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:: Nonnasballo di Mirko Zullo (Cairo Editore 2018) a cura di Marcello Caccialanza

10 aprile 2018
Nonnasballo di Mirko Zullo

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Mirko Zullo con il suo romanzo “Nonnasballo” ha scritto a mio modesto parere uno dei romanzi più appassionati di questi ultimi tempi, un piccolo capolavoro di emozioni veramente sentite e vissute, capace di regalarti toccanti atmosfere e una storia veramente coinvolgente che ti prende e ti avvolge, senza mai abbandonarti o tradirti.
Protagonista indiscussa di questa vicenda è Michelle, timida fanciulla tanto semplice quanto disarmante per la sua stessa timidezza. Lei non ha mai avuto uno straccio di ragazzo ed è costretta a lavorare in una trattoria, sebbene abbia la voglia di studiare e di migliorarsi.
Ma ha una nonna davvero super che tutti la conoscono come “ la Milva”: una donna focosa, fumantina che adora in un modo spasmodico ballare. È stata proprio lei, questo vulcano di donna, a crescere Michelle, nel momento in cui il padre se ne è andato, fregandosene della figlia!
Ma la vita come dà così toglie! Ed un giorno tutto cambia e la prospettiva della medesima esistenza si ribalta in modo definitivo. Nonna Milva è colpita dall’ Alzheimer e sarà dunque Michelle a doversi prendere cura di questa nuova e strana bimba.

Mirko Zullo è nato a Verbania il 4 febbraio 1983.
Conseguito il diploma in Grafica Pubblicitaria, s’iscrive alla facoltà di Filosofia dell’Università Statale di Milano. Coltiva l’amore per diverse forme artistiche, poesia in primis, dall’età di quindici anni.
Ispirato da poeti esistenziali quali Hemingway, Whitman, Ungaretti, ma in particolar modo dal circolo francese di Rimbaud, Prevert, Maupassant, Baudelaire, la sua poesia diviene vera, cruda, determinata ma malinconica, a tratti aspra seppur sempre sognatrice e speranzosa.
Oltre che scrittore, è giornalista e critico su settimanali e free press.
È collaboratore della rete televisiva VCO AZZURRA TV, per la quale ha curato e diretto rubriche dedicate al mondo giovanile (“NGTV”, acronimo di New Generation TV) e di videopoesia (“Verbamanent”).
È chitarrista della band “Lake Boulevard”.

Source: libro del recensore.

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:: È stato breve il nostro lungo viaggio di Elena Mearini (Cairo editore 2017) a cura di Viviana Filippini

22 dicembre 2017
È stato breve il nostro lungo viaggio

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Cesare Forti è il protagonista di “È stato breve il nostro lungo viaggio” di Elena Mearini, pubblicato da Cairo. Il protagonista, che ha il nome come gli imperatori romani, ha cinquant’anni e una vita perfetta, dove lui possiede tutto il meglio possibile che si possa immaginare. Non a caso, ha una moglie bella e affascinante (Margherita) e una figlia che i due adorano e coccolano (Maya). Non solo, perché Cesare, sempre a zonzo con la sua sfavillante Bentley, è un asso nel suo lavoro, e tutti lo adorano come se fosse una divinità alla quale dare massimo rispetto e devozione. Cesare è per tutti il ritratto della perfezione e dell’uomo che, come recitava una vecchia pubblicità, “non deve chiedere mai”. Peccato che sotto la superficie di inattaccabilità, della perfezione imposta per volontà altrui e non propria, Cesare Forti, non è così forte come tutti lo credono. A far crollare l’uomo tutto d’un pezzo ci penseranno una affasciante ragazza (Alma), che gli farà perdere completamente la testa trascinandolo in un gioco di bugie e sotterfugi che mai prima di quel momento fatidico, Cesare aveva sciorinato alla moglie. Accanto a lei arriveranno un ragazzo dall’assurdo ciuffo biondo, altri personaggi, e una morte inaspettata, seguita da un mirato ricatto. Tutto questo obbligherà Cesare a fare i conti con la realtà concreta dei fatti e con quel mondo dove lui ha sempre vissuto, ma al quale non ha mai sentito di appartenere per davvero. Il libro della Mearini, inserito nella cinquina dei finalisti dell’edizione 2017 del Premio Scerbanenco 2017, potrebbe sembrare un noir, però allo stesso tempo è un romanzo profondamente piscologico attraverso il quale la scrittrice ci racconta il processo di presa di coscienza di sé di un uomo – Cesare Forti- che solo in questa fase di cambiamenti comincerà a vedersi per come lui è davvero. Tolta la maschera delle regole imposte dal padre, il protagonista comprenderà di essere stato un figlio cresciuto senza la minima briciola di amore, messo in un mondo di bugie e falsità, utilizzate per creare agli occhi altrui l’immagine della famiglia perfetta. Cesare si renderà conto di essere insoddisfatto della vita che ha fatto, perché ha sempre agito per essere come lo volevano gli altri. Un vivere che lo ha portato ad essere un individuo non pienamente maturo, un marito traditore e un padre imperfetto. Dolore, sofferenza fisica ed emotiva, viaggio introspettivo e confronto con la morte –vera e simbolica- sono gli elementi presenti nel romanzo della Mearini e del processo di decostruzione del falso io al quale il protagonista si sottoporrà per comprendere davvero chi è e cosa vuole dalla vita. “È stato breve il nostro lungo viaggio” di Elena Mearini è la storia di un uomo che solo da adulto avrà, perché saranno gli eventi della vita a permetterglielo e imporglielo, il coraggio di guardarsi e di analizzare il proprio vissuto per comprendere, non solo di aver agito sempre nel rispetto delle regole imposte da altri, ma di essere un individuo i cui reali bisogni come quello essere amato, guardato, ascoltato per ciò che era ed è, non sono mai stati presi in considerazione da nessuno.

