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:: Il secondo modo di fare le cose di Roberto Zannini, Giallo Mondadori di Patrizia Debicke

30 agosto 2023

Protagonista del romanzo (arco di tempo da novembre 2021 a giugno 2022, era Covid) è la ex criminologa e patologa forense Eva Carini, con radici siciliane, basta pensare al nome, ma cresciuta e vissuta nel Nord-Est. Orfana di madre fin da piccola, era l’unica figlia di un famoso giudice, (poi morto anche lui).
Attualmente non ha problemi economici: è stata una professionista di livello, con una brillante carriera, molto ben inserita nel suo lavoro come criminologa specializzata in casi di femminicidi, soprattutto delitti a sfondo sessuale ma, dopo uno spaventoso incidente, una caduta dal quarto piano di un edificio in costruzione, dalla quale ha salvata a fatica la pelle restando a lungo in coma e risvegliandosi poi con un completo vuoto di memoria che copre l’arco di ben due anni, in virtù del risarcimento e di sufficienti mezzi propri ha deciso di ritirarsi e mettersi in pensione.
Al momento dell’inizio della storia, (novembre 2021), Eva Carini vive poco lontano da un paese incassato nel Canale del Brenta, Cismon del Grappa, dove, con i soldi ricevuti per l’invalidità, ha comprato a un’asta fallimentare un modernissimo impianto di cremazione con annessa residenza, che ha chiamato la Fabbrica Kronos. Impianto che che naturalmente di quei tempi in cui il morbo macina defunti, lavora a pieno regime. Con la mente provata da un buco vuoto di due anni, e per controllare i dolori per i traumi subiti prima di decidersi ad affrontare un pericoloso e grave intervento alla schiena in grado di riattaccarle le vertebre con dei chiodi e forse di rimetterla del tutto in sesto , ha acquisito una forte dipendenza da un oppiaceo, l’ossicodone.
Pur decisa a dedicarsi alla nuova professione, soffre d’insonnia che lenisce con benzodiapine e beve solo the e ha un cane, Dingo adottato come animale da compagnia e difesa, una specie di molosso. Per il resto, chiusa di carattere, mantiene pochi indispensabili contatti umani diretti con il resto del mondo, salvo la buona conoscenza o meglio quasi un’amicizia con la proprietaria del bar trattoria di Cismon, Irina, di origini lituane, vedova con una figlia diciottenne, Vanja.
Ma mentre Eva è in giro a Verona con il carro preposto alla raccolta delle bare, una telefonata riporterà quasi di forza nella sua vita la sua vecchia professione.
La società di intelligence e sicurezza, con la quale collaborava e con la quale mantiene un confidenziale rapporto di servizio, la informa che il mostro, un diabolico serial killer al quale dava la caccia prima del suo incidente, ha colpito ancora, uccidendo un’altra ragazza, la quarta. Dalla successiva autopsia quella morte presenta diversi elementi in comune con tutte le precedenti vittime. Soprattutto la macabra incisione fatta con il coltello, che rappresenta la sua solita firma: un otto rovesciato che va da una spalla all’altra. Bisogna scovare e incastrare il mostro , a ogni costo. Ed Eva avrebbe imparato come fare durante i tanti mesi di tirocinio passati in Messico a studiare spaventosi, locali, casi di femminicidio.
E proprio a Juárez, Eva aveva dovuto anche imparare che talvolta si deve usare un secondo e magari diverso modo per fare le cose. Che miri soprattutto e solo ai risultati.
Un sistema da applicare subito perché proprio il giorno dopo la dottoressa Carini dovrà impegnarsi di persona e prestare aiuto all’amica Irina per ritrovare la figlia Vanja, misteriosamente scomparsa durante una gita scolastica di tre giorni a Venezia. E lo farà alla sua maniera, senza mezzi termini, con metodi poco convenzionali ma di straordinaria efficacia. Altrettanto quel rapimento, da lei brillantemente sventato, si rivelerà anche una preziosa traccia che la porterà a scoprire qualcosa di peggiore, concepito da una mente perversa e criminale.
Ma il mestiere è mestiere e qualcosa le dice che spetterà a lei darsi da fare. E a rendersi conto di non essere riuscita a tagliare del tutto i suoi legami con la sua vita d’un tempo.
Da quel momento il romanzo decolla farcendo la trama di incredibili colpi di scena, con il killer che continua a insanguinare le sue vittime con la sua firma, un cabalistico 8, simbolo del suo nomignolo ovverosia Infinito, per poi sbiancarle oscenamente con della candeggina. E provare a capire il significato e il perché della minacciosa ombra di una Pandora, che scoperchiando il suo vaso di incognite, incombe su tutto lo scenario. Troveremo persino la mafia lituana con il clan “I Lupi di Vilnius”, incontreremo Demba Fayé, uno sveglio senegalese che ha fatto fortuna, il prepotente cavaliere Martini, tipico magnate dell’opulento nord, abituato a mettere a tacere tutto, pagando fior di “sghei” ad amici e nemici, e altro, tanto altro.
Un romanzo tutto italiano, ambientato soprattutto in Veneto (Venezia, Padova, Asiago), con una breve ma utile puntata appenninica: poi però si svolazza allegramente e meno anche in Centro America, in Equador , per finire con una bella vacanza premio negli splendidi paesaggi siciliani.
Ma attenti! Dov’ è poi finita la mitica Pandora???
L’autore, il veneto Roberto Zannini con questo suo romanzo “Il secondo modo di fare le cose” è da luglio in tutte le edicole, per il Giallo Mondadori.
E proprio lui, Roberto Zannini è stato premiato sabato primo luglio come vincitore del Premio “Alberto Tedeschi”, a Cattolica, da Franco Forte direttore del Giallo Mondadori, durante il MystFest, giunto quest’anno alla sua 50° edizione.

Roberto Zannini, nato nel 1959 a Mestre, trascinato dalla passione per l’alpinismo, abita in montagna fin dall’età adulta.
Ha lavorato per quarant’anni nel settore del consolidamento montano, depositando una serie di brevetti e promuovendo progetti di sviluppo per teleoperatori robotici.
E nel tempo libero scrive romanzi.

Quando la contatta la società di intelligence e sicurezza Resolvia, unico suo contatto rimasto, Eva risponde con trepidazione.

Quattro parole bastano a farle crollare il mondo addosso: “Ne abbiamo un’altra”.

Il mostro che Eva stava inseguendo prima dell’incidente ha colpito ancora. Una quarta ragazza è stata uccisa e buttata giù da un ponte. Ma prima, come da rito, la vittima è stata marchiata con il simbolo dell’infinito, inciso nella carne da spalla a spalla.

La firma dell’assassino.

Con un omicida seriale a piede libero, i morti del crematorio possono aspettare. Ora è tempo di pensare ai vivi. Di tornare a dare la caccia ai mostri, per salvare il prossimo bersaglio da una fine orribile.

Per dimostrare che, anche nelle tenebre più buie, esiste un modo diverso di fare le cose.

