le potrà essere utile una volta tornata a Londra. La gente si conosce, si scambia numeri di telefono, mail, si possono ricevere anche proposte di lavoro dalla concorrenza. Altre colleghe ucciderebbero per essere al suo posto. Il fatto che abbia i nervi a pezzi, non dorma da giorni, rischi da un momento all’altro crisi di panico (oltre a non essere ben certa se il suo fidanzato l’ha lasciata o meno) non deve influenzare in nessun modo la sua certezza che quel viaggio le sia necessario, un’ occasione che potrebbe insomma non più ripetersi.
La nave, anche se quasi in miniatura, è di per sé una meraviglia, perlomeno i piani alti dove risiedono le suite e gli ambienti degli ospiti (altra questione gli alloggi del personale di bordo, ma anche ai tempi del Titanic era così). Gli ospiti sono viziati in ogni modo, con hostess e steward scandinavi a loro disposizione giorno e notte, per soddisfare ogni loro minimo desiderio, ogni capriccio. Comodità, lusso, tecnologia, cibi sopraffini, spa, massaggi shiatsu, fanghi termali, insomma immaginatevi tutto quello che i soldi possono comprare per un parterre di vip sfaccendati e eccentrici, ben lontano dalle possibilità della gente comune e normale. Il Paradiso, certo cercando di ignorare che basterebbe una falla nello scafo per essere invasi dall’acqua e annegare in quella grigia e immensa massa d’acqua.
Comunque Lo ha da tessere i suoi rapporti sociali, cercando di ignorare la presenza a bordo di un ex fidanzato, Ben, (che in un’altra vita l’ha lasciata), e tanti altri piccoli dettagli fuori fuoco che messi insieme non sono così innocui come sembrano a prima vista. Poi prima della cena di inaugurazione si accorge che ha perso il rimmel, (era nella borsa che il ladro di cui ho parlato prima, le aveva portato via), fatto banale di per sé, ma che invece mette in moto tutta la storia. Bussa alla porta della suite accanto, e chiede alla ragazza che ci abita se glielo presta. La ragazza un po’ sbrigativamente glielo regala e Lo torna ignara di tutto alla sua cena.
Naturalmente è lei la donna misteriosa della cabina 10 del titolo, la donna che poi nella notte Lo si immagina (sente il tonfo in acqua e vede una traccia di sangue che poi scompare) sia uccisa e buttata in acqua. E’ l’inizio dell’incubo. Come in Il mistero della donna scomparsa, romanzo del 36 di Ethel Lina White, (ero quasi convinta fosse di Agatha Christie) portato sullo schermo finanche da Alfred Hitchcock, o più recentemente nel film con Jody Foster Flightplan – Mistero in volo, la ragazza della cabina 10 sembra non essere mai esistita, svanita nel nulla, e tutti gli indizi che portano a lei sembrano scomparire, uno dopo l’altro, come il mascara, la foto che la ritrae o la frase minacciosa scritta sulla condensa di uno specchio che ordina a Lo di farsi gli affaracci suoi.
Lo lo farà? Ma soprattutto perché nessuno sembra aver visto la ragazza? E perché nessuno le crede a partire dal capo della sicurezza della nave, (anche se Lord Richard sembra prenderla molto sul serio)? Lascio a voi naturalmente scoprire cosa succederà dopo. Cuore della suspense con cui è intessuto il libro. A me questo libro ha fatto passare ore piacevoli, forse certo non sarà un capolavoro del genere (diranno i puristi), ma il suo lavoro di tenerti incollata alla pagina chiedendoti dove l’autrice vuole andare a parare, lo fa e bene. Lo stile della Ware è semplice e diretto oltre che scorrevole e perché no piacevole, funzionale insomma a un romanzo di suspense che non necessita di digressioni poetiche. Forse la protagonista non è Miss Simpatia, ma dopo tutto non è strettamente necessario in un thriller, anzi a volte è quel particolare in più che da spessore alla trama. Molto spesso i personaggi antipatici, non so se avete notato, sono i meglio caratterizzati. Cos’altro dire di questo romanzo? Leggetelo e mi raccomando non andate a leggere subito l’ultima pagina. Tanto anche se lo faceste non capireste molto. Traduzione di Valeria Galassi.

