
Dopo il successo di Dieci piccoli gialli, 1-2-3 ritorna il piccolo commissario Ciccio! Ovverosia : “Francesco, il bambino che tutti chiamavano Ciccio perché in Sicilia è il diminutivo di Francesco, ma forse anche perché era un po’ cicciottello”.
Un nuovo capitolo della serie dunque anche perché come per gli altri tre libri, l’incipit di Dieci piccoli gialli 4, antologia nuova di zecca con dieci casi da sbrogliare per il giovane aspirante commissario, sarà identico a quelli dei precedenti di Barbieri. Tutte le storie infatti cominciano nello stesso modo e, ma non sapremo mai, o almeno pare, quale sia il cognome di Francesco, il piccolo protagonista.
Insomma l’incipit diventa anche una specie di ritornello e fil rouge che lega tutte le storie.
Ne concludiamo che: incipit che funziona non si cambia. E poi, sissignori, suona bene perché con questa frase si capisce al volo che siamo davanti a una antologia destinata ai lettori “junior”.
Il protagonista potrebbe essere il piccolo Mancuso da bambino? E perché no? Ragionevole senz’altro. Il personaggio di un bambino precoce investigatore rimanda infatti a una plausibile infanzia di Francesco Mancuso, il commissario della Omicidi di Palermo protagonista di tutti gli intriganti thriller di Carlo Barbieri . Siciliano e autore di gialli. Gialli seriali perché ormai sapppiamo tutti che il seriale funziona ed è ben accetto dal pubblico di ogni età.
E poi questo Ciccio è un ragazzo davvero particolare, pieno d’arguzia, sensibile, curioso, osservatore e con la sua mania di ficcare il naso dappertutto bravo a fiutare e a risolvere i “casi” che gli si presentano.
Pertanto, per presentare questo nuovo capitolo di quella che ormai dovremmo definire la Saga di Ciccio, possiamo dire che ci sono 10 storie gialle destinate ai più piccoli, da risolvere alla svelta e in pochissime pagine!
Storie destinate a coloro, ragazzi dagli otto anni in su, che vogliono sentirsi dei detective! O magari vorrebbero somigliare a tanti eroi dello schermo grande o piccolo che sia.
Insomma dieci piccoli gialli, ma a conti fatti dieci fatti di vita quotidiana, dei racconti scritti per avvicinare la realtà del vissuto infantile ma e soprattutto lezioni di vita utili per recuperare alcune verità che tante volte ci sfuggono, perché ormai non siamo più dei ragazzi.
E Ciccio, che ormai la consuetudine fa definire il nostro Ciccio, dimostra con disinvoltura la sua capacità, cominciando nel primo racconto con lo scoprire il retroscena del furto dei preziosissimi Patak Doré subito da un gioielliere dove si era recato il giorno prima con il nonno per consigliargli un regalo per la mamma. Individuerà presto anche nel secondo il giochetto del ladro che ha rubato in casa del colonnello, dall’udito talmente fino da dover dormire con i tappi. Nel terzo poi, trovandosi per aver vinto un concorso in un albergo in vacanza con la mamma, smonterà il mistero del cartello “Non disturbare” che rischiava di incastrare una cameriera addetta ai piani. Nel quarto invece riuscirà a svelare il mistero dei rapinatori tanto bene informati mentre nel quinto farà arrestare una finta mendicante distratta. Nel sesto, con l’aiuto di un hacker della polizia, smonterà il trucco del plagio ai danni di un grande scrittore. Arrivati al settimo, riuscirà a spremersi le meningi e mettere all’angolo il rapinatore che colpiva le tabaccherie. Nell’ottavo viceversa l’eccessiva caduta delle foglie di un arancio amaro, piantato con i compagni in una pubblica aiuola, lo porterà a scoperchiare un pericoloso avvelenamento del terreno e, in seguito, nel nono saprà far luce sull’incomprensibile furto in una boutique di lusso, servendosi del confronto con due gocce d’acqua. Nel decimo ed ultimo infine, con l’esame del DNA, potrà far incastrare senza scampo il ladro mascherato…
Spesso la letteratura per ragazzi privilegia soprattutto lo spirito d’avventura, l’eroismo dei personaggi , ma Barbieri punta piuttosto sulle doti investigative del suo protagonista come lo spirito di osservazione, la raccolta di dettagli e preziosi indizi, servendosi anche di utili strumenti del mestiere: quali un cellulare per scattare sempre delle foto.