Ma il vecchio…amore non si dimentica, ed ecco che la società di sicurezza e di intelligence la chiama per informarla che il mostro a cui avevano dato la caccia in vano ha colpito ancora, uccidendo una quarta vittima. Ci sono vari legami con i delitti precedenti, compresa l’incisione tracciata con un coltello.Un otto rovesciato che va da una spalla all’altra è la firma dell’assassino.

E quindi la squadra viene radunata d’urgenza, Carini compresa,perchè è il momento di prendere l’assassino, a qualsiasi costo.E intanto Eva Carini pensa di aver capito il modo di agire dell’assassino.

IL Giallo Mondadori ha proclamato migliore autore di Gialli dell’anno, Roberto Zannini, vincitore quindi del Premo Tedeschi 2023 con Il secondo modo di fare le cose.Il Premio è nato nel 198o, dedicato a una delle figure fondamentale nella storia del Giallo italiano, Alberto Tedeschi, storico direttore de Il Giallo Mondadori. L’importanza del Premio è testimoniata da una lunga serie di eminenti vincitori da Macchiavelli a Lucarelli, dalla Comastri Montanari a Riccardi,da Leoni a Luceri e a tanti altri ancora, sino appunto al vincitore 2023 Roberto Zannini.

Protagonista del romanzo è una criminologa, Eva Carini, che ha perso circa due anni di memoria a seguito di un incidente ed anche rimasta s0ggetta a dipendenze farmacologiche.

Così ha preferito lasciare il lavoro di criminologa intraprendendo un’attività industriale, ma quando un nuovo delitto coinvolge nuovamente il gruppo di lavoro a cui aveva appartenuto, anche lei risponde all’appello e torna in prima linea.

Una storia originale, ben scritta, coinvolgente ,un giallo che si fa apprezzare anche per l’originalità del tema e dell’impianto narrativo sviluppato dal Zannini.

Del resto ben rispecchia la desolazione del nostro tempo, dove sempre più ci si racchiude in noi stessi, e solo un’anima che ha già vissuto su se stessa tutto il male possibile, ovvero la dottoressa Carini, che pero è riuscita fisicamente e mentalmente a ritrovare se stessa, può affrontare senza timore la caccia alla verità.

:: Tutte le parti del mondo di Franco Limardi, Bertoni 2023 a cura di Patrizia Debicke

24 agosto 2023

Con il mondo ancora scosso dagli attentati dell’11 settembre del 2001, gli Stati Uniti appoggiati da un amplissimo fronte antiterrorista, dettero il via a una dura campagna militare (denominata Enduring freedom) per distruggere i campi di addestramento e le installazioni militari di al-Qā‛ida e catturare a ogni costo Bin Laden (già da anni nel loro mirino come ricercato n°1) .
A partire dal 7 ottobre l’Afghanistan fu sottoposto a pesanti bombardamenti da parte dell’aviazione statunitense e britannica, mentre sul fronte interno riprendeva vigore l’offensiva delle forze di opposizione, coordinata e appoggiata dalle forze armate internazionali.
La capitolazione di Kābul (13 novembre) e la successiva presa di Qandahār (7 dicembre) segnarono la sconfitta dei talebani e l’inizio una difficile e lunga fase di transizione verso un nuovo assetto istituzionale del Paese.
La successiva guerra in ῾Irāq fu voluta dal presidente degli Stati Uniti George W. Bush e dal
gruppo di neoconservatori giunti con lui al potere nel 2001 per dare un’ulteriore risposta
all’attacco dell’11 settembre e, convinti che fosse il mezzo per condurre la lotta al terrorismo
islamico, per affermare la democrazia e rafforzare il potere americano in tutto il Grande Medio
Oriente. La motivazione per l’attacco, a marzo del 2003, fu il presunto possesso da parte del
regime al potere di armi di distruzione di massa e soprattutto di armi chimiche la cui presenza non
era stata verificata dagli ispettori della IAEA (International Atomic Energy Agency) e che, in
seguito, non furono mai rinvenute. Questa guerra ebbe l’unico merito di eliminare la brutale
dittatura di Saddam Hussein (Ṣaddām Ḥusayn), a lungo considerato, fino all’invasione del Kuwait
(1990), come un utile ostacolo all’espansione del fondamentalismo iraniano. Ma finì con provocare
una netta frattura nella comunità internazionale, anche all’interno dell’Alleanza atlantica e
dell’Unione Europea, davanti alla decisione degli Stati Uniti, appoggiata da alcuni stretti alleati (in
primo luogo Regno Unito, Spagna e Polonia), di procedere all’intervento militare pur in mancanza
di un’autorizzazione esplicita del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Guerra che poi ohimé ha causato svariati effetti non previsti e non desiderati, quali forse lo
smisurato dilagare della Jhaad.
E quello fu il motivo che spinse la C.I.A. ad allargare l’ operazione segreta a livello internazionale,
denominata “Extraordinary renditions”. Espressione inglese, da allora usata per indicare le
operazioni illegali di cattura di presunti terroristi effettuate prevalentemente dalla CIA in diversi
paesi del pianeta con lo scopo di combattere il terrorismo internazionale. Insomma tutta una serie di
rapimenti mirati e illegali ai danni di persone ritenute vicine o facenti parte di organizzazioni

terroristiche, al fine di ottenere informazioni utili a evitare nuovi attentati e riuscire a scardinare le
organizzazioni stesse.
Questa “disinvolta” pratica, , prevedeva la cattura e la deportazione di sospetti in luoghi segreti
dove venivano sottoposti a brutali interrogatori. Segregati senza processo in prigioni clandestine,
meglio in paesi dove vigeva ancora la tortura, i presunti terroristi non godevano mai delle garanzie
dei prigionieri di guerra previste dalla Convenzione di Ginevra.
Dopo la condanna nel 2007 da parte del Parlamento europeo, che sottolineava il coinvolgimento e
l’occultamento di tali azioni anche da parte dei governi e dei servizi segreti di alcune nazioni
europee, nel settembre 2010 la Corte europea dei diritti dell’uomo confermò la ferma censura di
tale pratica, rappresentata dall’ emblematico caso del sequestro del cittadino egiziano Abu Omar
(Usama Mostafa Hassan Nasr) avvenuto a Milano nel 2003, compiuto da uomini della CIA con il
coinvolgimento dei servizi segreti italiani. L’uomo fu trattenuto segretamente in detenzione al
Cairo per 14 mesi.
Le “prede” di queste operazioni, alcuni catturati in Europa ma anche in Italia, venivano condotti in
altri paesi, molti tra questi mediorientali, e interrogati utilizzando la tortura.
“Tutte le parti del mondo” è un romanzo che, snodandosi drammaticamente tra Roma e Algeri
scrive di una di queste possibili storie.
Una brutta storia che coinvolgerà volenti o nolenti donne e uomini di differenti origini, diversi
per età, mentalità, abitudini di vita e lavoro, che verranno messi in contatto tra loro tra loro per
abiette trame di potere o vittime di ideali traditi oppure o magari coinvolti per caso e poi spinti
dalla propria coscienza a resistere maldestramente alla violenza della Storia.
Vittime sacrificali e triste filo conduttore della trama saranno due fratelli algerini, con la femmina
maggiore del fratello. Due giovani fratelli che un padre amoroso, un bravo e reputato giornalista
del suo paese, nell’illusione di poter salvare la vita dei figli dalla violenza e crudele repressione in
atto in Algeria anni prima, ha fatto emigrare in Italia. Lui che aveva provato a metterli in salvo è poi
morto ferocemente massacrato da coloro disposti a chiudere la bocca a ogni oppositore , e ai suoi
poveri figli non è rimasta che la possibilità della difficile sopravvivenza in un paese indifferente.
La figlia maggiore ha tentato di mantenersi e far crescere il fratello più piccolo con un lavoro
decoroso, ma il ragazzo, fagocitato dall’estremismo di una scuola coranica e avviato sulla via della
Jhad diventerà l’incauto bersaglio di commerci disumani operati sopra la sua pelle.
E si trasformerà nella causa scatenante di tutta la storia. Una storia priva in partenza di sbocchi
favorevoli e faticosamente e maldestramente portata avanti da parte di tutti i personaggi della
trama.
Perché qualunque cosa facciano e qualunque possa essere la strada da loro intrapresa, purtroppo per

le diverse e molteplici motivazioni imputabili a ciascuno di loro o a incontrollabili fatali
avvenimenti, non avranno altra scelta. Una condanna quindi che li forzerà a intraprendere un
cammino duro, amaro, spingendoli verso la disumana realtà di un tragico non ritorno . E tutto
questo perché la smisurata forza del destino provocata dall’altrui inaudita crudeltà e costruita
sull’aver cominciato con il chiudere gli occhi e la mente di fronte a superiori inique immoralità e
interessi incrociati, non troverà mai modo e spazio per concedere pietà.


Franco Limardi, nato a Roma nel 1959, è insegnante di Storia e Letteratura Italiana in un istituto
superiore. Ha esordito con il noir ‘L’età dell’acqua’ (DeriveApprodi, 2001), menzione speciale
all’edizione 2000 del Premio Calvino. E’ autore della raccolta di racconti ‘Lungo la stessa strada’
(Perdisa Pop, 2007). ‘Anche una sola lacrima’ è il suo secondo romanzo.

:: Teologia fondamentale tra Rivelazione e tradizione di Gianluigi Pasquale (Armando Editore 2023) a cura di Giulietta Iannone

4 agosto 2023

Il testo di p. Gianluigi Pasquale racchiude le basi della teologia fondamentale, testo di riferimento dei corsi di teologia fondamentale tra rivelazione e tradizione. Consigliabile non solo agli studenti e ai docenti ma a chiunque si avvicina anche da autodidatta allo studio della teologia. Il linguaggio è semplice e immediato comprensibile da chiunque. Ha raggiunto nell’esposizione di questioni teologiche anche complesse un livello di tale trasparenza e immediatezza da lasciare nel lettore la sensazione di scoprire i tesori della rivelazione cristiana nel momento stesso della lettura.

Affinche poi l’intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona la fede per mezzo dei suoi doni.

Gianluigi Pasquale (1967), è Dottore di Ricerca in Sacra Teologia (SThD, PUG) e Dottore di Ricerca in Filosofia (PhD, Università di Venezia). È stato Assistente Scientifico presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana (1999-2001), Preside (2001-2010) dello Studio Teologico affiliato «Laurentianum» di Venezia, dove è Docente stabile nella sede centrale di Venezia e in quella parallela di Milano. Dal 2001 è, inoltre, Professore Incaricato presso l’ISSR «San Lorenzo Giustiniani» dello «Studium Generale Marcianum» di Venezia e, dal 2007, Professore Incaricato di Cattedra nella Facoltà di Sacra Teologia della Pontificia Università Lateranense.

Source: libro inviato dall’autore, che ringraziamo.

:: Omicidio alla Garbatella di Luana Troncanetti (Fratelli Frilli Editori 2023) a cura di Federica Belleri

3 agosto 2023

Secondo caso da risolvere per l’ispettore Paolo Proietti. Che lo tocca nel profondo, perché il presunto colpevole dell’omicidio citato nel titolo, potrebbe essere il suo migliore amico-fratello Ernesto.

Ma questo è solo l’inizio, perché la trama raccontata dalla scrittrice è emozionante e non tocca solo sfumature gialle e nere, ma molto altro.

Come sempre, nei libri Frilli, viene richiesta una forte presenza del territorio e protagonisti veri. Veraci. Empatici. Emotivi.

Così è. Roma, una città implosa in mille città diverse, è alla base. Con tutte le sue contraddizioni, i milioni di dubbi ai quali non si riesce a dare una certezza che sia una. E i personaggi, le persone. Che soffrono, si schiantano contro muri armati, si sentono sconfitti, si rialzano ammaccati. Cercano una soluzione in mezzo al marasma provocato dalla vita che vivono. Donne e uomini alle prese con il dolore, le mancanze, i vuoti abissali. Le privazioni, gli strappi che il destino sembra costruire appositamente per fare male. La voglia di aggrapparsi al bordo con una mano, almeno una. Il risentimento, il rimorso. Per aver fatto o non fatto, detto o non detto. E la morte, che tutto leva in pochi istanti. Magari appositamente, magari per caso. E la forza, la forza da trovare per andare avanti. Sempre e comunque.

In un’indagine come questa i sentimenti a contrasto e le vittime o i carnefici ci accompagnano in ogni pagina. Ci aiutano a capire e a volte ci portano dove non vorremmo. 

Bellissimo libro che vi consiglio assolutamente di leggere. 

Ps: se ancora non lo avete fatto recuperate la prima storia dell’ispettore Proietti “I silenzi di Roma”.

Buona lettura!

:: Morte a doppio taglio di Anne Perry (Giallo Mondadori 2023) a cura di Patrizia Debicke

