Il fenomeno migratorio che ha attraversato il Vecchio continente negli ultimi anni sta creando profonde spaccature all’interno dell’Unione europea e nei singoli paesi membri. La questione è stata affrontata – troppo a lungo – come una semplice emergenza e non come un processo strutturale destinato a proseguire nei prossimi decenni. Dalla sua corretta gestione dipenderà molto probabilmente la tenuta futura dell’Unione, così come la creazione di stabili e pacifici rapporti tra le due sponde del Mediterraneo. Quale sarà dunque la risposta dell’Europa e quale l’atteggiamento dei singoli paesi membri? Quali saranno gli effetti sui rapporti tra questi ultimi e i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente? A queste e a tante altre domande risponde l’Atlante Geopolitico del Mediterraneo 2018. Il volume, divenuto negli anni punto di riferimento per gli studi sul tema, è corredato da 11 schede paese relative agli Stati della sponda sud del Mediterraneo, redatte da storici e analisti con l’obiettivo di raccontare l’attuale situazione geopolitica dell’area e gli scenari futuri.
È uscita l’edizione 2018 dell’Atlante Geopolitico del Mediterraneo a cura di Francesco Anghelone e Andrea Ungari, dell’Istituto di studi Politici “S. Pio V”, in collaborazione con il Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.) e oltre alle consuete schede paese, riservate ai paesi che si affacciano sulle sponde Sud del Mediterraneo, gli approfondimenti quest’anno sono rivolti al tema delle migrazioni, con due mini saggi: Europa e Africa alla prova delle migrazioni, di Marco Di Liddo e Paolo Crippa, e La risposta dell’Unione europea alla crisi migratoria del Mediterraneo. Tema caldo in questo momento di crisi economica, recessione e instabilità politica.
Da emergenza a processo strutturale il passo non è semplice anche nella percezione del semplice cittadino che osserva i processi in atto senza poter intervenire, perlomeno nei processi alla fonte del fenomeno, che al più vede lo straniero come un concorrente nelle politiche di welfare. Capire cosa sta succedendo invece è il primo passo per formulare e prendere decisioni consapevoli sia politiche che economiche o eventualmente assistenziali.
Emerge chiaro dai due saggi di cui poc’anzi vi ho parlato che lasciare la gestione logistica dei processi migratori alla criminalità comune o legata alle frange terroristiche più estremistiche non è una scelta saggia e ponderata e in questa direzione vanno tutte le politiche, anche comunitarie, atte a rispettare sia i diritti umani, che la sovranità dei paesi in cui questi migranti transitano o si dirigono definitivamente.
Il tema è vasto e complesso, non si può esaurire la sua discussione in poche pagine, o ancor più poche righe di questo mio commento, tuttavia è importante capire alcuni punti sostanziali dall’inutilità delle politiche repressive (è un fenomeno di tale portata che né muri e né steccati potranno arginarlo, e questo proposito consiglio di leggere approfonditamente la scheda paese Libia) alla necessità (nonostante le immani difficoltà) di una strategia comune di Bruxelles.
Se vogliamo sintetizzare le difficoltà da gestire non sono solo economiche, ma anche politiche, sociali, e psicologiche. I migranti essendo persone non oggetti che dove li collochi stanno hanno necessità dalla salute, al lavoro, all’integrazione, al benessere psico-fisico, tutti fattori da tenere presente se non si vuole rendere ancora più drammatico un fenomeno che già di per sé lo è.
Se anche non sono profughi scappati dalle varie guerre in atto (sì sottolinea come questi siano maggiormente ammassati in condizioni precarie in campi profughi o all’interno dei paesi stessi in guerra o nei paesi confinanti, avendo perso tutto non hanno neanche le risorse per iniziare viaggi), tuttavia sono persone che anche grazie a internet e alla globalizzazione in atto conoscono il nostro modo di vivere e le opportunità che i paesi dell’Europa possono offrire.
Sono persone di cultura medio alta, istruiti, pronti ad affrontare immani sofferenze con l’obbiettivo magari in futuro grazie al ricongiungimento familiare, di portare anche il resto della famiglia in paesi dove le condizioni di vita sono migliori.
La lettura di questo testo, indirizzato non solo a specialisti della materia, insomma amplierà le vostre conoscenze sull’argomento, migliorando la percezioni dei problemi che via via si pongono in essere. Buona lettura.
Link di approfondimento:
Più libri più liberi 2018 – Presentazione dell’Atlante geopolitico del Mediterraneo 2018
L’invasione dei migranti? Non c’è stata e la migrazione va regolata. Perché l’Italia dovrebbe aderire al Global Compact for Migration di Pier Giorgio Ardeni
Francesco Anghelone Coordinatore scientifico dell’Area di ricerca storico-politica dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, è dottore di ricerca in Storia d’Europa presso la “Sapienza” di Roma e collabora con «Aspenia online». È autore di numerose pubblicazioni su Grecia, Turchia, Cipro e l’intero Mediterraneo sud-orientale.
Andrea Ungari Professore associato di Storia contemporanea presso l’Università Guglielmo Marconi e docente di Teoria e Storia dei Partiti e dei Movimenti politici presso l’Università Luiss-Guido Carli. I suoi studi si sono concentrati sulla storia politica dell’Italia liberale e di quella repubblicana e sulla storia militare, con una particolare attenzione al ruolo dell’Esercito e dell’Aeronautica nella Prima guerra mondiale. Recentemente, ha collaborato con lo Stato Maggiore dell’Esercito all’elaborazione del volume Prospecta, sulle linee evolutive dell’Esercito italiano.
Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Giulia dell’ Ufficio Stampa Bordeaux.
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