Posts Tagged ‘letteratura italiana’

:: Il senso di una fine di Luigi Guicciardi (Damster 2025) a cura di Patrizia Debicke

24 novembre 2025

A Modena, quando dicembre si stringe addosso alla città come un mantello umido e le strade di periferia si fanno più silenziose, basta un imprevisto banale per incrinare la superficie dell’ordinario. Come, per esempio la sosta, forzata da un’imperiosa esigenza fisiologica, che porterà un agente di commercio a imbattersi in un corpo senza vita abbandonato in un fosso.  Un macabro dettaglio che spezzando il gioioso ritmo delle feste in arrivo, scuote l’opinione pubblica. La vittima è Franco Guidolin, giovane sommelier, con una vita piena di prospettive e promesso sposo della figlia di Oscar Pioli, titolare della più importante azienda vinicola della zona e candidato alle imminenti elezioni comunali. Una morte che si trasformerà presto in un detonatore, in grado  di far esplodere pericolose tensioni sociali e politiche già pronte a emergere.
In questo precario clima cittadino si muove il giovane commissario Giovanni Torrisi, modenese di provincia, trent’anni in meno del celebre Cataldo, protagonista principe di Luigi Guicciardi, ma dotato di una determinazione altrettanto solida e che ha già mostrato la sua stoffa di poliziotto. Torrisi nelle precedenti indagini, ormai siamo alla quarta, ha sempre mostrato quella apparente calma che nasconde una mente rapida, sensibile alle ombre psicologiche e agli indizi spesso inavvertibili a sguardi distratti. Accanto a lui agisce l’ispettore Fabio Carloni, suo collega fresco di nomina e dotato di un’energia più impulsiva, essenza tuttavia opportuna che, bilanciando l’analitico approccio del commissario, regala un prezioso contrappunto umano nella dinamica investigativa.
Tra loro si è creata un’intesa immediata, fatta di rispetto e sostegno reciproco, una buona sintonia che man mano diventa colonna portante nella ricerca della verità.
Modena non è soltanto sfondo, ma un organismo vitale e quasi indispensabile per la trama. Nelle sue fredde periferie e nei suoi vigneti addormentati d’inverno si intrecciano gelosie, ambizioni e rancori. Il passato insinuandosi a ogni passo nella narrazione, riuscirà a falsare ciò che pare limpido, riportando a galla errori stratificati nel tempo.
Nelle famiglie Pioli e Guidolin affioreranno crepe inattese, silenzi custodi di segreti che sanno di vergogna, avidità e vecchie passioni, mentre l’ombra della politica peserà sul caso come una cappa soffocante. Torrisi dovrà avanzare in un labirinto di sospetti che si ramifica oltre la logica. Ogni possibile pista pare quasi volersi aprire per poi richiudersi come una porta sbattuta dal vento.
Quando un secondo omicidio, più feroce del primo, infrangerà quel fragile equilibrio e un rapimento trascinerà l’indagine in una zona ancora più cupa, la tensione cresce costringendo Torrisi a un diretto confronto con il lato più oscuro dell’animo umano. La sua stessa vita sarà in bilico, travolta da una vicenda dove persino i sentimenti paiono terreno minato.
La storia d’amore poi che lo coinvolgerà raggiungerà una intensità nuova, quasi dolorosa, una linea emotiva in grado di amplificare la posta in gioco mentre tutto intorno la città sembra trattenere il fiato.
Guicciardi costruisce questa nuova avventura con la consueta precisione: scrittura scarna e affilata, con una rapida narrazione al presente che imprime ritmo e immediatezza e la capacità di inquadrare in poche linee un personaggio o una emozione. Ogni scena è un frammento, mentre ogni tassello incastrandosi con gli altri fino a comporre un inquietante mosaico, dominato dal peso di un passato che ritorna e distorce il presente. L’autore, forte della sua lunga esperienza nel giallo e nel noir, orchestra una trama rigorosa ma incalzante, adatta a indurre il lettore a interrogarsi sul fragile confine che esiste tra curiosità e morbosità, tra verità cercata e verità temuta.
Ne risulta un romanzo teso, intenso, percorso da una malinconia che aderisce ai luoghi e ai personaggi, accompagnando Torrisi verso un’amara conclusione, dove la rivelazione non libera, ma ferisce. Una storia che cattura e costringe a guardare ove nessuno vorrebbe posare lo sguardo, mentre una Modena fredda, quasi scontrosa continua a tacere sotto il cielo d’inverno.

Luigi Guicciardi, modenese, docente e critico letterario, è autore di una serie di mystery: ha pubblicato per Piemme, Hobby&Work, LCF Edizioni, Cordero Editore, Frilli Editori.
Dal 2020 pubblica con Damster Edizioni: Un conto aperto con il passato (2020), Ai morti si dice arrivederci (2021), I dettagli del male (2022), Il ritorno del mostro di Modena (2022), Il commissario Cataldo e il caso Tiresia (2023), Morte di una ragazza speciale (2023), Donne che chiedono giustizia (2024), Nessuno si senta al sicuro (2024), Morte per un manoscritto (2025).
Il suo personaggio più famoso è il commissario Cataldo. Dal 2022 ha creato un nuovo personaggio: il commissario Torrisi, molto più giovane e dinamico.

:: 81280JL Lennon, l’Iik e i topi salterini di Lorenzo Mazzoni (Edizioni Spartaco, 2025) a cura di Giulietta Iannone

14 ottobre 2025

Instant Karma’s gonna get you/ Gonna knock you right on the head/ You better get yourself together/ Pretty soon you’re gonna be dead.

John Lennon

81280JL Lennon, l’Iik e i topi salterini di Lorenzo Mazzoni, pubblicato da Edizioni Spartaco, è un romanzo che non passerà inosservato, e non certo per le 456 pagine, o perché l’autore ci ha abituato ad opere provocatorie, surreali, buffe, satiriche e nello stesso tempo tragiche come sono i nostri tempi. Forse con questo romanzo l’autore ha spostato un altro po’ l’asticella consegnandoci un romanzo visionario, provocatorio e incapace di lasciare indifferenti.

Al netto delle provocazioni e dell’eccesso – che non è mai fine a sè stesso -, un ritratto generazionale post Woodstock lisergico e contemplativo, pazzo e visionario, tenero e nostalgico. Un romanzo che davvero ci porta a fare un viaggio, in un mondo imperfetto, tragico, ma tuttavia meraviglioso, e lo fa con una forza immaginifica che si nutre tanto della storia quanto dell’utopia, tanto della cultura pop quanto del pensiero politico radicale.

Non aspettatevi una lettura facile, i personaggi sono tanti, complessi con diramazioni e legami tra loro, le strade narrative impervie, la ricostruzione storica degli anni ’80 alternativa, ma ne vale la pena. Vale la pena immergersi in questa ricostruzione lisergica dove la droga, più del petrolio, finanzia guerre, destabilizza i giovani, propaga il caos. La teoria è affascinante e nello stesso tempo agghiacciante e ci conduce a Mark Chapman: inventore dell’Iik, una cannabis geneticamente modificata (che tanto richiama al Fentanyl), prigioniero a Teheran, omicida di Lennon.

