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:: Mamma cerca casa, Guia Risari (Paoline Editoriale Libri 2019) a cura di Viviana Filippini

17 novembre 2019

Mamma cerca casa, Guia RisariC’è una mamma, c’è un papà, c’è un bambino. C’è una mamma che ha un bisogno importante: trovare la casa perfetta per la propria famiglia. Questo è il cuore di “Mamma cerca casa” della scrittrice Guia Risari. La mamma che cerca casa, ricerca una casa bella, non tanto grande, calda in inverno e fresca in estate. Cerca una casa vicina alle montagne e con il mare a portata di mano. Una casa dove ci sono vicini che non urlano, ma parlano in modo pacato, che non bisticciano, che si comportano bene e che ti rispettano. La casa che la mamma del protagonista desidera sembra un sogno irrealizzabile, ma la donna è tenace e farà di tutto pur di trovare l’abitazione giusta per la sua famiglia. Il libro di Guia Risari, con le simpatiche e colorate illustrazioni di Massimiliano di Lauro è una storia avvincente, dalla quale emerge il profondo bisogno di una madre di trovare la casa perfetta per il suo nucleo familiare. A raccontarci tutto c’è un buffo e simpatico bambino/figlio, che la osserva e scruta nel compiere quella che è a dir poco un’impresa titanica. La mamma del protagonista infatti non è solo alla ricerca di una casa ideale per lei e la sua famiglia, ma anche di un mondo nel quale i conflitti, i pregiudizi, le separazioni tra persone e le incomprensioni non esistono più. Quello che la mamma cerca di fare assomiglia a un sogno da realizzare a tutti i costi e, allora, pensi alla frase dedica messa da Guia Risari all’inizio del libro:

Ai migranti di ogni luogo e al Paese di Utopia

e rifletti. Pensi che la mamma del protagonista è animata da una potente speranza che è quella che le permette di andare avanti a sognare la casa migliore possibile per lei e per i suoi cari. Pensi che il paese di Utopia è quel sogno ideale di posto dove abitare, che ogni essere umano, adulto, bambino, migrante o no, desidera nella sua vita. Pensi che forse migranti lo siamo un po’ tutti, perché anche se si viviamo in contesti e situazioni diverse, tutti siamo alla ricerca di un posto migliore nel mondo. “Mamma cerca casa” di Guia Risari è un libro di una sensibilità profonda, che bambini e adulti dovrebbero leggere assieme, perché il suo messaggio – quel bisogno di un posto perfetto ideale dove vivere in armonia con i propria cari e con il mondo- è un sogno universale, una speranza da coltivare sempre. Lettura dai 7 anni in su.

Guia Risari è nata nel 1971 a Milano, dove ha compiuto studi classici e si è laureata in Filosofia Morale all’Università Statale con una tesi su Jean Améry, lavorando come educatrice e giornalista per “L’Unità”. Si è specializzata in Modern Jewish Studies alla Leeds University. Ha vissuto in Francia, dove, oltre a scrivere e tradurre, ha insegnato e svolto ricerche in socio-critica, storia, letteratura orale e comparata delle migrazioni.
Ha tenuto conferenze in varie università sulla filosofia morale, la letteratura concentrazionaria e delle migrazioni. Ha tradotto saggi e romanzi dal francese e dall’inglese per Feltrinelli, e/o, Alet, Giuntina, White Star. Ha curato testi di poesia ed ecologia. È autrice di racconti, pubblicati su riviste e antologie. Per l’infanzia, e non solo, ha pubblicato diversi libri che potete trovare al seguente https://www.guiarisari.com/ITALIANO/pubblicazioni.html.

Source: inviato dall’autrice. Grazie Guia Risari.

:: Intervista a Guia Risari per Ada al contrario, (edizioni Settenove 2019) A cura di Viviana Filippini

14 Maggio 2019

ada al contrarioAda, protagonista di Ada al contrario di Guia Risari, è un bambina dinamica, simpatica che lascia tutti di stucco perché lei fa tutto al contrario. Chiama la mamma papà e il papà mamma. Quando la fanno sdraiare lei si mette in piedi e viceversa. Quando deve dormire sta sveglia e quando dovrebbe stare sveglia dorme. Poi l’incontro con un maestra che aiuterà la piccola a gestire al meglio questa sua voglia di fare le cose al contrario. Illustrazioni di Francesca Buonannno.

V: Come è nata l’idea di scrivere Ada al contrario?

