
Un nuovo cavaliere oscuro emerge nella Legione di Segretissimo.
L’Aquila, la misteriosa organizzazione segreta che controlla con il crimine mondiale con l’efficienza di una multinazionale, è in allarme. Qualcuno ha tradito, rubando un documento che potrebbe cambiare gli equilibri della malavita internazionale.
Solo un uomo può risolvere il problema.
Max Costello, aka l’Eliminatore, altresì noto con l’oscuro alias di Mezzanotte. Abile killer, spietato e infallibile, Max è l’unico in grado di muoversi a proprio agio in questo feroce universo di intrighi, omicidi e vendette personali.
Questo conflitto privo di regole catapulta l’Eliminatore da Goa a Malindi, da Sorrento ad Atene, fino a raggiungere l’apice a San Pietroburgo, dove la Piccola Madre, famigerata boss della malavita russa, sfida l’Aquila a un duello senza esclusione di colpi.
Ma non ci sono solo due contendenti in questa partita. Patrizia Manni, tenace poliziotta milanese sulle sue tracce di un suo “lavoretto”, a sua volta marca stretto il killer dell’Aquila, decisa a catturarlo a ogni costo.
E così l’Eliminatore rischia di trasformarsi da cacciatore in preda.
Stefano Di Marino firma con il suo nome il primo episodio di una nuova serie action, e così dopo il Professionista e Montecristo facciamo la consocenza di Max Costello, alias Mezzanotte, killer professionsita al servizio di una fantomatica organizzazione segreta denominata Aquila che controlla con pugno di ferro il crimine mondiale. Segretissimo ha regole di ingaggio molto severe e Di Marino ormai negli anni le ha fatte proprie, aggiungendoci tocchi personali che caratterizzano il suo stile di narratore di razza perfettamente padrone dei tempi, del ritmo dell’azione e delle regole narrative del crime. Innanzitutto l’attenzione al dettaglio, la cura nel descrivere le scene di azione con taglio cinematografico, e una caratterizzazione psicologica precisa dei personaggi che non ne fa semplici sagome di cartone. Pure nel solco della narrativa popolare di evasione e intrattenimento inserisce sprazzi di umanità o rovelli personali pure nei personaggi più apparentemente refrattari a ogni sentimento. Questa volta ha scelto di focalizzare la sua attenzione su un killer professionista, un uomo che ha fatto della morte il suo mestiere, e che per potere restare in vita deve attivare tutte le sue capacità di sopravvivenza, tra cui l’intuito, le capacità tecniche, quelle fisiche e un tocco di fantasia per uscire indenne nei momenti più pericolosi. Per chi cerca il realismo a tutti i costi Di Marino ha il dono di rendere tutto verosimile, credibile, realistico, seppure parli di temi che implicano una gran dose di improvvisazione e faccia tosta. Realtà e fantasia quindi si sovrappongono dando la sensazione al lettore di essere nel centro dell’azione e di viaggiare sempre in prima classe dall’India all’Africa, dall’Italia alla Russia mentre se ne sta comodamente al sicuro in poltrona. Esotismo, un tocco di erotismo, tante scene d’azione, un po’ di introspezione sono senz’altro i fattori che hanno permesso un successo duraturo consolidatosi nel tempo. Forse non è una lettura prettamente femminile, le ragazze amano più il romance con venature romantiche (ma molte lettrici potrebbero contraddirmi) tuttavia ritengo che sia un fenomeno che meriti un’analisi seria, e non vada ghettizzato come mera lettertura da edicola. Il pulp ha una nobile storia e ha formato l’immaginario di intere generazioni, nelle sue varie facce dalla spystory, all’action thriller, al noir, chiavi privilegiate per analizzare il presente, il mondo reale non edulcorato da patine troppo scintillanti. Il mondo là fuori è buio e feroce, sembra dirci Di Marino, è fatto di sopraffazione e di violenza, e sebbene noi esseri civilizzati ci limitaimo a quella verbale (che può fare altrettanto male), altri usano armi, ricatti, e ogni forma di abuso per sopravvivere e davvero il crimine è per loro pane quotidiano. La letteratura, questo tipo di letteratura perlomeno, ha il ruolo sociale di aprire gli occhi su questa realtà, sul mondo in cui realmente viviamo.
