Si riesce a vivere senza immaginazione? Probabile che sia impossibile, ma non sempre la fantasia va a braccetto con la realtà.
E senza la zavorra dell’intelletto, la visionarietà vola alto, oltre il Cielo, verso il bianco che non conosce contorni, sfumature, confini, limiti e cippi vari.
Poniamo che questo opuscolo di pochissime pagine sia come recita il suo sottotitolo:
“un racconto giallo nella Cina misteriosa di inizio ‘900”.
E’ solo frutto della vena noir e umoristica dell’autrice o c’è una radice alla base del fusto?
Per questo racconto, scritto qualche anno fa, Shanmei si è ispirata alla vita del suo bisnonno Luigi Paolo Piovano, che realmente tra il 1900 e il 1905 visse in Cina, e vi andò come militare di Carriera facente parte del Secondo Contingente Italiano, inviato nel Celeste Impero in difesa delle Legazioni assediate dai Boxers.
Abbiamo scoperto così il basamento sul quale è edificato l’edificio narrativo. Ma chi è il protagonista fittizio di questa storia?
Si chiama Luigi Bianchi e decise di partire perché:
“ero giovane, pieno di entusiasmo, ancora scosso dalle notizie che provenivano da quelle terre lontane dalle lettere dei missionari, di missioni incendiate, occidentali uccisi, donne e bambini in pericolo di vita”.
Ben poco sapeva del suo viaggio, e di quando sarebbe tornato. Poteva trattarsi di mesi e invece occupò cinque anni della sua vita.
Un giorno bussa alla sua porta (e alla sua coscienza) Padre Geroni:
il cappellano militare vuole che Luigi vada a trovare Padre De Filippi.
Questi ha ricevuto in confessione una confidenza, ma non può violare il segreto che il sacramento difende.
C’entra in qualche modo Cheng, ragazzo cinese, figlio della lavandaia che lavora nel campo della Caserma.
Ha visto qualcosa che potrebbe scagionare un uomo accusato ingiustamente.
“Cheng non può testimoniare, o almeno lo farà, mi ha assicurato, ma non prima che serie indagini abbiano scagionato Sun Dong, cameriere alla Fenice d’Oro, accusato di aver avvelenato un ricco mercante francese. Non è stato lui.
Cheng ha visto chi è stato, ma non sa descriverlo”.
Ora Cheng è davvero in pericolo: l’unico testimone, un testimone scomodo. Riuscirà a salvarsi?
In pentola, bollono convenzioni,trappole, intrighi ed un finale che distorce ogni profezia.
E’ servito un piatto ricco di saporiti elementi tratti dai ricordi, dalle memorie, dall’invenzione, dalla esplorazione alla ricerca del mondo nascosto dell’essere umano.
Gioco, trastullo, passione, racconto ludico, chiamatelo come volete, ma il genere di questo racconto è plurimo, racchiude molti sub-procedimenti della scrittura. Si avverte un lavorìo, una cesellatura, un esercizio di limatura che non corrode la freschezza del risultato.
Un piccolo orologio di precisione, un bijoux che orna la mente, e scaccia il pensiero monocromo.
La Cina è la seducente terra da salvare, ben sapendo che poi è essa stessa l’accogliente ventre per ogni avventuriero del tempo.
I personaggi non sono macchiette né semplici cartoncini vuoti da ritagliare ed incollare. C’è una tipizzazione lieve, una mano che guida e non un filo di burattino.
L’autrice si avvale di un repertorio di luoghi comuni sull’Impero Celeste, per cogliere il divertimento nello scomporli, un tassello dopo l’altro.
Ci provi il lettore a ficcarli nella giusta casella. Come suggerisce il finale che sfata lo scalpore, tossicchia previsioni non palesi, osserva il canto del cigno delle nostre certezze. E non finisce qui, sembra voler dire. E noi seguitiamo a credere.
Shanmei nasce a Milano alla fine degli anni ’60. Dopo studi universitari, ha iniziato ad occuparsi di libri e editoria.
Dal 2010 pubblica in antologie varie racconti surreali, buffi, un po’ pop, soprattutto flash fiction.
Appassionata di hard boiled vintage anni ’50 ha parlato nei suoi racconti anche di pirati, di piloti di cargo interstellari, di soldati di ventura, di ballerine del Moulin Rouge, di antichi romani.
Source: acquisto personale del recensore.
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Tag: Amazon Media, Daniela Distefano, mystery, racconto breve, Shanmei, Un gioco di pazienza
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