“Roberto e Maurizio, due amici alla soglia della mezza età, vivono la loro vacanza perfetta. In viaggio per l’Europa, passano attraverso scoperte, incontri ed esperienze come se ogni giorno fosse l’ultimo. E insieme ritrovano una maggiore confidenza, un confronto più profondo.
Ma tra Amsterdam e Heidelberg, Strasburgo e Colmar, Berna e la val d’Aosta, piccole incongruenze si palesano. Paesaggi, edifici e geografie che non sono esattamente come dovrebbero essere. Viaggiare significa muoversi attraverso differenti dimensioni parallele?
In un’atmosfera da film nouvelle vague, tra riferimenti politici, proteste sociali e teorie delle stringhe, con uno stile ricercato e piacevolmente démodé, Fabrizio Borgio evoca le inquietudini dell’età di mezzo. Una continua, disperata ricerca dell’equilibrio tra voglia di vivere e disincanto, trasgressione e conformismo, razionalità e delirio.
Come se solo nel tempo sospeso del viaggio si potesse raggiungere un più intimo contatto con il proprio sé.”
Copertina di Dante Primoverso (IA).
Fabrizio Borgio, classe 1968, piemontese. Ex militare, membro della Croce Rossa italiana. Fantascienza, horror, mystery, fantastico “tout court”, gialli e noir sono i generi che maggiormente lo interessano, ma non si pone paletti di sorta nella scrittura. I suoi libri sono usciti per i tipi di Fratelli Frilli editori e Acheron Books. Attualmente pubblica per Segretissimo Mondadori. Autobahn, primo lavoro per la collana Frattali di Delos Digital, è l’ennesimo sconfinamento di genere.
Frediano Sessi Quando imparammo la paura. Vita di Laura Geiringer, sopravvissuta ad Auschwitz
La nuova uscita di uno dei massimi esperti della Shoah e del campo di concentramento di Auschwitz. Sessi ci presenta la storia di una sopravvissuta: Laura Geiringer, tornata a casa con la consapevolezza di dover impiegare tutte le sue forze per ricominciare a vivere. Per Marsilio è autore di numerose pubblicazioni in cui riscopre e racconta storie dimenticate dell’Olocausto e di opere divulgative, tra cui Auschwitz. Storia e memorie (2020) e Oltre Auschwitz. Europa orientale, l’Olocausto rimosso (2024).
Il giorno e l’ora della liberazione dai campi di concentramento vengono spesso raccontati e rappresentati come un ritorno alla vita e la fine di atroci sofferenze. Non è stato così per molti dei prigionieri dei Lager, tanto meno per le poche donne scampate all’orrore. E non è stato così per Laura Geiringer, unica sopravvissuta della sua famiglia, tornata a casa con la consapevolezza di dover impiegare tutte le sue forze per ricominciare a vivere. La vergogna e il disgusto per quanto subito la spingono a tacere: chi le crederebbe? A chi parlare dei tremendi esperimenti che il professor Carl Clauberg conduceva sui corpi delle donne ad Auschwitz? Chi non aveva esperienza del Lager non poteva capire, forse non sarebbe nemmeno riuscito ad ascoltare. Unico sfogo per sfuggire al ricordo delle abiezioni di Birkenau è il diario di memorie a cui affida i suoi pensieri. Grazie a quelle parole, a nuovi documenti e a testimonianze inedite, Frediano Sessi ricostruisce la tragica storia di Laura e della sua famiglia, dalla serenità dell’infanzia all’ignominia delle leggi razziali; dalla tentata fuga a Gruaro alla detenzione a Venezia; dal tragico trasferimento ad Auschwitz sul medesimo convoglio di Primo Levi al tentativo di riprendere, dopo la liberazione, un’impossibile normalità. Accanto alle storie sia degli aguzzini sia delle compagne che con lei hanno condiviso torture e vessazioni, emerge con forza in queste pagine il desiderio di resistere con ogni mezzo a quel male assoluto.