Cospirazioni, operazioni coperte, agenti della CIA, rivoluzionari, militanti, guru, teppisti, malavitosi, telepati, l’affresco è composito, la fantasia a Mazzoni non manca, ma pure con l’inquietudine che quello che dice non sono fesserie, le sue ricostruzioni, sebbene romanzate, hanno un fondo di verità, sono ricostruzioni sensate, anche coerenti per quanto pazzesche, estreme, incredibili.

E questa inquietudine alimenta la nostra curiosità di lettori, e ci sgomenta, pur facendoci anche sorridere, piangere o allarmare. E qui torniamo al titolo, quell’8 dicembre del 1980, in cui davanti al Dakota Building Lennon fu ucciso. Non da un pazzo, non un gesto isolato di un esagitato, ma qualcosa di ancora più inquietante, e oscuro, che Mazzoni costruisce ribaltando responsabilità, e non dico altro per non togliervi il piacere della lettura, ma davvero quello fu un punto di svolta, e Lennon era una spina nel fianco per troppe persone, il suo pacifismo, la sua anarchia, il suo talento visionario che entrava nel cuore di tanti giovani.

Mazzoni scrive un romanzo che è insieme un’inchiesta paranoica, un manifesto underground, un viaggio psicotropo nella psiche collettiva. Ogni pagina vibra di riferimenti pop: dischi, fanzine, canzoni, visioni, deliri, complotti, sogni infranti. La narrativa si fonde con il delirio percettivo: il ritmo accelera come un vinile graffiato, la realtà si scompone in frames da videoclip post-moderno.

E allora si torna lì, al cuore della questione: dopo Woodstock, la rivoluzione non è fallita. È stata neutralizzata, assorbita, corrotta. Gli ideali di pace e amore si sono dissolti in una polvere bianca, e gli anni Ottanta – con la loro estetica sgargiante e la loro oscurità sistemica – sono diventati il teatro perfetto per questa deriva.

Un romanzo necessario, scomodo, che farà discutere, ripeto. Ma soprattutto un romanzo vivo, come lo sono le idee che prova a raccontare. Per chi ha amato Lennon, per chi ha creduto in qualcosa di diverso, per chi ancora oggi si chiede: e se fosse andata diversamente?    

Illustrazione di copertina di Giancarlo Covino

Lorenzo Mazzoni, nato a Ferrara nel 1974, ha abitato a Londra, Istanbul, Parigi, Sana’a e Hurghada. Scrittore e reporter, ha pubblicato numerosi romanzi, tra cui per Edizioni Spartaco, Quando le chitarre facevano l’amore(2015), con cui ha vinto il Liberi di Scrivere Award, Il muggito di Sarajevo (2017) e 81280JL. Lennon, l’Iik e i topi salterini (2025). È docente di scrittura creativa di Corsi Corsari e consulente per diverse case editrici. Collabora con Il Fatto Quotidiano.

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:: Bordell per nagott, Tanto rumore per nulla di Paola Varalli (Todaro 2025) a cura di Patrizia Debicke

22 settembre 2025

Una nuova indagine per gli investigatori del Bar William. L’idraulico Pino, il virile gommista Marietto, il barista Viliam, il di lui padre Socrate, la buttafuori Edmonda De Amicis (chiara dimostrazione di come dei genitori possano architettare il male dei figli)… una banda di “mal traa insema”, un manipolo di investigatori dilettanti che si sono autoproclamati i Quattro moschettieri, decisi a portare a casa il risultato a ogni costo. La Eddy è sotto ricatto! Ha un segreto ma che  l’avrà scoperto? E cosa vogliono da lei?
Mentre i nostri eroi, su richiesta della madre, indagano sulla morte sospetta di Rosolino Pochintesta, trovato cadavere nelle acque del Ticino dopo più di una settimana dalla sua scomparsa, ufficialmente un suicidio, un misterioso e forse temibile  personaggio  li trascina in una rocambolesca caccia al tesoro nella vivace Milano degli anni Ottanta. Socrate conosceva bene Rosolino : era il figlio della Ines, una cara amica che, per il dispiacere, è stata ricoverata in ospedale. La donna è certa che qualcuno lo abbia assassinato. Lui era sereno, aveva un buon lavoro e una bella fidanzata: perché mai avrebbe dovuto uccidersi?
Gli amici del Bar sono disposti a indagare, ma quella non sarà l’unica faccenda su cui dovranno far luce.
La procace rossa Albisa, entraîneuse del night BarLafus, dove lavora come buttafuori anche il quarto pilastro dei moschettieri Edmonda De Amicis, si presenta al Bar William preoccupata. Ultimamente Edmonda, la Eddy, non sembra più lei: è sempre sfuggente, silenziosa. Così Albisa preme sugli amici affinché la tengano d’occhio. E siccome anche loro non la vedono e la sentono da un po’ di giorni, decidono di andarla a cercare, o meglio, di convocarla per capire cosa stia succedendo.
Tra tira e molla, la Eddy si apre e confessa di aver ricevuto dei biglietti minatori. In un foglio appeso al suo motorino c’era addirittura scritto: “Se parli si saprà di Playboy, non ti conviene!”. Insomma, parrebbe un ricatto vero e proprio. Ma per cosa? Oddio… La Eddy, con il suo lavoro al BarLafus, una notte ha avuto modo di sentire frasi minacciose pronunciate da due figuri, due poco di buono o peggio. Gente che parlava di un “lavoretto pulito” … ma anche di qualcosa buttata nel fiume.
I biglietti minatori li hanno scritti loro? E se sì, a cosa si riferiscono? Chi ricatta la Eddy? E cosa intendono con quel “Playboy”?
Se inizialmente l’Edmonda pensava a uno scherzo, adesso è molto preoccupata e ha assolutamente bisogno del sostegno dei suoi amici.
Anche stavolta quindi ci sarà un mucchio di carne al fuoco per gli investigatori dilettanti del Bar William. Sarà l’avvio di una caccia al tesoro meneghina per sbrogliare una scherzosa serie d’indizi, magari anche in dialetto, sulle tracce di targhe commemorative. Una caccia che costringerà i nostri eroi a una passeggiata simil turistica per le strade cittadine a piedi, in tram, in metropolitana e con il motorino, senza contare le gite in macchina, per saperne di più sulla morte di Rosolino, verso Sesto Calende e il Lago Maggiore.
Tra colazioni, la cucina di Socrate che scalda il cuore e delizia lo stomaco, caffè e aperitivi, ecco un’altra divertente indagine di Paola Varalli che ci rimanda alla Milano da bere degli anni ’80. Ai tempi in cui tutti eravamo ancora spensierati, e potevamo sognare un domani migliore senza guerre e catastrofi disumane in giro per il mondo. Quando le maggiori preoccupazioni dei giovani riguardavano più avere un look con abiti all’ultima moda e un fisico scolpito in palestra che non i grandi problemi globali. Insomma, quando si sperava ancora che il futuro potesse essere solo rosa. Quando Milano era una metropoli immersa in eventi, innovazione e divertimenti, e forse si riusciva più facilmente a sorridere.

