
Tolstoj visse in prima persona la guerra di Crimea, quella che assediò Sebastopoli nel 1854 e che è diventata protagonista poi dei “Racconti di Sebastopoli”, pubblicati in nuova edizione da Voland, con la traduzione di Leonardo Marcello Pignataro e la prefazione di Alessandro Barbero. I tre racconti sono come tre quadri di cronaca del tempo, identificati nei mesi di dicembre, maggio e agosto 1855 e si pongono come un’importante testimonianza su una guerra del passato dove era già in bilico e minato da tensioni l’equilibrio tra Occidente (Impero Austroungarico) e Oriente (Impero Russo). Nel primo racconto (dicembre) lo scrittore – che durante l’assedio si trovava sui bastioni di Sebastopoli come soldato d’artiglieria – introduce la vita nella e della città, passando in rassegna l’assedio per le vie cittadine, con i soldati in essa presenti e pronti (più o meno) a dare la propria vita per la patria. Questi militari si mescolano ai civili, e si dimostrando pronti a combattere anche quando sono feriti, sfidando quel senso di morte e di putrefazione che incombe sulla linea di combattimento. Il secondo momento narrativo (maggio) vede Tolstoj concentrarsi in modo maggiore su alcuni personaggi presenti in guerra, sono più o meno nobili, mandati al fronte con le loro ferite fisiche ed emotive personali che vanno ad unirsi alle sofferenze scatenate dalla guerra. Chi sono costoro? Eroi pronti a tutto? Quello che si comprende è che questi personaggi sono uomini, nei quali il bene e il male – come altre sensazioni contrapposte- convivono, e sono stati mandati lì a combattere al fronte, in certi casi senza nemmeno sapere o capire il perché, in quanto deciso da altri. Il lettore ascolta i loro discorsi le loro parole e li vede agire, tanto da ritrovarsi immerso in prima linea dove chi combatte, oltre a cercare di sopravvivere si domanda quale sia il senso di tutta questa morte e distruzione. Leggendo i discorsi dei diversi militari si passa dal linguaggio forbito a quello più terra a terra, di coloro che sono analfabeti o hanno basi scolastiche minime, a dimostrazione che la precarietà, senso di morte e distruzione della guerra non fanno differenza tra nessuno. L’ultimo racconto (agosto) narra la città dopo la fine dell’assedio e ciò che di essa e in essa resta. I tre racconti di Sebastopoli furono importanti per Tolstoj, perchè dopo quell’esperienza vissuta sul campo e narrata si convinse sempre più di voler fare lo scrittore. In realtà, questi scritti sono di valore anche per noi lettori, in quanto fondamentale testimonianza di quella che fu la Guerra di Crimea del 1854 e di come veniva fatta la battaglia nel XIX secolo. Una vera e propria cronaca del tempo che ci racconta quanto la Sebastopoli del passato e quella del presente siano ancora terra martoriata. I “Racconti di Sebastopoli” di Lev Tolstoj sono un libro di ieri dove l’autore narra la guerra vista in prima persona mettendo in evidenza quanto essa sia crudele e assurda. Questa non è solo attenzione al dettaglio da parte dell’autore russo, ma è la capacità di restituire ai lettori a lui coevi e a noi di oggi, lo spaccato di un mondo che ormai è passato, o forse c’è ancora, ma cambia la sua forma di presentarsi ai nostri occhi.
Lev Tolstoj è considerato uno dei massimi scrittori di tutti i tempi. La sua profonda volontà di rinnovamento nei confronti della società russa ne fece un audace saggista in campo politico, filosofico e critico. Per il suo agire T. venne scomunicato della Chiesa russa e attacato della censura. Le suo opera sono cariche di forza morale, e i suoi scritti e i suoi insegnamenti filosofici hanno esercitato un enorme influsso su tutta la letteratura russa ed europea dei secoli successivi. Fra le sue opere maggiori ricordiamo “Guerra e pace”, “Anna Karenina”, “La sonata a Kreutzer”, “I racconti di Sebastopoli”, “I cosacchi”, “La morte di Ivan Il’ič”, “Infanzia, adolescenza, giovinezza” e “Resurrezione”.
Source: ufficio stampa Voland.


























