Posts Tagged ‘Ian Fleming’

:: Thrilling Cities di Ian Fleming (La Nave di Teseo 2023) a cura di Giulietta Iannone

3 dicembre 2023

Per i fan di James Bond, il celebre 007 a servizio di Sua Maestà, e di riflesso del suo autore Ian Fleming, il mondo è sempre stato un luogo da esplorare dalle auto di lusso, dalle finestre dei più grandi alberghi, tra gli smoking e le tenute eleganti delle signore sedute ai tavoli dei più famosi Casinò. James Bond è un giramondo, ama il lusso, il fascino dell’esotico, le belle donne, l’avventura e l’ignoto per cui sì lo ritroviamo nelle pagine di Thrilling Cities, edito da La Nave di Teseo e tradotto da Andrea Carlo Cappi, che raccoglie una serie di articoli scritti da Ian Fleming per il “Sunday Times” tra il 1959 e il 1960. Quando al direttore del giornale Leonard Russell venne l’idea di mandare in giro per il mondo lo stesso Ian Fleming a caccia del cosidetto colore locale non immaginava che i reportage turistico vacanzieri di lusso si sarebbero trasformati in un saggio composito sul cuore stesso dello spirito narrativo di questo autore così amato. I viaggi furono due: il primo in Estremo Oriente che iniziò con Hong Kong, per poi arrivare a Macao, e Tokyo e negli Stati Uniti dove visitò Honolulu, Los Angeles, Las Vegas, Chicago, e infine New York. Poi dato che la cosa si rivelò un successo seguì il secondo viaggio in Europa, dove visitò Amburgo, Berlino, Vienna, Ginevra, Napoli, e Montecarlo. Con il suo stile ironico e vivace in ogni tappa seppe cogliere l’essenza di quello spirito cosmopolita che sia caratterizzava il personaggio da lui creato che se stesso, un viveur se vogliamo, amante del lusso, dei passatempi costosi, delle belle donne, del buon wiskey e del tabacco pregiato. In ogni tappa qualche infiltrato del giornale gli fece da cicerone e lo portò in giro a vedere i luoghi più caratteristici e singolari, a volte anche pericolosi. C’è poco da dire i reportage sono splendidi, divertenti e pieni di quel brio e aplomb tutto britannico che caratterizza gli inglesi all’estero. Ci si diverte leggendo Thrilling Cities, si riflette su un mondo scomparso che ancora vive in queste pagine intrise ogni tanto di sulfurea e mordace ironia. Allora viaggiare era davvero un privilegio per pochi, un lusso costoso, oggi che il turismo è per lo più uno sport di massa forse si è un po’ persa questa dimensione elitaria, ma viaggiare con tutti i confort resta ancora un’attività per pochi, non per tutti, pur tuttavia sfogliando queste pagine si gode almeno il lusso di un punto di vista privilegiato, perchè intelligenza e arguzia sono privilegi ancora più rari.

Ian Fleming (1908-1964) è il creatore di James Bond, il più famoso agente segreto della storia della letteratura e del cinema. Dopo gli inizi come inviato dell’agenzia Reuters a Mosca e una breve esperienza da broker nella City, allo scoppio della seconda guerra mondiale Fleming entra nei servizi segreti della Marina britannica. Finita la guerra, nel 1946, passa a organizzare i servizi esteri del gruppo “Sunday Times”. Nel 1953 pubblica il romanzo Casino Royale, che fa conoscere al mondo James Bond. Il libro ha un successo immediato e folgorante: la prima tiratura va esaurita in meno di un mese. Nei dodici anni successivi, Fleming scrive altri 11 romanzi e 9 racconti con protagonista l’agente 007, tra cui Dalla Russia con amore, Il Dottor No e Goldfinger. Da allora, i romanzi di James Bond hanno venduto oltre 100 milioni di copie nel mondo e hanno ispirato la celebre serie di film, aperta nel 1962 da Agente 007 – Licenza di uccidere, con Sean Connery nei panni dell’agente segreto al servizio di Sua Maestà.


:: Ian Fleming: Thrilling Cities

2 novembre 2023

In giro per il mondo con Ian Fleming: i luoghi e i personaggi che entreranno poi nelle avventure di James Bond. Un’affascinante raccolta di racconti di viaggio e spunti letterari, qui finalmente – per la prima volta – nella versione come l’autore l’aveva scritta.

Hong Kong, Macao, Tokyo, Honolulu, Los Angeles, Las Vegas, Chicago, New York, Amburgo, Berlino, Vienna, Ginevra, Napoli, Montecarlo. Come non le avete mai viste.

Amo da sempre l’avventura. Il mio sguardo su persone, luoghi e cose era senz’altro lo sguardo di un autore di thriller. 

Tra il 1959 e il 1960 Ian Fleming, il creatore di James Bond, viene inviato dal “Sunday Times”a raccontare quattordici città in giro per il mondo, scelte tra le mete più esotiche che richiamassero le avventure dell’agente 007. Fleming le narra con gli occhi dello scrittore di thriller, inseguendo – e talvolta scappando da – le ombre del suo personaggio più celebre. Incontriamo così il boss Lucky Luciano all’Hotel Excelsior di Napoli, assaggiamo i migliori Martini di Hong Kong, giochiamo al casinò di Montecarlo, sentiamo il brivido “che si prova lasciando i viali ben illuminati per addentrarsi nei vicoli, in cerca dei palpiti nascosti e autentici delle città”, perdendoci tra celebrità, gangster e geishe. 
Il risultato è un’imperdibile avventura letteraria – rigorosamente agitata, non mescolata – che ha la stessa ipnotica meraviglia di un giro vorticoso di roulette. 

“Ian Fleming era un viaggiatore ironico, distaccato, a momenti arrogante, a momenti anche pigro, ma capace di autentico entusiasmo davanti alla bellezza (dei luoghi, delle donne, della conversazione con i suoi occasionali interlocutori). Con un occhio un po’ cinico, un po’ spietato, un po’ sciovinista, ma un occhio, soprattutto, di mirabile, fotografica esattezza.”  – dalla prefazione di Massimo Bocchiola.

IAN FLEMING (1908-1964) è il creatore di James Bond, il più famoso agente segreto della storia della letteratura e del cinema. Dopo gli inizi come inviato dell’agenzia Reuters a Mosca e una breve esperienza da broker nella City, allo scoppio della seconda guerra mondiale Fleming entra nei servizi segreti della Marina britannica. Finita la guerra, nel 1946, passa a organizzare i servizi esteri del gruppo “Sunday Times”. Nel 1953 pubblica il romanzo Casino Royale, che fa conoscere al mondo James Bond. Il libro ha un successo immediato e folgorante: la prima tiratura va esaurita in meno di un mese. Nei dodici anni successivi, Fleming scrive altri 11 romanzi e 9 racconti con protagonista l’agente 007, tra cui Dalla Russia con amore, Il Dottor No e Goldfinger. Da allora, i romanzi di James Bond hanno venduto oltre 100 milioni di copie nel mondo e hanno ispirato la celebre serie di film, aperta nel 1962 da Agente 007 – Licenza di uccidere, con Sean Connery nei panni dell’agente segreto al servizio di Sua Maestà.  

:: Rileggere Bond: Casino Royale di Ian Fleming (Adelphi, 2012) a cura di Stefano Di Marino

25 ottobre 2012

The scent and smoke and seat of a casino are nauseating at three in the morning. Then the soul-erosion produced by gambling- a compost of greed and fear and nervous tension – becomes unbearable and the sense awake and revolt, from it. James Bond suddenly knew that he was tired.” Casino Royale, Ian Fleming – pubblicato in Inghilterra per la prima volta in 4750 copie da Jonathan Cape.

Quando lessi per la prima volta  Casino Royale non mi piacque granché. Ero giovane, le mie letture spionistiche erano soprattutto le avventure ritmatissime di Nick Carter e OSS117 pubblicate su Segretissimo e Bond lo conoscevo solo nella versione cinematografica. Riprenderlo in mano oggi (benché mi sia capitato di rileggerlo una ventina d’anni fa) in un momento in cui l’immagine stessa del Bond cinematografica è cambiata tornando all’origine letteraria, mi ha suggerito nuove considerazioni. Prima di tutto che 007 al cinema è stato sino a oggi essenzialmente un personaggio ‘diverso’ da quello concepito da Fleming nei romanzi. C’era qualcosa sì del modello, ma l’interpretazione che ne è stata divulgata risulta se non deformata almeno adattata al mezzo cinematografico – che impone ritmi e azioni che risultano a volte ridondanti nei romanzi – e poi si è formata nell’immaginario degli anni ’60. Di seguito la seconda  riflessione. Un romanzo va letto considerando l’epoca e il contesto in cui è stato scritto. Forse per l’adolescente che ero, con la mente piena di suggestioni visive di quei tempi, erano dettagli che tendevano a sfuggire. Oggi che si celebrano i cinquant’anni della carriera cinematografica di 007 e i 60 dalla sua nascita letteraria è opportuno riprendere quelle pagine con qualche nozione in più. Di fatto Fleming era un ottimo narratore, forse non sempre nella stessa misura, ma in questo caso l’esordio fu geniale. Sebbene un amico gli consigliasse di pubblicare questo suo thriller con uno pseudonimo, aveva centrato il bersaglio. Il personaggio, l’atmosfera, i dettagli e persino la trama con quell’anticlimax che uccide Le Chiffre a cinquanta pagine dalla fine sono una miscela perfetta almeno quanto quella del Vesper, il mitico cocktail che diventerà un tormentone al cinema. Bond è, sulla pagina, un eroe cupo, già consapevole che i buoni e i cattivi si possono scambiare i ruoli, come si  evince dal dialogo nel capitolo 20, La natura del Male, tra 007 e Mathis. “Quando si è giovani sembra facile distinguere il bene dal male. Ma a mano a mano che gli anni passano la differenza si fa sempre più difficile”. Significativa considerazione che solo in Quantum of Solace è stata ripresa nel corso di una totale rivisitazione del personaggio e del tono delle sue  avventure. Ma nel romanzo, al termine ‘ apparente’ della missione, Bond è  pronto a lasciare lo sporco mestiere di spia per amore (se pure è possibile credere nell’amore) e al tempo stesso così disincantato da sapere di poter battere Le Chiffre, di resistere alla tortura più umiliante e chiudere il romanzo con la più cinica delle battute (‘Perché è morta, quella puttana’). Eroe noir, umano, ma anche soldato della Guerra Fredda. La spia che Ian Fleming avrebbe voluto essere. In effetti l’autore scozzese nello spionaggio aveva lavorato davvero, tentando pure di sbancare i nazisti che andavano a giocare al casinò dell’Estoril in Portogallo. Di spie e sistemi d’intelligence ne sapeva sin troppo. Per questo lo mandavano a istruire gli americani ma non lo lasciavano partecipare alle missioni vere. Se fosse stato catturato aveva troppo da riferire. Così a 43 anni, nel pieno della Guerra  Fredda e alle soglie di un matrimonio che in qualche modo rifuggiva, si richiuse nella sua villa in Giamaica e, imponendosi una routine di lavoro rigorosissima, scrisse la prima di una serie di avventure che lo avrebbero consegnato alla leggenda. ‘Casinò Royale’ non è un romanzo lento, come l’idea che sia incentrato su una partita a carte potrebbe lasciar pensare. La narrazione entra subito nel vivo, Bond è presentato al culmine di una notte al casinò e ci appare subito per quello che è. Un guerriero. Stanco, stressato ma combattivo. Poi conosciamo passo passo i dettagli della missione. Entriamo in un mondo glamour ma tinto di grigio come dovevano essere gli anni della guerra fredda visti negli uffici di Regent’s Park proprio nel periodo in cui l’Inghilterra consumava,  ancora ignara, uno degli smacchi più infamanti della sua storia spionistica: l’affare Philby,  destinato a esplodere dieci anni dopo ma già in atto dal 1936. Di tutto ciò Fleming sembra aver coscienza ma solo alla periferia della sua immaginazione. Il pericolo rosso esiste ma la sua attenzione si concentra più sui personaggi (straordinari) della sua vicenda. Le Chiffre non è il classico agente dei servizi segreti dell’Est. È in qualche modo il viso oscuro di Bond. Ama le carte, le donne, non vuol perdere e sa essere feroce. Si gioca tutto per recuperare una posizione persa agli occhi della sua organizzazione. Non sa accettare la sconfitta e le prova tutte per riportare la bilancia in pari. Il caso gli volta le spalle. Mette Bond sulla sua strada e con lui lo ‘spettro’ della sconfitta. La SMERSH (organizzazione reale che dal solo nome ‘Morte alle Spie’ si qualifica) lo punisce. Ma la vicenda non finisce qui perché Casinò Royale non è solo un thriller. È, più o meno consciamente, il passo d’inizio di un cammino che deve portare lontano il suo protagonista. Senza Vesper, senza quelle sequenze prive d’azione ma cariche di umanità che si concludono con l’apparizione dell’uomo con la benda nera la storia resterebbe incompleta. In questo contesto i pochi capitoli dedicati al gioco di carte non appaiono lenti. La spiegazione del gioco è fluida, inframmezzata da azione e colpi di scena. Valga per tutti il corso con il bastone che cerca di uccidere Bond al culmine della partita. Poi ci sono elementi secondari. La coppia che sorveglia Bond sin dal suo arrivo, i killer bulgari che compiono un maldestro attentato. Qualcosa ci suggerisce subito che i conti non tornano, che la partita con Le Chiffre si gioca con carte truccate. L’azione poi, per quanto rapida è descritta con realismo, dinamicità. L’inseguimento in auto durante il rapimento di Vesper è narrato con tecnica da manuale. È, in fin dei conti, un romanzo del 1952, le iperboli d’azione che il cinema ha trasposto nelle pagine della narrativa odierna, sono ancora lontane. Pensate ai film di quell’epoca, a quei western dove a un colpo di pistola gli indiani cadevano a grappoli, alle scazzottate inverosimili dei noir. Fleming riusciva a mettere invece un realismo crudo nella descrizione della violenza e del sesso condensandolo in poche righe, scegliendo con cura parole e frasi. Un romanzo di 170 pagine che non ha davvero bisogno di allungarsi come sin troppe volte capita oggi se si vuol essere pubblicati in libreria. Da rileggere senz’altro e giudicare all’interno del contesto della sua epoca e dell’opera generale di Fleming. Per imparare e, sì, anche divertirsi.