Roland Barthes è stato uno dei più influenti intellettuali francesi della seconda metà del Novecento. Saggista, critico letterario, ma soprattutto linguista. Esempio di studioso onnicomprensivo, Barthes viene ancora oggi considerato fra i maggiori esponenti dello strutturalismo.
L’autore dei Miti d’oggi da intellettuale contro – tempo ha attraversato la vita politico – culturale europea degli anni ‘70 – 80 facendo della ricerca linguistica uno strumento di abiura del potere, di quell’Onnipotere ideologico – religioso – economico e, in ultima analisi, linguistico, che impedisce il reale godimento della vita.
La sua influenza sul discorso culturale oggi è ancora necessaria ed è davvero sorprendente che ci sia in giro materiale inedito che lo riguarda.
Marietti 1820 in questi giorni ha pubblicato Sul racconto, un piccolo e prezioso volume che contiene una conversazione inedita con Paolo Fabbri, registrata a Firenze nel dicembre 1965 in cui Roland Barthes affronta il tema dell’analisi strutturale dei racconti a partire dalle intuizioni di Vladimir Propp, passando per l’Odissea, Sherlock Holmes, Don Chisciotte e Madame Bovary.
«Se desiderate potrei dire qualche parola su questa ricerca che concerne l’analisi strutturale dei racconti: è una ricerca che si sviluppa attualmente in Francia, in modo ancora assai modesto, ma siamo già i due o tre ricercatori lavorare su questa pista».
Partendo da Propp e Lévi Strauss, Barthes comincia a lavorare sulla questione dell’analisi strutturale dei racconti.
Per il semiologo il racconto costituisce una materia umana, una classe di produzione dell’umanità o, propriamente parlando, a prima vista assolutamente incontrollabile.
Barthes sostiene che ci sono milioni e milioni di racconti che sono stati elaborati dagli uomini e per un tempo indefinito di cui non conosciamo l’origine, in tutte le società umane possibili e immaginabili ci sono sempre stati, e ci saranno sempre, dei racconti.
A tutti i livelli della cultura esistono ancora dei racconti e essi prima di tutto rappresentano una questione umana che riguarda tutti e la Storia.
«Il racconto – continua Barthes nella sua conversazione – è come una struttura che si può dilatare, è un fenomeno questo d’osservazione corrente, cioè sappiamo bene che il racconto può essere stipato di notazioni quasi infinite e ciononostante restare intelligibile».
Sul racconto è l’ennesima prova della straordinaria intelligenza di Roland Barthes che anche in queste pagine si mostra con geniale decrittatorie dei nostri tempi.
Da una conversazione avvenuta nel 1965 arrivano leparole del grande intellettuale francese e fanno ancora rumore le sue osservazioni radicali sull’analisi del racconto che accompagnano le note e dirompenti tesi sulla letteratura e la critica letteraria che ancora oggi fanno discutere.
Roland Barthes (1915-1980), saggista e semiologo, tra i maggiori esponenti dello strutturalismo francese del ‘900, ha insegnato all’École Pratique des Hautes Études e al Collège de France. Tra le sue opere: Il grado zero della scrittura, Frammenti di un discorso amoroso e La camera chiara, pubblicati in Italia da Einaudi.
Paolo Fabbri, semiologo, ha collaborato per molti anni con Algirdas J. Greimas a Parigi e con Umberto Eco a Bologna. Ha insegnato nelle Università di Firenze, Urbino, Palermo, Bologna e in molti atenei europei e americani. È stato direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi.
Gianfranco Marrone, professore di Semiotica all’Università di Palermo, ha tradotto in italiano numerose opere di Barthes.
Source: Libro arrivato al recensore dall’ Ufficio stampa.