Stefano Di Marino, tra i più prolifici narratori italiani, attivo per le collane Mondadori “Segretissimo” e “Giallo”, da anni si dedica alla narrativa scrivendo romanzi e racconti di spy-story, gialli, avventurosi e horror.
Per Fabbri ha curato Il cinema del Kung Fu e Il cinema Horror. Per la Gazzetta dello Sport le collane Il cinema del Kung Fu (diversa dalla precedente) e Gli indistruttibili – Il cinema d’azione degli ultimi vent’anni.
Tra i suoi libri sul cinema Tutte dentro – Il cinema della segregazione femminile (Bloodbuster Edizioni), Bruce e Brandon Lee (Sperling & Kupfer), Dragons Forever – Il cinema marziale (Alacran), Italian Giallo – Il thrilling italiano tra cinema, fumetti e cineromanzi (Cordero Editore) e Eroi nell’ombra – Il cinema delle spie raccontato come un romanzo (Dbooks.it).
Per Odoya ha già pubblicato Guida al cinema di spionaggio (2018).
Source: acquisto personale.

Chance Renard è tornato su Segretissimo, la collana della Mondadori dedicata alla spy story e all’action thriller, dai primi di novembre in tutte le edicole in Il professionista: Morte senza volto, nuovo romanzo di Stefano Di Marino, per la precisione il 29° dedicato al Professionista, firmato con lo pseudonimo di Stephen Gunn. La spy story non è mai stata così dura, cattiva, senza regole. L’azione riprende dove terminava Guerre segrete, episodio uscito questa estate in Supersegretissimo speciale che la Mondadori ha dedicato ai 15 anni del Professionista, e vede il nostro eroe alle prese con nuovi nemici sempre più spietati, feroci, inesorabili. Ma anche Chance non scherza, è pronto a sporcarsi le mani assieme ai suoi fidati alleati e alla bellissima Antonia Lake, personaggio femminile decisamente originale rispetto alle eroine dei romanzi di genere in un certo senso vicina all’affascinante killer Nikita di Besson, nata nella saga di Vlad apparsa su Segretissimo dove Di Marino si firmava con lo pseudonimo di Xavier LeNormand. Di Marino, pur proseguendo una tradizione consolidata e cara a tutta la spy story classica a partire dal fortunato James Bond di Fleminghiana memoria dove agenti segreti affascinanti, in smoking elegantissimi, sempre intenti a sorseggiare Vodka Martini agitati non mescolati, pieni di gadget avveniristici scorrazzavano su auto di lusso con neanche un capello fuori posto, ci mette del suo e sporca l’eroe di umane debolezze rendendolo non un cliché ma un uomo in carne ed ossa, che invecchia, che sanguina se ferito, che piange gli amici morti, non comprimari senza importanza che svaniscono meccanicamente senza lasciare traccia, che mantiene una moralità e una triste melanconia episodio dopo episodio e forse questo è il segreto che ha fatto entrare Chance Renard nell’immaginario collettivo, facendone uno dei personaggi di thriller più amati dal pubblico italiano. O forse c’è dell’altro, individuabile in quel tocco di esotismo che nasce dal profondo amore di Di Marino per l’Oriente, amore non nato unicamente dai libri, dai film, dai fumetti ma vissuto in prima persona in lunghi viaggi che l’ hanno portato a conoscere bene una realtà che traspare con vivido realismo dai suoi libri in cui l’ambientazione è precisa e documentata e non improvvisata. L’amore per l’azione, aggiunto poi ad una sana sensualità ci dona quel valore aggiunto che riporta l’avventura in primo piano facendo del prolifico scrittore milanese un maestro del genere da cui molti giovani hanno imparato lezioni fondamentali sull’arte della scrittura. Ultimo ma non meno importante è la precisa padronanza delle scene d’azione in cui ogni colpo, ogni mossa è sincronizzata e realistica come in un autentico combattimento dettagli che non possono sfuggire agli appassionati del genere e che lo pongono ad anni luce da molti autori anche stranieri. E poi Chance Renard è Stefano Di Marino, mai simbiosi tra autore e personaggio è mai stata così completa e profonda. Che dire d’altro, Chance Renard è tornato e vi aspetta in edicola, non fatelo aspettare che potrebbe arrabbiarsi.