Gialli junior insomma che piuttosto che l’azione cara a tanti romanzi di azione all’americana privilegiano un percorso deduttivo tradizionale. Percorso che richiama abbastanza i classici di Sherlock Holmes, le mai dimenticate avventure di Maigret di Simenon e, se poi volessimo invece guardare a un orizzonte più italiano o meglio siciliano, quelli di Camilleri e il suo commissario Montalbano.
Carlo Barbieri, siciliano, scrittore «tardivo» come tanti suoi conterranei, ha vissuto a Teheran e a Il Cairo, e adesso risiede a Roma. È autore di gialli e racconti premiati in manifestazioni di prestigio come lo Scerbanenco@Lignano, Giallo Garda, Metropoli di Torino. Per Einaudi Ragazzi ha scritto Dieci piccoli gialli, Dieci piccoli gialli 2 entrambi premio speciale della giuria al Festival Giallo Garda e Dieci piccoli gialli 3. Al suo piccolo investigatore Ciccio è dedicata anche una collana di racconti singoli chiamata Piccoli gialli. Sempre per Einaudi Ragazzi ha scritto Pino Tanuso e l’incredibile SuperBike Ali-N.
Chiara Baglioni è un’illustratrice free-lance, ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia della Scuola Nazionale di Cinema di Roma, e successivamente si è laureata all’Università di Firenze. Lavora per i maggiori editori italiani. Per il catalogo Einaudi ha di recente illustrato le nuove edizioni di Le avventure di Cipollino e di La torta in cielo di Gianni Rodari.

“Da dove vieni?” Tante volte ci sarà capitato di udire questa domanda. Essa nelle scuole di oggi ritorna come un mantra, perché ci sono molti bambini stranieri. C’erano anche in passato, ma oggi sono più numerosi. Alcuni sono arrivati da poco, altri sono figli di persone giunte da lontano da altre terre, Paesi e Stati, nella speranza di avere un futuro nuovo. Alcune delle loro storie sono state raccolte da Daniele Aristarco nel suo libro “Io vengo da. Corale di voci straniere”, edito da Einaudi Ragazzi. Protagonisti sono i bambini e non solo, in questo caso, ci sono anche adulti, un tempo ragazzini, venuti a stare in Italia, da luoghi lontani. Ogni storia presente nelle pagine di questo libro diventa una vera e propria testimonianza di vita vissuta, perché quella domanda “Da dove vieni?”, alla quale sembra così semplice trovare una risposta, in realtà, se ci pensiamo bene, è in grado di mettere in moto una ricerca che va ben oltre il posto fisico dal quale si è partiti o dove si vive. Quel “Da dove vieni?” scatena nei piccoli protagonisti del libro di Aristarco una vera e propria ricerca, che li conduce ad un salto indietro nel tempo e anche a recuperare nella memoria, immagini del tempo andato. Un andare a ritroso che fa emergere nomi di Paesi lontani, amicizie importanti o situazioni politiche complesse che hanno costretto centinaia di migliaia di persone ad abbandonare le loro terre. Usi, costumi, lingue e tradizioni diverse da quelle italiane. Il libro è coinvolgente, perché ogni ragazzino che racconta mette in evidenza non solo le cose belle provate nella propria vita, ma anche tanto altro che induce il lettore e pensare. Da una parte, ci sono le difficoltà vissute nel paese di origine e sono quelle che hanno costretto i protagonisti (maschi o femmine) e le loro famiglie e tante altre persone a decidere di partire, rischiando la vita sui barconi della speranza. Dall’altro, non mancano riferimenti ai problemi trovati nella terra di arrivo dove, la paura, il timore e il pregiudizio verso il “diverso”, hanno creato difficoltà di inserimento e integrazione agli immigrati. Tra le pagine del libro, realizzato con una copertina del tutto simile al passaporto, c’è chi arriva dall’Iran, dal Bangladesh, dalla Cina, dalla Romania, dall’Afghanistan e da tanti altri Stati. Poi, alla fine c’è una storia, un po’ più lontana nel tempo, ma vicina a dire il vero ed è la storia di Billie Holiday, cantante afroamericana nell’America segregazionista negli anni Trenta e Quaranta, dove neri e bianchi dovevano stare ben