Paola Varalli architetto per la pagnotta e scrittrice per passione, Paola Varalli nasce sul lago Maggiore e vive tra Milano e il lago di Como. Ha pubblicato tre gialli con Fratelli Frilli editori, con le “squinzie” come protagoniste, due amiche con la propensione ad indagare e a ficcarsi nei guai.  Con Todaro editore è uscita con due racconti lunghi sulle antologie Quattro volte Natale e Odio l’estate, e nel maggio 2023 ha visto le stampe il suo ultimo lavoro dal bizzarro titolo di “Tira, mòlla e messèda” (le indagini del bar William), giallo che si svolge negli anni ottanta nella Milano da bere. Pino e Marietto, un idraulico e un gommista sui generis indagano nel “borgh di ortolan”, la zona di via Sarpi, Canonica, Piero della Francesca, ingollano bianchini spruzzati e forse riusciranno a salvare una persona in pericolo ecc. ecc.

:: Broken Moonlight di Mariachiara Lobefaro (Gallucci 2025) a cura di Giulietta Iannone

30 luglio 2025

La sedicenne Vicky Middleton si è appena trasferita nella frenetica metropoli di Hong Kong. L’incontro con Sean Lau – occhi a mandorla e capelli neri come la pece – è un colpo di fulmine. Affascinante e misterioso, Sean le rivela il suo segreto: il Dio della Guerra ha scagliato su di lui una maledizione, che lo trasformerà per sempre in una creatura della notte. L’unica possibilità di salvezza, secondo il negromante Fang-Shi, è ritrovare un antichissimo manufatto, andato perduto due secoli prima. L’amore spinge Vicky a offrire il proprio aiuto incondizionato, ammesso che Sean le dica tutta la verità…

Esce dopo domani, primo agosto, un young adult un po’ diverso dal solito, dedicato agli adolescenti dai sedici anni in su, dal titolo Broken Moonlight di Mariachiara Lobefaro con l’editore Gallucci. Ho potuto leggerlo in anteprima e mi ha subito incuriosito l’ambientazione Hong Kong, perla del magico oriente, luogo abbastanza originale per ambientare un romanfantasy, così viene definito questo genere letterario che unisce il romance (c’è una tenera storia d’amore tra adolescenti) e il fantasy (c’è magia, maledizioni, sortilegi, divinità vendicative). Oltre allo scenario esotico, di una Hong Kong contemporanea, perlopiù notturna, descritta nelle sue vie, nei suoi, mercati, nei suoi locali, la parte riguardante il folklore locale è molto accurata, segno che l’autrice ha fatto approfondite ricerche, tra leggende tradizionali cinesi, e divinità del pantheon cinese (il tempio di Man Mo esiste davvero e fu costruito intorno al 1847 da alcuni ricchi mercanti cinesi, durante i primi anni del dominio coloniale britannico di Hong Kong). Protagonisti sono due ragazzi Vicky Middleton, un’inglesina che ha appena perso il padre, e Sean Lau, un affascinante cinese che sfortuna volle si è trovato vittima di una maledizione scagliata niente di meno che dal dio della Guerra. Per salvarsi Sean Lau dovrà trovare un antico manufatto andato perduto due secoli prima. Manufatto anch’esso cercato da un boss locale anche lui vittima della maledizione dell’irascibile dio. Vicky innamoratasi a prima vista del ragazzo farà di tutto per aiutarlo. Ma siamo sicuri che Sean Lau le abbia raccontato davvero tutto? O nasconde altri segreti? In una labirintica Hong Kong inizia per ciò questa sorta di caccia la tesoro dai risvolti imprevedibili. Naturalmente non vi racconto il finale se no vi rovino tutto il divertimento, ma è davvero bello. La Lobefaro scrive bene e ha senso dei tempi e un amore sincero per l’oriente. Buona lettura e arrivederci a settembre.

Mariachiara Lobefaro è nata in Puglia, ha studiato a Bologna e vive a Firenze, dove insegna Lettere alle superiori. È stata finalista al Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2024, nella sezione dedicata al miglior esordio. Con Gallucci ha pubblicato anche Diamond Palace ed è tra gli autori della raccolta Le farfalle nello stomaco.

Source: inviato dall’editore.

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:: Questo libro non esiste di Marilù Oliva (Solferino 2025) a cura di Patrizia Debicke

23 luglio 2025

Un manoscritto perduto: direte esistono problemi peggiori. Ma certo. Come magari ritrovarsi coinvolti in un’indagine per omicidio. Ma per Mathias, aspirante scrittore in bilico tra ambizione e precarietà, la perdita del suo romanzo è una vera tragedia. E se fosse stato quello giusto, quello capace di cambiargli la vita?

Il protagonista della storia è Mathias Onaru, un aspirante scrittore che perde il manoscritto su cui aveva proiettato ogni suo sogno. Basta un momento, un attimo di sosta davanti al chiosco per comprare delle margherite da portare al nonno al cimitero e la borsa con il computer e il suo libro, lasciata sul sedile posteriore della macchina sparisce.  Un dramma, almeno per lui. Anche il file con il testo era nel computer. Non ha altre copie… Mathias è un esordiente, e come spesso accade, dimentica le regole più semplici: non si invia mai un manoscritto senza conservarne una copia. Unica speranza rintracciarne una tra le tante spedite alle varie case editrici. Non gli resta che provare a rintracciarlo.
Mentre contemporaneamente sarà costretto ad affrontare l’assurdità di un omicidio che lo ha subdolamente sfiorato da vicino e vagherà vanamente in una Roma luminosa e indifferente, tra surreali  colloqui e scomodi ricordi.
Dallo sconforto più cupo, infatti  riemerge la voce beffarda di suo nonno: figura autoritaria, incombente presenza nell’infanzia, però anche qualcuno in grado di trasmettergli la passione per il cielo e il tempo, l’idea di diventare un astrofisico.  L’uomo burbero che coltivava un sogno utopistico ma poetico: costruire una macchina per afferrare i ricordi, fermare i dittatori, risuscitare la moglie. Rincorrere il tempo, forse cambiarlo.

Inseguiremo  Mathias, che vaga semisperduto in una Roma luminosa e indifferente, mentre rincorre il suo manoscritto e, con esso, la propria identità. Immerso in  umilianti colloqui surreali, angosciato dal terrificante sospetto di essere coinvolto in un delitto, mentre alza gli occhi al cielo notturno e lo interroga cercando risposte. Da sempre è abituato a paragonare le persone agli astri, è persino  convinto che la volta celeste abbia il potere di ravvivare relazioni, amicizie e amori.
Ma ora? Ce la farà?  Riusciranno le sue stelle ad aiutarlo?

