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:: La porta delle stelle di Ingvild Rishøi (Iperborea 2024) a cura di Valentina Demelas

30 gennaio 2025

La porta delle stelle, pubblicato in Italia da Iperborea con la traduzione accurata di Maria Valeria D’Avino, è una favola moderna che illumina le ombre della realtà – rievocando le atmosfere di Lindgren, Dickens e Andersen – ma è anche, e soprattutto, un ritratto nitido della contemporaneità, capace di intrecciare sogno e crudezza, poesia e realismo, attraverso una narrazione che pulsa di umanità.

La storia è ambientata a Tøyen, un quartiere periferico di Oslo, durante un inverno rigido e ostile. Qui incontriamo Ronja, una bambina di dieci anni dalla vivace intelligenza e dal cuore grande, e sua sorella Melissa, appena diciassettenne, ma già costretta a indossare le vesti dell’adulta in una famiglia difficile. Il padre, nonostante il suo affetto sincero, è troppo fragile per essere un vero sostegno, mentre la precarietà economica e sociale si insinua in ogni aspetto della loro esistenza.

La voce di Ronja, infantile, diretta e priva di artifici, guida il lettore tra le difficoltà della vita con uno sguardo che, pur ingenuo, non manca mai di profondità. Melissa, invece, incarna il peso delle responsabilità troppo grandi per una ragazza della sua età. Il loro rapporto, fatto di tensioni, ma anche di affetto e di una solidarietà indistruttibile, è il vero perno emotivo del testo.

Il periodo natalizio fa da sfondo alla narrazione, donandole un’aura senza tempo. Le lucine, la neve e i piccoli rituali del Natale richiamano le fiabe più classiche – ad esempio La piccola fiammiferaia – senza mai scivolare nel didascalico. Questa atmosfera, densa di simbolismo, si fonde con una contemporaneità spietata, creando un contrasto potente che amplifica il coinvolgimento del lettore.

La forza del racconto risiede nello stile di Ingvild Rishøi: minimalista e delicato, ma capace di scavare a fondo nel cuore di chi si immerge in questa esperienza di lettura. Ogni frase è calibrata con precisione, ogni immagine evoca un’emozione o una riflessione. Attraverso una prosa essenziale e poetica, l’autrice trasforma le piccole vicende quotidiane in un racconto universale, esplorando con sensibilità temi complessi. Eppure, accanto a ogni ombra, pulsa una luce potente: quella dell’innocenza dei bambini, della capacità di resistere e della speranza che a Natale un miracolo possa davvero capitare.

L’autrice evita con maestria le insidie del sentimentalismo, si muove con equilibrio tra durezza e tenerezza, lasciando spazio a momenti di solidarietà, piccoli gesti commoventi di umanità che illuminano anche le situazioni più cupe. Pur trattando temi intensamente emotivi, la narrazione non scivola mai nella retorica o nel patetico. Ogni lacrima che il libro può suscitare è autentica, mai forzata.

La porta delle stelle è un libro da assaporare e custodire, una lettura che invita a guardare oltre le apparenze e a scoprire la bellezza nascosta nelle piccole cose, anche nei momenti più difficili. È una favola classica che parla al cuore senza essere stucchevole, capace di emozionare, far riflettere, ma è anche «un lucido racconto della contemporaneità, crudo e onirico, che con sottile eleganza si muove tra la cura dell’altro e lo sconforto, tra la bellezza della speranza infantile e la fame che rende le prede predatori».

Consigliato a chi cerca storie capaci di toccare l’anima con grazia e profondità, questo libro è una piccola gemma che non lascia indifferenti.

Ingvild Rishøi è nata nel 1978, è una delle più importanti scrittrici norvegesi contemporanee. Ha conquistato i lettori con la sua narrazione essenziale ma potente, con un occhio attento per le meraviglie della vita quotidiana e per i personaggi vulnerabili ai margini della società. Le sue storie rievocano le atmosfere di grandi scrittori del passato come Astrid Lindgren, H.C. Andersen e Charles Dickens. I suoi libri, pubblicati in oltre venti paesi, hanno ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Brage, il Premio della critica e il Premio Dobloug dell’Accademia svedese.

