Posts Tagged ‘diversità’

:: Tre proposte di lettura edite da Gallucci per i piccoli lettori A cura di Viviana Filippini

29 novembre 2022

“Il mondo di Lucrezia 6” di Anne Goscinny. Il natale si avvicina e oggi voglio consigliarvi tre simpatici libri per piccoli lettori e lettrici pubblicati da Gallucci, editore di Roma. Il primo del quale vi parlo è “Il mondo di Lucrezia 6” di Anne Goscinny, accompagnato dai disegni di Catel. In questa nuova avventura, Lucrezia non perderà un attimo per vivere mirabolanti avventure nel periodo delle vacanze. Non a caso la protagonista sa che una volta messi a riposo i libri della scuola potrà divertirsi pescando, facendo gite in bicicletta e vivendo in case che sembrano meravigliosi castelli. Come sempre la Goscinny, figlia di René creatore di Asterix, mette forma a una storia avvincente, caratterizzata da un linguaggio ironico, travolgente, in grado di coinvolgere i giovani lettori nelle avventure di Lucrezia. La ragazzina è vivace e vive una quotidianità ricca di avventure che resteranno nel suo cuore, dove anche la sua famiglia è un perno importante e fondamentale. Traduzione Emanuelle Caillat.

“Agata Tosta” di Cristina Marsi. Avventurosa simpatica e senza paura è “Agata Tosta” nata dalla penna di Cristina Marsi, accompagnata dai disegni di Manola Caprini. Agata è un bambina schietta, vivace e curiosa che non ha timore di nulla. Lei passa le vacanza in campagna, a casa della zia, e tra un lavoretto e l’altro, si avventura nella natura circostante. Poi, un giorno, la signora della casa gialla le dice di non andare nel bosco perché lì si nasconde un tremendo mostro. Agata non si lascerà impaurire e con curiosità e coraggio cercherà di scoprire la natura della misteriosa e mostruosa creatura che tutti temono. Cristina Marsi crea una storia dove la piccola protagonista dovrà scontrarsi, più che con il mostro del bosco, con il pregiudizio e con le insensate paure degli adulti che, a volte, vedono il pericolo e il terrore, dove in realtà non ci sono, ma ci sta sola la diversità che deve essere conosciuta e non additata.

“Le creazioni di Agata e Lola 3. La nuova vicina” di Catherine Kalengula. Terzo interessane libro per i piccoli lettori dove, come nel precedente, il diverso e lo sconosciuto gettano un po’ nel caos è “Le creazioni di Agata e Lola 3. La nuova vicina” di Catherine Kalengula con i disegni di Magalie Foutrier. Protagoniste sono sempre le due sorelline Agata e Lola. Questa volta a mettere del subbuglio nelle loro vite arriva Kim. Chi è? Una nuova vicina di casa che arriva della Corea e che ha un grande sogno: quello di fare la ballerina. Da subito Lola mette in mostra una forte attenzione per Kim, forse un po’ troppa, tanto è vero che anche il legame con Agata e con Benji sembra quasi vacillare. Mentre Lola è sempre più vicina a Kim, Agata comincia a sospettare che la nuova arrivata abbia un qualche segreto da nascondere.  La piccola deve fare qualcosa per scoprire il mistero della nuova vicina e per non vedere messo in crisi il rapporto che lei è riuscita a creare con Lola, diventata sua “sorella”, dopo la decisione dei genitori di mettersi assieme. Anche questa avventura ha al centro due “sorelle”, il loro rapporto e legame, ma anche una interessante riflessione su come un singolo, diverso, che arriva in un luogo dove tutti i legami sono già consolidati, possa mettere un po’ in crisi quegli equilibri trovati a fatica. Traduzione dal francese di Marina Karam.

Source: grazie all’ufficio stampa Gallucci e a Marina Fanasca.