Con questo romanzo, Marilù Oliva chiude la trilogia dedicata al tempo, dopo Le sultane (vecchiaia, diritto alla maturità) e Lo Zoo (il presente svilito e svenduto per l’effimero).  Tre libri molto particolari, che pur sconfinando nel noir, vanno oltre i limiti di genere per trasformarsi in ragionamento, filosofia, denuncia sociale. Una trilogia che mostra una crescita evidente, anche nello stile:  di volta in volta il linguaggio si fa sempre più raffinato, speciale.
Se Le sultane era un ode al  diritto di vivere il tempo fino in fondo, e Lo zoo una denuncia del tempo, mortificato nella nostra società, con Questo libro non esiste Marilù Oliva allarga maggiormente il suo punto di vista: il tempo umano si collega al tempo universale, alla sua inavvicinabile impenetrabilità. “Questo libro non esiste” è come un romanzo giallo  con quattro angolazioni:  un viaggio nel tempo in tutte le sue forme: quello intimo, quello della memoria , il tempo della narrazione e quello cosmico, anche nelle oscure pieghe del suo significato più profondo. Ma cos’è veramente  Mathis genio o follia

Il cognome stesso del protagonista, Onaru, che  letto al contrario diventa Urano, il padre  di Chronos nella mitologia greca. Mathis si innamorerà  dell’unica donna che non lo vuole e lo respinge, si è fatto rubare il manoscritto in cui ha riversato le sue illusioni, le sue speranze: ma questo manoscritto esiste davvero?
O forse non è stato ancora scritto. 
A ben guardare “Questo libro non esiste” è molto più di un giallo. La vicenda di Mathias si trasforma anche in pretesto per riflettere sulla scrittura, sul fallimento, su una certa  deriva del mondo editoriale. Una scusa perfetta per introdurci quasi attraverso il buco della serratura nel farraginoso mondo dell’editoria, nei suoi acrobatici compromessi, nelle sue tante, troppe ipocrisie.

Non mancheranno ironiche allusioni al sistema: come la casa editrice Malbege satirica deformazione delle Malebolge dantesche, gli scrittori che si ritrovano al  Don Juan in onore del massimo Cervantes e bevono un “mulino a vento”, le relazioni virtuali, i like gabellati come valuta di scambio. Con humour, intelligenza e forma inseriti vivacemente nella narrazione.
Non facile ma un bel romanzo da leggere.

Marilù Oliva, nata a Bologna, è scrittrice, saggista e docente di lettere. Collabora con diverse riviste ed è caporedattrice del blog letterario Libroguerriero. Per Solferino ha pubblicato i bestseller mitologici L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre (2020), L’Eneide di Didone (2022), L’Iliade cantata dalle dee (2024), La Bibbia raccontata da Eva, Giuditta, Maddalena e le altre (2025), il romanzo Biancaneve nel Novecento (2021), il saggio I Divini dell’Olimpo (2022) e le riedizioni di due dei suoi noir di successo, Le Sultane (2021) e Repetita (2023).

:: L’enigma Kaminski di Paolo Roversi (Mondadori 2025) a cura di Patrizia Debicke

21 luglio 2025

Milano, ancora euforica per il successo dell’Expo, si prepara alla consueta vivace esplosione di  luci natalizie. Ma l’8 dicembre, una cupa ombra cala sulla città: Giovanni Ferri, noto e rispettato antiquario di Brera, viene ritrovato senza vita in un confessionale del Duomo, al termine della messa dell’Immacolata. A un primo sguardo, parrebbe un infarto. Ma Luca Botero, il commissario insofferente anzi allergico alla tecnologia e con uno spirito d’osservazione degno di un moderno Sherlock Holmes, ritiene invece che sia stato ucciso.

Quando l’autopsia conferma in pieno i suoi sospetti, l’indagine decolla. Molti, forse troppi, avevano un motivo per desiderare la morte di Ferri. E qualcosa di ancora più oscuro avanza minacciosamente : risorto dal passato torna a riaffacciarsi l’incubo peggiore del commissario — Jacek Kaminski.
Il criminale spietato che anni prima aveva quasi ucciso il commissario è tornato, e questa volta lo sfida apertamente.

Stavolta Botero dovrà mettere in gioco tutto: intuizione, coraggio, e forse anche la propria vita. Perché affrontare Kaminski sarà per lui come  affrontare anche i suoi fantasmi. E non è detto che i cervellotici enigmi disseminati lungo il cammino non di rivelino  l’ennesima trappola.

Con L’enigma Kaminski, terzo capitolo della serie con protagonista il commissario più analogico del noir contemporaneo, Paolo Roversi colpisce ancora nel segno. Il ritmo narrativo sempre serrato, la tensione costante e la trama si rivela densa di colpi di scena. Nulla è mai come sembra tanto che  il lettore si sente in prima linea, costretto a indagare accanto a Botero, condividendone limiti e intuizioni, dubbi e folgorazioni.

Come nei precedenti romanzi, Milano è più di uno sfondo: è una presenza viva, quasi tangibile, palpitante, nervosa, apparentemente  già pronta per il Natale ma attraversata da inquietudini sotterranee. Tuttavia, la caccia all’uomo porta Botero e la sua squadra anche fuori città: da Bologna alla Versilia, e persino fino a Macugnaga. Ogni diverso luogo diventa tessera di un puzzle complesso e affascinante.

Il passato si fa largo con prepotenza, e con questo  la resa dei conti tanto attesa tra Botero e il suo nemico di sempre. Kaminski è la sua nemesi perfetta, capace di metterlo a dura prova sia sul piano investigativo che su quello personale. In un duello mentale all’ultimo respiro, in una partita senza esclusione di colpi.

Il commissario, fedele al suo Borsalino e al trench d’ordinanza molto americaneggiante, resta sempre  coerente con la sua tecnofobia e il suo sguardo disincantato sulla realtà, chiuso in sé  come un campo da biliardo all’italiana,  anche se stavolta, Roversi apre qualche spiraglio sul suo mondo interiore, rendendolo più vicino al lettore, più umano.

Intorno a lui, la squadra Alfa, i “confinati” della Cortina di Ferro, l’ex caserma militare trasformata in base operativa. Al suo fianco il fedele cane  meticcio Duca e l’amico Domenico, memoria storica e unica medicina alla ormai cronica insonnia che accompagna ogni indagine di Botero.

La scrittura  di Roversi è rapida, diretta, quasi cinematografica. Fatta di : piani sequenza, zoomate, cambi di ritmo che mantengono costantemente l’attenzione al top. I dialoghi sono vivaci, i personaggi ben calibrati. E poi c’è Milano, sempre lei, a respirare contemporaneamente alla narrazione, a vibrare sotto la tensione crescente del racconto.

Gli enigmi lanciati da Kaminski saranno solo l’inizio di una vorticosa spirale che travolgerà Botero e i suoi. Il finale sarà da batticuore, con alla fine un colpo di scena che spalanca le porte a un nuovo capitolo. Perché, a volte, non è riconoscere il nemico la parte più difficile, mentre lo è il capire dove  e come attaccherà  la prossima volta.

