Leggere la “Saga di Gunnar”, pubblicata da poco da Iperborea, è fare un vero e proprio viaggio nell’antico folclore della tradizione narrativa islandese. Questa breve storia, un tempo di certo tramandata oralmente, ha per protagonista Gunnar, un giovanotto scapestrato, ma solo in apparenza. Affermo questo perché all’inizio della storia il protagonista ci appare un po’ svogliato, annoiato dal vivere e senza obiettivi precisi per il domani, tanto è vero che questo atteggiamento di Gunnar, lo ha portato nel tempo a guadagnarsi il titolo di “Idiota di Keldungnúpur”.
Poi, come avviene nella più classica avventura dell’eroe, Gunnar inizia a cambiare nel momento in cui il fratello maggiore lo porta con sé per partecipare a gare di lotta. Gli scontri permetteranno a Gunnar di dimostrare la sua forza e astuzia, sconfiggendo le prepotenze dei figli del loro acerrimo nemico. Gunnar è anche consapevole che i suoi trionfi lo hanno reso facile bersaglio di vendetta, ma questo non lo intimorisce, anzi gli dà ulteriori opportunità per dimostrare la sua astuzia, forza e intelligenza. La vicenda di Gunnar è ambientata nel X secolo nella parte sud orientale dell’Islanda dove le avventure di questo giovanotto prendono forma dimostrando il suo cammino per diventare a tutti gli effetti il classico eroe. La vicenda ha qualcosa di diverso e di originale rispetto alle altre della tradizione islandese e nordica, nel senso che a differenza di altri testi dove capita che accanto ai personaggi principali si innestino dei filoni narrativi con protagonisti i personaggi comprimari del principale (la Saga di Guatrekr dalla Svezia ne è un esempio), nella saga dedicata a Gunnar il protagonista unico dell’intreccio narrativo è lui stesso alle prese con nemici da combattere, troll e trollesse da sconfiggere. Il giovane subirà una vera e propria catarsi che gli permetterà di diventare un uomo, nonché il capostipite primario delle sue genti. Questo cambiare attraverso delle prove da superare (i combattimenti) e il comprendere i propri errori e scusarsi di essi, sono i segni evidenti che il protagonista si trasforma, diventando un giovane uomo, saggio e equilibrato nel proprio fare e agire. La “Saga di Gunnar” è assimilabile al romanzo di formazione, perché il protagonista è l’incarnazione di un modello comportamentale in fase di crescita alla ricerca nel suo posto nel mondo. La solidità caratteriale e morale raggiunta da Gunnar diventano un punto di riferimento per il lettore di ieri e anche un po’ per quello di oggi. Per il fruitore islandese l’antico testo è anche un qualcosa in più, in quanto le vicende di Gunnar hanno al centro la vita e l’operato di un uomo che per gli islandesi è il più antico e importante antenato, il capostipite della loro stirpe. Non a caso dove Gunnar avrebbe vissuto, oggi troviamo anche una grotta a lui dedicata a Keldugnúpur, un segno evidente di quanto sia importante per la terra nordica. Il testo presenta un’accurata introduzione dove si spiega la storia della saga di Gunnar e delle altre tipiche dell’Islanda, ponendo l’attenzione sulle somiglianze e anche sulle differenze che rendono Gunnar unico. Nell’appendice sono presenti alcune varianti narrative ritrovate e relative a Gunnar e alle sue avventure, grazie alle quali il lettore ha la possibilità di percepire le sottili variazioni narrative che hanno caratterizzato la saga di Gunnar. Traduzione di Roberto Pagani. Postfazione di Fulvio Ferrari.
Source: richiesto dal recensore. Grazie all’ufficio stampa Iperborea.