Maria Valeria D’Avino è nata a Roma, ha studiato letterature della Scandinavia in Italia, dove si è laureata presso l’Università La Sapienza, e a Copenaghen. Ha lavorato per circa dieci anni per la RAI (Radio, Multimedia), collabora con l’Associazione Asinitas come insegnante di italiano L2 in corsi rivolti alle persone migranti e tiene seminari di traduzione e scrittura. Collabora con varie case editrici per consulenze e scouting e traduce soprattutto narrativa danese e norvegese (Iperborea, Marsilio, Feltrinelli, Orecchio Acerbo). Tra gli autori tradotti, Knut Hamsun, Cora Sandel, Jørn Riel, Dag Solstad, Thorkild Hansen, Johan Harstad, Dan Turèll, Monica Kristensen, Gaute Heivoll, Jussi Adler-Olsen, Gunnar Staalesen, Janne Teller, Gunnar Gunnarsson.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Francesca Gerosa, ufficio stampa Iperborea.

:: Editoria in versi Fare e pubblicare poesia presentazione di Maurizio Cucchi (Edizioni Santa Caterina 2024) a cura di Valentina Demelas

29 gennaio 2025

Il volume Editoria in versi Fare e pubblicare poesia, curato dal poeta, critico letterario, pubblicista e traduttore Maurizio Cucchi e pubblicato dalle Edizioni Santa Caterina, offre un’analisi dettagliata del processo che porta alla nascita e alla diffusione di un libro di poesia. Con uno sguardo attento al “dietro le quinte” dell’editoria, il testo rappresenta un’indagine coinvolgente, molto interessante e approfondita sull’intero percorso editoriale. Nato dal Master in Professioni e prodotti dell’editoria dell’Università di Pavia, il testo è stato presentato in anteprima a BookCity Milano il 16 novembre 2024 presso il Centro Internazionale di Brera. L’evento, moderato da Roberto Cicala e arricchito dall’intervento di Cucchi, ha visto la partecipazione degli studenti del Master, che hanno condiviso il lavoro di ricerca e scrittura alla base del progetto. Durante l’incontro sono stati affrontati temi fondamentali come la storia delle collane poetiche, l’influenza della tecnologia sulla poesia contemporanea e le prospettive future di questo genere letterario.

Nel panorama editoriale attuale, la poesia si colloca tra tradizione e innovazione, cercando di affermarsi in un mercato in continua trasformazione. Il lettore è guidato a esplorare da vicino il processo creativo e professionale che porta alla realizzazione del “prodotto poesia”. Un aspetto di grande interesse è lo studio delle abitudini dei lettori e delle loro preferenze, con dati utili per comprendere il pubblico odierno. L’approccio multidisciplinare è un elemento distintivo del libro: tramite interviste, saggi e approfondimenti, Editoria in versi Fare e pubblicare poesia analizza tutte le fasi della pubblicazione, dalla selezione dei manoscritti all’editing, fino alla promozione e alla distribuzione. Particolare attenzione è dedicata all’impatto delle tecnologie digitali e al ruolo crescente dell’intelligenza artificiale in ambito editoriale.

Un aspetto rilevante è lo spazio dedicato a generi meno esplorati, a dimostrazione della capacità della poesia di rinnovarsi e di adattarsi a pubblici e contesti differenti. Non sorprendono la ricchezza e la varietà degli argomenti trattati: dai testi introduttivi, si passa a un’analisi del lavoro degli autori e dei curatori, con un focus su figure di spicco come Biancamaria Frabotta e Bruno Tognolini. Ampio spazio è dedicato alla traduzione, con approfondimenti sulla resa della poesia giapponese e sulle edizioni curate da Mondadori. Un’interessante sezione è riservata al paratesto e al lavoro redazionale, con esempi che spaziano dalle edizioni de I fiori del male alla poesia per ragazzi di Gianni Rodari. Il volume esplora anche le principali collane di poesia italiane, come la Bianca di Einaudi e gli Oscar Mondadori, senza trascurare le nuove contaminazioni tra poesia e altri linguaggi e si sofferma sulle nuove forme di espressione nate nell’era digitale. Fenomeni come la graphic poetry, le sperimentazioni musicali di Kae Tempest e la poesia diffusa sui social media hanno contribuito ad ampliare il pubblico e a trasformare le modalità di fruizione del testo poetico, offrendo nuove opportunità agli autori emergenti. Infine, il libro si interroga sulla ricezione della poesia nel mercato editoriale, analizzando il ruolo dei festival e il fenomeno della poesia contemporanea più commerciale, come il caso editoriale di Rupi Kaur.