Paolo Roversi, scrittore, giornalista e sceneggiatore, si è laureato in Storia contemporanea all’Università Sophia Antipolis di Nizza (Francia). Ha pubblicato romanzi gialli con protagonista il giornalista hacker Enrico Radeschi: Blue Tango – noir metropolitano (Stampa Alternativa), La mano sinistra del diavolo (Mursia) con cui ha vinto il Premio Camaiore di Letteratura Gialla 2007 ed è stato finalista del Premio Franco Fedeli 2007, Niente baci alla francese (Mursia), La marcia di Radeschi (Mursia), L’uomo della pianura (Mursia) e La confraternita delle ossa (Marsilio). Con Marsilio, nel 2015 ha pubblicato il dittico Città rossa, due romanzi sulla storia della criminalità milanese degli anni Settanta e Ottanta ecc. ecc.

:: Quante storie marescià di Roberto De Luca (Pendragon, 2025) a cura di Patrizia Debicke

14 luglio 2025

Quarta raccolta di racconti crime firmata da De Luca, luogotenente dei carabinieri in servizio alla Procura di Bologna e appassionato narratore del genere giallo italiano. Dopo il successo delle precedenti pubblicazioni, l’autore torna con cinque nuove storie investigative ambientate nel paese immaginario di Castello di San Petronio, ispirato alla Bassa bolognese con la bella  prefazione di Luca Crovi.
 Un intreccio di realtà e invenzione, in cui il maresciallo Luca De Robertis e i carabinieri della stazione di Castello di San Petronio inseguono risposte spesso multiformi e una giustizia tutt’altro che scontata.
Talvolta  la realtà – quella cruda, senza filtri – scatena i crimini più spietati. Ogni giorno, la follia umana li fa salire in scena. Li modella in forme diverse, variegate, spesso impensabili. Però i delitti  accadono. E  ci sono alcuni delitti in cui le vittime sono costrette a sopportare, spesso in silenzio..
Magari  follie che qualcun altro – chi indaga e cerca delle  risposte – vorrebbe fermare. Non sempre però ci riesce. Non sempre ce la fa ad arrivare in tempo,  ma ci prova.
Cinque nuove storie investigative  accompagnate dalla fantasia  e filtrate dallo sguardo umano e disilluso del maresciallo De Robertis, figura amatissima dai lettori per il suo spirito empatico e la sua ironica concretezza che ha spinto  De Luca a scriverle.
Questa è la base dalla quale è partito . Poi, come spesso accade, ha dato spazio  alla  fantasia. Dono straordinario e inestimabile concesso  al genere umano. E allora il saper mischiare dei fatti realmente accaduti all’immaginazione, gli ha consentito di scrivere  storie possibili anche se non del tutto vere. O forse diversamente vere.
De Luca si è rifatto a casi reali, ho ascoltato testimoni, ho spulciato  verbali. Poi ho fatto un passo indietro e, con cautela e  rispetto, ha aggiunto ciò  che a suo vedere mancava. Una piccolezza magari . Qualche particolare diverso o forse un altro  finale.
Perché sì certo , in alcuni casi, avrebbe preferito che le cose andassero diversamente. E allora l’ha fatto e fatto bene a modo suo,  senza dubbi o ripensamenti.
Nella sue  storie vi imbatterete in “gang” di adolescenti e di anziani molto particolari .
Perché molte delle tematiche trattate costringono a confrontarsi due mondi apparentemente  molto diversi e che invece si riveleranno più simili di quanto si possa pensare. Con da una parte dei ragazzini spaventati, calati in una realtà virtuale che si mischia pericolosamente a  quella vera. Irresponsabili, indifferenti e pericolosamente fuori da ogni logica. Dall’altra, dei settantenni : convinti di essere eterni, addirittura immortali. Gente  che rifiuta di  arrendersi all’anagrafe e anzi, vuole sfidarla con azioni eclatanti. Talvolta folli o peggio pericolosamente criminali. Viagra e illusioni di giovinezza.
Oppure belle e artefatte sessantenni annoiate che si concedono spregiudicatamente a giovani intimoriti e messi all’angolo , in  esperienze e situazioni abnormi. Storie grottesche, dure, a volte ironiche. Sempre legate però a una realtà che conosciamo, ma che troppo spesso fingiamo di non vedere. Come non citare poi un triplice tentato omicidio, orchestrato  con inquietante risoluzione  da tre diverse menti deviate.
E come dimenticare il  lungo e ossessivo  periodo del Covid, visto da chi doveva far rispettare regole difficili, talvolta assurde, ma necessarie. Un tempo sospeso nel nulla  in cui tutto, ogni crimine, sembrava possibile…
E infine quattro ultrasessantenni milionari che, messi di fronte all’inevitabile, decidono, tra un whisky  e tanti ricordi , di rispolverare un vecchio progetto di eguaglianza sociale. Un’utopia? Forse. O forse no.
Dietro ogni racconto si muove lui, il maresciallo Luca De Robertis, e i suoi carabinieri della stazione di Castello di San Petronio. Uomini e donne che non inseguono eroi, ma risposte. A volte le trovano. Altre volte  invece devono confrontarsi con una giustizia incompleta, impegnativa e magari scomoda.

Roberto De Luca è nato a Mondragone nel 1968, è cresciuto e vive in Toscana. A diciotto anni si arruola nell’Arma dei carabinieri, per la quale svolge tuttora servizio a Bologna. Con Pendragon esordisce nel 2008 con il thriller Insospettabili ombre (in corso di traduzione in lingua araba). Nel 2014 esce il secondo romanzo Adrenalina di porco. Storia di una banda criminale (Premio “Dalla realtà all’immaginario: poliziotti che scrivono”, 2014); nel 2018 pubblica Il maresciallo indaga. Dieci casi per De Robertis (Premio internazionale Apoxiomeno, 2019, categoria letteratura; Premio “Gusti tra le righe” – I sapori del giallo, 2019; Festival Giallo Garda – Menzione della giuria, 2019) e nel 2025 Quante storie marescia’.

:: Nella Russia di Putin – La costruzione di un’identità postsovietica di Andrea Bonelli (Carocci editore, 2023) a cura di Giulietta Iannone

