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:: A rischio di Patricia Cornwell (Giallo Mondadori 2025) a cura di Patrizia Debicke

30 gennaio 2025

A rischio è un romanzo poliziesco breve della scrittrice statunitense Patricia Cornwell pubblicato nel 2006. Si tratta del primo libro della coppia di storie con in veste di protagonista il fascinoso detective mulatto Winston (Win) Garano della polizia di Boston (padre e madre italianissima e della quale usa il cognome), sempre vestito e calzato benissimo solo con roba di marca firmata comprata oculatamente a ottimo prezzo da Hand Me Up prezioso indirizzo di un negozio di abiti usati. Winston Garano sta frequentando un corso di specializzazione alla National Forensic Academy sugli ultimi sviluppi nelle scienze forensi e sulle nuove tecniche di repertamento, quando il Sostituto procuratore, la fascinosa Monique Lamont, una donna che si serve delle persone solo per i suoi giochi di potere, lo convoca d’urgenza per uno strano incarico. Giudica Win Garano l’uomo giusto per chiarire un vecchio caso. Non sa, però, che Garano è furbo, coscienzioso e poco incline a credere solamente alle apparenze. Il detective dovrà indagare sull’omicidio di Vivian Finlay, anziana benestante uccisa e seviziata nella propria casa matronale. Il fatto, che risale a vent’anni prima, avvenuto a Knoxville nel Tennessee e di cui non è mai stato scoperto il colpevole. L’omicidio è stato presumibilmente perpetrato nel corso di un fallito tentativo di furto.
L’indagine dovrebbe essere legata a un nuovo progetto investigativo, “A rischio”, che utilizza le tecniche più recenti di trattamento ovverosia strumenti innovativi di indagine criminale in grado di identificare gli assassini attraverso il DNA.
Ma nella mente del detective Garano qualcosa non quadra: perché la Lamont avrebbe scelto proprio lui per quell’incarico? E perché poi riprendere in mano un omicidio avvenuto in un altro Stato e per di più così lontano nel tempo?
La scaltra e bella Monique è ben nota per essere oltre a una divoratrice di uomini, una incontrollata arrampicatrice che cerca in realtà solo di scalare posizioni per velocizzare la sua carriera (vuole arrivare al posto di governatore del Massachusets) e giocarsi il tutto per tutto. Ma come potrebbe la soluzione di questo caso favorire le sue aspirazioni politiche? Sicuramente favorirebbe una grande notorietà mediatica e tutto va bene purché si parli e si scriva di lei e solleverebbe un polverone sia che Garano non raggiunga l’obiettivo sia che invece fortunatamente riesca a sbrogliarlo e trovare l’assassino. Una cosa è certa: stampa e televisioni da lei ben oliati ci andranno a nozze e le regaleranno grande visibilità.
Intanto pur andando a scavare nei vecchi archivi Garano troverà ben poco sulla vecchia signora. Dell’autopsia effettuata allora resta solo una fotocopia da microfilm. Mancano sia le relative foto che il verbale sull’accaduto. Il dossier, chissà come, sembra essersi volatilizzato Ma quando sarebbe successo? Nel corso di qualche trasferimento di uffici? Ma è andato perso oppure è stato rubato?
Quello che all’apparenza sembrava solo un vecchio caso da risolvere, magari sfruttando al meglio tutte le moderne tecnologie scientifiche, si rivelerà invece una specie di Idra, il mostro dalle molte teste, che nasconde una complessa trama di poteri, dalle impensabili conseguenze, in cui il detective Garano, e non solo lui, rischia di restare tragicamente coinvolto.
E per di più pare evidente che qualcuno ha deciso di ostacolare l’indagine e peggio , a tale punto che nell’arco di poche ore, mentre lui sarà minacciato, all’ambiziosa e prepotente Monique succede molto ma molto peggio.
Tra Win Garano e Monique Lamont , stuprata, ma salvata appena in tempo da morte certa proprio dal suo detective, la tensione arriva alle stelle evidenziando l’umana meschinità della donna, non in grado di mostrare gratitudine ma solo furiosa per essersi lasciata prendere di sorpresa e cogliere impreparata. E ciò nonostante il detective Garano, ignorando quella esecrabile reazione, sentendosi ormai coinvolto di persona con la sua indiscussa capacità professionale porterà avanti caparbiamente la sua indagine senza avere idea dello spaventoso ginepraio in cui sta per andarsi a ficcare . Ma Garano non demorde e insiste fino a quando il suo fiuto lo porterà non solo a risolvere il delitto, ma anche a smascherare un sistema di potere marcio e corrotto.

Tradotta da Anna Maria Biavasco.

Patricia Cornwell è una scrittrice statunitense, discende dall’autrice de La Capanna dello Zio Tom. È stata cronista di nera prima di diventare analista informatico presso l’ufficio di medicina legale della Virginia. È tra i fondatori dell’Istituto di scienze e medicina forense della Virginia e Senior Fellow dell’International Crime Scene Academy del John Jay College of Criminal Justice, nonché membro del McLean Hospital’s National Council, dove è un sostenitrice della ricerca psichiatrica. Ha esordito nella narrativa nel 1990 con il romanzo Postmortem (in Italia nel 1995), l’unico romanzo ad aver vinto nello stesso anno i premi Edgar, Creasey, Anthony, Macavity e il Prix du Roman d’Aventure. Il successo, raggiunto a livello mondiale con Oggetti di reato (1993),ecc.

:: Ti ricordi di Sarah Leroy? di Marie Vareille (Rizzoli 2025) a cura di Patrizia Debicke

27 gennaio 2025

Anni Novanta. Sarah Leroy e Angélique Courtin si erano stranamente conosciute nel cimitero di Bouville-sur-Mer, piccolo paese sulla Manica. Tutte e due avevano sette anni ed era il giorno del funerale della mamma di Sarah. Sarah aveva lasciato la chiesa in preda a una crisi di pianto e aveva raggiunto Angélique che a gambe incrociate e con addosso un impermeabile giallo troppo grande, stava seduta su una tomba nel cimitero di Bouville- sur – Mer. Quel cimitero descritto nel romanzo, molto suggestivo, non è a Bouville ma a Varengeville-sur-mer ed è ancora in cima alla scogliera bianca a picco sul Canale della Manica poco lontano da Cap Gris-Nez e di là, se il tempo è bello, si riesce persino a vedere l’Inghilterra .
Angelique “adorava i cimiteri”. Un hobby forse un tantino inquietante, penserete ma in quel momento Sarah non ci aveva fatto caso, anzi in un attimo di rabbia aveva persino tirato un sasso contro quella ragazzina sconosciuta ma Angelique si era alzata, si era avvicinata e l’aveva stretta tra le braccia. Profumava di mare e di cioccolata calda e quell’abbraccio le aveva dato conforto e offerto amicizia. La solidarietà è l’unica soluzione per le brutte cose della vita, le aveva detto allora Angélique. E le aveva piazzato sulle orecchie le cuffie del walkman preso in prestito dalla sorella Maggiore Fanny, che trasmetteva Sensualité di Axelle Red.
Nel 2001 Sarah era una sedicenne tranquilla, gradita a tutti, brava nuotatrice e studentessa modello. Angélique è bella ma Sarah ha il grande vantaggio di far parte di una famiglia benestante. Per un periodo le loro strade si erano divise, dopo le medie, ma prima della scomparsa di Sarah erano tornate amiche, molto amiche. Tanto da formare con altre due coetanee il gruppo delle Disincantate. Un giorno di fine estate tuttavia Sarah non farà ritorno a casa. Dov’è finita e cosa le sarà accaduto? La notizia, divampando su tutti i media francesi, terrà gli spettatori incollati davanti agli schermi televisivi per giorni e poi settimane. Verranno ritrovati i suoi vestiti, le sue cose, si supporrà che sia stata uccisa e buttata in mare, ma non si rinverrà mai il suo corpo. Ciò nonostante un giovane, qualcuno a lei vicino e che le aveva già fatto torto, finirà in prigione con l’accusa di omicidio. E il caso verrà chiuso.
Ciò nondimeno a vent’anni dalla sua scomparsa, il 3 settembre 2001 in Francia, nel paesino di Bouville-sur-Mer,” i riflettori si riaccendono all’improvviso sul caso di Sarah Leroy. Chi era stato condannato per la sua morte sta per uscire di prigione…
E succede proprio il giorno in cui Fanny Courti, vice-caporedattore della rivista per cui lavora e prossima alla promozione a direttore editoriale della versione online della rivista Mesdames, viene convocata da Catherine, il suo capo. Una convocazione in un giorno per lei tremendo. Tremendo perché è lo stesso in cui ha appena ricevuto dalla sorella minore Angélique la notizia della morte della loro madre e quello in cui la vicepreside della scuola della figliastra l’ha chiamata con urgenza per un colloquio. L’adolescente Lilou, figlia del marito di Fanny, Esteban, stavolta l’ha fatta grossa e si è beccata una sospensione. Di ben tre settimane e in più, avrebbe dovuto iscriversi a uno stage previsto dal suo percorso scolastico, cosa che naturalmente si è ben guardata dal fare. Senza contare che i rapporti fra Fanny e Lilou sono piuttosto difficili, neppure migliorati dalla nascita del piccolo Oscar, di quattro anni, benché da subito adorato dalla sorella maggiore .
Stanca e snervata, Fanny sarà costretta a trascinare Lilou con sé in ufficio dove si sentirà dire dal suo capo che la rivista online prevede una serie di articoli dedicati a Sarah Leroy, a vent’anni dalla sparizione. E chi meglio di Fanny, originaria di Bouville, sorella maggiore di Angelique, la migliore amica di Sarah e dunque più che informata dei fatti, potrà occuparsene? E visto che Lilou ha approfittato dell’occasione per intromettersi, potrà fare il suo stage, accompagnandola.
Fanny prova a resistere con tutte le sue forze all’incarico, persino a costo di veder sfumare la promozione, ma alla fine si vede costretta ad accettare. All’epoca, anche lei in un certo senso aveva avuto un ruolo nel fattaccio per cui cui – benché il corpo di Sarah non fosse mai stato ritrovato – era stato condannato a vent’anni di galera Éric Chevalier, figlio della matrigna di Sarah – per la ragazza una specie di fratellastro, sebbene questi si sia sempre dichiarato innocente. Ma su lui giravano da tempo nella cittadina voci che non si fosse comportato bene con qualche altra ragazzina e alcuni particolari parevano collegarlo irrimediabilmente alla sparizione di Sarah.
Fanny ricorda ancora bene di aver mentito alla polizia avvallando i movimenti di sua sorella minore Angélique e scagionandola. Ma è stata solo lei a mentire? In quanti allora non dissero tutta la verità e ancora tacciono? Cosa per esempio facevano e pensavano le Disincantate?
Loro, le quattro grandi amiche d’infanzia: Sarah, Angélique, Jasmine e Morgane. Legatissime tra loro in un speciale momento della loro vita.
E saranno dunque proprio le due investigatrici dilettanti, Fanny la giornalista affiancata, suo malgrado, dalla figliastra con la quale ha un rapporto tumultuoso, che si ritroveranno a indagare insieme sul mistero che circonda ancora la scomparsa di Sarah.
E per farlo dovranno recarsi sul luogo della tragedia per interrogare i testimoni di allora, in particolare Angélique, la sorella di Fanny che ancora vive là ed era la migliore amica di Sarah.
Se Lilou porta avanti il suo stage indagando con passione, Fanny invece si muove in modo più riservato, con maggiore circospezione. Il suo comportamento in un certo senso stupisce la figliastra che sospetta la matrigna di nasconderle qualcosa.
Insomma, l’enigma Sarah imbocca una strada oscura, che par volersi infittire a ogni passo, lasciando intuire troppi confidenziali segreti nascosti, parole mai dette collegabili ad alcune inesplicabili zone grigie e a definitivi giudizi di condanna .
E man mano che Marie Vareille, l’autrice, solleva il velo su quel passato, alternando le voci di Fanny, Lilou, Sarah, Angélique, riuscirà infine a fornire un’ ipotesi su quanto accaduto. Ma la realtà non potrà mai essere svelata.
Ambientato sulla Costa d’Opale, quel tratto di costa sulla Manica della Francia settentrionale, situato di fronte alla costa sud-orientale dell’Inghilterra, questo romanzo, giusto, incisivo, sapientemente diretto e con un finale inaspettato, dà ovviamente il posto d’onore a tutte queste donne, all’amicizia, alla sorellanza, ma affronta anche argomenti più seri come lo stupro, le molestie, le famiglie allargate, le apparenze, i lutti, le rivalità… Tutti questi ritratti di adolescenti/donne che portano avanti il romanzo sono infatti minuziosi e perfettamente rappresentati.
Un romanzo che è allo stesso tempo accattivante e commovente… e beh sì magari anche un po’ nostalgico per chi è cresciuto negli anni ’90.