Oltre a rappresentare un punto di riferimento per chi opera nel settore editoriale, questo libro si rivela un contributo prezioso per i lettori appassionati, curiosi di scoprire la storia e l’evoluzione della poesia e i meccanismi che ne determinano il successo. Il volume richiama un’affermazione significativa: «La cultura ha guadagnato soprattutto da quei libri con cui gli editori hanno perso», evidenziando come, pur essendo spesso considerata una nicchia, la poesia continui a svolgere un ruolo essenziale nella produzione culturale.

Il Master “Professioni e prodotti dell’editoria” dell’Università di Pavia presso villa Necchi del Collegio universitario S. Caterina da Siena, collegio di merito, dal 2008 ha lo scopo di formare professionisti nel mondo dei libri in grado di inserirsi nelle diverse fasi della filiera produttiva. La preparazione offerta dal Master offre, attraverso lezioni frontali, incontri con esperti e professionisti, infine stage, la possibilità di acquisire e mettere a frutto le competenze richieste dal settore. Frequentato da studenti provenienti da ogni parte d’Italia, si è distinto tra i migliori master italiani in tema editoriale, con citazioni e riscontri positivi su quotidiani e riviste.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo l’ufficio stampa di Edizioni Santa Caterina.

:: Il libro segreto degli elfi d’Islanda di Rán Flygenring e Hjörleifur Hjartarson (Iperborea 2024) a cura di Valentina Demelas

21 gennaio 2025

Un viaggio incantato, un’esperienza che intreccia parole e illustrazioni per guidare il lettore nel cuore dell’immaginario islandese: Il libro segreto degli elfi d’Islanda di Rán Flygenring e Hjörleifur Hjartarson, edito da Iperborea, è una lettura imperdibile per chi ama la cultura e il folklore nordico, raccontato per mezzo di un’ottima scrittura, tra sogno e ironia.

In occasione della presentazione milanese del libro, nell’ambito di Bookcity, il pubblico è stato guidato in un’esperienza che si è rivelata tanto immersiva quanto illuminante. La traduttrice del libro Silvia Cosimini ha saputo, con grande maestria, grazie ad aneddoti e passaggi molto interessanti, trasferire l’anima dell’opera, restituendo ai partecipanti non solo la bellezza delle storie raccontate, ma anche la vibrazione magica che permea la cultura islandese, dove la natura, le leggende e il quotidiano si mescolano in un’unica narrazione.

Iperborea, casa editrice sempre attenta a proporre testi che risuonano con l’essenza delle tradizioni, ha colto appieno la sfida lanciata da questa opera: un viaggio tra il visibile e l’invisibile. Illustrazioni e testo sono complementari, veri e propri compagni di viaggio. Le immagini evocate dal testo si materializzano in disegni che rivelano, oltre la superficie, un mondo nascosto fatto di suggestioni, misteri e leggende senza tempo.

Nel cuore di questa narrazione, troviamo una nuova visione degli elfi, più complessa e profonda rispetto all’immaginario comune. Questi esseri non sono creature fiabesche, ma entità che popolano la cultura islandese con una presenza tangibile, capaci di influenzare la realtà con poteri misteriosi. Gli autori, con uno stile che mescola leggerezza e serietà, ci guidano alla scoperta di un popolo nascosto che vive accanto a noi, ma al di là della nostra percezione. Gli elfi islandesi non sono solo un prodotto di racconti antichi, ma sono figure capaci di sconvolgere il corso degli eventi senza mai dimenticare il loro carattere imprevedibile.

Il tuo vicino è diventato ricco e non ti spieghi come? La costruzione di una nuova strada si arena di colpo? Questo libro ti racconta perché. Ogni capitolo è un viaggio che mescola storia e mito, da amori impossibili resi possibili da un intervento invisibile a storie di trasformazioni e prodigi. Le narrazioni sorprendono, ma non si limitano a raccontare le leggende. Gli elfi, in questo libro, emergono come entità sorprendentemente moderne: combattenti per l’ambiente, progressisti nelle loro riflessioni sociali, e custodi di una tradizione che resiste al passare del tempo.