G: L’idea è nata dal constatare che spesso faccio le cose all’opposto di come andrebbero fatte e alla fine riescono ugualmente. Ma non sono la sola: c’è tanta gente come me e persino più estrema: che fa le cose al contrario per principio, per abitudine, per sfida, perché non può fare altrimenti. Possiamo dire che imbocchiamo strade diverse che ci portano tutte più o meno nella stessa radura erbosa. Certo l’esserci arrivati da un comoda strada asfaltata, da un sentierino nei campi o seguendo una semplice traccia nel bosco, cambia la percezione del percorso, del suo senso e il valore della destinazione.

V: Perché la scelta di affrontare, con delicatezza e tatto, la sindrome di Asperger in un libro per bambini?

G: Il libro non è che indirettamente sulla sindrome di Asperger; in realtà, il tema è più ampio: quello della diversità di approccio, di un’intelligenza altra, di una sensibilità sui generis. Ho avuto modo di avere uno stretto rapporto con bambini affetti dai disturbi dello spettro autistico e ho constatato una cosa: non c’è un denominatore comune, un comportamento che si possa generalizzare, una costante che si ripeta. Di fronte a tanta unicità, non ci resta che osservare, accettare, apprezzare e sintonizzarci su un canale comunicativo che ci metta in connessione. Da queste considerazioni è nata Ada con la sua diversità, ma con la sua voglia e capacità di relazionarsi.

V: Quanto è importante sensibilizzare la società su temi come la diversità e il rispetto del prossimo diverso da me/noi?

G: Tanto, perché se stigmatizziamo il diverso è perché non lo conosciamo, possiamo solo immaginarlo e il suo aspetto oscuro ci sembra minaccioso. Le persone temono quello che ignorano e raramente riconoscono questa estraneità con un atteggiamento di attesa e apertura. Parlare invece del diverso, illustrarlo, spiegarlo, esemplificarlo, mostrarlo riduce le distanze e fa sentire più vicini, aumenta l’empatia e la simpatia, due forze senza le quali non ci sarebbe relazione.

V: Il diverso spaventa più i bambini o gli adulti?

G: A parità di mancanza di riferimenti, l’adulto è forse quello che si crea più giustificazioni, scuse, ragioni per diffidare del diverso. Il bambino più facilmente sa di non sapere e mette in conto la sua mancanza di esperienza senza sentirsi in colpa. Questo non significa che i bambini non siano spaventati dal diverso, che non abbiano strategie difensive di fronte a quel che non conoscono e anche pregiudizi. Ma basta qualche spiegazione e qualche bella esperienza per lasciare un ricordo indelebile che contrasta la paura.

V: Che ruolo ha la maestra per Ada?

G: L’insegnante di ginnastica espressiva è quella che non parla solo il linguaggio delle norme e della ragione, ma quello dell’eccezione, del corpo, della sensibilità. Sa che nella vita si può giocare, imitare, contravvenire alle regole, scoprire, inventare. Non a caso l’illustratrice ha deciso di regalarle un fisico molto abbondante; a modo suo, anche quest’insegnante fa le cose al contrario e quindi è capace di capire Ada, le sue paure, le sue attese, le sue speranze, le sue curiosità. Il suo ruolo è maieutico: è come se le dicesse: tanti animali camminano in modo diverso e tu che animale vuoi essere? Come vuoi camminare? In controluce c’è la domanda: come vuoi vivere?

V: Quanto è importante che le persone accettino le diversità dell’altro?

G: Molto importante, perché accettare l’altro significa farlo uscire dall’isolamento, dalla discriminazione, dalla criminalizzazione legati in qualche modo della sua diversità. Una parola gentile, uno sguardo amico, un abbraccio, un gesto di simpatia possono abbattere il muro di diffidenza e creare un clima di fiducia e di rispetto reciproco. È questo che crea un dialogo proficuo tra le nostre diversità – poiché tutti in qualche modo siamo unici e diversi – e contrasta la chiusura. Non dimentichiamo che alla base della tolleranza c’è proprio l’accettazione.

