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:: Il mistero del Mandarino calunniato di Shanmei (Amazon Media 2022) a cura di Patrizia Debicke

5 dicembre 2022

Un nuovo episodio delle avventure del tenente Luigi Bianchi in Cina, con in copertina la vera foto del dignitario cinese, il calunniato personaggio della storia e al quale il protagonista e ispiratore della serie, Luigi Paolo Piovano, bisnonno della autrice con il successo della sua indagine, salvò la vita.

Parliamo oggi pertanto di Il mistero del Mandarino calunniato o quarto intrigante capitolo delle vicende cinesi del tenente Luigi Bianchi.

Capitolo che segue cronologicamente i precedenti: Delitto a bordo del Giava, Lo strano caso del missionario scomparso e Il mistero della Fenice d’Oro, ed è ambientato durante le trattative di pace dopo la sconfitta che finirono con la sigla del cosiddetto accordo di pace o “Protocollo dei Boxer”.

Pechino Primavera 1901. La città imperiale che porta ancora ovunque gli sfregi degli scontri a seguito della feroce e sanguinosa rivolta, tuttora immersa in continue e convulse trattative di pace, dopo un lungo e gelido inverno comincia a percepire l’inizio della primavera.
E l’italiano tenente Bianchi, ormai felicemente sposato (pur solo religiosamente per le severe regole militari italiane) con la bella Mei, una ricca e ben introdotta vedova cinese, si troverà coinvolto per l’intercessione di sua moglie, amica di famiglia dell’accusato, in una difficile e pericolosa indagine. Un nuovo caso, che poi si rivelerà una specie di bomba innescata destinata, se riuscirà, a rivelare tutta la sua potenzialità oltre a infiammare gli ambienti pechinesi e rischiare addirittura di rimettere in gioco importanti decisioni e accordi già presi . Il Mandarino Ch’en Kang-sheng, uomo molto anziano, vecchio consigliere dell’imperatrice, pare con ogni evidenza colpevole dell’omicidio di un importante funzionario dell’ambasciata russa. Le prove lo incastrano ma il tenente Bianchi è convinto della sua innocenza e a suo rischio e pericolo si impegna con tutte le sue forze per riuscire a scagionarlo. Come potrà riuscire? E soprattutto quale sarà il prezzo da pagare? L’indagine presenta troppi lati oscuri. Insondabili? Per esempio intanto pare necessario scoprire quali fossero i legami della vittima con la sua vecchia conoscenza, la splendida, affascinante e misteriosa principessa Tretyakov, che anche stavolta entra in scena. Tra inattese rivelazioni e segreti intrighi segreti che si celano dietro le trattative di pace, al tenente Bianchi toccherà farsi strada senza riguardo tra alti esponenti militari e dignitari di varie nazionalità.
Una vivace carrellata tra affollati ricevimenti in ambasciata e combattute partite a tennis per scoprire un mondo ormai scomparso, ma tornato vivo sulla carte e addirittura palpabile. E vi avvicinerete a quella Cina dei primi del ‘900, molto cinese e poco occidentale, con la curiosità nello sguardo di qualcuno che la incontra per la prima volta.

E seguendo le tracce del Tenente Bianchi arriverete alla vigilia della firma del Trattato. Il protocollo dei Boxer.

Un trattato ineguale che fu firmato a Pechino il 7 settembre 1901 nei locali della Legazione Spagnola dai rappresentanti dell’ impero Qing e dell’Alleanza delle otto nazioni (Francia, Germania, Giappone, Impero austroungarico, Regno d’Italia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti) più Belgio, Paesi Bassi e Spagna. L’Imperatrice Tzu Hsi fece ritorno a Pechino agli inizi del 1902.