Ruth Ware è il «nome de plume» di una scrittrice inglese, nata nel 1977 e cresciuta a Lewes, nel Sussex. Dopo essersi laureata all’Università di Manchester si è trasferita a Parigi, e quindi a Londra, dove attualmente vive con il marito e i suoi due figli. Ha lavorato come cameriera, libraia, insegnante di inglese e infine nell’ufficio stampa della Vintage Publishing. Dopo una giovinezza trascorsa a leggere Agatha Christie, Dorothy L. Sayers, Josephine Tey, non è sorprendente che abbia deciso di fare la scrittrice di gialli. Oltre alla «Donna della cabina numero 10», Corbaccio ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, «L’invito», che è entrato nei bestseller del «Sunday Times» e del «New York Times», e diventerà un film con Reese Witherspoon. Ruth Ware vive a Londra con la famiglia.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Valentina dell’Ufficio Stampa Corbaccio.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

:: Il regalo, Eloy Moreno (Corbaccio, 2016) a cura di Micol Borzatta

29 settembre 2016

unnamed

Clicca sulla cover per l’acquisto

Lui ha tutto, ha un lavoro che gli rende bene, una moglie che ama e che a sua volta ha un lavoro che rende bene, una figlia bellissima che adora, una casa grande e da quella mattina anche una macchina nuova. Già il suo desiderio si è avverato, tutti i risparmi che ha messo da parte sono serviti per comprare quella macchina, con la quale quel giorno sarebbe partito per lavoro, una delle sue solite settimane fuori casa che spesso capitano. Solo che quella settimana anche sua moglie deve partire una settimana per lavoro e la bambina starà con i nonni, ma lei sa che le vogliono bene.
Appena arriva al solito autogrill a cui si ferma quando è in viaggio scende per andare a fare colazione, dà qualche monetina al barbone che suona la chitarra fuori dall’ingresso ed entra.
Poco dopo, appena sta iniziando a bere la sua tazza di caffè sente il rombo di un motore conosciuto, si gira e vede la sua macchina uscire dal parcheggio, uscire dall’area di sosta e prendere l’autostrada fino a scomparire.
A nulla serve correrle dietro, gli tocca tornare all’autogrill bagnato fradicio a causa della pioggia con il morale distrutto.
Per fortuna il direttore dell’autogrill, gentilmente, si prende cura di lui e gli procura un passaggio per arrivare all’Isola, un paesino lì vicino per fare la denuncia del furto.
Il passaggio glielo dà proprio il barbone seduto fuori, un musicista che in realtà recapita pacchi all’Isola ma che il suo vero lavoro è suonare ovunque.
L’uomo è disperato, ha paura, non si fida, ma intraprende comunque quest’ultima parte di viaggio per poter far denuncia e così tornare nel mondo normale, ma quello che lo aspetta è completamente diverso.
Un romanzo molto carismatico e profondo che si rivela essere totalmente diverso da quello che il lettore si aspetterebbe a primo impatto.
Infatti se a prima vista, dopo aver letto la quarta di copertina, ci si aspetta il classico romanzo di viaggi, stile on the road, dove il protagonista deve affrontare disavventure per conoscere se stesso e tornare migliorato, qui il viaggio è solo in un unico paesino. Il vero viaggio però è dentro alle persone che incontra in questo paese. Pur avendo tutte un segreto alle spalle, e pur essendo tutte in combutta contro l’uomo, lui le conoscerà solo nella versione migliore, quella rinata, quella che hanno ora, non conoscerà mai a fondo la loro parte nera e segreta, ma nonostante questo le loro spiegazioni, i loro insegnamenti, la loro dimostrazione pratica di vita lo porteranno a farsi un esame di coscienza per capire meglio cosa realmente vuole lui dalla vita e cosa invece sta facendo solo perché crede di volerlo a causa degli insegnamenti inculcatici dalla società fin da piccoli.
La trama di sottofondo è molto elaborata ma resa comunque semplice e di facile comprensione grazie allo stile narrativo semplice scelto dall’autore.
Molto ben sviluppati sono i pensieri del protagonista, la sua confusione, i suoi timori, i suoi sogni e le sue rassegnazioni, specialmente a fine romanzo quando dentro di lui inizia la lotta tra il voler provare a realizzare i suoi sogni e la parte più concreta che gli impone di lasciare i sogni chiusi in un cassetto perché la società è quello che richiede.
Il musicista, invece, è realizzato bene da un lato, ma dall’altro a volte forse è stato reso un po’ troppo pedante, con quel suo modo di fare da so tutto io che indispone, ma anche questo comunque dimostra la capacità dell’autore di realizzare personaggi molto realistici sia nel bene che nel male.