:: La stella che non brilla, Guia Risari, (Gribaudo 2019) a cura di Viviana Filippini

27 gennaio 2019

la stella che non brilla, guia risari,In occasione della Giornata della Memoria, Guia Risari torna in libreria con “La stella che non brilla”, edito da Gribaudo. Eva è una bimba curiosa e un giorno, mentre mamma corregge i compiti e il babbo legge, la piccola va a giocare in soffitta. Poi, all’improvviso Eva trova una scatola con oggetti strani per lei. Dentro a quella vecchia scatola arrugginita ci sono una stella a sei punte, una foto con tanti uomini in pigiama e un dente. Quando la piccola chiede ai genitori cosa siano quegli strani ricordi, la coppia non ha il coraggio di raccontare e chiama il nonno. Sarà proprio grazie a lui che Eva scoprirà la Seconda guerra mondiale, il Nazismo, il Fascismo e che quegli uomini della foto non indossano un pigiama, ma sono prigionieri, sono ebrei deportati in un campo di concentramento. Guia Risari torna in libreria con un libro per bambini illustrato da Gioia Marchegiani, nel quale si affronta con parole e illustrazioni il tema della Shoah. Il tutto con delicatezza e profonda sensibilità. Eva ascolta attenta il nonno, scoprendo le sofferenze che lui e la sua famiglia, come molti altri ebrei e deportati, furono costretti a sopportare. Eva comprende il significato della stella, della foto e di quel dente al quale il bisnonno era tanto legato. Tra la bambina e l’adulto si crea una forte empatia che permette all’uomo maturo di tramandare alla nipotina (e ad ogni lettore) una parte dell’immenso dramma che colpì innocenti vite durante il conflitto mondiale. Quello che si crea in “La stella che non brilla” di Guia Risari è uno scambio di sapere, di ricordi, di emozioni e sensazioni che giungono a noi lettori con un invito esplicito e importante: Zakhor, ossia Ricordare in lingua ebraica, e ricordare sempre, nella speranza che tragedie come quella dei campi di concentramento e dello sterminio di vite innocenti non accadano più. Il libro edito da Gribaudo è munito anche di un interessante appendice storica nella quale vengono fornite tutte le informazioni base sullo sviluppo del Nazismo, del Fascismo, del numero di vittime che quell’epoca causò. Accanto ad essa un’appendice artistica con indicate le opere artistiche, in Italia e all’estero, che hanno il compito di fare Memoria.

Guia Risari è nata nel 1971 a Milano, dove ha compiuto studi classici e si è laureata in Filosofia Morale all’Università Statale, lavorando come educatrice e giornalista per “L’Unità”. Si è specializzata in Modern Jewish Studies alla Leeds University con ricerche su Saadia, Maimonide, Mendelsohn, Rosenzweig, Lévinas, Jabès, Rawicz, Bauman, Rose e una tesi di M.A. sull’antisemitismo italiano. In seguito, si è trasferita in Francia, dove, oltre a scrivere e tradurre, ha insegnato e svolto ricerche in sociocritica, storia, letteratura orale e comparata delle migrazioni. Ha pubblicato due saggi, vincendo cinque premi letterari. Scrive anche racconti e testi per l’infanzia. Lavora con case editrici, riviste, compagnie teatrali, radio e quotidiani.

Gioia Marchegiani è nata a Roma nel 1972. Diplomata in Illustrazione all’Istituto Europeo di Design di Roma, illustra e scrive libri per l’infanzia. Insegna disegno e pittura ai bambini della scuola primaria. È cofondatrice dell’associazione “Semidicarta”, per la quale progetta e svolge laboratori didattico-creativi e di promozione alla lettura. Ha pubblicato vari albi illustrati per l’infanzia, tra cui Iole, la balena mangiaparole con Gribaudo, vincendo diversi premi.

Source: richiesto all’autrice. Grazie a Guia Risari.

:: Elia il camminatore, Guia Risari (San Paolo edizioni 2018) a cura di Viviana Filippini