La normalità è sopravvalutata, Katiuscia Girolametti (Kimerik 2021) A cura di Viviana Filippini

11 agosto 2021

Katiuscia è una giovane romana, mamma di tre bambini tra i quali Daniele autistico. Di Sindrome da Disturbo Autistico se ne parla, ma mai abbastanza e Katiuscia nella sua vita cerca di portare il prossimo alla conoscenza dell’autismo, della disabilità e della diversità e lo fa attraverso la scrittura. L’ultimo libro realizzato dalla Girolametti è “La normalità è sopravvalutata” edito da Kimerik, da pochi giorni nelle librerie. Nel testo Katiuscia racconta con spontaneità la sua famiglia e il loro vivere quotidiano e lo fa interrogandosi e interrogando allo stesso tempo il lettore, su cosa sia la normalità, perché leggendo e ascoltando Katiuscia ci si rende conto che il suo fare ha sempre un occhio di riguardo per la disabilità e per ciò che è differente dal resto. E allora ti chiedi davvero cosa sia il normale. Quello che ha caratterizzato la conferenza stampa online di presentazione del libro, tenutasi lo scorso 6 agosto, sono state la volontà di Katiuscia di scrivere per raccontare il suo vissuto personale con in tre figli, il voler condividere con le persone quelle che sono le emozioni della vita di ogni giorno, dalle gioie agli ostacoli che si possono incontrare e far conoscere quello che è l’autismo. Rispetto al volume precedente (“N.5 non ne è un profumo né un mambo”) dove Katiuscia parla di Daniele bambino, qui si racconta sempre di lui e dell’ingresso in una nuova fase esistenziale che è quella dell’adolescenza con tutte le domande, i dubbi e i cambiamenti che la caratterizzano e che la famiglia sta affrontando assieme. Certo è che la scrittura per la giovane mamma non è un semplice modo per comunicare, perché, come ha affermato Katiuscia stessa, per lei scrivere, raccontare il proprio vivere di ogni giorno è qualcosa che fa bene a se stessa, ma anche ai tanti lettori che, grazie a questo libro, avranno la possibilità di conoscere la disabilità in modo diverso da come siamo abituati a percepirla. Nel senso che se ci pensiamo un attimo ci rendiamo conto che sì si parla di disabilità, vero, ma non se ne parla mai abbastanza.  E mai abbastanza si parla di autismo. Nel libro di Katiuscia la disabilità c’è, è raccontata, condivisa, e non vuole essere presentata come persona malata, sofferenza o tristezza. In “La normalità è sopravvalutata” questa mamma romana narra tutto quello che di positivo accade nel suo mondo, dove è vero che ogni momento vissuto è una sorta di sfida, ma il traguardo è caratterizzato da sorrisi, da amore, da gioie, da terapie faticose e necessarie a stare meglio, e da una purezza di visione del mondo di Daniele che evidenzia quanto sia potente e forte il legame tra una madre e un figlio. Un amore capace di andare oltre gli ostacoli, oltre le fatiche e i pregiudizi. Dall’altro lato, la tenacia di Daniele è il segno di un ragazzo che non si arrende e che, nonostante le difficoltà, vuole esserci nella vita della mamma, del papà, dei fratelli e di chi già conosce e incontrerà. Quando pensi al titolo del libro “La normalità è sopravvalutata” pensi a quello che Katiuscia racconta, mentre la ascolti e quando leggi le sue parole ti domandi cosa sia davvero la normalità, da cosa dipenda la sua definizione. Allora ti rendi conto che a volte la normalità la imbrigliamo in schemi e definizioni che non lasciano spazio a variazioni sul tema, a nuove interpretazioni, mentre grazie a “La normalità è sopravvalutata” ti rendi conto che la normalità può essere anche la disabilità e la diversità che rendono gli individui unici e capaci di andare oltre le barriere e che permettono di trovare nelle parole e nella realtà narrata da Katiuscia Girolametti una madre, un figlio e una famiglia forte e unita.