Uwe Wittstock 1940. Il grande esodo della letteratura in fuga da Hitler
Dall’autore del bestseller internazionale Febbraio 1933, l’odissea di artisti e scrittori tedeschi in fuga verso la libertà e la vicenda dimenticata di Varian Fry, l’uomo che li ha tratti in salvo. Tra i protagonisti: Hannah Arendt, Walter Benjamin, Heinrich Mann e Franz Werfel.
Tra maggio e giugno del 1940, l’esercito nazista marcia su Parigi, costringendo a una fuga precipitosa otto milioni di persone. È un vero e proprio esodo, che coinvolge anche gli esuli austriaci e tedeschi che in Francia credevano di aver trovato un rifugio sicuro dalla minaccia hitleriana nel 1933. La Gestapo si mette subito sulle tracce di Hannah Arendt, Walter Benjamin, Heinrich Mann, Franz Werfel, e di tanti dissidenti che dovranno nuovamente scappare. I loro destini e quelli di altri scrittori e artisti, nonché di centinaia di profughi meno noti, convergeranno nel 1940 a Marsiglia. Qui Benjamin affiderà copia del suo ultimo saggio ad Arendt, nella speranza che almeno i suoi scritti possano sopravvivergli. Qui riparerà Max Ernst, evaso dai campi di internamento che il governo francese ha predisposto per i potenziali nemici stranieri. Ed è qui che Varian Fry, un giornalista poco più che trentenne venuto da New York, metterà a rischio la propria vita per far uscire clandestinamente dal paese i perseguitati. Con stile avvincente e ritmo serrato, Uwe Wittstock ricostruisce l’odissea di artisti e intellettuali alla conquista della libertà e riporta alla luce la figura e l’operato di Fry e delle persone straordinarie che riunì intorno a sé per trarli in salvo. Restituendo voce e profondità a queste vite, l’autore racconta come dalla disperazione possa nascere un incredibile coraggio e come, anche nei tempi più bui, ci siano stati «donne e uomini che hanno saputo tenere alto il vessillo dell’umanità».
Petra Rautiainen Terra di neve e cenere
Romanzo di esordio di una promettente scrittrice finlandese. Un racconto potente e profondamente poetico ambientato nella Lapponia finlandese del 1947, dove la protagonista si trova ad affrontare le verità scomode del passato, in cerca di una possibilità per ricomporre le ingiustizie.
Nel 1947, quando la guerra è ormai alle spalle, Inkeri raggiunge una piccola città della Lapponia finlandese per documentare con le sue foto la ricostruzione della zona. Ufficialmente, deve mettere insieme un reportage per un giornale della capitale, ma il suo vero obiettivo è un altro. Più personale. Quel lungo viaggio da Helsinki a Enontekiö, nel profondo Nord del paese, ripercorre in realtà le tracce del marito di cui non ha più notizie: quello è l’ultimo posto dove Kaarlo è stato visto prima di scomparire. Molte risposte alle sue domande potrebbero trovarsi in un diario. Contiene le parole di un soldato che, chiamato come interprete, ha registrato gli eventi dell’ultimo anno di guerra e sembra fornire un punto di partenza per risolvere finalmente il mistero che avvolge il destino di Kaarlo, e non solo. Ma sarà l’incontro con una ragazzina sami e la sua comunità ad aprirle davvero gli occhi. Giorno dopo giorno, in quel paesaggio polare di grande bellezza, i ricordi di un popolo che abita le terre artiche da sempre porteranno alla luce fatti sconvolgenti, storie taciute di oppressione e di sopravvivenza. In un racconto potente e profondamente poetico, dove ognuno dei protagonisti porta con sé un segreto fino alla fine, Inkeri si trova ad affrontare le verità scomode del passato, in cerca di una possibilità per ricomporre le ingiustizie.
La storia vera di Ferdinando Natoni, Giusto tra le Nazioni,e di come la mattina del 16 ottobre 1943 ha salvato Marina e Mirella Limentanidal rastrellamento del quartiere ebraico di Roma.