16 Maggio 2018

Guia Risari torna in libreria con la storia di Elia il camminatore, edito da San Paolo.  EliaLa storia di Elia racchiude in sé timidezza, amore per una vita sana, bisogno di amicizia e anche un pizzico di timore che, pian piano, il piccolo protagonista riuscirà a superare. Elia infatti è un bambino che ama molto camminare, spesso però lo fa da solo, perché è timido e ha vergogna di chiedere a qualcuno di andare con lui. Teme di essere respinto e non capito nel suo bisogno di fare lunghe, lunghissime passeggiate. Elia allora domanda ai suoi genitori di prendergli un animaletto che lo accompagni nelle sue camminate e così il piccolo si trova con un piccolo porcellino d’India. L’animaletto si stanca presto viste le sue corte zampette e allora arriva un gatto che si carica sul dorso il porcellino. Animali su animali si aggiungo a fare compagnia al protagonista, fino a che Elia si trova a camminare con al guinzaglio un elefante, con sopra un asino, con sopra un bue, con sopra un cane, con sopra un gatto e su, in cima alla piramide, eccolo là il porcellino d’India. Una situazione un pochetto difficile da gestire per il piccolo podista che troverà una soluzione per tutti gli animali, in modo tale da non avere uno zoo al seguito durante le sue passeggiate, ma un’altra piacevole compagnia. Il libro di Guia Risari è un testo per bambine che evidenzia, attraverso il piccolo protagonista, l’amore per lo sport, perché Elia macina chilometri su chilometri camminando, e camminare non è solo uno spostamento attraverso un luogo, ma è anche un modo per osservare e scoprire al meglio la realtà che lo circonda. Da Elia il camminatore emerge anche un profondo amore e rispetto per gli animali, ai quali Elia darà la giusta casa. Elia però è un bambino timido, e il suo andare a zonzo a piedi lo aiuterà a superare questo suo aspetto del carattere e a trovare il coraggio di chiedere a chi gli sta vicino (una ragazzina) di camminare con lui. La storia del piccole Elia è un avventuroso cammino di educazione alla vita sana e al rispetto per il prossimo simile e diverso dal proprio io. Elia il camminatore Guia Risari è da leggere in compagnia, magari proprio passeggiando. A dar forma visiva alla bella storia di coraggio e amicizia scritta da Guia Risari ci sono le illustrazione di Giulia Rossi. Età di lettura: da 6 anni.

Guia Risari è nata nel 1971 a Milano, dove ha compiuto studi classici e si è laureata in Filosofia Morale all’Università Statale con una tesi su Jean Améry, lavorando come educatrice e giornalista per “L’Unità”. Si è specializzata in Modern Jewish Studies alla Leeds University. Ha vissuto in Francia, dove, oltre a scrivere e tradurre, ha insegnato e svolto ricerche in socio-critica, storia, letteratura orale e comparata delle migrazioni.
Ha tenuto conferenze in varie università sulla filosofia morale, la letteratura concentrazionaria e delle migrazioni. Ha tradotto saggi e romanzi dal francese e dall’inglese per Feltrinelli, e/o, Alet, Giuntina, White Star. Ha curato testi di poesia ed ecologia. È autrice di racconti, pubblicati su riviste e antologie. Per l’infanzia, e non solo, ha pubblicato diversi libri che potete trovare al seguente https://www.guiarisari.com/ITALIANO/pubblicazioni.html

Giulia Rossi è Nata a Rimini nel 1987. Dopo la laurea in architettura presso l’Università di Ferrara e il master in illustrazione editoriale all’Accademia di Belle Arti di Macerata, ha collaborato con i più importanti editori italiani realizzando copertine e albi illustrati. Le sue illustrazioni sono state selezionate in occasione di diverse mostre e concorsi a livello nazionale e internazionale. Curiosità, ricerca e sperimentazione sono alla base del suo lavoro. Nelle sue immagini è sempre volta a cercare nuovi linguaggi espressivi, facendo interagire tecniche artistiche tradizionali con elaborazioni digitali. http://giuliarossiart.tumblr.com

Source: richiesto all’editore.

:: Liberi junior – Il pigiama verde, Guia Risari (Coccole Books 2016) a cura di Viviana Filippini

30 settembre 2016
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Il piccolo Andrea è un bambino parecchio capriccioso, che sa dire sempre e solo no! Fosse solo questo a rendere il protagonista de Il pigiama verde una piccola peste, lo si potrebbe accettare, ma il bambino diventa ancora più cocciuto e dispettoso quando deve andare a letto, perché non vuole mai indossare il pigiama. La ragione? È il semplice fatto che il pigiamino gli ricorda troppo l’oscurità della notte, il buio e l’inquietante silenzio che la caratterizzano. Una sera il papà fa un regalo molto speciale ad Andrea: un bel pigiama verde. Il bambino è molto sospettoso e non capisce perché mai dovrebbe indossare quell’affare, ma il babbo gli fa notare che quell’indumento non è un semplice capo d’abbigliamento. Quella è una tuta speciale che gli farà vivere fantastiche avventure. Andrea, un po’ riluttante, indossa il pigiama verde e una volta chiusi gli occhi per dormire, il piccoletto comincerà una serie di inimmaginabili avventure. E così Andrea si trova con una fantastica tuta impermeabile nelle profondità marine dove scorge strane creature, compreso un polipo che cambia colore. In un attimo, il protagonista si ritrova prima nella giungla tra scimmie, uccellini canterini e felini maculati, e poi nello spazio, dove vede stelle luminose e sorridenti. Il libro di Guia Risari è una storia corredata dalle simpatiche e colorate illustrazioni di Andrea Alemanno che rendono agli occhi del piccolo lettore molto coinvolgenti le mirabolanti avventure vissute dal piccolo protagonista. Il pigiama verde di Guia Risari è una piacevole storia che aiuta i bambini a capire come il sonno, grazie ad un piccolo aiuto (in questo caso il pigiama verde) possa diventare una dimensione nella quale riposare con piacere, sperimentando emozionanti e fantastiche avventure.