Marie Vareille è nata in Francia nel 1985 e ora vive nei Paesi Bassi con il marito e le due figlie. Il suo bestseller, “La vie rêvée des chaussettes orphelines”, è stato tradotto in molti paesi e ha venduto più di 200.000 copie in Francia. Il libro ha ricevuto il Charleston Readers’ Prize nel 2020.

:: La Bibbia raccontata da Eva, Giuditta, Maddalena di Marilù Oliva (Solferino 2024) a cura di Patrizia Debicke

22 gennaio 2025

Dal fratricidio di Caino alla violenza dell’Apocalisse, le pagine della Bibbia sono bagnate di sangue: omicidi, sacrifici umani, torture, martirii, stupri, vendette…
Singoli uomini e interi popoli sono gli interpreti di orrendi racconti, vittime di efferate e sanguinarie atrocità, senza voler citare l’inaudita barbarie del diluvio universale… oppure gli Egizi sterminati dalle crudeli piaghe divine, atterriti dalla morte dei primogeniti, con l’acqua del Nilo trasformata in sangue, con la piaga di “ulcere che si trasformarono in pustole sulle persone e sugli animali” e infine con l’ennesima epidemia, che sterminò tutto il bestiame d’Egitto “ma del bestiame dei figli d’Israele non morì neppure un capo. “E come dimenticare per esempio il divino ordine a Gosué: “Ma delle città di questi popoli che il Signore tuo Dio ti dà in eredità, non lascerai in vita alcun essere che respiri; ma li voterai allo sterminio: cioè gli Hittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei e i Gebusei, come il Signore tuo Dio ti ha comandato di fare, perché essi non v’insegnino a commettere tutti gli abomini che fanno per i loro dèi e voi non pecchiate contro il Signore vostro Dio. Quindi Giosuè (successore di Mosè) conquistò tutto il paese: le montagne, il Negheb, il bassopiano, le pendici e tutti i loro re. E come gli aveva comandato il signore, Dio di Israele: non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni essere che respira. Eccetera , eccetera …
E che dire poi di Salomè che danzando offre su un vassoio d’argento la testa mozzata di Giovanni Battista…
Una rassegna insomma di storie cruente, di episodi terrificanti legati all’Antico e al Nuovo Testamento, che propongono al lettore le contraddizioni di una religione teoricamente votata al bene del prossimo. La Bibbia spiegandoci con dovizia di particolari la mano violenta di un Dio, che punisce chi non rispetta le sue leggi e ci mostra tutta la crudeltà insita nel primo libro stampato (Bibbia di Gurtenberg) quello forse più noto se non letto al mondo, che nei secoli ha ispirato artisti e scrittori. Un’immensa opera letteraria che sembra anticipare i moderni generi legati all’universo del male, come il thriller e l’horror. Un inquietante viaggio nelle mitiche origini della cronaca nera.
E Marilù Oliva con la sua consueta intelligenza e arguzia sceglie di raccontarcela anche al femminile, e benché il compito appaia arduo lei ci riesce alla grande.
Dunque sappiamo che le antiche popolazioni del Vicino Oriente, avevano tutte una storia patriarcale. Insomma esiste qualcosa di più “patriarcale” della Bibbia, vedi Vecchio Testamento? Un mondo di vecchiacci assolutisti e prepotenti che vivevano troppi non anni ma secoli. Fin dalla più antica narrazione biblica poi le donne spesso vengono tenute da parte. La Bibbia ci insegna che le donne valgono meno. A partire dalla creazione con Eva realizzata da una costola di Adamo scopriamo immediatamente quale era il primo dovere delle donne: fare figli… Maschi e femmine è evidente, anche se la faccenda all’inizio appare un po’ nebulosa, per poi potersi riprodurre tra loro. Ma ora passiamo al cupo e intrattabile Noè. Chi era sua moglie? E quali femmine aveva caricato sull’Arca oltre ai figli? O pensiamo al peggio… o forse alla partenogenesi? Nooo. Mah. Tanto quello, Il Signore, può fare e disfare tutto.
Ma spieghiamo meglio di Eva creata egoisticamente solo per far compagnia ad Adamo, ma lei no. Lei voleva vivere, essere lieta, libera. Non le bastava tutto quel ben di Dio del giardino dell’Eden. No lei ha accettato il suggerimento del serpente e ha mangiato, per sua volontà, un frutto dall’unico albero proibito. E l’ha fatto mangiare anche ad Adamo… Ma mal gliene incoglierà perché patatrac! Tuoni e fulmini. Adamo, vigliacco e meschino le appiopperà persino la colpa. Ma sono scuse farlocche, non bastano perché a quel punto cala come una falce l’implacabile condanna divina: tutti e due via! Puniti, scacciati dal Paradiso Terrestre . E dopo, mamma mia, sarà peggio molto peggio per la povera Eva costretta a lavorare, partorire con dolore, patire disperata per la morte del figlio più amato, ucciso da suo fratello, dall’altro suo figlio, Caino. Ma Eva dovrà andare avanti per forza e per tutto il tempo che le resterà da vivere ( centinaia d’anni sapete, mica noccioline) avrà altri figli e figlie alle quali magari insegnerà qualcosina su come destreggiarsi con i maschi. Ma la faccenda è dura, ne sapranno qualcosa Lia e Rachele impotenti, costrette a gareggiare per i favori di uno sposo, Giacobbe che quel potere ce l’ha e per l’inusitato favore di dargli dei figli. Donne che vivevano per anni, secoli, nell’angosciosa attesa di un concepimento, convinte che il loro unico scopo fosse fare bambini. Cosa pensavano queste donne? Donne troppo spesso condannate a fare solo da spettatrici, a un inerte mutismo, solo e sempre in attesa.
Conscenza, potere, libertà: parole che nella Bibbia, come in tutta la grande storia scritta, sono troppo spesso attribuite solo agli uomini, ai maschi. Ma le donne della Bibbia di Marilù Oliva che ne ha scelte nove, tra il Vecchio e il Nuovo Testamento, Eva, Agar e Lia dalla Genesi, Miriam dall’Esodo, Micol dal Libro di Samuele, Susanna dal Libro di Daniele, Ester dal Libro di Ester (l’unica con un libro dedicato) , Maria Maddalena dai Vangeli non accettano di stare solo ferme a guardare e staccandosi da una narrazione essenzialmente patriarcale cominciano ad alzare la testa, a bussare forte e a uscire con prepotenza fuori dalle pagine. Un’esemplare raccolta di esempi femminili, che vanno dalle più sottomesse alle più battagliere , dalle sante alle seduttrici, che siano sovrane o donne del popolo.
Miriam per esempio sorella maggiore di Mosè spesso ignorata da Dio, che preferisce lasciarla in ombra rispetto al fratello, anche lei avrebbe voluto nascere libera e non prigioniera, schiava in Egitto. Miriam che come Mosè si spenderà strenuamente per il suo popolo. Miriam che danza, intona inni e poi sceglie il nubilato. Lei non si piega e come lei altre coglieranno ogni occasione per andare avanti, sia adattandosi, sia sfruttando ogni opportunità: cambiamenti, dissenso e complicità femminile. Succede ogni tanto. Parliamo anche dunque della profetessa Anna per arrivare a Zipporah, moglie di Mosè, senza dimenticare Dalila che incantò Sansone, la casta Susanna pronta ad affrontare la morte per affermare la verità, la ferrea determinazione di Giuditta che liberò il suo popolo dall’assedio di Nabucodonosor prima incantando e poi decapitando Oloferne. E cosa dire di Raab, meretrice di Gerico, che aiutò gli Israeliti a conquistarla e poi con la ricompensa ottenuto cambiò vita e fu persino un’antenata di Gesù. Senza dimenticare Salomé, che incanterà Erode a prezzo della testa di Giovanni Battista, arriveremo alla sofferta passione alla croce di Maria Maddalena, Maria di Magdala. Tante altre insomma e tutte disposte a battersi con una forza che affronta e supera ogni emarginazione.
Marilù Oliva ha dedicato questo suo libro alla memoria di suo padre. A lui, alle sue accurate analisi e dettagliate annotazioni sul sacro testo che temeva di avere perso negli anni e nei traslochi. Ai preziosi ricordi di un padre amatissimo, mancato purtroppo quando lei aveva appena sei anni. Ai ricordi di un dotto e fervente cattolico temperati oggi dalla serena ma intelligente interpretazione di una miscredente che le ha consentito di riportare in scena declinate al femminile alcune grandi protagoniste del libro più letto o per lo meno più famoso del mondo.

