Archivio dell'autore

:: Preludio di Carla Madeira (Fazi Editore 2025) a cura di Valentina Demelas

7 Maggio 2025

Carla Madeira, l’autrice bestseller brasiliana che con L’amore è un fiume ha conquistato migliaia di lettori, è tornata a scuotere le nostre certezze con Preludio, pubblicato in Italia da Fazi Editore, con la traduzione di Giacomo Falconi. Fin dalle prime righe, il romanzo ci rende spettatori di un gesto estremo: Vedina, giovane madre sopraffatta dalla solitudine e dal tradimento, abbandona il figlio sul marciapiede. Quel momento drammatico non è una parentesi, ma prelude a un’indagine profonda sulle dinamiche familiari e sul momento prima della caduta, quell’istante in cui tutto può ancora cambiare, oppure spezzarsi.

Da questo punto il testo si sviluppa con una struttura non lineare che alterna il presente di Vedina Maria dos Santos e la ricerca disperata di suo figlio Augusto, a un flashback che racconta la genesi della tragedia. Seguiamo Tonico Antunes, padre alcolizzato che registra i gemelli con i nomi di Caim e Abel per far dispetto alla moglie Custódia, donna devota e ossessionata dall’idea di proteggere i figli fino allo stremo; e poi i due fratelli, nati in perfetta simbiosi, eppure destinati a strade opposte: Caim, solare e brillante a scuola, idolatrato dai compagni, e Abel, timido, introverso, consumato dall’invidia e dall’amore non corrisposto. L’incontro e lo scontro tra queste esistenze mostrano come l’amore, plasmato dalle aspettative – di maternità, di devozione, di successo – possa trasformarsi in violenza, colpa e annientamento dell’identità.

Preludio è più di una storia: è uno specchio. Un invito silenzioso e profondo a guardarsi dentro, a interrogarsi su cosa significhi davvero vivere, sentire, scegliere. Attraverso una narrazione che si fa simbolo, il romanzo mette in scena la complessità dell’animo umano, oscillante tra l’empatia e il veleno, tra il desiderio disperato di redimersi, liberarsi, guarire, e l’inconsapevolezza che può ferire più di ogni gesto deliberato, se stessi e gli altri. La società che fa da sfondo, così come le relazioni tra i personaggi, diventa metafora potente di un mondo che può salvare o distruggere, a seconda dello sguardo con cui lo si attraversa.

Il finale, aperto eppure profondamente eloquente, si presta a interpretazioni opposte: può essere letto come un gesto di salvezza o come l’ultima illusione di chi non riesce a sciogliere i nodi antichi del dolore. Anche l’atto più apparentemente generoso può contenere, per chi ha occhi e cuore per sentire, il peso sgradevole di una ferita ancestrale; ma in questa ambivalenza sta la verità più profonda del libro: tutto dipende dalla consapevolezza. È solo scegliendo di vedere, di percepire davvero, che si può abitare il dolore senza esserne consumati, parassitati; restare puri senza essere ingenui, custodire uno spiraglio di speranza anche nel buio più fitto.

In fondo, Preludio ci ricorda che la luce non è assenza di ombra, ma la forza di attraversarla.

Un romanzo che non offre consolazioni: il finale non ricuce i cocci, ma resta ancorato alla verità più spietata sul dolore e il senso di colpa che gravano sulle famiglie. Le parole consentono ogni tipo di realtà, dal giudizio amaro alla condanna, alla compassione, alla salvezza. Tuttavia, è proprio nella brutalità che risiede la forza del romanzo. L’autrice ci ricorda che dietro le porte chiuse spesso si consumano lotte profonde e silenziose, e che il momento che precede la crisi può essere l’ultimo appiglio per cambiare rotta.

In questo labirinto di relazioni, Carla Madeira disegna con cura anche il tema della maternità come doppio filo di salvezza e dannazione, mettendo a nudo il fallimento dei ruoli familiari e la crudele assenza di redenzione. La fede di Custódia diventa gabbia, la fragilità di Vedina esplode in un atto di abbandono, mentre i gemelli ereditano nomi che pesano come condanne. L’autrice porta allo scoperto le trappole emotive di padri incapaci di amare senza dramma e madri pronte a sacrificare ogni cosa pur di controllare, in un carosello di colpe che nessuno saprà davvero espiare.

La scrittura di Madeira è al tempo stesso tagliente e poetica. Non si risparmiano descrizioni vivide – l’amaro dell’alcol, il fruscio del traffico attorno a Vedina, il peso dei nomi biblici – e il ritmo alterna momenti di respiro a sequenze quasi cinematografiche, scandite da frasi brevi e incisive. Il lettore viene trascinato in un’esperienza intensa, fatta di immagini che restano impresse e dialoghi che graffiano. Il risultato è un testo in cui bellezza e crudeltà si mescolano, dove l’orrore della violenza domestica convive con lampi di tenerezza, rendendo la lettura tanto disturbante quanto impossibile da interrompere.

Carla Madeira è nata a Belo Horizonte nel 1964, ha abbandonato gli studi di Matematica e si è laureata in Giornalismo e pubblicità. È stata professoressa di Scrittura pubblicitaria presso l’Università Federale di Minas Gerais ed è socia e direttrice creativa dell’agenzia di comunicazione Lápis Raro. Nel 2014 ha pubblicato il suo primo romanzo, L’amore è un fiume: uscito inizialmente in una tiratura molto bassa, grazie a un passaparola davvero inarrestabile è diventato un caso editoriale da 450.000 copie, rendendola l’autrice più venduta del Brasile. Preludio, il suo nuovo romanzo, è a sua volta un grande successo: bestseller da 170.000 copie, verrà presto adattato da HBO Max in una serie tv.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo l’ufficio stampa Fazi Editore.

:: Outsiders di Lyndall Gordon (Fazi Editore, 2025) a cura di Valentina Demelas

5 Maggio 2025

Outsiders di Lyndall Gordon, pubblicato in Italia da Fazi Editore con la traduzione di Sabina Terziani, racconta le storie di cinque romanziere – Mary Shelley, Emily Brontë, George Eliot, Olive Schreiner, Virginia Woolf – e dei loro famosi romanzi, presentandosi come un vibrante coro di voci femminili che hanno saputo lasciare un segno indelebile nella storia della letteratura.

Il titolo del volume rimanda esplicitamente al pamphlet pacifista Le tre ghinee di Virginia Woolf – pubblicato nel 1938, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale – in cui l’autrice denunciava il nesso tra patriarcato, militarismo e regimi totalitari, invitando le donne – escluse dalle stanze del potere – a sfruttare la propria marginalità per ostacolare la guerra e immaginare nuove forme di azione politica. Le Outsiders di cui l’autrice di questo libro ci racconta, sono sì figure tenute al di fuori delle convenzioni sociali, dei gruppi e delle norme dominanti della società, emarginate, limitate, ma sono anche, e soprattutto, ribelli, geniali, fuori dagli schemi e dall’ordinario.

