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:: Fuoco al fuoco di Candice Fox (Marcos Y Marcos 2024) a cura di Giulietta Iannone

3 settembre 2024

Fuoco al fuoco (Fire with Fire, 2023) traduzione dall’inglese di Beatrice Sterza, dell’autrice australiana super premiata Candice Fox, pubblicato in Italia da Marcos Y Marcos, è un surreale poliziesco con due improbabili protagonisti: Lynette Lamb un’aspirante poliziotta capace di farsi licenziare il primo giorno di lavoro e il detective della polizia di Los Angeles Charlie Hoskins poliziotto sottocopertura la cui copertura salta e si salva per il rotto della cuffia. Hanno ventiquatr’ore di tempo per trovare la piccola Tilly, scomparsa due anni prima sulla spiaggia di Santa Monica, prima che i genitori disperati pur di fare riaprire il caso distruggano una per una le prove custodite nel Laboratorio biologico forense di Los Angeles, tenendo tre ostaggi sotto tiro. Buffo, surreale, sgangherato, divertente Fuoco al fuoco è un ottimo poliziesco che sa intrattenere grazie ai suoi personaggi ben delineati e al suo sottile umorismo che sa stemperare i momenti più drammatici. Riusciranno i nostri intrepidi eroi a trovare la bimba e a scoprire cosa le è successo? E’ ancora viva? Prigioniera nelle mani di chissà chi? Uccisa dalla sorella? E soprattutto che figura ci farà la polizia di Los Angeles se a risolvere il caso sarà una recluta e un poliziotto tutto acciaccato? Una lettura veloce per questa fine estate, corre veloce e scivola via come l’acqua. Forse diventerà una serie.

Candice Fox è nata a Sidney in una famiglia pronta ad accogliere non solo figli propri e altrui ma anche un’ampia gamma di animali selvatici feriti. In questa comunità vivacissima ha coltivato la sua passione per il crimine espressa felicemente in thriller che negli Stati Uniti hanno slalato le classifiche del New York Times. I romanzi di Candice Fox sono tradotti in tutto il mondo; in Australia è l’autrice di gialli più amata l’unica ad avere vinto tre volte gli ambiti Ned Kelly Awards.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo l’Ufficio Stampa Marcos Y Marcos.

:: Kerry Greenwood e l’ineffabile Miss Phryne Fisher

2 settembre 2024

Kerry Greenwood è un’autrice australiana di indubbio talento nota forse agli amanti del mystery denominato cozy (all’Agatha Christie per intenderci) soprattutto per la serie di romanzi con protagonista l’intrepida investigatrice privata Miss Phryne Fisher, ambientati nella Melbourne degli anni Venti. Ottimo quadro storico, intelligenza brillante, battute spumeggianti, sensualità, ironia, coscienza sociale e soprattutto lei Miss Phryne Fisher, giovane, anticonformista, elegante, coraggiosa, spregiudicata, indipendente, dalla vita sessuale piuttosto vivace, una Philippe Marlowe in gonnella con abiti sontuosi e taglio di capelli alla Lulu. Medaglia dell’Ordine dell’Australia, per il servizio alla letteratura come scrittrice, Kerry Greenwood è un personaggio eccentrico quanto le sue eroine (vive con un Mago diplomato) e sicuramente vale la pena dare un’occhiata alla sua vasta produzione, sia di romanzi che di racconti, sia in lingua originale, che in italiano. Polillo ha un’intera collana dedicata alla Greenwood e finora ha tradotto di suo ben 10 volumi partendo da Il re della neve (Cocaine Blues aka Death by Misadventure, 1989) che narra il suo arrivo da Londra nella pericolosa Melbourne, e da cui consiglio di partire per accostarsi alla sua produzione.

Esiste anche una serie televisiva con una splendida Essie Davis di tre stagioni andata in onda in patria dal 2012 al 2015, ora disponibile su Prime Video (senza tagli credo) dal titolo Miss Fisher – Delitti e misteri (Miss Fisher’s Murder Mysteries). Abbastanza penalizzata da RAI UNO, quando l’aveva programmata, che l’aveva trasmessa in ore improbabili e quindi è possibile che in pochi l’abbiano vista. Nel 2020, è stato trasmesso il film, Miss Fisher e la cripta delle lacrime (Miss Fisher & the Crypt of Tears) e l’anno prima nel 2019, è stato trasmesso lo spin-off, I casi della giovane Miss Fisher (Ms Fisher’s Modern Murder Mysteries). Dunque una serie da non perdere da leggere alla sera tornati a casa dal lavoro per non rimpiangere troppo le vacanze estive appena concluse.

:: “Vuoto, nulla, vacuità. Il buddhismo e il pensiero moderno”, di Marcus Boon, Eric Cazdyn e Timothy Morton (Ubiliber 2024) a cura di Giulietta Iannone

30 agosto 2024

Vuoto, nulla, vacuità Il buddhismo e il pensiero moderno (Nothing. Three Inquiries in Buddhism, 2015) è un’interessante saggio composto da tre saggi di tre dei più profondi e innovativi filosofi contemporanei le cui ricerche stanno ponendo un ponte, mai così necessario come oggi, tra Occidente e Oriente. Tutti con all’attivo numerose e importanti pubblicazioni Marcus Boon, Eric Cazdyn e Timothy Morton analizzano parallelismi, similitudini e affinità tra il vuoto come categoria essenziale del buddhismo e il vuoto della teoria critica occidentale gettando le basi di un serio confronto tra le due scuole di pensiero e soprattutto analizzando il buddhismo come base fondativa per rileggere la dimensione politica dell’Occidente, cosa che non era mai ancora stata fatta e che costituisce il nucleo innovativo di questa opera decisamente originale e necessaria che va così a colmare questa grave lacuna nel dibattuto filosofico conteporaneo.

Il saggio di Marcus Boon si concentra sulla politica ed esplora la politica buddhista del periodo della Guerra fredda.