Una delle caratteristiche più affascinanti dell’opera è la sua capacità di affondare nelle radici più profonde del folklore, ma anche di trasformare questo materiale in qualcosa di completamente nuovo. Lo stile limpido e incisivo è capace di evocare immagini potenti senza mai appesantire la lettura. Le parole non si limitano a raccontare storie, ma ci invitano a entrare in esse, a diventare parte integrante di un mondo che è simultaneamente tangibile e surreale. La scrittura, ricca di umorismo e poesia, riesce a fondere la leggerezza della narrazione con una profondità che lascia il lettore pensieroso e affascinato.

Le illustrazioni di Flygenring, con il loro stile giocoso, ma ricco di dettagli, non sono solo una cornice, ma un dialogo continuo con il testo. Le sue immagini non fanno che accentuare la sensazione di trovarsi di fronte a un mondo che sfugge alla nostra comprensione, ma che possiamo comunque percepire.

Un libro che è dunque molto più di una semplice raccolta di leggende. Ogni pagina invita a essere sfogliata più volte, per cogliere dettagli nascosti o semplicemente per il piacere di perdersi nell’arte visiva. Ogni pagina del libro è un invito a guardare più da vicino, a scoprire i dettagli nascosti che arricchiscono la storia e le storie, riuscendo a trasformare la lettura in un’esperienza sensoriale completa. Un’opera unica, capace di regalare leggerezza e profondità allo stesso tempo. È un invito a rallentare, a osservare il mondo con occhi nuovi, a riscoprire la bellezza che si cela nell’invisibile. In un’epoca in cui siamo costantemente proiettati verso l’esterno, questo libro rappresenta una pausa rigenerante, una porta verso un altrove che risuona con le corde più intime della nostra immaginazione.

Consigliato a chi cerca un rifugio dalla frenesia quotidiana, a chi ama le storie che sfidano la realtà senza prendersi troppo sul serio e a chi desidera sorridere e riflettere nello stesso momento. È un libro da leggere con una tisana calda in mano e perché no, un pizzico di meraviglia nel cuore.

Non soltanto un omaggio alla cultura islandese, ma anche una celebrazione della magia nascosta nel mondo e dentro di noi. Sfogliare questo libro significa accettare l’invito a esplorare un regno che si svela solo a chi è disposto a fermarsi a osservare e ascoltare, consapevole che la magia, dopotutto, non ci abbandona mai.

Rán Flygenring è nata nel 1987. Spesso viene definita «una bizzarra via di mezzo tra un’elfa e una severa aguzzina», in realtà è una scrittrice e disegnatrice. Dal 2011 ha illustrato di tutto, cimentandosi non solo con gli uccelli di Fuglar, ma anche con francobolli, rapporti sulla caccia alle balene e sulla parità di diritti, inviti a matrimoni e fiere campionarie, vulcani e donne alla presidenza della Repubblica.

Hjörleifur Hjartarson è nato nel 1960. Si occupa di scrittura, musica e teatro, ma anche di tanto altro. Ha pubblicato romanzi e raccolte di versi e insieme al suo gruppo musicale Hundur í óskilum (Cane sciolto) ha scritto e messo in scena spettacoli teatrali e musical dai toni sociali. Con Rán Flygenring ha realizzato anche Fuglar. Inventario non convenzionale degli uccelli d’Islanda, pubblicato in Italia da Quinto Quarto nel 2021.

Silvia Cosimini è nata a Montecatini Terme (PT) nel 1966. Si laurea in filologia germanica a Firenze e nello stesso anno si trasferisce in Islanda per un progetto di ricerca all’Istituto Arnamagnæano, laureandosi in lingua e cultura islandese all’Università di Reykjavík con una tesi sulla traduzione. In Italia frequenta il Master in traduzione letteraria della Ca’ Foscari di Venezia e il corso di specializzazione «Tradurre la Letteratura» della SSIT di Misano Adriatico. Da più di vent’anni si dedica esclusivamente alla traduzione e alla promozione della letteratura islandese contemporanea e medievale: ha tradotto autori quali Halldór Laxness, Thor Vilhjálmsson, Guðbergur Bergsson, Arnaldur Indriðason, Hallgrímur Helgason, Jón Kalman Stefánsson, Andri Snær Magnason e molti altri. Nel 2011 le è stato assegnato il premio nazionale per la traduzione dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, e nel 2019 il premio Orðstír dal Presidente della Repubblica islandese. È tutor didattico presso il dipartimento di Filologia Germanica dell’Università degli Studi di Bologna e docente a contratto di lingua e letteratura islandese all’Università Statale di Milano.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Francesca Gerosa, ufficio stampa Iperborea.

