
Vi siete mai chiesti cos’è la felicità? Soprattutto, essa esiste? Gli esseri umani riescono sempre a fare tutto quello che desiderano nella loro vita? E quando lo fanno, sono davvero soddisfatti? A queste, e a tante altre domande sul vivere e l’essere felici, il lettore può trovare interessanti spunti di riflessione in “Storie di gente felice” di Lars Gustafsson, pubblicato in Italia da Iperborea. Dieci storie di vita nella quale l’autore filosofo, poeta e drammaturgo svedese affronta molte delle tematiche che hanno caratterizzato la sua produzione letteraria dagli anni Cinquanta in poi. Addentrandosi nella narrazione il lettore del libro, la cui prima comparsa nel mondo letterario risale al 1981, scopre diverse vicende umane dalle quali emergono le sensazioni e impressioni, ma anche i pensieri e i tormenti emotivi e esistenziali dei protagonisti, un po’ tutti accomunati dalla ricerca e spiegazione della felicità. Ad esempio nelle prime pagine ci si imbatte in Zio Sven, un professionista ingegnere chimico della ferriera inviato in Cina durante il periodo della rivoluzione culturale. Sarà proprio osservando la società cinese in trasformazione e riflettendo sui pensieri di Mao, che Sven troverà un interessante soluzione per la sua missione. Dalla storia di zio Sven si passa a quella di un fisico con problemi di insonnia, che re guardando un elenco telefonico scopre che forse la sua fidanzata di un tempo è ancora viva e questa possibilità lo rende felice, anzi gli dona una speranza di poterla chiamare e magari incontrare. Interessanti anche i diversi personaggi che compaiono nel racconto “Le quattro ferrovie di Iserlhon” dove viaggiatori, macchinisti con la passione per la filosofia e gente comune esternano i loro pensieri sul vivere, così come un bar ad Atene fornisce tutti gli elementi per dare forma ad una nuova storia d’amore. La cosa che colpisce di queste storie di vita è che in ognuna delle situazioni nelle quali i diversi personaggi si trovano (compresi pittori, artisti, filosofi messi accanto a gente comune) hanno la possibilità di essere loro stessi, nel senso che in quegli istanti sono davvero felici e anche il lettore percepisce questo stato d’animo e il loro stare bene. E allora si rimane stupiti davanti al racconto della storia di un bambino diventato adulto e impegnato ad affrontare le sue paure e a trovare le piccole gioie del quotidiano che rendono meno cupi tutti i giorni della sua vita trascorsi in una casa di cura per persone diversamente abili. Gli uomini e donne (come quella innamorata che subito dopo il matrimonio vede il marito trasformarsi nel suo peggiore aguzzino) di Gustafsson compaiono a noi lettori nella loro umana natura, forte e fragile allo stesso tempo, come è anche il tormentato e noto filosofo di Röcken (Nietzsche) consumato dal dolore. Ogni storia narrata da Gustafsson è un alternarsi continuo tra dimensione reale e onirica, passato e presente, vita vissuta e ancora da vivere, ricordi d’infanzia e riferimenti geografici a luoghi ben noti (Svezia, Italia, Grecia), che l’autore stesso ha recuperato dal proprio vissuto personale e messo in queste dieci storie di vita. Le esistenze umane di “Storie di gente felice” sembrano le parenti nordiche delle vicende narrate da Borghes e i protagonisti di ognuna di esse appaiono al lettore come delle vite in continuo movimento tra le salite e le discese che l’esistere quotidiano ci riserva e dove si ha la sensazione che la felicità sia sempre presente, anche se nascosta e tutta da scovare. Traduzione di Carmen Cima Giorgetti.
Lars Gustafsson (1936-2016), originario del sud della Svezia che fa da sfondo a molti suoi romanzi, è considerato il più internazionale scrittore svedese contemporaneo. Studioso di matematica e filosofia, poeta, saggista, drammaturgo e romanziere fra i più tradotti all’estero, ha insegnato per vent’anni Storia del pensiero europeo a Austin, in Texas. Nei suoi racconti come nelle poesie si riconosce quella vena fantastica, quel gioco dell’erudito che scherza con la propria erudizione, quell’ossessione per il tempo e per l’identità che l’hanno fatto definire il «Borges svedese». In Italia ha ricevuto il Premio Agrigento, il Premio Boccaccio, il Grinzane Cavour e il Premio Nonino. Tra i suoi titoli pubblicati da Iperborea, Morte di un apicultore, Il pomeriggio di un piastrellista, Le bianche braccia della signora Sorgedahl, L’uomo sulla bicicletta blu.
Source: richiesto all’editore Iperborea. Grazie a Francesca Gerosa dell’ufficio stampa.