Katiuscia Girolametti romana, classe 1984, è diplomata in lingue estere con un master in marketing turistico. All’attivo conta diverse pubblicazioni, considerati i vari concorsi letterari e le antologie di prestigio che l’hanno vista finalista, ma è nel 2018 che cambia totalmente genere impastando la sua vita, la disabilità di suo figlio in racconti tragi-comici su come la sua famiglia viva i rapporti con la società: nasce così “N. 5 non è né un profumo né un mambo”, un testo autobiografico che conquista milioni di lettori.

Breve storia dei capelli rossi, Giorgio Podestà, (Graphe.it, 2020) A cura di Viviana Filippini

15 novembre 2020

Cosa hanno in comune Paolo Cognetti, Renzo Arbore, Mina, Giuseppe Garibaldi e Maria Pia di Savoia? Tutti hanno il rutilismo, ossia i capelli rossi. A raccontarci qualcosa in più sulle chiome fulve ci pensa Giorgio Podestà con il libro “Breve storia dei capelli rossi”, edito da Graphe.it.  Il testo, con copertina rossa, è un interessante viaggio nel tempo e nella cultura nei secoli, alla scoperta delle origini, delle superstizioni, dicerie e rivincite che si sono create spesso e volentieri nel corso del tempo per coloro che avevano i capelli rossi. Podestà ci porta dentro alla storia dei capelli scarlatti facendo un’indagine storica dalla quale emerge come il gene dei capelli rossi, presente nell’Homo sapiens, non derivi direttamente dall’uomo di Neanderthal (50-80mila anni fa), ma da tre varianti genetiche che evidenziano la presenza dei capelli rossi già prima delle invasioni indoeuropee. Poi, tra le pagine del libro, si scopre in modo dettagliato il fatto che la capigliatura rossa ha origine dalla variazione di un gene che determina, per chi lo possiede, i capelli vermigli e la pelle chiara. Il testo evidenzia la presenza delle persone dalla testa rossa nel mondo pari al 2% della popolazione e sottolinea il fatto che in alcune località il colore rosso sia diventato un pregio, anzi un motivo di orgoglio. Alcuni esempi sono il raduno di Crosshaven in Irlanda dove accorrono di media, ogni anno, circa 25mila persone; quello di Redhead Days in Olanda e il Festival di Favignana in Italia. Il rosso nei capelli ha popolato a 360 gradi anche il mondo delle arti dove i essi sono stati spesso i diretti protagonisti di dipinti, romanzi, poesie, componimenti musicali, romanzi, racconti. Basti pensare ai capelli rossi presenti nella “Crocifissione” di Antonello da Messina, o la “Venere di Urbino” di Tiziano che con quella chioma biondoramata ha fatto palpitare più di un cuore nel corso dei secoli e ancora la “Ragazza Rossa” di Modigliani. Passando alla letteratura, come non andare a Verga e il suo Rosso Malpelo, dove il colore rosso è simbolo di discriminazione, di derisione che si abbattono sul personaggio (e sappiamo tutti la tragica fine che fa il protagonista della novella verghiana), oppure ad “Anna dai capelli rossi” della Montgomery o “Pippi Calzelunghe” di Astrid Lindgren. I capelli rossi come una caratteristica spesso legata ad un carattere sferzante e irrequieto, ma anche segno di profonda sensualità. Tanto per capirci basta far volare la mente alle donne ritratte dai pittori Preraffaelliti e farsi ammaliare della loro delicata e, allo stesso tempo, sensuale bellezza.  Ok, ma chi aveva i capelli rossi? Qualche nome? Il re Davide che sconfisse Golia, Ulisse, Alessandro Magno, Erik il Rosso che scoprì la Groenlandia, Federico Barbarossa, Elisabetta Tudor, Galileo Galilei, Vincent Van Gogh, Rita Hayworth, Harry d’Inghilterra e la nostra Milva. Questi sono solo alcuni dei nomi che troverete nel testo, perché alla fine il libro presenta un indice dei nomi dove si trovano gli artisti, pittori, attori, cantanti, uomini e donne di cultura o che ebbero e hanno un ruolo nella società, tutti accomunati dal fatto di avere dei capelli rossi.  “Breve storia dei capelli rossi” è un interessante saggio nel quale Giorgio Podestà oltre a raccontare la storia dei capelli fulvi attraverso la storia e l’arte, evidenzia quanti di coloro che in passato avevano i capelli rossi erano considerati una minoranza da temere, erano il “diverso” che incuteva sospetto timore e mistero. Diversi pregiudizi che con il passare del tempo hanno lasciato spazio (meno male così abbiamo artisti come Ornella Vanoni, Tori Amos, Ed Sheeran, Eva Schubert e Jess Glynne) ad una rivincita dove la diversità del capello rosso è diventato fonte di arricchimento e originalità.