Eloy Moreno nasce a Castellon de la Plana nel 1976.
Laureato in Ingegneria Tecnica Informatica di Gestione all’Università Jaume I, ha iniziato a lavorare in un’impresa informatica per poi vincere il concorso di informatica al Municipio di Castellon de la Plana.
Il regalo è il suo secondo romanzo pubblicato, il primo è Ricomincio da te.
Nel 2008 ha vinto il concorso di Racconto Breve con La cama Creciente.

Source: ebook inviato al recensore dall’ editore, ringraziamo Valentina dell’Ufficio Stampa Corbaccio.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

:: L’ invito, Ruth Ware (Corbaccio, 2015) a cura di Micol Borzatta

2 settembre 2016

index

Clicca sulla cover per l’acquisto

Sono passati dieci anni da quando Leonora Shaw ha visto Clare e James. Dieci anni dalla fine del liceo e dalla sua storia con James. Dieci anni in cui si è ricostruita una vita e ha realizzato il suo sogno: diventare una scrittrice.
La vita di Nora è scandita da ritmi ben precisi: corse nel parco e lavoro alla sua scrivania nel monolocale dell’East End di Londra.
Un giorno mentre sta lavorando riceve una mail da una certa Flo che la invita all’addio al nubilato di Clare. Nora non sa se partecipare oppure no, ha troncato con il suo passato e con che ne faceva parte in maniera molta brusca, e proprio seguendo questo pensiero è convinta che l’invito sia un errore, fino a quando non riceve una mail da Nina, sua amica e unica ex compagna del liceo con cui ha tenuto dei legami, che le chiede se andranno insieme alla festa.
Nora alla fine decide di andare e accettare l’invito, spinta anche dal fatto che Flo ha precisato che Clare ci tiene davvero tanto, così da far rinascere in Nora un senso di riconoscenza nei confronti di Clare, sentimento che provava anche in gioventù e che è stato sempre alla base della loro amicizia.
Una volta arrivata alla villa nei boschi di Northumberland dove si svolgerà il weekend dedicato all’addio al celibato, Nora, capirà immediatamente di aver fatto un errore madornale, in primis perché scopre che il futuro marito di Clare è James, che fino a quel momento non sapeva, e poi perché gli eventi non vanno proprio come erano stati programmati. Spinti dall’isterismo di Flo accadranno avvenimenti che stravolgeranno tutti cambiando le loro vite per sempre.
Romanzo con una struttura molto particolare consistente in un inizio molto pacato, dove si fa subito la conoscenza della protagonista, Nora, e pian piano delle persone che saranno protagoniste degli avvenimenti con una vera e propria presentazione stile mi chiamo tizio e faccio il tal lavoro, vivo nel tal posto e i miei hobby sono… oltre che tramite i pensieri di Nora che sarà la voce narrante di tutto il romanzo.
Appena crediamo di aver capito come sarà l’andamento del libro, il suo ritmo e le tempistiche in cui si svolgeranno le situazioni, ecco che la Ware decide di dare una scarica di adrenalina al lettore buttandolo in uno stato confusionale e di angoscia pura inserendo un capitolo ambientato in un futuro vicino, che poi si scoprirà essere il presente mentre la festa è un leggero passato prossimo, dove Nora si sveglia in un ospedale con pochissimi ricordi degli avvenimenti accaduti, se non qualche immagine della festa, della casa e di un fucile sopra un camino.
Solo un capitolo prima di ritornare alla narrazione normale che riesce a stravolgere talmente tanto il lettore da portarlo a farsi ancora più domande, a cui non saprà rispondere se non alla fine del romanzo.
Già, perché se fino a quel momento l’unica domanda che mandava avanti nella lettura il lettore era cercare di scoprire qual era il segreto terribile che aveva portato Nora a sparire per dieci anni dalla vita di James e Clare, ora vuole assolutamente sapere come fa Nora da una semplice festa di addio al nubilato a ritrovarsi piena di sangue in ospedale con un’amnesia pesante.
Un ottimo colpo di scena che spezza la regolarità della narrazione e che non viene usato una sola volta, pur senza mai eccederne nell’uso.
Molto ben fatte sono le descrizioni. Poco accentuate quelle delle ambientazioni, ma abbastanza perché il lettore possa figurarsele, quanto invece molto dettagliate e complesse quelle relative ai sentimenti di Nora, che coprono tutta la gamma delle emozioni, dei pensieri, dei dolori e delle paure da lei provate, nelle minime sfumature possibili, tanto da creare un legame a doppio filo con il lettore.
La trama è davvero avvincente, un continuo mix di fatti più o meno tranquilli e avvenimenti adrenalinici che portano il lettore su un’altalena che va sempre più forte e sempre più in alto, con colpi di scena e momenti quasi psicotici che danno delle vere e proprie scariche elettriche.
Che altro dire, un romanzo straordinario con un finale stravolgente da lasciar increduli, quasi con la voglia di rileggerlo per cercare dei piccoli indizi che possano anticipare un colpo di scena così magistrale.