I dibattiti teorici su buddhismo e il marxismo sono oggi il prodotto di questa scissione ideologica (il cui esito non sono necessariamente due distinte ideologie, ma la scissione stessa come ideologia), in Asia forse quanto in Europa e in America. E, ancora una volta, è proprio nel divario o nella distanza tra queste due visioni apparentemente opposte che si possono inquadrare le nozioni di comunità e il problema del buddhismo politico nei termini in cui li intende Bataille.

Il saggio di Eric Cazdyn compara e compendia la categoria buddhista di “illuminazione”, quella marxista di “rivoluzione” e quella psicoanalitica di “cura” giungendo alla conclusione che hanno una funzione simile.

Il saggio di Morton infine è un’esplorazione del fenomeno che l’autore chiama buddhafobia, una “paura del buddhismo” o meglio del nulla che caratterizza una delle principali ansie generate dalla modernità.

Questo volume è anche corredato poi da un glossario introduttivo dei termini buddhisti, compilato da Claire Villareal che aiuterà chi non ha dimestichezza con questi termini a seguire le argomentazioni e i dibattiti via via svolti. Traduzione di Andrea Libero Carbone.

Marcus Boon è scrittore, giornalista e professore di Inglese alla York University di Toronto. Eric Cazdyn è professore di Estetica e Politica presso la Uni-versity of Toronto; è anche regista e artista. Timothy Morton è titolare della cattedra “Rita Shea Guffey” di Letteratura Inglese alla Rice University di Houston in Texas.

:: La moglie del becchino di Frédéric Dard (Rizzoli 2024) a cura di Giulietta Iannone

29 agosto 2024

Celebre forse più per le inchieste umoristiche del commissario Sanantonio, Frédéric Dard è anche autore di una serie più che considerevole di romanzi noir che Rizzoli sta meritoriamente pubblicando in italiano tradotti da Elena Cappellini, tra cui l’ultimo La moglie del becchino (Le Pain Des Fossoyeurs, 1956). Protagonista di questo breve romanzo dove trionfa l’amour fou, è Blaise Delange, un parigino senza né arte né parte che si reca in provincia per rispondere a un’inserzione di lavoro da parte di una ditta di caucciù. Arriva tardi, il posto è già stato preso ma all’ufficio postale incontra una donna bellissima e melanconica e se ne innamora. La donna perde il portafogli e l’uomo in un rigurgito di coscienza e onestà, o forse solo per rivedere la donna, decide di non tenersi gli ottomila franchi che contiene, di cui avrebbe disperatamente bisogno, e di riconsegnare il portafogli. Così fa la conoscenza di Germaine Castain, infelice moglie di Achille Castain, il becchino del paese. Colpito da tanta onestà Castain decide di offrirgli un lavoro e così Blaise accetta rimanendo inevitabilmente invischiato nei segreti di quell’improbabile coppia. Dard ha un debole per le belle donne capaci di portare alla rovina uomini sentimentali e inevitabilmente ingenui seppure fondamentalmente poco onesti e anche in questa storia vediamo ripresentato questo schema seppure l’ironia e l’amarezza con cui Dard delinea caratteri e ambienti rende la lettura piacevole e scorrevole. I romanzi di Dard si leggono in fretta e questo non fa differenza. Abbiamo la provincia inquietante e sonnolenta, una coppia mal assortita, e l’ingenuo Blaise Delange come terzo incomodo, innamorato e poi amante di Germaine, la dark lady della storia, una ragazza giovane, bellissima, malinconica forse non raffinata ed elegante ma basta poco arrivata a Parigi per trasformarla in una vera bellezza. A ritroso poi ci si chiede se la bella Germaine ha davvero perso inavvertitamente il portafogli o è stato solo un ingegnoso e diabolico piano per catturare un ingenuo nella sua trappola. I noir non prevedono lieto fine, e anche questo non l’avrà ma è singolare vedere come Dard riesca a far sembrare tutto inevitabile, seppure l’ingiustizia del finale gridi vendetta. Particolare. Da segnalare soprattutto la scena nella tomba quando Blaise tenta di recuperare un cadavere, macabra e nello stesso tempo divertente.

Frédéric Dard (1921-2000) ha iniziato a pubblicare romanzi alla fine degli anni Quaranta e i 175 volumi della serie del commissario San-Antonio sono stati uno dei più grandi successi editoriali francesi della seconda metà del Novecento. Parallelamente, Dard ha scritto numerosi altri romanzi e racconti. Amico di Georges Simenon, come lui autore di una vastissima opera, Dard è considerato tra i più importanti esponenti del noir francese. Per Rizzoli sono usciti: Il montacarichi (2019), I bastardi vanno all’inferno (2021), Gli scellerati (2022), Prato all’inglese (2022) e Negli occhi di Marianne (2023).

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Giulia dell’Ufficio Stampa Rizzoli.

:: La moglie del becchino di Frédéric Dard (Rizzoli 2024)

24 agosto 2024

Se fosse stata di Parigi, avrebbe avuto quel che le mancava di più, ovvero un certo senso dell’eleganza.


Non sarebbe mai dovuto restare in quella mortifera cittadina della provincia francese, una volta saputo che il posto di lavoro per cui era giunto fin lì era stato assegnato a qualcun altro; ma fra Blaise Delange e il treno che poteva riportarlo a Parigi ci si mette un portafoglio smarrito, e tanto basta a innescare la torbida macchinazione del caso. Delange nel portafoglio trova dei soldi, la carta d’identità di una donna di nome Germaine Castain, la foto di un uomo. E scopre, dopo avere deciso di restituirlo, che l’irresistibile Germaine, occhi azzurri malinconici un po’ troppo grandi, aria sottomessa, fascino esplosivo, è la moglie del becchino del paese, il bilioso e manesco Achille Castain. Accolto nella tetra casa della coppia, dopo avere incassato i ringraziamenti di rito Delange si lascia convincere a lavorare nell’impresa di pompe funebri, scoprendosi con sorpresa molto adatto allo stravagante ruolo, nonché a quello di focoso, soggiogato amante di Germaine. Uno strano triangolo va formandosi, tra quelle quattro mura “rivestite di carta da parati giallastra, del colore di una malattia incurabile”, cui presto si aggiunge un quarto incomodo. E allora in quest’atmosfera plumbea accesa di ossessioni, in un nervoso crescendo di tensione, le gelosie incrociate e l’amour fou non lasceranno scampo.

