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:: Notte mamma, se mi vuoi abbracciare sei davvero gentile di Bianca Bruno (Edizioni FoglioDiVia 2017) a cura di Valeria Giola

11 gennaio 2020

Notte mamma, se mi vuoi abbracciare sei davvero gentile“… sei un granellino di sabbia, una goccia, l’incontro tra il seme e la terra che diventa cucciolo d’uomo. Non so spiegarti la sensazione, non credo di averne mai provata una tanto profonda, destabilizzante e viscerale …
… Io e te ci troviamo qui per caso, o forse per amore …”

Confesso: ho pianto. Di solito mi succede sul finale, stavolta ho iniziato ad accartocciare fazzolettini durante la prefazione. “Notte mamma, se mi vuoi abbracciare dei davvero gentile”, primo libro di Bianca Bruno, edito da FoglioDiVia, è una confessione. La struttura diaristica a forma di post, la narrazione autobiografica e lo stile fresco rendono questo libro un connubio di ironia e commozione. La semplicità con la quale l’autrice racconta i ritagli di vita trascorsa, i pensieri, i ricordi e le vicissitudini quotidiane si accorpa in giusta misura ai temi trattati che, in questo modo, diventano una finestra sul mondo: aperta e accessibile a tutti.
Il tema della maternità è il principe. Il lettore ci finisce dentro ed è impossibile non avvertire la forza che irrompe tra le righe. Ci sono fiumi di amore, passione, possesso, timore, ansia. E ancora: sorrisi, pianti, disperazione, viaggi, voglia di ricominciare sempre e ancora. La maternità non è solo l’attesa, si evince. Per l’autrice, l’essere madre è il perno, il punto di vista dal quale parte il viaggio verso ogni sezione del libro: la casa, la famiglia di origine, l’amore per il marito. Il tutto condito da voci lontane e vicine, quelle di Alice, la primogenita, e Marco, il piccolo di casa, che con la loro curiosità e spensieratezza riescono e far emergere punte di felicità in ogni dove.
“Notte mamma, se mi vuoi abbracciare sei davvero gentile” è un inno alla gioia, alla voglia di non arrendersi, a sorridere, a godere della semplicità dei piccoli (grandi) gesti che troppo spesso dimentichiamo.
“Bianca Bruno ha scritto un libro senza saperlo” si legge in una nota dell’editore. In considerazione di questa premessa, auguriamoci che l’autrice abbia voglia di scrivere con consapevolezza: una penna tanto acuta e ironica è una rarità.

Bianca Bruno è nata a Foggia il 29 dicembre 1987. Prima di sei figlie, ha sempre avuto una forte passione per le storie che l’ha portata ad avvicinarsi dapprima al mondo del giornalismo e poi alle scienze sociali. Si è laureata in Sociologia e specializzata in Organizzazioni e Relazioni sociali, e ha approfondito successivamente le tematiche della giustizia minorile e della comunicazione. Ha lavorato per alcune testate giornalistiche foggiane, e si è trasferita a Varese nel 2016. “Notte mamma, se mi vuoi abbracciare sei davvero gentile” è il suo primo libro.

L’editore:
Edizionifogliodivia è una casa editrice nata dalla polvere, dalla strada, dalla voglia di continuare a raccontare storie. Come quelle che dal 2005 scriviamo su “FoglioDiVia”, il giornale di strada dalla parte dei poveri e distribuito dai senzafissadimora di Foggia. Una piccola occasione di reddito, di riscatto, di condivisione. E sono proprio quelle storie, quelle chiacchiere fatte davanti a un bicchiere di latte caldo con clochard, migranti e senzatetto, che ci hanno dato la spinta di osare. Ad allargare le opportunità, le conoscenze, l’esplorazione. Per questo, ci siamo rimessi in strada. Anzi. La strada, la polvere, la piazza, le panchine non le abbiamo mai lasciate.”

Source: libro del recensore.

:: E per Natale regalate un libro – 2019 🎄

29 novembre 2019

regali natale

Il tempo sembra volato, ma fra poco è già Natale, domenica è il primo giorno di Avvento, e i più previdenti stanno già preparando i regali da fare alle persone a cui vogliono bene. Insomma è qualcosa in più di mero consumismo, è condivisione, comunione, e pensare anche agli altri e non sempre solo a sè. Dunque cosa c’è di meglio che regalare libri, si spende poco, è un regalo che resta, e se il libro non piace lo si regala ad altri. Ma i libri di cui parleremo oggi con i tradizionali consigli dei collaboratori di Liberi sono tutti belli, per cui andate sul sicuro.

Inizio con i primi consigli pervenutimi, poi man mano aggiorno con quelli che arriveranno. Buon Natale e passatelo con chi amate.

Ah, dimenticavo per incartarli usate carta da pacchi ecologica.

Valeria Giola

Ninfee Nere di Michael Bussi
per chi non si accontenta dei gialli

Figlie di una nuova era di Carmen Korn
per chi non crede nel potere dell’amicizia

La vita segreta degli scrittori di G.Musso
dedicato a chi non si accontenta di una bella trama

L’albergo delle donne tristi di Marcela Serrano
per chi ama i grandi classici

La gabbia dorata di Camilla Lackberg
per tutte le donne

Davide Mana

Lucia Berlin – La donna che scriveva racconti – Bollati Boringhieri

Steve Brusatte – Ascesa e caduta dei dinosauri – UTET

Michael Moorcock – Elric – Mondadori

Nnedi Okorafor – Binti – Mondadori

Bram Stoker – Dracula (nuova edizione a cura di Franco Pezzini) – Mondadori

Eva Dei

Pietro e Paolo“, M. Fois, Einaudi

L’inverno di Giona“, F. Tapparelli, Mondadori

Ossigeno“, S. Naspini, E/O

L’ultima intervista“, E. Nevo, Neri Pozza

L’ora di Agatha“, A.C. Bomann, Iperborea

Federica Belleri

Il giardino dei mostri, di Lorenza Pieri

Libera uscita, di Debora Omassi

Ninfa dormiente, di Ilaria Tuti

L’isola delle anime, di Piergiorgio Pulixi

Lei era nessuno, di Letizia Vicidomini

Nicola Vacca

Michel Houellebecq Serotonina La nave di Teseo

Bret Easton Ellis Bianco Einaudi

Luigi di Ruscio Poesie scelte Marcos Y Marcos

Roberto Saporito Come una barca sul cemento Arkadia

J Saramago Diario dell’anno del Nobel Feltrinelli

Giulietta Iannone

Risorgere Paolo Pecere Chiarelettere

Il secondo cavaliere Alex Beer Edizioni EO

Racconti di Pietroburgo Nikolaj Gogol’ Marcos Y Marcos

Racconti del crimine Tanizaki Junichiro Marsilio

Il mio nome è Jack Reacher Lee Child Longanesi

Viviana Filippini

La frontiera, Erika Fatland (Marsilio 2019)

