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:: Recensione di Il sole invincibile Eliogabalo, il regno della libertà di Claudia Salvatori a cura di Giulietta Iannone

15 Maggio 2011

Il sole invincibile Eliogabalo

Vario Avito Bassiano è solo un bambino di tre anni, vivacissimo, intelligente, circondato da nutrici e dalle sue “quattro” madri Giulie, quando guarda ardere uno schiavo cristiano che per protesta, per testimoniare la sua fede, si dà fuoco proprio davanti a lui e come una statua di cera sorride tra le fiamme. Vario senza provare orrore lo fissa affascinato, incantato e già nel suo sguardo c’è una luce, una forza che caratterizzerà la sua breve vita. Eliogabalo, gran sacerdote del Sole invincibile è destinato a diventare imperatore di Roma, è destinato a cambiare la storia con la forza del suo sogno, della sua unicità. Nello splendore di un impero destinato a un inevitabile declino la sua luce spende forse più delle altre e giunge fino a noi incorrotta grazie a questo bellissimo libro di Claudia Salvatori che sfata molte calunnie riabilitando un personaggio per lo più diffamato e come dice la stessa autrice “scoperto soltanto all’inizio del secolo scorso, dal professore di Oxford John Stuart Hay e da Antonin Artaud”. Un ragazzo in fondo, ma di una bellezza regale, i cui occhi erano rimasti grandi e malinconici, ardenti di fuoco verde, il naso dritto, il viso ovale, le labbra piene ben disegnate, le spalle larghe e i fianchi stretti, gli arti lunghi sviluppati dalla danza che gli donavano un’eleganza ultraterrena. Ottavo romanzo della grande saga dedicata da Mondadori alla storia di Roma dalla fondazione alla caduta dell’Impero e curata da Valerio Massimo Manfredi, uno dei maggiori scrittori di romanzi storici, Il sole invincibile Eliogabalo, il regno della libertà è un romanzo coraggioso in parte visionario come lo stesso protagonista, un ritratto maestoso e nello stesso tempo doloroso di una società multietinica e crudele dove le maldicenze, le false accuse, le diffamazioni sono un’arma tanto affilata quanto le spade e i pugnali. Eliogabalo colpito dalla damnatio memoriae condanna che comportava la cancellazione del nome nelle iscrizioni di tutti i monumenti pubblici, l’abbattimento di statue e monumenti onorari e lo sfregio dei ritratti presenti sulle monete, divenuto imperatore a soli quattordici anni, resta un sovrano orientale le cui esuberanze anche sessuali vanno ricollegate al suo senso del divino e l’essere uomo e nello stesso tempo donna va collegato al culto che  univa “Il sole e la Luna” facce di una stessa medaglia. La sua fine tragica non può che essere il conseguente epilogo di un uomo forse profondamente incompreso, in un certo senso moderno per sensibilità e apertura mentale, raffinato, idealista, vittima di un’utopia prima che di se stesso. Claudia Salvatori con grande sensibilità ne tratteggia la figura, e lo rende vivo sotto i nostri occhi, ne amplifica i pregi e non tace i limiti o i punti deboli e ci porta a conoscere un uomo il cui più grande difetto forse fu quello di amare oltre le convenzioni dell’epoca, aldilà dello stesso buon senso. Eccezionali anche le donne che l’hanno circondato innanzitutto le quattro Giulie, la nonna Giulia Mesa, la prozia Giulia Domna, la madre Giulia Soemia, la zia Giulia Mamea, artefici della sua grandezza e nello stesso tempo della sua rovina.

Claudia Salvatori, (Genova, 1954) si è laureata con una tesi su santa Caterina da Siena. La sua attività comprende diversi generi letterari e forme espressive: romanzi, sceneggiature per i fumetti e il cinema, racconti per numerose antologie e riviste. Con Più tardi da Amelia ha vinto il premio Tedeschi 1985. Ha pubblicato i romanzi Schiavo e padrona (1996) (da cui è stato tratto il film Amorestremo), Superman non muore mai (1997), La canzone di Iolanda (1998), il thriller storico Sublime anima di donna (2000) che le è valso il premio Scerbanenco nel 2001, Nessuno piange per il diavolo, La donna senza testa e Il sorriso di Anthony Perkins – quest’ultimo per Mondadori. Da sempre appassionata di storia antica e medioevale, ha pubblicato per Mondadori la biografia Ildegarda, badessa, visionaria, esorcista (2004).

