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:: Un’intervista con Francesco Anghelone, curatore assieme a Andrea Ungari dell’Atlante Geopolitico del Mediterraneo 2022

26 aprile 2022

Buongiorno professore, siamo arrivati all’edizione 2022 dell’Atlante Geopolitico del Mediterraneo, un libro sempre più prezioso per analizzare la storia e la contemporaneità dei paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo nella sua sponda sud (al limite sud-est). Otre a questi profili paese, molto utili ed essenziali, il volume è arricchito da alcuni saggi di esperti e studiosi, quest’anno su: primavere arabe, energia e sicurezza, e scenario israeliano. Con una guerra in corso che infiamma un territorio sulla sponda opposta del Mar Nero rispetto alla Turchia, che scenari si aprono per i difficili equlibri della regione?

R: L’attacco della Russia all’Ucraina apre scenari complessi e al tempo stesso imprevedibili. La Turchia è certamente uno dei paesi del Mediterraneo più interessati al conflitto e alle sue evoluzioni. Non solo perché affaccia sul Mar Nero e controlla gli Stretti, ma anche perché i suoi rapporti con Mosca sono stati caratterizzati, nel corso degli ultimi anni, da rotture e riavvicinamenti tattici. In Siria Turchia e Russia giocano partite differenti e anche in Libia i due paesi appoggiano fronti contrapposti. Erdogan ha spesso usato Mosca come contrappeso alla Nato e ai paesi europei, cercando così di ritagliarsi una sorta di autonomia strategica che le permettesse di agire più liberamente quale potenza regionale. Tuttavia nella fase attuale la Turchia, quale membro della Nato, vede ridotto il proprio spazio di manovra. Un confronto duro, come quello che si sta prefigurando tra Russia e Occidente, rende più complesso tenere un atteggiamento ambiguo da parte di Ankara.

Secondo lei c’è una possibilità concreta che il conflitto si estenda nelle regioni a sud del Mediterraneo?

R: Allo stato attuale delle cose è difficile fare previsioni. Una cosa è certa: si sta prefigurando una sorta di Nuova Guerra Fredda e ciò significa che ogni paese sarà chiamato a prendere, prima o poi, una posizione rispetto allo scontro attuale. In un certo senso, dunque, anche se non dal punto di vista bellico, lo scontro tra Russia e Occidente per portare dalla propria parte il maggior numero di paesi è già cominciato e coinvolge certamente anche il Nord Africa e il Medio Oriente. È interessante, da questo punto di vista, notare le posizioni di Marocco e Algeria in occasione del voto all’Assemblea dell’Onu, lo scorso 5 marzo, sulla risoluzione di condanna dell’invasione russa in Ucraina. Il Marocco ha deciso di non partecipare al voto, mentre Algeri ha deciso di astenersi. Sono segnali che non devono essere assolutamente sottostimati.

L’Ucraina è un paese ricco di risorse, (è il granaio dell’Europa), materie prime, km di gasdotti che l’attraversano e danno energia all’Europa. Secondo lei è stata l’avidità a innescare il conflitto nel 2014? L’Europa, poi, che errori ha commesso, perché ha esitato così tanto a far entrare l’Ucraina nell’Unione europea? Non rispettava alcuni parametri? O c’è dell’altro?

R: Il conflitto, iniziato nel 2014 con l’occupazione della Crimea da parte della Russia e con la destabilizzazione del Donbass ha ragioni politiche e geopolitiche. Mosca da anni non nasconde il fatto che voglia ricreare una sorta di zona cuscinetto, composta da Stati che da lei dipendono e a lei rispondono, la quale possa garantirle la sicurezza rispetto a presunte minacce provenienti dalla Nato. L’Europa ha forse sottovalutato le implicazioni di lungo periodo della crisi del 2014, nella convinzione, forse, che Mosca non si sarebbe mai spinta oltre. Per quanto riguarda l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue, credo che Bruxelles abbia mostrato tutta la propria disponibilità, in questa fase, mandando anche un segnale politico forte alla Russia. Per quanto riguarda l’ingresso vero e proprio, tuttavia, pur volendo accelerare al massimo le procedure, l’Ucraina dovrà rispettare i parametri richiesti a qualsiasi paese candidato e per fare ciò ci vorranno probabilmente anni. A meno che non si compia una scelta tutta politica e si decida di accettare Kiev nell’Ue prima che essa sia in grado di soddisfare appieno i parametri di adesione. Ma in questo caso, come detto, si tratterebbe di una scelta politica e al di fuori del normale processo di adesione all’Ue.