Il terzo matrimonio, Tom Lanoye (Nutimenti 2019)

Bianca, Bart Moeyaret (Sinnos 2019)

Camminare di Henry David Thoreau (Marietti 1820, 2019)

I fantasmi di Darwin Ariel Dorfman (Clichy edizioni 2019)

Maria Anna Cingolo

L’ educazione Tara Westover Feltrinelli

Le ragazze del Pillar Stefano Turconi, Teresa Radice BAO Publishing

I ragazzi della Nickel Colson Whitehead Mondadori

L’onda Suzy Lee Corraini Edizioni

Cento poesie d’amore a Ladyhawke Michele Mari Einaudi

Elena Romanello

Timeless (Il Castoro)

La trilogia di Nevernight (Mondadori)

Il grande libro della fantasy classica (Fanucci)

321 cose utili da sapere sugli animali (Rizzoli)

Il diario della mia scomparsa (J-Pop)

:: Giuseppe Borsalino – L’uomo che conquistò il mondo con un cappello di Rossana Balduzzi Gastini (Sperling & Kupfer 2018) a cura di Valeria Giola

11 giugno 2019

“GIUSEPPE BORSALINO” di Rossana Balduzzi GastiniOgni vita è un’avventura, una storia da raccontare, un universo di speranze e delusioni, di amore e dispiaceri. Ogni vita deve essere celebrata e ogni esperienza deve essere vissuta appieno, letta come un libro appassionante.
Si dice che per raggiungere la Felicità sia necessario un viaggio attraverso il Dolore e l’Inquietudine. Questo messaggio, breve ma complesso, è uno dei temi che più appassiona la letteratura e, in “Giuseppe Borsalino – L’uomo che conquistò il mondo con un cappello”, è il perno sul quale ruota l’anima complessa del protagonista.
Rossana Balduzzi Gastini, ideatrice di questo fortunato romanzo, ha dichiarato che il suo intento, in fase di stesura, era quello di creare al meglio il contesto storico, economico e culturale nel quale il giovane Borsalino cresce e forma la sua personalità, oltre che, naturalmente, la sua carriera. L’autrice ha letto ritagli di giornali, vecchie copie dell’epoca, ha viaggiato lungo la storia per meglio comprendere lo stile di vita e lo scenario che ha disegnato la vita degli italiani. Il risultato, in termini di trama e ambientazione, è un viaggio lungo una storia fantasiosa e fantastica.
Giuseppe Borsalino”, edito da Sperling & Kupfer, è un romanzo storico, romantico, di pensiero e d’azione. E’ una storia autentica, nella quale molti dei più importanti temi sociali, attuali come non mai, sono trattati attraverso la semplicità tipica di una narrazione realistica.
C’è un padre che teme per il futuro incentro del proprio figlio :

…” Non so di quanta intelligenza il Signore ti abbia dotato, Giuseppe mio : se te ne avrà concessa molta, dovrai sgomitare per conquistare il tuo posto della società, in caso contrario … la tua vita sarà più semplice perché sarai portato ad accontentarti e ti basterà quel poco che avrai. Sinceramente non so cosa sperare per te …”.

Lo stesso padre che vorrebbe vedere gli occhi di suo figlio concentrati sui libri:

Dovrebbe diventare lui un padrone, ma non potrà senza un diploma e senza soldi …

C’è il viaggio verso l’ignoto, lo scontro con la realtà, la solitudine causata dai propri sogni :

“Capisci quanto è ingenuo Giuseppe … Proprio non capisce che la vita che lo aspetta in città è ben misera, peggiore di quella che conducono qui le bestie …”

e ancora :

“ Giuseppe ora sta vedendo la sua immagine riflessa … è la figura di un ragazzo pallido, magro, solo, giunto in Francia da poche ore con mille sogni in tasca e pochi spiccioli per sopravvivere. Terrorizzato di vedere la paura di fallire manifestarsi sul suo volto, chiude gli occhi …”

C’è la famiglia che ci permettono di essere Noi

“ … Voglio migliorare la mia e la vostra vita … avere la possibilità di mettere a posto quello che è sbagliato …”

C’è il lavoro, il bene più grande che l’uomo possiede, per sé e per gli altri . Un bene unico e raro che, per volere di qualcuno, può diventare un’assurda prigione

“ … In una filanda, signore, ed è stato terribile: tanta ingiustizia e inciviltà … i lavoratori hanno case maleodoranti e sporche, …. I padroni sono dei veri aguzzini …”

Giuseppe Borsalino” è un romanzo dolce, ricco di immagini, ricordi, vissuto e speranza. E’ un tuffo nell’Italia divisa dai Regni, in guerra, in quell’Alessandria, vittima della sua stessa posizione. Ma, è anche e soprattutto un viaggio verso la speranza, la forza di carattere e l’intensità di un sogno che diventa realtà.

Rossana Balduzzi Gastini è nata nel 1963 ad Alessandria, dove vive tuttora con il marito e i figli. Laureatasi al Politecnico di Milano, per anni ha esercitato la professione di architetto. Ha esordito come scrittrice con i thriller Life on loan e Covered (Betelgeuse Editore), di cui sono stati già acquisiti i diritti tv. Con il romanzo Giuseppe Borsalino – L’uomo che conquistò il mondo con un cappello è tra i cinque finalisti del Premio Biella Letteratura e Industria. www.rossanabalduzzigastini.it.

Source: libro inviato dall’editore al recensore. Ringraziamo Maddalena dell’Ufficio Stampa.

:: Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman (Garzanti 2018) a cura di Valeria Giola

7 giugno 2018

Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman“ … Tutte le persone della sala sembravano dare molte cose per scontate: che sarebbero state invitate a degli eventi sociali, che avrebbero avuto amici e parenti con cui parlare, che si sarebbero innamorati e che il loro amore sarebbe stato ricambiato, che forse avrebbero formato una propria famiglia ….”