Lyndall Gordon sceglie di abbandonare il tradizionale modello biografico unico per abbracciare una narrazione a mosaico, in cui le cinque figure emergono con il proprio messaggio autentico, esemplare, chiaro. Ognuna delle autrici – ostacolata da leggi, convenzioni e pregiudizi – ha saputo trasformare l’esclusione in carburante creativo. Shelley incanala il lutto e l’angoscia gotica nella genesi di Frankenstein; Brontë trasforma la solitudine delle brughiere dello Yorkshire in un lirismo feroce; Eliot incrina le barriere vittoriane adottando uno pseudonimo maschile; Schreiner fonde romanzo e attivismo nell’Africa coloniale; Woolf sviluppa il flusso di coscienza e teorizza l’indipendenza femminile in Una stanza tutta per sé.

La struttura del libro alterna brevi capitoli monografici – ognuno dedicato a una singola protagonista – a sezioni tematiche trasversali che esplorano i fili comuni tra epoche e contesti diversi: l’assenza di un modello materno, la ricerca di una voce autonoma, il confronto con la cultura maschile dominante. Questo approccio frammentario rispecchia l’idea di fondo di Outsiders: l’estraneo non è chi siede semplicemente ai margini, ma chi decide di smontare le regole del gioco e di inventarne di nuove.

Il grande merito di Gordon sta nell’equilibrio fra il rigore del documentario e la leggerezza narrativa che invita a soffermarsi sui passaggi più significativi senza provare senso di smarrimento. È vero che chi cerca una narrazione lineare potrebbe sentirsi disorientato dai continui salti di tempo e di luogo, ma proprio questa scelta strutturale rafforza il messaggio dell’autrice: l’esperienza condivisa di marginalità, attraversando quasi due secoli di storia letteraria, ha generato un’inesauribile creatività, capace di ridefinire i confini del romanzo e di tracciare nuove strade per le generazioni successive.

Si tratta di un testo davvero prezioso, che conferma come quasi sempre la negazione di una voce possa risvegliare e accendere la scintilla creativa di una rivoluzione culturale, in ogni contesto e in ogni epoca. Questo saggio, accessibile e accuratamente documentato, non si limita a celebrare il passato, ma si pone come un invito attuale: riconoscere nella differenza – di genere, di cultura, di opinione – la risorsa più importante e innovativa per la società e l’arte.

Lyndall Gordon è nata nel 1941 a Città del Capo, è autrice di importanti biografie letterarie amate da pubblico e critica, come quelle di Charlotte Brontë (Charlotte Brontë. Una vita appassionata, Fazi Editore, 2016) ed Emily Dickinson (Come un fucile carico. La vita di Emily Dickinson, Fazi Editore, 2017). Ha inoltre scritto un’importantissima opera monografica su T.S. Eliot (T.S. Eliot: An Imperfect Life), risultato di vent’anni di ricerca. Gordon ha studiato Storia e Letteratura inglese nella sua città natale e Letteratura americana del XIX secolo alla Columbia University di New York. È membro della Royal Society of Literature e vive a Oxford, dove fa parte del corpo accademico del St Hilda’s College.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo l’ufficio stampa Fazi Editore.

:: La profezia del povero Erasmo di Andrea Vitali (Rizzoli 2025) a cura di Patrizia Debicke

5 Maggio 2025

Anni Trenta. Il corpo di uno sconosciuto  ritrovato in quella nebbiosa  mattina di novembre 1934  nel bosco che tocca la  riva del piccolo  lago svizzero, il lago di Bienne, non è certo una bella cosa. Né bella né allegra ma cosa poteva aspettarsi Ariella Achermann dopo aver accettato l’invito per  quella vacanza noiosa e malriuscita in casa della sorella in quel paesino di poche case e di pochi umani tappati ogni sera tra le proprie mura? Insomma un  vero disastro pensava  mentre passeggiava con il cane quella mattina, sforzandosi di trovare un qualche scusa per ripartire prima e invece zac la fregatura  e  quel morto.
Morto che si scoprirà nascondere in sé ben più di un mistero.
Tre anni prima, a Bellano, era stato celebrato  il funerale di Erasmo Siromalli,  integerrimo fruttivendolo , da anni vedovo inconsolabile,  con la passione per la storia patria, uomo stimato dal prevosto e dai concittadini per la sua onestà e laboriosità. Peccato che l’unico  figlio Cletto, l’orfano,  sia ben diverso dal padre, rimasto vedovo quando lui aveva appena 10 anni.
Il povero Erasmo  era morto con il timore  in cuor suo per il futuro della prole  e n’aveva ben donde.
Cletto infatti,  belloccio ventitreenne, pare del tutto disinteressato a portare avanti  la piccola  ma sana  e ben avviata attività paterna, molto apprezzata dall’affezionata clientela locale.
Vanesio e pasticcione,  fin dall’inizio rifiuta  di prendere in mano il negozio del padre.
Come il genitore è  stato messo sottoterra lui,  che  non si ritiene  adatto all’uggiosa  esistenza di un bottegaio in un  paesino di poche case affacciato sul lago, comincia l’opera di smantellamento  dell’eredità paterna con un primo e impulsivo  cambio di fornitore.  Per il resto poi tentenna incerto, lambiccandosi il capo  persino su come  organizzare per sé  un diverso  e possibile  futuro.
Futuro che magari, gli piacerebbe altrove,  lontano dalla cittadina di Bellano. Insomma Bellano gli va proprio stretta. Intanto comincia a fare danni, lavora di malavoglia , compra merce di cattiva qualità .  E pensa di cedere la bottega. Prima o poi, ormai ha deciso,  la venderà.
Fino a quando, durante un viaggio a Lecco per trovare un accordo appena  più conveniente con un commerciante della zona , quel tanto per tenere  nel frattempo in piedi il negozio, visto che si trova là , ne approfitterà per godersi una bella passeggiata per la città e un film incantatore interpretato dal celebre  Alberto  Rabagliati . Ma, uscito dal cinema, proprio in quel momento   il caso e il destino si metteranno di mezzo gettandogli  quasi tra le braccia la giovanissima operaia del locale opificio Gioietta Vendoli.  La ragazza  infatti dopo aver reagito con forza a un’inopportuna palpata  sulla natica destra mentre stava correndo per sfuggire  al molestatore, aveva accettato ben volentieri il cortese aiuto offerto del giovane.
Ora però bisogna spiegare che detta Gioietta, poverissima di famiglia, ma con sogni di un’altra vita  alimentati dalla lettura di riviste femminili o altre  del genere  Stelle e Cine mio, stava facendo  di tutto per sfuggire alla  bacchettona madre Castica, al padre sulla stessa piega e alla convivenza con lo zio invalido per un colpo apoplettico.
Cletto, affascinato e presuntuoso , si fingerà un prospero grossista, mentre anche lei cadendo nella stessa trappola e  quasi per gioco vanterà  una posizione sociale più elevata.
Sarà solo l’inizio di una serie di bugie, equivoci e imbrogli che moltiplicandosi inesorabilmente  condurrano  i due giovani sposi , nel frattempo mercè una presunta gravidanza sono arrivati anche all’altare , a un acrobatico e incontrollabile crescendo  con la messa in atto di un’escalation truffaldina. Faccenda comica e terribile ma con ferali conseguenze  per coloro  che hanno avuto la disgrazia di incrociare il loro cammino.
Cletto non  riuscirà a vendere il negozio per fare cassa in qualche modo  e ripianare i tanti debiti accumulati in lungo e largo e che non può pagare . Che fare? Eppure, suo padre, il povero Erasmo aveva previsto che, se suo figlio non avesse messo giudizio, gli sarebbe toccata una cattiva fine.
Ai due giovani, dunque ormai assillati dalle possibili conseguenze dei loro trascorsi e travolti da un romanzesco fuori controllo, non resterà  che la fuga. Insomma devono sparire e  come?
Ma Cletto e Gioietta si sentono furbi e ne sanno o credono di sapere una più del diavolo.
Andrea Vitali ci regala, con l’umorismo e la sua solita verve che l’identifica costantemente, una storia nera  interpetrata da  una coppia di sfaccendati provinciali , incontenibili nella loro ottusa e crudele stoltezza.