Giorgio Podestà è nato in Emilia e si occupa di moda, traduzioni e interpretariato. Dopo la laurea in Lettere Moderne e un diploma presso un famoso istituto di moda e design, ha intrapreso la carriera di fashion blogger, interprete simultaneo e traduttore (tra gli scrittori tradotti in lingua inglese anche il premio Strega Ferdinando Camon). Appassionato di letteratura italiana, inglese e americana del secolo scorso, ha sempre scritto poesie, annotandole su quadernini che conserva gelosamente. Con lo stesso editore ha pubblicato la raccolta poetica “E fu il giorno in cui abbaiarono rose al tuo sguardo” (Graphe.it edizioni).

Source: richiesto dal recensore. Grazie all’ufficio stampa 1A Comunicazione.

Il terzo matrimonio, Tom Lanoye (Nutrimenti, 2019) A cura di Viviana Filippini

10 novembre 2019

Terzo matrimonioQuanto il diverso spaventa e crea dei sospetti? Spesso, anzi, a volte troppo, e ne sanno qualcosa i protagonisti del romanzo “Il terzo matrimonio” di Tom Lanoye, edito in Italia da Nutrimenti. Maarten Seebregs è anziano, omosessuale, vedovo e parecchio al verde. Maarten ci è presentato seduto in un bar con un certo Vandessel. Quest’ultimo ha contattato l’anziano protagonista per una proposta: sposare Tamara, una donna di colore arrivata dall’Africa. Maarten dovrà diventare marito della giovane per farle ottenere la cittadinanza belga, dovrà vivere con lei come se fossero una coppia a tutti gli effetti senza però, e a questo ci tiene Vendessel, il minimo contatto fisico. Maarten accetta, perché c’è un lauto compenso. Lui è solitario, introverso, con un dolore incolmabile per la morte, mai superata, dell’amato Gaëtan. Sposerà Tamara, non per amore, ma per soldi, senza però rendersi conto che questa nuova convivenza forzata scatenerà per lui un vero e proprio cambiamento esistenziale. Sì perché non solo Tamara indosserà le vestaglie del defunto Gaëtan, non solo farà la doccia nel bagno con le mattonelle con i delfini che tanto piaceva alla coppia. Tamara, con una bellezza particolare che la fa assomigliare un po’ ad un ragazzo, si comporterà in tutto e per tutto come la fidanzata del protagonista. A ficcare il naso nella strana coppia arriveranno i due addetti dell’ufficio immigrazione che, più e più volte, piomberanno nella vita di Maarten e Tamara per scoprire cosa i due nascondo, anche se leggendo ci si accorgerà che forse a nascondere qualcosa è Tamara. Oltre al pressante ufficio immigrazione, arriveranno i pettegolezzi dei vicini che spiano Maarten e la compagna, gli atteggiamenti razzisti, bugie e improvvisi risvegli passionali che Maarten stesso aveva dimenticato di provare. Tutto il romanzo è caratterizzato da un’atmosfera tragicomica nella quale si alternano scene davvero comiche e momenti di profondo dramma esistenziale, che fanno comprendere quanto la quotidianità sia caratterizzata da momenti positivi e negativi, che si alternano come fossero le note di uno spartito musicale. “Il terzo matrimonio” del belga Lanoye è un romanzo acuto e intelligente, come lo è l’atteggiamento con il quale l’autore affronta il tema del diverso, nel senso che Maarten e Tamara sono identificati come i “diversi” (per cultura, colore della pelle, orientamento sessuale) che gli altri respingono. Certo è che i due vivono la diversità in epoche diverse, ma è la tipologia di società dove stanno, che fa pesare loro il loro modo di essere. Maarten è gay e nel libro ci sono molti flashback che evidenziano le difficoltà che lui ha avuto per poter vivere la sua vita col compagno, e nel presente la sua omosessualità non è ancora del tutto accettata (basta addentrarsi nel rapporto che ha con il padre). Lei, Tamara, è la diversa perché ha la pelle di un altro colore, perché è arrivata da un posto lontano e sta per sposare un uomo che potrebbe essere suo padre. Due umani “diversi” agli occhi degli altri che li circondano e che non li accettano per il loro essere se stessi, così come, sono senza filtri. “Il terzo matrimonio” di Tom Lanoye è un romanzo molto attuale, perché evidenzia come possono cambiare le epoche, i tempi, ma se è la testa delle persone a non cambiare, i pregiudizi verso chi è ritenuto diverso restano gli stessi. Traduzione di Franco Paris.