Marilù Oliva, nata a Bologna, è scrittrice, saggista e docente di lettere. Ha co-curato per Zanichelli un’antologia sui Promessi Sposi e realizzato due antologie patrocinate da Telefono Rosa, nell’ambito del suo lavoro sulle questioni di genere. Collabora con diverse riviste ed è caporedattrice del blog letterario Libroguerriero.
Per Solferino ha pubblicato i bestseller mitologici L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre (2020), L’Eneide di Didone (2022), L’Iliade cantata dalle dee (2024), il romanzo Biancaneve nel Novecento (2021), il saggio I Divini dell’Olimpo (2022)e le riedizioni di due dei suoi noir di successo Le Sultane (2021) e Repetita (2023).

:: Nessuno si senta al sicuro di Luigi Guicciardi (Damster Edizioni 2024) a cura di Patrizia Debicke

15 gennaio 2025

Un giugno bollente, a Bastiglia (Modena). E una mattina, mentre sta facendo jogging, da sola su un sentiero dei prati vicino al Santuario di San Clemente, una donna di cinquant’anni viene colpita da un ictus. Di solito va a correre con la figlia ma visto che quest’ultima la sera prima aveva fatto tardi con un’amica per festeggiare un esame andato bene, la madre non aveva voluto svegliarla.
L’ictus, purtroppo fulminante, ha provocato una irreversibile morte cerebrale. Il certificato del medico legale reciterà infatti deceduta per morte naturale.
Quattro anni dopo, sempre a giugno, sempre molto caldo e sempre a Modena, all’improvviso una donna la sessantina passata a prima occhiata un’ anonima pensionata sovrappeso ma con un’ attività di una fioraia, che stava passeggiando con il suo cane viene uccisa con un unico colpo di pistola alla fronte. E dopo di lei anche altre persone verranno uccise per mano dello stesso assassino o almeno pare… La seconda vittima sarà una giovane moglie e madre di origine tunisina, anche lei colta sorpresa e anche lei ammazzata con una pistolettata in fronte mentre nel prato condominiale era intenta a stendere il bucato. La poveretta che per di più era incinta , era sposata aveva un figlio piccolo e lavorava presso uno studio dentistico come infermiera assistente di poltrona …
La terza vittima invece sarà un ricco imprenditore di larghi mezzi, un ex gioielliere colpito a morte da circa mezzo metro di distanza nell’ingresso/grande soggiorno della sua bella villa di Montale. Il suo cadavere giace supino poco lontano dalla grande porta d’entrata lasciata aperta. La moglie, un medico chirurgo, in quel momento si trovava in casa al piano di sopra e si stava facendo una doccia. Ma purtroppo non ha sentito nulla e solo dopo aver scoperto il corpo inanimato del marito , tornando a pianterreno, superato lo choc ha chiamato la polizia.
Le vittime – a prima vista diverse e molto lontane tra loro, anche socialmente, onesti lavoratori e artigiani le prime e l’ultima componente della abbiente borghesia non si conoscevano, non avevano rapporti e non esisteva alcun plausibile movente per collegarle in qualche modo – sono state eliminate con un unico colpo, senza pietà. Le loro morti mettono gli inquirenti sotto pressione, le indagini, che costringono a spaziare in tutte le direzioni apparentemente almeno all’inizio senza né capo né coda , sono tutt’altro che semplici… Non si trova un qualche punto di contatto. L’assassino par quasi aver colpito a caso. In comune tra le tre vittime c’è solo il fatto che tutte e tre sono state colte alla sprovvista e uccise parrebbe proprio con la stessa arma una 357 Magnum, Smith & Wesson. Ci sarebbe un misterioso serial killer in circolazione? Oppure? Cosa?
I media imperversano. Modena ha paura, la pressione sale. Incaricato delle indagini, il giovane commissario Torrisi, dopo la partenza della bella Debora tornato solitario e tormentato nella vita privata ma preparato e sempre pronto sul lavoro, si mette subito sulle tracce di un efferato omicida, da fermare a ogni costo, da individuare, con il fattivo appoggio dell’ispettore Carloni, diventato ormai più un amico che un collaboratore. Ma la faccenda appare avvolta nelle nebbia più fitta e tutta in salita . Chi? E perché uccide?
E quando la mostruosa scia di sangue riprende di nuovo drammaticamente, i due dovranno allargare il cerchio delle ipotesi fino a immaginare una possibile vendetta provocata da quanto successo quattro anni prima in un ospedale e in una sala operatoria in cui si potrebbe aver volutamente falsato una civile e umana scelta di generosità . Dove è stato premeditato un qualcosa di tremendo, ingannando la buona fede di certuni mentre invece dietro si celava solo una pura questione d’interesse.
Scartando ogni altra possibile teoria, i due poliziotti imboccheranno finalmente la strada di una difficile verità fino ad arrivare a risolvere il caso, o almeno in apparenza, pur lasciando spazio ad alcuni dubbi…
In Nessuno si senta al sicuro, terzo romanzo di Guicciardi con come protagonista Torrisi , l’autore con una scrittura netta e puntale e una narrazione incisiva condotta tutta al presente, riproduce in poche parole fatti e sensazioni legati ai vari personaggi e ci regala una tragica storia in due “atti” in cui il passato incombe e dilaga nell’attualità snaturandola, per riuscire a introdurre di prepotenza il lettore nella vicenda.
Guicciardi, un veterano della penna poliziesca giallo/noir che riesce sempre a costruire storie ben calibrate e coinvolgenti, anche stavolta fa riflettere sul tema prescelto. Un tema di grande attualità e del quale si è parlato molto in Italia soprattutto negli ultimi giorni : la donazione degli organi che ha raggiunto nel Belpaese cifre ragguardevoli.
Chi scrive è sempre stata a favore e lo è tuttora e, benchè forse la mia età non lo renda più fattibile e conveniente, ha sempre nel portafogli il consenso per l’espianto in caso di morte cerebrale.

:: Buonvino e il circo insanguinato di Walter Veltroni (Marsilio 2024) a cura di Patrizia Debicke