16 ottobre 1943, rastrellamento degli ebrei romani. Nel cuore della capitale, due gemelle inseparabili sfuggono alla tragedia della deportazione grazie a un aiuto che non si sarebbero mai aspettate. Nei momenti difficili scegliere il bene o il male può cambiare il destino di una persona e del mondo. Questa è la storia vera di un uomo che stava con i malvagi, ma nell’istante decisivo dimostrò coraggio e umanità.
Il 14 novembre 1994 lo Yad Vashem di Gerusalemme, l’Ente per la Memoria della Shoah, ha riconosciuto a Ferdinando Natoni il titolo di Giusto tra le Nazioni.
Opera pubblicata con il patrocinio della Fondazione Museo della Shoah.
Mario Pacifici si è avvicinato alla scrittura nel 2008, vincendo con un racconto sulle leggi razziali il concorso indetto dal Festival della Letteratura Ebraica. Nel 2012 è uscita la sua prima raccolta di scritti brevi Una cosa da niente e altri racconti e nel 2015 Daniel il Matto. Con Gallucci, ha già pubblicato i romanzi storici La pedina e Rachele e Giuditta e l’albo La porta aperta con le illustrazioni di Lorenzo Terranera e dedicato alla storia vera di Ferdinando Natoni, Giusto tra le Nazioni che la mattina del 16 ottobre 1943 trasse in salvo Marina e Mirella Limentani.
Lorenzo Terranera (Roma, 1968) è illustratore e scenografo. Per anni ha realizzato gli sfondi dello studio di “Ballarò”, il programma Rai. Ha inoltre illustrato più di ottanta libri per numerose case editrici, enti pubblici e istituzioni internazionali come L’Unicef, Amnesty International, Fao e Agesci.
II Guerra Mondiale, il Generale Luigi Bianchi ormai in pensione si è ritirato a vivere nella sua nativa città del Piemonte con sua moglie, sua figlia e i sui nipoti, mentre il genero è prigioniero di guerra in India, e febbrili si fanno le trattative con l’aiuto della Croce Rossa Italiana per portarlo a casa. La domanda di essere inviato al fronte gli è stata respinta per sopraggiunti limiti di età, ma non per questo sta con le mani in mano. Occupandosi di incarichi civili dirige l’accoglienza degli sfollati provenienti da Torino dove i bombardamenti degli Alleati sugli stabilimenti FIAT si fanno frequenti. C’è da proteggere anche una famiglia di ebrei, nascosti in una fattoria nelle campagne circostanti, e un delitto insanguina l’autunno del 1944: un soldato tedesco è stato ucciso in circostanze misteriose, e il vecchio Generale ha 48 ore di tempo per trovare il colpevole, se no venti prigionieri delle carceri locali saranno passati per le armi come rappresaglia.
Nella Parigi della Belle Époque, César Cachelin, impiegato del Ministero della Marina, combina un matrimonio tra la figlia Cora e uno dei suoi colleghi più promettenti e ambiziosi, Léopold Lesable, pregustando l’ingente eredità che la sua ricca sorella Charlotte ha destinato alla giovane nipote. Ma alla morte dell’anziana zitella, con enorme sgomento i Cachelin apprendono una clausola del testamento sino ad allora ignorata: la coppia può disporre dell’eredità solo con l’arrivo di un figlio nel limite dei tre anni di matrimonio, diversamente il denaro – un milione netto! – andrà tutto in beneficenza. Col passare dei mesi, le speranze di una discendenza si fanno sempre più flebili. Se prima Cachelin venerava Lesable per la sua ambizione e proprio per questo lo aveva scelto come marito di sua figlia, adesso lo guarda «con un bisogno furioso di batterlo, di schiacciarlo, di prenderlo a calci». La posta in gioco resta però troppo alta per rinunciarvi. E forse la soluzione va cercata fuori dalle pareti di casa.