3 agosto 2023

Quarto legal thriller, della serie scritta da Anne Perry con Daniel Pitt come protagonista, ambientato nella Londra del 1911, con l’avvento dei mitici taxi neri londinesi.
I lettori di lunga data del lavoro di Anne Perry riconosceranno subito il suo giovane protagonista: Daniel infatti è il figlio di Thomas Pitt, attualmente a capo della sicurezza nazionale inglese, apparso con sua moglie Charlotte, in un’ altra lunga e intrigante serie scritta dalla Perry.
Arrivando sul posto di lavoro, il venticinquenne avvocato Daniel Pitt, laureato a Cambridge e ancora ai primi passi presso il Fford Croft&Gibson, prestigioso studio legale di Londra, nota seccato che il collega e amico , Toby Kitteridge, di solito puntualissìmo non è ancora arrivato.
Ragion per cui quando poco dopo, un agente di polizia si presenta chiedendogli di accompagnarlo all’obitorio per identificare un corpo di un uomo assassinato, ritrovato con uno dei suoi biglietti da visita in tasca, Daniel Pitt teme di dover andare a identificare il collega e amico.
Per di più, al suo ingresso nell’obitorio, Daniel riconosce, appeso all’attaccapanni , lo sgargiante soprabito a scacchi di Kitteridge ma, quando si avvicinerà alla vittima adagiata sul tavolo di marmo e il medico legale solleverà il lenzuolo per il riconoscimento, scoprirà che il corpo, atrocemente martoriato con una lama, appartiene invece a un altro collega, Jonah Drake, membro anziano del prestigioso studio legale in cui lavora.
La brutale aggressione parrebbe essere avvenuta verso le due del mattino nel Mile End, in un vicolo malfamato dell’East End londinese, (quelleo di Jack lo Squartatore), dove il corpo è stato rinvenuto. Fatto che suscita molte perplessità: perché mai la vittima si trovava a quell’ora in quella zona notoriamente equivoca? Per ragioni professionali? Seguiva forse un caso riservato, di nascosto ai colleghi, oppure indulgeva a squallide debolezze personali?
Naturalmente, l’ispettore Letterman al quale è stato affidato l’omicidio vorrebbe sapere dal giovane Pitt se ha sospetti su chi potrebbe aver avuto motivo di ucciderlo, ma lui non è in grado di rispondere o dare informazioni. Non aveva mai lavorato con Drake, non conosceva i suoi casi giudiziari … E non aveva alcun significato il fatto che il suo biglietto fosse in tasca del soprabito perché il capo apparteneva a Ketterige. Drake poteva averlo indossato per non farsi riconoscere?. Altrettanto la sua uccisione potrebbe nuocere al buon nome dello studio. Tanto che il vecchio titolare, Marcus Clifford Croft che sta iniziando a soffrire di perdita di memoria, gli chiederà di esaminare alcuni dei casi recenti e più controversi su cui Drake aveva lavorato.


Chi poteva volere la sua morte? Qualcuno di insoddisfatto tra i precedenti clienti di Drake? Difficile da trovate ,visto che l’anziano avvocato era talmente bravo da vincere praticamente tutti i casi a lui affidati.
Ciò nondimeno Daniel Pitt concentrerà la sua attenzione su due tra i più recenti dei quali Drake si era occupato: entrambi di grande rilevanza: quello di Lionel Peterson, accusato di omicidio, il cui processo finito in una nulla di fatto, con la giuria impossibilitata a formulare un’accusa, e quello di Evan Faber, unico figlio del magnate costruttore di navi, Erasmus Faber, dichiarato non colpevole dell’omicidio della sua amante, Marie Wesley, bella donna, una mantenuta molto chiacchierata, più vecchia di lui.
Scartato ragionevolmente Peterson, Daniel passerà a Evan Faber , da cui tuttavia suo padre lo esorta a stare alla larga per ragioni diplomatico/politico/sociali.
Il giovanotto però incuriosito si incaponisce, sfida i suggerimenti del padre e incontra Evan, che finisce per piacergli molto. Si rivedono, poi una sera fanno insieme un giro dei pub. Ma ci sarà un grosso ma … Perché se Daniel completa la nottata solo con i postumi di una sbornia, Evan finirà invece la sua morto, disteso all’obitorio. E il suo cadavere verrà ritrovato nella stessa area di Mile End e ucciso quasi nello stesso modo dell’avvocato Drake . Evidentemente i due delitti sono legati tra loro ma dove sta la connessione?
L’indagine tuttavia condurrà Daniel e suo padre sir Thomas Pitt, capo della Sicurezza nazionale, su una pista di omicidi che si estende dai bassifondi, ai più alti livelli della società. Così pericolosamente in alto che qualcuno pare disposto a tutto pur di fermarli. Con la storia che prenderà una svolta inaspettata. I Pitt infatti sono tutti in mortale pericolo..
In Morte a doppio taglio, Anne Perry ha creato un giallo storico molto particolare, ambientato a Londra, prima della prima guerra mondiale.
Ma ciò che forse rende questo libro speciale, insomma diverso, è che al di là di un semplice giallo storico, la Perry descrive una particolare condizione umana: ovverosia cosa comporti essere il figlio di un uomo di grande successo. Uno dei figli di padre di successo è, ovviamente, Daniel Pitt. Thomas Pitt è il capo di Special Branch, un uomo molto noto in tanti ambienti. Così quando, all’inizio del libro, l’ispettore Letterman chiede a Daniel se è imparentato con Thomas Pitt, si riesce quasi sentire la stanchezza nella voce di Daniel quando dice “mio padre”. Ma nel romanzo compare anche un altro figlio di un padre famoso: Evan Faber, che era stato difeso con successo da Drake in un processo per omicidio. Suo padre, Erasmus Faber, è un titano della cantieristica navale, che sta diventando sempre più importante man mano che le tensioni pre-prima guerra mondiale tra Gran Bretagna e Germania, si stanno accumulando, ed Evan, il figlio, arranca per restare alla sua altezza.

Anne Perry è lo pseudonimo di Juliet Marion Hulme, scrittrice britannica, nata nel 1938. Figlia di Henry Hulme, rettore dell’Università di Canterbury, nell’infanzia si ammalò di tubercolosi. Doveva perciò soggiornate a lungo in Paesi caldi (Caraibi, Sudafrica…), ma a 13 anni si ricongiunse con il padre che si è trasferito all’Università di Cambridge in Nuova Zelanda. Durante il suo soggiorno si legò d’amicizia quasi morbosa con Pauline Parker. Quando i genitori decisero di divorziare Juliet pensava di poter tornare con l’amica in Inghilterra. Davanti però al deciso rifiuto della madre di Pauline, Honora Rieper, le due ragazze (quindici anni) nel 1954 l’uccisero. Arrestate furono condannate a cinque anni di carcere, vista la giovane età, e all’obbligo di non vedersi mai più. Scontata la pena, Anne si trasferì in Inghilterra, poi negli Stati Uniti e infine in Scozia.
Con lo pseudonimo di Anne Perry, pubblicò nel 1979 il suo primo romanzo e da quel momento cominciò la sua fortunata carriera di scrittrice di romanzi polizieschi storici, incentrati soprattutto sui personaggi di Thomas Pitt e William Monk.
Anne Perry si è spenta a Los Angeles il 10 aprile 2023. La sua storia è stata raccontata nel film del 1994 Heavenly Creatures (Creature del cielo) del regista Peter Jackson, in cui la scrittrice viene interpretata da Kate Winslet.