Vi sarà capitato di leggere la recente notizia circa la novità introdotta dal premier inglese Theresa May. Nella verde Inghilterra, circa nove milioni di persone sostengono di sentirsi soli e ciò ha fatto scattare l’idea di istituire un “Minister of Loneliness”. A Mrs Tracey Crouch, già membro della camera dei Lord, è stato affidato il delicato compito di sfidare la piaga della solitudine attraverso elaborate strategie. Probabilmente una Eleanor Oliphant in carne e ossa diventerebbe un caso sul quale il team di Mrs Crouch potrebbe creare un piano ad- hoc.
Eleanor Oliphant sta benissimo” è il titolo del romanzo di esordio della scrittrice scozzese Gail Honeyman, edito da Garzanti e tradotto da Stefano Beretta. Eleanor vive in Scozia, in città. Ha un lavoro, una casa, una pianta “Polly”. Ha un’esistenza, che non significa avere una vita, per sua stessa ammissione. Ha un passato. Sopravvive al presente. Qualche volta sogna un futuro migliore. Eleanor è sola. Non ha una famiglia che la sostenga, non ha amici che le tengano compagnia, non ha parenti che si interessino a lei. Non ha un compagno né figli da amare. Eleanor non conosce l’amore e le carezze, ciò che ricorda della sua infanzia è uno spettro che la tormenta. Ma lei è come un fiore che cresce tra le faglie dell’asfalto: vive, nonostante tutto.
Il romanzo può essere visto come una sorta di diario, diviso in tre sezioni, nel quale la protagonista racconta un frangente della sua vita e rimanda se stessa (e il lettore) a frequenti flashback nel suo passato oscuro e violento. La narrazione in prima persona è perfetta in quanto, già dalle prime pagine, si evince come l’autrice desideri farci scoprire la personalità eccentrica della protagonista, la sua semplicità nonché le sue angosce. Saremmo di fronte a un romanzo denso di lacrime se non fosse che per tutte le trecentotrentotto pagine si respira un’ironia irresistibile e dosata alla perfezione che induce il lettore a innamorarsi di Eleanor Oliphant. Non è un caso se il Daily Mail ha definito quest’opera “ indimenticabile e vero”. Siamo di fronte a una miscela di sarcasmo e commozione, riflessioni corpose e dolcezza infinita che fanno de “Eleanor Oliphant sta benissimo” un autentico capolavoro.

Gail Honeyman è nata e cresciuta in Scozia, ora vive a Glasgow e fin dai tempi della scuola la scrittura per lei è stata non solo un’attitudine ma un sogno. Un sogno che ha custodito e coltivato per anni. Un sogno che è diventato un progetto a cui ha dedicato tutto il suo tempo: dalle pause pranzo alle notti di ispirazione. Quel progetto è Eleanor Oliphant sta benissimo, che oggi è un caso editoriale eccezionale, un bestseller venduto in 35 paesi.

Source: acquisto di Liberi di scrivere per il recensore.

:: “Al mattino stringi forte i desideri” di Natascha Lusenti (Garzanti 2018) a cura di Valeria Giola

23 Maggio 2018

Al mattino stringi forte i desideriEmilia pensa che lei e Gina si assomigliano, perché nessuna delle due ha paura dei silenzi. Entrambe sanno che ci sono parole che hanno bisogno di potersi depositare, lentamente, dopo che sono state liberate nell’aria. Alcune escono dalla finestra. Alcune si mettono per terra, in un angolo. Alcune si infilano nelle crepe dei mobili o delle pareti. Altre si appiccicano alle guance di chi le ha pronunciate. È per questo che le arrossano…

Le fiabe hanno il compito di farci sognare, di trasmettere speranze e ideali. “Al mattino stringi forte i desideri”, romanzo di esordio di Natascha Lusenti, popolare autrice e conduttrice radiofonica, edito da Garzanti, possiede tutti i requisiti per essere un’autentica favola moderna, di quelle che ti entrano dentro e che, anche a distanza di tempo, continuerai a ricordare.
Un narratore dolce e preciso accompagna il lettore tra le pieghe della vita di Emilia, nella sua solitudine, nella sua innocente colpa di essere sola. La tiene per mano quando scopre la sua voglia di uscire dal nero rabbioso che la sta avvolgendo da tempo e la spinge a scrivere una serie di messaggi autentici e irrimediabilmente unici che lei stessa appende alla bacheca del palazzo nel quale si è trasferita da poco, ogni mattina. L’obiettivo è dimostrare a tutti che, in fondo, siamo fatti della stessa pasta, commettiamo gli stessi errori e ci isoliamo solo per difenderci. E, come di consuetudine, quando ci si scontra con la verità, qualcuno apre il proprio cuore, qualcun altro protegge il proprio dolore.
La trama è semplice ma costruita con maestria : una protagonista, un evento scatenante, un viaggio interiore, una scia di personaggi vari, ognuno con la propria personalità. Il risultato finale è affascinante perché pagina dopo pagina, le riflessioni nascono spontanee, come le rose di maggio.
La prima che si evince è il significato più profondo del risveglio, citato nel titolo e nei messaggi che scrive Emilia. Il riferimento alla rinascita e alla speranza è la base su cui ruota tutto il romanzo: il dolore non è per sempre e la vita può sorprenderci, ammesso che la si osservi dal giusto punto di vista.
E poi c’è l’incontro con Nicola, un bambino che sa come farsi amare e Gina, una distinta signora che ha vissuto più dispiaceri che sogni. Due personaggi creati con arguzia e precisione ai quali, seppur con modalità differenti, viene affidato il delicato, e prezioso, compito di ricordare l’importanza dell’amicizia.
E infine il tema della mancanza di opportunità lavorative che causano l’emarginazione sociale che affligge intere generazioni.

Le ferite guariscono solo se riusciamo a risalire. Sono come vette ripide su cui rischiamo di scivolare, e allora dobbiamo ricominciare tutto da capo, sudando dolore e sanguinando aguzzo, come le rocce ..”

Una storia delicata, per nulla banale, e un finale carico si sentimento fanno de “ Al mattino stringi forte i desideri” un inno a cogliere le sfumature più calde che la vita ci regala.

Natascha Lusenti vive a Milano. Da sei anni è una delle voci dell’alba di Radio Rai e apre la sua trasmissione con i “Risvegli” molto amato dagli ascoltatori. Ha cominciato a lavorare presto, nella carta stampata, ed è arrivata per caso in TV dove ha lavorato a lungo come giornalista, conduttrice e autrice. Da bambina fantasticava di scrivere un romanzo, ma non hai mai veramente pensato che ci sarebbe riuscita. La cosa migliore, e ben più difficile, che ha fatto è imparare a voler bene alla vita, anche quando gira male. “Al mattino stringi forte i desideri” è il suo romanzo d’esordio.

Source: libro inviato al recensore dall’editore. Ringraziamo Giulia dell’ Ufficio stampa Garzanti.