Un accordo che aveva richiesto diversi mesi soprattutto, più che per reali contrasti coi cinesi che, dolorosamente sconfitti e in modo definito, con ormai poco o nullo margine di negoziato, miravano a concludere in fretta per impedire agli stati alleatisi nel conflitto di ampliare le loro richieste. Ma e soprattutto per le divergenze sorte tra i paesi occidentali. Questi infatti, indotti forzosamente in uno pseudo idillio consolidatosi in una missione congiunta che in Cina pareva tesa alla salvaguardia della civiltà, ben presto a causa degli egoismi nazionali si divisero nelle loro rivendicazioni mostrando senza remora l’avidità e quegli antagonismi colonialisti già in embrione e che in pochi anni porteranno agli orrori della Prima Guerra Mondiale. Con gli alleati di quei tempi trasformati in irriducibili nemici, pronti a insanguinare l’Europa.

Ma in quel lontano 1900, ancora uniti e apparentemente concordi, nonostante le complicazioni e lo sfibrante protrarsi dei negoziati, alla fine siglarono la pace.

Quarta novella di Shanmei (Giulietta Iannone) che traccia con la sua serie un’intrigante sequenza di mystery storici coloniali con ambientazione cinese legati a un importante periodo storico mondiale ignoto ai più. Anni quelli dell’inizio del XX secolo, che pur precursori di straordinarie innovazioni tecnologiche relegavano ancora per le conoscenze europee quel lontano, immenso e multiforme potente impero fatto da milioni di uomini, al di là del mappamondo. Anni in cui le informazioni e le notizie erano ancora affidate al ritmico ticchettare del telegrafo che ritrasmetteva gli avvenimenti nell’aere ma con le linee che durante la sanguinosa rivoluzione avevano dimostrato la loro fragilità, spesso tagliate durante i ripetuti attacchi alle delegazioni europee.
Avventura, amore, intrighi, giochi di spie, suspence e delitti su uno sfondo esotico, con un buon e accurato contesto storico che copre l’arco temporale cha va dal 1900 al 1905.

Nota storica

Il 22 dicembre 1900 il Corpo Diplomatico di Pechino presentò ai plenipotenziari cinesi una nota collettiva e definitiva, contenente 12 articoli, che, incondizionatamente accettata dalla Cina, doveva ristabilire la pace con le potenze straniere, ma le trattative, per arrivare alla firma del Protocollo, si protrassero sino al 7 settembre del 1901.

La Cina fu costretta ad accettare durissime condizioni:

pagamento dei danni di guerra ammontanti a 450 milioni di taels rateizzati in 40 anni, divieto di importare armi, smantellamento del forte di Taku (Dagu), presentazione di scuse diplomatiche, emanazione di un editto che vietasse in tutto il paese le manifestazioni xenofobe.

Anche l’Italia, sebbene in misura ridotta rispetto alle altre nazioni, ebbe la sua parte di “bottino di guerra”, al quale rinunciò con il Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947.

I “privilegi” italiani in Cina consistevano in:

il riconoscimento della Legazione italiana nel quartiere delle Legazioni di Pechino con un contingente di truppe a presidio; la Concessione di Tientsin (Tianjin), che occupava un’area di circa mezzo chilometro quadrato, e che costituiva la principale acquisizione in Cina; l’autorizzazione ad aprire il loro comando militare a Huang Tsun, l’autorizzazione a servirsi dei quartieri internazionali di Shanghai e Amoy (Xiamen, nel Fujian); un indennizzo per danni di guerra di 26.617.000 di taels (equivalenti a 100 milioni di lire del 1901).

:: Un gioco di pazienza di Shanmei (Amazon Media 2017) a cura di Daniela Distefano

15 novembre 2017

UN GIOCO DI PAZIENZASi riesce a vivere senza immaginazione? Probabile che sia impossibile, ma non sempre la fantasia va a braccetto con la realtà.
E senza la zavorra dell’intelletto, la visionarietà vola alto, oltre il Cielo, verso il bianco che non conosce contorni, sfumature, confini, limiti e cippi vari.
Poniamo che questo opuscolo di pochissime pagine sia come recita il suo sottotitolo:
“un racconto giallo nella Cina misteriosa di inizio ‘900”.
E’ solo frutto della vena noir e umoristica dell’autrice o c’è una radice alla base del fusto?
Per questo racconto, scritto qualche anno fa, Shanmei si è ispirata alla vita del suo bisnonno Luigi Paolo Piovano, che realmente tra il 1900 e il 1905 visse in Cina, e vi andò come militare di Carriera facente parte del Secondo Contingente Italiano, inviato nel Celeste Impero in difesa delle Legazioni assediate dai Boxers.
Abbiamo scoperto così il basamento sul quale è edificato l’edificio narrativo. Ma chi è il protagonista fittizio di questa storia?
Si chiama Luigi Bianchi e decise di partire perché:

“ero giovane, pieno di entusiasmo, ancora scosso dalle notizie che provenivano da quelle terre lontane dalle lettere dei missionari, di missioni incendiate, occidentali uccisi, donne e bambini in pericolo di vita”.