7 gennaio 2025

Buonvino e il circo insanguinato è il quinto romanzo che Walter Veltroni dedica affettuosamente al suo commissario romano comparso la prima volta nel 2019 in “Assassinio a Villa Borghese”.
Roma, 24 dicembre, vigilia di Natale . Il commissario Giovanni Buonvino, responsabile del commissariato di Villa Borghese, sta brindando nel suo ufficio praticamente invaso da panettoni, piatti e bicchieri di plastica con i colleghi nel giorno che impone la più scontata allegria prefestiva.
Nel frattempo nel giardino del Parco dei Daini si sta installando il Circo Colaiacono che si è faticosamente guadagnato quel posto ambito e di forte richiamo cittadino, in grado di garantire buone e affollate rappresentazioni festive. E toccherà proprio a lui a, Buonvino scortato ufficialmente da Cecconi e Robotti, andare sul posto per controllare l’esistenza dei permessi e di una corretta scelta degli orari onde evitare possibili lagnanze dei vicini (quali hotel stellati).
Solo su insistenza di Veronica, sua moglie, il commissario ha già acquistato i biglietti per loro due e per una coppia di amici, perché in realtà Buonvino non ama il circo. Anche quando era un bambino gli faceva tristezza benché i suoi continuassero a portarcelo. Allora lui rideva e batteva le mani per forza ma solo per non deluderli. Infatti oltre a odiare i pagliacci che addirittura lo terrorizzavano, non aveva mai capito perché qualcuno dovesse partecipare a uno spettacolo magari rischiando la vita per intrattenere un pubblico pagante.
I tre poliziotti arrivati al circo quando tutti i componenti della troupe sono intenti a dare gli ultimi tocchi verranno accolti dal proprietario e direttore di scena Ercole Colaiacono. Un incredibile e gigantesco personaggio che ricorda un po’ Anthony Quinn del film La strada di Fellini e che insisterà per presentargli personalmente tutta la sua troupe.
Tanto che la sera stessa prima della spettacolo Buonvino, Veronica e il loro due ospiti troveranno il personale , ormai quasi pronto ad entrare in scena. schierato quasi si trattasse di una parata ufficiale per un Capo di Stato. E in quell’occasione Colaiacono presenterà loro per prima la figlia Manuelita, punta di diamante dello spettacolo, già pronta a esibirsi come trapezista col marito Alberto. Spiega anche che per la coppia sarebbe il decimo anniversario di matrimonio, motivo di festa benché in realtà le espressioni denotino una certa tensione e anche quelle degli altri componenti della truppe appaiano un po’ tirate. Il Circo è piccolo, a conduzione familiare, molti dei membri dell’equipe sono legati tra loro. Quello che Buonvino nota è solo normale inquietudine ante spettacolo o la palese dimostrazione come la forzata lunga convivenza provochi, in tutti i gruppi familiari o in quelli di coloro che lavorano troppo insieme, inevitabili rivalità e risentimenti.
Ma lo spettacolo promesso è di alta qualità, garantito soprattutto dall’esibizione dei trapezisti, Alberto e Manuelita, pronti a eseguire i loro difficili numeri cinque metri da terra solo protetti in caso di cadute da una rete rettangolare.
I posti di Buonvino & company sono rigorosamente in prima fila. Prima del numero dei trapezisti ne passano altri diversi e quando loro si presentano Buonvino nota che stranamente Manuelita, la figlia del direttore, esibisce un sorriso forzato, un po’ triste forse.
E ben presto ohimé dopo i primi felici passaggi, il bello spettacolo vira alla tragedia quando, mancando la presa nel difficile numero di un salto mortale e mezzo, Manuelita precipiterà nel vuoto e, finendo su una parte rigida della rete di contenzione, atterrerà male, spezzandosi il collo.
Una morte in diretta con il pubblico che grida atterrito. L’immediato arrivo di un’ambulanza che trasporterà la giovane in ospedale accompagnata dal marito non consentirà purtroppo che dover constatare la sua morte. Tutti hanno visto che si è trattato un incidente … All’apparenza una tragica fatalità, ma il fatto che sia capitata solo dopo due mesi dopo l’incidente stradale che aveva provocato la morte della madre di Manuelina, a Buonvino sembra troppo una coincidenza. Qualcosa che merita almeno un approfondimento.
Per far completa luce sulla faccenda pertanto decide di sentire uno a uno tutti i componenti del circo. Alberto è disperato, ma non tutti gli altri forse appaiono così dispiaciuti. Girano voci e un pagliaccio sostiene addirittura d’aver sentito pochi giorni prima la voce di qualcuno minacciare Manuelita anche se ohimè non è riuscito a capire chi fosse.
Pian piano Buonvino arriverà a individuare un’intricata serie di relazioni e contrasti tra i componenti della troupe. Si tratta anche di mancati sogni di gloria che hanno provocato rivalità, invidie. La vicenda breve ma coinvolgente si carica di ombre sempre più scure. Ma a conti fatti il giallo ovverosia l’indagine vera e propria e gli inevitabili plot narrativi finiscono con il collocarsi in secondo piano annacquandosi un po’ rispetto alla brillante personalità del principale protagonista e alle sue sensazioni. Un protagonista Buonvino molto simpatico, intelligente e pieno di umorismo.
Walter Veltroni parla con affetto del circo che considera una vera e propria istituzione culturale. Optando per una scelta coraggiosa che volutamente par voler ignorare certe negative polemiche animaliste sulla condizione degli animali in cattività che vorrebbero decretarne la fine. Ma forse tutto quel mondo, orientandosi sempre di più sulle scelte fatte ormai dagli spettacoli portati in scena dal famosissimo Cirque du Soleil monegasco non ci costringerà a confrontarci con la fine in una colorata e sfavillante magia che ha incantato generazioni di bambini e influenzato grandi registi internazionali, senza mai dimenticare il grandissimo Fellini.

Walter Veltroni  è nato a Roma il 3 luglio 1955. È stato direttore dell’Unità, vicepresidente del Consiglio e ministro per i Beni e le attività culturali, sindaco di Roma, fondatore e primo segretario del Partito democratico. Oltre al primo capitolo delle indagini del commissario Buonvino, Assassinio a Villa Borghese, pubblicato sempre da Marsilio nel 2019, ha scritto vari romanzi, tra i quali La scoperta dell’alba (2006), Noi (2009), L’isola e le rose (2012), Ciao (2015), Quando (2017), tutti editi da Rizzoli. Ha realizzato diversi documentari tra i quali Quando c’era Berlinguer (2014), I bambini sanno (2015), Indizi di felicità (2017), Tutto davanti a questi occhi (2018) e la serie sulla storia dei programmi televisivi Gli occhi cambiano (2016). Nel 2019 è uscito il suo primo film, C’è tempo. Collabora con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport.

:: Fronte Zero di Edy Giraldo e Daniele Biacchessi (Delos Digital 2024) a cura di Patrizia Debicke

21 dicembre 2024

Un romanzo breve frammentato in pochi capitoli questo di Daniele Biacchessi – giornalista d’inchiesta, scrittore, attualmente direttore editoriale di Giornale Radio e responsabile della collana editoriale “Contastorie” della casa editrice Jaca Book- , e Edy Giraldi, scrittrice ed esperta di romanzi gialli, che coniuga abilmente una storia poliziesca/thriller/spystory disposta ad andare a frugare in quelle che appaiono tra le pagine più buie della storia italiana, dipingendo i drammatici limiti di una nazione apparentemente a sovranità limitata.
Nel 2024 Andrea e Stella, con Marco e Laura, ormai stagionati ultracinquantenni, sono gli ultimi brigatisti del Fronte Zero, estrema propaggine dei Nuclei combattenti, scampati alla cattura e alla morte. Delle numerose schiere di Fronte Zero, che negli anni Settanta e Ottanta (detti gli anni di piombo) hanno bagnato di sangue l’Italia con gli attentati terroristici contro il potere, restano oggi solo loro, un gruppetto di quattro ostinati combattenti. Due coppie di fratelli e sorelle molto uniti tra loro, rimasti per tutti questi anni in una bolla di autoconvincimento, come prigionieri di un lunghissimo sonno, che pur continuando a coltivare con ostinata e indistruttibile tenacia i loro ideali si trovano a doversi confrontare con l’attuale situazione esistenziale. Una situazione apparentemente fuori controllo o peggio artamente manovrata da poteri forti, in cui la prepotenza e laviolenza sembrano ormai rappresentare l’unica possibile strada sulla quale ciascuno di noi dovrebbe incamminarsi e che tutti dovremmo accettare.
Per contrastare e tentare di rimuovere questa inaccettabile realtà, i quattro irriducibili pianificano e realizzano domenica 30 marzo 2024 un attentato nel quale riescono a uccidere a Roma, durante il suo quotidiano footing a Villa Pamphili, l’ambasciatore americano a Roma David Harrison e i quattro uomini della scorta.. Non chiederanno contropartite, riscatti. Loro si limitano a uccidere, a punire?
Il loro vero scopo è scatenare il caos e provocando il panico, arrivare a scuotere l’opinione pubblica, ormai solo schiava di un’informazione omogenea e irreggimentata. Gli adepti di “Fronte Zero” non hanno un’organizzazione, una qualche copertura dietro le spalle, agiscono e colpiscono da soli, in quattro…
I loro messaggi di rivendicazione, dopo una troppo celere attribuzione dell’attentato a terroristi islamici, paiono vecchi anzi obsoleti. Ripetono infatti meccanicamente parole e rituali sorpassati, poco credibili e troppo burocratici. E non può certo bastare una qualche funzione pubblica, nella fattispecie quella di ambasciatore che lo rende un bersaglio da colpire, per giustificare il volontario assassinio di una persona. Anzi poi sono state più persone. Come dimenticare che le loro vittime erano degli esseri umani : cinque persone che avevano una vita , una famiglia e sicuramente sognavano un futuro?
Persino qualcuno del “Fronte Zero” pur condizionato dal proprio nichilismo comincia a porsi il problema della propria cieca disumanizzazione.
Daniele Martini, il funzionario a capo della Digos incaricato delle indagini si troverà a mal partito, imprigionato in un condizionato gioco di ruolo tra Italia e Stati Uniti, con questi ultimi che vorrebbero comandare, con per unico vero appoggio il suo Vice. Non gli resterà che, per suo tramite, di tuffarsi nel passato e utilizzando i più moderni servizi quali l’intelligenza artificiale analizzare e confrontare tutti i vecchi testi e proclami siglati dai brigatisti per arrivare finalmente a intuire dove potrebbe trovarsi il bandolo della matassa.
Ma il percorso è faticoso perché Martini, manovrato dall’alto e costretto a muoversi su binari che non sono i suoi, sempre attento a salvaguardare il compromesso, non può e non deve guastare l’equilibrio dei rapporti internazionali. Ma come continuare a subire senza aprire bocca, pur accecato da immagini che pur proiettate in bianco e nero presentano solo ambigue sfumature di grigi, in un costante susseguirsi di violenza ormai accettata da tutti o quasi come “normale”. Come non soccombere e trovare invece la forza di reagire, rifiutare ? O magari andarsene?
Magari, poter avere sempre quella libertà di scelta!
Potremo averla ora che stiamo rapidamente approdando all’era Trump? Il mondo attorno a noi pare impazzito. Gli attentati internazionali hanno matrici politiche dichiarate oppure?… Eppure?
Quanto avremo da temere poi dal multimiliardario Musck in veste di incontenibile, scatenato e forse sovradimensionato buffone di corte?

Edy Giraldo, esperta di marketing per una grande multinazionale, ora in pensione. Appassionata di letteratura nordica e di noir all’italiana. Fronte Zero è la sua prima collaborazione.