Andrea Vitali dopo aver frequentato «il severissimo liceo Manzoni» di Lecco,si laurea in medicina all’Università Statale di Milano ed esercita la professione di medico di base nel suo paese natale.
Scrittore molto prolifico, ha esordito nel 1990 con il romanzo breve Il procuratore, ispiratogli dai racconti di suo padre; nel 1996 ha vinto il Premio letterario Piero Chiara con L’ombra di Marinetti, ma il grande successo lo ha ottenuto nel 2003 con Una finestra vistalago (Premio Grinzane 2004).
Nel 2006 ha vinto il Premio Bancarella con il romanzo La figlia del Podestà; nel 2009 il Premio Boccaccio e il Premio Hemingway. Tra i numerosi romanzi, ricordiamo: nel 2011 La leggenda del morto contento e Zia Antonia sapeva di menta. Nel 2012 Galeotto fu il collier e Regalo di nozze. L’anno successivo escono Le tre minestre, lungo racconto autobiografico edito da Mondadori-Electa e Di Ilide ce n’è una sola. Nel 2014 Quattro sberle benedette, Premiata ditta Sorelle Ficcadenti e Biglietto, signorina!; nel 2015 La ruga del cretino, scritto con Massimo Picozzi, Le belle Cece, La verità della suora storta, Quattro schiaffi benedetti, Un amore di zitella (tutti editi da Garzanti). Nel 2016 Nel mio paese è successo un fatto strano (Salani), Le mele di Kafka (Garzanti), Viva più che mai (Garzanti). Nel 2019 esce Certe fortune. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò (Garzanti), Sotto un cielo sempre azzurro (Garzanti) e Documenti, prego (Einaudi). Altre sue pubblicazioni sono: Un uomo in mutande. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò (Garzanti, 2020), Nessuno scrive al Federale. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò (Garzanti, 2020), Vivida mon amour (Einaudi, 2021), Un bello scherzo (Garzanti, 2021), La gita in barchetta (Garzanti, 2021), Cosa è mai una firmetta (Garzanti, 2022), Eredi Piedivico e famiglia (Einaudi, 2024).
Tra le sue pubblicazioni si ricorda anche il libro per bambini La zia Ciabatta (Garzanti, 2020).Da ricordare che con il romanzo Almeno il cappello (edito nel 2009 da Garzanti) Andrea Vitali ha vinto il Premio Casanova, il Premio Isola di Arturo Elsa Morante, il Campiello sezione giuria dei letterati ed è stato finalista al Premio Strega.

:: L’enigma del Fante di Cuori di Patrizia Debicke e Alessandra Ruspoli (Ali Ribelli Edizioni, 2025) a cura di Giulietta Iannone

27 aprile 2025

Nuova veste, (meglio impaginato, rivisitato), per L’enigma del Fante di cuori della coppia letteraria (sono madre e figlia) Patrizia Debicke e Alessandra Ruspoli, già edito nel 2020 per Delos digital (solo in edizione digitale). Questa volta potrete leggere invece anche la bella edizione in brossura, oltre all’ebook, grazie all’editore di Gaeta, Ali Ribelli che lo pubblica nella collana Intrecci. Un giallo storico, tipico feuilleton settecentesco, ricco di colpi di scena, intrighi, misteri e congiure, con una sontuosa ricostruzione storica che ricrea ambienti, costumi, atmosfere, in cui entrambe le autrici mettono del proprio e donano all’opera un sapore composito e ricco di suggestioni e sfumature. Si sa le lotte di potere alla morte di un monarca sono acerrime e sanguinose, oggi come ieri, qui siamo alla corte inglese nel XVIII secolo, e morta Anna di Gran Bretagna, ultima sovrana del casato cattolico degli Stuart, a succederle giunge in Inghilterra il protestante George Louis von Hannover, asceso al trono col nome di Giorgio I. La cattolicissima Spagna non è tanto contenta di questa scelta e preme perchè al più presto Giorgio I venga deposto. Alla congiura partecipano i quattro Fanti: il duca di Oxford, è il Fante di quadri, il duca di Bolingbroke il Fante di fiori, ma i pilastri della congiura sono i due Fanti segreti: quello di picche e quello di cuori. Ma Giorgio I ha un asso nella manica: Lord Donagall, consigliere del nuovo sovrano, che grazie al suo acume e al suo coraggio darà del filo da torcere ai congiurati. Un romanzo dunque ricco di avventure, attento alla ricostruzione storica, e denso di quel pathos che fa ricco il thriller storico. Se amate i gialli storici, con un pizzico di romanticismo, un romanzo da non perdere.

Patrizia Debicke van der Noot: romanzi, gialli, thriller, gialli storici e d’avventura, racconti. Critica letteraria e collaborazioni editoriali con: Milanonera, The Blog Around The Corner, Contorni di Noir, Writers Magazine Italia e Libro Guerriero. Romanzi gialli e storici: L’oro dei Medici, La gemma del cardinale, L’uomo dagli occhi glauchi, La Sentinella del Papa, La congiura di San Domenico, L’eredità medicea, Il segreto del Calice Fiammingo, Figlia di Re: un matrimonio per l’Italia. Conferenze storiche per il FAI, per gli Istituti Italiani di Cultura di Francia e Lussemburgo, per l’Università del Lussemburgo, per circoli letterari. Workshop di scrittura per scuole medie e superiori. Coordinatore e conduttore per il 10° e 12° Festival del Giallo di Pistoia.

Alessandra Ruspoli ha scritto per Capital, Modaviva, Uomo Harper’s Bazaar, Aqua. Ha pubblicato Dieci Piccoli Sette Nani, insieme a Lucio Nocentini, e racconti per diverse antologie. Ha curato organizzazione e Ufficio Stampa delle mostre L’Arcadia di Arnold Boecklin e Rodolphe Toepffer: Invito al viaggio e Invenzione del fumetto. Arredamento e Interior Design in campo alberghiero. Sommelier.