Ho fatto risalire l’inizio del conflitto al 2014 (molti storici concordano su questo punto) sebbene in principio la “guerra” era circoscritta nelle regioni del Donbass. Una guerra civile, fratricida, sanguinosa. Ma lontana. Dal 24 febbraio, con l’ingresso delle truppe armate di Mosca nel paese, la guerra civile da lontana è diventata vicina. È entrata nelle nostre case, ha scosso l’opinione pubblica. La gente muore, e noi assistiamo impotenti a questa barbarie. Secondo lei sono stati incrinati in qualche misura gli ideali di pace e stabilità all’origine dell’Unione Europea stessa? C’è una strada da percorrere per ripristinarli?

R: Non credo che gli ideali di pace e stabilità che hanno segnato sin dalla sua nascita il progetto comunitario siano stati scalfiti in alcun modo dalla guerra. Al contrario, la scelta di Mosca di usare le armi rafforza la visione alla base dell’esistenza stessa dell’Ue. Inoltre non sono d’accordo sul fatto che l’Europa stia assistendo impotente agli eventi bellici. L’Europa mai come in questa occasione si è mostrata coesa, sostenendo l’Ucraina sul piano politico e militare e imponendo sanzioni molto dure alla Russia, le quali avranno certamente un impatto nel medio periodo sull’economia russa.

Tornando all’Atlante, è sempre più uno strumento utile per storici, e ricercatori, e perché no politici e amministratori. Quando avete ideato il progetto pensavate che avrebbe avuto un tale peso e una tale portata?

R: Quando abbiamo pensato di pubblicare l’Atlante non immaginavamo che saremmo arrivati all’VIII edizione. Le premesse che erano allora alla base della nostra scelta restano tuttavia ancora valide. Pensavamo allora, e pensiamo ancora oggi, che il Mediterraneo sia parte dello spazio vitale dell’Italia e dell’Europa e che negli anni passati le dinamiche politiche, economiche e sociali che lo attraversavano fossero troppo trascurate nel nostro paese. Le Primavere Arabe colsero tutti di sorpresa, politici e opinione pubblica, perché poco si conosceva del Mediterraneo e dei paesi della sponda sud. Abbiamo allora pensato di dare il nostro piccolo contributo affinché il dibattito sul Mediterraneo resti vivo e al centro degli interessi del nostro paese.

Il Mediterraneo è sempre più un ponte tra il Sud del Mondo e l’Europa, in che misura questo ruolo cruciale è avvertito a Bruxelles?

R: Sino ad alcuni anni fa l’Ue era molto concentrata nello sviluppo della sua dimensione continentale e mitteleuropea. Oggi anche a Bruxelles vi è maggiore consapevolezza dell’importanza del Mediterraneo. C’è ancora molto da fare, ma credo che oggi l’Europa sia sulla strada giusta rispetto alla necessità di affrontare i problemi della regione in modo collettivo e con uno sguardo al futuro.

Ringraziandola della disponibilità le chiedo su che direttrici state lavorando per l’Atlante del prossimo anno? Grazie.

R: Come sempre sono molti i temi importanti che meriterebbero un approfondimento. Nell’edizione 2022 abbiamo scelto di approfondire gli effetti del Covid-19 sui paesi della sponda sud del Mediterraneo. La prossima edizione sarà certamente fortemente influenzata dalle vicende belliche in corso, anche in considerazione dell’attivismo russo in Libia e cinese in altri paesi della regione.

:: Atlante Geopolitico del Mediterraneo 2019 a cura di Francesco Anghelone e Andrea Ungari (Bordeaux 2019) a cura di Giulietta Iannone

24 novembre 2019

Atlante 2019È in libreria l’Atlante Geopolitico del Mediterraneo 2019 a cura di Francesco Anghelone e Andrea Ungari, appuntamento fisso, ormai dal 2013, per tutti coloro. addetti ai lavori o semplici cultori della materia, che vogliono avere strumenti validi per analizzare e approfondire le problematiche che toccano l’area del Mediterraneo, mai come in questi anni al centro delle più delicate questioni geopolitiche, trovandosi infatti sulla rotta delle migrazioni da sud, come vera e propria porta per l’Europa. Se l’argomento migrazioni è stato approfondito l’anno scorso, rimando all’Atlante del 2018, due sono i temi caldi di quest’anno: L’azione delle Authorities per l’integrazione energetica del bacino del Mediterraneo saggio scritto da Fabio Tambone e La presenza cinese nel Mar Mediterraneo saggio di Francesca Manenti. La necessità di una sempre maggiore integrazione energetica tra i paesi che si affacciano sul Mediterraneo è, secondo chi scrive, sicuramente il tema più delicato e il meno noto e dibattuto se vogliamo, e questo merita senz’altro una nota di apprezzamento per i coordinatori del volume che l’hanno scelto per quest’anno. Il ruolo del Mediterraneo di ponte tra tanti Stati e nazioni con culture, lingue, religioni diverse acquista una rilevanza strategica e geopolitica di prim’ordine alla luce della sempre più stringente necessità di coordinare la cooperazione e gli investimenti per la transizione energetica dei prossimi decenni. Per l’Unione europea i vicini della sponda nordafricana e dell’est europeo che si affaccia sul Mediterraneo costituiscono dei partner naturali con cui sarà sempre più importante interagire e coordinare le scelte e decisioni. Sottovalutare questo sarebbe un grave errore, e Tambone sottolinea bene la necessità, si può dire vitale, di un mercato integrato. Ne consiglio un’attenta lettura. L’altro tema, approfondito da Francesca Manenti, ci porta all’attenzione il ruolo sempre più attivo della Cina, che ha capito bene l’importanza del nostro mare come crocevia di traffici e di merci, oltre che idee, da cui dipende la neccessità di potenziare le infrastrutture, i luoghi di scalo (consiglio di notare l’importanza degli accordi tra Cina e Italia legati al porto di Trieste, da sempre ponte tra l’Europa e l’Oriente), non dimenticando anche oltre i lati economici anche quelli politici.

