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Dall’8 al 10 novembre torna la Microeditoria di Chiari: “Dal sogno alla Luna. Fate largo ai sognatori…” A cura di Viviana Filippini

30 ottobre 2019

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Non perdete l’occasione di visitare “Dal sogno alla Luna. Fate largo ai sognatori…” , la XVII edizione della Rassegna della Microeditoria, che si terrà l’8, il 9 e 10 novembre a Chiari, a Villa Mazzotti, in provincia di Brescia. L’evento autunnale vedrà  nelle sale del magnifico palazzo, le piccole e piccolissime case editrici italiane con ben 80 espositori presenti. L’evento dedicato ai libri e alla cultura è promosso dall’associazione culturale L’Impronta, in collaborazione con il Comune di Chiari e il Comune di Orzinuovi. Come sempre c’è il patrocinio della Provincia di Brescia e Consigliera di Parità della Provincia di Brescia, il sostegno di circuito Claps e Ministero dei beni Culturali. L’edizione 2019 vede anche la partecipazione di Philosophy for Children, Rinascimento Culturale e Movimento Nonviolento.

 “Diciassette anni di Microeditoria sono un bel traguardo – spiega Daniela Mena, direttrice artistica della Rassegna – sono cambiate tante proposte che un tempo non avevamo nemmeno immaginato (penso agli approfondimenti sulla Cultura Digitale per seguire l’evoluzione della comunicazione o ai laboratori formativi sui Mestieri del Libro). Abbiamo cercato di rinnovarci ogni anno: basti pensare che da 40 editori nel 2003 in poco tempo siamo più che raddoppiati, resistendo anche ad anni di crisi profonda. E non solo. Anche il termine “microeditoria”, che oggi identifica non solo i piccolissimi editori ma anche buona parte dell’editoria indipendente, è partito da qui”.

Tema centrale della manifestazione sarà quindi la LUNA, anche in occasione dei 50 anni dal primo passo dell’uomo sul nostro satellite, ma non mancheranno il Premio Microeditoria di Qualità (realizzato in collaborazione con la Fondazione Cogeme), i laboratori dedicati al mestiere del libro e le riflessioni dedicate al mondo della cultura digitale e il ciclismo. Gli ambienti di Villa Mazzotti a Chiari, aperti da sabato 9 novembre, dalle 10 alle 20, vedranno la presenza di molti ospiti. Tra loro Marino Bartoletti, giornalista e scrittore del libro per bambini “La squadra dei sogni. Il cuore sul prato”; Antonio Caprarica, mezzobusto tra i più conosciuti e per una vita inviato Rai in giro per il mondo, e Gian Antonio Stella, editorialista del Corriere della Sera (autore con Sergio Rizzo de La Casta il libro di maggior successo nel 2007) per il suo nuovo libro sulle potenzialità che si sviluppano con la disabilità. Molte emozioni anche per Luisa Corna e Annalisa Minetti (insieme al Coro di Novara) per il libro “Tofu e la magia dell’arcobaleno”, e anche per l’ultimo lavoro di Carlo Gabardini, attore, comico, scrittore e conduttore radiofonico italiano a Chiari con “Churchill il vizio della democrazia”. E poi ancora Paolo Hendel, Alessandro Zaccuri, Massimo Coppola e, domenica a chiudere il calendario di presentazioni, Moni Ovadia con il suo “Canto di un ebreo errante”.

Tutti gli appuntamenti sono gratuiti. L’ingresso è libero, salvo dove diversamente indicato ed è richiesta la prenotazione. Il programma è consultabile sul sito www.rassegnamicroeditoria.it

:: Come diventare un recensore di libri, (retribuito): 6 facili passi di Allena R. Tapia

18 luglio 2016

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Ricollegandomi all’articolo della scorsa settimana In che direzione stiamo andando, ho fatto un po’ di ricerche in rete per fornire consigli e informazioni a tutti coloro che si avvicinano al mondo delle recensioni, o vogliono passare dal livello amatoriale a quello professionale. E così ho trovato questo articolo, è sicuramente rivolto al pubblico americano o per lo meno di lingua inglese, ma alcuni consigli sono piuttosto universali, quindi validi anche da noi, sebbene forse le difficoltà siano maggiori. Ringrazio Allena R. Tapia che mi ha dato la possibilità di tradurre il suo articolo e pubblicarlo sul mio blog.

http://www.gardenwallpublications.com/

Per prima cosa agisci come un recensore di libri: recensisci libri e molti

Essere un recensore retribuito di libri  probabilmente suona come il lavoro dei sogni per molti scrittori, che in genere amano leggere tanto quanto scrivere. Nonostante questo, non è certamente un sogno irrealizzabile. Scherzi a parte, io sono una persona reale e lo faccio ogni giorno. Vi è infatti la possibilità di lavorare in modo retribuito per i recensori di libri.
Il primo passo è quello di procurarsi da soli i libri (a proprie spese) e pubblicare recensioni su piattaforme libere, come Goodreads o Amazon.
Questo aiuta l’autore in diversi modi. In primo luogo, ti mantiene aggiornato sulle recenti uscite nelle aree e nei generi di tuo interesse. Questo è importante perché le recensioni sono per la maggior parte svolte (con poche eccezioni) su libri appena usciti. Ti insegna anche il processo di scrittura di una recensione. Interagire con altri scrittori, critici e lettori contribuirà a modellare la tua prosa. Avrai anche la possibilità di osservare i loro stili di recensione. Ultimo, potrai cominciare a sviluppare un seguito di fan che apprezzano le tue recensioni e il tuo stile di scrittura. È da questo seguito che si costruisce il pubblico che ti seguirà successivamente.

Sviluppa il tuo spazio personale dove recensire i libri

Una volta che hai imparato a recensire i libri, ti consiglio di sviluppare un sito o una nicchia in cui puoi pubblicare da solo i tuoi lavori, come ad esempio una pagina fan o un blog. Questo aiuta a costruire la tua professionalità e a farti percepire come un esperto, e pone l’accento su di te come un recensore/brand, al contrario delle semplici recensioni su Amazon, che la gente non può associare tanto con l’autore della recensione. Serve anche a raccogliere i tuoi scritti in un profilo, che potrai utilizzare in seguito come prova della tua bella prosa e del tuo spirito brillante.
A questo punto, di norma bisogna ancora assumersi il costo dei libri. Tuttavia, ci sono piattaforme e posti come BookSneeze, che danno gratuitamente i libri ad alcuni blogger in cambio della pubblicazione di recensioni.
Personalmente, io raccomando di iniziare un blog di recensioni, che ti da il pieno controllo, e puoi anche essere in grado di monetizzare il sito e iniziare a guadagnare per le tue recensioni molto prima. Inoltre, è possibile aprire il tuo blog/sito agli autori che vogliono far recensire i loro libri o far fare blog tour.
Questo potrebbe portarti a ricevere gratuitamente i tuoi libri da parte degli autori/editori. Significa anche che potrai conoscere in anticipo i libri che saranno pubblicati e che potrebbero ancora non essere nemmeno a disposizione del pubblico. Ancora una volta, questo servirà a rafforzare la tua fama di esperto. Un altro vantaggio è che inizierai a costruire relazioni con quegli autori/editori.
Spesso, i libri che si ricevono da queste relazioni, e da piattaforme come BookSneeze, sono copie Advanced Readers Copies. Si tratta di “bozze” del libro prodotte per i primi lettori e i propri utenti.
Produrre queste copie ARC costa molto meno e possono essere inviate presto, anche se il libro finale non è ancora completamente fatto. Inoltre, le ARC non possono essere vendute/rivendute su Amazon.com. Questo permette a te di avere a disposizione in anteprima le nuove uscite e all’editore di mantenere i profitti!
Se sei in grado di coltivare un rapporto con un editore, a questo punto, puoi avere la fortuna di essere messo nella loro lista di marketing/pubblicità. Questo significa che ti manderanno e-mail o cataloghi e ti chiederanno di quale delle loro nuove uscite vuoi una copia. Che è il sogno di ogni amante dei libri!