Tom Lanoye (1958) è scrittore, autore teatrale e poeta belga di lingua fiamminga. Gode di grande popolarità in patria ed è presenza fissa ai maggiori festival teatrali europei. Per la sua produzione letteraria ha ricevuto numerosi premi, tra cui tre Gouden Bladwijzer, un Gouden Uil Literatuurprijs, un Henriette Roland Holst-prijs e un Gouden Ganzenveer. Vive e lavora dividendosi tra Anversa e Città del Capo. Con Il terzo matrimonio è stato finalista al Libris Literatuur Prijs, il più importante riconoscimento letterario olandese, e al Gouden Uil, premio belga per opere in lingua fiamminga. Dal romanzo è stato tratto nel 2018 il film Troisièmes Noces di David Lambert.

Source: inviato dall’editore Nutrimenti.

Il grrrande Grrr, Ingrid Chabbert (Gallucci 2019) A cura di Viviana Filippini

10 settembre 2019

GRRR“Il grrrande Grrr” di Ingrid Chabbert con le illustrazioni di Raúl Guridi è un libro per bambini edito in Italia da Gallucci. La sua storia ha al centro l’amicizia, la paura del diverso e il superamento del pregiudizio che spesso impediscono di comprendere e conoscere l’altro. Il Grrr è una creatura per tutti mostruosa che evoca paura e timore negli uomini al solo sentirne il nome. A dire il vero però, entrando nella storia della Chabbert scopriamo che il Grrr non è così mostruoso come tutti credono. È sì un essere enorme che incute un po’ di timore a vederlo ma, in realtà, quello che tutti credono una creatura orribile è molto tranquillo e pacifico. I suoi passatempi preferiti sono dormire sotto il caldo sole, fare il bagno nel fiume e giocare con gli animali della foresta. Il Grrr è solo e non vuole il contatto con gli umani perché sa che loro lo temono, e loro lo temono poiché non lo conoscono, anche se in realtà il nostro Grrr non fa nulla per far capire alla specie umana che non è l’essere spaventevole che pensano. A cambiare un po’ le cose arriva una piccoletta col suo mantellino dal cappuccio rosso (che richiama Cappuccetto rosso, mentre nel Grrr non è difficile rivedere il lupo) che cerca di avvicinarsi al Grrr. Lui cosa fa? Tutto il possibile per spaventarla, per farla scappare e per consolidare quell’immagine non vera di lui, che la gente si è creata: quella del brutale mostro cattivo. La bimba, cocciuta e tenace, non molla e lascia un regalo al Grrr: un libro. Un piccolo gesto di gentilezza che cambierà per sempre le cose e il rapporto tra le due specie. “Il grrrande Grrr” è una storia di amicizia, dove la protagonista mignon avvicina il mostro che tutti temono, dimostrando come basti poco per provare a conoscere davvero una persona o una creatura e capirne la sua vera natura. Il libro lasciato in dono diventa il mezzo per la piccola per comunicare con il Grrr, per entrare nel suo cuore e conquistarlo. La bimbetta si dimostra coraggiosa, forte e, allo stesso tempo, determinata a scoprire davvero quell’essere che per tutti è una creatura terribile dalla quale stare alla larga, perché secondo lei non è come tutti dicono. Il Grrr, che all’inizio fa muso duro e respingerà ogni forma di contatto, grazie a quel libro si renderà conto che ci sono davvero persone buone in grado di amare e di provare affetto per chi è diverso. “Il grrrande Grrr” è un libro per bambini, però ideale sarebbe che bimbi e adulti lo leggessero assieme, per comprendere come a volte l’apparenza inganna e come non sempre le cose e le persone sono come sembrano e come ci vogliono fare credere di essere. Traduzione di Emanuelle Caillat.

