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:: Ragazzo di Sacha Naspini (e/o, 2025) a cura di Patrizia Debicke

18 dicembre 2025

In Ragazzo, Sacha Naspini affonda la sua penna nell’età più fragile e incendiaria dei giovanissimi, e ci racconta di un’adolescenza spinta ai margini, osservata dalla provincia come da una muta e indifferente platea. Descrive Follonica e il quartiere operaio di Senzuno non come semplici sfondi, ma come  corpi vivi, fatti di scabri caseggiati e strade senza promesse immerse in silenzi talvolta  più pesanti delle parole. La provincia immobile, asetticamente avulsa, si trasforma  in  una gabbia emotiva dalla quale i protagonisti tentano invano di evadere senza poter fruire di indicazioni.
Giacomo e Matteo incarnano due opposte modalità di stare al mondo, unite da un vecchio legame ormai logoro. Il primo vive la crescita come un’urgenza fisica, una brutale necessità: diventare forte, scrollarsi di dosso l’etichetta dello sfigato, spezzare l’immobilità che gli pesa  addosso come una colpa ereditaria. Matteo, invece, è fatto di sbandamento e di  paura, di gesti e parole mai  trattenuti, di una sensibilità che diventerà  solo un bersaglio in un contesto inapace di accoglierla. Il loro rapporto, esclusivo e totalizzante, si svilupperà  su un ambiguo filo tracciato tra amicizia, dipendenza e bisogno d’amore, fino ad arrivare a incrinarsi sotto la spinta  del cambiamento.
Naspini osserva i suoi personaggi con uno sguardo freddo, asettico, privo di indulgenza, offrendoci autentiche voci adolescenziali, ruvide e  talvolta disturbanti.
L’ingresso dei ragazzi al liceo scientifico segnerà tra loro una frattura irreversibile: il confronto con i compagni più forti, più ricchi, più visibili accentuerà il senso di esclusione, mentre il bullismo diventa una pratica quotidiana, quasi un rituale.
A casa, le famiglie appaiono assenti, inadeguate, incapaci di fornire strumenti o protezione, lasciando i ragazzi soli a confrontarsi con  prove forse sproporzionate rispetto alla loro età.
Dentro questo  immenso vuoto educativo e affettivo si inseriscono le grandi questioni dell’oggi adolescenziale: l’identità sociale, il corpo considerato come un  campo di battaglia, il desiderio di essere visti, l’amore vissuto come scossa violenta e destabilizzante.
Corinna Gentileschi rappresenta una possibilità di riscatto, un miraggio capace di spingere Giacomo oltre ogni limite, mentre per Matteo diventa la vera minaccia di poter perdere l’unico legame  per lui sicuro. Tutto si muove in bilico tra sogni a occhi aperti e una realtà che sta per presentare il conto senza fare sconti.
La pistola, contemporaneamente oggetto simbolico e concreto, introdurrà nella trama una deriva noir dolorosamente attuale. Non rappresenta solo un’arma, ma un concentrato di potere, paura e desiderio di controllo, un modo distorto per affermare la propria esistenza in un mondo percepito come ostile. E il gesto esasperato,  estremo, scaturito da quella quotidianità fatta di umiliazioni, rabbia repressa e assenza di alternative, ricorda quanto la recente cronaca  renda questo racconto tragicamente plausibile.
Ragazzo è un romanzo breve emotivamente impegnato, costruito su capitoli alternati che, dando spazio e voce a entrambi i protagonisti, creano un montaggio visivo serrato, quasi cinematografico.
Il linguaggio narrativo è secco, ben coordinato, tagliente, e accompagna una scrittura priva di filtri, in grado di colpire sempre senza scrupoli.
Naspini racconta l’adolescenza come un ponte in malfermo equilibrio  tra ciò che si è stati e ciò che si teme di diventare, un momento morale popolato da sentimenti incondizionati e da scelte irreversibili. Dalla sua analisi emerge un libro duro, capace di ricostruire  tutta la difficoltà  di crescere in certa  provincia al giorno d’oggi, dove e quando la mancanza di prospettive rischia di amplificare ogni desiderio ma anche ogni errore.
Giacomo e Matteo sono personaggi indelebili  indimenticabili come due facce della stessa ferita, a immagine di un’età selvaggia e pericolosa, vissuta  senza protezioni, solo tenendo il piede premuto sull’acceleratore e lo sguardo fisso su un futuro che preoccupa e spaventa più di una promessa di libertà.
In conclusione, un romanzo corposo nonostante la sua brevità, pieno di spunti, a tratti violento e  in cui domina con crudele insolenza l’amicizia tra ragazzi, tra maschi.