Raccogli insieme i tuoi documenti

È ormai quasi il momento di iniziare a dare la caccia alle opportunità retribuite. Ma, devi prepararti! Raccogli insieme le tue migliore recensioni, quelle in cui la tua prosa è più scorrevole e la tua passione è evidente. Formattale in modo attraente e salvale in formato PDF. Inoltre, se queste particolari recensioni sono su un sito, salva l’URL, infatti alcuni chiedono i link.
Quindi, prepara un curriculum dando risalto per prima cosa ai tuoi crediti e alle tue competenze nell’ambito delle recensioni, e in secondo luogo su altri crediti e abilità di scrittura.
Sì, è vero, alcune aziende che sono in grado di pagare i critici possono effettivamente richiedere un curriculum tradizionale. Tuttavia, non sono alla ricerca di un elenco di tutti i lavori che hai svolto negli ultimi 5-10 anni. Sono fondamentalmente alla ricerca di prove della tua scrittura/capacità.
Il tuo ultimo documento sarà una lettera di presentazione. Questo sarà generalmente il testo con cui risponderai a una e-mail per iniziare lavori/progetti. Metti insieme una lettera di base di presentazione per una posizione di recensore generico, e quindi modificala per ogni progetto potenziale.

Ricerca lavori o progetti di recensioni retribuite

È il momento di iniziare a fare sul serio. Anche se speri di lavorare per riviste specifiche, o recensire in particolare per i leader nel settore, ti consiglio comunque di costruire le tue credenziali e darti qualche incoraggiamento monetario ottenendo anche minimi lavori retribuiti.
Cerca specifici lavori di scrittura freelance che cerchino recensori. Sì, ce ne sono alcuni qui e là. Mi imbatto in queste richieste, almeno una volta al mese attraverso le mie liste di scrittrice freelance.
Se trovi l’occasione giusta per te, rispondi in modo specifico (adatta la tua lettera di presentazione) e rapidamente (siccome le mail che riceveranno sono davvero tante). Non scoraggiarti se non ottieni una risposta. Tutto si gioca sulla quantità. Quando qualcuno mette un lavoro così interessante là fuori su Internet, probabilmente non avrà che l’imbarazzo della scelta. Continua a provare.
In questo modo potrai guadagnarti dei clienti abituali, che è sempre bene, dal momento che, ehi, hai raggiunto il tuo obiettivo! Ora sei un recensore letterario pagato! (Ma continua a leggere, comunque.)
In genere, queste aziende, siti o pubblicazioni hanno rapporti con l’editore, quindi è probabile che riceverai la copia da recensire dal tuo nuovo cliente. Questo può variare, tuttavia.
Una nota a margine qui. Ci sono spesso autori o aziende che pagano i recensori per recensioni positive. Questa implica una considerazione etica, se si desidera continuare ed essere accettati nel campo delle recensioni letterarie. Generalmente un recensore è immaginato come una fonte imparziale. Dai un’occhiata a questo articolo del New York Times sui critici pagati per scrivere recensioni positive, per ulteriori informazioni.