Ingrid Chabbert è nata nel 1978 nel verdeggiante Aveyron, nel sud della Francia, dove vive tutt’ora. Scrive fin da quando era adolescente, ma ha osato far leggere le sue opere solo molti anni dopo. Il suo primo album per bambini è stato pubblicato nel 2010.

Raúl Guridi vive e lavora a Siviglia. La sua produzione è concentrata sull’illustrazione per l’infanzia e sulla creazione di campagne per il teatro, la danza e le marionette.

Source: libro del recensore

:: di terra, di mare, di cielo di Barbara Cobianchi (Biplane Edizioni, 2019) a cura di Federica Belleri

24 giugno 2019

Di terra, di mare, di cielo Barbara CobianchiLa singolarità di questo romanzo breve è legata alla storia di una famiglia particolare e al linguaggio utilizzato dalla scrittrice. Discorso indiretto, dal principio alla fine. Singolare è anche l’ambientazione, che si sposta da Torino a Venezia e le sue isole, a un’isola mediterranea dove non esiste una farmacia e la tv si guarda solo se c’è una necessità.
Una coppia di genitori omosessuali, una figlia originale e sensibile e un giovane letteralmente “calato dall’alto”.
Questa storia è il percorso di una famiglia, attraverso la paura di non essere accettati e compresi, ma invasa da un amore immenso in grado di aiutare sempre. È la forza di andare avanti, oltre le difficoltà. Di guardare davanti a sé pur non dimenticando cosa ci si è lasciato alle spalle. È Sarg che prende per mano Saro e gli racconta la sua vita … E viceversa. È Leo che ama Bart dal profondo … E viceversa.
Un romanzo questo, di Barbara Cobianchi, che si insinua nel cuore del protagonisti e in quello del lettore. Con delicatezza e modo.
Buona lettura.

Barbara Cobianchi, insegnante di liceo e mamma, vive e lavora a Verona dove è nata nel 1977. Dopo la laurea in lettere classiche, ha frequentato la Scuola Holden. Ha mosso i primi passi con la pubblicazione di alcuni racconti nel 2007 nell’antologia Via Stella 42 (Bonaccorso editore), nel 2011 ha pubblicato il romanzo Il Codice Rolloni (L’Autore Libri Firenze) e, negli anni successivi, ha dato il suo contribuito alle antologie “100 storie per quando è troppo tardi” e “100 storie per quando è davvero troppo tardi” (Feltrinelli) e “Piccola antologia di figuracce in 100 parole” (Giulio Perrone Editore).

Source: omaggio dell’editore al recensore.

:: La vita secondo banana, PP Wong, (Baldini&Castoldi, 2016) a cura di Viviana Filippini