Ben poco sapeva del suo viaggio, e di quando sarebbe tornato. Poteva trattarsi di mesi e invece occupò cinque anni della sua vita.
Un giorno bussa alla sua porta (e alla sua coscienza) Padre Geroni:
il cappellano militare vuole che Luigi vada a trovare Padre De Filippi.
Questi ha ricevuto in confessione una confidenza, ma non può violare il segreto che il sacramento difende.
C’entra in qualche modo Cheng, ragazzo cinese, figlio della lavandaia che lavora nel campo della Caserma.
Ha visto qualcosa che potrebbe scagionare un uomo accusato ingiustamente.

“Cheng non può testimoniare, o almeno lo farà, mi ha assicurato, ma non prima che serie indagini abbiano scagionato Sun Dong, cameriere alla Fenice d’Oro, accusato di aver avvelenato un ricco mercante francese. Non è stato lui.
Cheng ha visto chi è stato, ma non sa descriverlo”.

Ora Cheng è davvero in pericolo: l’unico testimone, un testimone scomodo. Riuscirà a salvarsi?
In pentola, bollono convenzioni,trappole, intrighi ed un finale che distorce ogni profezia.
E’ servito un piatto ricco di saporiti elementi tratti dai ricordi, dalle memorie, dall’invenzione, dalla esplorazione alla ricerca del mondo nascosto dell’essere umano.
Gioco, trastullo, passione, racconto ludico, chiamatelo come volete, ma il genere di questo racconto è plurimo, racchiude molti sub-procedimenti della scrittura. Si avverte un lavorìo, una cesellatura, un esercizio di limatura che non corrode la freschezza del risultato.
Un piccolo orologio di precisione, un bijoux che orna la mente, e scaccia il pensiero monocromo.
La Cina è la seducente terra da salvare, ben sapendo che poi è essa stessa l’accogliente ventre per ogni avventuriero del tempo.
I personaggi non sono macchiette né semplici cartoncini vuoti da ritagliare ed incollare. C’è una tipizzazione lieve, una mano che guida e non un filo di burattino.
L’autrice si avvale di un repertorio di luoghi comuni sull’Impero Celeste, per cogliere il divertimento nello scomporli, un tassello dopo l’altro.
Ci provi il lettore a ficcarli nella giusta casella. Come suggerisce il finale che sfata lo scalpore, tossicchia previsioni non palesi, osserva il canto del cigno delle nostre certezze. E non finisce qui, sembra voler dire. E noi seguitiamo a credere.

Shanmei nasce a Milano alla fine degli anni ’60. Dopo studi universitari, ha iniziato ad occuparsi di libri e editoria.
Dal 2010 pubblica in antologie varie racconti surreali, buffi, un po’ pop, soprattutto flash fiction.
Appassionata di hard boiled vintage anni ’50 ha parlato nei suoi racconti anche di pirati, di piloti di cargo interstellari, di soldati di ventura, di ballerine del Moulin Rouge, di antichi romani.

Source: acquisto personale del recensore.

Nota: disponibile solo su Amazon qui

:: Starlite (Le storie di Perfection Vol. 2), Germano M. (Amazon Media, 2016) a cura di Giulietta Iannone

23 Maggio 2016

cover«Vicesceriffo Ferrell, come si sente?»
«Sto ancora morendo, grazie.»

«Viviamo tempi strani e in terre di confine. È necessario un cambiamento.»

Bette Davis bestemmiò il Padre della Robotica.