:: Il mercato della virtù. Critica del consumo etico di Estelle Ferrarese (Castelvecchi, 2024) a cura di Valentina Demelas

28 novembre 2024

Estelle Ferrarese, professoressa di Filosofia morale e politica all’Università Picardie Jules Verne, con Il mercato della virtù – pubblicato in Italia da Castelvecchi con la traduzione dal francese di Giulia Prada – ci guida in un’esplorazione lucida e provocatoria del “consumo etico”. Questo libro invita a riflettere su quanto le nostre scelte “responsabili” possano davvero cambiare il sistema economico o, al contrario, finire per rafforzarlo. Con una scrittura chiara ed essenziale, Ferrarese mette in discussione idee radicate senza mai essere cinica o moralista.

L’autrice non critica chi sceglie prodotti cruelty-free, sostenibili o equo-solidali. Al contrario, riconosce il valore di queste pratiche. Tuttavia, ci spinge a chiederci: basta comprare etico per sentirci a posto? O c’è il rischio che queste azioni, senza una riflessione più profonda, diventino strumenti per alimentare il capitalismo, creando nuove opportunità di profitto? Secondo Ferrarese, il consumo etico può trasformarsi in una sorta di ideologia: un gesto che sembra virtuoso, ma che spesso finisce per rinforzare le stesse logiche che vorrebbe combattere.

Il libro si rifà alla teoria critica della Scuola di Francoforte, in particolare agli scritti di Theodor W. Adorno e vuole dimostrare come il mercato sia così flessibile e adattabile da inglobare persino le migliori intenzioni morali, trasformandole in opportunità per crescere economicamente. Il capitalismo, sostiene l’autrice, è una macchina talmente perfetta che, anziché contrastarlo, il consumo responsabile spesso gli offre nuova energia, rendendo ancora più difficile un vero cambiamento.

Un concetto chiave del libro è quello di “misura”, che viene esplorato come un equilibrio tra moderazione e calcolo. Da una parte, il consumo responsabile punta a ridurre sprechi e danni; dall’altra, si affida a logiche e strumenti che si integrano perfettamente con le dinamiche capitalistiche. Questo paradosso è centrale: mentre cerchiamo di fare del bene, rischiamo di rimanere intrappolati in un sistema che alimenta ciò che vorremmo superare. L’autrice si interroga anche su cosa significhi davvero un prezzo “giusto”, analizzandolo non solo dal punto di vista economico, ma anche attraverso le sue implicazioni etiche e sociali.

Il libro affronta anche le teorie di pensatori contemporanei come Axel Honneth e Rahel Jaeggi, che vedono nel mercato uno spazio dove possono emergere valori morali. Estelle Ferrarese, però, si discosta da questa idea. Per lei, il capitalismo non può essere corretto attraverso scelte individuali: la sua natura è orientata all’accumulo di capitale, non al bene comune.

Un altro tema affascinante è il legame tra consumo etico e narrazioni apocalittiche, come quelle sul cambiamento climatico: pur nascendo da preoccupazioni sincere, queste retoriche rischiano di ridurre il consumo responsabile a un gesto di auto-conservazione, più che a una vera azione collettiva per il cambiamento. Così, il consumo etico finisce per diventare una rassicurazione personale.

Questo saggio non offre risposte semplici, ma invita a guardare oltre le apparenze. Estelle Ferrarese illumina le zone d’ombra delle nostre scelte quotidiane e ci sfida a chiederci: stiamo davvero cambiando qualcosa o stiamo solo adattandoci meglio al sistema?