:: Lune Nuove di Maria Beatrice Masella (Giraldi Editore 2017) a cura Valeria Gatti

20 dicembre 2017
lune nuove

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… Aveva bisogno di essere altrove per guardare il suo dentro dal fuori …

Un pomeriggio lento e uggioso di fine novembre mi fermai in libreria. Non avevo un’intenzione precisa, mi bastava riscaldare le mani e respirare un soffio di aria dolce. Mi trovai accanto a una signora alta e magra che, come me, vagava tra gli scaffali senza una particolare meta. A un tratto, si rivolse al libraio. «Mi piacerebbe leggere una bella storia di donne. Una di quelle trame nelle quali ti ci ritrovi, non so se mi spiego …» concluse sorridendo. Il libraio la guardò per un istante, sorrise e disse : « Signora sarebbe come cercare un ago in un pagliaio! Voi donne siete sempre le protagoniste assolute dei libri, anche in quelli di impronta maschile! Però venga, mi segua, le posso dare qualche indicazione.»
Leggere “Lune Nuove” di Maria Beatrice Masella, edito da Giraldi, mi ha riportato a quel pomeriggio.
Entrare nella vita di Costanza, nella sua casa affollata di adolescenti e bambini, di vicini di casa da accogliere, di ragazzi in preda a problemi troppo grandi per essere affrontati in solitudine, è stato come essere un ulteriore ospite. Lei è una donna completa, contemporanea, in affanno e in cerca della ricetta per sostenere il peso delle responsabilità che bussano alla sua porta con violenza. Una personalità forte, in continua evoluzione. Costanza è tutte noi, insomma, che ci sforziamo di non arrenderci, di trovare, sempre e comunque, il lato dolce della vita e quella forza che sappiamo di avere.
Lune Nuove” può essere definito un romanzo corale, in quanto, accanto alla voce di Costanza, si alzano i pensieri profondi e confusionari dei suoi figli, Arturo, Agata e Athena, le vicende di una donna di origini straniere, Jamila che accetta il suo ruolo di donna emigrata, e di Ottavia, la suocera di Costanza, la cui memoria si inceppa tra passato e presente.
La trama, all’apparenza semplice, è invece un susseguirsi di fatti inaspettati che arricchiscono una scrittura elaborata e profonda. I messaggi che giungono sono tutti di spessore : il mondo dell’adolescenza, con le sue infinite sfaccettature, la vita degli adulti, troppo spesso in salita, la semplicità dell’infanzia e i segreti dell’età senile. E poi, l’amore che nasce e che finisce e quello, forse ben più complicato, che resta in vita, nonostante tutto.
I personaggi e le loro vicende arricchite da dialoghi diretti strappano lacrime e sorrisi, e hanno la capacità di suscitare emozioni sopite ma eterne.

Maria Beatrice Masella è nata a Taranto e vive a Bologna dal 1975, dove attualmente lavora come insegnante e pedagogista. Ha pubblicato diversi racconti per l’infanzia e l’adolescenza con le case editrici Bacchilega Junior, Sinnos e Leone Verde. Tra le tante pubblicazioni per ragazzi e adulti ricordiamo i romanzi Compagni di futuro (Giraldi Editore 2006), ambientato a Bologna negli anni ’70, con prefazione di Margherita Hack; il romanzo per adolescenti Respiro (Sinnos editrice 2013, Libro del giorno a Fahrenheit il 16/07/2013), Mare di argilla (Edigrafema, 2014, Libro del giorno a Fahrenheit il 29/07/2014).

Suorce: libro inviato al recensore dall’editore.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

:: La rilegatrice di storie perdute di Cristina Caboni (Garzanti 2017) a cura di Valeria Gatti

18 dicembre 2017
La rilegatrice di storie perdute

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L’amore è di chi osa, lo sapevi?”

Il 25 Novembre si è celebrata la giornata nazionale contro la violenza maschile sulle donne, e in tutta Italia, si sono svolte iniziative e manifestazioni che hanno reso, una volta tanto, il paese davvero unito. Da nord a sud, un coro solido e concreto ha urlato la sua rabbia, ha chiesto di interrompere qualsiasi forma di violenza, ha promesso aiuti reali a chi denuncia e vuole ricominciare ad amare. I dati Istat parlano chiaro: sono due milioni le donne che hanno subito violenza domestica da parte del partner e ben cinque milioni quelle che hanno subito violenze al di fuori della propria abitazione. Ma, ancora più allarmante, è il dato che viene rilevato in termini di denuncia degli abusi subiti : solo 10 % delle donne trova il coraggio di parlarne. Non è questa la sede più opportuna per cercare risposte, condannare e/o analizzare un argomento così delicato e inquietante ma, se è vero che i libri “possiedono qualcosa di speciale” l’ultimo lavoro di Cristina Caboni, edito da Garzanti, potrebbe essere un ottimo spunto per una sana riflessione.
Nella copertina, sotto al titolo “ La rilegatrice di storie perdute” e alla fotografia di una giovane donna di rosso vestita che tiene un volume tra le mani, la frase “ Il coraggio può nascondersi tra le pagine di un libro” ci invita a proseguire nella riflessione poc’anzi descritta. Sono d’accordo, qualche volta non servono grandi esempi o notevoli cambi di direzioni per aprirci gli occhi su quanto sbagliata sia la nostra vita. E’ sufficiente un segnale, anche semplice. Basta un libro, una frase, uno sguardo, perché il cambiamento è già avvenuto, solo che noi non lo sappiamo ancora.
Sofia sa bene cosa significa vivere una vita povera di stimoli, priva di fiducia e di amore, ma ricca di perdite e violenze psicologiche. Conosce il significato della parola coraggio, lo ha letto nei molti libri sui quali ha messo le mani, in quelle pagine che lei stessa ha rilegato e restaurato. Ma oggi è lì, in ascolto del suo sconforto, in attesa e troppo stanca per prendere una decisione definitiva. E quando il destino le spinge tra le mani un libro di uno sei suoi scrittori preferiti si accorge subito che quello è il segnale, il campanello che la sveglia, la valanga che spazza via il suo torpore e che la obbliga a guardarsi dentro. È Clarice, la donna che ha inserito un messaggio enigmatico nella copertina del libro, la svolta. È lei, una donna vissuta due secoli fa che attraverso i suoi messaggi enigmatici infonde coraggio e forza, voglia di non arrendersi e di tornare ad amare. Perché dopo una burrasca sorge sempre il sole. E’ naturale, non potrebbe essere altrimenti.
La rilegatrice di storie perdute” è un romanzo a due voci, che da spazio alle vicende complesse e simili delle due protagoniste. Un narratore candido e preciso accompagna il lettore attraverso due secoli, creando intorno a sé un’atmosfera fiabesca, da cartolina. Le descrizioni dei paesaggi sono minuziose, precise, quasi reali. I dialoghi sono efficaci, mai prolissi. Riempire la pagina iniziale del capitolo con una frase a tema, presa in prestito da grandi scrittori, è una raffinatezza che aggiunge magia alla trama. Si carpisce una efficace capacità di elaborare una trama fitta e complessa, studiata nei minimi dettagli, nonché uno strategico uso dei mezzi di scrittura per tradurre in romanzo una storia di violenza, coraggio e speranza a sostegno della forza innata delle donne.

Cristina Caboni vive con il marito e tre figli in provincia di Cagliari, dove si occupa dell’azienda apistica di famiglia. E l’autrice dei romanzi “Il sentiero dei profumi” – bestseller venduto in tutto il mondo, adorato dai lettori e dalla stampa, che ha conquistato la vetta delle classifiche italiane e straniere- , “La custode del miele e delle api” e “il giardino dei fiori segreti”, Premio Selezione Bancarella 2017.

Source: libro inviato dall’editore al recensore. Ringraziamo Giulia dell’ Ufficio Stampa Garzanti.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

:: Bello, elegante e con la fede al dito di Andrea Vitali (Garzanti 2017) a cura di Valeria Gatti

28 novembre 2017

andrea vitali“ Se si girava a guardare com’erano andate le cose, la risposta era già pronta. Ma valeva la pena guardarsi indietro quando la vita scorreva in avanti ?”

Quel mese di Ottobre, lo ricordo ancora. Era il solito mese transitorio, quando l’estate è ormai un lontano ricordo, l’inverno non è ancora realtà e si vive di attesa. La notizia si sparse per le anguste vie del corso con una velocità disarmante. La Libreria del Corso stava per chiudere. Per i varesini, La Libreria, era un vero e proprio punto di riferimento. Non si trattava solo di libri, era molto di più. Ci si trovava lì, in quelle sale illuminate dal legno e dai sorrisi dei librai, anche solo per respirare cinque minuti di magia. Ci si avvicinava alle vetrine di proposito, con l’intento di leggerle, quelle vetrine. Perché i librai, su quella superficie gelida, ci scrivevano le frasi più belle, i pensieri più profondi, tratti dal libro del momento, e non solo. La crisi, si diceva, eliminava il superfluo, senza sconti. Venne il giorno della chiusura, e quel sabato, tutta la città, in ordinata processione, si strinse in un lungo e interminabile messaggio di commiato. Alla maniera dei librai, i pennarelli colorarono cartelloni enormi che restarono appesi per mesi. Inutile ammetterlo, l’amarezza si addentrò tra i palazzi storici, rendendo la città un po’ più triste.
Chissà qualcuno sosterrà che la fortuna non esiste e che il lieto fine è destinato agli illusi, ma io sono convinta che la magia dei libri esiste davvero e che l’impegno e il dovere aggiungono il tassello finale alle storie di vita.
La Libreria è rinata. Un nuovo nome, Ubik, uno spazio espositivo minimal, sempre nel cuore della piccola città chiusa tra il lago e la montagna. Ma, ciò che conta davvero e l’aria di pace e armonia, che è rimasta la stessa.
Ed è qui, tra le pareti bianche come la neve, nel salone dell’ultimo piano, che i librai organizzano gli incontri letterari. Qui, in questo salotto ricco di opere d’arte delicate come un raggio di luce d’inverno, Andrea Vitali ha presentato il suo ultimo romanzo, “Bello, elegante e con la fede al dito” edito da Garzanti.
L’autore arriva in perfetto orario, nella sala già gremita di lettori curiosi e l’allegro vociare si spegne all’istante. Il suo abbigliamento mi colpisce subito. Indossa abiti casual, e questo denota una sicurezza eccellente. Siamo tra amici, non servono inutili cerimonie. Sorride spesso, di un sorriso autentico, mai di circostanza. Altro punto a suo favore. Lo ammetto, mi piace. Sorrido anche io e mi godo la presentazione.
Ci si addentra nella trama che gran parte della platea già conosce. Siamo a Bellano, un affascinante paese lacustre dove Adalberto Casteggi, milanese, bello ed elegante oculista, vi si trasferisce per lavoro. Accetta l’incarico di sostituire un caro amico di famiglia presso l’ambulatorio del paese, certo che l’armonia e la pace del luogo faranno da sfondo a quella nuova, e qualche volta sognata, avventura. L’incontro con Rosa Pescegalli è la svolta, quella che il dottore ha sempre evitato.
Ascoltare Andrea Vitali raccontare di sé, delle sue ispirazioni, della spontaneità che prova ponendo l’articolo davanti al nome di battesimo, della ricerca mai banale dei nomi e cognomi che arricchiscono le sue storie hanno reso l’incontro un momento delicato, raffinato e ironico. Si ricorda spesso Piero Chiara, a cui la città è molto legata, e Vitali lo definisce più volte suo maestro. Lo si comprende per molte analogie: lo stile narrativo che rende anche una semplice novella una storia ricca e affascinante, e poi lo sfondo lacustre che riempie lo scenario arricchendo di dolce malinconia le vicende dei personaggi.
E, infine, non per ordine di importanza, i sentimenti che altro non sono che il perno su cui poggia la trama. L’amore e il tradimento, la rabbia e la rassegnazione, i sogni e la speranza. Il passato, il presente e il futuro, tutto quello che noi chiamiamo vita, insomma.
Un paio d’ore di cultura intelligente e armoniosa, sorrisi semplici e un libro eccellente, leggero ma profondo. Cosa si potrebbe chiedere di più?

Andrea Vitali è nato a Bellano, sul lago di Como, nel 1956. Medico di professione, ha coltivato da sempre la passione per la scrittura esordendo nel 1989 con il romanzo Il procuratore, che si è aggiudicato l’anno seguente il premio Montblanc per il romanzo giovane. Nel 1996 ha vinto il premio letterario Piero Chiara con L’ombra di Marinetti. Approdato alla Garzanti nel 2003 con Una finestra vistalago (premio Grinzane Cavour 2004, sezione narrativa, e premio Bruno Gioffrè 2004), ha continuato a riscuotere ampio consenso di pubblico e di critica con i romanzi che si sono succeduti, costantemente presenti nelle classifiche dei libri più venduti, ottenendo, tra gli altri, il premio Bancarella nel 2006 (La figlia del podestà), il premio Ernest Hemingway nel 2008 (La modista), il premio Procida Isola di Arturo Elsa Morante, il premio Campiello sezione giuria dei letterati nel 2009, quando è stato anche finalista del premio Strega (Almeno il cappello), il premio internazionale di letteratura Alda Merini, premio dei lettori, nel 2011 (Olive comprese). Nel 2008 gli è stato conferito il premio letterario Boccaccio per l’opera omnia e nel 2015 il premio De Sica. Il suo sito è: http://www.andreavitali.info

Source: libro inviato dall’editore al recensore. Ringraziamo Giulia dell’ Ufficio Stampa Garzanti.