Frédéric Dard (1921-2000) ha iniziato a pubblicare romanzi alla fine degli anni Quaranta e i 175 volumi della serie del commissario San-Antonio sono stati uno dei più grandi successi editoriali francesi della seconda metà del Novecento. Parallelamente, Dard ha scritto numerosi altri romanzi e racconti.

Amico di Georges Simenon, come lui autore di una vastissima opera, Dard è considerato tra i più importanti esponenti del noir francese. Per Rizzoli sono usciti: Il montacarichi (2019), I bastardi vanno all’inferno (2021), Gli scellerati (2022), Prato all’inglese (2022) e Negli occhi di Marianne (2023).

:: E cosy sia Antologia del Giallo Mondadori a cura di Patrizia Debicke

20 agosto 2024

Il cosy crime prende ufficialmente cittadinanza tra le pagine del Giallo Mondadori con “E cosy sia”, una raccolta di storie a tinte mystery dense di ironia. Una raccolta di dodici racconti scritti per divertimento da alcune tra le migliore penne italiane del settore.
E quindi largo in rigoroso ordine alfabetico ad Aicardi, Aloisi, Basso, Corciolani, Ingrosso, Morlupi, Paolacci, Pastori, Perna, Regina, Rinaldi, Ronco, Venditto, Venturini.
Con una copertina decisamente sfiziosa, un titolo stuzzicante, un’azzeccata prefazione di Alice Basso (ma se ne poteva dubitare?), dodici racconti destinati ai lettori, due dei quali affidati a coppie di autori , amorevolmente accuditi da Barbara Perna (la mamma, creatrice di Annabella Abbondante) che in più ci regala le sue interviste fatte agli scrittori e le loro brevi biografie. Mica male no?
Ciascuno meriterebbe magari un commento a sé, ma forse meglio lasciare un po’ di suspence in più e stringere, regalando solo qualche assaggino qua le là. Tanto per gradire.
Insomma comincio subito col dire onore al merito per averci risparmiato sangue a fiumi, angoscianti scene da incubo e orripilanti e minuziose descrizioni di delitti. La formula del cosy crime, infatti, fa volentieri a meno dei dettagli cruenti, della tensione o delle location in zone degradate caratteristiche del poliziesco noir. Beh certo direte ma un po’ di morti ci vogliono e anche degli assassini, meglio se da mettere in manette, quando necessario. Tranquilli ci saranno.
Una dimensione dunque il cosy crime tipica spesso delle piccole comunità e della vita di provincia, che si limita a fornire qualche informazione, senza indugiare nel torbido o in morbosi dettagli. Ma con le ambientazioni/scenografie volendo si può sbizzarrirsi e chiunque in teoria può indossare le vesti del detective . E quindi se il caso non ci si fa mancare il più classico vedi: questore, vicequestore, capitano della finanza, tenente dei carabinieri, ispettori e, se si va in trasferta in Francia, il lieutenant, e naturalmente per parità di genere sia al maschile che al femminile, ma anche e perché no chiunque altro, investigatori amatoriali, talvolta coinvolti loro malgrado dai loro conoscenti nella storia fino ad estreme conseguenze e costretti per forza a darsi da fare.
Vi consiglio caldamente di leggere sullo sciopero catanese delle marchette inserito con un salto indietro nel tempo nella Sicilia degli anni Sessanta liberamente tratta da una storia vera… Per poi scoprire come sia bello cambiare orizzonte di continuo, saltellando: da Catania, a Genova, a Roma, a Napoli, a Posillipo, a Bisceglie ecc…fino a Parigi pronti ad ammirare le scintillanti luci della Ville Lumière.. Il tutto, in compagnia di personaggi conosciuti e non, spostandovi con ogni mezzo, magari in crociera, una crociera dai risvolti imprevedibili in cui imparerete persino come può diventare facile liberarsi del peggior cascamorto e convinto seduttore presuntuoso. Sissignori vi muoverete tra discutibili situazioni familiari, personaggi particolari, discorsi spesso irreali ma, garantisco, non dimenticando mai il buon cibo legato alla tradizione, dal Nord alla Sicilia, e dunque tanta buona cucina trasformata spesso in ingrediente indispensabile della trama. Comunque sì, in “E cosy sia” si mangia bene. Anzi benissimo e volendo s’impara persino. Ma oibò detta cucina potrebbe servire, perché no? anche come mezzo per eliminare chi se lo merita. Ci sarebbero addirittura alcuni ingredienti che usati in un certo modo potrebbero diventare pericolosi. Eh già! Ma anche le cose più buone se si esagera.. Insomma ricorderete il detto : il troppo stroppia… Certo e può fare talmente male da uccidere?
E come non parlare dei gatti dai nomi parlanti legati a mostri sacri vedi: Nerouolf e (Mycroft Holmes fratello di Sherlock) della letteratura gialla. E che dire di rimandi ad altri classici del genere …Quali per esempio Assassinio sull’Orient Express. Liti e intrighi, amori, tradimenti, favole (il Mostro del Pantano)… Insomma troveremo un po’ di tutto in dodici storie costellate da indizi e tanta ironia da chi ci sa fare.
Ma non rilassatevi troppo: nonostante il tono leggero e l’ironia, il cosy crime non si risparmia quando si tratta di intrighi e colpi di scena!
Ecco comunque doverosamente a voi l’elenco dei racconti che compaiono nell’antologia:
• “Ultima cena a Parigi” di François Morlupi;
• “Peri Peri” di Maria Elisa Aloisi;
• “Vertigine” di Antonio Paolacci e Paola Ronco;
• “All inclusive” di Cristina Aicardi e Ferdinando Pastori;
• “Morte a km zero” di Nora Venturini;
• “Il Gatto, l’Astice e il Cammello” di Valeria Corciolani;
• “Il caso è risotto – Il giallo del risotto giallo” di Lucia Tilde Ingrosso;
• “La dieta è un delitto” di Serena Venditto;
• “Il Pescatore, il Professore e la Carne Jatta” di Patrizia Rinaldi;
• “Il mostro nel pantano” di Paolo Regina;
• “Cuore di mamma” di Alice Basso;
• “Cozze amare” di Barbara Perna.
Quindi ricapitoliamo : Antologia a cura di Barbara Perna, alla quale si deve anche l’introduzione “L’irresistibile leggerezza del cosy crime”, preceduta dalla prefazione di Alice Basso : “Piccolo manuale di sopravvivenza per amanti del cosy crime”.