:: Intervista con Claudia Salvatori a cura di Giulietta Iannone

29 novembre 2010

Claudia SalvatoriBenvenuta Claudia su Liberidiscrivere e grazie per aver accettato la nostra intervista. La prima domanda per tradizione è riservata alle presentazioni. Sei nata a Genova nel 1954, sei una scrittrice e sceneggiatrice per cinema e fumetti. Hai pubblicato numerosi romanzi dal giallo al noir in collane come il Giallo Mondadori e Segretissimo Mondadori, e con editori come Marco Tropea Editore, Alacran. Come è nato il tuo amore per la scrittura? Quando per la prima volta hai preso carta e penna e ti sei detta da grande voglio fare la scrittrice?

Non me lo ricordo. Dovevo avere tredici anni, ma dalla primissima infanzia mi rendevo conto che la realtà che mi circondava non mi piaceva, e occorreva far qualcosa per correggerla, a livello simbolico, non potendo fare una vera rivoluzione.

Raccontaci i tuoi esordi, la tua strada per la pubblicazione?

Inizio con uno studio di fumetti genovese, Staff di If, a circa 24 anni (era il ‘79) e vittoria al premio Tedeschi nell’85. Il resto è venuto dopo, con molta lentezza.

C’è qualcuno che ti aiutato all’inizio della tua carriera anche solo con consigli, incoraggiamenti che ti va di ringraziare?

No, nessuno. Negli anni ‘80 non c’era tutta questa socializzazione sulla scrittura, né scuole né blog su Internet né occasioni per agganciare altri scrittori e proporsi. Ricordo che gli scrittori pubblicati vivevano ancora nel loro mistero, e apparivano in pubblico raramente. Mio marito mi è stato vicino, soltanto lui. Ho cominciato ad avere amici negli ambienti letterari dagli anni ‘90.

Hai fatto parte per Mondadori della famosa Legione Straniera composta da scrittori come Sergio Altieri, Andrea Carlo Cappi, Stefano Di Marino e Giancarlo Narciso che parla di te come di una scrittrice raffinata e versatile. Come è stato collaborare in un universo così prevalentemente maschile?

Non ho problemi con l’universo maschile, ma con quello femminile. Tutti hanno problemi con l’universo femminile, donne incluse, ma non lo sanno o non si vuole parlarne.

Ami le storie maledette, prediligi un thriller tendente all’ horror, molto visivo, di forte impatto, in cui analizzi le radici oscure del male. Non ti fa un po’ paura? Cos’è la paura per te? 

La paura per me è quello che può arrivare a fare la gente.  Tutto quello che passa attraverso l’immaginario ben controllato e orchestrato è puro piacere.

Hai collaborato con Disney Italia scrivendo numerosissime storie con protagonisti Topolino, Paperino, Nonna papera. Che esperienza è stata? Chi ti aiutava a trovare l’ispirazione?

Il ricordo delle letture infantili e il tipo di magia e affabulazione, le impressioni forti che si provano in quegli anni. E’ stato un ricalco di fantasie infantili.

In questo periodo si parla molto della morte del noir, del post noir. Pensi che sia possibile? E’ una provocazione o c’è un fondo di verità?

Penso che il noir (che io non ho mai scritto) sia stato lo snobismo di punta della rivendicazione dei generi letterari, come dire che è come fare mainstream (prodotto di alto valore artistico). E’ servito per recuperare il senso della narratività genuina e sorgiva dopo decenni di sterile letteratura mainstream.  Occorrerebbe andare oltre, adesso.

Collabori come giornalista e articolista con diverse riviste come Max, Donna moderna, ConfidenzeAmica. Come hai iniziato?

Non sono collaborazioni continuative che durano da sempre. Alcune sono state occasionali, altre sono durate un anno o due. In genere mi chiedono i racconti, sia per riviste che per antologie.

Progetti per il futuro?

Un secondo romanzo di Roma in lavorazione e poi un romanzo mainstream.