Marcos Chicot è tornato nelle librerie italiane con “L’assassino di Socrate”, edito da Salani. Chicot aveva già utilizzato l’antica Grecia come sfondo narrativo per “L’assassinio di Pitagora” e questa volta è il turno di Socrate. Il tutto parte dalla rivelazione dell’oracolo Cherefonte (tra l’altro amico del filosofo) che annuncia al filosofo la sua morte violenta ad opera di un giovane dagli occhi chiari, un neonato che arriverà presto ad Atene. Con molta probabilità sarà il figlio dell’amico Eurimaco, che ha perso la moglie proprio nel momento del parto. Mentre Socrate scopre questa dolorosa premonizione e, a dire il vero, lui sembra l’unico a non esserne preoccupato, la nuora di Archidamo, diarca di Sparta, diventa madre, ma il marito Aristone (soldato temuto da tutti) stabilisce che il loro figlio non deve vivere e decide di ucciderlo seguendo la legge spartana. Il piccolo però non sarà gettato da una rupe, ma lasciato in balia di belve feroci. Chicot crea un thriller ad alta tensione, ambientato nella Grecia del V secolo a.C. ricco di colpi di scena, dove la trama si concentra sui destini di Socrate, il filosofo che diede importanti contributi alla storia del pensiero e quello di Atene e Sparta, due città tormentate da una guerra che insanguina da troppo tempo la Grecia. Ancora una volta Chicot conferma la sua bravura di scrittore perché la Grecia classica che ci narra è così ben definita che il lettore ne è completamente coinvolto e rapito. Accanto a Socrate ci sono i potenti, i militari pronti al sacrifico per la vittoria, le madri che non esitano a mettere a repentaglio la propria vita per avere salva quella dei figli. Non solo, perché nella grande storia che travolse le due città greche tra loro in conflitto si innesta una minuziosa ricostruzione storica di fatti di guerra, delle modalità di svolgimento delle assemblee o degli spettacoli, delle tradizioni, delle offerte agli dei o dei matrimoni combinati. Il tutto è fatto con una tale precisone che il lettore ha la sensazione di immergersi in un mondo sì del passato antico, reso meno distante dalla scrittura coinvolgente di Chicot. “L’assassinio di Socrate” è un thriller storico dal ritmo coinvolgente nel quale i drammi personali dei singoli personaggi si intrecciano con quelli causati dalla Storia (è qui si fa riferimento alla guerra che per quasi quaranta anni coinvolse Sparta e Atene. La maestria di Chicot è quella di essere riuscito a fare una dettagliata ricostruzione degli eventi e dei personaggi realmente esistiti e di averli fatti convivere alla perfezione con personaggi letterari, dando vita ad una perfetta mescolanza di personalità note e comuni. Questo crea una narrazione verisimile, dove non manca la suspense tipica del thriller e del giallo. Ad un certo punto in “L’assassinio di Socrate” si percepisce un senso di morte incombente, con la distruzione portata dalla malattia e dalla guerra e Socrate e i suoi comprimari sembrano non avere più speranze, ecco però che tutte le carte messe in gioco vengono rimescolate da un imprevedibile colpo di scena che ribalterà in modo completo non solo la narrazione, ma anche, l’ipotetico finale che il lettore si era immaginato. Traduzione di Andrea Carlo Cappi.
Marcos Chicot, nato a Madrid nel 1971, sposato, con due figli, è laureato in Psicologia Clinica e in Economia e Psicologia del Lavoro e ha lavorato come manager in varie aziende. Tra i suoi libri “Il teorema delle menti”, “L’assassinio di Pitagora”, vincitore del Premio per la Cultura Mediterranea 2015 È stato finalista in vari premi letterari, tra cui il prestigioso Planeta.
Source: ufficio stampa editore Salani, grazie a Matteo Columbo.
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“Viene sempre il momento in cui bisogna rendere ciò che si è preso...”