Si tratta di una lettura indispensabile per chi cerca un’analisi intellettualmente stimolante e coraggiosa delle dinamiche del capitalismo contemporaneo e del ruolo, a volte ambiguo, che le nostre azioni giocano al suo interno. Il lettore viene sfidato a guardare oltre la superficie del “bene” e del “giusto”, non limitandosi a smontare le illusioni di virtù legate al consumo responsabile, ma aprendosi a nuovi spazi di riflessione e di consapevolezza.

Estelle Ferrarese è Professoressa di Filosofia morale e politica presso l’Università Picardie Jules Verne e membro senior dell’Institut Universitaire de France. È stata visiting professor presso la New School for Social Research di New York, fellow della Fondazione Alexander von Humboldt presso la Humboldt Universität di Berlino e research fellow presso il Marc Bloch Franco German Center of Social Science Research di Berlino. Ha dedicato diversi lavori al pensiero politico di Jürgen Habermas, alla filosofia di Theodor W. Adorno e alle teorie femministe. Si occupa di teoria critica, filosofie femministe, teorie della democrazia e dello spazio pubblico, filosofia della vulnerabilità e politiche delle forme di vita. Castelvecchi ha pubblicato Manifesto per una teoria critica femminista e La fragilità della cura degli altri (2023).

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo l’ufficio stampa Castelvecchi.

:: Il sesso dei moderni: Pensiero del Neutro e teoria di genere di Éric Marty (Castelvecchi, 2024) a cura di Valentina Demelas

26 novembre 2024

Éric Marty, con Il sesso dei moderni: Pensiero del Neutro e teoria di genere – pubblicato in Italia da Castelvecchi e tradotto dal francese da Silvano Facioni – ci accompagna in un viaggio intellettuale affascinante, esplorando due concetti cruciali per il nostro tempo: il Neutro e il genere. Non aspettatevi un manuale di gender studies o una lettura leggera: questo libro è un vero e proprio tuffo nella filosofia contemporanea, che invita a riflettere e a mettere in discussione idee radicate.

Il cuore del libro è il dialogo tra due prospettive che sembrano simili ma, in realtà, si muovono in direzioni molto diverse. Da un lato c’è il Neutro, un concetto profondamente legato alla tradizione filosofica francese e al pensiero di Roland Barthes, che lo vede come una sospensione delle categorie. Il Neutro non cerca di definire, ma di liberare, aprendo uno spazio per sfuggire alle rigide opposizioni come maschile/femminile, attivo/passivo, singolare/plurale.

Dall’altro lato c’è la teoria del genere, rappresentata da Judith Butler e dal pensiero anglosassone. Qui non si parla di eliminare le categorie, ma di espanderle, ridefinirle e moltiplicarle. Per Butler, il genere non è qualcosa di fisso, ma una costruzione sociale che si manifesta attraverso i nostri comportamenti, il linguaggio e le norme culturali. Marty mette a confronto queste due visioni, mostrando come, pur condividendo l’obiettivo di superare le rigidità, il Neutro e il genere seguano strade radicalmente diverse.

Una delle qualità più grandi del libro è la capacità di Marty di intrecciare il pensiero di alcuni giganti della filosofia moderna. Roland Barthes, con il suo desiderio di sfuggire alle classificazioni, Derrida e il suo approccio decostruttivo, Foucault e l’analisi del potere, fino a Judith Butler e la teoria del genere come performance. L’autore non si limita a citarli: li fa dialogare, creando connessioni e sottolineando differenze.

Ad esempio, Barthes vede nel Neutro quasi un atto poetico, un gesto di resistenza contro le strutture imposte. Butler, al contrario, analizza come il genere sia costruito e ricostruito continuamente attraverso le nostre azioni. Il lettore viene accompagnato in questo confronto con una scrittura che, pur densa di riferimenti, riesce a rimanere accessibile a tutti.

Pagina dopo pagina, non ci vengono offerte risposte preconfezionate, ma ci vengono poste domande essenziali. Cosa significa davvero parlare di genere? In che modo il Neutro può aiutarci a ripensare le identità? E quali sono le conseguenze culturali e politiche di queste teorie? Leggere questo libro significa confrontarsi con questioni che vanno oltre il mondo accademico e toccano il nostro quotidiano. Il dibattito su genere e identità, infatti, non è solo filosofico: è vivo, urgente e centrale nella società di oggi.

Nonostante la complessità dei temi, Marty riesce a mantenere il suo discorso chiaro e coinvolgente. Ogni capitolo aggiunge un tassello a un mosaico che si completa man mano, offrendo una visione sempre più ampia e profonda di queste tematiche che fanno ormai parte del nostro quotidiano. Non serve essere esperti per seguire il ragionamento, ma curiosità e apertura mentale sono indispensabili.

Una lettura preziosa per chiunque voglia andare oltre le semplificazioni e capire davvero cosa significhi parlare di identità, genere e Neutro. Non si tratta solo di teoria, ma di strumenti per interpretare le dinamiche culturali e sociali che ci circondano.

Con questo libro, Éric Marty ci invita a riconsiderare le nostre certezze e ad aprirci a nuove prospettive. Il confronto tra Neutro e genere non è una questione astratta: è una chiave concreta per comprendere le tensioni e le sfide della modernità. Leggerlo significa mettersi in gioco, riflettere e, forse, cambiare il modo in cui vediamo il mondo. Il sesso dei moderni: Pensiero del Neutro e teoria di genere non è solo un saggio, è un invito a pensare. Se si desidera approfondire i temi più discussi dell’oggi, questo libro è davvero un punto di partenza fondamentale.

Éric Marty è Professore emerito di letteratura contemporanea all’Université Paris-Cité. Scrittore e saggista, si è occupato, tra gli altri, di Sade, André Gide e Roland Barthes, di cui ha curato l’edizione delle opere complete. In italiano è uscito L’engagement estatico. Su René Char (Quodlibet, 2020).

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo l’ufficio stampa Castelvecchi.

:: Olga muore sognando di Xochitl Gonzalez (Fazi Editore 2024) a cura di Valentina Demelas

6 novembre 2024

Olga muore sognando è il romanzo d’esordio dell’autrice bestseller Xochitl Gonzalez, pubblicato in Italia da Fazi Editore con la traduzione preziosa di Giuseppina Oneto. Una scelta geniale, di spessore, che conferma la capacità della casa editrice di selezionare con cura e passione sempre ottime storie. Un’opera che affascina e lascia il segno, un debutto suggestivo, dall’eleganza narrativa e dalla sorprendente complessità, che ha conquistato lettori e critica: eletto miglior libro del 2022 da New York Times, New York Post, Reader’s Digest, BBC e molti altri, consigliato come migliore lettura estiva da Washington Post, Conde Nast Traveler e Vogue Australia, vincitore del New York City Book Award, finalista all’International Latino Book Awards e al Gotham Book Prize.

Olga Isabel Acevedo è la brillante protagonista del romanzo, ma assolutamente importanti e indispensabili sono tutti gli altri personaggi – comprimari o minori, appartenenti al passato, alla memoria, o al presente – profondamente funzionali alla riuscita della narrazione, in cui Gonzalez ci accompagna con fine sensibilità e sottile ironia, muovendosi sapientemente tra le dinamiche leggere della commedia romantica, le pagine dedicate alla storia portoricana e tematiche intime e universali che scavano nell’animo dei personaggi, con uno stile delicato, ma acuto.

Nata a Brooklyn, Olga è una wedding planner per l’élite newyorkese, conduce un suo programma televisivo di successo, vive e lavora tra Sunset Park e la Quinta Strada. È una donna strutturata, orgogliosa di essersi costruita da sola. Single – sebbene con frequentazioni – si destreggia tra impegni mondani e professionali, incarnando lo stile di vita glamour e dinamico della metropoli. Suo fratello Prieto è un popolare membro del Congresso. Entrambi hanno raggiunto il successo, ma sotto questa apparente realizzazione nessuno dei due si sente veramente soddisfatto. Abbandonati da bambini dalla madre – un’attivista radicale per l’indipendenza di Porto Rico – e orfani del padre tossicodipendente, gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza trascorrono difficili, ma dignitosi, cresciuti dalla nonna materna insieme ai parenti, in una chiassosa e affettuosafamiglia portoricana. Assenze e dinamiche, – anche tossiche – li segnano profondamente, condizionando il loro percorso.

Mentre la storia si sviluppa, Gonzalez muove i protagonisti tra segreti e dilemmi morali, rivelando ferite profonde e vincoli irrisolti. Olga si ritrova a riconsiderare la propria esistenza – concentrata su una carriera remunerativa, ma sostanzialmente vuota – grazie a una nuova relazione, mentre Prieto lotta contro ricatti che lo costringono a fare i conti con la sua vera identità, anche sessuale. A fare da sfondo, una New York tratteggiata con vividezza e passione, quasi fosse anch’essa un personaggio, immersa in un affresco sociale di grande potenza.

La svolta arriva con l’uragano Maria, che irrompe con devastazione su Porto Rico, spingendo Olga e Prieto a riconnettersi con le loro radici e affrontare le ingiustizie subite dalle minoranze. Gonzalez qui ci regala un ritratto toccante della cultura portoricana e delle sfide della comunità latina, in un intreccio di personaggi che donano al romanzo grande profondità emotiva.

Olga muore sognando è più di un racconto di ambizione, amore e riconciliazione: è una meditazione sull’identità, sulla forza di confrontarsi con il passato per costruire un futuro autentico. Con una prosa incisiva e appassionata, Gonzalez toglie la maschera alle manipolazioni e alle illusioni e soprattutto al sogno americano, per osservare la vita con occhi nuovi, con uno sguardo che, nonostante tutto, lascia aperta la porta alla speranza.

Xochitl Gonzalez (1977) è nata negli Stati Uniti da una famiglia di origini messicane. Si è orgogliosamente diplomata alla scuola pubblica, ha conseguito una laurea in Storia dell’arte e Arte visuale alla Brown University e ha ottenuto un MFA presso il prestigioso Iowa Writers’ Workshop. Prima di dedicarsi alla scrittura, ha svolto diversi lavori: interprete, wedding planner, fundraiser, lettrice di tarocchi. Scrive anche per «The Atlantic», e grazie alla sua rubrica è stata finalista al premio Pulitzer. Vive a Brooklyn con il suo cane, Hectah Lavoe.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo l’ufficio stampa/web Fazi Editore.

:: Personaggi precari edizione finale di Vanni Santoni (Voland 2024) a cura di Valentina Demelas

5 ottobre 2024

Teti, che ha una famiglia disfunzionale; Roberto, quello che non si accontenta; Annabella, molto golosa, dal temperamento allegro; Tosca, bellissima, che è sicura che le basti agghindarsi in modo bizzarro per essere considerata anche eccezionale; Peppe, che aspetta – non si sa se con apprensione o eccitazione – il prossimo coprifuoco; Orlando, il Maschio Alfa; Federico che ha il cuore spezzato e si deve ripigliare; Pietro, il finto pendolare che nasconde a tutti, da diciassette anni, di avere perso il suo prestigioso impiego da dirigente; Eric, che sente di avere incontrato la donna ideale, ma pensa anche che, probabilmente, sia un amore impossibile: ecco alcuni degli oltre quattrocento Personaggi precari che Vanni Santoni ci presenta in questo volume edito per i tipi di Voland. La quarta, aggiornata e definitiva raccolta di tanti antieroi di provincia, individui medi – così estremamente familiari – tante identità e personalità variegate, atipiche, in cui il lettore può addirittura riconoscere tratti comuni a parenti, colleghi, amici, vicini di casa, insegnanti e compagni di scuola incontrati nel tempo, ma anche e soprattutto parti di sé. I primi Personaggi precari, nati quasi vent’anni fa nel blog che Vanni Santoni curava sulla piattaforma “Splinder”, diedero il via a uno dei progetti letterari più longevi e celebrati della scena editoriale italiana.

L’autore ci racconta una precarietà esistenziale e psicologica, non meramente lavorativa o economica, non limitata al mondo dei giovani. Dall’adolescente al pensionato, osserviamo – a distanza – personaggi di ogni età, contesto ed estrazione sociale. Entriamo in contatto con loro tramite riflessioni, flusso di pensieri, descrizione fisica, scheda anagrafica, chat, brevissimi scambi di battute, debolezze, bugie bianche, piccole e grandi illuminazioni, frustrazioni, convinzioni, speranze, delusioni, tic che suscitano tenerezza, biasimo, a volte anche simpatia. