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:: L’orologiaio di Brest di Maurizio de Giovanni (Feltrinelli 2025) a cura di Giulietta Iannone

22 ottobre 2025

Liberamente ispirato a fatti di cronaca realmente accaduti, ma rielaborati in chiave narrativa, L’orologiaio di Brest di Maurizio de Giovanni, edito da Feltrinelli nella collana I Narratori di Noir, è un noir atipico nel panorama letterario italiano, che unisce impegno civile, senso della storia, attenzione ai legami familiari ed esistenziali, e un’analisi accurata, seppure filtrata dal genere, degli anni di Piombo. Periodo storico quasi epurato dal dibattito civile italiano, non solo letterario.

Ancora si fatica a fare pace con un periodo drammatico della storia italiana, in cui la strategia della tensione, le stragi, gli attentati, le verità sepolte, la lotta armata di gruppi terroristici paramilitari imperversavano contro le istituzioni. Motivazioni sociali, ideologiche, politiche erano alla base di questi movimenti, con derivazioni più o meno opache tra servizi deviati e organizzazioni segrete parallele se non antagoniste dello Stato.

Fu una guerra civile, con vittime e carnefici, in cui spesso si era entrambi, e i meri esecutori non erano altro che pedine di mandanti che operavano nell’ombra.

De Giovanni, non senza coraggio, abbandona i canoni classici della sua narrativa, i suoi personaggi seriali tanto amati dal pubblico dei suoi lettori, per attingere a questo materiale incandescente e scrivere un romanzo ibrido tra cronaca e realtà.

L’orologiaio di Brest è un romanzo nuovo, con altri personaggi e altre motivazioni che esulano dal solo intrattenimento. Ricollegandosi alla narrativa civile di autori come Moravia e Pasolini, naturalmente con un altro stile e altre peculiarità, vuole fare riflettere, dare consapevolezza ai suoi lettori e portare all’attenzione dell’opinione pubblica temi come dicevo prima quasi rimossi.

Certo resta un romanzo, non certo un saggio sugli anni di Piombo, ma alcune dinamiche sono analizzate da de Giovanni con grande attenzione e rispetto sia per le vittime, sia per i colpevoli a loro volta vittime. Facendo sì che il romanzo per forza e intento si avvicini ai grandi romanzi di denuncia.

Memoria, perdono, senso di colpa, coraggio si intrecciano evidenziando che ci furono anche colpe precise, responsabilità, personaggi oscuri sorretti solo dall’ambizione o dalla sete di denaro che poco aveva a che fare con le ideologie, e tema controverso, che susciterà anche qualche polemica, presenti anche nelle insospettabili alte sfere ecclesiastiche.

Sto cercando di parlarvi del libro senza spoilerare troppo della trama, perché resta un’indagine, semi ufficiale portata avanti da una giornalista coraggiosa, Vera Coen, il personaggio più riuscito del romanzo, a segnalare quanto de Giovanni dia risalto e importanza ai personaggi femminili, il commissario in pensione Bruno Terenzi, e il professore universitario e ricercatore Andrea Malchiodi. L’indagine verte su un attentato avvenuto negli anni ’80 in cui persero la vita un magistrato e un poliziotto, padre di Vera. Chi furono gli esecutori, chi furono i mandanti, perché nessun gruppo eversivo rivendicò l’attentato? Sono tanti gli interrogativi che si pongono sul loro cammino.

Lo stile è scarno, quasi giornalistico, quanto più c’è di antipoetico, che ben si adatta a una storia tesa, cupa, dolorosa in cui è centrale il tema della memoria privata correlata a quella storica del paese. De Giovanni osa, arriva a fare provare compassione e pietà per il colpevole, perlomeno l’esecutore, descrivendoci anche la sua dimensione intima, la sua capacità di amare o credere negli ideali. Non c’è redenzione invece per i mandanti, spietati, occulti, ombre della storia senza coscienza. Passato e presente si alternano in capitoli senza datazione quindi ci vuole un po’ di pazienza e attenzione per seguire le fila della storia.

Con L’orologiaio di Brest, Maurizio de Giovanni firma un noir civile, asciutto, profondamente contemporaneo, dove i contorni della finzione letteraria si sovrappongono alle ombre della nostra storia recente.

Chi ha amato de Giovanni per la sua sensibilità e la profondità dei suoi personaggi ritroverà anche qui quelle qualità, ma declinate in modo diverso, più ruvido, più politico, più urgente.

“Era l’epoca delle stragi, della lotta armata, della politica sommersa. Un pm e un poliziotto, due caduti tra i tanti. Vittime di guerra, in un certo senso.”

L’orologiaio di Brest non è dunque solo un noir. È un romanzo sulla verità, e su quanto costi cercarla. Un libro che ci interroga, ci mette di fronte alle rimozioni collettive, e ci chiede di ricordare. Anche quando fa male.

Il titolo, simbolico e pregnante, richiama la figura di un artigiano nascosto dietro le quinte della storia, che costruisce meccanismi di morte con la stessa cura con cui si compone un carillon.

Maurizio de Giovanni è uno scrittore, sceneggiatore e drammaturgo italiano. È celebre soprattutto per il personaggio del Commissario Ricciardi, per i bastardi di Pizzofalcone, e per Mina Settembre, protagonisti di molte sue opere da cui sono state tratte serie televisive di successo.