Proponiti a Magazine, Giornali e Quotidiani

Ora che sei un recensore letterario riconosciuto, con alcuni clips (retribuiti) nel tuo portfoglio, il livello successivo potrebbe essere quello di collocare le tue recensioni in pubblicazioni- sia stampa che online. Questo ti porterà a un pubblico più vasto, e con alcune pubblicazioni in rete sicuramente ad aumentare il tuo prestigio come scrittore/critico. Inoltre, le pubblicazioni stampa possono essere anche pagate un po’ meglio. Quando dico “pubblicazioni” sono compresi i pezzi grossi come: Booklist, Kirkus Reviews e Publisher’s Weekly.
Naturalmente, puoi decidere anche di iniziare collaborazioni con i più piccoli, come ad esempio con i giornali regionali, e crescendo passare ai giocatori potenti, giusto?
Ho spiegato ampiamente su questo sito come proporre articoli alle riviste, e il processo è simile con le recensioni di libri. Tuttavia, ci potrebbe essere un po’ di varietà. Ad esempio, alcuni editori potrebbero voler vedere la recensione completa, a differenza di una lettera o una query specifica. Alcuni possono tenerti presente come recensore potenziale, uno dei tanti, e inviarti ogni tanto libri che corrispondano ai tuoi interessi o alle tue aree di competenza. Alcuni possono presentarti potenziali titoli, mentre alcuni possono proporti i titoli che pensano ai loro lettori potrebbero interessare.
Trovare outlets che accettano recensioni di libri è simile alla ricerca di riviste per pubblicare i propri scritti: inizia con Writers Market o visita il sito web della rivista.

Mantieniti aggiornato e sii educato

Conserva il tuo status di recensore professionista retribuito, rimanendo aggiornato e stimato nel tuo campo. Tieniti al passo con le nuove uscite, in particolare quelle nei tuoi generi preferiti. Puoi farlo visitando il sito dei bestseller di About.com. Inoltre, la maggior parte dei principali siti di libri come Amazon e Barnes and Noble hanno sezioni per quanto riguarda le prossime uscite. In seguito segui gli editori su Twitter, o iscriviti alle loro e-mail di marketing.
Inoltre, considera di aderire al National Book Critics Circle, un’associazione professionale per i recensori di libri. Essi offrono risorse di formazione e di networking per i recensori, insieme con gli elenchi aggiornati dei potenziali sbocchi. Ti chiederai perché questa raccomandazione l’ho fatta alla fine? È perché il NBCC è aperto agli utenti professionisti che possono dimostrare di avere nel loro portfolio recensioni pubblicate e retribuite. Ora, questo è un grande club di cui far parte!

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:: In che direzione stiamo andando