:: Lo strano viaggio di un oggetto smarrito, Salvatore Basile (Garzanti, 2016) a cura di Valeria Gatti

30 Maggio 2016
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In Italia si legge poco. La statistica pubblicata a gennaio da ISTAT rileva che  “I “lettori forti”, cioè le persone che leggono in media almeno un libro al mese, sono il 13,7% dei lettori (14,3% nel 2014) mentre quasi un lettore su due (45,5%) si conferma “lettore debole”, avendo letto non più di tre libri in un anno“.
I motivi di questa emorragia culturale non sono certo di facile analisi e impongono molte domande, soprattutto a noi, popolo dei “forti lettori”. Potrebbe trattarsi di un problema di base che identifica la lettura come un noioso obbligo scolastico? O, invece, potrebbe essere un motivo economico dietro al quale si nasconde il solito luogo comune che i libri costano e in tempi di crisi bisogna “tagliare” le spese? Illogico mi viene spontaneo dire. Esistono le biblioteche, mondi fantastici di scambi culturali, completamente gratuiti. Oppure la causa potrebbe essere questa società malata che ci obbliga ad agire, correre, ammazzare qualsiasi possibilità di riflessione? E se invece si trattasse di paura? Di quel malessere che ci impedisce di guardarci dentro e di accettare ciò che la vita ci ha dato e ciò che ci ha tolto? “La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto” citava Einstein. Un grande insegnamento, sempre attuale, mai così vivo.
Il tentativo di riportare il giusto livello di attenzione sul mondo della carta stampata, e su tutto ciò che esso rappresenta, è una sfida continua e ardua per gli autori e gli editori di tutto il mondo e non siamo sicuramente nella sede opportuna per valutare le possibili soluzioni. Sfida ardua, appunto, non impossibile.
Perché ci sono parole che sanno risvegliare qualsiasi sonno e ci sono pensieri che sanno toccare quei sentimenti reconditi che tutti noi custodiamo. Perché se è vero che siamo programmati al successo, è anche vero che abbiamo bisogno di sognare.
Provo a spigarvi meglio questo mio ultimo pensiero.
Se invece pianti l’unghia su un tronco antico non resta alcun segno apparente. E hai l’impressione di non averlo neanche scalfito, quel tronco, perché continui a vederlo forte e robusto. Intatto. Ma non è così … quell’unghia lascia comunque una ferita. È una ferita che all’esterno non si vede … ma fa invecchiare prima del tempo le radici …
Oppure:
Ricordarsi che la vita è bella. Una promessa infantile, all’apparenza. Ma forse la più terribile e impegnativa delle promesse. Perché poi è la vita a ricordarti, giorno dopo giorno, quanto riesce a essere dura, difficile, imprevedibile. A volte spietata. Ma Elena voleva amarla ugualmente …
E, ancora:
La vita non finisce mai di regalarci qualcosa …. A volte ci ha portato tanti dolori di cui avremmo volentieri fatto a meno. Altre volte ci ha fatto assaporare gioie immense e momenti di felicità …
Oltre a :
Metro dopo metro, procedeva all’interno di una sconfitta che sentiva di meritare fino in fondo, come se fosse nato per subirla, come se il suo unico compito, nel corso della vita, fosse stato prepararsi al peggio e affrontarlo giorno dopo giorno, senza un’alternativa …
Potrei continuare ma mi impongo di non farlo.
Perché se lo facessi, storpierei la magia che si nasconde tra le pagine di quest’autentica favola moderna che è “ Lo strano viaggio di un oggetto smarrito” il primo romanzo di Salvatore Basile, edito da Garzanti.
Un storia commovente e sincera quella di Michele, un ragazzo smarrito che dopo anni di obbligata solitudine si trova a compiere un viaggio tanto inaspettato quanto doloroso alla ricerca della mamma “perduta”, la stessa donna che lo ha abbandonato in tenera età. Un viaggio simbolico alla scoperta del suo io più vero, quello più complesso, quello più dolce, quello più pericoloso. Un viaggio a bordo di quel treno che, per lui che ha ereditato il lavoro di capostazione dal padre, è una seconda casa, sicura e affidabile. Un viaggio verso Elena, una giovane donna che come lui, deve fare i conti con la sofferenza e la realtà ma che porta con sé un bagaglio colmo di riscatto verso la vita.
Un scrittura raffinata quella di Basile, scrittore all’esordio ma non uno sconosciuto nell’ambito culturale (sue molte sceneggiature di Film e serie TV di successo). Le parole ricercate ma semplici, i dialoghi precisi e lineari, la narrazione leggera e sincera, un ritmo delicato e riflessivo fanno de “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito” un piccolo grande capolavoro, uno di quei romanzi che vuoi tenere sul comodino, per poterne leggere qualche stralcio qua e là quando più ne hai voglia, quando ne hai più bisogno.
Termino con nota strettamente personale. Ho letto una recente intervista rilasciata dallo scrittore durante la quale ha dichiarato che il libro è nato dopo nove mesi di lavoro. Un parto, insomma. Ho trovato questa dichiarazione simpatica e molto significativa. Perché per uno scrittore, un libro è come un figlio, unico e irripetibile. Ma non per questo ci si deve fermare. Quando i “figli” vengono bene, è opportuno continuare a “procreare”. È un dovere, un regalo per tutta l’umanità.

Salvatore Basile è nato a Napoli e vive a Roma, dove fa lo sceneggiatore e regista. Ha scritto e ideato molte fiction di successo. Dal 2005 insegna scrittura per la fiction e il cinema presso l’Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica di Milano.

Source: libro inviato dall’editore al recensore, ringraziamo Martina dell’Ufficio Stampa Garzanti.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

:: Straluna, Giuseppe Pompameo (Scrittura & Scritture, 2016) a cura di Valeria Gatti

29 febbraio 2016
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“ A Nuvàl, dove tutto, finora, è stato perfettamente plausibile, una fobia incontrollabile, sconosciuta fino a qualche giorno fa, adesso semina il terrore. La peggiore delle fobie, la realtà, invadente, che in un attimo può aprire una crepa nella vita di ognuno, fino a sconvolgerla. “E se capitasse, prima o dopo, anche a uno di noi ?”. Nessuno aveva il coraggio di darsi una risposta.”