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:: Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni (Einaudi, 2024) a cura di Valerio Calzolaio

27 dicembre 2024

Fortino (Cilento) e Napoli. Luglio 1940. Ricordi di bimba. Intanto, il vedovo Luigi Alfredo Ricciardi si siede davanti alla tomba di Enrica; da tre mesi, grazie anche al mausoleo di famiglia dei baroni di Malomonte in quel tranquillo cimitero, ha convinto i suoceri Giulio e Maria a trasferirsi nell’antico castello del paese del basso Cilento, insieme alla nipote, sua figlia Marta (nata mentre la mamma moriva nel parto), e alla governante tuttofare Nelide, capace così di occuparsi dei possedimenti con maggior cura; lui vi era nato e cresciuto fino ai 15 anni, andato via ancora adolescente, per studiare, poi l’università e il lavoro di polizia, non era più tornato; la metropoli urlante e colorata gli mancava, come i pochi cari amici; tuttavia sa che il Fatto della propria vita era iniziato lì e non può rinviare più il ritorno alla radice del suo dolore. Marta riempie la vita di tutti, ha occhi neri e vivaci come la mamma, entusiasmo e sensibilità; frequenta l’anziana Filomena, zia di Nelide, apparentemente muta e sorda, sotto un grande ulivo della collinetta e forse presto la maestra Giovanna che potrebbe ovviare bene all’assenza della scuola; sta per compiere 6 anni, il 7 luglio. Nel frattempo, l’enorme gioviale irascibile 61enne brigadiere Maione continua a indagare nei vicoli dei Quartieri Spagnoli e il medico pensionato Bruno Modo continua a frequentare un ristretto gruppo antifascista di Napoli, progettando un attentato contro un pezzo grosso nazista tedesco, di passaggio al porto. Dopo sei necessitati anni in Argentina, la splendida cantante di successo 41enne Laura Lobianco ha ormai deciso di rientrare in Italia, riprendere anche l’originario nome di Livia Lucani Vezzi, visitare l’originaria Jesi; il grasso musicista Diego la introduce a una canzone proprio sul ritorno, che non hanno nel repertorio, troppo maschile, Volver. Maione viene a conoscenza dell’attentato e intende salvare gli amici; Ricciardi si concentra su un vecchio caso di omicidio a Fortino, intuisce che lo riguarda personalmente.

Il grande scrittore italiano Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) va ormai considerato un Maestro, non solo del suo genere (ai confini di tanti altri). La sua prima e più amata serie giunge il quindicesimo romanzo, un capolavoro a puntate, sempre grande qualità, picchi talora. Per lui si va nelle autentiche dolenti esistenze emozionali. Dopo gli esordi con le quattro stagioni del 1931, il seguito delle feste del 1932, le svolte matrimoniale del maggio 1933 e genitoriale dell’estate 1934, aveva dovuto abbandonare alla sua sorte l’amatissimo “diverso” commissario (dodicesima avventura), poi ritrovato ad aprile 1939 (tredicesima avventura) e a Natale dello stesso anno (quattordicesima), sempre a Napoli. Qui abbiamo due profili spaziali (Fortino, ove Ricciardi si è dovuto trasferire causa regime dittatoriale e leggi razziste, e Napoli) e due profili temporali (l’estate turbolenta di parenti e affetti, a lui contemporanea, e il caso del suo passato locale, un fatto di sangue del febbraio 1906). La trama si compone anche di ingegnose vicende più o meno criminali su cui indagare e da risolvere, con acume e fantasia. Tutto intorno prendono spazio e tempo (come nelle serie tv) le vicende parallele noir e sentimentali dei tanti coprotagonisti, questa volta imperniate sul ritorno geografico, affettivo e sociale, nell’eterna indagine su noi stessi e qui sui misfatti causati in larga parte dall’orrido regime fascista. Non mancano Bambinella, il viso equino pesantemente truccato sotto il cappellino vezzoso e la veletta, la persona più attendibile in città per quanto concerne le informazioni riservate; la contessa Bianca Borgati di Zisa che rimpiange Marta, si preoccupa per Modo e compirà anche lei gli anni il 7 luglio; il bell’ambulante fruttivendolo Tanino ‘o Sarracino, in trasferta perché innamorato della mitica brutta Nelide (che risponde a monosillabi e oscuri proverbi nel suo dialetto); vari interessanti personaggi cilentani, antichi e moderni. La narrazione è, come sempre, in terza varia (con incursioni in prima e in corsivo su Filomena, in terza su alcuni incontri d’epoca utili a comprendere il contesto storico sociale). Il titolo si riferisce a Volver,un’altra canzone del 1934, ancora testo di Alfredo Le Pera, musica di Carlos Gardel. In copertina la bimba e l’anziana a “colloquio” sotto l’ulivo. Vino, rosolio e surrogato (niente caffè). Altro che letteratura minore di genere!

Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d’inverno, Il purgatorio dell’angelo, Il pianto dell’alba, Caminito, Soledad e Volver (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero). Dopo Il metodo del Coccodrillo (Mondadori 2012; Einaudi Stile Libero 2016; Premio Scerbanenco), con I Bastardi di Pizzofalcone (2013) ha dato inizio a un nuovo ciclo contemporaneo (sempre pubblicato da Einaudi Stile Libero e diventato una serie Tv per Rai 1), continuato con Buio, Gelo, Cuccioli, Pane, Souvenir, Vuoto, Nozze, Fiori, Angeli e Pioggia, che segue le vicende di una squadra investigativa partenopea. Ha partecipato, con Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva e Carlo Lucarelli, all’antologia Giochi criminali (2014). Per Rizzoli sono usciti Il resto della settimana (2015), I Guardiani (2017), Sara al tramonto (2018), Le parole di Sara (2019) e Una lettera per Sara (2020); per Sellerio, Dodici rose a Settembre (2019); per Solferino, Il concerto dei destini fragili (2020). Con Cristina Cassar Scalia e Giancarlo De Cataldo ha scritto il romanzo a sei mani Tre passi per un delitto (Einaudi Stile Libero 2020). Sempre per Einaudi Stile Libero, ha pubblicato della serie di Mina Settembre Troppo freddo per Settembre (2020) e Una Sirena a Settembe (2021). Molto legato alla squadra di calcio della sua città, di cui è visceralmente tifoso, de Giovanni è anche autore di opere teatrali. Dai suoi romanzi, sempre in vetta alle classifiche, sono state tratte fortunate fiction televisive. È tradotto in tutto il mondo.