Pubblicata nel 1884, inizialmente sul mensile illustrato “La Vie Militaire” e successivamente inclusa nella raccolta di racconti “Miss Harriet“, la novella “L’eredità” di Guy de Maupassant rappresenta un’evoluzione significativa del tema narrativo già esplorato nel racconto breve “Un milione“, apparso nel 1882 sul quotidiano “Gil Blas”. L’edizione proposta da Carbonio, nella nuova traduzione di Bruno Nacci, in cui sono presenti sia la novella che il racconto originario, offre un’interessante opportunità di confronto tra le due opere, permettendo al lettore di cogliere le sfumature e le trasformazioni del processo creativo dell’autore. Questo recupero si rivela dunque imperdibile, non solo per gli appassionati dell’opera di Guy de Maupassant, ma anche per chi desidera immergersi in un’analisi profonda e stimolante della sua scrittura.
Ne “L’eredità“, Maupassant analizza le pulsioni più basse che animano i suoi personaggi pervasi di grettezza e opportunismo. Le loro azioni, crudeli e spietate, mettono a nudo meschinità e calcoli subdoli, tutti finalizzati a un’inarrestabile avidità e desiderio di affermazione sociale. L’autore adotta magistralmente un registro che fluttua tra farsa e tragedia, ironia e crudeltà, leggerezza e una rassegnata amarezza per colpire i mali e le debolezze di una società spietata tutta tesa all’affermazione di sè. Con un focus sui temi atavici dell’infertilità, dell’onore e del tradimento, “L’eredità” si erge come un memorabile affresco della piccola borghesia impiegatizia francese di fine Ottocento, un ritratto implacabile di una società pavida, ingorda e arrivista.
Di origine aristocratica, Guy de Maupassant nasce nel 1850 nella tenuta di Miromesnil in Normandia. I suoi primi anni sono segnati dai rapporti tesissimi tra i genitori fino alla loro separazione, nel 1862. Allo scoppio della guerra franco-prussiana, nel 1870, Maupassant si arruola come volontario. Tornato dal fronte, lavora come impiegato prima al ministero della Marina e poi a quello dell’Istruzione. Intanto scrive alacremente incoraggiato dall’amico di famiglia Gustave Flaubert, che venera come maestro e mentore. La sua prima raccolta di racconti, La casa Tellier, esce nel 1881; segue un decennio di fama e ricchezza in cui Maupassant pubblica centinaia di racconti e sei romanzi, tra i quali spiccano Una vita (1883), Bel-Ami (1885) e Pierre e Jean (1888). Il successo andrà di pari passo con un ’estenuante irrequietezza che, gravata da varie patologie (malattie veneree, cancro, paralisi), sfocerà nella follia. Dopo un tentato suicidio nel 1892, Maupassant verrà ricoverato in una clinica alle porte di Parigi dove trascorrerà l’ultimo anno e mezzo di vita, morendo il 6 luglio 1893 all’età di quarantadue anni. Solo in parte riconducibile alla grande lezione del Realismo e del Naturalismo, più vicina piuttosto al pensiero di Leopardi e Schopenhauer, l’opera di Maupassant rappresenta una delle vette più elevate della letteratura europea dell’Ottocento, che apre la strada al grande racconto moderno del Novecento.
Bruno Nacci ha curato classici della letteratura francese, da Chamfort a Nerval, e in particolare si è occupato di Blaise Pascal, su cui ha scritto il saggio La quarta vigilia. Gli ultimi anni di Blaise Pascal (2014). Di Flaubert ha tradotto Bouvard e Pécuchet e La tentazione di sant’Antonio, uscito per Carbonio nel 2023. Ha pubblicato il noir L’assassinio della Signora di Praslin (2000); con Laura Bosio ha scritto i romanzi storici Per seguire la mia stella (2017), La casa degli uccelli (2020) e il saggio Da un’altra Italia (2014). Ha pubblicato le raccolte di racconti: La vita a pezzi (2018), Dopo l’innocenza (2019), Destini (2020), Congedo delle stagioni (2022) e il racconto lungo La fine del viaggio (2023).
Fondata da Patrizia Baglione, la casa editrice nero_latte è specializzata nella pubblicazione di opere di poesia e albi illustrati. Si accettano anche manoscritti ibridi (testo poetico allegato con foto o Illustrazioni).