13 luglio 2025

Il breve saggio, Nella Russia di Putin, edito da Carocci editore ormai nel 2023, del professor Bonelli, esperto di questioni inerenti la Russia sovietica e post sovietica, di cui vi parlerò oggi, è un interessante compendio di molte tematiche inerenti il passto, il presente e il futuro della Russia partendo dal suo passato zarista, per passare all’eredità sovietica, per poi giungere al putinismo odierno, un misto di ideologia e valori tradizionali ben radicati nella coscienza russa, che sì può essere visto come un regime illiberale, e quasi stalinista, non segreta l’ammirazione che Putin prova per Stalin rivendicando un orgoglio nazionale mai sopito e rifiutandosi di demonizzare un periodo storico vissuto da generazioni di russi, ma con peculiarità sue proprie che è interessante studiare per capire la Russia moderna e soprattutto l’eredità che lascerà una volta che Putin, per raggiunti limiti d’età, lascerà volente o nolente il potere. La vocazione imperiale della Russia odierna ha radici profonde, che precedono l’epoca sovietica, e traggono le basi dallo zarismo stesso, che se vogliamo ha forgiato molte delle caratteristiche peculiari dell’animo russo, spirito passato indenne durante lo stalinismo sovietico e giunto fino a noi, in cui la fede, non solo quella ortodossa (strano come questa fede sia sopravvissuta in un regime come quello sovietico che si professava ateo), e i valori tradizionali hanno cementato una coscienza comune che Putin ha raccolto e fatta propria, acquisendo un consenso non solo imposto con misure coercitive e autoritarie. E’ importante capire questo per comprendere fino a che punto il putinismo ha cambiato la storia non solo russa ma mondiale. Ma chi è Putin? Come è stato possibile che un incolore burocrate, passato dalle maglie dei Servizi, abbia raggiunto le più alte cariche dello Stato e abbia conservato il potere per tutti questi anni attorniato da una classe politica dirigenziale fedele e imbevuta di ideali pattriottici e nazionalisti molto forti? A queste domande forse risponderanno gli storici futuri, ma già oggi possiamo capire quanto l’abilità di Putin risieda nella sua capacità di essersi fatto percepire come uno del popolo, anche raccontando nella sua biografia ufficiale fatti strettamente personali come la perdita del fratello in guerra o il ritorno del padre ferito dal fronte appena in tempo per salvare la madre che se no sarebbe morta di stenti. Tutte vicende che hanno inciso profondamente nell’immaginario che lo circonda. Come il battesimo ricevuto segretamente, quando le leggi sovietiche lo proibivano. Il militarismo patriottico, l’esaltazione della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica, l’importanza geopolitica del paese e il suo ruolo a livello mondiale, sono tutti temi radicati nello spirito russo, di cui Putin si è appropriato per consolidare un potere che sarebbe stato difficile altersì ottenere, nè tanto mantenere per più di vent’anni. Intanto è importante focalizzare l’attenzione sulla convinzione radicata nel Cremlino dell’importanza del ruolo stabilizzante della Russia, senza il quale l’Europa e gli Stati Uniti sarebbero incapaci di gestire un ordine mondiale post Guerra fredda, ordine che ancora non è stato raggiunto. E all’orizzonte lo spettro dell’inverno nucleare, augurandoci che almeno questa profezia apocalittica non si avveri.

Andrea Bonelli è ricercatore in Storia dell’Europa orientale all’Università di Pisa. Ha svolto ricerche in archivi russi ed europei e ha insegnato in diverse università italiane. Autore di saggi scientifici, ha pubblicato Gorbačëv e la riunificazione della Germania. L’impatto della perestrojka sul comunismo (1985-1990) (Roma 2021).

:: Le cinque dame di Federico Moro (Linea Edizioni 2025) di Patrizia Debicke

5 luglio 2025

Le Cinque Dame, in realtà un ideale seguito del primo romanzo “Vinigo, la  Scala del Tempo” ambientato proprio a Vinigo , minuscola frazione di  Vodo di Cadore.  paesino montano di appena  un centinaio di abitanti, pieno di gente solo durante l’epoca delle vacanze…..  Un posto incantato   che pareva adatto solo per lavorare  in santa pace e dove  il sessantenne protagonista, il veneziano Enea Altoviti, aveva incontrato e amato Alice ma in seguito , quasi  alterando il senso del tempo, era rimasto coinvolto in una spaventosa avventura in grado di cambiare una vita, la sua vita,  e quella di altri.  
Ora tuttavia  Alice che, per il successo dell’azzardata operazione (un misto di poliziesco investigativo e spy story) condotta con brillante  risultato proprio nel Cadore, è stata promossa, caso rarissimo tra i carabinieri, da maresciallo a ufficiale ed è diventata un capitano, pare si sia  allontanata dalla sua vita.  Divenuta irraggiungibile e peggio, definitivamente scomparsa o almeno così teme. Ma la rimpiange, la sua mancanza gli pesa.
Un secondo romanzo dunque per Federico Moro, professore con  formazione classica e storica, che specializzato in Storia di Venezia, dopo avere sviluppato un approfondito e importante  approccio geopolitico  allo studio della Repubblica Serenissima ha cominciato ad alternare la sua scrittura  di ricerca e  saggistica, con la poetica, il teatro e la narrativa.
Anche stavolta un nuovo e intrigante romanzo, dicevamo, che partendo da un freddo, caliginoso  e pericoloso  gennaio nella laguna,  ci porterà  per la maggior parte del tempo a immergerci in  una fantastica ambientazione veneziana. Sulle tracce di Enea Altoviti ci troveremo infatti quasi miracolosamente  proiettati intanto in  una vivida passeggiata culturale che, sviluppandosi tra calli ponticelli, callette,  locali caratteristici e chiese meno conosciute,  ci consentirà di toccare con mano posti, zone, abitudini  e particolari poco noti ai turisti, mischiati a fastosi e orgiastici ricevimenti in alcuni dei più splendidi e famosi palazzi veneziani…
L’incontro fortuito a Venezia con una giovane donna vestita di bianco, sarà seguito da  una spirale di eventi che lo trascinerà  al centro di intrighi e traffici illeciti della droga a basso costo che uccide, il peggior  dramma della attuale società, pericolosamente  intrecciato con ossessioni e nostalgie dalle quali non riesce a liberarsi. Enea pare l’inerme prigioniero di una verità che gli deriva dal suo movimentato passato  e della sua variegata esperienza di vita ma che in realtà deve ancora riscoprire fino in fondo.  Trascinandosi dalla Laguna a Istanbul, dal Marocco alla Cambogia, dal Sudafrica all’Amazzonia brasiliana, attraverso multiformi  impressioni fatte anche di suoni, luci e colori di ogni dove, arriverà a toccare ogni continente. E viaggiando con la mente in ricordi per poi veramente  approdare  a Vienna e infine  al Cadore della Valle del Boite, sulle tracce di un orrendo e articolato traffico internazionale di Fentanyl, il potente oppioide sintetico che uccide con le sue ramificate implicazioni mondiali.  Un traffico possente, strisciante e potenzialmente fatale che  ormai ha dilagato anche nel Veneto e, volente o nolente lo tocca e l’accerchia proditoriamente, sfidandolo  in ogni modo e costringendolo a implicarsi di persona.
Eh già perché  questa volta il protagonista, Enea Altoviti, oltre al  traffico internazionale di Fentanyl si vedrà casualmente implicato  in una spaventosa  serie di orrendi  delitti del quale parrebbe  essere l’unico possibile indiziato. Per aiutarlo a uscire da quella trappola perversa  e infernale , dovranno intervenire in suo aiuto  le Cinque Dame, ovverosia cinque donne che ha conosciuto nel passato. Cinque dame simbolicamente rappresentate dai diversi colori: bianco, verde, rosso,  nero  e infine azzurro che, da parte loro,  avranno un ruolo  essenziale nella storia. Nella quale pare utile evidenziare , i  tanti risvolti psicologici, pronti a svelare le contraddizioni, le  emozioni e gli intensi  sentimenti dei vari personaggi. Una storia viaggio  per la quale  la conclusione, come  già era successo con  Vinigo La scala del tempo. risulterà forse assurda e sicuramente molto speciale
Ma forse come sempre quando nulla e nessuno è mai veramente come pare  accade che passato e  presente si sfiorino di continuo appaiati, magari  destinati finalmente a unirsi per un intento  comune. Un avvincente contesto  narrativo sempre in salita e pieno di situazioni con i caratteri dei diversi personaggi improntati a una possibile realtà, descritti con rara efficacia mentre  il ritmo che  si mischia all’ azione, trasformandosi in dramma, trasuda quella suspense con  cui l’autore riesce sempre a stuzzicare  la curiosità e a coinvolgere emotivamente il lettore.
Un ampio e intrigante  romanzo giallo che, esplorando paesi lontani e miti oscuri e tenebrosi,  coinvolge  prepotentemente  la  natura umana.