:: Soledad. Un dicembre del commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni (Einaudi 2023) a cura di Valerio Calzolaio

5 gennaio 2024

Sempre Napoli e, ogni tanto, ancora Buenos Aires, significativamente. Dicembre 1939. L’abitudinario commissario Luigi Alfredo Ricciardi di Malomonte occhi verdi, basette grigie, rughe incipienti, sa che ormai il nuovo edificio della questura è quasi completato, presto dovranno trasferire gli uffici. Ripensa ai luoghi cari e agli effetti intensi come la figlia Marta (quasi cinque anni, nata mentre la mamma moriva nel parto), alla carissima affiatatissima moglie morta e ai pochi veri amici, a una canzone commovente e pure alla 40enne Livia (che sempre lo ha amato, affiatata ma non ricambiata). Dall’altra parte del mondo, lei ora si chiama Laura Lobianco, le stesse iniziali rispetto a quelle dell’esistenza di cui ha nostalgia; fa soddisfacente sesso con il ricco magnifico innamorato 32enne Facundo Rubia; canta ammaliando nei caffè; studia un pezzo struggente e continua a pensare di tornare in patria, nonostante tutti i pericoli. Il 60enne brigadiere Maione, un metro e novanta per centotrenta chili, avvisa Ricciardi che è stato ritrovato un cadavere in via del Grande Archivio. All’interno dell’abitazione vivevano insieme la 61enne madre invalida Angelina Prudenzi e la bella figlia 32enne Erminia Cascetta, appena uccisa con un oggetto contundente, incinta. Sulla scena del crimine Ricciardi si concentra per abbandonarsi alla dannazione del Fatto (un’eredità genetica, chissà se trasmessa a Marta), che gli fa sentire l’ultima frase pronunciata dai morti sul luogo della dipartita, l’ultimo barlume di una vita spenta: questa volta “Egoista, egoista, lasciami vivere”. La porta era socchiusa e, nella reticenza e con molti dubbi, emergono via via alcuni possibili colpevoli: portinaie e apparenti amiche, un anziano ricco avvocato amante e il nuovo aitante fascista amato. Intorno c’è una grande confusione prebellica e tutti hanno pure altri pesanti pensieri per la testa. Non basterà risolvere il caso per trovare un Natale di pace.

Il grande scrittore italiano Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) aveva chiuso oltre quattro anni fa la sua prima e più amata serie con il dodicesimo romanzo. Dopo gli esordi con le quattro stagioni del 1931, il seguito delle feste del 1932, le svolte matrimoniale del maggio 1933 e genitoriale dell’estate 1934, aveva dovuto abbandonare alla sua sorte l’amatissimo “diverso” commissario. Lo abbiamo poi ritrovato ad aprile 1939 (tredicesima avventura) e ora alla fine dello stesso anno (quattordicesima), romanzi di grande qualità. La trama rimane quella di un ingegnoso delitto che Ricciardi deve risolvere. Tutto intorno prendono spazio e tempo (come nelle serie tv) le vicende parallele noir e sentimentali dei tanti coprotagonisti, questa volta imperniate sulla solitudine, privata e sociale: chi uccide, che probabilmente decide di agire per non restare solo; la splendida e raffinata Livia-Laura, che sopravvive troppo sola in Argentina e sente il richiamo dei legami precedenti in Italia; il buon Maione, che deve gestire da solo il recupero di un figlio sulla cattiva strada; l’attempato amico medico delle autopsie Bruno Modo, che milita nell’antifascismo e sente il fiato sul collo della delazione e delle repressione (l’isola carcere o confino di Ventotene sullo sfondo); la contessa Bianca Borgati di Zisa che contribuisce alla crescita di Marta (amando il padre) finalmente incerta fra il consolidarsi sola o accettare la corte di un nuovo gentile intenso spasimante; la mitica brutta governante Nelide che capisce di dover accompagnare comunque il barone pur se il bell’ambulante fruttivendolo Tanino ‘o Sarracino potrebbe aver sfiorato la sua dura solitaria scorza; addirittura l’isolato questore Angelo Ganzo, che ha la moglie ebrea ormai in pericolo (dopo le leggi razziali del 1938) e cambia atteggiamento verso la famiglia ebrea dell’Enrica di Ricciardi (solitario per definizione). La narrazione è, come sempre, in terza varia (con incursioni in prima su chi uccide e sul potente sincero avvocato). Lo stesso titolo si riferisce alla canzone Soledad (1934, testo di Le Pera, musica di Gardel), l’eterna solitudine che resta in chi vede lasciarsi per sempre. Altro che letteratura minore di genere! Altre belle musiche, d’orchestra e jazz. Champagne al bordello.

Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d’inverno, Il purgatorio dell’angelo, Il pianto dell’alba, Caminito e Soledad (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero). Dopo Il metodo del Coccodrillo (Mondadori 2012; Einaudi Stile Libero 2016; Premio Scerbanenco), con I Bastardi di Pizzofalcone (2013) ha dato inizio a un nuovo ciclo contemporaneo (sempre pubblicato da Einaudi Stile Libero e diventato una serie Tv per Rai 1), continuato con Buio, Gelo, Cuccioli, Pane, Souvenir, Vuoto, Nozze, Fiori, e Angeli, che segue le vicende di una squadra investigativa partenopea. Ha partecipato, con Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva e Carlo Lucarelli, all’antologia Giochi criminali (2014). Per Rizzoli sono usciti Il resto della settimana (2015), I Guardiani (2017), Sara al tramonto (2018), Le parole di Sara (2019) e Una lettera per Sara (2020); per Sellerio, Dodici rose a Settembre (2019); per Solferino, Il concerto dei destini fragili (2020). Con Cristina Cassar Scalia e Giancarlo De Cataldo ha scritto il romanzo a sei mani Tre passi per un delitto (Einaudi Stile Libero 2020). Sempre per Einaudi Stile Libero, ha pubblicato della serie di Mina Settembre Troppo freddo per Settembre (2020) e Una Sirena a Settembe (2021). I libri di Maurizio de Giovanni sono tradotti in tutto il mondo. Molto legato alla squadra di calcio della sua città, di cui è visceralmente tifoso, de Giovanni è anche autore di opere teatrali.