Il progetto editoriale è mosso da una grande passione per le parole. Senza dimenticare la carta, i colori, la texture delle pagine, l’odore.
La bambina raffigurata nel logo è a cura dell’illustratrice Alessia Iuliano. Questa vecchia bozza, da lei realizzata, è stata fortemente voluta e adottata così come si vede. Con tutte le sue linee guida sul volto.
Morii per la bellezza, ma ero appena
composta nella tomba
che un altro, morto per la verità,
fu disteso nello spazio accanto.
Mi chiese sottovoce perché ero morta
gli risposi “Per la Bellezza”.
“E io per la Verità, le due cose sono
una sola. Siamo fratelli” disse.
[Emily Dickinson]
Autenticità e bellezza sono i valori più apprezzati. Così come onestà e ascolto. nero_latte sarà la prima ad impegnarsi per portare in alto tutto quello elencato poc’anzi.
Ti sei calato nella mia sera nuovo pesce nell’oceano
Guizzano suoni caldi in corpi lasciati alla deriva senza bufere a spingere forte come ad affondare la tua barca
Gusci di chiocciole e resti mi fanno risacca
“[…] Poesia come finestra aperta su un universo intimo dove il tempo si dissolve e la memoria si intreccia con l’amore in un abbraccio eterno. il libro appare come un canto silenzioso che risuona nelle profondità dell’essere, un viaggio tra le ombre e le luci della vita dove ogni verso è un soffio di eternità. Loro due si presenta non solo come una raccolta di poesie ma un 14 vero e proprio invito a perdersi e a ritrovarsi nel mistero dell’esistenza, a scoprire la bellezza nascosta nei frammenti di tempo e nei riflessi della memoria. non dimenticando però di riflettere sulla natura fugace della bellezza stessa e dell’incanto, e sull’inevitabile realtà del cambiamento e della perdita”. — Dalla prefazione di Alessandro Canzian
Maria Grazia Chinato ha svolto attività come psicologa clinica, epistemologa e docente universitaria. Scrive e si occupa di poesia da metà degli anni ottanta anche attraverso ricerche sulla sua valenza trasformativa nella formazione. L’incontro con gli scritti poetici di giovani con disabilità le ha permesso d’integrare le competenze professionali con la poesia attraverso una ricerca descritta nel volume: Avevo un pregiudizio, viaggio tra formazione e poesia (Bonaccorso ed. 2014). Fa parte di due gruppi veronesi che ha contribuito a fondare: Poesiaincorso e Poesia dal mondo, gruppo multietnico con il quale ha pubblicato tre raccolte nelle diverse lingue e loro traduzioni: Puri suoni (QuiEdit, 2019), Sono radice (Bonaccorso Edizioni 2014) e Le lingue si parlano (Bonaccorso Edizioni 2011), e tenuto letture e convegni pubblici. Come poeta ha pubblicato, inoltre, le raccolte poetiche: Annotazioni di un’assenza (Aletti Edizioni, 2018, postfazione di Chiara Zamboni) e Cicale d’inverno (Edizione Europea, 1989).
“Alessandra Tombini con Stanotte ti ho sognato, dà vita a un corpo a corpo archetipico, dunque modernissimo, quello fra il nostro io intatto, innocente, sovrapponibile alla dimensione dell’infanzia, e il tu presente, adulto, costituito da tutte le ferite, lacerazioni, che la vita ci offre come educazione a se stessa e ai sentimenti. Ne nasce un dialogo serrato fra la bambina e la donna, due frammenti della stessa esistenza che cercano attraverso l’incontro nei versi una pace possibile. Perché Il mosaico si ricomporrà e apparirà ciò che avrebbe sempre dovuto essere”. Daniele Mencarelli
Alessandra Tombini è autrice di tre raccolte di poesie e un racconto breve. La prima “Bava di lumaca” edita nel 1999 da Libroitaliano e vincitrice del premio selezione poesia ’99 assegnato dalla casa editrice. La seconda “La figlia di Elios” edita da Raffaelli Editore, Rimini 2022, uscita con una nota di Lella De Marchi. La terza “Stanotte ti ho sognato” edita da Raffaelli Editore, Rimini 2023, uscita con una nota di Daniele Mencarelli, vincitrice del secondo premio al premio nazionale di poesia e narrativa “Alda Merini” IX edizione e finalista del premio Ovidio. Il racconto breve inedito “Click” è risultato primo classificato al premio letterario nazionale “Il meleto di Guido Gozzano” nel 2024, XIV edizione.