separati e mai mescolarsi (infatti c’erano il bus per soli neri, i locali e negozi per persone di colore, come le scuole e i bagni per soli neri). Una storia del passato che si ripete oggi, in modo diverso, con nomi diversi, ma dove la diversità (culturale e del colore della pelle o lingua) è ciò che allontana e separa. “Io vengo da. Corale di voci straniere” è sì davvero un coro di voci, dove Daniele Aristarco mette al centro temi importanti come l’amicizia, la crescita, il confronto tra culture diverse, l’ospitalità e l’integrazione – a volte un po’ più complessa del previsto- per chi arriva da lontano. Aristarco ci porta a conoscere mondi nuovi e diversi dal nostro, e dico “ci porta” per il semplice fatto che il libro è per ragazzi, ma dovrebbero leggerlo anche gli adulti, perché con questi frammenti di vite, Aristarco ci fa capire quanto a volte la storia possa ritornare (i migranti ci sono sempre stati nel corso del tempo, italiani compresi) e toccare tutti da vicino. Il libro presenta anche le illustrazioni di Giordano Poloni.
Daniele Aristarco visita spesso scuole in lungo e in largo per l’Italia. Lo fa per raccontare il suo lavoro e i libri che scrive. Un giorno, mentre era in una scuola per parlare di William Shakespeare, la sua attenzione è stata colpita da una scritta sul banco di una ragazza (Giulia) assente quel giorno: Dux. Da quelle lettere incise sul banco, l’autore ha dato forma a “Lettere ad una dodicenne sul Fascismo di ieri e di oggi”, edito da Einaudi Ragazzi. Nel testo Aristarco mette su carta una serie di missive all’alunna assente per darle informazioni basilari e fondamentali su cosa fu il fascismo per l’Italia. Nel libro il lettore è messo nella posizione di Giulia, la destinataria degli scritti di Aristarco che racconta sì a lei, ma in realtà racconta anche a noi lettori. Tra le pagine viene ricostruita in modo ordinato e accurato l’origine del movimento fascista, come sì radicò nella società italiana del secolo scorso, fino al raggiungimento della fascistizzazione di massa. Aristarco però non si limita a raccontare del movimento che divenne un regime a tutti i livelli. Nelle pagine del testo edito da Einaudi, l’autore partenopeo definisce anche i profili biografici di Benito Mussolini e di ciò che mise in atto per ottenere consenso. Non manca nemmeno la parte nella quale si racconta cosa il Duce- Dux- fece per limitare e, in certi casi, fermare in modo definitivo l’agire di coloro che erano i suoi oppositori. Tra i bersagli del Fascio si ricordano le figure di Giacomo Matteotti rapito e assassinato da una squadra fascista, Antonio Gramsci tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia, segretario e leader dal 1924 al 1927 dello stesso partito, mandato nel carcere di Turi dal regime fascista nel 1926 e anche Giordano Cavestro, fucilato a diciotto anni perché aveva creato un bollettino antifascista. Dal passato però Aristarco si sposta nel presente per raccontare come le spie, o le ceneri mai spente del tutto, di quel fascismo di ieri siano ancora presenti oggi. Esse sono come lì, latenti, pronte a scoppiare da un momento all’altro per scatenare terrore e paura tre le persone che quelle idee totalitarie non le condividono. Poi lo scrittore si domanda, e ci domanda, se esitano “medicine” ai regimi totalitari e ne individua quattro: leggere, informarsi, studiare e viaggiare. “Lettere ad una dodicenne sul Fascismo di ieri e di oggi” di Daniele Aristarco è un libro per bambini e ragazzi, ma lo consiglio anche ad un pubblico adulto, magari da leggere assieme -genitori e figli, o ragazzi e adulti – per capire quali furono le radici dalle quali presero il via i regimi dittatoriali che tanto terrore, distruzione e morte seminarono tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso. Per conoscerli ed evitare che pagine drammatiche della Storia si ripetano. Il libro edito da Einaudi ragazzi, inaugura una nuova collana editoriale: “Presenti passati”.