:: Frammenti di storia delle civiltà del grano e del pane nel Mediterraneo e altri saggi sul cibo all’epoca della globalizzazione di Gianfranco Nappi (Infiniti Mondi, Napoli 2023) a cura di Valerio Calzolaio

29 luglio 2023

Le civiltà euromediterranee del grano. Da millenni. Il giornalista, operatore e divulgatore culturale Gianfranco Nappi (San Paolo Belsito, Napoli, 1959) ha avuto per decenni prestigiosi incarichi politici e istituzionali (fra l’altro deputato 1987-1996) e da anni opera per la Città della Scienza, in particolare su questioni alimentari, non solo contingenti. Molto si è occupato di cereali, realizzando ora un interessante colto volume tematico: “Frammenti di storia delle civiltà del grano e del pane nel Mediterraneo”. Si tratta di un bel viaggio nel tempo, nello spazio e nei profili di significato del grano e del pane. Dopo la competente prefazione dello storico Bevilacqua, seguono un lungo denso saggio ricchissimo di informazioni, storie, spunti e curiosità, poi la raccolta di cinque articoli in materia pubblicati fra il 2019 e il 2022 sulla bella rivista bimestrale che Nappi dirige con successo, “Infiniti mondi”. Una ottima occasione di approfondimento per tutti (anche i celiaci).

:: Inganni di famiglia di Teresa Driscoll (Newton Compton 2023) di Patrizia Debicke

29 luglio 2023

Il giorno della laurea a pieni voti di Gemma, brillante studentessa e unica figlia di Rachel ed Ed Hartley, dovrebbe rappresentare uno dei giorni più felici per la famiglia. Ma quando Gemma sembra inciampare e poi cade e batte la testa sul palco durante la cerimonia, quel bel momento si trasforma nel caos: infatti si scoprirà subito che qualcuno le ha sparato, e ora Gemma sta lottando per la vita.
La vita di Ed e Rachel Hartley fino a quel momento serena e apparentemente senza scosse, all’improvviso si trasforma e in un incubo.
Tra i primi a raggiungere la scena del crimine sarà l’investigatore privato Matthew Hill, ex poliziotto che spesso opera ancora come consulente della sua vecchia squadra.
Hill è con la sua famiglia, moglie e bambina di quattro anni, a fare la fila per comprare un gelato vicino alla cattedrale di Mainstead quando vede il fuggi, fuggi terrorizzato della folla che grida:
“C’è un cecchino”.
Prega la moglie spaventata di tornare subito a casa e si dirige verso il portone d’ingresso, provando a telefonare all’unica persona che conosce bene alla polizia . Scoprirà subito che proprio lei, la sua ex collega di Hill, l’ispettore Melanie Sanders sta arrivando sul posto ma è rallentata dal traffico . La Sanders tuttavia si rassicura, sentendo che Hill è già in loco e gli chiede di intervenire. Hill prende direttamente in mano la situazione, qualificandosi e garantisce l’ordine fino al suo arrivo. Quindi passa le consegne alla polizia e raggiunge la famiglia .
Presto si scoprirà che Gemma , dopo che all’ospedale le hanno dovuto amputare una gamba ed è incosciente, in coma in lotta tra la vita e la morte, aveva un segreto di cui i genitori non erano a conoscenza.
Sul suo cellulare ora in mano alla polizia si legge un messaggio criptico: “lui non è quello che dice di essere” che Gemma ha ricevuto sul telefonino qualche ora prima suggerisce che qualcuno da lei conosciuto bene, rischiava di essere smascherato. Ma chi mai potrà essere ?
Ma ben presto, volente o nolente, Mattew Hill, che si ritroverà stipendiato dalla polizia e coinvolto nelle indagini, dovrà cominciare a indagare e questo lo porterà a scoprire quanto possa essere complicato. La verità è un miraggio lontano. Tutti, famiglia, amici e conoscenti stentano a voler affrontare e poi dire la verità. E tanto per cominciare ciascuno dei protagonisti ha un qualche segreto, da nascondere grande o piccolo che sia. E nessuno vorrebbe parlare…
Non è facile districarsi in quella vasta palude di reticenze
Persino i genitori di Gemma, gli Hartley, sia l’uno che l’altra tacciono su qualcosa di importante della loro vita… Qualcosa che non si sono mai detti neppure tra loro. Qualcosa che forse potrebbe rappresentare la chiave per decifrare il mistero.
E Gemma, la bella e corteggiata unica figlia loro, poi… Aveva mai condiviso il suo importante segreto con qualcuno?
Un segreto che ben presto purtroppo i media scopriranno, cominciando a ricamarci sopra, tanto da minacciare persino gli inquirenti che stanno indagando, prepararsi a colpire di nuovo senza pietà e mettere in pericolo persino la ragazza nel suo letto di ospedale.
Perché il suo mancato assassino è ancora là: pronto, in agguato.
Riuscirà Matthew Hill a scoprire la verità prima che l’aggressore colpisca ancora?

Un thriller psicologico avvincente, in cui una quantità di cose sono state tenute nascoste anche per decenni, arricchito da una trama piena di oscuri segreti, una serie di bugie e folli ossessioni impudicamente messi a nudo.
Una trama tracciata, avvalendosi dei diversi punti di vista dei personaggi, con persino diversi capitoli chiarificatori che si alternano tra passato e presente, ponendo ulteriori interrogativi.
Apprenderemo pertanto direttamente una serie di fatti loro, inconfessati, prima che li scoprano gli altri e ne condivideremo i tormenti, le paure, le colpe, e i tanti, troppi rimorsi.

Teresa Driscoll, vive nel Devonshire, in Inghilterra. Ti sto guardando, il suo esordio nella narrativa, è arrivato al primo posto nelle classifiche di Inghilterra, Stati Uniti e Australia e ha venduto oltre un milione di copie. I suoi romanzi successivi sono stati pubblicati in 20 Paesi. La Newton Compton ha pubblicato anche L’amica perfetta, La promessa dell’assassino e Inganni di famiglia. Per saperne di più: http://www.teresadriscoll.com

:: Giorgio Nissim: Una vita al servizio del bene di Alfredo De Girolamo (Giuntina 2016) a cura di Giulietta Iannone

24 luglio 2023

L’arresto dei dirigenti della Delasen, l’angoscia provata in quelle stanze, ancora oggi si prova un moto di disagio a pensare a tutte le decisioni prese sugli ebrei italiani. Ma Giorgio Nissim sorrideva andando a Firenze rendendosi conto che sposare Myriam era la cosa migliore che avesse potuto fare nella sua vita ed era anche stato l’unico modo per salvarle la vita. Giorgio Nissim: Una vita al servizio del bene, di Alfredo De Girolamo edito da Giuntina, narra la vita di un ebreo italiano da sempre impegnato nel tutelare e difendere la sua gente anche durante il difficile periodo delle “Leggi raziali” che portarono alla deportazione in campi di lavoro e concentramento buona parte della classe media borghese ebraica italiana, che attràversò l’Italia tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Una vita dedicata agli ultimi, ai soli, agli abbandonati, a chi ha provato sulla sua pelle che appartenere a una razza, a una religione, a una cultura può diventare un discrimine, si può essere colpiti aldilà dei propri meriti o demeriti personali. Liste, elenchi, classificazioni diventano i criteri con cui incidere come con un bisturi nella società, con il piglio del ragioniere, e la totale assenza di empatia e sensibilità che caratterizza i burocrati al potere. Monito perchè non accada di nuovo, per tutelare soprattutto le nuove generazioni, salvaguardare nella loro interezza la loro anima e coscienza.