:: Caminito. Un aprile del commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni (Einaudi 2022) a cura di Valerio Calzolaio

21 dicembre 2022

Buenos Aires e, soprattutto, Napoli. Aprile 1939. Nel caffè dell’altra parte del mondo, una bella cantante cerca di interpretare meglio la struggente canzone sulla stradina delle pene d’amore, da cinque anni è fuggita impaurita dall’Italia e ora si chiama Laura Lobianco, le stesse iniziali rispetto a quelle dell’esistenza di cui ha nostalgia. Dietro a un boschetto di questa parte del mondo, il vedovo maestro in pensione Caputo alla ricerca di nespole trova per caso due cadaveri nel giardino nascosto ai percorsi abituali, dietro alle case popolari, sembra quasi che i due giovani stessero facendo l’amore prima di essere malamente uccisi. In questura il quasi 60enne brigadiere Raffaele Maione si confida col commissario Luigi Alfredo Ricciardi di Malomonte, hanno in sospeso soltanto la denuncia della scomparsa del primo ufficiale di una nave genovese. Prima che finisca il turno arriva però la chiamata dal posto di guardia di San Giovanni, hanno trovato i due morti, vanno insieme sulla scena del crimine. Ricciardi si concentra per abbandonarsi alla dannazione che gli fa sentire l’ultima frase pronunciata dai morti sul luogo e capisce che la coppia aveva il matrimonio in vista, si era data un appartato appuntamento e forse lui è proprio il 27enne Parodi che non era rientrato all’imbarcazione alla ritirata del giorno prima. Fra l’altro, arriva il medico Bruno Modo e se ne va sconvolto, forse lo conosceva, coinvolto in qualche attività clandestina. Cominciano a indagare, Parodi faceva il postino dei carcerati a Ventotene, potrebbe essere stato vittima dei fascisti, ordini ufficiali o meno. Però non tutto quadra, faticano a identificare la ragazza. Ed entrambi hanno pure altri pensieri per la testa: Ricciardi continuamente relativi alla figlia Marta, nata cinque anni prima mentre la moglie Enrica moriva nel parto, chissà se ha ereditato i dannati “poteri” del padre; Maione a causa dell’imperioso arrivo di un appariscente riccone che vuole sottrarre la figlia adottata dalla sua famiglia. Le minacce si addensano e complicano.

Il grande scrittore italiano Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) aveva chiuso oltre tre anni fa la sua prima e più amata serie con il dodicesimo romanzo. Dopo gli esordi con le quattro stagioni del 1931, il seguito delle feste del 1932, le svolte matrimoniale del maggio 1933 e genitoriale dell’estate 1934, aveva dovuto abbandonare alla sua sorte l’amatissimo “diverso” commissario. Ricciardi non era più certo di essere pazzo, pur mantenendo una peculiarità al limite del paranormale: nei luoghi che frequenta percepisce ancora tanto dolore, le voci di chi è morto, ascolta chiaramente ultime parole e sentimenti quando si trova sulla scena della dipartita (criminale o meno), chiama questo fenomeno il Fatto (conosciuto solo da Enrica, con la quale aveva condiviso tutto), chissà se Marta seguirà le sue (tristi e devastanti) orme. Qui vorrebbe ormai la “prova”, verificare se l’ha trasmesso, non lo ha capito bene dal colore degli occhi (verdi i suoi, praticamente neri quelli di lei). La bimba è una nuova inedita protagonista (acuta e sensibile, più alta della media, capelli corti, spesso un bel fiocco sulla testa, mani sottili e nervose del padre, volto dolce e tratti regolari simili alla madre); quattro giorni alla settimana va a studiare con l’istitutrice Edna e il figlio Federico dalla contessa Bianca Borgati di Zisa, cara amica di Luigi ed Enrica; frequenta pure spesso i nonni materni (drammaticamente condizionati dalle leggi razziali); la sempre più brutta governante Nelide la segue ovunque. La narrazione è, come sempre, in terza varia (brevemente anche fra i colpevoli). Il titolo garantisce con commozione (sentimentale) e approfondimenti (argentini) il filo lirico comune di Luigi ed Enrica (sulla loro panchina), di Luigi e Marta (verso la casina della musica), di Marta e Federico (come scopriamo alla fine). Con audacia e qualità, De Giovanni riesce in un triplo salto mortale: recuperare l’invocata serie innovandola nelle dinamiche, politiche sociali relazionali. Altro che letteratura minore di genere! Giusto che sia in testa alle classifiche di vendita. Tanti riferimenti all’isola carcere di Ventotene. Vino rosso.

Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d’inverno, Il purgatorio dell’angelo e Il pianto dell’alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero). Dopo Il metodo del Coccodrillo (Mondadori 2012; Einaudi Stile Libero 2016; Premio Scerbanenco), con I Bastardi di Pizzofalcone (2013) ha dato inizio a un nuovo ciclo contemporaneo (sempre pubblicato da Einaudi Stile Libero e diventato una serie Tv per Rai 1), continuato con Buio, Gelo, Cuccioli, Pane, Souvenir, Vuoto, Nozze, Fiori, e Angeli, che segue le vicende di una squadra investigativa partenopea. Ha partecipato, con Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva e Carlo Lucarelli, all’antologia Giochi criminali (2014). Per Rizzoli sono usciti Il resto della settimana (2015), I Guardiani (2017), Sara al tramonto (2018), Le parole di Sara (2019) e Una lettera per Sara (2020); per Sellerio, Dodici rose a Settembre (2019); per Solferino, Il concerto dei destini fragili (2020). Con Cristina Cassar Scalia e Giancarlo De Cataldo ha scritto il romanzo a sei mani Tre passi per un delitto (Einaudi Stile Libero 2020). Sempre per Einaudi Stile Libero, ha pubblicato della serie di Mina Settembre Troppo freddo per Settembre (2020) e Una Sirena a Settembe (2021). I libri di Maurizio de Giovanni sono tradotti in tutto il mondo. Molto legato alla squadra di calcio della sua città, di cui è visceralmente tifoso, de Giovanni è anche autore di opere teatrali.

Source: libro del recensore.