Sacha Naspini è nato a Grosseto nel 1976. È autore di numerosi racconti e romanzi, tra i quali ricordiamo I sassi (2007), Cento per cento (2009), Il gran diavolo (2014) e, per le nostre edizioni, Le Case del malcontento (2018 – Premio Città di Lugnano, Premio Città di Cave, finalista del Premio Città di Rieti; da questo romanzo è in fase di sviluppo una serie tv), Ossigeno (2019 – Premio Pinocchio Sherlock, Città di Collodi), I Cariolanti (2020), Nives (2020), La voce di Robert Wright (2021), Le nostre assenze (2022), Villa del seminario (2023), Errore 404 (2024), Bocca di strega (2024), L’ingrato. Novella di Maremma (2025). È tradotto o in corso di traduzione in quasi 50 Paesi: Stati Uniti, Canada, UK, Australia, Francia, Cina, Corea del Sud, Grecia, Croazia, Russia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Egitto (con distribuzione in tutti gli Stati arabi), Germania, Olanda, Austria, Svizzera, Catalogna, Spagna (con distribuzione in Argentina, Messico, Cile, Perù, Colombia, Repubblica Dominicana, Costa Rica, Uruguay). Scrive per il cinema.

:: L’ingrato di Sacha Naspini (e/o 2025) a cura di Patrizia Debicke

15 giugno 2025

Un sottile, ma efficace analisi psicologica, un’ ambientazione accennata  quel tanto che basta, con poche succinte ma acute pennellate, e una trama lineare sono caratteristiche tipiche  di Naspini, su cui poggiano di continuo  sensazioni e fatti nuovi da scoprire nel corso della narrazione.
Scopriamo nell’Ingrato  tutti i pregi e gli innumerevoli difetti della piccola provincia  dove tutti conoscono tutti (in questo caso  abbiamo  un paesino immaginario  della Maremma  toscana ) e diventano la scusa per una giusta e bene motivata denuncia della maldicenza.  Questo brutto vizio subdolo, affilato, talvolta usato anche da  persone insospettabili. La maldicenza è come il venticello che si accompagna come un gemello alla  calunnia, ricordate Rossini?: “va scorrendo, va ronzando; nelle orecchie della gente s’introduce destramente nelle teste e nei  cervelli fa stordire e fa gonfiar….” Ma  può anche esplodere … Ecco infatti e  anche qui nel suo  primo breve romanzo, oggi rivisitato da Naspini, la maldicenza cittadina si dilata per sfogare  la tensione emotiva  di fronte a un nugolo di insoddisfazioni, preoccupazioni, quelle non mancano mai, fino a diventare incontrollabile.  
Luigino Calamaio, fiorentino d’origine,  di professione maestro elementare vive ormai da vent’anni a Le Case, borgo arrampicato  sulle colline dell’entroterra maremmano. Sempre gentile, riservato ed  educato. in paese, è considerato una persona perbene. A parte quel  “vizietto”  di poco conto .
Sì, perché Calamaio ha una vera e propria incontenibile  passione: dipingere alla maniera di Toulouse Lautrec ma non si sente all’altezza di creare nuove opere. Ritrae  le sue modelle, immergendole  nell’atmosfera e nelle situazioni  dei quadri di Lautrec e poi  conserva i quadri in un sottoscala di casa sua, in paese.  Un tempo gli piaceva guardare le bambine senza vera malizia, così solo mentre andavano in bagno, ma non per motivi sessuali solo per lasciarsi ispirare dalle loro nudità ma, dopo aver rischiato di farsi scoprire da una rossina Chiara Rambaldi,  aveva smesso per sempre.  La cosa era stata fatta passare dalla scuola come una crisi isterica di una bambina in lutto per  la morte di un familiare.