Federico Moro Studi classici e storici, specializzato in geopolitica della Repubblica di Venezia, ha pubblicato 52 titoli tra saggistica, narrativa, libri di viaggio e 4 testi teatrali oltre a più di 200 articoli. Membro, tra gli altri, della Società Italiana di Storia Militare, dell’Associazione Italiana di Cultura Classica, dell’Ateneo Veneto. L’ultimo titolo pubblicato con Linea Edizioni è La Granduchessa Bianca Cappello: amori, intrighi e potere nel Rinascimento. Sito web http://www.federicomoro.it, piattaforme in rete: Academia.edu, Researchgate.org, Linkedin, Facebook, Instagram, TikTok.

:: Nessuna isola è sola, scritto da Giovanni Blandino e illustrato da Martina Tonello (Camelozampa 2025) a cura di Giulietta Iannone

29 giugno 2025

La collana Le Sinapsi, della casa editrice indipendente Camelozampa, Premio Speciale della Giuria di Legambiente nell’ambito del Premio nazionale “Un libro per l’ambiente”, si arricchisce di un nuovo albo illustrato divulgativo, interamente a colori, dal titolo quanto mai evocativo: Nessuna isola è sola, scritto da Giovanni Blandino, ricercatore ed esperto di Storia della scienza e della comunicazione e illustrato magicamente da Martina Tonello. Dagli atolli alle isole vulcaniche, dalle isole di sabbia alle isole di marea, dalle isole coralline alle oasi nel deserto fino alle isole artificiali, o a quelle immaginarie o alle isole prigioni, fino agli eremiti, uomini isola, le isole si scoprirà non sono così separate nel vastissimo ecosistema, ma ci sono relazioni e collegamenti che rendono si può dire l’intero universo un organismo unico e interconnesso. L’albo, scientificamente rigoroso ma di piacevole e scorrevole lettura, stampato su carta ecologica FSC, ci porta a esplorare non solo luoghi lontani, sparsi sul mappamondo, ma anche luoghi dell’anima. Indicato dai sette anni in sù, Nessuna isola è sola di grande formato, con ben 64 pagine, è dunque un albo ricco di sorprese che potrà interessare adulti e bambini anche per ricerche scolastiche, alla vecchia maniera quando si consultavano i libri e non si affidava tutto a internet, privilegiando l’emozione della scoperta. Le pagine finali poi ospitano un originale “isolariocon utili approfondimenti e infine c’è un “qr code”, per i più tecnologici, che rimanda all’elenco di tutte le fonti utilizzate.

Giovanni Blandino ha studiato Storia della scienza e della comunicazione a Pisa, Roma, Trieste e Berlino. Oggi lavora in un centro di ricerca a Bolzano occupandosi di comunicazione scientifica. Suoi testi e racconti sono apparsi su riviste e antologie. È papà di un piccolo Tommaso.

Martina Tonello è illustratrice e aspirante falegname. Vive a Bologna dove scrive, illustra storie e realizza laboratori per bambine e bambini. Ha pubblicato con case editrici come Camelozampa, Mondadori Electa Kids, Piemme, Editoriale Scienza, Terre di Mezzo, La Coccinella e collabora con la rivista UPPA. È stata finalista al prestigioso premio internazionale Association of Illustrators nella categoria Design Product & Packaging.

Source: albo inviato dall’editore. Ringraziamo Francesca Tamberlani di LaChicca Ufficio Stampa Specializzato in libri per bambini e ragazzi.

:: La guerra delle regine di Aquilino (Bonfirraro Editore, 2025) a cura di Giulietta Iannone

18 giugno 2025

Alla morte di Alessandro Magno, figlio di Filippo II e di Olimpia, il suo immenso impero non fu affidato a un unico erede, ma fu conteso, in sei sanguinose guerre, dai diadochi, i generali macedoni che avevano aiutato Alessandro nelle sue conquiste. Morendo Alessandro diede origine infatti a faide sanguinarie al termine delle quali il Mediterraneo ebbe un nuovo ordine che perdurò fino all’avvento dei romani. Ma quali furono le donne, dietro le quinte, a orchestrare queste faide in una lotta per il potere di inaudita ferocia? A illuminarci su questo ci pensa Filippo II ormai un’ombra dell’oltretomba. Dopo tanti schiamazzi in vita ora che è nel regno del silenzio può vedere più lucidamente l’inutilità di tutto quel darsi da fare per ottenere ricchezze, potere, onori quando destino di tutti è la morte e il bilancio della sofferenza che abbiamo lasciato in vita. Tutto quell’orrore, il pianto dei feriti, il dolore di vecchi, donne e bambini, le città distrutte, erano davveo necessari? Tutta quell’immane sofferenza che l’ambizione sfrenata di alcuni ha causato. Se le guerre le combattono gli uomini, gli eroi, i soldati, dietro le quinte le donne, le principesse, le regine, le ancelle orchestrano le loro vendette, i loro piani, le loro gelosie, tessono i loro intrighi. La guerra delle regine di Aquilino narra le loro storie con cadenza epica e respiro ampio e così veniamo a conoscere la temibile Olimpia, la sfortunata Cleopatra, la bellissima Rossane moglie di Alessandro Magno, Cinane, guerriera illirica, e Adea sebbene solo adolescente temibile quanto le altre. Fedele al dettame storico, l’autore crea una storia immaginaria in cui il bene e molto spesso il male guidano i destini degli uomini (e delle donne), che capiscono sempre troppo tardi l’inutilità di tutta questa sofferenza quando si sarebbe potuto operare per il bene con maggior profitto. Ora che Filippo ha gli occhi della morte e vede più in profondità, si rammarica che l’uomo al bene dell’umanità preferisce attività più piacevoli: mangiare e bere, abitare in una casa magnifica, avere tanti soldi, fare sesso, diventare famoso, sperimentare tutti i piaceri, avere amicizie altolocate, possedere cose che suscitano l’invidia altrui. Tutti così prevedibili, tutti così simili nei desideri e nelle aspirazioni, indifferenti alla sofferenza che si reca agli altri nel perseguire i propri intenti. Ma ormai Filippo è un’ombra sullo sfondo della storia, i suoi ammonimenti, le sue preghiere si perdono nel silenzio delle ombre. La guerra delle regine si rivela un romanzo storico di piacevole lettura, che fa luce in un periodo poco noto della storia con competenza e accuratezza, e una verve di rigore morale, che ci accompagna nelle pagine e ci fa riflettere come l’uomo non sia in realtà cambiato dopo tutti questi secoli.