:: Alain, un uomo in noir, a cura di Giorgio Ballario

20 agosto 2024

Molti hanno ricordato Alain Delon per le grandi interpretazione in film d’autore, curiosamente spesso italiani: “Il Gattopardo”, “Rocco e i suoi fratelli”, “La prima notte di quiete”. Altri hanno sottolineato più che altro l’aspetto glamour, la sua bellezza, i suoi molteplici amori, l’amicizia-rivalità con Jean Paul Belmondo; altri ancora le debolezze, la depressione, i problemi con i figli.

Delon è stato un’icona assoluta per almeno quarant’anni, in tutte le sue sfaccettature. E non va dimenticato il suo forte legame con il cinema noir e poliziesco, “polar” come dicono in Francia, che forse è stato il genere che più ha amato e nel quale si è più identificato. Non a caso gli unici due film che ha diretto in prima persona sono stati due polizieschi all’inizio degli anni Ottanta: “Per la pelle di un poliziotto” del 1981, tratto da un romanzo di Manchette; e il meno noto “Braccato” del 1983.

Delon ha prestato il suo volto affascinante, duro e strafottente per decine e decine di “polar” che hanno contraddistinto l’epoca d’oro del noir d’Oltralpe, lavorando con registi di spicco come Jean-Pierre Melville, Josè Giovanni, Jacques Deray, Henri Verneuil, Joseph Losey e persino in un “poliziottesco” italiano, “Tony Arzenta” di Duccio Tessari, del 1973. Qualche titolo, per rinfrescare la memoria: “Il clan dei siciliani” (1969), “Borsalino” (1970), “L’evaso” (1971), “Notte sulla città” (1972), “Due contro la città” (1973), “Flic story” (1975), “Lo zingaro” (1975), “Mr Klein” (1976), “La gang del parigino” (1977).

Nei primi anni Duemila, ormai su viale del tramonto dal punto di vista professionale, presta il suo volto invecchiato alla mini serie televisiva tratta dai romanzi di Jean-Claude Izzo, interpretando il commissario marsigliese Fabio Montale in “Delitti sotto il sole”. Una scelta criticata da alcuni per via delle posizioni politiche di Alain Delon, molto distanti dal personaggio progressista creato da Izzo, che tuttavia risultò azzeccata perché l’attore riuscì comunque a rendere Montale in maniera credibile. Nel 2004 prese parte a un’altra serie tv poliziesca, “Frank Riva”, che ebbe però meno successo.

:: Addio, Bocca di Rosa di Daniela Piazza (Laurana 2024) a cura di Patrizia Debicke

17 agosto 2024

Il clamore per la tragica vicenda di “La morte non ha rispetto” che aveva sconvolto nell’inverno Celle Ligure tranquilla e ridente cittadina balneare della Riviera di ponente balneare ,della provincia di Savona non si è ancora placato del tutto quando un nuovo caso, estivo stavolta, costringerà il maresciallo Talarico e la sua caparbia “collaboratrice” Annarita Rebagliati a lasciare da parte la lettura degli amati romanzi per andare a ficcare il naso tra i tanti segreti dei cellesi. Un ritorno quindi e un nuovo e imprevedibile caso da risolvere.
Ma partiamo dall’antefatto. Dicevamo Celle, piena estate e uno straordinario evento musicale, una serata organizzata nella piazzetta Raffaele Arecco, vicino al molo. Imperdibile occasione con come principale protagonista la Perfaber, una band che canta e bene cover di Fabrizio De André, amatissimo autore della signora Rebagliati e francamente amato e famoso in tutta Italia e altrove.
Ragion per cui, finita rapidamente la cena, non le resterà che spronare vivacemente la sua bella e intelligente giovane dama di compagnia ucraina per farsi aiutare a vestire con eleganza e uscire di casa prima possibile. Portando uno scialle, saranno anche più di trentacinque gradi, ma non si sa mai.
E a un tale evento non poteva certo mancare come spettatore il maresciallo Antonio Talarico, giovane, piacente e simpatico, arrivato in piazza sia per il piacere di ascoltare buona musica che per garantire ordine, controllo e sicurezza alla serata. Una serata speciale che a giudicare dalla folla in strada, nonostante la calura, stava richiamando oltre ai tanti foresti anche l’intera cittadina. E infatti lasciato al volante della gazzella il vicebrigadiere Carlo Marella, per controllare a distanza la situazione, si era avvicinato al palco.
Il gruppo musicale era di qualità, le canzoni di De Andrè, assolutamente incantatrici tanto che tutti i presenti apparivano rapiti dalla magia della musica e delle poetiche parole del celebre cantautore. Un incanto rotto solo brevemente dalla rumorosa entrata in scena della carrozzella della signora Rebagliati a mo’ di carro da guerra. Ma quando la band aveva intonato il popolarissimo brano Bocca di rosa, accompagnato da tutto il pubblico, sulle parole: “C’era un cartello giallo, con una scritta nera, diceva “addio bocca di rosa con te se ne parte la primavera”… era successo il patatrac. Una ragazza infatti, tale Alice Sanfilippo, arrivata con un folto gruppo di coetanei che si agitavano chiassosi si era accasciata al suolo mentre gli amici gridavano il suo nome. Immaginando un malore provocato dal caldo, la serata era afosa in modo quasi insopportabile, il maresciallo si era avvicinato, mentre la band smetteva di suonare e i militi della Croce Rossa si facevano largo per raccogliere la giovane donna e portarla al Pronto Soccorso . Tutti pensavano che potesse riprendersi ma invece la ragazza morirà addirittura prima di arrivare in ospedale.
A colpire la fantasia della stampa locale, naturalmente già la mattina dopo il fatto balzerà in prima pagina, saranno subito le analogie della vita e delle allegre abitudini della giovane morta, una ragazza molto libera senza legami fissi come la della protagonista di Bocca di rosa, la canzone che veniva eseguita proprio nello stesso momento del suo malore. Si tratta solo di una triste e fatale coincidenza o potrebbe trasformarsi in una accusa? Quale è stata la vera causa della morte di Alice? L’immediato referto medico dell’Ospedale di Savona darà come causa del malore fatale: sovraddosaggio da methil methylene dioxy amfetamina. Ovverosia Ectasy…Ragion per cui sarà indispensabile far intervenire l’antidroga.
La successiva autopsia evidenzierà poi che l’ectasy assunto dalla ragazza era associato a del metafentanyl detto anche Persiano Bianco. Insomma un porcheria all’ennesima potenza. Un mixer fatale. Nuove sostanze oltre la cocaina, fino ad allora lo spauracchio peggiore nella zona, si starebbero facendo largo sulla costa?
In una pletora di potenziali piste, di colpevoli forse improbabili e altri invece possibili, il maresciallo Talarico dovrà portare avanti la sua indagine e risolvere il caso barcamenandosi con le levate di testa della stravagante ma ingegnosa coppia formata da Annarita, padrona che rifiuta ostinatamente di restare fuori dall’inchiesta, e dalla sua riottosa badante…
Ma e soprattutto chinando la testa e destreggiandosi in qualche modo tra l’ira e le continue critiche, pressioni e levate di cappello del magistrato inquirente, il maresciallo dovrà riuscire a trovare il bandolo di un’intricata matassa sullo sfondo di una cittadina apparentemente paradisiaca ma ancora teatro di insospettabili misteri poi, senza farsi sopraffare, anzi coprendo in qualche modo persino le magagne del figlio del dottor Benzi, regalargli addirittura la soluzione del caso su un piatto d’argento assicurando l’omicida alla giustizia.
E ci riuscirà avvalendosi di appoggi inconfessabili, di strampalati intrighi, di apparentemente sconclusionate indagini e di sorprendenti scoperte, come quella sull’ identità di chi ha commesso il delitto, ardita tesi che funziona bene e rimanda i lettori a un indispensabile seguito. Insomma abbiamo un maresciallo del carabinieri da manuale, coadiuvato da un brigadiere locale che ci sa fare, una lucidissima signora Annarita che ama la cucina, la letteratura e si sente finalmente impegnata in qualcosa che la stuzzica abbastanza da farle usare gli apparecchi per l’udito , sostenuta dalla sua badante Elena, coltissima laureata ucraina, costretta dalla guerra nel suo paese ad accettare tutt’altro lavoro. Personaggi da commedia dell’arte molto ben inquadrati e gradevolmente sorretti da un canovaccio dai risvolti comico-mangerecci.
Un romanzo dunque “dove si legge molto e bene” e soprattutto, cosa che non guasta mai, si mangia benissimo.