:: Gli scrittori parlano dei loro libri: “Il quinto appuntamento col commissario Ricciardi”- Vipera di Maurizio de Giovanni

20 febbraio 2021

Volevo ricalcare le stagioni attraverso le feste, un altro modo rispetto al primo ciclo di passare un anno con Ricciardi. Toccava alla primavera, che non vedevo dai tempi de “La condanna del sangue”. La primavera che scuote i sensi, la primavera che accelera la circolazione, la primavera che inebria di profumi. La primavera è il terreno di coltura ideale dei sentimenti e delle passioni cieche, la primavera è il momento giusto per l’amore assurdo, per l’amore sbagliato.Toccava alla primavera, che in termini di feste significa la Pasqua. Dalle parti nostre c’è la pastiera, il casatiello, altri profumi e altri sapori. altre storie e favole e leggende. Avevo tanta di quella materia da esserne sopraffatto. Cercai un mondo e un’atmosfera, mi misi a leggere e a studiare. Fui folgorato dal bordello, un universo sociale meraviglioso e terribile, un pianeta da esplorare con curiosità ed emozione. Mi scelsi una vittima, e la volli bellissima e innocente, una Venere dolce incantevole come un dipinto e calda come l’inferno. La vidi morta davanti a me, e mi chiesi chi mai potesse o volesse uccidere una donna di quella bellezza.Man mano che raccontavo, scoprii con raccapriccio per la prima volta, e non l’ultima, che ognuno dei personaggi poteva volerla morta, Vipera. Anche se non aveva fatto male a nessuno, anche se nella vita aveva solo subito, anche se aveva sparso amore e sostegno e affetto a tutti, in ogni istante della sua breve vita.Provai e provo immensa pena per lei, e per la sua storia triste. Ma devo ringraziarla con tutto il cuore, perché fu con questo romanzo che Ricciardi esplose e diventò uno dei personaggi più amati della letteratura nera italiana.”Il quinto appuntamento col commissario Ricciardi,”, per voi. Per me è e sarà sempre “Vipera”, il romanzo che comincia con la domanda delle domande. E dimmi: lo sai. tu, cos’è l’amore?

:: Gli scrittori parlano dei loro libri: Il quarto appuntamento col commissario Ricciardi: Il giorno dei morti di Maurizio de Giovanni

13 febbraio 2021

Avevo quella storia da tempo, da prima de “Il posto di ognuno”. Non me l’ero sentita di scriverla, avevo un sacco di remore personali. Per anni ero stato un papà single, stretto dal terrore che a uno dei miei piccoli succedesse qualcosa e che non me ne accorgessi in tempo, notti insonni e giornate col batticuore, così teneri e indifesi in un mondo terribile. La paura di ogni papà amplificata dall’enorme responsabilità della solitudine. Poi però mi chiamò Einaudi, e quindi quello sarebbe stato l’ultimo romanzo per Fandango, che aveva creduto così tanto in me. Glielo dovevo, l’avevo pensata in quel periodo, non era gusto conservarla per altri. Avrei scritto questa storia come regalo di addio. Cominciai. Avevo paura, dovevo maneggiare il peggior sentimento che esista: avrei dovuto difendermi. Così feci in modo che questo bambino, Tettè, avesse una vita così infame e indegna che la sua morte fosse in realtà una liberazione. La balbuzie, il bullismo dei compagni, i maltrattamenti degli adulti. E poi la pioggia, incessante e fredda, i geloni ai piedi nudi, la fame, i topi e i parassiti. Tutto. Andò bene, fino al capitolo 31 (il numero dell’anno che raccontavo, come un messaggio, come un presagio). Me lo ritrovai che correva, sotto la pioggia, col suo cagnolino, l’unico amico che aveva. Lo sentivo alzare schizzi d’acqua sollevando l’ira dei passanti, aveva fatto tardi, doveva andare dal losco commerciante presso il quale lavorava, un’altra giornata infame di una vita infame. Eppure, in quel preciso momento, mi resi conto che il piccolo Diotallevi Matteo, il mio minuscolo Tettè, era felice. Aggrappato a quella vita triste e dolorosa, difficile e rognosa, ma l’unica che aveva, era felice. Assurdamente, incongruamente felice. Ed era morto. E a ucciderlo ero stato io, che lo avevo fatto nascere. Io. Finire il romanzo fu la fatica più enorme e straziante di tutta la mia esistenza. Quando terminai mi alzai dal computer come se la tastiera fosse rovente, e in qualche modo lo era. Non riuscii a guardare lo schermo per una settimana. Piango ancora per il mio piccolo Tettè. Non riesco nemmeno a chiedergli perdono, per avergli dato e tolto una vita minuscola e fatta di cose brutte, e tuttavia bellissima. Non ho più letto il romanzo, non posso. È imperfetto, ha il fiato spezzato ed è costruito male, e tuttavia ancora c’è chi dice sia il mio migliore. Non lo so. So che non riesco a prenderlo tra le mani, quando me lo portano per una dedica, senza sentire una fitta al cuore.”Il quarto appuntamento col commissario Ricciardi”, per voi. Per me “Il giorno dei morti”, la cosa più terribile che abbia mai scritto. E, come dice Bambinella, un fiore sulla bara di Tettè da parte di chi lo ha generato e ucciso.

:: Gli scrittori parlano dei loro libri: Il terzo appuntamento col commissario Ricciardi: Il posto di ognuno di Maurizio de Giovanni