La piccola comunità di Nuvàl è un luogo speciale. Lì, infatti, sembra che la realtà abbia un senso meno tragico di quanto ne abbia in altri luoghi. Lì, in quella landa lontana da tutto, una serie di personaggi vive la leggerezza di un esistenza senza troppe fatiche, appagati dalla semplicità e dalla voglia di stare insieme. Una cittadina fondata sul principio che la solitudine, se fruttata al meglio, può essere un regalo, che si può, e si deve, abbandonare un’esistenza triste al fine di cambiare il corso della propria vita. Un principio egregio, un atto dovuto, un simbolo di libertà. Tutto perfetto, insomma. Se non fosse che la realtà non è una pagina che si possa cancellare con un semplice colpo di spugna. Se non fosse che, qualche volta, è più semplice costruirsi un’ immagine del proprio passato lontana da quello che è stato davvero, forse per difesa, forse per comodità. Se non fosse che la vita, ogni tanto, si prende gioco di noi, fregandoci con le nostre stesse mani.
Giuseppe Pompameo nel suo ultimo lavoro “Straluna”, pubblicato da Scrittura & Scritture, da voce a un ironico e pungente narratore che racconta le vicende di Octavio Serna, unico postino di Nuvàl e dei suoi amici concittadini. Un fiume di storie, tra passato e presente, tra realtà e fantasia.
Un romanzo breve (sono solo 122 pagine) ma non per questo povero di concetti e messaggi. La solitudine, appunto, il desiderio umano di ricominciare daccapo, la volontà di stravolgere il passato, la paura di affrontare il futuro.
Un scrittura ricercata e creativa accompagnata da un ritmo incalzante fanno di “Straluna” un romanzo affascinante e simbolico.

Giuseppe Pompameo è consulente editoriale e docente di scrittura creativa.
Insieme allo scrittore Maurizio de Giovanni, tiene un corso di scrittura presso l’Istituto Pontano di Napoli.
Ha pubblicato due raccolte di racconti, Le strane abitudini del caso (2011) e E per dolce mangia un cuore (2012), entrambi editi da Scrittura & Scritture.
Un suo racconto compare nel volume Scrittori per Eduardo (ESI, 2014) accanto a nomi di calibro come Maurizio de Giovanni, Silvio Perrella, Antonella del Giudice, Giuseppe Montesano.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Vincenza dell’Ufficio Stampa Scrittura & Scritture.

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:: Benzine, Gino Pitaro (Ensemble, 2015) a cura di Valeria Gatti

13 dicembre 2015
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“ … c’è una teoria che dice che anche i più piccoli avvenimenti possano insegnarci qualcosa … magari ciò che ci riesce nella vita, anche le cose più piccole, hanno un senso nella nostra esistenza, se le sappiamo leggere senza superstizioni …”

Nel lontano 1929, pochi anni prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale, a Sacile, ridente cittadina friulana incorniciata dalle acque del Livenza e divenuta Città decorata al Valor Militare per la Guerra di Liberazione per la sua fervida attività partigiana durante il conflitto bellico, Pier Paolo Pasolini non superò la prova di italiano necessaria per accedere al ginnasio. Chissà cosa pensò il giovane Pasolini vedendo in rosso, probabilmente, il suo nome nella tabella esposta sul vetro della scuola. Forse si sentì inadeguato al ruolo che egli voleva ricoprire, forse provò rabbia e dentro di lui nacque un sentimento di profonda ingiustizia verso chi non riconosceva il suo talento. Sicuramente non si fece abbattere da quell’ostacolo perché si presentò per l’esame una seconda volta e lo superò. Il resto divenne storia e lui e le sue opere, amate e odiate, osannate e condannate, formarono parte della nostra cultura.
E, il Pasolini della periferia di Roma, lui che si accontentava della sua passione, che sospettava dei neonati borghesi del dopoguerra, gli stessi perbenisti che puntavano il dito su lui e sulle sue opere, per molti aspetti, si incarna delicatamente in Luigi, il protagonista del nuovo romanzo di Gino Pitaro “Benzine” pubblicato dalla Edizione Ensemble.
Luigi è un ragazzo come tanti. Uno di quelli che non può contare sul conto in banca dei genitori per ottenere il dottorato. Uno di quelli si butta nella giungla dei precari con l’innocenza di un bambino. Uno che non si spaventa di fronte alla dura ed estenuante vita del pendolare che non sa quando partirà né tantomeno se e quando arriverà a destinazione. Uno che non smette di sognare e che, nonostante tutto, ha la capacità di accettare il suo non perfetto presente col sorriso.
Lo sfondo narrativo è quello della periferia romana moderna con i suoi palazzi fatiscenti in cui vige il divieto assoluto alla debolezza, nella quale anche il degrado diventa una solida abitudine, il tutto condito da una spiccata ironia che si respira nelle avventure del protagonista, nei brevi dialoghi e nei lunghi confronti che Luigi ha con gli amici che crede intimi e fidati, negli scambi di messaggi di circostanza tra lui e gli sconosciuti invisibili che appaiono sulla sua strada.
Un romanzo scritto da una penna calda, ironica, leggera e precisa che oltre ad aprirci le porte della Roma di periferia con i suoi tanti contrasti attraverso la voce di Luigi, offre numerosi spunti per osservare meglio la nostra società.
Un viaggio lungo attraverso il mondo dell’istruzione, nel quale è sempre più complesso dimostrare le proprie capacità:

… senta, tra noi assistenti se ci conosciamo ci vogliamo mangiare vivi, se non ci conosciamo ci ignoriamo … stiamo preparando un concorso, seguire voi che avete già il fiato sul collo su di noi e che anzi ci sopravanzate è un peso … non so se mi spiego …”

Una ricca e a tratti divertente analisi della vita lavorativa, precaria e logorante:

“ … la parola che apre le porte del primo articolo della Costituzione è CALL CENTER… una volta ho saputo di uno che offriva chiarimenti in merito alla Costituzione. Il top credo sia rispondere per venti centesimi a chiamata (lordi) a una persona che ti chieda delucidazioni riguardo all’articolo primo …”

E sotto la crosta delle vicende quotidiane, si celano altri importanti messaggi, diretti e sempre attuali, come quello dell’integrazione culturale e razziale : “… non sappiamo se la nostra bandiera sia verde, bianca e rossa o blu, gialla e rossa …”, dell’amicizia che tradisce i sentimenti “ … cosa sappiamo in effetti della vita degli altri? …” dell’amore che nasce inaspettatamente “ … a proposito, adesso facciamo coppia …”.
La scelta stilistica di affidare il compito della narrazione al protagonista rende “Benzine” una sorta di diario speciale nel quale le riflessioni vengono trattate con impegno e semplicità e nel quale ogni pagina nasconde una semplice e grande verità.