10 luglio 2016

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Ricevo a cadenza fissa una quantità interessante di cv di laureate in Lettere (alcune specializzate in Editoria) che vogliono collaborare con il blog. La cosa è sicuramente positiva, mi fa piacere, significa che il blog è conosciuto ed è stimato il nostro lavoro. Specifico che sono un blog, non ci sarà nessuna retribuzione, perché nessuno di noi è retribuito. Gli editori non ci pagano, si limitano a mandarci i libri (alcune volte, non sempre). Non penso sia giusto, ma è un’altra questione. Solo se riuscissi a rendere produttivo il blog, potrei direttamente io retribuire i collaboratori. Ma nonostante i miei sforzi (e le ho provate davvero tutte) questo non si è ancora verificato.
Dicevo tante ragazze (sono per lo più ragazze) preparate, brillanti, amanti dei libri si rivolgono a me e per alcuni versi non so se la strada intrapresa sia quella giusta o meno. L’idea che il mio blog sia collettivo, mi piace, mi piace la pluralità di voci, ognuna ha il suo stile, la sua particolare propensione per un genere o un altro, insomma credo che anche per i lettori sia arricchente, o per lo meno interessante.
Dirigere la baracca non è semplicissimo, e non sono poche le volte in cui la fatica mi fa dire: ma ne vale davvero la pena? Negli anni mi è stato detto che il blogging (specialmente letterario) è un hobby, si fa per passione. Ma non credo sia vero del tutto, si impara anche molto, si allacciano relazioni, si impara a gestire lo stress, per un futuro in cui si potrà mettere tutte queste skill a servizio di un lavoro vero nell’ambito editoriale, remunerato. Per cui sono sempre felice, anzi incoraggio i collaboratori a cercare una dimensione lavorativa, e non sono triste quando ci lasciano.
Insomma il blogging è come una palestra, una forma di volontariato letterario, per me addirittura una vocazione, se ha senso definirla tale. A ondate crescono fenomeni di sensibilizzazione riguardo al fatto che il lavoro editoriale vada retribuito, che lavorare gratis non sia giusto (se vuoi fare volontariato fallo per gli anziani, per i bambini, per le fasce disagiate, per i malati mi è stato detto) ma il lavoro del blogger non viene quasi mai considerato lavoro gratuito. E’ un hobby appunto, non che non esistano blogger professionali che tengono in piedi siti aziendali, scrivano articoli retribuiti, pubblichino saggi etc… con partita IVA, insomma veri professionisti.
Ma cosa permette di fare questo salto? e poi è un salto davvero voluto da tutti? Molti blogger preferiscono essere amatoriali, non avere impegni, ne rapporti regolati da contratti, pagamenti, tasse da pagare. Scelta legittima di solito praticata da chi un lavoro ufficiale già ce l’ha. E il blogging è appunto un hobby, da fare nei ritagli di tempo, la sera tardi, o la mattina presto. Insomma senza scadenze, impegni, aspettative. E sono tante le blogger animate da questo spirito, di solito lavorando per un blog personale, con pubblicazioni aperiodiche e un po’ anarchiche.
Il mio blog non è più amatoriale (da molto) e non ancora professionale. Viviamo come in un limbo e l’unica cosa positiva è il flusso ininterrotto di lettori. Non tantissimi, ma fedeli, costanti, sia che aggiorniamo che no. Per lo più lettori italiani, al secondo posto americani. Poi molti dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna, dalla Russia, in misura minore dai restanti stati del mondo libero. Insomma senza di loro il blog morirebbe. Dicevo è una nicchia piccolissima di gente a cui interessa conoscere la nostra opinione.
Quanti di questi lettori si trasformino in compratori di libri, non lo so, e avendo una collaborazione con un negozio online come Libreria universitaria, candidamente posso dire che mi piacerebbe se comprassero dai nostri link. Ancora lo fanno in pochi. I rapporti con gli editori sono buoni, civili in alcuni casi anche cordiali. Ci inviano le loro segnalazioni, ci invitano a fiere, eventi, presentazioni in Casa editrice, se vogliamo intervistare un autore si fanno in quattro mettendo a nostra disposizione anche i loro traduttori (è successo, continua a succedere). Fiere come il Salone del Libro di Torino hanno elevato anche i blogger al rango di operatori professionali.
Insomma non tutto va male dal nostro versante, ci sono spiragli di schiarita. Solo che bisogna avere tanta pazienza, e umiltà.
Perché ho scritto questo post? Per fare chiarezza, soprattutto con me stessa. Per fare il punto. Per capire in che direzione stiamo andando. E se vale ancora la pena lottare. Ecco forse ho più domande che risposte, ma so che è quello che amo fare, è quello che mi arricchisce come persona e mi da l’opportunità di conoscere gente interessante, che se fossi stata chiusa nel mio guscio non avrei mai incontrato. Ecco in conclusione penso che questi 8 anni e 11 mesi non siano stati perduti.

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:: I mali dell’editoria. Secondo voi quali sono i principali? Cosa si potrebbe fare davvero di concreto per cambiare le cose?