Elena Mearini si occupa di narrativa e poesia, conduce laboratori di scrittura in comunità e centri di riabilitazione psichiatrica. Nel 2009 esce il suo primo romanzo Trecentosessanta gradi di rabbia, (Excelsior 1881) con cui vince il premio giovani lettori “Gaia di Manici-Proietti”; nel 2011 pubblica Undicesimo comandamento (Perdisa pop) con cui vince il premio Speciale UNICAM – Università di Camerino e il premio giovani lettori “Gaia di Manici-Proietti”. Nel 2015 pubblica il romanzo A testa in giù (Morellini editore) e firma due raccolte di poesie: “Dilemma di una bottiglia” (Forme Libere editore) e “Per silenzio e voce” (Marco Saya editore). Nel 2016 esce “Bianca da morire” (Cairo Editore).

Source: inviato al recensore. Grazie ad Anna Maria Riva, addetto stampa.

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:: Diana e la Regina – Segreti e bugie a corte, Luisa Ciuni, Elena Mora (Cairo editore, 2016)

13 aprile 2016
re

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All’inizio del prossimo secolo ci saranno solo cinque re sulla terra: i quattro delle carte da gioco e il re d’Inghilterra”.

Chi lo disse? Re Farouk, deposto nel 1952 da un golpe militare, penultimo re d’Egitto. La frase nacque sicuramente come una battuta, venata dall’amarezza per la fine o meglio il lento decadimento della monarchia come istituzione, ma se vogliamo non andò troppo lontano dal vero ed è sempre ricordata quando si tratta di parlare della sovrana inglese e di fare un consuntivo sul suo regno.
Elisabetta II, nata a Londra il 21 aprile del 1926, si avvia a compiere 90 anni e non sembra abbia nessuna intenzione di cedere il passo o mettersi da parte. Nel suo lunghissimo regno, se possiamo dire felice e reale (ha sul serio preso delle decisioni per le sorti del Regno Unito e del mondo), un unico piccolo neo offusca lo splendore adamantino che lo caratterizza: l’ incontro con una ragazza, una babysitter, seppure di nobili origini, che diventerà sua nuora. Lady D per tutti i rotocalchi e i giornali di gossip del mondo.
La regina dei cuori. Termine che almeno usavano quando era in vita. Dalla sua morte, avvenuta in circostanze ancora non del tutto chiarite, che danno adito a dubbi e vivaci ipotesi complottistiche, ormai non lo si usa più. Diana Spencer, ormai non più principessa del Galles, morì a Parigi il 31 agosto del 1997 in un tragico incidente stradale. Per alcuni una sicura condanna a morte, perché la decapitazione nella Torre di Londra non si usava più. Le ombre sulla famiglia reale, ipotetico mandante di questo omicidio di Stato, sembrano ormai quasi del tutto dissolte, solo pochi oltranzisti ancora combattono credendole verità.
Sta di fatto che l’astro di Lady Diana ha fatto il suo corso e vive ancora ormai solo più nella memoria dei figli che l’ hanno amata e di coloro che l’ hanno conosciuta. Davanti alla regina è fatto divieto pure di nominarla, almeno così si mormora. Forse anche solo per non ricordarle un dolore e il fatto che mai la Corona inglese rischiò di cadere come quella notte d’agosto sotto il ponte dell’Alma.