Quando penso a ipotetici scenari futuri o futuribili, proiezioni di un qualcosa di indefinibile insito nell’uomo che quasi mai si accontenta della realtà contingente ma deve progettare altro (fosse anche solo con la fantasia) non posso non pensare a Giulio Verne (ci penso italianizzandone il nome ma comunque era francese, si chiamava Jules Verne). Nacque a Nantes nel 1828 e morì a Amiens lo stesso giorno del mio compleanno nel 1905. Fu un uomo dell’Ottocento, e nello stesso tempo se si ha modo di leggere i suoi libri (a torto giudicati solo letteratura per ragazzi) la sua attualità sorprende. Probabilmente sorprenderà anche i nostri posteri. Viaggio al centro della Terra, Dalla Terra alla Luna, Ventimila leghe sotto i mari, non so se mi spiego. La sua fantasia ha costruito mondi, anticipato scoperte, e molte cose da lui viste (partendo da assunti scientifici plausibili e documentati dopo un accanito lavoro di ricerca) non esistono ancora. Ma esisteranno, ne sono certa.
Per certi versi viene da pensare che avesse davvero scoperto la macchina del tempo (Herbert George Wells docet), e avesse sbirciato squarci (piuttosto allucinati) del nostro futuro prossimo o remoto. Se amate come me questi tipi di viaggi apprezzerete il mondo costruito da Germano M, un altro scrittore che sembra avere scoperto (in qualche anfratto polveroso della sua cantina) la macchina del tempo.
Già avevo recensito la prima parte della sua serie fantascientifica distopica, e ora con Starlite siamo al secondo episodio delle storie di Perfection. Ricordate? Una pandemia, le donne vengono sostituite da replicanti artificiali, il mondo sta morendo non potendo più riprodursi e asfissiato dall’inquinamento. Se amate i dipinti iperrealisti di motel, juke-box, diner, drive in del tipico background di tanto cinema noir americano, avrete anche le immagini da abbinare al racconto. Iconografie vintage per un futuro neanche tanto lontano, neanche tanto snaturante.
Qualche scarica elettrostatica e dovreste davvero vedere Perfection e i suoi bizzarri personaggi sullo schermo del vostro personale cinema d’essai. Perché sì la fantasia di Germano M. è molto cinematografica, o per lo meno visiva, frutto della sua passione per il cinema che traspare ad ogni scena (e anche dal titolo). Mai un ebook di fantascienza italiana diventerà un film, ma se questa serie lo diventasse (magari non con una mega produzione hollywoodiana, ma con sano cinema indipendente sì) ne vedremmo la potenzialità visionaria e se vogliamo sovversiva e destabilizzante.
C’è un discorso sociopolitico, come sottotesto? Me lo sono chiesta durante la lettura, e sicuramente c’è più o meno velato, lontano dalla narrativa di puro intrattenimento (sua natura prima, la letteratura tutta infondo è intrattenimento) capace tuttavia di far emergere qualcosa di più profondo su cui riflettere, su cui soffermarci con quella leggerezza che l’ironia e il velato umorismo dell’autore rendono affatto pedante o didascalico. C’è un forte razzismo verso le strutture di vita artificiale (Preferisco pensare a noi Lei come a una nuova etnia. Confido che il resto del mondo voglia dimostrarsi tollerante nei nostri riguardi e che questo terribile episodio non sia il preludio a un clima di persecuzione e violenza, a un nuovo medioevo), un forte burocratismo fatto di direttive, leggi, rapporti. Una struttura piramidale fortemente gerarchizzata, che comunque andrebbe approfondita, e sicuramente lo sarà nei prossimi capitoli della serie.
Insomma è una lettura a più strati, ricca di significati più o meno nascosti. Più o meno eterogenei. Più o meno complessi. E la complessità è un altra caratteristica da tenere presente, che implica uno sforzo del lettore (spettatore attivo) atto a entrare in un mondo tecnologicamente più evoluto, pieno di aggeggi e congegni a noi non familiari. Bisogna stare al gioco, accettarne le regole, misurarsi con la propria capacità di adattarsi ad una realtà altra, diversa, non conforme. Ma si sa i lettori di fantascienza non sono ostili a questa sfida, anzi la ricercano, se non la pretendono.