Il mar Mediterraneo, infatti, è stato inserito dal governo cinese all’interno della Belt and Road Initiative (BRI). L’ambizioso progetto di interconnessione, lanciata dal presidente cinese Xi Jinping nel 2013, che si propone la realizzazione di una rete capillare di infrastrutture di trasporto, energetiche e digitali per incentivare gli scambi materiali e immateriali tra la Cina e il resto del mondo.

Oltre alla capacità di controllo della portualità e della logistica è rilevante sottolineare la rilevanza di una sempre più stretta interconnessione del più innovativo settore delle telecomunicazioni. Altrettanto significativo infatti è l’investimento cinese nelle costruzioni delle reti di cavi sottomarini per la trasmissione di segnali. Ciò ci fa capire a tutto tondo l’importanza che il Mediterraneo riveste per la Cina, per gli obbiettivi di crescita nazionale e internazionale, da raggiungere entro il 2050. Di contro, non sembra che i paesi dell’Europa mediterranea siano interessati a iniziare formule di dialogo con la Cina, che tuttavia continua a volere una via privilegiata con Bruxelles.
Ai due saggi di approfondimento seguono le consuete 11 schede paese, di cui consiglio, come l’anno scorso, la lettura approfondita delle schede Libia, Siria e Turchia. Da non tralasciare la postfazione di Stefano Polli che focalizza in modo puntuale e essenziale le tematiche principali da cui dipende il nostro futuro.
Di questo testo come sempre colpisce la chiarezza espositiva e la capacità di rendere semplici, immediate e fruibili anche tematiche complesse. Leggendolo ci si sente sempre arricchiti, in più l’ampia bibliografia da spazio all’approfondimento personale. Buona lettura.

Francesco Anghelone Coordinatore scientifico dell’Area di ricerca storico-politica dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, è dottore di ricerca in Storia d’Europa presso la “Sapienza” di Roma e collabora con «Aspenia online». È autore di numerose pubblicazioni su Grecia, Turchia, Cipro e l’intero Mediterraneo sud-orientale.

Andrea Ungari Professore associato di Storia contemporanea presso l’Università Guglielmo Marconi e docente di Teoria e Storia dei Partiti e dei Movimenti politici presso l’Università Luiss-Guido Carli. I suoi studi si sono concentrati sulla storia politica dell’Italia liberale e di quella repubblicana e sulla storia militare, con una particolare attenzione al ruolo dell’Esercito e dell’Aeronautica nella Prima guerra mondiale. Recentemente, ha collaborato con lo Stato Maggiore dell’Esercito all’elaborazione del volume Prospecta, sulle linee evolutive dell’Esercito italiano.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Giulia dell’ Ufficio Stampa Bordeaux.

:: Atlante Geopolitico del Mediterraneo 2018 a cura di Francesco Anghelone e Andrea Ungari (Bordeaux, 2018) a cura di Giulietta Iannone

31 gennaio 2019

1Il fenomeno migratorio che ha attraversato il Vecchio continente negli ultimi anni sta creando profonde spaccature all’interno dell’Unione europea e nei singoli paesi membri. La questione è stata affrontata – troppo a lungo – come una semplice emergenza e non come un processo strutturale destinato a proseguire nei prossimi decenni. Dalla sua corretta gestione dipenderà molto probabilmente la tenuta futura dell’Unione, così come la creazione di stabili e pacifici rapporti tra le due sponde del Mediterraneo. Quale sarà dunque la risposta dell’Europa e quale l’atteggiamento dei singoli paesi membri? Quali saranno gli effetti sui rapporti tra questi ultimi e i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente? A queste e a tante altre domande risponde l’Atlante Geopolitico del Mediterraneo 2018. Il volume, divenuto negli anni punto di riferimento per gli studi sul tema, è corredato da 11 schede paese relative agli Stati della sponda sud del Mediterraneo, redatte da storici e analisti con l’obiettivo di raccontare l’attuale situazione geopolitica dell’area e gli scenari futuri.

