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:: Nonnamatta e la caccia ai mostri di Moni Nilsson, Illustrazioni di: Anna Fiske (Gallucci Editore 2024)

5 ottobre 2024

Tra spedizioni notturne, trappole per mostri e portali segreti nella foresta, una nonna eccentrica e piena di risorse accompagna il suo nipotino in un’avventura scaccia paure.

Da quando a scuola ha sentito parlare di mostri, Frasse ha gli incubi e non riesce a dormire se non ha vicino il papà. È un bel problema: dovrà rinunciare al pigiama party a casa di Pollicione? Per fortuna è giovedì e a prenderlo a scuola verrà la sua formidabile nonna, che tutti chiamano Nonnamatta perché un nipotino che non riusciva a pronunciare il suo nome, Marta, lo ha storpiato così. Nonnamatta non è come gli altri della sua età: lei non parla di acciacchi, non ha paura di niente, è una fonte inesauribile di avventure spericolate e in più sa tutto di magia. Quando scopre della paura di Frasse, le viene subito un’idea: nonna e nipote preparano lo zaino e partono in treno per una spedizione nel bosco mostruoso. Per vedere se i mostri esistono davvero e nel caso affrontarli una volta per tutte. Frasse è spaventato a morte, ma anche emozionato: e se riuscissero a catturare un vero mostro? Comincia così un’impresa piena di sorprese più esilaranti che spaventose, fra veglie notturne, trappole per mostri, portali segreti, incontri inattesi – e la scoperta che niente, in fondo, è come sembra. Età consigliata: a partire da 6 anni.

Moni Nilsson è una delle più apprezzate autrici per l’infanzia svedesi, premiata con la Targa Nils Holgersson e membro dell’Accademia svedese dei libri per bambini. Si è affermata a livello internazionale con la serie dedicata a Tsatsiki.

Laura Cangemi Laureata in Lingue e Letterature Moderne all’Università Statale di Milano, dal 1987 svolge l’attività di traduttrice dallo svedese e dall’inglese. Tra gli autori svedesi che ha tradotto si annoverano Ulf Stark, Maria Gripe, Annika Thor, Åsa Lind, Henning Mankell, Per Olov Enquist, Mikael Niemi, Peter Englund, Katarina Mazetti, Ingmar Bergman, Klas Östergren. Collabora con le più importanti case editrici italiane e ha al suo attivo oltre duecento titoli. Nel 1999 ha ricevuto il Premio San Gerolamo per la traduzione (sezione letteratura per l’infanzia) e nel 2013 il Premio per la traduzione della Fondazione Natur & Kultur, assegnato dall’Accademia di Svezia. È inoltre interprete di conferenza grazie a un corso frequentato al Parlamento Europeo e coordinatrice dei servizi di interpretariato e traduzione del Festivaletteratura di Mantova, con cui collabora fin dalla prima edizione. Dal 2013 al 2016 ha coordinato e condotto un seminario di formazione per traduttori di letteratura svedese per ragazzi finanziato dallo Swedish Arts Council.

:: Personaggi precari edizione finale di Vanni Santoni (Voland 2024) a cura di Valentina Demelas

5 ottobre 2024

Teti, che ha una famiglia disfunzionale; Roberto, quello che non si accontenta; Annabella, molto golosa, dal temperamento allegro; Tosca, bellissima, che è sicura che le basti agghindarsi in modo bizzarro per essere considerata anche eccezionale; Peppe, che aspetta – non si sa se con apprensione o eccitazione – il prossimo coprifuoco; Orlando, il Maschio Alfa; Federico che ha il cuore spezzato e si deve ripigliare; Pietro, il finto pendolare che nasconde a tutti, da diciassette anni, di avere perso il suo prestigioso impiego da dirigente; Eric, che sente di avere incontrato la donna ideale, ma pensa anche che, probabilmente, sia un amore impossibile: ecco alcuni degli oltre quattrocento Personaggi precari che Vanni Santoni ci presenta in questo volume edito per i tipi di Voland. La quarta, aggiornata e definitiva raccolta di tanti antieroi di provincia, individui medi – così estremamente familiari – tante identità e personalità variegate, atipiche, in cui il lettore può addirittura riconoscere tratti comuni a parenti, colleghi, amici, vicini di casa, insegnanti e compagni di scuola incontrati nel tempo, ma anche e soprattutto parti di sé. I primi Personaggi precari, nati quasi vent’anni fa nel blog che Vanni Santoni curava sulla piattaforma “Splinder”, diedero il via a uno dei progetti letterari più longevi e celebrati della scena editoriale italiana.

L’autore ci racconta una precarietà esistenziale e psicologica, non meramente lavorativa o economica, non limitata al mondo dei giovani. Dall’adolescente al pensionato, osserviamo – a distanza – personaggi di ogni età, contesto ed estrazione sociale. Entriamo in contatto con loro tramite riflessioni, flusso di pensieri, descrizione fisica, scheda anagrafica, chat, brevissimi scambi di battute, debolezze, bugie bianche, piccole e grandi illuminazioni, frustrazioni, convinzioni, speranze, delusioni, tic che suscitano tenerezza, biasimo, a volte anche simpatia. Non lasciano mai indifferenti. Li vediamo indossare maschere che si sgretolano e armature bucate, tutti figli di una mentalità e di una società che stanno lentamente mutando. Un panorama umano in affanno, ma disperatamente autoconsapevole con cui l’autore ha portato la narrazione del precariato dalla mera cronaca alla struttura stessa del testo, dando vita a un vero e proprio universo di monadi stranite, ironiche, malinconiche e spietate.

Lo stile di Santoni è incisivo, attento, preciso e, poiché il “tempo” dei Personaggi precari è la contemporaneità, la scelta della prosa frammentaria, della micro-narrazione e dell’epigramma risulta perfetta, ideale. L’autore immortala ogni personaggio in un imprecisato “momento presente” che, inglobando l’attesa, forse infinita, di un cambiamento imminente, non lo definisce completamente, tuttavia lo qualifica – senza giudizio, ma senza scampo – come il frutto delle proprie scelte e del proprio vissuto.