8 febbraio 2021

Avevo scritto inverno e primavera, e questo aveva fatto immaginare al nuovo editore (Domenico Procacci di Fandango) un progetto sulle quattro stagioni, che io avevo finto di avere in mente dall’inizio (avrei detto qualsiasi cosa, comprendetemi). Quindi, adesso toccava all’estate. All’epoca scrivevo durante le ferie, quindi per una volta estate era fuori ed estate era nel mondo di Ricciardi. Pensai per la prima volta, e successivamente mi sono sempre attenuto a questo principio, che un romanzo dovesse avere come un quadro una tinta di fondo: un sentimento base, una nota iniziale sulla quale declinare tutte le storie. Che fosse in sostanziale sintonia col clima, con l’aria esterna, per favorire e velocizzare il processo di immedesimazione del lettore. Scelsi la gelosia. La gelosia è torrida, disperata. Riempie la mente, il cuore, è come una sofferenza sorda e costante. Toglie la voglia di vivere, non ti fa pensare ad altro. Dilata il tempo e lo spazio, ogni minuto dura un’ora, ogni giorno un mese e ogni centimentro di distanza è un chilometro. La gelosia ottunde e avvolge, rende difficile ogni gesto, impossibile ogni passo. La gelosia è la più estiva delle ossessioni. Così Ricciardi vede Enrica con un altro, Enrica vede Ricciardi con un’altra e i loro cuori non respirano più. Maione vede Lucia sorridere a un altro, Lucia vede Maione soprappensiero e i loro cuori non respirano più. E così la storia della bella duchessa Musso di Camparino, vedova col marito ancora vivo; e Achille ed Ettore, come nell’Iliade ma non da nemici; e tutti i personaggi attorno a loro, sospesi in questa aberrazione dell’amore che rende furiosi come il caldo terribile dell’estate del 1931, in cui nessuno, proprio nessuno, sa qual è il suo posto. “Il terzo appuntamento col commissario Ricciardi”, per voi. Per me è e sarà sempre “Il posto di ognuno”. Il romanzo dell’estate e della gelosia.

:: Gli scrittori parlano dei loro libri: Il secondo appuntamento col commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni

6 febbraio 2021

Avevo scritto un solo romanzo, “Il senso del dolore”, e lo avevo scritto per caso, sulla base di una richiesta di un’agente letteraria che aveva letto il famoso racconto vincitore del concorso su L’Europeo. Lo avevo scritto in vacanza, in quindici giorni, con la mia meravigliosa mamma che mi raccontava di quel tempo, unica fonte storica a mia disposizione. Il romanzo era stato pubblicato da una piccola casa editrice, Graus di Napoli, ed era andato benissimo (proporzionalmente, ovvio). Una copia era stata letta da Francesco Pinto, direttore del centro di produzione Rai di Napoli, al quale, manco a dirlo, devo tutto questo casino.
Be’, Francesco mi chiama e mi dice: bello, ‘sto romanzo. Voglio farlo leggere a un mio amico, editore importante: ma è edito, quindi non penso che lo pubblicherà. Tu avrai certamente il seguito, no?
Io naturalmente non avevo alcun seguito, né mai avrei pensato di scrivere ancora, alla mia età. Lo sfizio di pubblicare me l’ero tolto, avevo comprato tot copie per gli amici e i parenti, bastava così. Ma Pinto era stato così perentorio che non ebbi il coraggio di dirgli di no.
“Il secondo appuntamento col commissario Ricciardi”.
Siccome “Il senso del dolore”, che all’epoca si chiamava “Le lacrime del pagliaccio” (titolo che è ancora secondo me migliore, ma lo penso solo io), aveva ricevuto molti complimenti per l’ambientazione invernale, decisi di ambientare questo successivo in primavera. Non avevo una storia, non avevo fonti, non avevo niente. Mi misi al portatile, a casa di mia madre, e immaginai una bella gentile primavera che danzando per le strade perfidamente illudeva che tutto fosse bello, che tutto andasse bene.
E invece.
Fu la prima volta che sperimentai la magia. Quell’incredibile chimica che fa muovere i personaggi nel loro ambiente per conto loro, secondo quello che gli dai da fare e secondo le caratteristiche che gli imponi ma in maniera assolutamente indipendente da te.
La primavera immaginaria mi raccontò una storia incredibile, con dei personaggi meravigliosi che io riuscii a rendere, secondo me, per non oltre il trenta per cento dell’intensità e dello spessore che avevo in testa, e nel cuore.
“Il secondo appuntamento col commissario Ricciardi”, per voi.
Per me resterà per sempre “La condanna del sangue”. Una delle storie più belle che Ricciardi mi abbia mai raccontato.

:: Dal libro al cinema: Il Commissario Ricciardi serie tv diretta da Alessandro D’Alatri a cura di Giulietta Iannone

3 gennaio 2021

Una bella notizia per tutti i fan del Commissario Luigi Ricciardi, personaggio letterario nato dalla penna di Maurizio de Giovanni: il 25 gennaio uscirà in prima visione su RAI Uno il primo di 6 episodi dedicati alle indagini del celebre commissario dagli occhi verdi nella Napoli degli anni ’30. Disponibile su RaiPlay.

Un successo annunciato, una conferma per chi ha già amato la serie letteraria, un mezzo per avvicinare anche i pochi che ancora non la conoscono. Tutti, insomma siamo curiosi di vedere i personaggi prendere vita.

Ricciardi avrà il volto di Lino Guanciale, Enrica sarà interpretata da Maria Vera Ratti, Maione da Antonio Milo, la tata Rosa da Nunzia Schiano, il dottor Modo da Enrico Ianniello, Bambinella da Adriano Falivene. Gli episodi saranno: Il senso del dolore (1 ep.), La condanna del sangue (2 ep.), Il posto di ognuno (3 ep.), Il giorno dei morti (4 ep.), Vipera (5 ep.) e In fondo al mio cuore (6 ep.).

Ora tocca solo avere ancora un po’ di pazienza e vedere cosa sono riusciti a fare, ma dalle foto di scena sembra già che abbiano fatto un ottimo lavoro. Buona visione!