Guia Risari (Milano, 1971) è laureata in Filosofia morale all’Università Statale di Milano. È specializzata in Studi ebraici moderni in Inghilterra e in Letteratura comparata in Francia, dove ha vissuto per qualche tempo e ha collaborato con diverse università francesi. Ha lavorato come educatrice, giornalista e traduttrice. Scrive racconti, libri per bambini, testi teatrali, saggi, testi surrealisti, poesie. Tiene laboratori, conferenze e corsi di scrittura e lettura. Fra i suoi libri si citano: Jean Améry. Il risentimento come morale sul risentimento nella filosofia occidentale (Franco Angeli 2002), vincitore di cinque premi letterari, L’alfabeto dimezzato. Storie di coccodrilli scottati e scimpanzé in piscina (Beisler, 2007), Il cavaliere che pestò la coda al drago (EDT-Giralangolo, 2008), Gli occhiali fantastici (Franco Cosimo Panini, 2010), Il Decamerino (Mondadori, 2015), La porta di Anne (Mondadori, 2016), Il viaggio di Lea (Einaudi Ragazzi, 2016).

Source: libro inviato dall’autrice, che ringraziamo, al recensore.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

:: Un’ intervista con Guia Risari, a cura di Viviana Filippini

25 luglio 2016

oXUQZFrCiao a Guia Risari e benvenuta a Liberi di scrivere per raccontarci un po’ come è nato Il viaggio di Lea, edito da Einaudi Ragazzi

V: Come è nata la trama del Il viaggio di Lea?

G: Sono stata sollecitata da Lodovica Cima: in qualche modo, è lei che devo ringraziare. In quel periodo, cercava un testo che parlasse della vita e del suo senso. L’idea è nata da una spinta in questa direzione e poi ha seguito il suo cammino.

V: C’è qualche situazione particolare della vita reale che ha influenzato la creazione della piccola Lea, una ragazzina alla ricerca delle risposte sul senso della vita e della morte?

G: Non è stato difficile immaginare una situazione di solitudine, fuga e ricerca. Le domande di fondo di Lea, poi, sono quelle che ci facciamo tutti. Solo che spesso rifuggiamo dal cercare le risposte, voltiamo pagina, dimentichiamo. Sono esperienze che appartengono a ognuno di noi. Io, da piccola, scappavo spesso di casa. Andavo a vivere – per interi pomeriggi! – in solaio; da lì saltavo sui tetti e mi avvicinavo al cielo, che mi è sempre parso un ottimo interlocutore. Non ho mai dimenticato i motivi di questa inquietudine, anche se non sempre ho accesso ai tetti…

V: Nel tuo libro riabiliti la figura del gatto che, purtroppo, spesso e volentieri nel corso della storia e della tradizioni popolare ha assunto valore negativo. Per Lea Porfirio cosa rappresenta?

G: È vero; il gatto, che pur cacciando i topi ha garantito agli uomini di conservare tante derrate alimentari, è stato spesso oggetto di persecuzioni e torture. Quand’era nero, poi, gli si attribuiva un’indole diabolica. In realtà, essendo il gatto nero più robusto e longevo, viaggiava spesso sulle navi dei pirati, segnalandone la presenza. Di qui l’idea che portasse sfortuna. Porfirio nel mio romanzo rappresenta l’anima realista, un po’ cinica e disincantata della storia. Ha attraversato vari secoli e vissuto in tanti paesi, collezionando una gran quantità di esperienze e ricordi, da cui pesca con estrema libertà per far fronte al presente. Non ha illusioni, non si nasconde dietro sogni impossibili: conserva tuttavia curiosità e voglia di sperimentare. È l’amico ideale di Lea che, al contrario, si cura dalle ferite della vita con una buona dose di illusioni.

V: La protagonista inizia un viaggio e ha un’interessante abitudine, quella di disegnare e fare dei ritratti di alcune delle persone che incontra sul suo cammino. Questo riprodurre la realtà mettendola su carta e interpretandola in modo personale perché è importante per Lea?