Rhth Ware è il soprannome di una scrittrice inglese. Nata nel 1977 a Lewes, nel Sussex, dopo la laurea all’Università di Manchester si è trasferita prima a Parigi e poi a Londra.
Ha lavorato come cameriera, libraia, insegnate di Inglese per poi approdare nell’ufficio stampa della Vintage Publishing.
L’invito è la sua prima opera.

Source: ebook inviato al recensore dall’ editore, ringraziamo Giulia dell’Ufficio Stampa Corbaccio.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

:: L’ indizio di Helen Callaghan, (Corbaccio, 2016) a cura di Micol Borzatta

1 settembre 2016

L indizio_Esec.indd

Clicca sulla cover per l’acquisto

Margot Lewis è un’isegnante del liceo di Cambridge e cura anche una rubrica sul giornale intitolata Cara Amy dove risponde alle richieste di aiuto e di consigli da parte della popolazione.
Nella via privata però non va tutto bene, infatti sta divorziando dal marito che l’ha tradita seguendo il profumo dei soldi e vuole portarle via tutto.
La vita di Margot però viene davvero sconvolta quando, in contemporanea con la sparizione di Katie Browne una sua ex allieva, trova tra le lettere per la rubrica quella di Bethan Avery, una bambina rapita che chiede aiuto per essere liberata dal suo rapitore.
Margot corre subito dalla polizia, ma nessuno le crede né dà peso alla lettera, perché Bethan Avery è una bambina che è stata rapita 17 anni prima e di cui non si è mai ritrovato il corpo.
Margot però non si dà per vinta, secondo lei la sparizione e la lettera sono collegate, e quando finalmente viene contattata da un esperto di Cold Case si butta anima e corpo a cercare indizi per riuscire a trovare Bethan e quindi anche Katie, ma le scoperte che farà saranno talmente sconvolgenti da cambiarla per sempre.
Fin da subito si entra nel vivo della storia vivendo in prima persona, nel prologo, la scomparsa di Katie. Questa parte viene raccontata con la voce narrante della bambina stessa, della quale non si saprà nulla di come sia fatta, ma invece si conoscerà tutto quello che riguarda il rapporto con la madre, con il patrigno, il disagio domestico e la voglia di stare con il padre naturale.
Dopo questa breve parentesi si entra nella vita di un’altra voce narrante: Margot. Anche qui si sa poco dell’aspetto fisico della protagonista, ma il lettore entra subito in contatto con i suoi pensieri e con il suo carattere, creando già nel primo capitolo un legame empatico davvero forte.
Andando avanti con la lettura, grazie al trucco della scrittrice, sempre più usato nei thriller, di alternare i capitoli tra vittima e ricercatore, il lettore si trova a vivere alternate le sensazioni di paura e di terrore di Katie e la tenacia, la caparbietà e l’insistenza di Margot che, nonostante tutti le diano contro definendola anche pazza, non vuole smettere di cercare la bambina.
Le descrizioni delle situazioni vissute dalle protagoniste sono molto vivide e ricche di particolari, a volte anche molto cruente, come ad esempio la descrizione della ferita di coltello di Margot, ma il lettore è talmente coinvolto e partecipe dei fatti che anche i più deboli di stomaco riescono a continuare la lettura facilmente e senza impressionarsi troppo.
La trama è molto complessa e gli argomenti trattati molto particolari, quasi da prendere con le pinze come si suol dire. Infatti oltre a narrare del rapimento di una bambina, l’autrice parla del problema che possono avere le persona a reinserirsi in società dopo un periodo di ricovero in strutture psichiatriche.
Margot infatti è stata ricoverata due volte in gioventù per depressione, ma tutt’ora la gente che la circonda, pur essendo guarita da molti anni, usa la sua passata malattia come scusante per allontanarla e non aiutarla, e men che meno crederle, se racconta qualcosa che vada al di fuori della loro routine quotidiana, così da no farsi coinvolgere in nulla che sia fuori dagli schemi, non capendo che facendo così non aiutano la persona in questione a non dar peso alle idee che possono sembrare strane, ma la portano a dubitare di se stessa, a riprovare quel senso di insicurezza e malessere che possono farla ricadere nuovamente in uno stato depressivo e confusionale.
Tutto questo il lettore lo vive attraverso i pensieri frammentati di Margot che diventano sempre più confusionari e contradditori. Il tutto ovviamente raccontato sempre in prima persona, dando quasi l’impressione che i pensieri siano del lettore stesso.
Un romanzo adrenalinico adatto per una lettura anche sotto all’ombrellone dove può essere iniziato e gustato fino alla fine senza interruzioni.