Aquilino Salvadore, nome d’arte Aquilino, è nato a Tradate nel 1949 e vive a Oleggio. Ex insegnante, ha pubblicato più di sessanta libri per bambini, ragazzi e adulti. Drammaturgo e regista, ha vinto numerosi premi nazionali di letteratura e di teatro.
Collabora con l’associazione Tecneke e ora si diletta anche di pittura.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Alberto dell’Ufficio stampa Bonfirraro.

:: Morte per un manoscritto di Luigi Guicciardi (Damster 2025) a cura di Patrizia Debicke

2 giugno 2025

Modena, primi di luglio: il commissario capo Giovanni Cataldo e il nuovo collega l’ispettore Franco Greco, pugliese, Rinaldi è appena andato in ferie,  chiamati da Don Zamboni salgono al primo piano dell’antico palazzo abbaziale di Nonantola.
Il prete infatti di primo mattino ha rinvenuto in una stanza il cadavere con la gola tagliata da una lama affilatissima di Don Rinaldi, studioso emerito. L’omicidio di un religioso  nell’edificio monastico   potrebbe essere solo un caso come tanti per il commissario capo Giovanni Cataldo, se non fosse per il particolare che la vittima  stava inventariando un misterioso  fondo archivistico da poco scoperto nella storica abbazia. Una scossa di terremoto all’inizio o meglio un assestamento tellurico  ha infatti  provocato il crollo  ai primi dell’anno  della parete di una cappella annessa all’edificio religioso dentro la quale  è stata ritrovata una specie di cassetta contenente delle carte molto antiche.  
Trattandosi di bene religioso assegnato alla cura del vescovo, questi aveva affidato di autorità  le relative ricerche e catalogazione a Don Rinaldi, un personaggio all’altezza per competenza, affinché svolgesse intanto un esame preliminare su quei preziosi  documenti.
Il filo conduttore, al di là del  modus operandi dell’assassino, si scoprirà presto essere  l’insistente  voce  in circolazione su un  presunto ritrovamento di alcuni canti originali della Commedia di Dante Alighieri, che nella cittadina  soggiornò durante l’esilio. Potremmo forse essere sulle tracce di un fantomatico manoscritto di Dante Alighieri, che sarebbe stato ben nascosto dal tredicesimo secolo nell’Abbazia di Nonantola?
Esisterà davvero oppure si tratta di una favola per gli sciocchi? Potrebbe essere detto manoscritto la causa degli ben altri  tre omicidi che  nel giro di pochi giorni, commessi con le stesse orribili modalità,verranno scoperti nella zona?  Una successiva terribile e sanguinaria sequenza infatti, che si  sommerà  alla già complicata e apparentemente incomprensibile inchiesta investigativa, quando nel giro di pochi giorni si scoprirà che sono stati ammazzati  sia  un vecchio mendicante di colore che frequentava l’abbazia, un professore di Lettere in pensione e una bella docente universitaria di paleografia.
Coadiuvato da due nuovi colleghi, il ruvido ispettore Greco e il volonteroso e aperto sovrintendente Vernole, appassionato di letteratura, Cataldo  dovrà dare il via a un’insolita indagine destreggiandosi  tra presente e passato, tra un computer scomparso, rubato ma poi ritrovati presso un ricettatore e alcuni documenti medievali, dai quali emergerebbe con prepotenza la figura di Dante Alighieri.  Sarebbe questo il motivo che unisce la morte del prete,  del barbone, del professore e della paleografa ?
A complicare tuttavia maggiormente le indagini, avverrà anche l’omicidio di un librario dentro la  sua libreria e poco dopo l’incomprensibile  suicidio del sovrintendente Vernole, anche lui  appassionato di Dante.
La faccenda, nonostante l’indefesso lavoro della scientifica a caccia di indizi, le testimonianze dei parenti e amici dei morti  pare arenarsi, complicandosi  sempre di più mentre suggerisce possibili nuove piste e nuove ipotesi. La sete di sangue dell’assassino pare non placarsi in alcune modo.  Che tipo di mostruosa frenesia bisogna avere per continuare a uccidere? La rabbia non basta perché sembra diventare unìincontrollabilw forma di follia. Avrà mai fine?
Mentre la stampa e i superiori di Cataldo paiono quasi addormentati dal caldo di luglio che  infuoca la pianura, il nostro commissario capo barcamenandosi tra filologia testuale e oscure tracce elettroniche, scoprirà finalmente, dopo altri delitti, con sbalordita amarezza, che si può spargere tanto sangue solo per una rivincita tesa  all’assurda ambizione di realizzare un sogno: un manoscritto autografo unico, fin qui ignoto al mondo, ma in grado di rivoluzionare i futuri  studi della letteratura italiana .
Ma i tutti i casi non sono mai risolti completamente  perché  talvolta il culmine della gelosia può  far commettere atti ed errori che poi non si sarà più in grado di riparare.

Luigi Guicciardi, modenese, insegnante di liceo e critico letterario, è il creatore del commissario Cataldo, poliziotto al centro di una serie di mystery: “La calda estate del commissario Cataldo”; “Filastrocca di sangue per il commissario Cataldo” – entrambi finalisti al Premio Scerbanenco – “Relazioni pericolose per il commissario Cataldo” (2001), “Un nido di vipere per il commissario Cataldo” (2003), “Cadaveri diversi” (2004, Piemme); “Occhi nel buio” (2006), “Dipinto nel sangue” (2007), “Errore di prospettiva” (2008), “Senza rimorso” (2008), “La belva” (2009), “La morte ha mille mani” (2010) per Hobby&Work; “Una tranquilla città di paura” (2013, LCF Edizioni); “Le stanze segrete” (2014), “Paesaggio con figure morte” (2015), “Giorni di dubbio” (2016), “Una tranquilla disperazione” (2017) per Cordero Editore, “Nessun posto per nascondersi” (2018), e “Sporchi delitti” (2019) per Fratelli Frilli Editore, “Un conto aperto con il passato” (2020), “Ai morti si dice arrivederci” (2021), “I dettagli del male” (2022), “Il ritorno del mostro di Modena” (2022), “Il commissario Cataldo e il caso Tiresia” (2023), “Morte di una ragazza speciale” (2023), “Donne che chiedono giustizia” (2024), “Nessuno si senta al sicuro” (2024), per Damster. Ha contribuito con alcuni racconti a varie antologie tra cui “Scosse. Scrittori per il terremoto”, Felici Editori (2012), “GialloModena” (2016), “Delitti al museo” Mondadori (2019). Il suo sito http://www.luigiguicciardi.it.