:: Il pianto dell’alba: Ultima ombra per il commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni (Einaudi 2019) a cura di Giulietta Iannone

7 novembre 2020

E così la saga del commissario Ricciardi è giunta al termine, Il pianto dell’alba: Ultima ombra per il commissario Ricciardi chiude un ciclo che ha segnato davvero il panorama letterario italiano di questi anni. Forse un po’ più opaco dei precedenti, anche se conserva lo spirito che ha animato la serie, Il pianto dell’alba come tutti gli addii (forse ci saranno ancora dei racconti con Ricciardi protagonista, ma prendete l’informazione con le pinze) lascia un velo di malinconia e un senso di perdita, anche se ricordiamolo l’intera saga ha componenti noir che giustificano il tragico e inatteso finale, che non anticipo ma rattristerà sicuramente molti lettori. È un finale inatteso, io avevo immaginato tutto ma non questo, tuttavia riflettendo non da lettore ma da scrittore è l’unico finale credibile, adatto all’economia della storia. La trama poliziesca di quest’ultimo episodio è forse un po’ debole, l’intuizione di Modo un po’ repentina (non sarà Ricciardi ad averla) pur tuttavia si colloca nel filone del noir storico. De Giovanni ha avuto il pregio di arricchire con un linguaggio letterario e poetico un genere di solito caratterizzato da una lingua scarna, essenziale, veloce. In tutta sincerità credo che non sia il personaggio ad avere stancato l’autore, ma più che altro il periodo storico che sarebbe succeduto, così drammatico da mettere da parte le storie minime di cui de Giovanni si occupa. Le fasi più drammatiche del fascismo, la guerra, la fine di un’epoca non erano più uno scenario adatto a un barone all’antica che vede i morti. Ricciardi poi ammettiamolo era un personaggio invadente se non ingombrante, intendo per uno scrittore, anche faticoso psicologicamente da gestire. Ora l’autore è più orientato a scrivere storie contemporanee, e ben venga, la parentesi che si è chiusa però non sarà dimenticata, e bene o male potremo rileggere i passati episodi anche fra vent’anni, senza che perdano di freschezza. Arrivederci Ricciardi speriamo di rincontrarti.

Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d’inverno, Il purgatorio dell’angelo e Il pianto dell’alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero). Dopo Il metodo del Coccodrillo (Mondadori 2012; Einaudi Stile Libero 2016; Premio Scerbanenco), con I Bastardi di Pizzofalcone (2013) ha dato inizio a un nuovo ciclo contemporaneo (sempre pubblicato da Einaudi Stile Libero e diventato una serie Tv per Rai 1), continuato con Buio, Gelo, Cuccioli, Pane, Souvenir, Vuoto e Nozze, che segue le vicende di una squadra investigativa partenopea. Ha partecipato, con Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva e Carlo Lucarelli, all’antologia Giochi criminali (2014). Per Rizzoli sono usciti Il resto della settimana (2015), I Guardiani (2017), Sara al tramonto (2018), Le parole di Sara (2019) e Una lettera per Sara (2020); per Sellerio, Dodici rose a Settembre (2019); per Solferino, Il concerto dei destini fragili (2020). Con Cristina Cassar Scalia e Giancarlo De Cataldo ha scritto il romanzo a sei mani Tre passi per un delitto (Einaudi Stile Libero 2020). Sempre per Einaudi Stile Libero, ha pubblicato Troppo freddo per Settembre (2020). I libri di Maurizio de Giovanni sono tradotti in tutto il mondo. Molto legato alla squadra di calcio della sua città, di cui è visceralmente tifoso, de Giovanni è anche autore di opere teatrali.

Source: acquisto del recensore.

:: Un’intervista con Maurizio de Giovanni, a cura di Giulietta Iannone

8 marzo 2020

Maurizio

Bentornato Maurizio, è un piacere riaverti su queste pagine per questa nuova intervista. La situazione è seria in Italia, e nel mondo, in questi giorni, ma ognuno continua a fare la sua parte, noi continuando a parlare di libri. Immagino tu abbia sospeso le presentazioni in questi giorni, come ti tieni occupato? A uno scrittore non si chiede, ma io te lo chiedo lo stesso: stai scrivendo un nuovo libro?

R. Ciao Giulietta, un abbraccio a te e un affettuoso saluto agli amici di Liberidiscrivere che, come sai, sono da sempre nel mio cuore. Sì, la situazione è difficile e gli incontri e le presentazioni sono state sospese. Io, a dire la verità, avrei volentieri continuato anche per dare un segnale di resistenza culturale, ma se c’è un rischio reale è opportuno dirsi arrivederci speriamo a presto. Sono felice di dirti che ho appena consegnato il testo del romanzo che uscirà il 31/3, Una lettera per Sara, di cui sono molto contento. Spero piaccia alle lettrici e ai lettori come è piaciuto a me scriverlo.

La serie dedicata al commissario Luigi Ricciardi è giunta al termine, non ho ancora letto Il pianto dell’alba. Ultima ombra per il commissario Ricciardi, ma spero di farlo presto. Nonostante questa decisione, prevedi di scrivere ancora dei racconti con protagonista l’amato commissario? O è proprio un capitolo chiuso della tua creazione letteraria?

R. Credo che la linea narrativa ambientata negli anni Trenta sia conclusa: il paese, dopo il 1934, perde molto di fascino per il consolidarsi del regime. Torna a essere bello da raccontare nei primi anni Sessanta, e non escludo di andare in quell’epoca per capire cosa è successo a tutti quei personaggi. Prima, però, devo ai lettori una serie di racconti di Bambinella, magari da un rifugio antiaereo nel 1942, che ci dirà cosa è successo nel frattempo. Non subito, però.

Sul fronte televisivo, quando uscirà lo sceneggiato RAI dedicato a Ricciardi? Ce ne vuoi parlare? A me sarebbe piaciuto tanto Giampaolo Morelli nella parte (finalmente in un ruolo drammatico), ma anche Guanciale è molto bravo. Ti hanno consultato durante le riprese? C’è un episodio bizzarro accaduto durante le riprese che ci vuoi raccontare?

R. Non sono molto interessato ai prodotti televisivi, nei quali intervengono molte professionalità che legittimamente effettuano delle scelte, che possono non concordare con quelle dello scrittore che, forse, è troppo abituato a lavorare da solo. Auguro alla fiction su Ricciardi, di cui ho comunque firmato le sceneggiature, il miglior successo e sono certo che sia una bellissima fiction, ma non ti so dire molto di più di questo.

Per quanto riguarda la serie de I Bastardi di Pizzofalcone, dopo Nozze, hai in programma un nuovo capitolo?

R. Certo che sì. Come sempre nel tardo autunno ci sarà un nuovo episodio della serie dei Bastardi, che amo molto e che hanno sempre nuove storie da raccontare.