:: “L’immacolata nella vita di don Dolindo Ruotolo, Padre Pio e don Giuseppe Tomaselli, figlio spirituale di don Bosco” (Edizioni Segno) di Elena Golia. A cura di Daniela Distefano

24 aprile 2025

Un libro a tre voci sull’Amore verso la Nostra Mamma del Cielo, e sul dolore che le suscita il genere umano corrotto, svilito, avulso dalla Fede come testimoniano i Messaggi di Maria Vergine a don Giuseppe Tomaselli.

Figli miei, ascoltatemi! Per voi esistono soltanto divertimenti, piaceri ed altri gravi errori che trafiggono il cuore del mio Gesù. Tante anime, appena hanno un po’ di sofferenze, cercano subito di potersela levare di dosso, perché è troppo pesante. Gesù per molti esiste solo quando si è ammalati e si invoca allora il suo nome. Quando si sta bene, non si prega, non si vede luce, non si ama e solo si disprezza. Le grazie saranno concesse dopo una grande croce portata con pazienza, come Gesù sopporta la croce degli oltraggi, che tutti i giorni si scagliano verso il suo santissimo Cuore”. Don Giuseppe Tomaselli ha affermato che nel Vangelo si legge: – “Di ogni parola oziosa che gli uomini avranno detto, daranno conto nel giorno del Giudizio”. Ma nel mondo attuale troviamo molto più che parole oziose!

Irreligiosità è la somma della lotta aperta alla religione. Si osa insultare pubblicamente Gesù, messo a ludibrio in certi film con umiliazioni inimmaginabili. Egli che è il Figlio Eterno di Dio, Creatore, Redentore e Giudice Supremo di questa misera umanità viene messo a fianco di Budda, di Confucio e di Maometto. Si profana il giorno festivo, diventato il giorno di Satana, perché riempito solo da divertimenti, gite e caccia ai piaceri di ogni genere.

Si commettono, inoltre, delitti inauditi e senza numero, tra cui suicidi, omicidi, uxoricidi, patricidi, matricidi e specialmente infanticidi. E l’elenco continua con l’immoralità secondo cui ogni cosa è lecita: meretricio, concubinato, divorzio ed ogni altra impudicizia. E che dire delle piaghe che hanno vulnerato la Chiesa di Dio a motivo di quei sacerdoti  che, dimentichi della loro sublime dignità, sono caduti in basso e si sono infangati? Questo è il quadro nero dell’Umanità di oggi! Occorre e urge convertirsi, rimettersi sul retto cammino della legge di Dio; la necessità dello spirito di penitenza, che consiste nell’accettare con rassegnazione le sofferenze della vita a penitenza dei propri peccati e nell’evitare la caccia ostinata ai piaceri, poiché la vita terrena non è una “partita di piaceri”, ma è un combattimento, è una prova per meritarsi il Paradiso.

Don Dolindo Ruotolo esortò: ”O’ povera umanità, risvegliati poiché senza Gesù Sacramentato tu sei morta, marcita, tralcio inutile destinato al fuoco… Dio solo è tutto! Che cos’è la tua vita se non si dona a Dio e se non riceve la Vita di Dio? Perché, dunque, sei così stolta, che vai cercando il gaudio nel fango? Non vedi quanta grandezza ti viene dall’Eucarestia? “.

La Madonna fu sempre la ragione della speranza di padre Pio, che durante una discussione avuta con padre Pellegrino, giunse ad affermare: “La Madonna, quando vuole nascondere le nostre magagne agli occhi di Dio, deve ricorrere in un certo senso alle bugie. Ti assicuro che diventa la madre più bugiarda dell’Universo e le sue bugie davanti a Dio diventano le verità più sacrosante”. Rivolse, poi, al suo interlocutore una domanda: “Tu che ne dici, io sono un santo?”. Padre Pellegrino rispose: ”E che ne so io!…”. “Bene, ammettiamo che io sia un grande santo e che stia innanzi al tribunale di Dio per essere giudicato. Il minimo che può fare la giustizia di Dio è quello di farmi un pesante gesto di rimprovero. Ma interviene l’Avvocata e grida: ’io vorrei sapere, signori della corte, chi osa mettere in dubbio la santità di quest’uomo, di questo povero Cappuccino!…’. La corte tutta resta interdetta dalla commovente ‘spudoratezza’ della Mamma Celeste e non sa cosa rispondere. E così, il più grande farabutto del mondo entra in Paradiso vestito da santo!”.

Nel suo ministero padre Pio restò sempre con la Madonna a fianco. Padre Pellegrino scrive: ”Una delle ultime notti della sua vita, mi disse: ‘Come sono stanco!’   ‘E smetta di pregare, lei oggi ha confessato tanto!’  ‘Debbo fare anche questo?’.

E quasi urlando replicò : ’No, debbo fare l’una e l’altra cosa e per l’una e l’altra cosa ci rende capaci la Madonna’”. Fu così che padre Pio non volle andare in pensione. Morì confessando, morì facendo del bene, morì celebrando!

E, come ormai la storia da più di 50 anni ci racconta, posso aggiungere che egli esalò l’ultimo respiro, avendo nella mente, nel cuore e sulle labbra le parole che ha amato di più: “Gesù, Maria! Gesù, Maria! Gesù, Maria!”.

Padre Pio teneva a rispettosa distanza gli avversari delle proprie convinzioni di fede e li piantava senza temere alcuna reazione, carico di sicurezza dogmatica. Però, premurosamente, raccomandò a padre Pellegrino: “Figlio mio, non cambiare il giorno con la notte. Uno degli aspetti più tristi dell’uomo è la solitudine. Se dovessi inventare un inferno, lo porrei semplicemente nella solitudine. Per rompere questo isolamento, è necessario entrare nell’intimo dell’uomo. Dio prende l’intimo della nostra natura, anima e corpo, e le divinizza, per stabilire un collegamento tra se stesso e noi: “Ecco la Madonna!”.

Basta essere devoti precisi e decisi, innamorati di Lei, inclini alla bontà e attenti a non prendere le pieghe cattive di coloro che disprezzano le cose umili.

Padre Pellegrino riferisce che Padre Pio era rispettabile ed esercitava una grande attrattiva anche nella sua severità, perché sapeva adoperarla con decisione e disinvoltura contro gli avversari della nostra anima. Dopo aver fatto toccare con mano le cose belle dello spirito, metteva l’interlocutore nell’impossibilità di nascondergli qualcosa: gli leggeva in fronte. E a padre Pellegrino disse: “Figlio mio, capisco che per fare il tuo benefattore devo essere una specie di tiranno. E’ vero, io ai miei penitenti faccio gettare il sangue. Ci metto, però, pure il sangue mio. Non solo, ma sul volto del penitente vedo le piaghe di tutti gli uomini, vedo tutto rosso!”. Padre Pio intendeva introdurre padre Pellegrino nella logica dell’appartenenza nostra al mondo dello spirito che ci circonda, al mondo del Corpo mistico di Cristo.