Franco Basaglia è stato uno psichiatra, neurologo, fondatore della concezione moderna della salute mentale e pure riformatore della disciplina psichiatrica in Italia. Nel 1978 venne approvata Legge Basaglia (legge 180/78), che stabilì la chiusura dei manicomi, ridonando la dignità di persona ai pazienti psichiatrici. In occasione della ricorrenza dei 40 anni dalla legge, nel 2018 è uscito “Franco Basaglia, il Re dei matti”, edito da Einaudi Ragazzi, scritto da Davide Morosinotto. Il volume, blu come il cavallo che Basaglia e i suoi pazienti di Trieste fecero per provare a cambiare le cose, è una storia nella quale l’autore racconta al lettore bambino o ragazzino la figura dello psichiatra. Protagonista però è Lisa, una bambina che scappa spesso di casa per andare a trovare la mamma. La donna è rinchiusa in un grande manicomio, in cima ad una collina, dove la piccola corre appena può, perché la sua mamma, essendo un po’ matta, non può stare con lei. Per entrare nel manicomio per poter abbracciare la mamma Lisa deve distrarre la guardia e intrufolarsi in quel luogo cupo, di terrore, pieno di sbarre, cancelli e porte serrate a chiave. Un’impresa non da poco per una bimba, ma con il nuovo direttore, un certo Franco, un signore un po’ strano, cominceranno a cambiare le cose. Anche la vita di Lisa, della sua mamma e della sua famiglia cambieranno in modo radicale. Morosinotto crea una storia toccante ed emozionante dove, attraverso il legame madre figlia messo a dura prova dalla reclusione del e nel manicomio, narra le condizioni di coloro che vivevano negli ospedali psichiatrici prima del 1978 e della legge che li fece chiudere. Lisa e la madre sono la rappresentazione di uno dei tanti casi che potrebbero essere accaduti nella realtà. Quello che colpisce è come l’autore sia riuscito con tatto e garbo a raccontare non solo quanto fosse dolorosa (emotivamente e fisicamente) la vita nei manicomi, ma anche come fosse difficile per i pazienti rapportarsi alla realtà esterna alla casa di cura. Chi usciva spesso era vittima di pregiudizi, dell’ignoranza di coloro che giudicavano senza sapere e di chiacchiere inutili e cattive – come accade alla mamma di Lisa – che non facevano altro che rendere ancora più complesso il processo di reinserimento nella società di coloro che spesso venivano definiti pazzi, folli, matti. Basaglia fece tanto per i pazienti del manicomio di Trieste e per tutti gli altri manicomi presenti in Italia. Franco Basaglia lottò per ridare ai pazienti la dignità tolta e usurpata, lottò per renderli di nuovo umani. Basaglia e i suoi ragazzi di Trieste in “Franco Basaglia, il re dei matti” combattono per dimostrare che quando l’umanità è in difficoltà deve imparare a dialogare, confrontarsi per trovare la giusta via che porti ad un rimedio, alla tranquillità e al rispetto per tutti. Il libro presenta una nota iniziale di Peppe dell’Acqua.