Pagina dopo pagina, inevitabilmente, ci si sorprende a domandarsi cosa accadrebbe ai Personaggi precari se potessero – riuscissero – a liberarsi dalle gabbie mentali proprie e altrui. Se avessero modo di trovare una sorta di pacificazione, riconciliarsi con se stessi e con i fantasmi del proprio passato. Con alcuni si empatizza, di altri si sorride, altri ancora non li si vorrebbe come amici.

Numerosi personaggi sono inconsapevoli di essere “precari”. La scrittura brillante suggerisce evoluzione, non staticità. Il lettore è spettatore di una condizione emotiva ed esistenziale labile, forse obbligata; in molti casi – si immagina o si spera – certamente non definitiva.

Un libro appassionante, divertente, che si legge in poche ore e si presta a più riletture. Leggero, ma al contempo foriero di emozioni e interessanti, intelligenti e ironici spunti di riflessione.

Vanni Santoni (1978) ha pubblicato, tra gli altri, i romanzi Gli interessi in comune (Feltrinelli 2008, Laterza 2019), Se fossi fuoco, arderei Firenze (Laterza 2011), la saga di Terra ignota (Mondadori 2013-17), Muro di casse (Laterza 2015), La stanza profonda (Laterza 2017, candidato al Premio Strega), I fratelli Michelangelo (Mondadori 2019), La verità su tutto (Mondadori 2022, Premio Viareggio selezione della giuria) e Dilaga ovunque (Laterza 2023, Premio selezione Campiello), oltre al saggio La scrittura non si insegna (minimum fax 2020) e alla raccolta poetica Altre stanze (Le Lettere 2023). Scrive sul “Corriere della Sera”.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo l’Ufficio stampa Voland.

:: Shanghai Surprise di Tony Kenrick (Rusconi 1986) a cura di Giulietta Iannone

3 ottobre 2024

Allora, mettetevi comodi e preparate i pop corn, sarà una lunga, e spero divertente recensione di un romanzo altrettanto divertente scritto da un signore di nome Tony Kenrick, nato a Sydney nel 1935 e tutt’ora vivente sebbene abbia smesso di scrivere ormai dal 1991, per lo più thriller fiction e romanzi polizieschi umoristici sulle orme di Donald E. Westlake e Lawrence Block. Il romanzo si intitola Shanghai Surprise (Faraday’s Flowers, Doubleday, 1985) e se non era per Madonna e Sean Penn che ne fecero una versione cinematografica piuttosto castigata (va bè anche alquanto discutibile, ne ho parlato qui) forse in Italia non sarebbe stato mai tradotto e invece finì in allegato con Gente (per giunta in edizione integrale) supplemento al n° 28 del 1989 ed edito nel 1986 da Rusconi nella bella traduzione di Hilia Brinis. Sorge il dubbio che quelli di Gente non l’abbiano davvero letto, perchè è piuttosto esplosivo sia per alcune scene che per lo spirito goliardico di fondo che non ne fa un romanzo di avventura per ragazzi classico. Anzi i bambini dovrevvero starci lontano, come ebbe a dire un noto critico che recensì il film in cui recitò Madonna nella parte di una missionaria laica di nome Gloria Tatlock alla ricerca di una cassa di oppio perduto, i famosi fiori di Faraday. Protagonista della vicenda è Glendon Wasey, un cattivo ragazzo un po’ cialtrone se vogliamo che si guadagna da vivere commerciando gli oggetti più improbabili su e giù per i quattro mari, quando inizia la storia deve portare, e cercare di smerciare, a Los Angeles alcune casse di cravatte fosforescenti di dubbio gusto. Ma il suo viaggio si ferma a Shanghai quando viene scaricato nel porto con le sue casse, mezzo ubriaco, con la barba di tre giorni e un gergo piuttosto colorito in perfetto dialetto di Shanghai che attira l’attenzione di un missionario, il signor Burns, e della sua assistente, la bella, ingenua (va bè neanche tanto) e dolce signorina Tatlock di cui parlavamo prima. La sua abilità con il dialetto locale ne fa il candidato ideale per girare i bassifondi della città in cerca di una cassa di fiori di papavero grezzo ancora da raffinare, che i pii missionari vorrebbero trasformare in morfina per alleviare le sofferenze dei soldati, (dal 1937 Shanghai è occupata dai giapponesi), anche per non vederlo trasformato in oppio per le numerose fumerie d’oppio locali, gironi infernali in cui gli schiavi di quella droga si lasciano morire di inedia. Inizia così una girandola di avventure tra il goliardico e il comico con gag anche notevolmente grezze e la descrizione di un amplesso tra Mr Wasey e China Doll, una prostituta che si vede come un’antica concubina, che dura diverse pagine. Kenrick è un ottimo scrittore, molto visionario, la sua scrittura è un fiume in piena di invenzioni, doppi sensi e giochi di parole ma cosa era lecito negli anni ’80, non è più lecito oggi dove alcune gag verrebbero sicuramente censurate e non si ride più per certe battute. Droga, prostituzione, omosessualità, affermazioni vagamente razzistiche e maschilistiche non dovrebbero essere usati per battute comiche, come dicevo la sensibilità è cambiata, ma lo spirito anarchico e dissacratorio di questo libro permane strappando qualche sorriso anche se amaro. Mi accorgo di aver deviato dai presupposti iniziali, facendo infine anche delle valutazioni serie, ma si sa l’umorismo deve avere sempre un fondo di cattiveria per fare davvero ridere sebbene tutto rientri in una farsa buffa che sbeffeggia i mali che stigmatizza. La cosa più inverosimile di tutto il libro è quando la signorina Tatlock seduce Wasey per renderlo in obbligo e spingerlo a continuare la ricerca dell’oppio sebbene stia diventando pericoloso dato che ci sono coinvolti anche i delinquenti locali per nulla intenzionati dal farsi soffiare il ricco bottino nel loro territorio, che comunque si limitano a dargli avvertimenti, perchè non si uccide un americano, facendo di conseguenza arrabbiare i banchieri che ritirerebbero i loro capitali. Quando Wasey finisce letteralmente in una cisterna di liquami, o viene torturato in una cantina odorosa di muffa da un cinese molto, molto cattivo, si ride amaro, come quando l’autore descrive i corpi delle vittime dell’oppio raccolti agli angoli delle strade da carretti di “monatti” e buttati senza sepoltura nel fiume, o quando descrive i profughi che Shanghai raccoglie che muoiono di fame e di freddo nell’indifferenza generale. Insomma, fatte le debite premesse è un libro da leggere, può piacere o non piacere, questo dipende naturalmente poi dalla sensibilità personale.

:: L’estate dei Morti di Giuliano Pasini, (Piemme 2024) a cura di Patrizia Debicke

3 ottobre 2024

Estate dei Morti, fine ottobre primi di novembre e secondo romanzo di Giuliano Pasini con per scenario Case Rosse, piccolo borgo rurale dell’Appennino modenese e sede di un ridotto commissariato di polizia. Anche stavolta con come protagonisti il commissario Roberto Serra ormai vecchia conoscenza dei lettori Piemme e l’agente speciale Rubina Tonelli, intelligenti, capaci, fuori dagli schemi ed entrambi con un passato denso di sofferenza e benché costellato di risultati anche di sfregi professionali. Serra trasferito a Case Rosse, il borgo di mille anime arroccato sull’Appennino emiliano dove nel 1995 aveva trovato per la prima volta rifugio per fuggire da quelle indagini e da quegli omicidi che a Roma lo stavano distruggendo, ritornato là da quattro anni per sua scelta, convinto che gli potesse servire. L’ha fatto forse perché sperava di riuscire a chiudere lassù con i fantasmi che l’ossessionavano e magari farcela a controllare la sua sindrome e la sua vita? Cosa tutt’altro che semplice. Anche se a Case Rosse era finalmente riuscito a chiudere con l’alcol, pericolosa terapia per la Danza quel suo incontrollabile dono, ma condanna e maledizione E proprio ai suoi ordini, a Case Rosse, era finita anche Rubina Tonelli romagnola dai capelli rossi, giovane, stizzosa, viziata economicamente da un padre ricchissimo e spedita a scontare un periodo di punizione per aver avuto il grilletto tropo facile in un’operazione di polizia.
Una ragazzina con voce angosciata verso sera chiama da una cabina telefonica al commissariato di polizia di Case Rosse. Le risponderà l’agente scelto Rubina Tonelli. La sua interlocutrice, che dice di chiamarsi Sibilla Mari e di avere quattordici anni, la supplica di accorrere, a Montecuccoli. In un vecchio casale ci sono due morti. Li ha uccisi la Borda, il mostro che ammazza grandi e piccini. e ora lei deve scappare via, ha paura che torni …
Rubina Tonelli che è sola in commissariato prova a rintracciare Serr , anche se sa che essendo il suo giorno libero, il commissario è a Bologna a trovare la figlia. Si limita allora a lasciargli un messaggio poi, dopo aver miracolosamente appurato da Alver, all’Osteria del paese, che strada fare per raggiungere Montecuccoli , salta sulla sua Mustang e, seguendo le indicazioni, troverà la cabina telefonica dalla quale è partita la richiesta di aiuto della ragazzina con il telefono a penzoloni e poco oltre un parcheggio con due auto: una Ypsilon beige e una Lancia Delta Martini bianca . È buio ormai, e lei non ama l’ oscurità . Ciò nondimeno raggiunge il vecchio casale segnalato nella telefonata e all’interno scopre un uomo ucciso a coltellate e un altro legato e strangolato, con evidenti segni di pratiche erotiche Bondage. Un orrendo spettacolo, con il sangue delle due vittime che è schizzato dappertutto. E lei e Serra che, trovato sul telefono il suo messaggio ha chiesto rinforzi e l’ha raggiunta, entrando in quella casa inquineranno per forza in parte la scena del crimine.
Peccato che già all’arrivo di Serra la Ypsilon beige che Rubina è sicura di aver visto nel parcheggio sia sparita. E la ragazzina della telefonata, che ha dichiarato di chiamarsi Sibilla Mari, figuri per la polizia morta vent’anni prima. Insomma nell’autunno del 1994 annegata nel pozzone, lo stagno limaccioso poco lontano dal casale che sua madre, Caterina detta la Stria, la Strega aveva poi fatto interrare e spianare con una colata di cemento. E quando allora era stata ritrovata con lei c’era Luce, la sua migliore amica, che aveva sempre giurato e spergiurato di non essere entrata in acqua. Anche se quando l’avevano ritrovata fuori di sé sulla riva, era bagnata fradicia…
E oggi il casale in cui è avvenuta la strage è proprio quello dove abitava Luce, ormai trasferita da anni con la sua famiglia e poi sparita.
Spetterà al commissario Roberto Serra e all’agente scelto Rubina Tonelli affrontare questa brutta storia che dovrà anche riportare alla luce e chiarire gli allucinanti risvolti di quell’inquietante disgrazia mai dimenticata.
Per individuare l’assassino, dovranno accettare di penetrare nel più fitto del mistero, ripartendo dal più profondo, dove si può reperire di tutto, dalla leggenda della Borda alla Stria, simboliche figure che impersonano il male e la cattiva magia, ad altre creature, vere? di fantasia? E che sicuramente sanno come muoversi, fanno paura, conoscono e custodiscono tutti i peggiori segreti. Ma non basta perché per farcela davvero dovranno arrivare a decifrare i tanti insondabili perché e le inimmaginabili conseguenze dell’oscuro epilogo di una lontana tragedia.
E da soli, ma e soprattutto con l’ indispensabile aiuto del commissario Corazza della questura di Modena, e il benevolo appoggio e supporto tecnico scientifico del comandante del Ris, il celebre generale Minimo, dovranno riuscire a sbrogliare le fila di un caso che pare allungare esotericamente i suoi artigli fino a coinvolgere sia i vivi che i morti.
Un’altra storia di Pasini interpretata dai suoi due singolari protagonisti afflitti dalle tante problematiche della loro vita, familiari e non, che dovranno affrontare e a loro modo sconfiggere insieme o da soli molti dei propri demoni.
A cominciare da Serra che, perseguitato dalla “Danza”, è stato abbandonato dalla compagna, ha problemi con la figlia bambina e teme che anche lei possa in futuro soffrire come lui . Rubina Tonelli invece, angosciata dai suoi eccessi, infierisce su se stessa, si droga o fa eccessivo uso di tranquillanti, pur continuando a lottare per non lasciarsi andare. Due emarginati che nel reciproco aiuto, pian piano riusciranno forse a ritrovare se stessi?
Affondando a piene mani in alcune millenarie occulte tradizioni emiliane appenniniche e coinvolgendo nelle sue pagine forze apparentemente sovrannaturali, Giuliano Pasini si diverte di nuovo a costruire un diabolico e indovinato thriller psicologico. Un romanzo che tuttavia anche stavolta evidenzia come il vero e unico mostro che abita la Terra sia l’uomo.