Premesso che non è un noir, né un vero e proprio giallo, Chi bacia e chi viene baciato della torinese Rosa Mogliasso, quarto episodio delle avventure del commissario Barbara Gillo, una via di mezzo tra Grace Kelly e Franca Valeri, è un romanzo surreale in cui con umorismo e leggerezza si trattano sì crimini e omicidi, (questa volta avremo a che fare niente meno che con la mafia russa, per poi scoprire che i tatuaggi nelle carceri sovietiche si facevano con l’inchiostro ottenuto fondendo il cuoio delle scarpe mischiato all’urina del tatuatore o del tatuando) ma quello che più conta forse è il personaggio principale, con la sua vita sentimentale, la sua bellezza algida e la sua torinesità.
Ve bene, lo ammetto questo libro l’ho trovato nello scaffale per i bambini dagli 8 anni in su. Io ne ho qualcuno, anzi, parecchi di più, ma letta la trama non ho resistito e mi son lasciata travolgere da Wildwood. I segreti del bosco di Meloy Colin, il libro per bambini edito dalla Salani. Una storia così coinvolgente che subito ci si affeziona alla piccola Prue Mckeel, una ragazzina curiosa alle prese con il fratellino Mac al quale deve fare da baby-sitter. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando Mac viene rapito, così all’improvviso, da uno stormo di corvi che lo portano via lontano, lontano. Prue parte all’inseguimento dei volatili rapitori del fratello per scoprire che essi si sono addentrati in quella che è da tutti conosciuta come la “Landa impenetrabile”: una gigantesca macchia verde alla periferia della città, dentro alla quale nessun uomo ha mai osato entrare. Prue non ha esitazioni e parte all’avventurosa ricerca di Mac, per ritrovarlo e portarlo a casa. In suo aiuto il timido compagno di classe Curtis. I due entreranno in un mondo strano ed affascinante, popolato da postini sempre al lavoro, da animali parlanti, da coyote in divisa e da strambi mistici che vivono nel bosco. Ogni relazione intrecciata dai ragazzini, legata agli eventi nei quali saranno coinvolti creerà in Wildwood una serie di alleanze tra mondo umano, animale, vegetale e una successione di avventure ad alta tensione nelle quali i piccoli protagonisti saranno, assieme a noi lettori, primi attori. Da Bosco Sud, passando a Bosco Nord, facendo un tappa nella Radura degli antichi, passando per l’Accampamento dei selvaggi, fino ad arrivare al temuto Bosco Selvaggio, sfileranno davanti agli occhi della coraggiosa Prue, e ai nostri, una serie di personaggi fantastici in lotta perenne tra loro. Wildwood è un bel romanzo per bambini, ma permettetemi di dire che anche gli adolescenti e gli adulti dovrebbero leggerlo, perché in esso la fantasia, la magia e l’incantesimo hanno un ruolo fondamentale per coinvolgere chi legge attraverso un narrazione scorrevole ed avvincente. Meloy riesce a far convivere in queste 500 pagine e più, il mondo concreto – dal quale arriva Prue- con quello fantastico, rappresentato delle strambe creature che vivono nascoste nella “Landa Impenetrabile”, dove si svolgerà un’epica battaglia per la libertà. Ogni fatto accaduto, gli impensabili colpi di scena che spiazzano il lettore lasciandolo a bocca aperta, sono elementi importanti che porteranno i personaggi – vedi la coraggiosa Prue- a scoprire aspetti del proprio passato del tutto sconosciuti, a risolvere conflitti e a trovare dopo un rocambolesco travaglio – come accade a Curtis- il proprio ruolo nel mondo. Detto in parole povere Colin Meloy non è solo un ottimo autore di canzoni per la sua band dei “The Decembrists”, il cantautore americano è anche un abile scrittore per bambini, che con Wildwood ha creato un bel romanzo nel quale le ambientazioni tipiche del fantasy convivono con l’avventura, con il valore dell’amicizia e con la scoperta e la comprensione di ciò che è “diverso”. Piccoli principi che ogni lettore, adulto o bambino che sia, dovrebbe provare ad applicare alla vita di ogni giorno.