La collana “La carena”, diretta da Silvia Elena Di Donato, intende accogliere voci della poesia italiana ispirandosi all’immagine evocativa della carena: essa porta con sé l’idea del mare, ma anche di un mondo sommerso, come sommerso giace l’inesauribile segreto dell’animo umano, porto sepolto oltre il fenomenico rivelarsi delle cose. La carena è quella parte dello scafo che solca le acque e vi resta immersa durante la navigazione, nascosta e sempre in contatto col mare: proprio come la parola poetica, carena delle nostre vite nel mare dell’inafferrabile mistero dell’esistere, capace di penetrare le profondità dell’umano, di aprire varchi e fenditure oltre le apparenze. Capace di vedere orizzonti di senso. La carena, il poeta: per l’alto mare aperto. In continua ricerca. Nel mistero.
Come primo volume, è uscita nel mese di novembre la raccolta PARACHROM. Frammenti e scampoli di tempo di Sergio D’Amaro, con la prefazione di Vincenzo Guarracino il quale scrive: «Due-tre cose in particolare vanno dette e colpiscono: intanto, l’impegno, per così dire, riassuntivamente narrativo della storia individuale e collettiva di una “generazione” attraverso tutta una serie di elementi oggettivi, di “scampoli”; poi, la forma poetica adoperata, la loro organizzazione in terzine endecasillabiche, che reclamano spazio e collocazione letteraria all’interno della tradizione del genere “visione” di dantesca memoria, alla ricerca di una verità di sé; infine, la presenza simbolica del Fato, per dare uno sfondo mitico al grande tema del mistero dell’esistenza individuale, per sottrarla, questo sì, all’insensatezza del suo effimero flusso eracliteo.»
Sergio D’Amaro ha pubblicato numerosi libri, tra cui si segnalano Beatles (Caramanica, 2004), Terra dei passati destini (Manni, 2005), L’allegro destino della signora Mariù(BesaMuci, 2018), Romanzo meridionale (ivi, 2023) e Il pane della sera (ivi, 2024). Presso la casa editrice statunitense Gradiva Publications (New York) è uscita nel 2021 la traduzione inglese del suo libro di poesie Il ponte di Heidelberg /The Bridge of Heidelberg (trad. di C. Siani). È co-autore, insieme a Gigliola De Donato, della biografia di Carlo Levi Un torinese del Sud (Baldini & Castoldi, 2001; 2^ ed. pocket Baldini Castoldi Dalai, 2005), delle cui opere ha realizzato molteplici curatele e su cui ha organizzato alcuni convegni di studio.
Collabora ad alcune testate tra cui “Il Ponte” e “La Gazzetta del Mezzogiorno”. È responsabile del Centro Studi “J. Tusiani” di San Marco in Lamis, per i quali dirige la rivista “Frontiere”. Tra i riconoscimenti ricevuti il “Lerici-Golfo dei Poeti” (opera prima) e il “RhegiumJulii”.
Illustrazione di Gek Tessaro per scrittorincittà 2024
Dal 13 al 17 novembre si terrà a Cuneo il festival letterario “scrittorincittà“, giunto ormai alla XXVI edizione. Tema di quest’anno le stelle.
Tra gli ospiti:Amedeo Balbi, Matteo Caccia, Mario Calabresi, Red Canzian, Gianrico Carofiglio, Giuseppe Catozzella, Filippo Ceccarelli, Roy Chen, Jonathan Coe, Diego De Silva, Piero Dorfles, Dario Fabbri, Adrian Fartade, Siegmund Ginzberg, Caspar Henderson, Laura Imai Messina, Nicola Lagioia, Piergiorgio Odifreddi, Valeria Parrella, Telmo Pievani, Simon & the Stars, Andrew Spannaus, Craig Thompson.
