«Il cielo ha il colore del piombo e una nube maleodorante galleggia sul borgo vecchio: si spande fino alla nuova strada, entra nelle case, nel letto delle creature. La terra si rivolta e butta fuori gli acidi e i rifiuti e i bambini muoiono e gli adulti se ne vanno con il male in corpo.»
Incisivo e potente il nuovo libro di Marisa Fasanella, Il male in corpo, uscito in prima edizione a luglio 2019 con Castelvecchi Editore.
Indaga Marisa Fasanella la vita e le persone, osserva, assimila e metabolizza emozioni, sentimenti, male e dolore, lo trasforma in carne, in viscere, e poi rende il tutto di nuovo libero attraverso la scrittura. Per questo nei suoi scritti appare quasi tangibile la “carnalità” del narrato, storie che raccontano vita e vite tormentate dalla storia.
«l’urina si sciolse e le bagnò le cosce»
«nel sangue del mestruo che mi scorre tra le gambe»
Utilizza con frequenza l’autrice queste figure stilistiche, impiegate per dare incisività alla descrizione di particolari momenti di tensione emotiva, di situazioni di forte stress, di shock. L’impatto fisico e sensoriale cui sono sottoposte le protagoniste del libro all’improvviso, senza preavviso. E mente e corpo neanche hanno il tempo di reagire, semplicemente cedono e scorrono via, come i fluidi corporei.
Il dolore, unito a una incrollabile voglia di riscatto e giustizia, è il leitmotiv principale del libro. Persone che divengono fin da subito dei personaggi, ingabbiati più che inquadrati nella struttura narrativa, nella storia che è proprio la loro e che non potrà mai condurre a un “bel” finale, perché a muovere l’azione non è la speranza bensì il dolore, la mancanza, la sofferenza. Sono infatti le assenze più ancora delle presenze le caratterizzanti la figura della protagonista Miriam.
Sarà l’assenza di Massimo a far incrociare la sua esistenza con quella di Mairim, l’altra importante figura del libro.
Marisa Fasanella ha da sempre abituato i suoi lettori a una narrazione basata sul noto, intessuta nei luoghi del suo vissuto, quindi presenti in se stessa prima ancora che nella sua scrittura. Ne Il male in corpo questo aspetto tende a scemare, non perché Fasanella parli di luoghi a lei ignoti bensì perché racconta di una cittadina la quale, seppur bene geolocalizzata nella mente e nella conoscenza dell’autrice, non ha una identità geografica specifica. Potrebbe essere una qualsiasi città. Si presume sia una scelta voluta della stessa autrice, in considerazione del secondo tema portante la narrazione, la denuncia per i danni ambientali, per i crimini a danno dell’ambiente e dell’uomo protratti nel tempo e largamente diffusi, purtroppo.
Il male in corpo conferma lo stile narrativo potente e incisivo di Marisa Fasanella, caratterizzato da una visceralità quasi ancestrale. Una scrittura che esprime a fondo il legame di anima e corpo ma anche quello ancor più profondo tra uomo e territorio.
Una lettura che rischia di essere emotivamente molto impegnativa ma assolutamente consigliata.
Marisa Fasanella nata a Cassano all’Ionio, ha esordito nel 1994 con il romanzo Maschere e lenzuola del Vicolo Santacroce. Ha poi pubblicato molti racconti e romanzi, vincitori di numerosi premi, tra cui ricordiamo: Gineceo. Undici crudeli racconti (1996), L’ombra lunga dei moroni (2002), Rimorsi (2010) e Nina (2014).
Source: libro inviato dall’autore al recensore.
«Il cielo ha il colore del piombo e una nube maleodorante galleggia sul borgo vecchio: si spande fino alla nuova strada, entra nelle case, nel letto delle creature. La terra si rivolta e butta fuori gli acidi e i rifiuti e i bambini muoiono e gli adulti se ne vanno con il male in corpo.»
A costo di cadere in un luogo comune, si potrebbe affermare che solo uno psichiatra può esplorare la mente umana al punto da raccontarla in un libro in maniera talmente originale da far sembrare la narrazione vera, tangibile, fruibile anche al lettore. Sarebbe un possibile luogo comune e allora lo evitiamo. Anche perché, leggendo il libro di Roberta Zanzonico, si ha la percezione, la sensazione o l’intuizione che la storia che ella ha voluto raccontare al lettore non derivi, non del tutto almeno, dal suo lavoro, dalla sua professione, bensì da esperienze dirette, quelle che solo il vissuto può donarti.
Dopo le edizioni brasiliane e la prima italiana, risalente al 1997, Massimo Canevacci decide di riproporre il suo saggio sull’antropologia della comunicazione urbana La città polifonica, che viene pubblicato a settembre 2018 da Rogas Edizioni.
Il decreto vaccini dell’allora Ministro Beatrice Lorenzin è stato convertito in legge il 28 luglio 2017, come riporta l’agenzia di stampa PublicPolicy. «Con legge sui vaccini proteggiamo i nostri figli e le prossime generazioni», dice la Ministra che sceglie, per attuare questa forma di protezione, la linea dura: «Le vaccinazioni obbligatorie saranno vincolanti per iscrizione ad asili e servizi per l’infanzia. Dovranno vaccinarsi anche gli studenti fino a 16 anni. Sanzioni per chi non rispetta l’obbligo da 100 a 500 euro».
Uscito in prima edizione a ottobre 2017 con la casa editrice Novalogos, curato da Luca Benvenga e tradotto dall’originale in lingua inglese da Luigi Cocciolo e Angela Giorgino, Rituali di resistenza (titolo originale: Resistance Through Rituals: Youth Subcultures in Post-War Britain) si presenta come una lettura surreale. Risulta infatti molto difficile per il lettore metabolizzare l’idea che uno studio sociale così articolato, compiuto dal centro di studi culturali (Centre for Contemporary Cultural Studies) che Stuart Hall ha personalmente diretto dal 1968 al 1979, sia giunto in Italia solo nell’anno 2017. Addirittura in un Millennio differente da quello in cui ha avuto luogo.




Stendhal affermava che «la bellezza non è che una promessa di felicità». Già, semplicemente una promessa.


