Daniela Piazza (Savona, 1962) è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia dell’Arte. Diplomata in pianoforte, è insegnante di Storia dell’Arte. Ha pubblicato articoli a soggetto storico-artistico prima di esordire con il fortunato romanzo storico Il tempio della luce, edito nel 2012 da Rizzoli e accolto con notevole interesse da stampa e lettori, a cui hanno fatto seguito L’enigma Michelangelo (Rizzoli, 2014), La musica del male (Rizzoli, 2019), Il tempo del giudizio (Rizzoli, 2022), Il bastardo (Altrevoci, 2022), La brigante (Altrevoci, 2023) e il poliziesco La morte non ha rispetto (Laurana, 2022), vincitore nella sezione inediti del Premio NebbiaGialla 2021.

:: I romanzi della notte di Frédéric Dard (Rizzoli 2024)

16 agosto 2024

Sono soli i protagonisti di quelli che lo stesso Frédéric Dard ha battezzato i suoi Romans de la nuit, uomini e donne che si muovono ai bordi della notte, colti in un punto di svolta della loro vita. Che sia ritrovarsi nell’androne di un palazzo con un ex galeotto, evadere da una minuscola cella o cercare un futuro diverso da quello dei sobborghi parigini, i personaggi di Dard diventano lo strumento con cui scandagliare la caleidoscopica natura umana, trascinati in indagini impietose dall’amore o dalla compassione. Considerato da molti l’erede di George Simenon, Frédéric Dard, autore della fortunata serie del commissario San-Antonio, non è solo capace di regalare storie stravaganti e avventurose ma sa scavare nelle atmosfere noir come i più grandi maestri del genere. Questa antologia, omaggio alla sua carriera, riunisce I bastardi vanno all’inferno, Gli scellerati e Il montacarichi.

Frédéric Dard (1921-2000) ha iniziato a pubblicare romanzi alla fine degli anni Quaranta e i 175 volumi della serie del commissario San-Antonio sono stati uno dei più grandi successi editoriali francesi della seconda metà del Novecento. Parallelamente, Dard ha scritto numerosi altri romanzi e racconti. Amico di Georges Simenon, come lui autore di una vastissima opera, Dard è considerato tra i più importanti esponenti del noir francese. Per Rizzoli sono usciti: Il montacarichi (2019), I bastardi vanno all’inferno (2021), Gli scellerati (2022), Prato all’inglese (2022) e Negli occhi di Marianne (2023).