Alfredo De Girolamo (1968), manager pubblico, svolge attività pubblicistica su quotidiani e riviste. Attento commentatore del contesto mediorientale, citiamo tra i suoi libri: Gerusalemme, ultimo viaggio (ETS 2009), Kibbutz 3000 (ETS 2011), Acqua in mente (ETS 2012), Israele (ETS 2013), Servizi pubblici locali (Donzelli 2013), Gino Bartali e i Giusti toscani (ETS 2014).

Source: libro inviato dall’editore.

:: I selvatici di Sarah Savioli (Feltrinelli 2023) a cura di Patrizia Debicke

21 luglio 2023

Come vi sentireste se da un giorno all’altro vi trovaste di botto trasformata in una specie di essere paranormale?
Non faccio per dire, nossignori, perché questo è proprio ciò che è capitato alla povera Anna Melissari, sulla quarantina, moglie felice di Alessandro e madre appagata e fiera di Luca anni quattro, padrona di un gatto e di un ficus…
Vi sembra impossibile? E invece è successo. E ora ditemi voi si tratta di una miracolosa dote o di un incubo? Oddio all’inizio ha fatto fatica a digerirlo anche lei, anzi se l’è tenuto per sé, precipitandosi dal dottore e farfugliando solo di un leggero offuscamento della vista. Epperò dai controlli e dalla risonanza magnetica è saltato fuori che lei, Anna, per colpa o conseguenza di un minuscolo edema cerebrale (rotturina di una vena in una posto inutilizzato del cervello secondo la scienza) riesce a parlare con gli animali e sissignori persino con le piante. Ecco… Insomma comunica con disinvoltura con tutte le forme di vita del pianeta. Una gran confusione in testa, se ci si pensa bene, ma anche un’eccezionale capacità che, oltre a regalarle un’infinita gamma di diversi punti di vista sul mondo attorno a lei , le ha permesso fino ad allora, donna a casa e nullafacente , un nuovo e insolito lavoro: il detective . Eh già perché Anna Melissari, da quando si è ritrovata dotata di quelle particolari qualità, per cui può contare sull’aiuto legato ad occhi e orecchie di centinaia se non migliaia di imprevedibili testimoni, la sua vita, oltre a offrirle un nuovo sguardo sul mondo, le ha regalato un inaspettato impiego: quello di collaboratrice della squadra dell’Agenzia investigativa del burbero ma ingegnoso investigatore privato Cantoni, con cui discute in continuazione, con per vigoroso aiutante il padre di famiglia negato per il lavoro manuale Tonino e il timoroso vice detective , queelo a quattro zampe, l’alano arlecchino Otto, ghiotto di dolci e propenso alla flatulenza. Un lavoro di tutto rispetto ma una specie di part time e al quale anche il team famigliare di Anna si è tranquillamente adattato.
Stavolta però bisogna affrontare una novità perché la nostra “particolare” eroina verrà coinvolta in un’indagine in trasferta e, sia pur con mille dubbi ed esitazioni, dovrà partire in macchina con Cantoni e l’alano, lasciando per qualche giorno da soli (tre i giorni previsti) la sua famiglia.
Cecilia Randi, infatti, vecchia amica d’infanzia di Cantoni, è venuta a trovarlo e , dando incarico all’agenzia investigativa, ha sollecitato il loro aiuto per ritrovare un ragazzo scomparso.
Cecilia e il marito Tullio Matignoni, da vent’anni dirigono un rifugio sugli Appennini. Dove offrono generosamente lavoro e accoglienza a persone in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato o di un ricongiungimento familiare all’estero.
Fra loro, fino a pochi giorni prima, c’era Yasser, poco più che ventenne proveniente dalla Siria. Un ragazzo bene educato che si è fatto subito ben volere, sia lavorando al rifugio che nella falegnameria del paese dove imparava il mestiere. Ma una notte era scomparso. Senza lasciare spiegazioni e neppure un messaggio di addio. Era scomparso così, apparentemente senza un motivo. Yasser era maggiorenne e i carabinieri , pensando a una partenza volontaria, non avevano mai intrapreso delle vere ricerche.
Ma stavolta, arrivati in loco, le indagini di Cantoni, Otto, l’alano, e soprattutto di Anna stenteranno a decollare. In un ambiente pieno di tanti potenziali testimoni animali e vegetali, il caso sembrava ideale per essere affrontato e risolto con l’ausilio della sovrumane capacità di Anna, ma ci sarà un ma… Un grosso ma.
Per la prima volta infatti fuori città dal giorno del suo “incidente cerebrale”, trovandosi in mezzo alla natura e di fronte a miriadi di vegetali e presenze di animali selvatici, Anna si scoprirà completamente sopraffatta dalla smisurata forza e cacofonia delle voci che sembrano quasi esplodere provenienti dalla natura. Simili a incomprensibili grida che l’assordano, rendendola incapace di distinguere i suoni. Nell’attesa che riesca in qualche modo ad abituarsi a quella brutale novità e riacquistare le sue capacità comunicazione con quanto la circonda, deve restarsene al chiuso, mentre Cantoni è costretto a muoversi da solo e in maniera tradizionale. Il tutto sotto il malevolo sguardo dei mille occhi e orecchie che nei villaggi appenninici vedono tutto e non aiutano o graziano mai. Anna freme , si sente inutile e pronta a tornarsene a casa, rendendosi conto che la faccenda sta diventando molto più complicata e articolata del previsto.
Nel frattempo in mano a Cantoni l’indagine si biforca seguendo a tentoni tracce pronte a sviarsi in mille rivoli con possibili implicazioni domestiche che addirittura dal rifugio vanno a infilarsi in paese con la faccenda pronta ad arenarsi su mille piste prive di costrutto. Come se fossero tanti pezzi di un puzzle, appartenenti però a puzzle diversi fra loro…
Finché Anna, con la paziente comprensione di Cantoni e l’aiuto dell’alano Otto sempre al suo fianco, saprà stabilire un contatto con un vecchio cane pastore in grado di farle scoprire nuovi metodi per parlare con le vegetazione della foresta che circonda il rifugio e gli animali come un riccio, una cinghialessa, gli scoiattoli, i caprioli e, i lupi e piano piano riuscirà a ricomporre la drammatica logica dei fatti. Logica perversa e quasi incomprensibile per la sua mentalità ma a
farle comprendere anche che nel bene e nel male, in qualche modo esiste sempre un collegamento e una spiegazione.
Sarah Savioli, grazie alla sua collaudata conoscenza come perito tecnico-scientifico forense, con piglio arguto ed estrema naturalezza ha inventato forse l’investigatrice più singolare, spassosa e stravagante del cosy crime all’italiana.

Sarah Savioli nasce nel 1974 in Sardegna. Laureatasi a Parma in Scienze naturali, consegue un master in Scienze forensi e uno in Chimica analitica e svolge per più di dieci anni attività di perito tecnico- scientifico forense, prima in collaborazione con il dipartimento di Fisica dell’Università di Parma e con il Ris dei Carabinieri, poi in libera professione. Lasciato il lavoro per motivi personali, ha riscoperto la scrittura, arrivando per due volte finalista nel concorso “Romanzi in cerca d’autore” indetto da Kobo e Mondadori.

Source: libro del recensore.

:: Mi manca il Novecento – Milan Kundera, il romanzo e la sua anima – a cura di Nicola Vacca

20 luglio 2023

Con la scomparsa di Milan Kundera si chiude un’epoca. Scrittori come lui non ne nasceranno più.

Un romanziere magistrale, un uomo straordinario e libero che ha rappresentato il suo tempo, quel Novecento con tutte le sue contraddizioni totalitarie di cui Kundera è stato pensatore critico e avversario spietato senza mai scendere a compromessi e soprattutto scontando sulla sua pelle senza mai rinunciare a un senso radicale di rivolta.

Kundera che ha dato al romanzo una nuova sapienza dando nuovamente vitalità a questo genere e alla sua spiccata forma di conoscenza.

Lo scrittore boemo decise di scomparire dalle scene letterarie nel 2013 dopo aver pubblicato La festa dell’insignificanza, che può considerarsi il suo testamento.

Sarà davvero difficile colmare la perdita della sua assenza. Come dicevamo, scrittori come lui non ne nascono più.

A Kundera dobbiamo molto: una nuova lettura dello spirito del romanzo.

Nel 1986 lo scrittore boemo dette alle stampe L’arte del romanzo, un libro che raccoglie sette saggi interessanti sulle sorti del romanzo europeo.

Un saggio che negli anni è diventato un libro di culto, parole imprescindibili per chi quotidianamente si occupa di scrittura.

«Mi diverte pensare che l’arte del romanzo sia venuta al mondo come l’eco della risata di Dio», scrive Kundera divertito nella sua analisi che ci porta a spasso nei capolavori e negli scrittori che hanno reso grande questo genere nella nostra decadente Europa.

Il romanzo è incompatibile con l’universo totalitario, lo spirito del romanzo è lo spirito di continuità: ogni opera è la risposta alle opere che l’hanno preceduta, ogni opera contiene tutta l’esperienza anteriore del romanzo.

L’arte del romanzo si contamina con la pratica del saggio filosofico e ne L’insostenibile leggerezza dell’essere, come in tutti gli altri suoi libri, Kundera riesce a fare speculazione sui moti più remoti dell’esistere, entra in profondità nell’agire umano, politico e sociale del proprio tempo, facendosi interprete inquieto di una contemporaneità dilaniata dalla ricerca del proprio destino.

«Un romanzo non è una confessione dell’autore, ma un’esplorazione di ciò che è la vita umana nella trappola che il mondo è diventato». Così scrive Kundera nel suo capolavoro L’insostenibile leggerezza dell’essere.

«Ogni romanzo, che lo si voglia o no, propone una risposta alla domanda: che cos’è l’esistenza umana, e dove sta la sua poesia?».

Milan Kundera a futura memoria resterà sempre cittadino geniale della patria del romanzo. Un grande spirito universale che possiede un mondo estetico unico. Un grande scrittore che è stato capace di scrutare le possibilità inesplorate che l’arte del romanzo offre. Anche per i tempi a venire.

L’intera opera romanzesca dell’autore boemo è inseparabile dalla sua riflessione sui Tempi Moderni e sul destino dell’Europa. Per rendersi conto di ciò basta leggere le pagine di L’arte del romanzo e Testamenti traditi, i due saggi in cui Kundera si interroga e discute sulle sorti del romanzo, partendo dalla considerazione alta che ha dei suoi maestri.

«Con costanza e fedeltà, il romanzo accompagna l’uomo dall’inizio dei Tempi Moderni. Esso, fin da allora, è pervaso dalla passione del conoscere, che l’ha spinto a scrutare la vita concreta dell’uomo e a proteggerla contro l’oblio dell’essere; che l’ha spinto a tenere il mondo della vita sotto una luce perpetua».

Kundera è stato tra i più geniali innovatori del romanzo del secondo Novecento.

Con lui davvero si chiude un’epoca.

:: Delitto sull’isola di ghiaccio di Eeva Louko, (Newton Comptom 2023) a cura di Patrizia Debicke

8 luglio 2023

Ronja Vaara dopo che sua madre aveva divorziato quando era una bambina per trasferirsi a vivere in Costa Azzurra, abbandonandola da sola con il padre a Lauttasaari, isola finlandese , situata a circa 3 chilometri a ovest del centro città, ha dato un brusco taglio al passato e lasciato la Finlandia per trasferirsi in Inghilterra. Ogni anno tuttavia torna brevemente a casa per rivedere suo padre e gli amici a Lauttasaari che, con altre piccole isole circostanti disabitate e una popolazione di 23.226 abitanti nel 2017, è la seconda più grande della Finlandia, dopo Fasta Åland. La sua superficie terrestre è di 3,85 km 2 .
Lauttasaari, che costituisce un distretto di Helsinki ,è principalmente un’area residenziale, dotata di servizi, tra cui diversi porti turistici e club nautici . Nonostante sia vicina al centro della capitale, non è stata mai edificata completamente, la sua costiera, che gode di sentieri pedonali, parchi giochi, boschetti, spiagge e scogliere, è ancora godibile dal pubblico.
Il suo nome Lauttasaari significa alla lettera “isola dei traghetti”, ma oggi è collegata alla capitale e alla città di Espoo da ponti, strade rialzate e dispone di ben due stazione dalla metropolitana di Helsinki.
Mentre Ronja, che prima di rientrare a casa come fa ogni anno, ha deciso di concedersi anche un piacevole week end di vacanza a Stoccolma è già all’aeroporto londinese in attesa del suo volo , verrà raggiunta dalla comunicazione della polizia locale di Lauttasaari che le annuncia il ritrovamento del corpo di suo padre, stimato professore del liceo locale ormai in pensione, abbandonato su una spiaggia dell’ isola. Una telefonata che la costringerà a cambiare biglietto e programma e tornare subito a casa.
Ma al suo arrivo la polizia ha già appurato che il professor Harri Vaara non è morto per annegamento, perché i segni riscontrati dal medico legale attorno al suo collo indicano uno strangolamento. Si tratta quindi di un omicidio in una comunità isolata, dove tutti conoscono tutti ma in cui si muove impunemente uno sconosciuto assassino.. Ciascuno può essere o diventare un potenziale sospetto.
Incaricato delle indagini sarà il sergente maggiore Anton Koivu, con l’appoggio della sua valida assistente, il sergente Oona Laine.
Ad accogliere Ronja sarà un gruppo di vecchie amiche e compagne di scuola che l’accompagneranno fino a casa del padre, aiutandola a sistemarsi in qualche modo.
E lei, essendo in fase di cambio di lavoro, deciderà di fermarsi anche dopo le esequie, per regolare la successione ma anche perché è poco convinta da come la polizia sta seguendo il caso. Ragion per cui proverà a indagare da sola. Tanto più che ha una pista da cui partire a portata di mano: una grande quantità di cartoline identiche, ben trentasette, che il professor Vaara ha ricevuto durante gli ultimi anni, tutte raffiguranti la spiaggia di Kasinonranta, dove era stato ripescato il suo cadavere. Alcune sono state spedite dalla Finlandia, altre dall’estero. Gli agenti le hanno ritrovate in una scatola nell’appartamento e repertate come prove. Nessun mittente e dietro con la stessa calligrafia c’è scritto sempre lo stesso strano aforisma: “Ab alio expectes, alteri quod feceris” ovverosia “Aspettati dall’altro ciò che gli hai fatto . Ma quale senso hanno? E poi chi mai le ha spedite? E perché? Nascondeva qulcosa suo padre? Era davvero solo lo studioso, l’uomo tranquillo che pensava di conoscere?
Queste e altre domande costringeranno Ronja ad andare avanti a frugare nei tanti, forse troppi segreti della la piccola comunità in cui è nata e cresciuta. Ma man mano che qualche labile indizio le farà pensare di essere sulla giusta strada la sua indagine si farà sempre più difficile e scabrosa, tanto da farle temere di essere in pericolo.
Riuscirà a sciogliere i tanti, troppi enigmi della vita di suo padre e trovare le giuste risposte?
Un ampio cast di personaggi affolla le 352 pagine del romanzo. Ci sono le amiche di lunga data di Ronja, Milla e Ansku, il fidanzato di scuola superiore Ville, il marito di Milla Topi, sua madre e l’intero quartiere…
Eeva Louko ha fatto bene ad ambientare gli avvenimenti della sua stori a Lauttasaari, perché ormai isola e omicidi sono diventati un binomio che funziona. Lauttasaari poi, pur non essendo un’isola turistica, ha abbastanza spiagge, porticcioli turistici, cottage e un tipo di vita quotidiana tanto che potrebbe funzionare persino per una serie, tipo Sandaham, già di gran successo in tutto il Nord.
Un thriller in cui l’indagine sull’omicidio è strettamente connessa alla quotidianità della vita sull’isola di famiglie con figli, e ai complicati legami sentimentali tra i personaggi. Un giallo leggero, sfaccettato, abbastanza scorrevole con una trama fantasiosa, anche se poco credibile e che se si perde un po’ in tanti scombinati particolari e divagazioni pseudo sentimentali, tipo come funziona Tinder nel creare relazioni occasionali. Sicuramente adatto a chi ama le love story ma, secondo me, che forse avrebbe ingranato meglio con una cinquantina di pagine di meno.