Un testo – questo curato da Elena Golia  – di parole semplici, pensieri mirati, moniti, ammonimenti e consigli da prendere se si vuole intraprendere il cammino verso la Gioia vera e la Vita che non muore mai. Maria Santissima, oggi, come ieri, è il ponte della salvezza che abbiamo tralasciato per camminare tra i vicoli dell’oscuro vivere.

Concludiamo con le parole devote di Papa Francesco su Maria Santissima:

All’inizio di un nuovo anno che il Signore concede alla nostra vita, è bello poter elevare lo sguardo del nostro cuore a Maria. Ella infatti, essendo Madre, ci rimanda alla relazione con il Figlio: ci riporta a Gesù, ci parla di Gesù, ci conduce a Gesù. Così, la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio ci immerge nuovamente nel Mistero del Natale: Dio si è fatto uno di noi nel grembo di Maria e a noi, che abbiamo aperto la Porta Santa per dare inizio al Giubileo, oggi viene ricordato che “Maria è dunque la porta per cui Cristo entrò in questo mondo”. (S. Ambrogio, Epistola 42, 4: PL, VII).

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO Basilica di San Pietro- Mercoledì, 1° gennaio 2025.

Grazie Papa Francesco, il tuo sorriso in Cielo si riflette sulla Terra.

:: “Canti dall’altrove. Poesie e scritti del Maestro di Providence” curato e tradotto da Emilio Patavini e Pietro Guarriello

20 aprile 2025

H.P. Lovecraft è conosciuto soprattutto per la sua narrativa dell’orrore cosmico, oggi parte dell’immaginario collettivo mondiale. Ma il Maestro di Providence non è stato solo un narratore; la sua produzione poetica, infatti, è stata costante, così come il suo ruolo di opinionista nel mondo del giornalismo amatoriale. Questo libro getta finalmente luce su aspetti poco noti dello scrittore statunitense, e ne rivela sfumature umane e autoriali inedite, grazie a un rigoroso lavoro di ricerca e traduzione. Ecco dunque che si svela un Lovecraft finora avvolto dal mistero: i precoci esordi nella poesia, i toni sognanti, nostalgici e a volte ludici, i pareri taglienti fioriti in articoli e saggi, ma sempre espressi con quella pacatezza per cui gli amici lo consideravano un gentiluomo d’altri tempi. Saggi introduttivi, traduzioni e apparati bibliografici dei curatori Pietro Guarriello e Emilio Patavini; cronologia della vita di Lovecraft di Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco. A corredo dell’opera, un ricco apparato iconografico con fotografie, illustrazioni e materiali d’archivio dei primi decenni del Novecento.

Pietro Guarriello, considerato tra i massimi esperti italiani di Lovecraft, è fondatore della Dagon Press e curatore delle riviste «Studi Lovecraftiani» e «Zothique».

Emilio Patavini ha tradotto inediti di Leiber, Howard e Ashton Smith per Dagon Press e Yorick. Ha pubblicato saggi, interviste e recensioni su varie riviste del settore.

:: ORWELL – Una nuova collana diretta da Luciano Canfora, Edizioni Dedalo

11 aprile 2025

Per tutti quelli che desiderano comprendere
i retroscena del clima politico attuale
e la situazione di guerra che viviamo ogni giorno.

Come si è arrivati a questo punto? Se la NATO è in guerra lo deve alla sua sistematica violazione delle proprie regole e del Trattato costitutivo.
Con la fine dell’Unione Sovietica, ha cominciato a “giocare” con le parole del Trattato, poi a mistificarle e infine a tradirle. Ora la NATO non ha limiti di territorio e non ha un solo nemico. Ne ha molti, scelti con cura rispettando le priorità americane. E così ogni Stato membro deve vedersela con la Russia, la Cina, l’Iran, la Corea del Nord, l’India, i BRICS, gli Stati nuclearizzati, i terroristi, i criminali, gli scafisti, le organizzazioni umanitarie e perfino i pacifisti.
Questo libro individua i metodi, i pretesti e i trucchi che hanno portato la NATO e l’Europa alla frenesia bellica e verso l’autodistruzione, con l’auspicio che si torni a ragionare.

Fabio Mini è Generale di Corpo d’Armata dell’Esercito Italiano. Ha comandato tutti i livelli di unità Bersaglieri e ricoperto incarichi dirigenziali presso gli Stati Maggiori dell’Esercito e della Difesa. È stato direttore dell’ISSMI presso il Centro Alti Studi e ha prestato servizio negli Stati Uniti, in Cina e nei Balcani. È stato Capo di Stato Maggiore del Comando Nato del Sud Europa e comandante della missione internazionale in Kosovo. Collabora con le riviste Limes e Geopolitica e dal 1989 al 2024 ha pubblicato e curato una ventina di libri sulla guerra con vari editori tra cui Einaudi, il Mulino e Paper First.

Per tutti quelli che desiderano comprendere
i meccanismi nascosti di manipolazione mediatica
connessi al “marketing” di ogni guerra.

Analizzando la guerra in Ucraina, Sara Reginella – psicoterapeuta e reporter, che documenta il conflitto dalle sue origini, con quattro spedizioni nell’arco di otto anni – ne scandaglia i diversi piani della manipolazione e della propaganda, mettendo in luce come il modus operandi connesso alla genesi e all’incedere drammatico dello scontro russo-ucraino sia generalizzabile anche ad altri conflitti. 
Fornendo al lettore strumenti utili per l’identificazione dei meccanismi all’origine degli scontri bellici, l’autrice analizza rodati modelli di ingerenza politica, svela metodi e strategie psicologiche proprie del “marketing della guerra” e offre antidoti di resistenza alla disinformazione che sottende ogni propaganda bellica.

Sara Reginella è psicologa e psicoterapeuta. Parallelamente all’attività clinica, ha coltivato in modo indipendente un percorso di studi nel ramo cinematografico, diplomandosi nel 2016 in Regia e Sceneggiatura presso l’Accademia Nazionale del Cinema di Bologna. Testimone del conflitto ucraino dalle sue origini, essendosi recata nei territori di guerra, dal 2015 è attiva in campo documentaristico. È autrice del reportage narrativo Donbass. La guerra fantasma nel cuore d’Europa (Exòrma Edizioni), oltre che dei documentari Start Up a War. Psicologia di un conflitto e Il fronte degli invisibili, che hanno ottenuto selezioni ufficiali in festival internazionali.

:: Le sorgenti della Moldava di Petra Klabouchová, traduzione di Raffaella Belletti, (Edizioni le Assassine, 2025) a cura di Massimo Ricciuti

11 aprile 2025

Nel piccolo villaggio di Františkov, situato all’interno della Šumava, ossia la Selva Boema, viene rinvenuto il cadavere di una tredicenne del luogo. A rendere la scena ancora più inquietante è il fatto che la ragazzina indossi un pigiama a righe su cui è stata cucita una stella di Davide. Il macabro ritrovamento avviene proprio nella Giornata Internazionale in memoria delle vittime dell’Olocausto. Solo un caso? L’indagine è affidata a un commissario, di cui nel romanzo non viene mai fatto il nome, coadiuvato dal giovane e inesperto poliziotto Sucharda. La Šumava è una terra “selvaggia” al confine tra Repubblica Ceca e Germania; all’epoca del Secondo conflitto mondiale vi si erano insediati i tedeschi, poi espulsi dopo la fine della guerra. Le questioni passate non sono mai state risolte del tutto e fanno ancora sentire il proprio peso. Si mormora, in particolare, di due luoghi che non sono mai stati trovati: un campo di concentramento in cui erano reclusi i prigionieri russi e una fabbrica fatta costruire da Hitler nei sotterranei di una montagna. Il commissario si scontra spesso con un muro di omertà, perché gli abitanti sono restii a riesumare il passato, che ha loro arrecato ferite di cui portano i segni anche nel presente. Quando il caso sembra risolversi con un arresto, tutto si ribalta, conducendo a un sorprendente finale.