Helen Callaghan vive a Cambridge insieme a Aleister, il suo criceto e a una montagna di libri. Autrice di racconti, è rappresentata dalla prestigiosa agenzia Green and Heaton che ha autori come Sarah Waters e Katherine Webb. «L’indizio» è il suo primo romanzo.

Source: ebook inviato al recensore dall’ editore, ringraziamo Valentina dell’Ufficio Stampa Corbaccio.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

:: Equivoci e bugie, Joanna Cannon (Corbaccio, 2016) a cura di Micol Borzatta

8 giugno 2016

eq

Clicca sulla cover per l’acquisto

Estate 1976. Siamo in una piccola cittadina inglese quando un lunedì mattina molto afoso si scopre che la signora che abita al numero 8, Mrs. Creasy, è scomparsa. Tutti i vicini dicono che è semplicemente andata via, atteggiamento insolito, ma si sa con il caldo forte tutti fanno pazzie. Questa è la scusante che si danno: il caldo torrido ha fatto dare di volta il cervello a Mrs. Creasy e lei è scappata.
Soltanto tre persone non si danno pace per l’avvenimento: il marito, e le ragazzine di dieci anni Grace e Tilly.
Saranno proprio Grace e Tilly, che convinte che Mrs. Creasy sia morta, spinte dalla predica fatta dal vicario, decidono di indagare. Il loro intento è duplice: se è viva vogliono riportarla sulla giusta strada, riportarla a casa e convertirla, se è morta vogliono trovare il colpevole.
Iniziano così a cercare di porta in porta, ma le scoperte che faranno saranno inimmaginabili, il paesino tranquillo dove tutti sanno tutto di tutti in realtà è pieno di segreti, bugie e misteri.
Un romanzo che sa come conquistare il lettore con il suo classico stile British, descrizioni magiche, quasi da dipinto, con uno stile narrativo pacato e tranquillo che trasmette proprio la classica sensazione che si prova trovandosi davanti un inglese.
La trama è molto coinvolgente proprio perché racchiude in sé l’ingenuità dell’infanzia, quella ingenuità che porterà due bambine di soli dieci anni a voler far luce sui misteri. Abituati a detective adulti, possiamo riscoprire una semplicità nel seguire la verità assoluta che ci colmerà di affetto verso le protagoniste.
Scritto inizialmente tutto in prima persona dalla voce di Grace, man mano che si procede la lettura la voce narrante cambia diventando di volta in volta quello dei vari vicini che racconteranno a loro volta la loro versione della storia, aggiungendo personaggi e avvenimenti sempre nuovi, fattore che porta sì un po’ di confusione nel lettore, ma che gli fa assaporare ancora di più le parti narrate da Grace e la sua semplicità.
Un romanzo di una dolcezza incredibile che catturerà l’attenzione e il cuore del lettore.

Joanna Cannon nasce nel Derbyshire, al confine del Parco Nazionale del Peak District.
Non avendo né sorelle né fratelli ha vissuto tutta la sua giovinezza immersa nei libri, scoprendo così mondi magici e personaggi incredibili, passione che le durerà per tutta la vita.
A quindici anni lascia la scuola e inizia a fare vari lavoretti tra cui barista, pulizia nei canili, consegna pizza, tutti lavori che la portano ad avere contatto con le persone, contatto che la porta a imparare a conoscerle a fondo.
A trent’anni torna al college e termina gli studi in medicina presso l’Università di Leicester. Decide di specializzarsi in psichiatria e mentre passa da un posto in ospedale all’altro decide anche di buttarsi nella sua passione e inizia a scrivere.

Source: pdf inviato al recensore dall’editore, ringraziamo Valentina dell’Ufficio Stampa Corbaccio.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.