Eva Louko, classe 1982, è una reporter ed esperta di comunicazione, specializzata nelle storie crime e horror. Delitto sull’isola di ghiaccio è il suo primo romanzo.

Source: libro del recensore.

:: Figure della mente. La coscienza attraverso le lenti dell’evoluzione Simona Ginsburg ed Eva Jablonka Illustrazioni di Anna Zeligowski (Raffaello Cortina Milano 2023) a cura di Valerio Calzolaio

2 luglio 2023

Dentro e fuori di noi, coscienti o senzienti (sinonimi) sulla Terra. La biologia evoluzionistica può guidarci nel labirinto del nesso imperscrutabile tra mente e cervello, tra lo psichico (stato di coscienza) e il fisico (irritazione del tessuto nervoso), suggerendo sempre nuovi interrogativi e nuovi dubbi, domande più che risposte. L’approccio corretto prende le mosse da alcuni dei modi classici in cui abbiamo cercato di figurarci la coscienza e di concepire la natura della mente, soprattutto da due antiche concezioni di portata generale, il dualismo e il fisicalismo. L’orientamento naturalistico ed evoluzionistico impone di considerare tutti gli organismi vitali (batteri compresi) e di valutare bene la transizione dalle specie animali non coscienti a quelle coscienti, correlata all’emergere di una forma di apprendimento associativo aperto e illimitato, che caratterizza alcuni animali dotati di cervello, e premessa ai caratteri sui generis e alle ripercussioni strabilianti e mostruose della coscienza umana. Simile approccio necessita di far leva su una narrazione scientifica piana e matura, accompagnata seriamente da immagini visive (tavole illustrate e disegni ironico-giocosi) e immagini verbali (metafore vigilate con valore epistemico), per aiutare l’immaginazione e l’interpretazione a spaziare con maggiore libertà, dischiudendo altrettante prospettive sui molteplici risvolti della coscienza e passando in rassegna alcune varietà anomale che aiutano a spingersi verso le possibili espressioni future, come l’intelligenza artificiale e addirittura una coscienza in mondi virtuali o extraterrestri. Miscelando arte, filosofia e scienza si può davvero stimolare l’immaginazione e la consapevolezza di noi lettori, rivelandoci svariati modi in cui si possono esplorare i paesaggi della mente.

Due esperte famose filosofe della biologia di formazione scientifica, entrambe di origine isaeliana, Simona Ginsburg (nata negli Usa, 1947) ed Eva Jablonka (nata in Polonia, 1952), con la “conforme” collaborazione della medica artista Anna Zeligowski (nata in Polonia nel 1952), anche lei di origine israeliana e ora residente in Puglia, hanno realizzato un testo efficace, interessante e fertile per renderci più coscienti sulla coscienza. Si tratta di una proprietà antica e diffusa tra gli animali, probabilmente evoluta per creare un nuovo insieme di obiettivi, visto che consente all’organismo di prendere decisioni flessibili e dipendenti dal contesto, raggiungendo obiettivi che altrimenti non sarebbero affatto riconosciuti come tali, e finisce per coincidere con la sua capacità di orientarsi in un territorio nuovo e complesso, per procurarsi cibo o trovare un partner. Un essere senziente possiede un’autonoma agentività; ha esperienze private, soggettive e coerenti; si preoccupa e si impegna per la propria sopravvivenza e riproduzione. Per le specie umane hanno fatto poi via via grande differenza l’evoluzione di sistemi simbolici, che includono la capacità linguistica. Il volume si articola in cinque carrellate e “panoramiche”, ciascuna di queste sezioni svolge dai dodici ai sedici argomenti, per un totale di 67 paragrafi brevi, discorsivi e ricchi di vividi punti interrogativi. Ciascun paragrafo è accompagnato da un’immagine, una metafora visiva che entra in risonanza con il tema specifico svolto nel testo e con l’immaginazione del lettore, introducendo punti di vista supplementari, talora arricchiti anche da frasi in esergo, citazioni altrui e versi della poetessa inglese Jean Monet (ispirati alle tavole). Molto stimolanti nella quinta sezione i riferimenti alle lesioni cerebrali, ai deficit cognitivi e mnemonici, alle encefalopatie, alla fantascienza, alle menti prodigiose, alle sostanze psichedeliche, all’inconscio, ai robot. Indicazioni bibliografiche nelle puntuali note conclusive e buon indice analitico.