Da quel momento Calamaio aveva chiuso, limitandosi  a scorrazzare per la campagna alla  ricerca di idee, atmosfere ma e soprattutto, dopo aver  corretto  i compiti, a chiudersi  a lavorar di pennello  nel suo sottoscala,  e a rigenerarsi catapultandosi  idealmente in un’altra epoca, creando ardite riproduzioni  di Lautrec.
Solo, ormai prossimo alla pensione, nessuna storia d’amore importante nella sua vita ( ha avuto solo un paio di relazioni sbagliate finite presto).
Ma la sua vita ripetitiva di uomo verrà interrotta dal ritorno di Chiara, Chiaretta Rambaldi   la ragazzina dai capelli rossi diventata, donna arrivata a Case Nuove in compagnia di  un giovane come lui  e immersa fino al collo  nel mondo della droga. E quando sola e senza più mezzi, avrà bisogno di sostegno e di aiuto per disintossicarsi, il maestro, il  Calamaio, sarà l’unico a darglielo e ad accoglierla in casa.  Da quel momento farà di lei la modella per i suoi quadri, affezionandosi a lei. Ma  mal gliene incoglie perché in breve, Luigino Calamaio si troverà  prigioniero  di una serie di eventi e maldicenze incontrollabili in paese, mentre gli si  rinfaccia l’ingratitudine, di lui, accolto proveniente dalla città, che non è si adattato alle ferree regole di una comunità contemporaneamente giudice, carnefice e vittima di se stessa.
La vox populi l0 condanna per qualche cosa di non noto, addirittura  inesistente ma percepito come immorale, nato da oscene fantasie che passando  di bocca in bocca, si ingigantiscono  trasformandosi, come in bocca a Don Bortolo nel Barbiere di Siviglia, da un venticello in temporale fino a deflagrare  in un colpo di cannone.
Tutto perché il povero maestro , il Calamaio, ha superato i sacri confini del conformismo, un vero delitto senza possibilità di appello per una società gretta e chiusa che può soltanto  accogliere o respingere.
Lui infatti, innocente vittima di quel gioco al massacro verrà  emarginato e  ridotto alla  solitudine, solo oggetto  di sgarbi ed offese , come  un qualcosa di nocivo da eliminare . E quando le malelingue parlando,  provocando, esasperando e ferendo, faranno tanto male al punto da causare la sua reazione , a quel punto  sarà la sua fine.

Sacha Naspini è nato a Grosseto nel 1976. È autore di numerosi racconti e romanzi, tra i quali ricordiamo I sassi (2007), Cento per cento (2009), Il gran diavolo (2014) e, per la e/o, Le Case del malcontento (2018 – Premio Città di Lugnano, Premio Città di Cave, finalista del Premio Città di Rieti; da questo romanzo è in fase di sviluppo una serie tv), Ossigeno (2019 – Premio Pinocchio Sherlock, Città di Collodi), I Cariolanti (2020), Nives (2020), La voce di Robert Wright (2021), Le nostre assenze (2022), Villa del seminario (2023), Errore 404, Bocca di strega (2024) e L’ingrato. Novella di Maremma (2025). È tradotto o in corso di traduzione in quasi 50 Paesi: Stati Uniti, Canada, UK, Australia, Francia, Cina, Corea del Sud, Grecia, Croazia, Russia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Egitto (con distribuzione in tutti gli Stati arabi), Germania, Olanda, Austria, Svizzera, Catalogna, Spagna (con distribuzione in Argentina, Messico, Cile, Perù, Colombia, Repubblica Dominicana, Costa Rica, Uruguay.). Naspini scrive per il cinema.