Come vanno le pubblicazioni all’estero dei tuoi romanzi? In quali paesi hai trovato un’accoglienza più calorosa?

R. Molto bene, grazie. I miei romanzi sono tradotti in molte lingue e pubblicati in 31 paesi, e sono molto letti per fortuna in Francia, Spagna, Stati Uniti, Regno Unito e America Latina. Ogni volta che vado in questi luoghi vengo accolto da molti lettori appassionati, e ne sono sempre veramente felice.

Immagino anche tu stia leggendo di più in questi giorni, quali libri ci sono sulla tua scrivania, e sul tuo comodino?

R. Quando scrivo non posso leggere, purtroppo, perché la scrittura altrui mi influenzerebbe. Ma non vedo l’ora di leggere l’ultimo romanzo di Lorenzo Marone, Inventario di un cuore in allarme, quello di Massimo Carlotto, La signora del martedì e quello di Carlo Lucarelli, L’inverno più nero, col mio amatissimo commissario De Luca.

Sei un appassionato di calcio, non negarlo, hai mai pensato di scrivere un romanzo incentrato su questo sport? Magari sugli albori del Napoli, ricordo la società fu fondata nel 1926.

R. L’ho già scritto. Si chiama Il resto della settimana, edito da Rizzoli, e secondo me è di gran lunga il mio miglior romanzo.

Infine per concludere, ringraziandoti della tua disponibilità, mi piacerebbe chiederti un’ultima cosa: hai in programma una nuova serie molto diversa dalle precedenti? Vuoi anticiparci qualcosa?

R. Sì, ce l’ho. Prima però uscirà per Einaudi Stile Libero un nuovo romanzo con Mina Settembre, protagonista di Dodici rose a Settembre che è uscito l’anno scorso per Sellerio riscuotendo un lusinghiero successo. Poi ci sarà questo nuovo romanzo per Rizzoli, e ti assicuro che ci sarà da divertirsi. Per ora ti dico che i due protagonisti sono soprannominati “Il Bufalo” e “Sammarzano”. Non posso dire di più, se non raccomandare a te e a tutti gli amici di restare collegati.

:: Vuoto di Maurizio de Giovanni (Einaudi 2018) a cura di Nicola Vacca

10 dicembre 2018

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Con Vuoto Maurizio de Giovanni ci riporta nel cuore delle vicende dei Bastardi di Pizzofalcone.
Da anni abbiamo imparato ad amare i poliziotti inquieti del commissariato più indisciplinato d’Italia e le storie raccontate dallo scrittore napoletano.
Anche in quest’ultimo romanzo li ritroviamo tutti in una forma eccellente, pronti a regalarci forti emozioni.
Vuoto, già dal suo incipit, contiene pagine di alta letteratura. De Giovanni, in questo libro è davvero bravo e dimostra di essere uno scrittore di talento quando tra le righe del nuovo caso in cui sono coinvolti i Bastardi di Pizzofalcone si cimenta in riflessioni davvero magistrali sulla presenza minacciosa del vuoto nell’esistenza.
Seguendo la misteriosa scomparsa di una professoressa di Lettere di un liceo tecnico, perdendosi nei misteriosi intrighi che nascondano la verità, Maurizio de Giovanni passa in rassegna uno per uno i suoi personaggi Bastardi, entrando nei loro singolari vuoti incolmabili in preda a una disagiata inquietudine.
Un’ inquietudine che cresce con l’arrivo dal Nord di un sostituto di Giorgio Pisanelli.
Elsa Martini con il suo vuoto di passato porta scompiglio nella squadra.
I Bastardi di Pizzofalcone anche questa volta si trovano tra le mani un caso difficile e delicato.
Ognuno ha il suo vuoto cucito addosso e il problema del vuoto, scrive De Giovanni, è nelle cose che ci sono dentro.
I Bastardi si trovano in uno dei momenti più difficili della loro vita e anche Napoli è una città in cui c’è troppo vuoto.
L’unica cosa che gli resta da fare e scavare nel vuoto per combattere il peso stesso di un vuoto sempre pieno di paura e di morte.
Così, fedeli alla loro informalità e allergici alle regole, i Bastardi si mettono all’opera per arrivare anche questa volta alla verità e archiviare con successo un altro caso.
Vuoto, tra tutti i volumi della serie dedicata ai Bastardi di Pizzofalcone, è quello che più ci aiuta a conoscere da vicino tutti i singolari personaggi inventati dalla fantasia fertile di Maurizio de Giovanni.
L’autore entra nell’anima nera e disagiata di ognuno dei poliziotti, ce li mostra tutti nel loro rapporto confidenziale con il proprio vuoto personale.
Un vuoto incolmabile con cui intimamente fanno i conti. Con tutto il peso dell’inquietudine addosso, loro sono consapevoli che non riusciranno mai a possedere tutti i colori e i segreti di quel vuoto dentro cui saranno sempre costretti a scavare per trovare se stessi. «Perché a volte, nel fine settimana, il vuoto si riempie».

Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d’inverno e Il purgatorio dell’angelo (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero). Dopo Il metodo del Coccodrillo (Mondadori 2012; Einaudi Stile Libero 2016; Premio Scerbanenco), con I Bastardi di Pizzofalcone (2013) ha dato inizio a un nuovo ciclo contemporaneo (sempre pubblicato da Einaudi Stile Libero e diventato una serie Tv per Rai 1), continuato con Buio, Gelo, Cuccioli, Pane e Souvenir, che segue le vicende di una squadra investigativa partenopea. Ha partecipato, con Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva e Carlo Lucarelli, all’antologia Giochi criminali (2014). Per Rizzoli sono usciti Il resto della settimana (2015), I Guardiani (2017) e Sara al tramonto (2018). I libri di Maurizio de Giovanni sono tradotti in tutto il mondo. Molto legato alla squadra di calcio della sua città, di cui è visceralmente tifoso, de Giovanni è anche autore di opere teatrali.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo l’autore e Gaia dell’Ufficio Stampa Einaudi.

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