
A dieci anni dall’uscita de La psichiatra, e per chi conosce tutta la serie dei libri di Wulf Dorn dopo Phobia, torna il personaggio di Mark Behrendt: ex psichiatra sospeso dalla professione, provato dalla morte della compagna Tanja, recluso in un condominio fatiscente, e sobrio da circa un anno dopo un lungo periodo di buio alcolismo.
Insomma una vita in pezzi, combattuto tra la tentazione di cercare e uccidere l’assassino della sua compagna (che gli appare ancora in sogni inquietanti e dai risvolti horror) e quella di porre fine alla sua vita per trovare la pace.
Proprio quando, arrivato al limite, sta per usare la sua Glock contro di sé, la telefonata di un’amica, Doreen, gli salva letteralmente la vita e gli ricorda di un appuntamento a cena dalla donna anche lei ex alcolista. Dopo alcuni scambi di battute e una dolorosa confessione della donna sul suo doloroso passato qualcuno suona alla porta.
Da questo momento in poi sarà l’inizio di un incubo ancora più oscuro di quanto già non sia la vita di Mark Behrendt: entrambi vengono drogati e la donna rapita proprio dall’assassino di Tanja che dà a Mark uno stretto lasso di tempo per trovare qualcuno senza dare altre indicazioni. Se non esegue il compito, Doreen morirà.
E così da questo momento inizia una vertiginosa lotta contro il tempo per scoprire come fare a liberare la donna.
Non dirò altro della trama per non svelare intrecci e colpi di scena e soprattutto perché come al solito Wulf Dorn ci conduce nei meandri più oscuri della mente umana e alla radice stessa dei meccanismi che generano la paura e l’ossessione e sarebbe sleale anticipare troppo.
L’ossessione è appunto il titolo italiano del romanzo, tradotto da Alessandra Petrelli ed edito da Corbaccio, storico editore italiano di Dorn. Se vogliamo questo romanzo annoda molti fili, e dà compimento a cose lasciate in sospeso nei precedenti romanzi. Lasciando tuttavia aperte alcune porticine per un eventuale seguito.
Ma il mondo narrativo di Dorn è fatto così personaggi ricorrenti, scenari abituali e fintamente rassicuranti, un universo insomma coeso e coerente che dà la sensazione di leggere un unico romanzo in tante puntate, sebbene ogni libro naturalmente sia perfettamente autonomo e autoconclusivo.
Questa volta i temi principali che Dorn analizza sono la vendetta e la colpa, costruendo una storia labirintica e vagamente onirica, con una spruzzatina di horror come ci ha abituati negli anni.
Un buon thriller insomma, ben congegnato, con un colpo di scena più incisivo di tutti gli altri che ribalta davvero la situazione (e che non avevo affatto intuito). E non era facile trovare nuove strade narrative e un finale spiazzante altrettanto di impatto come per La psichiatra.
Naturalmente sono passati dieci anni, il pubblico dei lettori è anche più smaliziato e stiamo uscendo a fatica da una pandemia, molte circostanze sono oggettivamente cambiate dal 2010, ma Dorn resta il migliore in circolazione quando si tratta di sondare gli abissi della mente umana che portano alla perdizione, meccanismo che non tocca solo i villain della situazione ma anche i personaggi positivi per cui facciamo il tifo. Buona lettura!
Wulf Dorn è nato nel 1969. Ha studiato lingue e per anni ha lavorato come logopedista per la riabilitazione del linguaggio in pazienti psichiatrici. Vive con la moglie e il gatto vicino a Ulm, in Germania. In Italia Corbaccio ha pubblicato La psichiatra, che è diventato un bestseller grazie al passaparola dei lettori, Il superstite, Follia profonda (tutti anche in edizione TEA) e Il mio cuore cattivo. http://www.wulfdorn.net
Source: libro inviato dall’editore. Ringraziamo Valentina dell’ufficio stampa Corbaccio.



L’ultima volta che l’ho vista (Im Tal des Fuchses, 2012) di Charlotte Link, traduzione dal tedesco di Alessandra Petrelli, edito da Corbaccio nella collana Top Thriller, collana dedicata agli psico- thriller, è un romanzo che consiglio senz’altro agli appassionati del genere. La fama dell’autrice, una vera e propria icona del thriller in Germania, è per una volta pienamente meritata e i suoi libri donano realmente quello che promettono: suspense, brividi, continui colpi di scena, il tutto impreziosito da una scrittura davvero ricca e piacevole, un buon approfondimento della psicologia dei personaggi, una trama complessa ma non cervellotica. Anche grazie alla traduzione della Petrelli, L’ultima volta che l’ho vista, è dunque il tipo di libro che ci accompagna nelle giornate di pioggia, e in questa primavera bizzarra non ci sono certo mancate, con una tazza di cioccolata fumante. E’ sempre letteratura di svago, ma come in questo caso quando è fatta con intelligenza e spirito, rappresenta decisamente il tipo di letteratura capace di avvicinare alla lettura anche i lettori così detti “non forti”. Sebbene tedesca Charlotte Link ha la peculiarità di ambientare i suoi thriller in Inghilterra, come questa volta in Galles, e per chi temesse la piuttosto invadente pesantezza teutonica, posso dire che questa autrice ne è piacevolmente immune. Estate del 2009. Una coppia di coniugi sta tornando in auto verso casa. Sono Matthew e Vanessa Willard. In compagnia del loro cane, Max, un bellissimo pastore tedesco dagli occhi dolci. Uno scambio divergente di opinioni, forse per stanchezza o incomprensione si trasforma in un vivace litigio, così quando la loro auto si ferma in una piazzola di sosta, Matthew si allontana con il cane lasciando la moglie sola in auto a rimuginare sul perché il marito voglia trasferirsi a Londra, costringendola a seguirlo e ad abbandonare il suo lavoro di insegnante. Passano pochi minuti e al ritorno di Matthew, Vanessa è scomparsa. Subito scopriamo il motivo di questa sparizione, non ve l’anticipo, ma è solo l’inizio di una serie di coincidenze e di bizzarri scherzi del destino. E’ davvero difficile riassumere la trama senza svelarne i nodi cruciali per cui per questa volta mi limiterò a dire che diversi personaggi si susseguono nelle pagine: Ryan Lee, un sfigato a cui la vita non ha dato grandi possibilità, Nora la donna che lo ama e che lo ospita una volta uscito di prigione a causa delle lesioni inferte a un ragazzo di 19 anni in una rissa. Poi c’è Jenna, la protagonista se vogliamo di questo romanzo che racconta la sua storia in prima persona e che conosce una sera da amici Matthew ancora incerto sul destino della moglie, ma desideroso di farsi una nuova vita. Poi c’ una coppia di amici Ken e Alexia, quest’ultima scomparirà misteriosamente con le stesse modalità della sparizione di Vanessa. Sembrano tutti personaggi slegati, ma un filo conduttore li unisce e li porta a interagire, mentre sullo sfondo il piano davvero malvagio di un autentico delinquente, che non stentiamo a credere alla fine sarà l’unico a farla franca, complica ancora di più le cose in un groviglio di coincidenze. E se Vanessa fosse ancora viva e volesse vendicarsi? Buona lettura.
Bentornati alla Waldklinik! 
