Mercoledì 13 novembre alle ore 17.30, al Centro Incontri della Provincia – Sala Blu, Nicola Lagioia inaugurerà la manifestazione con l’incontro Presto saprò chi sono. Una lezione sull’arte di raccontare storie attraverso la letteratura.
Scrittorincittà ha infatti come primo obiettivo quello di promuovere la lettura per tutti, dagli adulti ai ragazzi e ai bambini. Per questo è tra i festival in Italia che dedica maggior spazio agli appuntamenti per le e i più giovani, con un ricchissimo programma per le scuole, da quelle per l’infanzia alle superiori, che anche quest’anno non mancherà.
Scrittorincittà è un’iniziativa del Comune di Cuneo, in collaborazione con la Provincia di Cuneo e la Regione Piemonte, ed è organizzato dall’Assessorato per la Cultura del Comune di Cuneo e dalla Biblioteca civica.
Il programma è a cura di Stefania Chiavero, Matteo Corradini, Raffaele Riba, Giorgio Scianna, Andrea Valente.
Escono domani, 1 novembre, due deliziosi albi per bambini, in attesa di sfogliarli vi presento il comunicato stampa e qualche immagine.
Tornano in Italia dopo decenni di assenza i deliziosi albi senza parole di Monique Felix, le avventure di un topolino sgranocchiatore di pagine!
Una serie da tre milioni di copie vendute nel mondo, già tradotta in 17 lingue: sono I libri del topolino di Monique Felix, che Camelozampa, nella ricerca dei “classici contemporanei” per bambini, riporta finalmente anche ai piccoli lettori italiani, a cominciare dai primi due titoli, La merenda e Il vento.
Le storie del topolino mangia-pagine danno voce al potere infinito dell’immaginazione. Sono albi senza parole da leggere insieme, in dialogo, per meravigliarsi dei mondi incredibili che possono nascondersi tra le pagine di un libro.
La merenda
C’è un topolino intrappolato dentro un libro, tra le pagine bianche. Dopo un momento iniziale di panico, gli viene un’idea: forse, rosicchiando le pagine del libro, potrà scoprire il mondo che c’è oltre! La sua perseveranza e i suoi dentini lo portano a una bellissima campagna, dove potrà trovare delle spighe con cui fare merenda… Ma come ci arriverà? La risposta è ancora tra le pagine del libro!
Un silent book sorprendente e ironico, che celebra la fantasia e invita a immergersi nelle infinite avventure che un libro può offrire. Premiato, alla sua uscita, con la Mela d’oro alla Biennale di Illustrazione di Bratislava, è un classico che torna in Italia dopo decenni di assenza, in una nuova raffinata edizione. Rispetto al titolo della sua prima uscita, C’era una volta un topo chiuso in un libro, Camelozampa d’accordo con l’autrice lo ripropone con un titolo che gioca scherzosamente con il finale della storia.
Il vento
Il nostro topolino è ancora dentro alle pagine bianche di un libro, ma ormai conosce il segreto: basta rosicchiare e… qualcosa succederà di sicuro! Non si aspettava, però, il vento furioso che trova una volta staccata la pagina, e che rischia di travolgerlo! Tra aquile, elicotteri e aeroplani, troverà anche lui il suo mezzo di trasporto per planare in tranquillità.
Vincitore del Premio Critici in erba alla Bologna Children’s Book Fair, anche questo è un piccolo e prezioso classico, un’esplorazione dell’inesauribile capacità di sognare e di evadere che un libro ci può regalare.