Le sorgenti della Moldava è un romanzo ispirato ad avvenimenti reali e si basa su un capillare lavoro di ricerca svolto dall’autrice. La narrazione dei fatti è esposta attraverso continui salti temporali, ma la data di “riferimento” è sempre quella del ritrovamento del cadavere. Ogni capitolo riporta il punto di vista di uno dei protagonisti, le cui storie personali conosciamo un po’ alla volta. Apprendiamo, per esempio, che il commissario è in pessimi rapporti con la moglie Anna e che spera di riabilitarsi da un grosso errore, a causa del quale è stato allontanato da Praga. Il villaggio in cui è stato “confinato” si compone di poche case ed è abitato da uomini e donne abbrutiti dalle loro squallide esistenze. L’arrivo di una nota e spregiudicata giornalista televisiva contribuisce a riscaldare gli animi, compreso quello del commissario che ha un conto da regolare con lei. Il romanzo in questione, oltre a essere un valido noir, presenta alcuni tratti del saggio storico. Tanti sono i riferimenti alle vicende della nazione in cui si svolge, dall’occupazione nazista all’instaurazione di un regime comunista. Contro quest’ultimo si ebbero la cosiddetta Primavera di Praga, che fu di breve durata e poi la Rivoluzione di velluto, che portò alla caduta del comunismo e alla reintroduzione di un sistema economico capitalista. Per giungere, infine, alla dissoluzione della Cecoslovacchia e alla formazione di due Stati, la Repubblica Ceca e la Slovacchia. In chiusura del romanzo troviamo le prime tre strofe della Preghiera della Šumava, di Josef Widtmann.

Petra Klabouchová è nata a Prachatice, nella Cechia del sud, nel 1980. Dopo avere studiato giornalismo, psicologia e relazioni internazionali all’Università Masaryk, a Brno, ha lavorato parecchi anni per la stampa locale e la televisione. Oltre a Le sorgenti della Moldava (2021), che ha riscosso molto successo in patria, ha pubblicato il romanzo La parete est (2023) e l’horror Ignis fatuus (2024), nonché alcuni libri per bambini. All’attività di giornalista e scrittrice affianca quella di manager di gruppi rock, dividendosi tra l’Italia, gli Stati Uniti e la Repubblica Ceca.

:: Poeti. Ventinove cavalieri e una dama di Angelo Gaccione

7 aprile 2025

A noi che non abbiamo 

altra felicità che di parole…

sia consentito scrivere versi
fino alla fine dei giorni.

Solo poveri versi 

che siano lievi al mondo
come il buongiorno al mattino.

E gentili al soprassalto del cuore 

che coglie gli amanti al primo istante.

Semplici come una parola buona 

a consolare il muto segno del dolore.

Fresco di stampa il terzo volume della collana “La carena”, diretta da Silvia Elena Di Donato per la Di Felice Edizioni. Si tratta di “Poeti. Ventinove cavalieri e una dama”, la nuova raccolta poetica di Angelo Gaccione che rende omaggio a trenta poeti scelti. “Pillole di vita e di saggezza, semi di un modo di percepire la propria esistenza che hanno messo radici e aspettano di rivelarsi e crescere come piante da frutto per le generazioni a venire: questo è il ‘nuovo’ Gaccione, che, come un’Araba Fenice capace di rinascere sempre dalle proprie ceneri, crede nella poesia come occasione per ridare alla vita il suo etimologico carattere di vitalis, di realtà cioè ‘degna di essere vissuta’, costi quel che costi.” Così scrive Guarracino nella nota al libro, seguita da quella di Alessandra Paganardi che fa notare come “il dialogo con la morte – apotropaico, teatrale, ironico o struggente, mai drammatico – è il vero leitmotiv di questa raccolta, interamente ispirata (forse non a caso) a poeti non più viventi”.

Angelo Gaccione è narratore, drammaturgo e poeta. È nato a Cosenza, ma vive a Milano, città a cui ha dedicato cinque libri di successo: Milano, la città e la memoria; La città narrata (tre edizioni); Poeti per Milano; Milano in versi; La mia Milano. Nel 2020 è uscita la raccolta Spore (finalista al Premio Viareggio, Ponte di Legno, Camaiore) con introduzione di Alessandro Zaccuri e una nota di Lella Costa.
Nel 2023 ha curato l’antologia poetica Piazza Fontana. La strage e Pinelli. La poesia non dimentica. Per il suo impegno civile gli è stato conferito il Premio alla Virtù Civica.
Da 22 anni dirige il giornale di cultura “Odissea”.
Con la Di Felice Edizioni ha pubblicato le raccolte di racconti L’incendio di Roccabruna (2019) e Sonata in due movimenti (2022).

:: Degna sepoltura di Cristina Rava (Rizzoli 2025) a cura di Patrizia Debicke

5 aprile 2025

In questo nuovo romanzo di Cristina Rava ci introduciamo  tra i segreti più sordidi  dell’animo umano, in quella ragnatela di bugie, segreti e rapporti pericolosi della provincia, appena mascherate nei retroscena, dal suono di volta in volta possente o delicato , ora forte  ora soave, dello splendido organo della cattedrale di Albenga. Quasi come  possente monito che certe verità rischiano di dimostrarsi molto  più vicine e pericolose di quanto si possa immaginare.
Stavolta uno strano caso di ambientazione tutta ligure per i due protagonisti  ormai diventati quasi degli amici:  Ardelia Spinola medico legale con un carattere determinato e una grande passione, oltre che per il lavoro, per i gatti e Bartolomeo Rebaudengo,  un commissario andato in congedo prima della pensione. Scelta, quella del commissario, stimolata dal bisogno di libertà e facilitata da un’inattesa cospicua eredità. Ma una scelta che non ha mai spento il suo bisogno di verità e di giustizia e visto che non giudica necessario indossare una divisa, continua a darsi da fare.
Un potenziale acquirente piemontese, Guido Pellissero, un professore  ormai in vista della pensione e abbastanza determinato a comprare un posto tranquillo, sicuro, tutto suo con magari un pezzettino di terra per fare l’orto, dopo aver  notato una vecchia casetta, poco più che un rudere lungo la strada secondaria tra Borghetto e Toirano, ha deciso di saperne di più. Purtroppo il tempo è avverso diluvia e non è certo il momento ideale per una visita. L’incaricato dell’agenzia, il geometra Trucco poi a cui è affidata la trattativa dell’immobile, arriverà con le chiavi ma senza averlo mai visitato prima. Il collega incaricato infatti, e che lo conosce, è fuori sede. Tuttavia l’ha informato che è rimasto invenduto per anni, solo per insormontabili beghe, pareva di divisioni familiari, ora superate . Dopo aver  fatto  visitare  al cliente interessato stanza dopo stanza, la casetta è grande, svela recondite potenzialità, magnificandone  la solidità della struttura, passeranno alla cantina, scendendo la scala…. Ma là si troveranno improvvisamente davanti a un cadavere, adagiato in una cassa e in avanzato stato di decomposizione. Però in quel cadavere c’è qualcosa  di strano, qualcuno gli ha messo tra le dita  un rosario e intorno a lui sono stati lasciati dei fiori ormai seccati e dei lumini votivi.  Parrebbe quasi con l’intento di offrire al defunto una specie di sepoltura. Una strana e inconsueta messa in scena che spalancherà agli inquirenti un ventaglio di ipotesi investigative e che scateneranno la più macabra fantasia di Ardelia, subito incaricata di fornire un referto nella sua veste di medico legale. La vittima è morta per la frattura della base cranica. Presumibilmente contro un gradino…Ma prima era stata colpita violentemente con un pugno allo zigomo destro…
Quel cadavere, si scoprirà presto per la denuncia presentata dai genitori da giorni, appartiene a Umberto, un adolescente ribelle che, uscito di casa dopo aver litigato con il padre ed essere stato punito da lui non è mai più tornato. Il ragazzo, figlio adottivo di una ricca e nota coppia della zona non si è mai veramente integrato in quel mondo e non ha mai legato con i compagni di scuola che si capirà lo bullizzavano, escludendolo dal loro giro. Timido e insicuro aveva un unico sincero amico,  Silvio Quintavalle appartenente a una famiglia semplice ma onesta. Un ragazzo che per vivere s’ingegna economicamente, è un bravo lavoratore e, già sentito dalla polizia, ha dichiarato di aver messaggiato tramite cellulare con  Umberto, averlo raggiunto e poi di essere rimasto con lui  per un po’ di tempo, prima di riportarlo con il suo vecchio pick up e su sua richiesta poco lontano da dove è stato ritrovato. Quindi di essersi allontanato per incontrare un’amica, con cui in seguito ha trascorso tutta la serata. Di Quintavalle pertanto si dovrà escludere l’eventuale colpevolezza per i   successivi messaggi con l’amico che, si vedrà, sono stati scambiati prima dell’ora della sua morte.   
Ma allora cosa è accaduto dopo a Umberto?  A questo povero ragazzo, voluto assolutamente, scelto, in parte viziato da una ricca figlia bramosa di discendenza ma forse mai davvero capito e amato. Solo pianto da morto? Come era finito in quella cantina? Aveva fatto qualcosa di sbagliato quando era rimasto solo? E se anche fosse? Possibile che un adolescente abbia fatto qualcosa di così grave da meritare di morire assassinato. Ma poi chi ha misericordiosamente composto il suo cadavere?  Pare difficile pensare che l’abbia fatto l’assassino. Ma allora chi e perché?
La faccenda appare molto ma molto intricata. Le indagini che, soprattutto all’inizio, viaggiano sul filo della psicologia e imboccano diverse piste ci consentono di scoprire i diversi personaggi e i loro segreti e pian piano individuare alcuni imprevedibili moventi.
Ciò nondimeno sarà tutto meno che facile scoprire la verità, in quella che a conti fatti si dimostrerà anche un’indagine contro il tempo.  
Bisognerebbe riuscire ad approfondire certe luminose intuizioni che potrebbero rivelarsi utili ma come? Riuscirà Ardelia, aiutata dall’intuito del commissario Rebaudengo, ad arrivare finalmente a delle conclusioni?
La storia è, come sempre, complessa, tortuosa, interessante, ma pur suggerendo strade alternative non presenta veri e propri  colpi di scena e si dipana soltanto alla fine.
Il linguaggio utilizzato dalla Rava, come sempre fluido, veloce, intrigante e ricercato accompagna tutta la trama e sono ben descritti alcuni personaggi minori e le loro storie. La solita coralità nel libro rende la lettura piacevole, anche se stavolta il solito giro di Ardelia con Alma, l’amica pianista per ora single, le telefonate e le dritte di Gabriele, l’amico misterioso uomo dei servizi ecc. ecc. finiscono con il comportare una serie di  particolari un po’ dispersivi. Apprezzo doverosamente le descrizioni di ottimi cibi consumati a pranzo e a cena, ma non altrettanto forse la loro ripetitività in questa nuova avventura della serie Spinola/ Rebaudengo. Unica vera novità infatti, nel ormai loro stracollaudato rapporto praticamente familiare è  il piccolo mistero finale legato a un diario arrivato da lontano?

Cristina Rava vive ad Albenga, sulla Riviera di Ponente, dove sono ambientati i suoi libri. Dopo inconcludenti studi di medicina, ha lavorato nel settore dell’abbigliamento e successivamente in campagna, ma sempre con la scrittura come efficace salvagente per galleggiare nella vita.
Già autrice di due raccolte di racconti e di una memoria storica, tutte legate al territorio ligure, dal 2007 ha intrapreso la via del noir con alcuni romanzi pubblicati da Fratelli Frilli tra il 2006 e il 2012. Per Garzanti ha pubblicato i romanzi Un mare di silenzio (2012) e Dopo il nero della notte. Un’indagine di Ardelia Spinola (2014), entrambi aventi come protagonista il medico legale Ardelia Spinola. Nel 2021 è uscito per Rizzoli Il pozzo della discordia.

:: Per vincere il male. La lotta contro i demoni nel monachesimo antico di Anselm Grun (San Paolo Edizioni 2025) a cura di Giulietta Iannone

31 marzo 2025

Ispirandosi alla sapienza degli antichi monaci, l’autore presenta gli otto vizi capitali – impudicizia, crapula, cupidigia, tristezza, ira, accidia, avidità di gloria, superbia – messi in moto da altrettanti demoni oggi come nell’antichità, ai tempi dei combattimenti memorabili tra Sant’Antonio del deserto e Satana. La natura e le tecniche dei demoni, i mezzi e i metodi per combatterli anche alla luce della psicologia moderna, si presentano al lettore di oggi come una strada per crescere nella conoscenza di sé e nella potenza del bene e della fede.

Il tema del male non cessa di tormentarci, poiché il male sembra farla da padrone nel mondo, oggi come ieri. La psicologia spiega il male a partire dalla storia personale: cerca le cause del male guardando indietro, osservando ed elaborando le ferite del passato. I monaci antichi, invece, descrivono il male come qualcosa di presente, opera dei demoni; cercano di comprenderne strutture e modi di agire, per poterlo poi affrontare con successo nel presente. Le loro esperienze e i loro insegnamenti possono costituire uno stimolo ad affrontare la sfida del male, a osare la lotta ora senza ripiegarsi sul passato.