Daniele Biacchessi nasce a Milano nel 1957. È giornalista, scrittore, conduttore radiofonico, autore e interprete di teatro di narrazione. È direttore editoriale di Giornale Radio, direttore e proprietario di Radio On, responsabile della collana Contastorie di Jaca Book e presidente dell’Associazione Arci Ponti di memoria. È stato caporedattore di Radio24-Il Sole24ore. E ancora prima ha lavorato per Radio Rai, Italia Radio, Radio Regione, Radio Lombardia, Radio Popolare. È autore di quarantadue libri d’inchiesta su terrorismo, ambiente, mafie, Resistenza e Storia contemporanea. È il primo giornalista italiano a trasformare inchieste in spettacoli teatrali. È regista, produttore cinematografico, autore di dieci docufilm tutti finanziati in crowdfunding.

:: Un cane, un indizio, un cadavere di Antony Johnston (Newton Compton, 2024) a cura di Patrizia Debicke

13 dicembre 2024

Secondo libro della serie e un nuovo caso per Gwinny Tuffel, attrice ma anche dog-sitter detective per necessità economica.
Gwinny, ormai sessantenne è tornata a recitare con non poche difficoltà dopo ohimè ben dieci anni di lontananza dalle scene in cui ha dovuto prendersi cura del padre ammalato e si sta preparando per il suo primo ruolo sul palcoscenico. Purtroppo le scritture per donne della sue età, pur molto brave, sono poche e spesso mal remunerate e Gwinny dopo aver ottenuto un ruolo in uno spettacolo del West-end, al momento di cominciare con le prove dovrà rendersi conto che tutto non va proprio come sperava , insomma deve adattarsi. Soprattutto perché la sua cassa piange.
Con un padre incosciente e scialacquatore, alla sua morte ha dovuto rendersi conto che i soldi rimasti sul conto sono ben pochi e in più ha anche la necessità di provvedere a urgenti spese di restauro della vecchia e amata casa di famiglia nell’elegante quartiere di Chelsea. Tutti validissimi motivi che le hanno imposto di darsi subito da fare. E dopo il suo primo mandato come dog sitter/detective portato a termine con successo per conto di una vecchia amica nel libro precedente anche stavolta è pronta a impegnarsi di nuovo.
Ragion per cui , quando Crash Double irlandese e leggendaria gloria del rock, le telefona e chiede il suo aiuto per occuparsi del suo border collie Ace nel fine settimana, coglie al volo l’occasione. A conti fatti la paga proposta è buona e badare all’obbediente e simpatico Ace mentre il cantante è in tournée a Dublino con la sua famosa band non dovrebbe essere un compito oneroso. Non le resta quindi che trasferirsi, sulla casa galleggiante di Crash nella splendida e pittoresca Little Venice di Londra, dislocata lungo i suoi due canali: il Grand Union Canal e il Regent’s Canal, e cominciare a familiarizzare sia con il suo nuovo pupillo a quattro zampe che con i vicini e la vita della piccola ma molto vivace comunità galleggiante. Un posto in cui tutti paiono conoscere tutti, sapere ogni cosa gli uni degli altri e a poche barche da quella di Ace c’è ormeggiata addirittura quella della sua ex moglie, Fox Double-Jonescon, la quale è stato sposato ben tre volte. Motivo principale della loro attuale separazione è il fatto che lei abbia imbarcato una gatta, intollerabile rivale per il border collie.
Ma subito dopo il suo arrivo, Gwinny scoprirà anche che proprio in quel fine settimana è in programma il Venice Carnival Street Show, festoso spettacolo di strada organizzato nei campi , nelle piazze, nei vicoli e nelle calli con eventi che, ospitando artisti della scena internazionale con musica, circo-teatro e clowneria, sono tutti di richiamo per un gran pubblico!
Un piacevole fine settimana dunque e invece i guai sono già pronti, in agguato. Dopo una serie di telefonate preoccupate dall’Irlanda degli altri musicisti e degli organizzatori, che chiamano o vengono addirittura a cercare Crash, si capirà che questi non ha mai preso il volo previsto e non è arrivato a Dublino per la sua tournée.
E proprio il primo giorno del Gran Carnival di Little Venice di Londra con tutte le barche allegramente impavesate a festa sui canali, Gwinny scoprirà che il cadavere dello stagionato cantante irlandese galleggia nel canale, proprio vicino alla sua barca.
Nonostante lo choc dei presenti e l’ immediato intervento della forza pubblica che propende per attribuire a un incidente la morte del cantante, gli organizzatori della manifestazione decidono di non interrompere i pubblici avvenimenti e i festeggiamenti previsti.
Ma sebbene il caso sia gestito dal vecchio capo di Birch, suo caro e vecchio amico poliziotto ormai in pensione e questi consideri la morte di Crash un incidente, o alla peggio un suicidio, Gwinny invece è di diverso avviso. E infatti non accettando queste conclusioni si tuffa subito nelle indagini, con l’aiuto del border terrier Ace e di Birch, l’ex detective spalleggiato da Ronnie, il suo cane.
Mentre approfondiscono i retroscena della vita personale di Crash e quanto a lui collegabile, cominciano a scoprire un serie di segreti sulla band che nessuno aveva mai saputo. La loro strada tuttavia sarà ancora tutta in salita. I due amici infatti, costretti a confrontarsi con una rocambolesca marea di sospetti e alcuni inverosimili moventi, dovranno trovare il modo per organizzarsi e districarsi in una vera babele di colpi di scena. E non solo perché troveranno davanti a loro anche una serie di trabocchetti e sorprese quali una seconda morte, ma che almeno avranno il pregio di portare finalmente la polizia a imboccare la pista dell’omicidio . Ma spetterà a Gwinny e a Birch, con l’aiuto di Ace e Ronnie, il compito di sbrogliare il bandolo della questione, trovare il modo per bloccare l’assassino e impedirgli di farla franca.
Johnston è uno scrittore che sa divertire e incollare il lettore alle pagine . Non sorprende perciò che con il primo libro di questa serie, abbia vinto il Barker Fiction Award.
Negli ultimi anni, oltre ai suoi, sono stati pubblicati numerosi gialli con come protagonisti personaggi abbastanza anziani, ma ciò che stavolta mi ha colpito di più è che molti di loro non fanno una vita da pensionati, ristretti in una comunità. No anzi in questo libro sono andati avanti per la loro strada, magari riciclandosi o intraprendendo con indiscutibile successo nuove e diverse carriere tanto che la principale protagonista della storia, Gwinny Tuffel, ben decisa a tornare alla sua professione, coglie al volo ogni buona occasione per rimettersi in discussione e tornare in pista.

Antony Johnston è l’autore del graphic novel Coldest City, da cui è stato tratto nel 2017 il film Atomica bionda. Ha lavorato con moltissimi generi della fiction, dal thriller al romanzo di spionaggio fino al sovrannaturale, e ha firmato la sceneggiatura di film e videogiochi. Nutre un infinito amore per i cani, da cui è scaturita la serie di gialli classici di cui fanno parte Un matrimonio, un delitto e due investigatori a quattro zampe e Un cane, un indizio, un cadavere, pubblicati dalla Newton Compton. Per saperne di più: http://www.dogsitterdetective.com.

:: Sono io il tuo destino di Domenico Cacopardo Crovini (Ianieri, 2024) a cura di Patrizia Debicke