Gino Pitaro nasce a Vibo Valentia il 7 luglio 1970. Nel suo percorso svolgevarie attività, tra cui quella di redattore e articolista freelance e di documentarista indipendente. Nel 2011 esce il suo I giorni dei giovani leoni (Arduino Sacco Editore), che ottiene buoni riscontri di critica e diviene una delle opere underground più lette nel 2012. Babelfish, racconti dall’Era dell’Acquario è il secondo libro, con il quale vince il Premio Letterario Nazionale di Calabria e Basilicata III ediz. (sez. narrativa edita), il premio speciale antologia al Concorso Letterario Caterina Martinelli II ediz., il premio giuria al Concorso Letterario Città di Parole III ediz. – patrocinato dalla Città di Firenze, dall’AICS (sezione cultura) e dall’Associazione Artecinema Rive Gauche -, il riconoscimento Libri di Morfeo, 4° posto (Città di Siracusa). Babelfish inoltre è stato segnalato al concorso Percorsi Letterari dalle Cinque Terre al Golfo dei Poeti I ediz. Benzine è il nuovo romanzo.

Source: omaggio dell’autore.

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:: La passeggera, Daniela Frascati (Scrittura & Scritture, 2015) a cura di Valeria Gatti

30 novembre 2015
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… ma tu mi hai lasciata da sola nella dimensione avvelenata di Aquilina. Io ne ho paura e, al tempo stesso, provo pena. Il mondo mostruoso che l’accompagna è incarnato nel dolore. Lei calamita il male e ne diventa contenitore. Quel male sono le ombre che la custodiscono e l’accarezzano quando è sola. Le stesse che mi perseguitano nel sonno e mi si avventano addosso quando non me l’aspetto. Che abitano, ormai, ogni spazio di questa nave maledetta …

Nel 1997 nelle sale cinematografiche italiane approdò un film destinato a divenire un cult, uno di quelle storie che difficilmente si possono scordare. Gli americani, che in fatto di trasposizioni cinematografiche la sanno lunga, scelsero un evento catastrofico, un fatto tragico realmente accaduto e, aiutati dagli effetti speciali, crearono una scenografica maestosa e unica. Per non farsi mancare proprio niente, affidarono la storia d’amore che tiene le fila di tutto il film a due giovani bellissimi: Leonardo Di Caprio e Kate Winslet, le cui emozionati vicende vennero accompagnate da una colonna sonora d’eccezione. Gli ingredienti dosati in giuste parti fecero del “Titanic” un vero e proprio colossal. Gli spettatori vennero invitati nelle sale luminose e nei corridoi stretti del transatlantico più bello del mondo, il più perfetto, il più elegante, il più sicuro di tutti i mari. E noi, come davanti a una dolce torta prima di una medicina amara, sperammo di dimenticare il triste epilogo del vero “Titanic”.
Anche “La Passeggera”, ultimo lavoro di Daniela Frascati, pubblicato dall’eclettica “Scrittura & Scritture” è ambientato interamente a bordo di un transatlantico, chiamato “Il Paradiso”, salpato dall’Europa e diretto in America. Siamo nel 1914, a qualche anno della tragedia del “Titanic”, e anche in questo caso sulla nave ci sono più classi per accogliere i passeggeri. Qui abbiamo la prima, quella di lusso, nella quale viaggiano ricchi aristocratici in cerca di nuovi stimolanti affari nel Nuovo Mondo, la seconda, composta da famiglie di borghesi, e la terza, l’ultima, in tutti i sensi. Ed è proprio qui, in questa terra di dimenticati, tra coloro che altro patrimonio non hanno se non una valigia piena sogni, che si nasconde Aquilina. Una bimba che, a causa del suo aspetto misterioso e lugubre, viene da subito accusata di essere mandante di cattivi presagi. A causa sua la nave si trova imbrattata di piume di uccelli neri come la pece che sembrano volteggiare senza alcun ritegno tra i passeggeri. Nella terza classe, inoltre, viene ritrovato cadavere un uomo della seconda e, a pochi giorni dalla partenza, nasce una strana epidemia mortale che si espande rapida e inesorabile. Questa terribile malattia diventa ragione di vita per il medico di bordo, il Dottor Ferrer che mai prima di quella traversata si è trovato a dover affrontare tanta impotenza di fronte alla scia di morte che il terribile virus miete. A lui si affianca il personale di bordo, Novilia la cameriera alla quale viene affidata Aquilina, Lorena, l’infermiera che non teme di ammalarsi, e naturalmente, il capitano della nave, Ippolito Zocalo che ha fatto de “Il Paradiso” la sua casa e, che per mantenere il decoro e il pregio che ha raggiunto, è disposto a mettere a tacere qualsiasi moralità, qualsiasi forma di misericordia e comprensione. Poi c’è Marie Verdier, borghese bella e misteriosa che è consapevole del fascino che esercita sugli uomini e che fa perdere la testa al capitano.
Un narratore calmo e distaccato da voce a tutti i principali personaggi ai quali è affidato il delicato ruolo di vivere la disperazione che aleggia come un vento malefico in ogni settore della nave. Descrizioni efficaci e perfette mettono in luce gli ambienti, le ombre e le paure dei personaggi evidenziando come l’emisfero del male porti ciascuno di loro verso una personale difesa da esso. Al male, come sempre accade, è affiancato il bene, la solidarietà, l’amicizia e il dovere verso il prossimo.
Un romanzo ricco di significati profondi che si celano dietro le vicende estreme e straordinarie dei personaggi e che termina con un finale forte e pregno di emozione.

Daniela Frascati, toscana di nascita, vive a Roma. È impegnata da anni nelle politiche della differenza di genere e nel sociale, anche come organizzatrice di eventi culturali. Collabora con vari giornali territoriali e ha ideato e condotto per Radio Città Futura una trasmissione dal titolo “Il Pane e le Rose”. Tra il 2005 e il 2012 ha pubblicato alcuni racconti in diverse antologie, accanto a nomi di calibro tra cui Camilleri, Carlotto, De Luca, Macchiavelli, Guccini, Morozzi, Marcialis. È del 2011, invece, il suo romanzo Nuda vita.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Vincenza dell’Ufficio Stampa Scrittura & Scritture.

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