Giuliano Pasini è nato a Zocca (Modena) nel 1974 e vive a Treviso. Ha esordito nel 2012 con il romanzo Venti corpi nella neve (TimeCRIME) che ha ottenuto un notevole successo di pubblico. “Nuova stella del thriller italiano” secondo Antonio D’Orrico del “Corriere della Sera”, ha pubblicato con Mondadori la seconda avventura di Serra Io sono lo straniero e partecipato all’antologia Alzando da terra il sole. I suoi romanzi, tradotti in Germania, Austria e Svizzera, si sono aggiudicati i premi Mariano Romiti, Massarosa, Provincia in giallo, Sapori del giallo, Lomellina in giallo.

:: Dal libro al cinema: Shanghai Surprise di Tony Kenrick a cura di Giulietta Iannone

1 ottobre 2024

Film di culto per alcuni, immane boiata per altri, Shanghai Surprise fu sicuramente accolto da una ridda di recensioni pessime da una critica inferocita che per essere precisi lo polverizzò, non concedendogli nessun lato positivo, sebbene rivedendolo oggi, fu girato da Jim Goddard nel 1986 e coprodotto da George Harrison, ci presenta una deliziosa Madonna, incantevole davvero nella parte della giovane e ingenua missionaria laica Gloria Tatlok alle prese con un carico d’oppio scomparso e con un avventuriero un po’ sbruffone, interpretato dall’allora marito Sean Penn, abbastanza credibile nell’improbabile e quantomai bizzarra parte del commerciante di cravatte fosforescenti, Glendon Wasey. C’è da dire che tutto parte da un divertente romanzo, un tantino scollacciato, di Tony Kenrick del 1983 Faraday’s Flowers, impossibile da portare sullo schermo in versione integrale date alcune scene, e uno spirito goliardico di fondo, consigliabile solo a un pubblico adulto. Ne hanno invece fatto un film di avventura accessibile a tutti, epurandolo, quasi del tutto, dalla parte più sovversiva della storia, densa di un umorismo anche rozzo e poco addomesticato. Della funambolica e visionaria scrittura di Tony Kenrick poco rimane, ma è la storia di per sè non priva di gag ad effetto e colpi di scena, che lo rendono un film per certi versi da rivalutare nella filmografia di Madonna. Insomma non era un’attrice così pessima, la sua parte, per quanto limitata in una sceneggiatura attenta a non urtare troppo la sensibilità del pubblico (il libro è tutta altra storia pensiamo solo alla scena di seduzione tra China Doll e Glendon Wasey) è fresca e briosa, trasmette anche una dolcezza espressiva riscontrabile non solo dai suoi più accaniti fan. Allora abbiamo un carico d’oppio, appartenuto a un avventuriero occidentale, Walter Faraday, che diventa ambito da diversi personaggi uno più strampalato dell’altro, e ricercato dalla signorina Tatlock e dalla sua Associazione per scopi trapeutici (per farne morfina per i soldati). La signorina Tatlock sulle prime non è convinta che Glendon Wasey sia l’uomo giusto da impiegare nella ricerca, ma poi si ricrede date le mille risorse che sembra avere. Naturalmente Glendon Wasey si accorge subito che la situazione si fa pericolosa, e vorrebbe svicolare, ma la signorina Tatlock ha metodi convincenti per non farlo scappare via a gambe levate. Divertente il colpo di scena finale che non anticipo, anzi ce ne sono due, entrambi ben assestati. Non dico che sia un capolavoro, ma per una serata senza pensieri, è un’apprezzabile visione.