:: La sentenza è morte di Antony Horowitz (Rizzoli 2024) a cura di Patrizia Debicke

27 luglio 2024

Secondo romanzo tradotto in italiano da Francesca Campisi della nuova serie che una volta di più conferma Horowitz, famoso scrittore britannico, come brillante rinnovatore della tradizione poliziesca anglosassone. Ben noto per la sua serie best seller di Alex Rider, con un colpo di scena/trucco di magia in un facsimile in chiave moderna dell’accoppiata dottor Watson, Sherlock Holmes si è trasformato nel coprotagonista della sua stessa storia…
Nel primo e precedente episodio infatti : ‘Detective in cerca di autore’ Daniel Hawthorne, ex detective e consulente degli studi televisivi per le serie poliziesche, con il quale Horowitz aveva già lavorato in passato , gli aveva chiesto di scrivere un romanzo per lui e con lui su un difficile caso da risolvere lavorando insieme. Un’ intrigante novità che aveva funzionato molto bene e dopo essere stata premiata dal pubblico con il successo, aveva regalato ai due eterogenei partner investigativi un succoso contratto letterario per altri due romanzi da scrivere insieme. Ma ci voleva una storia, insomma un nuovo delitto e doveva essere quello giusto. Per potersene servire.
E secondo Hawthorne il nuovo caso che ha per le mani dovrebbe esserlo, tanto che pur di proporlo subito a Horowitz riesce, arrivando in taxi, a fare irruzione sul set, addirittura sabotando le riprese di una scena televisiva ambientata nel 1946.
Stavolta la vittima dell’omicidio finora insoluto è l’avvocato divorzista Richard Pryce. Pryce è stato ucciso nella sua villa di Fitzroy Park e ritrovato la mattina dopo dalla domestica. L’assassino come prima cosa gli ha sfasciato in testa una bottiglia di vino da duemila sterline , poi gli ha piantato in gola il collo rotto di detta bottiglia, perforando con violenza la vena succlavia. Il vino, un esemplare costosissimo quasi introvabile di Chateau Lafite Rothchild di Pouillac del 1982 gli era stato regalata dal suo ultimo cliente, un imprenditore immobiliare, Adrian Lockwood, in occasione della conclusione del suo divorzio dalla scrittrice Akira Anno. La Anno , la settimana prima del delitto , aveva minacciato Pyrce in un ristorante e furibonda gli aveva versato un bicchiere di vino in testa. Insomma parrebbe la perfetta indiziata! Anche perché , sul muro della stanza dove è stato ritrovato il corpo dell’avvocato campeggia il numero 182, dipinto con vernice verde. Numero che richiama l’haiku 182, che fa parte della raccolta pubblicata da Akira.
E un altro particolare indicativo, le ultime parole dell’avvocato. “Tu che ci fai qui?” sentite pronunciare dal marito, Stephen Spencer al telefono con lui prima che cadesse la linea, durante la loro ultima telefonata interurbana alle otto di sera… . Quindi l’avvocato Pryce, soprannominato “rasoio” per la affilata capacità di risolvere i casi più complicati, generoso sostegno per Davina Richardson, vedova del suo caro amico perito anni prima per un tragico incidente speleologico nel nord dell’Inghilterra, uomo a prima vista senza nemici, è stato colpito a morte da qualcuno che conosceva bene e al quale aveva aperto la porta…
Nonostante le loro incompatibilità caratteriali, uomo scontroso e iracondo Hawthorne, decisamente più mite il famoso giallista, Horowitz sa bene che l’ex detective, al di là della sua tendenza a imprecare, riesce sempre a destreggiarsi. E pian piano, conoscendolo meglio, ha imparato ad apprezzarne i lati migliori, il suo eccezionale intuito e soprattutto lo straordinario istinto che gli permette di affrontare i casi più delicati. Quindi, benché non abbia tanta voglia di lavorare di nuovo con lui e, pur dubbioso accetta di affiancarlo in una seconda inchiesta per omicidio ritrovandosi in un battibaleno al centro di un’indagine che abbonda di sospettati con validi moventi ma con alibi addirittura inossidabili e per di più traboccante di segreti e ben presto si complicherà con un misterioso e coinvolgente ramificarsi delle indagini. In “La sentenza è morte” infatti oltre a diversi presunti colpevoli, salta fuori anche una sottotrama con un’altra strana morte che potrebbe essere sia un omicidio che un suicidio. E il morto era qualcuno che l’avvocato Pyrce conosceva.
Senza contare che bisogna barcamenarsi con il pessimo rapporto tra Hawthorne e la poliziotta ufficialmente incaricata delle indagini, la mascolina e sgradevole Cara Grunshaw che non sopporta la loro presenza, mette tutto il tempo e in ogni modo i bastoni tra le ruote e fa l’impossibile per tenerli lontano dalle indagini.
Un caso dunque decisamente arduo e difficile da dipanare.
Poi come se non bastasse in questo intreccio appassionante, dalle mille imprevedibili svolte inattese, ciascun personaggio sembra quasi che stia mentendo…
Una storia intrigante con due protagonisti, Hawthorne e Horowitz , tratteggiati tutto tondo e che si compensano egregiamente. Un storia diversa , insomma, speciale, che andando oltre il mixer di fatti e finzione, colloca ancora una volta Horowitz non solo nel ruolo di autore, ma anche di irrinunciabile personaggio della trama.
Un omicidio, pochi sospettati, una valanga di indizi ingannatori in un libro ispirato ai classici del passato, senza contare che nei suoi romanzi Horowitz, oltre a farci percepire la tangibile presenza dei padri del giallo britannico , ci regala anche una minuziosa e ben calibrata descrizione della Londra attuale, costringendoci a seguirlo nei quartieri alti, di Mayfair, Marylebone dove potrete realmente trovare la celebre libreria Daunt Books, Marylebone, 83-84 Marylebone High Street, London W1U 4QW.

Anthony Horowitz, tra gli scrittori più prolifici del Regno Unito, si destreggia egregiamente tra libri, serie tv, film, opere teatrali e giornalismo. È autore della serie bestseller Alex Rider, di cui ha seguito l’adattamento teatrale, e per la televisione ha prodotto la prima stagione dell’Ispettore Barnaby. Nel 2014 ha ricevuto il titolo di Ufficiale dell’ordine dell’Impero britannico per i suoi meriti in campo letterario. Con Rizzoli ha pubblicato I delitti della gazza ladra, I delitti della bella di notte e Detective in cerca d’autore.