Monique Felix, nata nel 1950 a Morges, in Svizzera, vive a Pully (Losanna). Ha studiato Graphic design all’Ecole cantonale d’Art appliqué di Losanna, poi ha lavorato nella pubblicità, nell’animazione, nel fashion design e nell’interior design. Con questo suo primo albo, uscito nel 1981 come C’era una volta un topo chiuso in un libro…, ottiene numerosi riconoscimenti, tra cui il premio della Biennale di Bratislava. Da allora, il suo topolino dispettoso ha vissuto otto nuove avventure, sbarcando in 17 Paesi e vincendo svariati premi. A oggi Monique Felix ha illustrato una cinquantina di album, pubblicati principalmente da The Creative Company e tradotti in tutto il mondo. Tra i premi che ha ottenuto la Mela d’oro alla Biennale d’Illustrazione di Bratislava, il Premio Grafico alla Bologna Children’s Book Fair e il Premio Octogone a Parigi.
Tra spedizioni notturne, trappole per mostri e portali segreti nella foresta, una nonna eccentrica e piena di risorse accompagna il suo nipotino in un’avventura scaccia paure.
Da quando a scuola ha sentito parlare di mostri, Frasse ha gli incubi e non riesce a dormire se non ha vicino il papà. È un bel problema: dovrà rinunciare al pigiama party a casa di Pollicione? Per fortuna è giovedì e a prenderlo a scuola verrà la sua formidabile nonna, che tutti chiamano Nonnamatta perché un nipotino che non riusciva a pronunciare il suo nome, Marta, lo ha storpiato così. Nonnamatta non è come gli altri della sua età: lei non parla di acciacchi, non ha paura di niente, è una fonte inesauribile di avventure spericolate e in più sa tutto di magia. Quando scopre della paura di Frasse, le viene subito un’idea: nonna e nipote preparano lo zaino e partono in treno per una spedizione nel bosco mostruoso. Per vedere se i mostri esistono davvero e nel caso affrontarli una volta per tutte. Frasse è spaventato a morte, ma anche emozionato: e se riuscissero a catturare un vero mostro? Comincia così un’impresa piena di sorprese più esilaranti che spaventose, fra veglie notturne, trappole per mostri, portali segreti, incontri inattesi – e la scoperta che niente, in fondo, è come sembra. Età consigliata: a partire da 6 anni.
Moni Nilsson è una delle più apprezzate autrici per l’infanzia svedesi, premiata con la Targa Nils Holgersson e membro dell’Accademia svedese dei libri per bambini. Si è affermata a livello internazionale con la serie dedicata a Tsatsiki.
Laura Cangemi Laureata in Lingue e Letterature Moderne all’Università Statale di Milano, dal 1987 svolge l’attività di traduttrice dallo svedese e dall’inglese. Tra gli autori svedesi che ha tradotto si annoverano Ulf Stark, Maria Gripe, Annika Thor, Åsa Lind, Henning Mankell, Per Olov Enquist, Mikael Niemi, Peter Englund, Katarina Mazetti, Ingmar Bergman, Klas Östergren. Collabora con le più importanti case editrici italiane e ha al suo attivo oltre duecento titoli. Nel 1999 ha ricevuto il Premio San Gerolamo per la traduzione (sezione letteratura per l’infanzia) e nel 2013 il Premio per la traduzione della Fondazione Natur & Kultur, assegnato dall’Accademia di Svezia. È inoltre interprete di conferenza grazie a un corso frequentato al Parlamento Europeo e coordinatrice dei servizi di interpretariato e traduzione del Festivaletteratura di Mantova, con cui collabora fin dalla prima edizione. Dal 2013 al 2016 ha coordinato e condotto un seminario di formazione per traduttori di letteratura svedese per ragazzi finanziato dallo Swedish Arts Council.
Il 28 febbraio 1815 la vedetta di Notre-Dame-de-la-Garde segnalò il tre alberi Pharaon, proveniente da Smirne, Trieste e Napoli.
Come al solito, subito un pilota si mosse dal porto, costeggiò il castello d’If, e andò ad abbordarlo tra capo Morgiou e l’isola di Riou.
E come al solito, subito lo spiazzo del forte Saint-Jean si riempí di curiosi. Perché a Marsiglia l’arrivo di una nave è sempre un grande avvenimento, soprattutto quando quella nave è stata costruita, armata e stivata, come il Pharaon, nei cantieri dell’antica Focea, e appartiene a un armatore della città.