:: Le lacrime di Dio di Fabio Mundadori (Sette chiavi 2024) di Patrizia Debicke

30 settembre 2024

Un titolo decisamente intrigante e un incipit che non lo smentisce.
È la mattina di Natale. Ma quando Andrea Veronesi, un imprenditore, presidente della filiale italiana di Could News, canale satellitare con il miglior trend di crescita negli ultimi cinque anni, si sveglia nel suo letto Anna sua moglie non è sdraiata accanto a lui. Anche sua figlia Martina deve essersi già alzata perché in camera sua il piumino è abbandonato a terra.
E anche al piano di sotto, a pianterreno, non c’è nessuno. Ma dove sono andate le sue donne?
Si direbbe che in casa siano rimasti soltanto lui e il gatto Nemo con i suoi languidi miagolii imploranti cibo. Nel bel salone della sua villa di Marsala, di fronte allo Stagnone e alle sue isole, caldo e accogliente con le sue allegre decorazioni natalizie, dove ha cenato la sera prima, quella della Vigilia con moglie, figlia e il fidanzato della ragazza, tutto sembra come è stato lasciato per andare a dormire… Solo sotto il grande abete scintillante, i pacchi rimasti intonsi e appoggiati là intorno, sono misteriosamente svaniti. Ne resta solo uno nuovo, diverso ? Una scatola color oro con un fiocco verde e un biglietto e sul biglietto il suo nome. Dietro il biglietto una parola che ordina: “aprimi” Ma da quando Veronesi lo farà, la sua vita verrà completamente stravolta e non sarà più la stessa.
E da un momento all’altro l’imprenditore si troverà implicato in una quasi crudele e fantascientifica rincorsa alla James Bond per tentare di salvare la pelle di moglie e figlia. Ma davanti e contro di lui non ci sono dei rapitori qualunque. Non deve confrontarsi con dei dilettanti ma con dei lucidi professionisti che sanno bene dove e come arrivare. E lui deve solo ubbidire passo, passo a ogni loro istruzione, perché la posta in gioco è la vita o la morte delle sue donne. E senza dubbi o indugi perché il tempo a sua disposizione è risicato e non gli lascia alcuna scelta. Ma qualcosa di imprevisto invece rischia di inceppare le sue mosse. Simone, il fidanzato di sua figlia suona alla porta… Le sue incerte e affannose giustificazioni sull’assenza di madre e figlia lo costringeranno ad andarsene ma poi anche a chiedere l’intervento della polizia. Infatti quelle risicate spiegazioni lo spingeranno a recarsi in questura a parlare con la vicequestore Valeria Primavera, ormai vicinissima alla pensione e al suo ispettore Cangemi, di turno e in pista nonostante le festività per la morte per droga di Rosa Schirà, una donna di 39 anni ritrovata priva di vita a casa sua.
Dalla messa in circolazione sul mercato internazionale di una nuova e sconosciuta sostanza sintetica chiamata Le lacrime di Dio anche a Marsala si contano ormai diversi morti solo in nome di quel maledetto business che avvelena le vite e distrugge le esistenze. Una droga spacciata nelle discoteche e che miete soprattutto vittime tra i ragazzi. Ma stavolta hanno per le mani una vittima di diversa età, insomma stranamente fuori target…
Proprio a loro il giovane denuncerà l’accaduto di casa Veronesi per lui molto strano, della scomparsa della sua fidanzata e della madre. Con in più il particolare che Martina, la sua ragazza ha persino lasciato il cellulare a casa….
Un Natale ben presto impressionante per tutti loro perché una tragica scoperta lo trasformerà in un caso da incubo … E il diretto coinvolgimento della polizia, ponendo Veronesi con le spalle al muro, lo costringerà a fuggire.
Ormai è solo un uomo braccato sia dal fidanzato della figlia che dalle forze dell’ordine… Mentre contemporaneamente la sua affannosa corsa contro le lancette dell’orologio verrà da quel momento scandita senza pietà da una sensazionale serie di colpi di scena con la suspence in progressivo crescendo a ogni pagina.
Una storia opaca, no peggio, nera più di una notte senza stelle, con pensieri, atti e reazioni dei diversi personaggi, maschili e femminili imponderabili e in continuo mutamento. Una trama oscura legata a una famiglia che avrebbe dovuto essere felice o addirittura perfetta e invece… Con il male che pare sempre volersi insinuare dappertutto mietendo ohimè anche vittime innocenti. E magari pronto a impedire alla vicequestore Valeria Primavera di concludere davvero a Marsala la sua carriera di poliziotta?
Ma il male non guarda in faccia a nessuno e si dice a ragione: nero come il male.
Mentre invece solare e luminosissima, risulta la splendida ambientazione siciliana arricchita dalla presenza di quel posto magico, rappresentato dalla laguna che si estende davanti alla costa, quella che tutti a Marsala conoscono come “lo Stagnone.
Un thriller intrigante, redatto con una scrittura chiara e lineare dotata di uno stile privo di sbavature ma sempre completo e preciso nei particolari.

Fabio Mundadori è nato nel 1966 e vive a Latina, dove si occupa di sicurezza informatica. Scrittore di gialli, thriller, noir e testi fantascientifici, nel 2008 ha vinto “Giallolatino” e nel 2011 “Garfagnana in giallo”. Condirettore del premio letterario, è anche direttore artistico di “NeRoma Noir Festival” e collabora alla Staffetta di Scrittura di BiMed. Per Puntozip conduce la video rivista “ENTERPRISE”, dedicata al mondo della fantascienza. Da gennaio 2024 cura la rubrica La parola al male all’interno del programma Tra il dire e il male in onda sul canale nazionale Cusano Italia TV. Dal 2010 a oggi ha all’attivo la sua antologia personale d’esordio, quattro romanzi e numerosi racconti pubblicati in varie antologie. Le lacrime di Dio è la prima avventura della vicequestore Valeria Primavera.

:: Segnalazione: L’insaziabile di A.K. Blakemore

30 settembre 2024

Esce domani, 1 ottobre, per Fazi Editore, L’insaziabile di A.K. Blakemore, il romanzo più atteso della stagione, sarà all’altezza delle aspettative? Lo sapremo presto.

Sul giovane Tarare se ne dicono tante. Pare che abbia divorato ogni sorta di creatura: oggetti, animali, perfino una bambina. Ma lasciamo a lui l’onere di raccontare la sua storia. Nato nelle campagne francesi a fine Settecento, figlio bastardo di una giovane nubile, rimane orfano di padre il giorno stesso in cui nasce; per mantenerlo, la madre comincia a prostituirsi e presto gli dà una sorellina. Cresce nella miseria più crudele, Tarare, finché, quando è ormai un ragazzo, il contrabbandiere che vive con la madre non lo costringe a fuggire. È proprio in questo momento che in lui accade qualcosa di strano: un appetito insaziabile, sconfinato, mostruoso inizia a perseguitarlo. Non lo abbandonerà mai. Solo al mondo, privo di qualsiasi scopo, costantemente attanagliato dalla fame, Tarare intraprenderà una lunga, disperata peregrinazione attraverso la Francia, che lo vedrà unirsi a una combriccola di ladri nelle vesti di fenomeno da baraccone grazie alle sue abbuffate, e poi giungere a Parigi, dove si aggregherà alle truppe rivoluzionarie nella speranza di essere nutrito. A guidarlo in questo incredibile viaggio, soltanto una vana, segreta speranza: quella di ricongiungersi prima o poi con l’amata madre.
Traendo spunto dalla storia di un personaggio realmente esistito, A.K. Blakemore, stella emergente della letteratura inglese che ha già ammaliato i lettori con Le streghe di Manningtree, dimostra ancora una volta un’abilità straordinaria nel riportare in vita il passato. L’insaziabile è un romanzo vivido e perturbante, caratterizzato da un’eleganza stilistica e narrativa senza pari e unanimemente riconosciuto in patria come uno dei migliori libri dell’anno. Traduzione di Velia Februari.

A.K. Blakemore È autrice di due raccolte di poesie: Humbert Summer (Eyewear, 2015) e Fondue (Offord Road Books, 2018), a cui è stato assegnato il Ledbury Forte Poetry Prize 2019. Ha anche tradotto l’opera della poetessa sichuanese Yu Yoyo (My Tenantless Body, 2019). I suoi scritti sono apparsi su numerose riviste letterarie, tra cui «London Review of Books», «Poetry», «The Poetry Review» e «The White Review». Le streghe di Manningtree, pubblicato da Fazi Editore nel 2023, è il suo primo romanzo, vincitore del Desmond Elliott Prize per il miglior esordio del Regno Unito e finalista, tra gli altri, al Costa Book Award for First Novel e all’RSL Ondaatje Prize. L’insaziabile, il suo secondo romanzo, è stato finalista al Dylan Thomas Prize.

:: Naufragio di Enrico Pandiani (Rizzoli 2024) a cura di Valerio Calzolaio

30 settembre 2024

Torino. Febbraio – marzo 2024. Abdel sta osservando e controllando con goduria una Alvis TD21 del 1963, seconda serie con freni a disco; dopo un’accorta trattativa la compra per ventiduemila euro, cinquemila in meno del tetto che si era prefissato. Sale a bordo per portarla a sistemare nella propria officina e, uscendo, riconosce la figura del Numero Uno, cappotto grigio di taglio classico e consueta lobbia sul capo. Lo scaltro vecchietto vuole parlargli, ha un incarico per i quattro della banda Ventura: il vissuto attempato marsigliese Max Ventura, che ora gestisce insieme alla compagna Federica un buon ristorante popolare (aperto a tutti coloro che hanno i soldi per pagare e pure a chi non ce li ha); la magnifica malgascia Sanda, socia di una palestra di arti marziali; la malinconica alsaziana Victoria, che si sta ricostruendo una vita da infermiera, con la figlia e con la splendida compagna poliziotta Elettra; e appunto il vissuto kabilo algerino Abdel, che possiede un’officina di auto d’epoca. Tutti e quattro nacquero in realtà con altri nomi e cognomi, sono ex detenuti francesi, scappati, latitanti e fuggiti in Italia da quasi venti anni. Numero Uno, per non denunciarli, li ha convinti a lavorare per lui, coinvolti in pericolose avventure con mille sfaccettature internazionali; questa è la terza, tre mesi dopo la precedente; protestano ma sono costretti ad accettare. Devono indagare su un naufragio di un mese prima sul Lago Maggiore: a bordo c’erano dieci ricchi amici, pure inglesi e tedeschi, e ci furono quattro vittime fra cui una contessa italiana ancora dispersa. Un po’ tutti risultavano proprietari, collezionisti o commercianti di preziose auto d’epoca e vi sono varie questioni che non convincono nella vicenda, anche se la bufera meteo è certificata.

L’ottimo grafico editoriale, illustratore, sceneggiatore e scrittore Enrico Pandiani (Torino, 1956, primo noir nel 2009) ha vinto il Premio Scerbanenco 2022 con il primo romanzo della nuova serie (introdotta accanto a quelle Les Italiens e Zara Bosdaves), intitolato “Fuoco”. I quattro protagonisti piacciono e anche questa storia è godibile, un giallo hard-boiled narrato in terza persona varia (talora su altri personaggi, non solo i “buoni”), attraverso quasi una cinquantina di capitoli il cui titolo è anche l’ultima frase di ogni testo. Continua ovviamente pure la storia parallela commissionata dall’avvocato Teodoro (amico di Max e Abdel) per “rendere migliore la vita di un gruppo di persone”; qui seguiamo Lamberti (attraverso quattro capitoli) in Albania, Belgio e Francia per affrontare un’inchiesta su alcuni omicidi avvenuti dieci anni prima nelle Ardenne, era stata sgominata una pessima crudele banda che rapiva ragazzini per il traffico di organi. Per il naufragio attuale (da cui il titolo) si va da giovedì 22 febbraio a martedì 19 marzo 2024, con frequenti inevitabili incursioni nell’intera regione Piemonte, soprattutto dalle parti di Stresa e dell’affascinante Lago Maggiore, il secondo italiano per superficie dopo quello di Garda. Innumerevoli le vetture storiche citate, lo scomparso conte Murazzano di Salignon aveva nell’immensa rimessa della villa, fra le altre, l’Aston Martin stile Bond e la Jaguar stile Diabolik, un Maggiolino Volkswagen del 1950 e un’antica rossa Ferrari. Inoltre, si scopre che da qualche parte potrebbe anche esserci una Mercedes d’incommensurabile valore. A Reims si chiacchiera degustando Pommery cuvée Louise 2004. Casualmente, la radio trasmette spesso canzoni appropriate con le contingenze, come Fortunate Son dei Credence Clearwater Revival o Anywhere on This Road di Lhasa De Sela.