27 Maggio 2016

Lavitasecondo

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Io son due metà: bianca dentro, gialla fuori. Per questo sono strana”, dice Xin Lin protagonista di La vita secondo Banana di PP Wong, edito da Baldini&Castoldi. La ragazzina di origini asiatiche ci trascina da subito nella sua storia, facendoci capire quanto sia importante capire chi siamo, da dove veniamo, per imparare a conoscere la nostra identità e aver meno paure verso ciò che spesso è identificato con il diverso. Xin Lin e il fratello sono nati nel Regno Unito, ma nelle loro vene scorre sangue cinese. Quando la madre muore, i due ragazzi restano orfani e vanno a vivere dalla nonna. Qui, oltre a conoscere meglio zia Mei e Zio Ho, i due fratelli, soprattutto Xin Ling, dovranno affrontare una fase burrascosa della loro esistenza di adolescenti. A confrontarsi con il cammino di maturazione i fratelli saranno da soli, anzi la solitudine sarà aumentata dal fatto che i due verranno separati dalla nonna. L’anziana ritiene che il nipote maschio sia una sorta di “pericolo”, una cattiva influenza sulla nipote femmina. Xin Lin non riuscirà ad accettare questa scelta compiuta dalla nonna, come sarà in grande difficoltà nel riuscire a comprendereil ferreo carattere della donna. Una persona che si sta prendendo cura di loro, sempre severa, fredda nel vivere le emozioni, tanto da apparire del tutto insensibile.  A casa ci sono anche zia Mei, un’attrice che con la madre ha sempre avuto un rapporto complesso e conflittuale, perché la donna non ha mai accettato il fatto che la figlia volesse lavorare nel mondo del cinema. C’è poi zio Ho, un uomo adulto dai seri problemi mentali, e lui ad un certo chiederà alla nipote di aiutarlo, ma la ragazzina resterà allibita dalla parole di Ho, e sarà così sconvolta da non riuscire ad esaudire la richiesta fatta. Fossero le questioni casalinghe a dare il tormento a Xin Lin, lei potrebbe trovare pace a scuola, ma non è così. Purtroppo la protagonista soffre ancora di più quando comincia a trasformarsi nel bersaglio preferito delle bulle d’istituto, capitanate da Shils. La combriccola non esita a sbeffeggiare Lin e a deriderla per le sue origini. Il gesto peggiore nei confronti di Xin Lin, Shils lo attua quando le tende una vera e propria imboscata, arrivando ad inciderle sulla gamba la scritta sfregio “Muso giallo”. Xin ne uscirà a pezzi, non solo segnata nel fisico, ma più nel suo animo, in quanto si renderà conto che le sue origini cinesi, nonostante lei sia nata in Inghilterra, parli inglese e mangi fish and chips, sono un vero e proprio marchio di riconoscimento. Per sua fortuna Xin trova un alleato in Jay, anche lui di origini miste (il padre è un giamaicano e la madre una cinese), perché anche il compagno è considerato un “diverso”. Jay sopporta le angherie e lo fa rifugiandosi nella musica ascoltata e anche in quella che suona, per i fatti propri, e non pubblicamente. Ad un certo punto della storia, quando il rapporto tra Xin Lin e la nonna sembra essere giunto ad un vero e proprio capolinea, la ragazzina inizierà la scoperta di una serie di fatti del passato che hanno messo a dura prova quell’algida anziana che la sta crescendo. Realtà che porteranno la protagonista non solo a maturare, ma a vedere e pensare alla nonna in modo del tutto nuovo. La vita secondo Banana è un romanzo di formazione nel quale l’autrice evidenzia quanto spesso sia frequente e difficile, da un lato, l’integrazione tra culture diverse e, dall’altro, l’accettazione dal parte dell’io delle proprie diversità. Traduzione di Raffaella Patriarca.

PP Wong, giornalista sino-britannica, caporedattore di bananawriters.com, è laureata in Antropologia forense e in Giurisprudenza presso la London School of Economics. È la prima cinese nata in Gran Bretagna ad aver ottenuto un contratto di pubblicazione nel Regno Unito. In precedenza ha svolto più di cinquanta lavori, uno più strano dell’altro, il primo a 15 anni come “ragazza vietnamita che urla” in un film di James Bond. La vita secondo Banana è stato tra i finalisti del Baileys Women’s Prize for Fiction (già Orange Prize), uno dei premi più prestigiosi assegnati nel Regno Unito.

Source: libro inviato al recensore dall’editore, ringraziamo l’Ufficio Stampa Baldini&Castoldi.

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