La normalità è sopravvalutata, Katiuscia Girolametti (Kimerik 2021) A cura di Viviana Filippini

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Katiuscia è una giovane romana, mamma di tre bambini tra i quali Daniele autistico. Di Sindrome da Disturbo Autistico se ne parla, ma mai abbastanza e Katiuscia nella sua vita cerca di portare il prossimo alla conoscenza dell’autismo, della disabilità e della diversità e lo fa attraverso la scrittura. L’ultimo libro realizzato dalla Girolametti è “La normalità è sopravvalutata” edito da Kimerik, da pochi giorni nelle librerie. Nel testo Katiuscia racconta con spontaneità la sua famiglia e il loro vivere quotidiano e lo fa interrogandosi e interrogando allo stesso tempo il lettore, su cosa sia la normalità, perché leggendo e ascoltando Katiuscia ci si rende conto che il suo fare ha sempre un occhio di riguardo per la disabilità e per ciò che è differente dal resto. E allora ti chiedi davvero cosa sia il normale. Quello che ha caratterizzato la conferenza stampa online di presentazione del libro, tenutasi lo scorso 6 agosto, sono state la volontà di Katiuscia di scrivere per raccontare il suo vissuto personale con in tre figli, il voler condividere con le persone quelle che sono le emozioni della vita di ogni giorno, dalle gioie agli ostacoli che si possono incontrare e far conoscere quello che è l’autismo. Rispetto al volume precedente (“N.5 non ne è un profumo né un mambo”) dove Katiuscia parla di Daniele bambino, qui si racconta sempre di lui e dell’ingresso in una nuova fase esistenziale che è quella dell’adolescenza con tutte le domande, i dubbi e i cambiamenti che la caratterizzano e che la famiglia sta affrontando assieme. Certo è che la scrittura per la giovane mamma non è un semplice modo per comunicare, perché, come ha affermato Katiuscia stessa, per lei scrivere, raccontare il proprio vivere di ogni giorno è qualcosa che fa bene a se stessa, ma anche ai tanti lettori che, grazie a questo libro, avranno la possibilità di conoscere la disabilità in modo diverso da come siamo abituati a percepirla. Nel senso che se ci pensiamo un attimo ci rendiamo conto che sì si parla di disabilità, vero, ma non se ne parla mai abbastanza.  E mai abbastanza si parla di autismo. Nel libro di Katiuscia la disabilità c’è, è raccontata, condivisa, e non vuole essere presentata come persona malata, sofferenza o tristezza. In “La normalità è sopravvalutata” questa mamma romana narra tutto quello che di positivo accade nel suo mondo, dove è vero che ogni momento vissuto è una sorta di sfida, ma il traguardo è caratterizzato da sorrisi, da amore, da gioie, da terapie faticose e necessarie a stare meglio, e da una purezza di visione del mondo di Daniele che evidenzia quanto sia potente e forte il legame tra una madre e un figlio. Un amore capace di andare oltre gli ostacoli, oltre le fatiche e i pregiudizi. Dall’altro lato, la tenacia di Daniele è il segno di un ragazzo che non si arrende e che, nonostante le difficoltà, vuole esserci nella vita della mamma, del papà, dei fratelli e di chi già conosce e incontrerà. Quando pensi al titolo del libro “La normalità è sopravvalutata” pensi a quello che Katiuscia racconta, mentre la ascolti e quando leggi le sue parole ti domandi cosa sia davvero la normalità, da cosa dipenda la sua definizione. Allora ti rendi conto che a volte la normalità la imbrigliamo in schemi e definizioni che non lasciano spazio a variazioni sul tema, a nuove interpretazioni, mentre grazie a “La normalità è sopravvalutata” ti rendi conto che la normalità può essere anche la disabilità e la diversità che rendono gli individui unici e capaci di andare oltre le barriere e che permettono di trovare nelle parole e nella realtà narrata da Katiuscia Girolametti una madre, un figlio e una famiglia forte e unita.

Katiuscia Girolametti romana, classe 1984, è diplomata in lingue estere con un master in marketing turistico. All’attivo conta diverse pubblicazioni, considerati i vari concorsi letterari e le antologie di prestigio che l’hanno vista finalista, ma è nel 2018 che cambia totalmente genere impastando la sua vita, la disabilità di suo figlio in racconti tragi-comici su come la sua famiglia viva i rapporti con la società: nasce così “N. 5 non è né un profumo né un mambo”, un testo autobiografico che conquista milioni di lettori.

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