18 febbraio 2014

smith12Questo era il titolo di una discussione svoltasi ieri nel Gruppo FB di Liberi di Scrivere, che ha coinvolto una decina di partecipanti e ha portato a riflessioni interessanti, forse non risolutive, ma intanto le questioni sono state poste ed è un primo passo. Unirò mie riflessioni ai punti invece sollevati dagli altri partecipanti, per andare all’intera discussione questo è il link: qui
Viviamo in un periodo di crisi mondiale che ha coinvolto tutti gli operatori economici, e sembra che l’editoria sia stata toccata in modo molto severo. Chiudono librerie, chiudono case editrici, e notizia dell’altro giorno che un editore di Padova, sommerso dai debiti, si è suicidato. La situazione è grave, come è grave il periodo che sta attraversando l’Italia (limitiamoci a considerare il nostro paese). Che non sia solo una crisi economica ma anche culturale non sono la sola a pensarlo e a dirlo, ma torniamo ai punti salienti della discussione.
La gente non legge. Le statistiche parlano chiaro. Rimando alle statistiche dell’Istat che si riferiscono all’anno 2013. qui  Analizzare le ragioni di questo fenomeno è piuttosto complesso, comunque dalla discussione sono emersi alcuni punti: la gente non legge perché la crisi ha reso  i libri se non oggetti superflui, almeno oggetti non di prima necessità; perché ha di meglio da fare (computer, televisione, serie tv al cinema in streaming, videogiochi, smartphone) questo Natale l’acquisto di gadget tecnologici sembra non avere avuto flessione anzi un incremento; per una forma di protesta, si pubblica tanta spazzatura e il lettore si ribella e non compra; perché in Italia “ci sono milioni di persone che hanno difficoltà a leggere un giornale, perché non lo capiscono, non hanno gli strumenti culturali per farlo”; perchè i libri cercati (sia in libreria che in Rete) sono irrimediabilmente fuori catalogo, e non solo libri rari, particolari e di nicchia.
Cause interne dell’editoria. Ricerca acritica del bestseller a tutti costi da parte di editori forti che impongono certi titoli sul mercato invece di altri magari di maggior qualità;  ricerca di titoli fotocopia da parte degli editori minori;  idolatria del marketing; false sicurezze (basate su veri e propri studi) su cosa la gente voglia, invece di proporre qualcosa di veramente nuovo che spesso invece viene proposto da editori indipendenti schiacciati dai più grossi; caccia al nome già “famoso” per motivi non letterari; oltre il 60% del ricavato della vendita libro spetta ad un solo anello della catena condizionando l’intero processo editoriale, (gli editori perlopiù pubblicano quello che i distributori si dicono disposti a promuovere); pubblicare troppo, 60.000 titoli all’anno, poi di conseguenza non sufficientemente promossi; tagli dei costi che vengono ad incidere sulla scarsa qualità del prodotto libro, (poca cura dell’editing, delle trduzioni, etc…); poca propensione al Social, all’interazione.
Cause esterne Responsabilità del Ministero della Cultura: “gli istituti di cultura scandinavi hanno per esempio sovvenzionato con bandi molto ricchi le traduzioni e la diffusione dei loro scrittori. Tanti editori hanno visto, grazie a questo aiuto, un rischio ridotto, visto che riuscivano a stampare romanzi, a volte di qualità, a volte no, praticamente a costo zero, se non addirittura guadagnandoci in partenza. Sovvenzioni del genere sono in uso un po’ ovunque, dall’Argentina alla Francia, alla Spagna (finché la crisi non ha impedito di proseguire). Al contrario, le politiche culturali italiane non hanno mai sponsorizzato nulla di simile, e questo è uno dei (tanti) motivi per cui i nostri romanzi sono poco tradotti”.
Sono emerse soluzioni? Innanzitutto (come per mille altre cose in Italia) sono necessarie e urgenti scelte politiche, leggi a favore e a sostegno della cultura e della scuola. (Glisso sull’infelice decorso della legge che prevedeva sgravi fiscali ai lettori).  E’ necessaria una rinascita culturale, prima che economica, e di questa rinascita principali attori sono i lettori stessi, gli operatori culturali, i critici, i giornalisti, i blogger (ebbene sì, mettiamoci in causa pure noi), i traduttori, gli editor, gli editori infine. (Utile la diffusione di alcuni nuovi bandi comunitari a sostegno di progetti culturali: qui). Tra le soluzioni per ridurre costi e sprechi l’utilizzo del “print on demand”. Questi sono solo spunti di riflessione. Lascio a voi la parola.