:: Delitto al Palatino di Andrea Frediani Newton Compton a cura di Patrizia Debicke

18 luglio 2024

Nell’aprile del 357 d.C. l’Urbe, da tempo trascurata dagli imperatori che hanno stabilito la loro principale residenza a Costantinopoli a torna improvvisamente al centro della scena.
Costanzo II, Flavio Giulio Costanzo, secondogenito di Costantino il Grande, (e ormai tra i pochissimi superstiti tra i successori con il cugino Giuliano, dopo l’ eliminazione di tutti i membri della famiglia) è arrivato a Roma per celebrare i suoi vent’anni di regno.
Un corteo trionfale sta sfilando attraverso l’Urbe, con alla testa l’imperatore, seguito dal suo esercito in formazione da battaglia. Uno spettacolo esaltante per gli sguardi della gente accalcata lungo le strade, intenta ad ammirare sbalordita il fastoso spettacolo di quei soldati, quasi un tutt’uno con i cavalli paragonabili a statue equestri come quella di Marc’Aurelio sul Campidoglio ma vivi e imponenti con le scaglie lamellari delle loro armature esaltate dalla luce del sole, che passavano davanti a loro.
Alla trionfale parata sono presenti anche Quinto Aurelio Simmaco, figlio dell’ex prefetto dell’Annona e Livia, sua amica da sempre e da tempo sua promessa sposa, solo di recente convertitasi al cristianesimo, cosa che l’ha resa determinata e spavalda, accompagnati e protetti dal goto Wolfram, cliente del padre di Simmaco.
Ma in mezzo alla folla si fa largo faticosamente Plotina. Matrona cristiana, ma aristocratica di alto rango decisa ad avvicinarsi e a parlare, pur in mezzo a quella marea umana con il prefetto dell’Urbe: Memmio Vitrasio Orfito. Plotina vuole denunciare: una violenza, un sopruso, una vergogna” ai suoi danni . Vettio Sossiano, stimato senatore pagano, avrebbe abusato di lei. Il prefetto nicchia, fatica a crederle e ritiene che si tratti invece di una relazione finita male. Anche per una patrizia non è facile far valere le proprie ragioni in quanto donna. E sappiamo bene che ci vorranno secoli per arrivarci in qualche modo. Ma Plotina in quanto cristiana e votata alla castità denuncia Vettio di averla aggredita, stuprandola per punirla di essersi convertita.
Dato il momento e la situazione, il prefetto dell’Urbe, da tempo alle prese con le continue contese religiose tra pagani e cristiani divisi fanaticamente in fazioni, chiede alla donna di soprassedere. Almeno in quell’occasione bisognerebbe che tutto filasse liscio.
Ma non è cosa facile perché proprio un momento dopo Rusticiana, figlia di Memmio Vitrasio Orfito , trascinata via dalla folla si troverà spaventata e sballottata in mezzo a un tumulto di energumeni e ad accorgersi del pericolo e correre per darle aiuto e protezione sarà il giovane Quinto Aurelio Simmaco, seguito da Livia e dal goto. Ma prima che possano riaccompagnare Rusticiana vicino alla sua famiglia, Simmaco pare molto disponibile nei suoi confronti e Livia un po’ gelosa, all’improvviso sentiranno un grido di terrore seguito da un secondo e da un altro, ancora. Le grida provengono dai margini di una domus che parrebbe abbandonata, un uomo è a terra circondato da persone spaventate. E , fatti pochi passi in quella direzione, vedranno meglio che l’uomo sdraiato è supino e ricoperto di sangue. E proprio sul suo petto si distingue chiaramente inciso con una lama, un pugnale probabilmente, un simbolo Il Chi Rho.
Il segno del Cristo.
Ma il monogramma è sbagliato: la P (rho) è incisa al contrario, con il semicerchio a sinistra invece che a destra. Perché? Uno spregio?
Comunque, sia Rusticiana che altri tra i presenti sono stati diretti testimoni poco prima di una lite furibonda tra il morto, che si chiamava Prisco, un abbiente mercante, con appalti in Egitto, ed era anche il maggior sovvenzionatore della Chiesa Ariana a Roma e il patrizio pagano Vettio Sossiano, il nemico di Plotina, da lei accusato di stupro. E le prime indagini consentiranno di appurare che i due già in passato si erano scontrati , sempre per motivi religiosi.
Ragion per cui Vettio, subito accusato dell’omicidio, verrà arrestato e messo sotto custodia nella domus del prefetto.
L’imperatore, personaggio emblematico e convinto sostenitore della dottrina ariana, dichiara furibondo che Roma non merita più la tolleranza religiosa di cui sta godendo da più di vent’anni . Se Vettio risulterà colpevole, farà chiudere tutti i templi e vietare ogni sacrificio agli dei.
Concede tuttavia due giorni al prefetto Memmio Vitrasio Orfito per sbrogliare il caso, poi , se non sarà emerso qualcosa di preciso a discarico dell’imputato, questi verrà direttamente sottoposto a processo nel foro, e niente potrà più salvarlo.
Un ultimatum che getta la città nel caos. Insomma le conseguenze di un brutale delitto possono definitivamente stravolgere il precario equilibrio religioso di una Roma da tempo divisa tra pagani e cristiani poi addirittura appartenenti a due diverse confessioni in contrasto tra loro: ariani e cattolici.
Ma l’indagine non decollerà fino a quando coraggiosamente il giovane Quinto Aurelio Simmaco, figlio ed erede di una delle famiglie aristocratiche pagane più in vista della città pur in disaccordo con il padre che sogna per lui un futuro nel senato o da principe del foro sulla scia di Cicerone, se ne farà carico. Il giovane che cerca di districarsi tra tradizione e cambiamento è convinto che sia il fato a imporgli quella missione.
E da solo, ma con l’aiuto di Wolfram l’enorme goto, un povero emigrato in cerca di guadagno e cibo in cambio della sua prestanza fisica e della nobile Livia, sua promessa sposa, resa più sicura e disinvolta dalla nuova coscienza di cristiana , un ben strano trio, affronterà ostacoli rischiosi pericoli e una corsa contro il tempo, per tentare di salvare l’onore dei pagani di Roma e, con esso, la tradizione che l’ aveva resa, capitale di un impero grande e invincibile.
Dal Palatino i tre varcheranno insieme il muro voluto da Augusto per dividere il resto dell’Urbe dalla Suburra, la valle compresa tra i colli Viminale, Quirinale ed Esquilino. Seguendo una labile traccia per entrare in quella parte di Roma dove si trovano le fulloniche, le vasche per il lavaggio e la spremitura dei panni, dove gli operai pestavano i panni da lavare a piedi nudi, immersi in una soluzione di acqua, soda e urina raccolta nelle latrine.
E insieme, nell’arco di appena quarantotto ore, riusciranno a scoprire la complessa e crudele macchinazione ordita dietro a quel caso. E sarà proprio il tribunale o meglio il foro che darà a Simmaco la possibilità di cimentarsi davanti a un giudice, in questo caso all’imperatore in persona, offrendogli con la sua prima arringa il risultato dell’ indagine .
Un bel romanzo storico in cui Andrea Frediani riesce a ricreare con la tumultuosa atmosfera di una Roma in preda al caos, offrendo contemporaneamente un minuzioso affresco di una città, in balia di complesse realtà sociali e religiose, vessata dalle lotte tra due avverse fazioni: cristiani e seguaci degli antichi dei, senza distinzione di classi sociali.
Un romanzo in cui Andrea Frediani, con il pretesto di un’articolata indagine su un omicidio apparentemente causato da conflitti religiosi, muove motivate e giuste critiche ai cristiani del 357 d.C. già eccessivamente integralisti , all’ alba del loro legittimazione religiosa , come poi lo sono rimasti per troppo tempo fino ben pochi decenni fa.