G: Credo sia importante per tutti quelli che s’immergono nella realtà fino quasi a perdere i contorni di sé trovare un modo per fermarsi, prendere le distanze e osservare le cose con un certo distacco. La mediazione della carta – un ritratto fatto di segni o di parole – a questo serve. A confrontarsi con quel che avviene e con la propria visione, a studiare a fondo i dettagli, a dare un’interpretazione, a posizionarsi.

V: Il viaggio compiuto dalla protagonista le permetterà di incontrare persone di diversi caratteri e professioni, che le mostrano i diversi aspetti che la vita può avere. Quanto è importante per la protagonista confrontarsi con queste realtà umane?

G: Per la protagonista, come per tutti noi, il mondo sarebbe incompleto senza un confronto con gli altri. Questo significa misurarsi con la diversità, con visioni peculiari e a volte inconciliabili della vita. Significa allontanarsi dal centro, dal proprio centro, per guardare l’esistenza con occhi diversi; tornare alle proprie posizioni e avere il coraggio di abbandonarle o modificarle radicalmente. Non è un processo indolore, a volte è disorientante, è una piccola lotta e in parte una perdita, di certezze, di terreno, di stabilità. Ma è un processo indispensabile che arricchisce la vita di colori e sfumature.

V: Ad un certo punto accanto a Lea compare la piccola Ipa. Le due ragazzine diventano subito amiche e si sostengono a vicenda come se si scambiassero insegnamenti reciproci. Volevo sapere se le loro caratteristiche fisiche (una bionda, l’altra mora, una con gli occhi azzurri, l’altra no) sono una scelta voluta (mi hanno ricordato il giorno e la notte, la luce e la tenebra, la vita e la morte) perché ha un particolare significato o è dettata da fini stilistici (solo per differenziare le due)?

G: Le opposizioni sono parte della vita e insieme compongono un quadro completo e armonico. Così è per questi due personaggi: Lea fugge dalla vita per cercare il senso della morte; Ipa compie il cammino opposto. E non è un caso che s’incontrino in treno e quindi in cammino perché il rapporto tra vita e morte non si può capire che in itinere.

V: Che differenza c’è tra lo scrivere per bambini e per adulti?

G: Crescere e invecchiare non sono un processo coerente e uniforme. Non si abbandona uno stato per un altro. Non c’è un regno dell’infanzia, uno dell’adolescenza, la giovinezza, la maturità, la vecchiaia. Esiste piuttosto un continuum che fa convivere tutte queste età nel presente: conserva tracce e tratti del passato e anticipa quelli del futuro. Per questo non c’è, secondo me, un modo per parlare o scrivere per bambini e un altro per adulti. Ci sono tante voci che ci abitano e la capacità di non metterle a tacere per corrispondere a un’immagine comoda e artefatta di sé. Se si vive con pienezza, si è in grado di conservare la voce bambina e di trattarla come una voce adulta. Per questo nascono poi dei libri “trasversali” che parlano a tutti.

V: Se dovesse/si scegliere una canzone da abbinare a questo libro, quale sarebbe?

G: Close to Paradise di Patrick Watson.

V: Già al lavoro su altre scritture? Se sì di cosa tratteranno (se puoi dircelo)?

G: Ho da poco terminato di scrivere un romanzo per adulti che definirei “biblico” perché racconta di Dio, della creazione del mondo, di Lucifero, di Adamo ed Eva, della cacciata dal paradiso in chiave umoristica. A settembre invece usciranno in contemporanea, tre albi per l’infanzia: Il volo della famiglia Knitter (Bohem Press) che parla di volo e libertà, Se fossi un uccellino (ELI edizioni) che è una poesia dedicata alle piccole creature alate e Il Pigiama verde (Coccole Books) che racconta le meraviglie prodotte da un pigiama. In questo momento, sto scrivendo contemporaneamente tre romanzi – uno per adulti e due per ragazzi – ma sono tutti troppo all’inizio perché li possa raccontare. Ci sono storie che nascono già con una strada tracciata: bisogna solo avere l’abilità di seguirla. Altre che si rivelano invece mobili e incerte; si scoprono andando e rivelano le loro sorprese solo si sa attendere con pazienza e continuare, nonostante la meta cambi posizione e obblighi a clamorose virate. Le tre storie che sto cercando di “catturare” mi obbligano a questo tipo di scrittura imprevedibile, che è una rivelazione quotidiana. Appena ne saprò di più, anch’io potrò raccontare meglio.