:: La danza dei veleni – Il ritorno di Blanca di Patrizia Rinaldi (Edizioni EO 2019) a cura di Federica Belleri

6 giugno 2019

Patrizia RinaldiIl ritorno di Patrizia Rinaldi e della sua Blanca, detective ipovedente, è nelle parole scritte in questo libro. Ma anche in quelle che l’autrice permette al lettore di percepire, di sentire, di immaginare. A partire dall’incipit, che apre uno scenario di emozioni, sensazioni, di luci e ombre. Perché Blanca è così, un mondo a sé, da scoprire. Un mondo complesso, che nemmeno i colleghi Carità, Martusciello, Liguori e Micheli capiscono.
Blanca non si accontenta di sapere che qualcuno sta morendo avvelenato o che qualcun’altro sta commerciando animali in maniera illegale. No. Lei deve scavare, annusare, ascoltare. Deve amplificare i sensi che ha a disposizione. Ha bisogno di tempo e di spazio vitale per mettere tutto in ordine in un’indagine che è incasinata e non coordinata a dovere. Le serve fiducia e silenzio, pazienza e forza.
Nel frattempo chi le sta intorno ha un timore particolare, la tratta con rispetto ma non con compassione. Blanca non lo sopporterebbe. C’è chi le descrive il mare, la natura in generale o più nello specifico la scena di un crimine. La vita privata di ogni protagonista ruota intorno alla vicenda, intorno a Blanca e al quotidiano di ciascuno. Questo sembrerebbe allontanarli dal lavoro in commissariato. Sarà così?
Blanca affronta tutto custodendo le informazioni in un contenitore sigillato. Perché? Sta respingendo qualcuno o vuole proteggersi ad ogni costo? Blanca è una donna eccezionale che sa donare a modo suo e sa estraniarsi quando le serve. Ha solo una grande fatica da gestire, il limite dell’amore, il limite fra corpo e cuore …
La passione per il suo lavoro la contraddistingue, anche a costo di stare male, anche quando scoprire la verità provoca sofferenza. Blanca vive ogni attimo sentendoselo addosso e dentro, ed è capace di sospendere un’impressione o un giudizio se può ferirla nel profondo. Ha bisogno di dare ordine alle sue emozioni.
Di animali si parla in questo libro, e non solo a quattro zampe. Si parla di uomini e donne che seguono un loro percorso, più o meno in modo consapevole; che si lasciano usare o maltrattare; che desiderano emergere ma lo fanno utilizzando i mezzi peggiori. Si parla anche di sentimenti e ragione. Di tradimento e fedeltà. Di segreti e verità.
Dovete leggerlo, non posso dirvi di più. Solo che la vita di Blanca entrerà a far parte della vostra.
Assolutamente consigliato. Buona lettura.

Patrizia Rinaldi vive e lavora a Napoli. È laureata in Filosofia e si è specializzata in scrittura teatrale. Ha partecipato per diversi anni a progetti letterari presso l’Istituto penale minorile di Nisida. Nel 2016 ha vinto il Premio Andersen Mi­glior Scrittore. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo La compagnia dei soli, illustrato da Marco Paci, (Sin­nos 2017), vincitore del Premio An­der­sen Miglior Fumetto 2017, Un grande spet­tacolo (Lapis 2017), Federico il pazzo, vincitore del premio Leggimi Forte 2015 e finalista al pre­mio Andersen 2015 (Sinnos 2014), Mare giallo (Sinnos 2012), Rock senti­men­tale (El 2011), Piano Forte (Sinnos 2009). Per le Edizioni E/O ha pubblicato Tre, nu­mero imperfetto (tradotto negli Stati Uni­ti e in Germania), Blanca, Rosso caldo, Ma già prima di giugno (Premio Alghero 2015) e La figlia maschio (2017).

Source: omaggio dell’autore al recensore.