Andrea Frediani, è nato a Roma nel 1963. Divulgatore storico tra i più noti d’Italia, ha collaborato con numerose riviste specializzate. Con la Newton Compton ha pubblicato diversi saggi e romanzi storici, tra i quali: Jerusalem; Un eroe per l’impero romano; la trilogia Dictator (L’ombra di Cesare, Il nemico di Cesare e Il trionfo di Cesare, quest’ultimo vincitore del Premio Selezione Bancarella 2011); Marathon; La dinastia; 300 guerrieri; 300. Nascita di un impero; I 300 di Roma; Missione impossibile; L’enigma del gesuita. Ha firmato le serie Gli invincibili e Roma Caput Mundi; i thriller storici Il custode dei 99 manoscritti e La spia dei Borgia; Lo chiamavano Gladiatore, con Massimo Lugli; Il cospiratore; La guerra infinita; Il bibliotecario di Auschwitz; la Invasion Saga (I tre cavalieri di Roma, Attacco all’impero e I traditori dell’impero); I Lupi di Roma; L’ultimo soldato di Mussolini; Le Williams, con Matteo Renzoni, L’eroe di Atene, Il nazista che visse due volte, Il dio della guerra e Napoleone. Le sue opere sono state tradotte in tutto il mondo. Il suo sito è http://www.andreafrediani.it

:: Delitto sul Carso di Shanmei – in prenotazione

14 luglio 2024

Dopo l’Africa e la Cina, Luigi Bianchi, ormai tenente colonnello, comandante del Gruppo di Artiglieria da Montagna, partecipa alla Prima Guerra Mondiale nelle trincee del Carso. Italiani e Austriaci si fronteggiano in una guerra logorante e sanguinosa. Luigi Bianchi ormai cinquantenne e amareggiato non cerca più la novità o l’amore per l’avventura ma medita sull’inutilità della guerra, sul sacrificio di tanti giovani soldati piagati dal freddo, dalla paura, dalla fatica, dalle malattie. Tra atti di coraggio e tentativi di diserzione scoprire che il tenente colonnello nemico, posizionato oltre la trincea, è un vecchio amico conosciuto ai tempi di Cina, apre una speranza, e così nell’inverno più freddo che si può immaginare, quello del 1916, iniziano una fitta ingegnosa corrispondenza contro ogni regolamento, rischiando la corte marziale. Ma tutto si fa per salvare giovani vite. Poi un morto attira la sua attenzione, non è una vittima accidentale della guerra ma la vittima di un vero e orrendo delitto, perpretato per oscuri motivi e così riprende a indagare…

Aveva smesso di nevicare ma non per questo faceva meno freddo.

Avevano trovato rifugio in una grotta carsica poco distante dalle trincee.

Avvolto nel suo pastrano di pelliccia, per non congelare, il tenente colonnello Luigi Bianchi tracciava su una mappa alcune linee guida alla luce di una lampada da trincea d’ottone.

Il suo attendente, un giovane ufficiale emiliano dalla battuta sempre pronta e dalla risata contagiosa, gli stava preparando del te caldo da un fornelletto a legna, versandolo in una gavetta d’alluminio in dotazione al Gruppo di Artiglieria da Montagna.

Il tenente colonnello Bianchi ringraziò e con le dita intorpidite dal freddo si avvicinò alle labbra la gavetta fumante e sorseggiò il té.

Tornò con la memoria ad altri té sorseggiati in terre esotiche e lontanissime da lì. Forse più buoni e aromatici ma non altrettanto confortanti come quello. Pensò a sua moglie Laura, che ad Alessandria cresceva da sola la loro figlia Annetta. Pensò a Mei, fuggevole ricordo di un tempo lontano in cui era un giovane tenente e credeva ancora negli alti ideali della patria, del coraggio, degli atti eroici, della avventura per l’avventura.

Era un militare di carriera, aveva scelto quella vita, non come molti ragazzi mandati al fronte al compiere della maggiore età, impreparati, spaventati, non usi a sopportare privazioni, scoraggiamenti, insicurezze. Era stato anche lui giovane, una vita fa, aveva visto con altri occhi quegli scenari desolati che erano le zone di guerra.

Ora era cambiato, qualcuno direbbe invecchiato, qualcosa gli si era incrinato dentro, aveva visto troppi morti del suo schieramento e di quello avversario, giovani vite falcidiate da ordini insensati.

Presto riprenderà a nevicare” disse piano e l’attendente annuì meditabondo.

E’ quasi Natale, non le manca la famiglia?”

I nostri uomini ora sono la nostra famiglia, cerchiamo di farne tornare il più possibile a casa dalle loro madri e dalle loro mogli, sono stanco degli ordini insensati che riceviamo dal comando, quasi che i soldati fossero formiche” disse e il tenente Giacomo Melchiorri scosse la testa cupo.

In prenotazione.

In uscita a Natale…