Enrico Pandiani ha esordito nel 2009 con Les Italiens, primo romanzo dell’omonima serie poliziesca, di cui tutti i titoli sono disponibili in BUR, insieme a quelli che compongono la serie di Zara Bosdaves. Con questo romanzo – vincitore del premio Scerbanenco 2022 – si apre la saga della banda Ventura.

:: Visioni di cinema: Shanghai di Mikael Håfström

29 settembre 2024

Dicembre 1941, vigilia di Pearl Harbor, con l’ingresso degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, il Giappone è alleato con la Germania nazista. Arriva in città un agente americano della Naval Intelligence Office e scopre che il suo migliore amico Conner è stato ucciso, così inizia a indagare. Con il nome di Paul Soames (John Cusack), nome di copertura che aveva usato a Berlino fingendosi un simpatizzante nazista, inizia a lavorare come giornalista dell’Herald, e durante le sue indagini incontra Anthony Lan-Ting (Yun-Fat Chow) un boss locale e sua moglie Anna Lan-Ting (Li Gong) di cui subito si innamora. Ma niente è come appare in questa città di spie. Anna è segretamente a capo della Resistenza in città e organizza diversi attentati contro i giapponesi. E non è tutto Conner aveva iniziato una relazione con una giapponese, Sumiko, che pensava di utilizzarla come spia, ma Sumiko era anche l’amante di un ufficiale giapponese di alto rango il terribile capitano Tanaka (Ken Watanabe). Davvero non dirò oltre della trama per non togliervi il piacere della visione di questo intricato thriller spionistico ambientato in un periodo abbastanza oscuro della storia della Seconda Guerra Mondiale. Pregio del film infatti, oltre all’ottimo cast di star internazionali, è quello di indagare sui retroscena che portarono gli Stati Uniti a entrare in guerra per il controllo del Pacifico. Accolto da recensioni tiepide, se non appertamente negative, il film si rivela invece dotato di un certo fascino, per l’eleganza dei protagonisti, su tutti la bellissima Li Gong, ma anche Franka Potente nella parte della tedesca Leni Mueller ha il suo fascino, e lo stesso John Cusack, capace di portare uno smoking bianco e non sembrare un cameriere e per l’atmosfera che riesce a catturare di una città portuale con i suoi casinò, i suoi club, le sue fumerie d’oppio. In una piccola parte anche Hugh Bonneville che diventerà famoso per Downton Abbey. Ken Watanabe su tutti il più credibile e in parte. Da rivalutare.

:: Intrigo a Shanghai di Xiao Bai (Sellerio, 2013) a cura di Giulietta Iannone

28 settembre 2024

Cina inizio anni ’30. Shanghai è un porto franco diviso in tre settori: la città cinese, la Concessione internazionale, la Concessione francese. I giapponesi sono all’orizzonte, dopo aver invaso la Manciuria, terra natale dell’antica dinastia Qing, si apprestano a occupare la Cina del sud, tra cui nel 1937 il porto di Shanghai crocevia di traffici, più o meno leciti, di genti di ogni nazionalità, e soprattutto di spie. Questo lo scenario in cui è ambientato Intrigo a Shanghai di Xiao Bai, un elegante noir con derive spionistiche, edito da Sellerio e tradotto dal cinese da Paolo Magagnin (titolo originale: Zu Jie). Una storia di spie, dicevamo, intente a fare il doppio, se non il triplo doppio gioco, in cui si muove il protagonista Xiao Xue, un uomo tra due mondi, di padre francese e madre cinese, che vive scattando fotografie e vendendole ai giornali. Un giorno arriva a Shanghai a bordo del piroscafo Paul Lécat in compagnia della sua amante, Therese Irxmayer, un’ebrea russa dalle frequentazioni ambigue e pericolose. Con loro Cao Zhengwu, alto funzionario del partito nazionalista cinese con sua moglie Leng Xiaoman, ex rivoluzionaria. Cao Zhengwu cade vittima di un attentato e da qui in poi si dipana una storia violenta e pericolosa, drammatiche le scene dell’arresto di Xiao Xue, e delle torture con la testa in un secchio di metallo. Tutti vogliono informazioni, e non tutti dicono la verità. Tra comunisti e nazionalisti la partita è aperta, e i traffici d’armi rendono ben chiara la guerra all’orizzonte. Xiao Xue è in fondo un sentimentale, ama due donne e fa il doppio gioco per sopravvivere in un mondo corrotto e spietato dove ognuno pensa solo ai suoi interessi e a trovare il modo di arricchirsi e sopravvivere. Certo c’è anche un velo di idealismo, ma è la lotta per il potere che dirige le fila di questo noir complesso per le varie angolazioni in cui è narrato e per il sorprendente numero di nomi diversi dei personaggi che creano un affresco dettagliato e ben documantato del periodo. Un noir di atmosfera, in cui Xiao Bai si perde in tante trame e sottotrame, descrizioni dettagliate e zoom quasi cinematografici. Non di semplice lettura, ma interessante.

Xiao Bai è lo pseudonimo, assunto per motivi non politici, di un quarantenne di Shanghai che dopo aver scritto su blog e riviste ha pubblicato saggi e il romanzo Game point.

:: Marsiglia 1945 di Shanmei – in prenotazione

27 settembre 2024

La guerra è finita. La Seconda Guerra Mondiale con i suoi lutti e le sue tragedie ha cambiato il volto di Marsiglia, città portuale, crocevia di genti, di suoni e di colori. Mentre Andrè Durand festeggia la vittoria, dopo essersi distinto in imprese eroiche legate alla Resistenza, scopre con dolore qualcosa che gli avevano tenuto nascosto. Ormai è cambiato, ha chiuso definitivamente con il crimine. Ma gli amici di un tempo hanno bisogno di lui e per convincerlo a partecipare a un nuovo ambizioso e folle colpo gli rapiscono la moglie, Camille. In una lotta contro il tempo lui e il commissario Marchal, ormai diventati amici, dovranno fare di tutto per salvare la donna. Ma si può davvero chiudere col passato?

Seguito di Marsiglia 1937 ritroviamo Andrè Durand, il commissario Marchal, Jojo, Marie e per la prima volta il piccolo François in una storia avventurosa e movimentata ambientata in una Marsiglia crepuscolare e labirintica, appena uscita dalle rovine della Seconda Guerra Mondiale.

In uscita il 24 marzo 2025

:: Takeko – Storia di una samurai di Daniele Cellamare (Les Flaneurs Edizioni, 2024) a cura di Giulietta Iannone

27 settembre 2024

Takeko annuì con la testa, adesso iniziava a capire. Quindi alcuni domini erano favorevoli allo shogun e altri si erano schierati con l’imperatore Komei, che voleva abolire lo shogunato e portare il Paese verso la modernità senza l’aiuto degli stranieri.

Siamo a metà ottocento, le potenze occidentali con le loro cannoniere incombono all’orizzonte e il Giappone si trova in bilico: cedere alle spinte verso la modernizzazione dettate dall’imperialismo occidentale o rimanere saldamente ancorato alle antiche tradizioni? Le potenze occidentali, soprattutto Inghilterra e Stati Uniti, puntando all’apertura dei porti per incentivare i commerci e gli scambi non vogliono solo questo ma anche cambiare il tessuto stesso sociale di un paese antico in cui la figura del samurai e dello shōgun (una sorta di generale ma con qual cosa in più ) sono i difensori e depositari di queste tradizioni che non comprendono solo il bushido (codice di comportamento simile al codice cavalleresco occidentale) e l’arte del combattimento, ma lo studio dei testi antichi e sacri, la poesia, la calligrafia, la pittura, la cerimonia del te. Takeko, figlia primogenita del celebre samurai Nakano Heinai ha solo quattordici anni quando riceve dal padre la naginata (si pronuncia naghinata), la spada ricurva con cui difendere l’onore del suo clan. Come la celebre Tomoe Gozen, la grande condottiera della guerra Genpei, addestrata nelle arti marziali e armata di naginata e di kaiken, il piccolo pugnale riposto in una tasca del kimono per difesa personale oppure, in caso di suicidio rituale jigai, per recidersi le vene della parte sinistra del collo. Takeko vede addensarsi scure nubi all’orizzonte e istruita anche dalla madre, anch’essa figlia di samurai, si dedica a eccellere oltre che negli studi anche nella difesa dello shōgun Tokugawa Yoshinobu.

Avvolte da questo spettacolo inebriante di colori delicati e di antichi profumi, le due sorelle passeggiarono a lungo nel giardino costeggiando il piccolo torrente che lo attraversava. Immersa nella pace incantata di quello spettacolo, a Takeko tornarono alla mente le parole di sua madre, quando le aveva spiegato che il fiore di ciliegio era strettamente legato al Bushido, l’antico codice dei samurai che incarnava le doti del guerriero: la purezza, la lealtà, l’onestà e il coraggio. Un fiore sacro che appariva sulla terra solo una decina di giorni all’anno prima di sfiorire, un regalo degli dèi per ricordare ai mortali la brevità e la bellezza della vita.

Personaggio storicamente esistito Nakano Takeko è la protagonista del romanzo storico Takeko – Storia di una samurai del professor Daniele Cellamare edito da Les Flaneurs Edizioni. Forse è meno conosciuto il fatto che ci fossero samurai donna, qui in Occidente si ha un po’ l’idea che la casta dei samurai fosse prerogativa maschile, per cui è interessante leggere questo libro che indaga su una figura storica che eccelse tra i tanti samurai, si stima che con la sua naginata uccise più di 200 samurai, e si distinse per coraggio, abilità e valore nella battaglia di Azu. Il romanzo di Cellamare è molto interessante per i dettagli storici e sulla cultura giapponese, tutti accurati e documentati, è apprezzabile il grande lavoro di ricerca, e per l’indagine psicologica di una figura di spicco della storia giapponese. La difesa dell’onore, l’amore per la natura, il rispetto per le tradizioni sono tutte caratteristiche intrinseche nello spirito del Giappone antico e moderno, ed emergono da questo libro, molto dettagliato, e soprattutto ben scritto, in cui non manca anche un’appassionata storia d’amore tra Takeko e il giovane Nakamura Yakumo, ma sarà lui il temibile ninja al servizio dei clan rivali? Takeko non solo fu una guerriera valorosa ma insegnò anche l’arte della spada ad altre donne e ai soldati dell’esercito, tramandando un’arte importante per comprendere lo spirito del Giappone in cui l’onore proprio e del proprio clan venivano prima dell’amore stesso per la vita. Cellamare con una scrittura sempre misurata, competente, e attenta ai dettagli, scrive un libro piacevole da leggere e appassionante. Una lettura consigliata.

Daniele   Cellamare    (1952)   è   stato   docente   presso   la facoltà   di   Scienze   Politiche   della   Sapienza   di   Roma   e presso il Centro Alti Studi per la Difesa. È stato direttore dell’Istituto Studi Ricerche e Informazioni della Difesa. Ha collaborato con emittenti televisive nazionali e con diverse testate nazionali e straniere. Attualmente è consulente per le   attività   culturali   dell’Agenzia   Generale   Treccani   di Roma   ed   è   responsabile   del   gruppo   di   analisti   “Doctis Ardua”   per   la   stesura   di   saggi   di   carattere   geopolitico.
Appassionato di studi sulla Storia Militare, ha pubblicato diversi romanzi storici: La Carica di Balaklava,   Gli Ussari Alati ,  Il   drago   di   Sua   Maestà,   Gli   artigli   della   Corona,  Delitto a Dogali e  La fortezza di Dio.