Quante volte siamo stati rimproverati da grandi e da bambini per aver detto no? A me è successo una marea di volte, però “Io dico no! Storie di eroica disobbedienza” di Daniele Aristarco, è la dimostrazione che nel corso della millenaria storia del mondo certi “No” sono stati fondamentali. Nel libro edito da Einaudi ragazzi, Aristarco presenta le vicende umane di persone che, durante il loro vivere, hanno detto con forza no. Scelte che hanno scatenato cambiamenti di portata mondiale o che hanno dato il via a piccole trasformazioni civili, diventate certezze col passare del tempo. 35 sono i personaggi scelti da Aristarco, 35 vicende che, nonostante l’esito in alcuni casi non sia stato purtroppo positivo, sono la dimostrazione di come sia possibile agire per cambiare il mondo. Ogni storia può essere letta in relazione alla altre o come episodio a se stante e questo permetterà al piccolo lettore di conoscere anche un po’ delle esistenze di coloro che dissero “no”. Ecco profilarsi tra le pagine Prometeo con il suo no all’obbedienza, o Orfeo con il no alla morte e all’ignoranza. Si arriva poi a Socrate con il suo no all’ingiustizia o all’incoerenza, a Spartaco con il no alla schiavitù e alla matematica Ipazia con il suo no al fanatismo. Il libro di Aristarco fa davvero attraversare i secoli al lettore, dimostrando quanti sono coloro i quali, in nome di una giusta causa, sacrificarono la loro vita per il bene di tutti. Qualche altro no lo possiamo di certo ricordare in tempi a noi più vicini con Abramo Lincoln e il suo no alla schiavitù, Emile Zola con il famoso “J’accuse” e il no all’antisemitismo. Il no delle Suffragette alla discriminazione di genere, quello di Simon Wiesenthal all’impunità dei criminali nazisti. Anche il musicista Arturo Toscanini disse no, e lo affermò con forza in nome di un arte libera, che non si ponesse al servizio del potere. Come non citare Martin Luther King e il suo no al razzismo o Rosa Parks e il no alla disuguaglianza, con loro Nelson Mandela e il no all’apartheid. Tanti no, diversi tra loro, che hanno toccato le varie sfere del vissuto e allora ecco Charles Darwin col suo no all’antropocentrismo, il Dalai Lama con il no alla violenza, l’italiana Franca Viola con il no al matrimonio riparatore, o Anna Politovskaja con il no alla propaganda. Poi si arriva ai recenti casi di Malala Yousafzai e il suo no all’ignoranza o il no, ancora in atto, della poetessa iraniana Mahvash Sabet. I contenuti nel libro di Aristarco “Io dico no!” sono riferiti a coloro che hanno lottato in nome della libertà, perché a volte dire “no” non è essere capricciosi, ma opporsi alle ingiustizie. Illustrazioni di Nicolò Pellizzon. Età 10+.
Quante volte noi lettori avremmo voluto leggere uno dei romanzi considerati classici della letteratura mondiale, ma tra una cosa e l’altra non ci siamo mai avvicinati alle loro pagine? A me è successo alcune volte, ma oggi, per avvicinare ai classici letterari i giovani lettori e anche gli adulti, la casa editrice Einaudi Ragazzi ha creato l’interessante progetto “IN POCHE PAROLE”, una nuova collana di libri che con una modalità inedita aiuterà il lettore ad avvicinarsi ai grandi nomi e alla letteratura dei classici. La collana metterà radici nelle librerie il 13 maggio, lo stesso giorno in cui sarà presentata la Salone del libro di Torino, e permetterà a tutti coloro che non si sentono “forti lettori” di conoscere e scoprire i testi inseriti nell’ olimpo della letteratura mondiale. I libri della collana “IN POCHE PAROLE” saranno il mezzo ideale per apprendere in modo immediato e semplice opere memorabili come: Delitto e castigo, Orgoglio e pregiudizio, Il fu Mattia Pascal. Attenzione, la nuova collana della Einaudi Ragazzi non è una raccolta di riduzioni, di estratti o riscritture dei testi originari. No. Il progetto della Einaudi Ragazzi mette in atto un’accurata operazione di racconto dei classici, affidata alla scrittura di autori come Pierdomenico Baccalario, Davide Morosinotto, Paola Capriolo, Guido Sgardoli. L’intento della collana “IN POCHE PAROLE” non è quello di sostituire l’esperienza della lettura dei testi originali, ma di incentivarla, per far sì che i classici diventino opere letterarie davvero alla portata di tutti. Il lettore potrà quindi avvicinarsi ai personaggi e agli immortali intrecci narrativi, grazie ad un percorso di lettura che aiuterà il fruitore ad avere un approccio morbido con le eventuali asperità del testo originale. Un piccolo dettaglio tecnico tutti i libri in uscita hanno 112 pagine ed un costo di 8 euro.