Anselm Grun affronta in questo libro il tema del male, e delle sue origini e di come opera e tormenta l’uomo. In questa lotta spirituale comunque l’uomo non è solo, il bene ha i suoi strumenti di lotta, la preghiera, i canti sacri, la fede, l’autocoscienza che si acquista venendo a patti con il passato, l’uomo insomma può raggiungere uno stadio in cui il male non può più operare in lui coi ricordi, le pulsioni, i desideri. Anselm Grun espone tutto ciò con estrema chiarezza partendo dalle lotte dei monaci con il male nel monachesimo antico per estrapolare lezioni di vita che servono anche oggi all’uomo contemporaneo.

Anselm Grün (1945) è un monaco benedettino dell’abbazia di Münsterscharzach. Dopo aver compiuto studi filosofici, teologici e di economia aziendale, dal 1977 per trentasei anni è stato “cellerario”, ossia responsabile finanziario e capo del personale dell’abbazia di Münsterschwarzach. Con numerose pubblicazioni e conferenze raggiunge milioni di persone in tutto il mondo. Apprezzato consigliere e guida spirituale, è attualmente tra gli autori cristiani più letti al mondo. Tra le pubblicazioni per le Edizioni San Paolo ricordiamo: La gioia dell’armonia (2005); La gioia della gratitudine (2005); La gioia dell’attenzione (2006); La gioia dell’incontro (2006); La gioia della salute (2007); La gioia di chi si contenta (2007); La gioia dell’amore (2007); La fede dei cristiani (2012); Lottare e amare (20155); Felicità beata (20152); Autostima e accettazione dell’ombra (20187); Regina e selvaggia (2018); La vera felicità (2019); L’arte di vivere dei Benedettini (2019); 75 domande sulla vita e sulla fede (2020); La piccola farmacia della cose che consolano (2020); Dimmi, zio Willi (con Andrea J. Larson, 2021); Per vincere il male (2025).

:: BRICS. Scacco Matto. L’ultima scelta: vivere o morire di Margherita Furlan, a cura di Giulietta Iannone

29 marzo 2025

Sentii parlare per la prima volta dei BRICS qualche anno fa, in una conversazione informale in cui si discutevano i nuovi equilibri mondiali e come l’Occidente sottovalutasse questo organismo nato per riunire le economie di alcuni paesi emergenti (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) ai quali pian piano si sono uniti nuovi stati e altri si aggiungeranno. Che l’Occidente troppo concentrato su se stesso, troppo viziato da secoli di predominio ed egemonia, sottovalutasse la questione è anche plasticamente evidenziato dal fatto che a Kazan lo scorso ottobre al XVI vertice BRICS ci fosse un unico giornalista occidentale, Margherita Furlan, che ha raccolto le sue riflessioni in un libro BRICS. Scacco Matto. L’ultima scelta: vivere o morire, che consiglio sicuramente di leggere perchè è uno dei primi lavori disponibili tesi a cercare realmente di capire cosa siano i BRICS e in che maniera stiano cambiando la storia di questo nostro martoriato pianeta. A Kazan, dal 22 al 24 Ottobre 2024, si sono dunque riuniti i vertici delle principali economie emergenti per decidere una strategia comune, comunitaria oserei dire, per affrontare le sfide che ci prospetta il futuro. Non in un’ottica smaccatamente antioccidentale c’è da dire, sempre che questa deriva non prenda piede nei prossimi anni, per la miopia e l’arretratezza di chi non si sta accorgendo che il mondo sta cambiando, che la maggior parte delle risorse naturali si trovano in quella fetta di mondo, e che quei paesi ne stanno prendendo coscienza e si stanno organizzando di conseguenza. Nel vertice di Kazan si sono gettate le basi per una concreta rivoluzione copernicana sul piano geopolitico che permetta l’emergere di un Nuovo Mondo orbitante intorno agli stati aderenti ai BRICS, superando secoli di egemonia anglosassone, questo in sintesi dice Roberto Quaglia nella prefazione. Dunque il mondo è multimopare. Jalta non esiste più. Questa volta è ufficiale e alla luce del sole, dice Margherita Furlan mettendo a disposizione nel suo libro, dati, statistiche, e prospettive. E si evince che da fuori, forse meglio di noi, questi paesi ci osservino e scorgano le nostre principali debolezze, scorgano un Occidente relativistico, individualistico, materialistico, borghese, che ha rifiutato le tre grandi forze che ne hanno fatto lievitare l’esistenza spirituale: la cultura antica, il cristianesimo, l’intreccio di arte, letteratura, scienza e tecnica, condannandosi a una lenta o veloce, non si sa, decadenza. Che questa lezione ci arrivi dai nostri maggiori competitor economici è assai curioso, ed evidenza un tratto saliente: la Cina non sarà il solo competitor con cui avranno a che fare gli Stati Uniti, e mentre loro si alleano, cercano politiche comuni, in un’ottica democratica, noi ci disgreghiamo, gli Stati Uniti sembrano volere abbandonare l’Europa, definita parassitaria, e l’Europa non trova di meglio per difendere i suoi privilegi che un’anacronistica corsa agli armamenti. Tutto assai curioso, finirà che i singoli stati chiederanno di aderire ai BRICS. E non dubito che alcuni analisti ci abbiano fatto un pensierino davvero. Ma tornando al libro in questione, interessanti le riflessioni sul neoliberismo, e mentre noi rimpiangiamo il passato, a Kazan hanno progettato il futuro, diventando a tutti gli effetti un “laboratorio del futuro”. Non si sottovalutano le criticità e gli ostacoli, ma si cerca una strada comune per una coesistenza pacifica per la creazione di un Nuovo Ordine Mondiale che succederà al vecchio ormai in fase di decadenza. Tutto con cautela e senza un’opposizione netta e diretta. Sebbene nel libro viene descritta la dedollarizzazione nella pratica, per farci capire che fanno sul serio. E noi Occidente in decadenza cosa facciamo? che prospettive abbiamo? quali sono le nostre speranze?, per popolazioni sempre più anziane, in cui la denatalità è solo in parte compensata dalle migrazioni, in cui la transizione ecologica e la ricerca di nuove vie energetiche si fa sempre più difficoltosa, in cui crisi, disoccupazione, abbattimento del welfare, erodono i privilegi che per anni hanno caraterizzato il nostro tenore di vita? Non resta che la strada della cooperazione tra Stati Uniti e BRICS, è dunque sempre più necessario prenderne coscienza, prima del passo nucleare che non prevederebbe ritorno.

Margherita Furlan è giornalista, scrittrice, direttore editoriale de La Casa Del Sole TV. Si occupa principalmente di Russia e Medio Oriente. Già vice direttrice e co-fondatrice di Pandora TV, prima web tv italiana diretta dal noto giornalista Giulietto Chiesa. Sceglie di fare informazione per essere al servizio del bene comune. Perché non sappiamo più cosa realmente sta succedendo nel mondo, così come a casa nostra, e se non sappiamo dove siamo, non sapremo orientarci. Dai padroni universali. O da chiunque. “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.