19 novembre 2024

L’adulterio, benché dal 1981 il delitto d’onore sia stato trasformato dal codice penale in un normale delitto, può scatenare ancora nel 2002 risposte assassine? E fornire una qualche ragione per giustificarle? Magari potrebbe bastare il fatto di avere origini messinesi o meglio di Monturi Superiore?
Tanto meno per loro una coppia di successo, Temoteo Barraci e Berenice Stellanotte detta Nice, da anni trasferita in terra Padana e più precisamente in provincia di Reggio Emilia? Lui medico chirurgo che lavora bene come medico di base e lei veterinaria, collaboratrice di uno studio prestigioso, con frequentazioni di alto livello, diventati soci del locale ed esclusivo Golf .
Unico neo, la mancanza di figli. Quello in arrivo e per il quale si erano sposati prima del previsto è saltato per colpa di un maledetto incidente sul lavoro, il calcio di un cavallo, che aveva privato Berenice della possibilità di averne ancora. Ma non pareva aver intaccato la solidità del loro rapporto matrimoniale ben rodato. Non per loro, una coppia moderna con la testa sulla spalle. Oddio per Temoteo la mancanza di un figlio maschio gioia e onore di ogni siciliano… E ohimè l’idea di una possibile adozione prospettata a Nice, e che non aveva mai avuto alcun seguito, gli provocava sorda inquietudine. Alla quale dare sfogo in diverse saltuarie e successive relazioni, il maschio è sempre maschio e la tentazione della carne sovrana, mentre lei , invece, circa sette anni dopo cederà solo alla confortante, continua e comoda e ben più che affettuosa presenza in casa loro ospite, di Santo, un giovane cugino messinese. In teoria venuto per studiare, ma decisamente negato e scioperato nell’animo. Nel frattempo però Temoteo ha intrapreso una soddisfacente relazione con Molly, una graziosa maestrina con i capelli rossi e gli occhi verdi (che gli ha detto : “Sono io il tuo destino!”) e dovrebbe e potrebbe poterlo essere davvero, basterebbe rispettare le regola del viver civile: separarsi dalla moglie e poi divorziare …
Se non… Temoteo non si fosse lasciato goffamente intrappolare nella sicilianissima e tentatrice rete del delitto d’onore osannata da una visione siciliana tuttora in vigore, quando a essere leso è il maschio, ridesta un qualcosa di incontrollabile e in cui domina la diffusa mentalità isolana (il cambiamento delle leggi non ha toccato una cultura intrinseca, caratterizzata ancora al patriarcato). Insomma come i diritti femminili continuino indefinitamente ad essere subordinati a quelli “superiori” dei maschi, per cui l’uomo con le corna deve reagire in qualche modo sennò…
E rubando l’iconica frase descrittiva di Alessandro Manzoni riferita alla Monaca di Monza: Cacopardo si compiace di trasformarla al maschile in : “e lo sventurato rispose” prima di regalarla al suo protagonista, affidandogli il gravoso compito di compiere un “vendicativo” ma improvvido e maldestro delitto padano per lavare l’onore leso dalla moglie, con il suo “domestico”, e ripetuto tradimento con il cugino Santo.
Insomma Cacopardo impugna la bacchetta magica e, in uno Zac, crea con intelligente ma crudele ironia il suo tragico giallo/noir siculo parmense.
Ci offre come su un vassoio d’argento un delitto premeditato, un amore irregolare, la clandestinità, il lungo processo e i tanti vantaggio ottenibili da un detenuto “ben appoggiato”. Viviamo con i personaggi della sua storia certune realtà culturali e sociali, lo scandalo, siamo testimoni della commedia processuale condotta come uno scenografico balletto in un ideale palcoscenico destinato oltre che agli spettatori, a televisione e testate giornalistiche.
Viviamo purtroppo in un’epoca molto “italiota ” con i femminicidi all’ordine del giorno, con la cronaca nera che ci squaderna quotidianamente le foto dell’ennesima vittima . Non solo vittima di un uomo ma anche di una società che non riesce a emanciparsi dal suo passato. La necessaria strada del cambiamento pare diventata impercorribile.
L’ amore però, quello vero, non fa commettere crimini. Temoteo il protagonista non pensa certo all’amore quando uccide per un superato pregiudizio sociale. Quell’osceno pregiudizio che non permette di immaginare la persona amata altro di una proprietà, una proprietà da considerare come un malriposto e onorifico emblema da difendere a ogni costo e purgare solo versando sangue.
Un osceno e lo ripeto, pregiudizio sociale per cui il protagonista ha rovinato la sua vita e ogni possibile futura felicità. Una storia di infelicità che ci dimostra come ciascuno possa farsi artefice e nemico del proprio fato.
Un romanzo particolare in cui Domenico Cacopardo prova a coniugare l’ inginocchiarsi a vecchie e aberranti tradizioni con una distopica futura visione italiana. Infatti partendo dal prologo ma poi arrivando a far finire la sua storia nel 2026, dopo che s’è consumata una vera e propria rivoluzione con l’anticostituzionale occupazione di una immaginaria Padania. Occupazione portata avanti con un colpo di stato leghista e scissionista al nord, con l’appoggio di truppe mercenarie della Brigata Wagner sponsorizzate dalla Russia, nel tentativo di dividere la nuova entità politica e territoriale dall’Italia, ci propone una surreale ma temibile realtà in divenire?

Domenico Cacopardo Crovini, nato nel 1936, è vissuto in giro per l’Italia al seguito di suo padre, funzionario pubblico, Consigliere di Stato in pensione, ha collaborato e collabora con numerose testate giornalistiche nazionali e locali. Ha insegnato nelle università di Torino e Roma-Luiss. Ha scritto venti romanzi, tra i quali la nota e fortunata serie di gialli che ha per protagonista il magistrato Agrò, edita da Marsilio. Ha pubblicato anche con Mondadori, Baldini&Castoldi, Diabasis e altri. Per la Ianieri Edizioni ha pubblicato Pater (2022) e Pas de Sicile. Ritorno a Candora (2023).

:: La mossa della cernia di Valeria Corciolani (Altre voci Edizioni 2024) a cura di Patrizia Debicke

8 novembre 2024

Torna in scena Valeria Corciolani e, con il suo La mossa della cernia, ci riporta un felice e indovinato ricordo di altre straordinarie avventure, quali sono state Lacrime di coccodrillo e Pesto verde, riportandoci alle sue amate, coinvolgenti e suasive atmosfere marinare.

Stavolta ci regala un’intrigante storia gialla ma anche stuzzicante e gustosa, sia per l’imperdibile ambientazione culinaria che fa venire l’acquolina in bocca, sia per i suoi incredibili ma fantastici e e indimenticabili personaggi.

Tornano infatti il commissario Pietro Lanzi, sempre con la sua perennemente svolazzante fidanzata torinese e, come d’abitudine, circonfuso da splendide colonne sonore e, al completo, la sua squadra di Chiavari, la bella e variopinta cittadina ligure. Avremo dunque il granitico e funambolico ispettore Teodoro Olivari, l’agente Morelli e l’agente scelto Maria Fiore che ingoia spesso le lacrime per le sue pene amorose, viaggia pericolosamente a cioccolata ed è in perenne e difficile guerra con la bilancia.
Ma poi …impossibile dimenticare Guido, eh no, il libraio che non tollera crimini sul congiuntivo, per non parlare poi delle sue due vispe e fattive amiche, ricche di inventiva e spirito d’osservazione, effervescenti creatrici di catering: Guia, anche assistente libraia in fase “allerta primavera” con la sua bella famiglia, il marito Andrea e i due figli Elia ed Emma, e la sua socia Lucia, bionda paciosa traduttrice e “fidanzata” con l’ispettore Olivari.

Breve anzi brevissima introduzione alla trama per non sciupare troppo la sorpresa: Rinaldo Merello, l’ottantina passata, affascinante ricco e volitivo pasticcere che rifiuta l’idea del festaiolo marito della figlia morta, Umberto Vismara, di cedere la sua azienda a una firma multinazionale, ha organizzato, nella cornice della sua bella villa, uno spettacolare concorso di cinque giorni. Titolo allettante il “Gran Maestro Pasticcere Merello” che ha facilmente richiamato i migliori cuochi di ogni nazionalità nella splendida e accogliente cornice di una cittadina ligure, luminosa ma spesso variabile come il cielo di primavera.

Per l’occasione, dopo aver già apprezzato la loro bravura altrove, ha affidato a Guia e Lucia – e per loro è un favoloso salto di qualità – la preparazione dei rinfreschi destinati agli invitati, che devono confrontarsi riprendendo le decorazioni culinarie di alcuni quadri seicenteschi fiamminghi della sua collezione. Poche cose semplici ma perfette.

Ma in quei giorni le indagini per un traffico illegale di dipinti antichi agitano il commissario Lanzi e la presenza di Gustav Vogel, famoso editore tedesco di libri d’arte, lo impensierisce. La sua attività pare perfetta per muoversi senza destare sospetti e di lui si sussurrano dubbie frequentazioni…

E, ciliegina sulla torta, ecco che, durante il secondo giorno del concorso, l’apparente tranquillità del festoso evento viene spezzata dall’ombra nera di una morte strana e decisamente misteriosa. La vittima Umberto Vismara, genero di Rinaldo Merello, è stata rinvenuta a terra in una stravagante camera pseudo gotica, molto ben nascosta dietro un pannello girevole della libreria della sua villetta in giardino… Cause della morte? Secondo il medico legale, per soffocamento. Ma prima colpito alla testa visto che si nota un trauma all’altezza dell’osso parietale sinistro del cranio.
Ma perché ucciderlo ? E chi mai poteva conoscere quell’oscuro rifugio segreto ? Oddio Vismara prediligeva frequentazioni a pagamento. Un incontro erotico finito male? Oppure cosa c’è dietro?
In un complicato e affannoso crescendo di colpi di scena Guia e Lucia, volenti o nolenti , si troveranno, implicate a forza in un caso collegato a un qualcosa che presenta indubbi contorni esoterici e pare voler aggirare le normali procedure investigative.

Insomma, districandosi con disinvoltura tra una serie di false piste, convegni amorosi proibiti, nell’ambiguo, complesso e illecito mercato di opere d’arte internazionale, composizioni musicali barocche, fortunosi ricongiungimenti e improvvise ma prevedibili vicende e burrasche familiari, Valeria Corciolani costruisce anche stavolta un altro romanzo molto speciale e da gustare, anzi da assaporare con piacere fino in fondo.
Una vera delizia insomma per le meningi e per il palato e per di più, bontà sua, persino alla fine ci gratifica con generosità lasciandoci sciogliere in bocca lo straordinario e inarrivabile sapore a dei Silenzi d’Oltremare della premiata Pasticceria Merello.

Consigliato a tutti i lettori che hanno voglia di sorridere e a beh … a tutti i buongustai.

Valeria Corciolani è nata e vive a Chiavari (Ge). Laureata all’Accademia di Belle arti di Genova, è scrittrice e illustratrice. Inizia la sua avventura nel 2010 con Lacrime di coccodrillo (Mondadori), di cui AltreVoci Edizioni pubblica nel 2023 una nuova edizione rielaborata. Con Acqua passata inaugura la serie della colf e l’ispettore per Amazon Publishing. Suoi racconti sono presenti in varie antologie, tra cui Cosy sia (Giallo Mondadori, 2024). Con l’arte e con l’inganno e Di rosso e di luce danno il via per Nero Rizzoli a una nuova serie legata al mondo dell’arte. Del 2022 è la nuova edizione de Il morso del ramarro (AltreVoci Edizioni), da cui è stato tratto un film pluripremiato in vari festival in giro per il mondo. Del 2023 è La regina dei colori (Rizzoli) e del 2024 Abbaiare alla luna (Indomitus Publishing). La mossa della cernia è il terzo romanzo pubblicato con AltreVoci Edizioni.