Due giornaliste, Luisa Ciuni e Elena Morra, (quest’ ultima è stata caporedattore centrale del settimanale “Diva e donna”), hanno cercato di approfondire il rapporto tra queste due donne, le ragioni dei loro contrasti, i segreti, le bugie, il perché invece di unire le loro forze in un obbiettivo comune, si siano in un certo senso combattute, dietro le quinte di una monarchia che da Elisabetta I alla Regina Vittoria, fino a Elisabetta II, ha sempre visto le donne reggere le redini del comando.
Il risultato dei loro sforzi è contenuto in Diana e la Regina, edito da Cairo editore. Premetto che non ci sono tesi rivoluzionarie o scoop sensazionalistici, molto di quello che leggerete è già apparso su rotocalchi, libri o riviste, ma ciò non toglie il grande sforzo di sintesi e di chiarezza di due giornaliste che hanno trattato nelle loro carriere quei fatti o per lo meno li hanno vissuti e approfonditi e si sono fatte le loro idee.
La storia della principessa triste e della regina di ferro non racconta, in effetti, niente di nuovo. In un’epoca in cui i principi reali si sposavano ancora con le principesse non per loro scelta, ma per motivi di Stato e di convenienza, la storia di Carlo e Diana era una delle tante, uno dei tanti matrimoni di facciata utili a unire ricchezze, celebrare fasti e perpetuare dinastie. Unica differenza, che a Elisabetta deve essere sfuggita, il carattere, e la determinazione di Diana nel perseguire i suoi sogni, e inoltre il fatto che Carlo era già sposato de facto con un’altra donna, oggi finalmente sua moglie a tutti gli effetti.
Suocera e nuora non trovarono mai un accordo, e se Elisabetta sgridava il figlio che continuava questa relazione invisa con Camilla, allo stesso tempo sgridava la nuora che non accettava la situazione con l’aplomb a la discrezione che una principessa del Galles doveva dimostrare. E quando Diana Spencer pubblicamente parlò dei suoi dissapori coniugali e sostenne che Carlo non era adatto a diventare un giorno re, il rapporto tra le due donne si ruppe per sempre, avvelenato ancora di più dalla sua decisione, inseguito, di iniziare una relazione con un musulmano.
Il libro racconta questa guerra, persa in partenza dalla principessa bella e affascinante, ma ignara di come andavano le cose a corte. Più si ribellava, più era condannata alla tragedia. Anche perché i Windsor rimasti non avevano tanto il carisma del comando, e Carlo non faceva eccezione.

Luisa Ciuni, giornalista e scrittrice, è palermitana ma vive da sempre a Milano, dove lavora come caposervizio moda al quotidiano Il Giorno, per il quale si occupa anche di cronaca bianca ed eventi mondani. Ha scritto diversi testi sulla moda e sulla storia della moda, oltre a Gossip terapia e Le bugie hanno le gambe lunghe (entrambi con Elena Mora). Ha partecipato alle raccolte di racconti Cuori di pietra, Facce di bronzo e Corpi.

Elena Mora è nata in Piemonte e vive a Milano. Giornalista per professione, è caporedattore centrale al settimanale Diva e donna. Scrittrice per passione, ha all’attivo diversi titoli tra cui Manuale anti-ansia per genitori (con Maria Rita Parsi), Gossip terapia e Le bugie hanno le gambe lunghe (con Luisa Ciuni). Ha partecipato alle raccolte di racconti Cuori di pietra, Facce di bronzo e Corpi. È anche autrice di libri per bambini e di cartoni animati.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Giulia dell’Ufficio Stampa Cairo Editore.

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