È uscita l’edizione 2018 dell’Atlante Geopolitico del Mediterraneo a cura di Francesco Anghelone e Andrea Ungari, dell’Istituto di studi Politici “S. Pio V”, in collaborazione con il Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.) e oltre alle consuete schede paese, riservate ai paesi che si affacciano sulle sponde Sud del Mediterraneo, gli approfondimenti quest’anno sono rivolti al tema delle migrazioni, con due mini saggi: Europa e Africa alla prova delle migrazioni, di Marco Di Liddo e Paolo Crippa, e La risposta dell’Unione europea alla crisi migratoria del Mediterraneo. Tema caldo in questo momento di crisi economica, recessione e instabilità politica.
Da emergenza a processo strutturale il passo non è semplice anche nella percezione del semplice cittadino che osserva i processi in atto senza poter intervenire, perlomeno nei processi alla fonte del fenomeno, che al più vede lo straniero come un concorrente nelle politiche di welfare. Capire cosa sta succedendo invece è il primo passo per formulare e prendere decisioni consapevoli sia politiche che economiche o eventualmente assistenziali.
Emerge chiaro dai due saggi di cui poc’anzi vi ho parlato che lasciare la gestione logistica dei processi migratori alla criminalità comune o legata alle frange terroristiche più estremistiche non è una scelta saggia e ponderata e in questa direzione vanno tutte le politiche, anche comunitarie, atte a rispettare sia i diritti umani, che la sovranità dei paesi in cui questi migranti transitano o si dirigono definitivamente.
Il tema è vasto e complesso, non si può esaurire la sua discussione in poche pagine, o ancor più poche righe di questo mio commento, tuttavia è importante capire alcuni punti sostanziali dall’inutilità delle politiche repressive (è un fenomeno di tale portata che né muri e né steccati potranno arginarlo, e questo proposito consiglio di leggere approfonditamente la scheda paese Libia) alla necessità (nonostante le immani difficoltà) di una strategia comune di Bruxelles.
Se vogliamo sintetizzare le difficoltà da gestire non sono solo economiche, ma anche politiche, sociali, e psicologiche. I migranti essendo persone non oggetti che dove li collochi stanno hanno necessità dalla salute, al lavoro, all’integrazione, al benessere psico-fisico, tutti fattori da tenere presente se non si vuole rendere ancora più drammatico un fenomeno che già di per sé lo è.
Se anche non sono profughi scappati dalle varie guerre in atto (sì sottolinea come questi siano maggiormente ammassati in condizioni precarie in campi profughi o all’interno dei paesi stessi in guerra o nei paesi confinanti, avendo perso tutto non hanno neanche le risorse per iniziare viaggi), tuttavia sono persone che anche grazie a internet e alla globalizzazione in atto conoscono il nostro modo di vivere e le opportunità che i paesi dell’Europa possono offrire.
Sono persone di cultura medio alta, istruiti, pronti ad affrontare immani sofferenze con l’obbiettivo magari in futuro grazie al ricongiungimento familiare, di portare anche il resto della famiglia in paesi dove le condizioni di vita sono migliori.
La lettura di questo testo, indirizzato non solo a specialisti della materia, insomma amplierà le vostre conoscenze sull’argomento, migliorando la percezioni dei problemi che via via si pongono in essere. Buona lettura.

Link di approfondimento:

Più libri più liberi 2018 – Presentazione dell’Atlante geopolitico del Mediterraneo 2018

L’invasione dei migranti? Non c’è stata e la migrazione va regolata. Perché l’Italia dovrebbe aderire al Global Compact for Migration di Pier Giorgio Ardeni

Francesco Anghelone Coordinatore scientifico dell’Area di ricerca storico-politica dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, è dottore di ricerca in Storia d’Europa presso la “Sapienza” di Roma e collabora con «Aspenia online». È autore di numerose pubblicazioni su Grecia, Turchia, Cipro e l’intero Mediterraneo sud-orientale.

Andrea Ungari Professore associato di Storia contemporanea presso l’Università Guglielmo Marconi e docente di Teoria e Storia dei Partiti e dei Movimenti politici presso l’Università Luiss-Guido Carli. I suoi studi si sono concentrati sulla storia politica dell’Italia liberale e di quella repubblicana e sulla storia militare, con una particolare attenzione al ruolo dell’Esercito e dell’Aeronautica nella Prima guerra mondiale. Recentemente, ha collaborato con lo Stato Maggiore dell’Esercito all’elaborazione del volume Prospecta, sulle linee evolutive dell’Esercito italiano.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Giulia dell’ Ufficio Stampa Bordeaux.

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