:: Un uccellino mi ha detto di Susan Fletcher (Rizzoli 2024) di Patrizia Debicke

3 novembre 2024

Florence Butterfield ha vissuto una vita straordinaria, piena di viaggi, anche in paesi esotici passione e avventure ma ormai, a ottantasette anni compiuti, sospetta che non ci saranno più sorprese per lei. A causa di uno stupido incidente domestico, che ha richiesto l’amputazione di mezza gamba, ha dovuto rinunciare al suo delizioso cottage e andare a vivere a Babbington Hall, una tranquilla casa di riposo nell’Oxfordshire, una ex splendida residenza gentilizia riconvertita, ed è convinta che il futuro non le riserverà più colpi di scena. Prende quanto la vita le offre ancora, filosoficamente e con obiettività. Solo da qualche giorno rannuvolata dalla morte di un vicino con il quale era entrata in confidenza che, inciampando in un laccio della scarpa è caduto malamente in un angolo del giardino fratturandosi il cranio.
Ma dopo una gentilezza di Florence, detta Florrie e una breve conversazione tra loro, Renata Green, la direttrice di Babbington Hall, ha espresso il desiderio di parlare ancora con lei, cosa che le regala ottimismo. Finalmente qualcuno chiede il suo parere, insomma la “vede” come una persona ancora vitale e capace.
Però, proprio la notte dopo, il solstizio di mezza estate, il loro appuntamento era fissato per il pomeriggio successivo, scoppia un forte temporale durante in quale accade un fatto terribile, e poi strano, inaspettato. Un grido nella notte e Renata Green precipita dalla sua finestra al terzo piano, con Florrie che assiste alla sua caduta. Un gesto che l’inquieta molto e la rende sospettosa. Ricoverata in coma all’ospedale, la direttrice sopravvive attaccata a una macchina, Le possibilità di un risveglio e di un completo ricupero sono flebili. L’evento però verrà archiviato dalla polizia come un tentativo di suicidio. Il gesto disperato di una giovane donna triste e sola, dall’esistenza irrimediabilmente scialba. Ma Florrie è di un altro avviso e pur confinata su una sedia a rotelle, non rinuncia alla curiosità, che ha sempre fatto di lei un’osservatrice attenta. Insomma un dubbio comincia ad assillarla. Per lei non si tratta di un tentato suicidio ed è determinata a scoprire la verità.
Spalleggiata e creduta da un ex professore di latino Stanhope Jones, un nuovo e gentile residente con il debole per le bretelle sgargianti, cercherà di fare luce sull’accaduto. Stanhope non è arrivato a Babbington Hall da molto tempo, ma è un uomo intelligente, sensibile e anche lui pensa che dietro quella caduta possa esserci molto di più. È stato davvero un tentativo di suicidio o invece stanno vivendo accanto a un potenziale assassino? I due anziani investigatori dilettanti decidono di unire le loro capacità intellettuali per mettersi in gioco e provare a risolvere il mistero.
Ma l’unico indizio da cui partire e che parrebbe avvallare l’ ipotesi di un possibile delitto è un biglietto ricevuto dalla direttrice prima di precipitare dal terzo piano: una busta color magenta, con l’indirizzo scritto a mano, con una calligrafia molto particolare, aperta e subito buttata nel cestino quel giorno.
L’ambientazione della antica casa di riposo, circondata da un lussureggiante angolo di campagna appare perfetta per fornire alle loro ipotesi una miriade di possibili sospetti. Quindi Florrie, spingendo la sua sedia a rotelle lungo il giardino e gli scricchiolanti parquet dei corridoi di Babbington, e Stanhope dall’alto del suo oltre un metro e novanta che lo costringe a piegarsi per non battere la testa contro i soffitti dell’antica struttura , muovendosi con prudenza cercheranno potenziali indizi. Per poterlo fare dovranno attingere alle confidenze di una indimenticabile serie di personaggi quali: le cosiddette “sorelle Ellwood”, invece cognate tra loro e tutte e due vedove di due fratelli gemelli, irrefrenabili impiccione, la ricca ed eccentrica Marcella Mistry, e il nuovo reverendo Joe, un ex buttafuori passato alla Chiesa.
Tutti personaggi ideali per aggiungere suspence alla storia mentre Florrie scava sempre più a fondo nei pettegolezzi che girano, buttandosi con entusiasmo giovanile in una avventura in grado di riesumare i suoi ricordi e di rinnovare quel suo segreto tracciato dalle sbiadite cicatrici sulle sue nocche e semi sepolto, da sette decenni ormai, diventato ora sempre più difficile da ignorare.
Un uccellino ti ha detto della pluripremiata autrice Susan Fletcher è un giallo avvincente e edificante perché anche un ritratto toccante ed empatico dell’invecchiamento, imperniato su una protagonista unica e molto speciale.
Ben scritto e ben tradotto per merito di Matteo Camporesi mi ha costretto ad assaporare ogni frase che pian piano ricostruiva l’umanissimo personaggio Florence Butterfield. Lei, la sua vita, la persistente oscurità del suo passato e il vero focus di chi fosse davvero questa donna di 87 anni, per tanti anni in giro per il mondo alla scoperta dell’amore per quanto fugace, e di come una vera e sincera amicizia possa nascere nelle circostanze più insolite o banali.
Non un thriller veloce ma coinvolgente e che si snoda lentamente in un trionfo di osservazione, comprensione, connessione emotiva e gratitudine, racchiusi in un mistero intrigante e sempre più teso. Un bel libro.

Susan Fletcher è nata nel 1979 a Birmingham. È autrice del bestseller “Eve Green”, vincitore del Whitbread First Novel Award.

:: Quattro delitti prima di mezzanotte di Alexandra Benedict (Newton Compton, 2024) di Patrizia Debicke

21 ottobre 2024

Una storia ambientata sotto Natale tra aperitivi e rompicapo del mistero, tradotta da Beatrice Mesineo e Alessandra Cherchi, destinata ai fan dei puzzle e dei gialli intelligenti ma che rappresenta anche anche un piacevole omaggio al poliziesco classico.
Edie O’Sullivan, il 19 dicembre, dopo aver sentito suonare alla sua porta, va ad aprire e trova un pacco regalo appoggiato sulla soglia di casa. Ottant’anni, ex docente ora in pensione , Edie è una vecchia e stravagante signora che cura con successo una rubrica di cruciverba su una famosa rivista. Nonostante l’età, ancora dotata di mente acutissima e perfettamente in gamba, pur essendo ben nota al pubblico per le sue o capacità, nel privato è burbera e solitaria al limite dello scostante, sempre restia a fare conoscenza e passa le sue giornate solo tra tè e puzzle. Unico vero sincero affetto familiare il pronipote Sean da poco sposato e con il marito vicino all’adozione e unica amica ed eccezione Riga, la sua vicina di casa, un’arzilla e lucida novantenne che non intende arrendersi all’età che avanza ed è un’ appassionata e dotta erborista.
Per compiutezza della storia dobbiamo aggiungere che Edie non sopporta il Natale e tutti i relativi orpelli celebrativi e festeggiamenti perché proprio quel giorno, e ohimè più di una volta, le sono capitate le peggiori disgrazie della sua vita.
Un pacco natalizio, un regalo? Storcendo il naso, lo scarta subito, scoprendo una scatola con dentro sei tessere di un puzzle. Accompagnate da un biglietto con il crudele messaggio:
“Sei nota come solutrice di cruciverba, ma sapresti utilizzare le tue facoltà per scoprire un assassino? Quattro persone, forse di più, moriranno entro la mezzanotte della Vigilia di Natale, a meno che tu non riesca a incastrare i pezzi e a fermarmi. Cerca di fare tutto come si deve, non sei mai stata brava a barare e a mentire.” Firmato: Riposa in Pezzi . Risolvere i cruciverba fa parte del suo quotidiano ma…
Sulle tessere si possono distinguere: piastrelle bianche e nere macchiate di sangue e parte di una sagoma delineata con il gesso. Potrebbe essere la scena di un crimine?
Edie, prozia e madre adottiva dell’ispettore Sean, un trentenne che si divide tra il lavoro e la famiglia, lo contatta immediatamente, cercando di trovare una possibile chiave a quei pochi indizi. Ma non lo faranno ohimè abbastanza in fretta perché appena verrà rinvenuto un uomo in fin di vita con un tassello del puzzle in mano Sean dovrà convincersi che le minacce del biglietto rispondono a verità e che il killer, insomma il mittente del biglietto, ha già colpito. A quel punto, nel timore che Edie, la sua prozia, possa essere in grave pericolo, Sean la esclude dall’indagine. Ma la sua decisione non servirà a fermare la mano del killer già pronta a colpire ancora e con ferocia. E neppure fermerà l’invio di nuovi pacchi a casa di Edie O’Sullivan.
E lei però che non intende certo starsene ferma a sorbire Campari per aperitivo, sollecita la consulenza della vecchia amica Riga mettendo sul tavolo una tessera che contiene la lettera : “o” e che pare la seconda visibile su un cartello stradale.
Non resterà loro intanto che scervellarsi e cominciare a cercare per esempio sulle mappe della città.
Ma con i giorni che passano, i pacchi continuano ad arrivare e il numero di morti aumenta , Edie si convince, insieme al lettore, pur fuorviata da idee sbagliate, di dover fare anche un viaggio nel passato quando insegnava matematica alla scuola di St.Mary… Possibile che l’assassino abbia un conto in sospeso proprio con lei? Ma per poterci riuscire si rende conto, di dover mettere in campo tutte le sue abilità, perché apparentemente la polizia brancola nel buio e lei sospetta di essere l’unica ad avere in mano la capacità necessaria per completare e risolvere il puzzle omicida. Solo assemblando tutti i pezzi potrebbe fermare la mano assassina?
Con Quattro delitti prima di mezzanotte Alexandra Benedict ha creato un personaggio intrigante . Edie O’Sullivan, vivace, astuta e brillante. Solido e tenero il suo materno e protettivo affetto per Sean. Bene costruita poi la sua vecchia amicizia con Riga e divertenti e indovinate le continue battute che scambiano tra loro.
L’indagine vera, la caccia al Killer, rappresenta un classico e ben riuscito romanzo in stile età dell’oro. L’uso di enigmi come indizi è intrigante e ci ha permesso di provare a decifrare il caso al fianco della protagonista . Purtroppo però il fatto di conoscere prima le vittime non ci aiuta perché non esiste mai un chiaro collegamento tra loro. Anzi l’autrice impiega un sacco di depistaggi per tenere l’assassino nascosto, aumentando vertiginosamente il senso del ritmo e i pericoli mentre ci avviciniamo alla resa dei conti. Insomma ci confonde maliziosamente le idee mentre la povera Edie si arrabatta e cerca ogni mezzo per smascherare chi ha ucciso. Alcuni capitoli addirittura offrirebbero una prospettiva in terza persona sui motivi e le azioni dei delitti, ma il fondamentale motivo insomma il “perché” salterà fuori solo al momento giusto.
Una storia indovinata e dal ritmo incalzante sullo sfondo un paese della provincia inglese che si appresta a festeggiare il Natale. E qualcosa da dimenticare.

