Chiù luntano me stai, chiù vicino te sento;
chissà a chistu mumento tu che piense, che ffaie…
Tu m’he miso int’e vvene ‘nu veleno ch’è ddoce,
non me pesa ‘sta croce che trascino pe’ te…
Napoli, estate del 1932. Si avvicina la festa della Madonna del Carmine. Una delle feste a cui i napoletani sono più devoti, una festa che intesserà di ghirlande e decorazioni i balconi, farà ordinare ex voto dagli orafi più rinomati, in attesa dei fuochi, che esploderanno nel cielo nero della notte come fiori di luce in onore di una donna dalla pelle scura e del suo bambino. Fervono i preparativi e intanto mentre il caldo insopportabile dei primi giorni di luglio arroventa l’aria e gli animi, e la brezza che arriva dal mare può fare ben poco, perché ci sono giorni in cui il caldo è più feroce, quasi maligno, l’aria sembra un soffio proveniente dall’inferno, una morte improvvisa funesta il clima di attesa che anticipa la festa.
Un medico, un professore di specchiata fama, conosciuto come il migliore ginecologo della città, cade dalla finestra del suo studio, al Policlinico. Cade e muore senza quasi un lamento, quasi sorridendo. I suoi ultimi pensieri sono per una donna, l’ultima dolcezza che gli ha concesso la vita. E il commissario Luigi Alfredo Ricciardi, come sempre li cattura e li fa suoi. Lui ha il dono o meglio la maledizione (che lo fa credere pazzo) di sentire l’ultimo pensiero dei morti di morte violenta. Lui chiamato a scoprire se trattasi di suicidio, di un incidente o peggio di un omicidio, sente fare il nome dal morto di Sisinella.
Così inizia In fondo al tuo cuore. Inferno per il commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni. Settimo romanzo della serie ricciardiana e ultimo episodio della trilogia delle festività, dopo la quadrilogia delle stagioni. Da anticipazioni fatte alla presentazione di Mantova, la serie non si chiude con il ciclo delle festività, Natale, Pasqua e Madonna del Carmine, ma continua con una nuova trilogia con un nuovo filo conduttore, per cui di storie con protagonista Luigi Alfredo Ricciardi ne leggeremo ancora. [Ringrazio per la precisazione Natalina S.]
Il personaggio di Luigi Ricciardi, ma a dire il vero l’intero affresco corale, umanamente tratteggiato con sensibilità e poesia dall’autore, che fa rivivere la Napoli di allora, hanno qualcosa di speciale, di unico direi nel panorama letterario di questi anni. La voce limpida dell’autore emerge ormai sempre più sicura, ed è un piacere riconoscerla nelle pagine di questo libro che ormai del giallo classico ha solo la struttura esteriore, l’impalcatura, fatta di un delitto, di un indagine e della scoperta di cause e moventi dell’assassino. Ma il motivo per cui leggo questo libro non è sapere chi ha buttato di sotto il preclaro professor Tullio Iovine del Castello, personaggio non privo di ombre, anzi specchio di tutti quegli arrampicatori capaci delle peggiori scorrettezze per affermarsi nella professione e nella vita, molto simile per certi versi al vicequestore Garzo.
La scoperta dell’assassino dicevo, è un pretesto, una ragione apparente, capace comunque di dare compattezza e vivacità alla trama, la vera ragione, almeno per me, è la bellezza che emerge dalle pagine che parlano di Napoli, della sua umanità e della sua disperazione, della sua ricchezza e della sua miseria, dei suoi scugnizzi in strada appesi ai sostegni dei tram, degli ambulanti che attirano clienti con le loro cantilene, dei ferri del mestiere, descritti con dovizia di particolari, di un orafo.
E poi sì, ci sono i personaggi, tutti imperfetti, tutti con fragilità e debolezze che ce li rendono vivi e per cui proviamo un solidale moto di affetto. Non solo i personaggi principali, ma anche i secondari, tutti caratterizzati da pochi cenni capaci di farceli sentire vivi, dalla prostituta redenta Sisinella, a Manfred, ufficiale tedesco che prova simpatie per Hitler, da Fefè il gagà, al ragazzino che porta a Maione il messaggio che qualcuno lo aspetta in un caffè. Dalle due vecchie comari dei bassi ai portinai, alla caposala del Policlinico, alla moglie ormai vedova che si chiede se dovrà imparare a guidare per portare il figlio in vacanza. E poi il guappo Peppino il Lupo, l’orafo Nicola Coviello, frate Bartolomeo, che si credeva di conoscere così bene l’animo umano e non si era accorto che un uomo stava per suicidarsi.
Ogni personaggio descritto non per l’aspetto esteriore ma per i sentimenti che prova. Perché sono i sentimenti la materia con cui sono fatti i romanzi di de Giovanni, pur restando noir. Sentimenti reali, velati da un’ autenticità e una delicatezza che li depriva del sentimentalismo da sceneggiata napoletana. Genere che ho sempre odiato.
Sono stata rimproverata di raccontare troppo della trama dei romanzi di de Giovanni. Questa volta non lo farò, mi limiterò a dire che è un romanzo bellissimo, e merita di essere letto. Per un recensore dire ciò può sembrare una grande banalità. Ma lo dico sinceramente.
Maurizio de Giovanni nasce nel 1958 a Napoli, dove vive e lavora. Nel 2005 vince un concorso per giallisti esordienti con un racconto incentrato sulla figura del commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Il personaggio gli ispira un ciclo di romanzi, pubblicati da Einaudi Stile Libero, che comprende Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Selezione Bancarella 2013) e In fondo al tuo cuore. Nel 2012 esce per Mondadori Il metodo del Coccodrillo (Premio Scerbanenco), dove fa la sua comparsa l’ispettore Lojacono, ora fra i protagonisti della serie dei Bastardi di Pizzofalcone, ambientata nella Napoli contemporanea; nel 2013 esce, sempre per Einaudi Stile Libero, il secondo romanzo della serie, Buio, e nel 2014 Giochi criminali (con Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva e Carlo Lucarelli). Tutti i suoi libri sono tradotti o in corso di traduzione in Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Russia, Danimarca e Stati Uniti. De Giovanni è anche autore di racconti a tema calcistico sulla squadra della sua città, della quale è visceralmente tifoso, e di opere teatrali.
Tag: Einaudi, Gialli thriller noir, Giulietta Iannone, In fondo al tuo cuore, Inferno per il commissario Ricciardi, letteratura italiana, Maurizio de Giovanni, serie Ricciardi
24 novembre 2014 alle 8:24 |
“In fondo al tuo cuore” penso sarà l’ultimo libro di Maurizio de Giovanni che leggerò. Mi dispiace perchè lo stile è impeccabile, il ritmo è perfetto come sempre ( li ho letti quasi tutti i suoi libri)
Ma il finale è ancora una volta un pugno allo stomaco che rivela una sorta di perverso sadismo psicologico nei confronti del lettore. Non è un libro sul tradimento ma sull’incapacità di comunicare…
26 gennaio 2021 alle 7:53 |
[…] del sangue (2 ep.), Il posto di ognuno (3 ep.), Il giorno dei morti (4 ep.), Vipera (5 ep.) e In fondo al mio cuore (6 […]