E’ un libro solo per amanti del genere fantascientifico? Non credo, perché più generi si innestano al filone principale, dal noir (con venature horror) al romanzo di formazione, dal pampleth filosofico al memoir esistenzialista, passando per tutte le sue varianti. Lo stile è fluido, il linguaggio strutturato da un’ oculata scelta delle parole, anche le più desuete. Poca improvvisazione, e molto lavoro di limatura. Un autoprodotto di qualità, insomma, frutto della sinergia di diversi professionisti dall’illustratore della copertina, all’editor, a colui che ne ha ulteriormente vagliato i passaggi logici e la plausibilità scientifica. Insomma un team affiatato al servizio dell’autore e della storia.
In questo secondo episodio abbiamo un filo conduttore principale, le indagini dell’agente speciale federale Average “Avery” White (Lo sai che è un uomo, sì?) mandata a Perfection, Texas dal suo capo il vicedirettore Skinner in una sorta di esilio nel deserto, per una specie di punizione. L’alternativa è finire in congedo anticipato, con disonore e nessun vitalizio. E Skinner rincara minaccioso: Non troveresti impiego neppure come guardia giurata di qualche magazzino di pezzi di ricambio per automata di prima generazione. Naturalmente Avery sceglie Perfection e le indagini su strani traffici di contrabbando di materiale genetico modificato. E perché mai un contrabbandiere di geni dovrebbe venire a fare affari in mezzo ai cactus?
La grande incognita è come sopravvivere, come trovare scampo e tutti i metodi sono validi leciti o illeciti, legali o illegali (Non era nemmeno sbagliato, cercare una cura con ogni mezzo, anche se il governo dell’Alleanza s’era messo in testa di impedirlo). Lo scenario che si prospetta è la fine della razza umana, con un mondo nuovo popolato solo più da cyborg destinati anch’essi alla consunzione. E’ questo lo scenario che ci aspetta? L’universo parallelo, proiezione del futuro, arrugginito, sgretolato, di macchine che lentamente si avviano all’immobilità, perdendo il loro stesso senso e la loro funzione primaria di ausilio per l’uomo. La prospettiva è affascinante. E può arrivare a teorizzazioni estreme. Non ho mai pensato che la robotica possa costituire un surrogato della natura umana o, ancor peggio, un succedaneo, bensì un netto superamento di essa.
Il passaggio alla coscienza delle macchine, o per lo meno a una forma sintetica di coscienza, è un tema molto dibattuto nella fantascienza, già il soggetto di Artur Clarke (originato da un suo racconto del 1948 The Sentinel) per 2001: A Space Odyssey, implicava un computer HAL 9000, cosciente. Se la ragione ci dice che una macchina non potrà mai diventare cosciente, e evolversi in una folle metamorfosi come essere senziente, qualcosa sfugge ancora a questa ferrea logica. Già il Frankenstein di Mary Shelley del lontano 1816, dibatteva questa strada. Ricreare la vita, porsi al di là del bene e del male (non più surrogati dell’uomo, ma un passo in più: divinità) e diventare una sorta di demiurgo è una grande tentazione non del tutto sopita. E tutto sempre teso all’affannarsi verso una sopravvivenza e una proiezione di un’ eternità anche solo fittizia. Come se la morte e la fine di tutto, in un gorgo di nulla, fosse un concetto assolutamente rifiutato e rinnegato.
Buona lettura.

Germano M. è laureato in lettere. Ha avuto esperienze lavorative che nulla hanno a che vedere con la sua laurea o l’ambiente letterario.
Dal 2009 è un blogger e si dedica alla scrittura a tempo pieno.
Fondatore del blog collettivo Book and Negative, è l’ideatore principale dell’ambientazione DARKEST e del premio Boomstick Award.
E’ l’autore di Girlfriend from Hell, volume piuttosto noto del Progetto Survival Blog con più di 15.000 download. Attualmente è una delle menti dietro al progetto Risorgimento di Tenebra. Gli piace viaggiare, cucinare la carne e sogna di vivere in Antartide.

Source: epub inviato dall’autore