Leggendo il post La verità non ha importanza dell’amico e blogger Davide Mana mi sono trovata a raccogliere alcune idee su cui sto riflettendo in questi giorni, e giuro non ne abbiamo discusso, ma infondo penso in molti ci stiamo pensando: che centralità sta acquistando la rete in questi giorni di pandemia? L’accesso alla rete può essere considerato un nuovo diritto umano?
Sono due giorni che sto sacramentando, svolgo un’attività di telelavoro, e la mia rete non funziona. Il numero dell’assistenza clienti è irranggiungibile, hanno ridotto il numero degli operatori per le disposizioni Covid 19, e parlare con un tecnico anche solo per avviare una segnalazione di guasto è una vera odissea. Internet funziona male ma funziona, il telefono è proprio muto. Non vi dico il nome del gestore, non sto qui a lamentarmi di un servizio ma è per farvi capire quanto la rete sia vitale, e lo sto toccando con mano. Forse un esempio puramente astratto sarebbe stato meno come dire stringente.
Ma chi non ha accesso alla rete? Chi non può svolgere attività di telelavoro perchè privo degli strumenti? I tanti bambini che vivono sotto la soglia di povertà e non possono avere un computer, nè un tablet, né accesso a internet e così gli è impedito di seguire le lezioni online? Accentuando un isolamento che sta già pesando parecchio a livello di tenuta psicologica e morale.
Telelavoro, insegnamento a distanza dovrebbero essere i temi sul tavolo di chi sta progettando una sopravvivenza economica post pandemia, e diciamo anche durante la pandemia. Non avere acceso alla rete aumenta a dismisura il gap povertà. Esclude, isola, marginalizza, uccide economicamente.
I nuovi poveri, perchè avremo nuovi poveri dopo tutto questo, si troveranno senza la possibilità di risollevarsi se lo stato non interviene prontamente. Con misure preventive. Necessarie e immediate. I gestori di reti, i produttori di computer, tablet etc… hanno una grande responsabilità e nello stesso tempo una nuova opportunità di sviluppo: andare incontro alle fasce escluse con l’obbiettivo mirato di renderle produttive e indipendenti.
Nuovi corsi per insegnare le basi saranno necessari, la didattica online mai come oggi risulta vitale e strategica. E da qui nuovi posti di lavoro per insegnanti e tecnici informatici.
Non parlo di un mondo virtuale che ci aspetta, almeno non solo. Ma per alcuni anni i rapporti interpersonali saranno rallentati e noi non vogliamo lasciare indietro nessuno. Non lo vogliamo davvero. Se no questa pandemia oltre a portarci via persone care, affetti, libertà, si porterà via ciò che di più sacro e prezioso abbiamo, la nostra umanità.
Già le associazioni di volontariato operano in questo senso, ma non basta, ci vogliono misure statali, fondi incanalati in questa direzione. Ed è bene pensarci per tempo.
Ora lascio a voi la parola.
Cosa ne pensate?
Aspetto le vostre riflessioni nei commenti al post.