Alexandra Benedict è stata compositrice, cantautrice, attrice e docente di narrativa poliziesca, ed è ora una premiata scrittrice di romanzi, racconti e sceneggiature. Come AK Benedict, scrive romanzi ad alto concetto, racconti speculativi e sceneggiature. Il suo primo romanzo, acclamato dalla critica, è stato candidato all’eDunnit Award; i suoi racconti sono apparsi in numerose antologie; e il suo audiodramma è stato selezionato per numerosi premi, tra cui il BBC Audio Drama Award 2020 e, due volte, per lo Scribe Award, vincendolo nel 2019. Come Alexandra Benedict, scrive libri contemporanei e certa narrativa poliziesca legata alla Golden Age.

:: La maestra del vetro di Tracy Chevalier (Neri Pozza 2024) a cura di Patrizia Debicke

7 ottobre 2024

Venezia e le isole che la circondano sembrano vivere fuori dal tempo. Attraversata dai suoi canali, la città sull’acqua, saldamente ancorata su pali di legno piantati nella laguna, presenta la sua splendida immagine in virtù di una statica ed eccezionale statica che pare immutabile dai secoli. Pur se solcato oggi anche da barche a motore, il tempo che scorre Venezia si direbbe diverso, come aduso a un ritmo più lento di quello che scorre nel resto del mondo, quasi fosse imprigionato dalla sua bellezza e unicità.
Caratteristica e celebrata ricchezza di Venezia è l’intrinseco splendore del vetro di Murano, lavorato nell’ isola che le sta davanti, dove da secoli consumati artefici riescono a far scaturire le loro straordinarie creazioni da sabbia, aria e fuoco. Un’isola, Murano, che pare quasi sotto il dominio della magia in grado di imprigionare e assoggettare a vita intere famiglie di abili vetrai come i Rosso.
E Tracy Chevalier, travalicando le barriere del tempo, ci accompagna nel mondo che narra la loro fiabesca epopea attraverso la figura di Orsola Rosso alla quale per questo libro si è voluto regalare le quattrocentesche sembianze e volto botticelliani di Una giovane donna oggi conservato a Francoforte presso lo Städelsches Kunstinstitut.
E nel primo capitolo del romanzo infatti siamo a Murano nel 1486. Pieno Rinascimento, con Venezia la Città d’Acqua, che domina i mari e, approfittando della sua posizione, è diventata il fulcro commerciale dell’Europa e del mondo fino ad allora conosciuto.
Come non pensare che resterà sempre ricca e potente? E proprio nel 1486, di ritorno da una visita alla nonna inferma, Orsola Rosso di appena nove anni che è finita nel canale, spinta dal fratello maggiore su invito o meglio preciso ordine della madre entrerà timorosamente nel grande e famoso laboratorio di vetreria dei Barovier sia per asciugarsi approfittando del calore della grande fornace , ma anche per guardarsi intorno …
E non appena avrà superato il cancello e il cortile, il mondo davanti agli occhi della bambina che avanza camminando sulla brina di schegge di vetro sparsa per il pavimento si trasformerà in un inimmaginabile caleidoscopio di colori e forme meravigliose. I suoi occhi potranno ammirare splendidi calici, vasi e lampadari ma ciò che la colpirà di più, prima di essere scoperta e allontanata perentoriamente come spia, sarà la figura di Marietta Barovier, la figlia femmina della famiglia. Là nella fornace Maria, che non si è mai sposata ed è o almeno pare l’unica donna in grado di imporsi in un lavoro solo maschile ed è diventata una delle rarissime maestre in quell’arte, sta lavorando a una canna particolare e multicolore per fabbricare le perle di vetro Alle donne infatti non è concesso fare altro…
I Rosso pur non all’altezza dei Barovier sono una famiglia di bravi vetrai, in grado di mantenere la loro fornace sempre accesa e condurre il loro laboratorio secondo una rigida gerarchia di artigiani che rispondono al maestro e ben affermata tra i clienti stranieri. Per volere del padrone tuttavia nonostante le velleità del figlio maggiore Marco, sono concentrati solo su una produzione ridotta ma di altissimo livello.
Ma quando Orsola avrà diciassette anni, la morte incidentale e improvvisa di suo padre, anche per l’inesperienza e presunzione dell’erede e figlio maggiore, non in grado di far funzionare al meglio la bottega, ridurrà la famiglia quasi in povertà, proprio Maria Baruvier la donna che otto anni prima l’aveva cacciata dalla vetreria, deciderà di aiutarla e le proporrà di fare le perle di vetro spiegando: «Ci sono due modi per fare le perle: tagliare le canne di vetro e modellare i pezzi o lavorarle una per volta sulla fiamma. Metti il vetro in cima a un’asticella di metallo e lo fai fondere, per poi dargli la forma che vuoi. Io non sono molto brava in questo, ma ho una cugina che ti può insegnare. Si chiama Elena Barovier e abita dietro San Pietro Martire. Domani sera vai da lei e chiedile di mostrarti come si fa. Mi pare di ricordare che abbia un lume in più. Le dirò di prestartelo».
Sarebbe un lavoro che Orsola potrebbe fare in casa…
Lei, conquistata dalle squisita bellezza di quelle perle, vorrà farlo. E anche se teme che una manciata di perle non possa bastare a pagare i debiti della vetreria Rosso, accetterà il consiglio e s’impegnerà strenuamente per imparare. Innamorandosi presto di quel lavoro. Il suo colore preferito sarà quello della laguna, verde ma con i riflessi azzurri del cielo, ciò nondimeno piano piano le sue perle acquisteranno tutte le possibili forme e colori perché è brava, la porteranno a cercare di prendere in mano il destino della sua famiglia. E tuttavia, nonostante la sua capacità di trattare il vetro, non potrà fare altro che le perle, all’inizio di nascosto, al lume della cucina, e in seguito apertamente, ma sempre in lotta con le abitudini e i pregiudizi della sua epoca .
Costringendola persino a battersi per essere riconosciuta come una vera artigiana, che cerca disperatamente di sfidare le dominanti convenzioni sociali.
Attraverso i secoli, Orsola sarà testimone di Venezia costretta ad adattarsi ai cambiamenti, mentre i suoi amatori continueranno ad arrivare, pur diversi nel tempo. Nel frattempo la sua arte si perfezionerà, le sue realizzazioni diventeranno speciali, in grado di proporre gocce rosso sangue per il décolleté di Giuseppina Bonaparte e perle nere e oro per la marchesa Casati.
Le sue creazioni viaggiano in tutto il mondo mentre dal laboratorio dei Rosso escono sempre nuovi ricercati capolavori. La famiglia cresce mentre Orsola conserva il ricordo di un impossibile amore : rammentato solo dall’arrivo, anno dopo anno, dalla Boemia a Murano, addirittura per secoli di perfetti delfini di vetro.
Eh sì, perché percorre ben sette secoli, la storia de La maestra del vetro scritta da Tracy Chevalier e tradotta da Massimo Ortelio, secoli in cui il mondo attorno a loro cambia completamente.
La laguna invece è sempre là immobile dall’inizio della storia con il Canal Grande a non più di mezz’ora di gondola da Murano quando a Orsola pareva quasi un paese lontano ed esotico.
Lei, nonostante le tante difficoltà e i contrasti del mercato, è riuscita a mantenere alto il nome dei Rosso dimostrando come talento e determinazione possono far superare ogni ostacolo. Nel corso del tempo fino ai nostri giorni i Rosso vedranno trionfi creativi e drammatiche sconfitte , grandi successi e imprevedibili disastri , ma Orsola saprà sempre risollevarsi e andare avanti forte e indistruttibile come la Città d’Acqua. L’ equilibrio economico dell’arte vetraia stenta a varcare i secoli, costretto a subire le esigenze degli acquirentia esibire la vocazione di generazioni, semplificandola in piccoli gadget per i turisti. Un necessario adattarsi per andare avanti ma sempre senza rinunciare all’iniziativa e all’incanto della creatività.
Ma mentre gli anni volano, trasformandosi in secoli sulla terraferma, su Murano e nella laguna le persone invecchiano appena : vivono un’altra dimensione pare , diversa, fatata?
Può essere difficile rendersi conto del passare del tempo, magari talvolta può apparire anche a noi passare più in fretta piuttosto che ad altri ? E se in luoghi magici, speciali come Murano e Venezia gli orologi si muovessero molto più lentamente ? E se gli artigiani della Città d’Acqua e dell’Isola di Vetro invecchiassero in un altro modo rispetto al resto del mondo?

Tracy Chevalier è autrice di 11 romanzi, incluso il bestseller internazionale LA RAGAZZA CON L’ORECCHINO DI PERLA, che ha venduto oltre 5 milioni di copie ed è stato trasformato in un film candidato all’Oscar con Scarlett Johansson e Colin Firth. Americana di nascita, britannica per geografia, vive tra Londra e il Dorset. Il suo ultimo romanzo è ambientato a Venezia e segue una famiglia di maestri vetrai nel corso di 5 secoli.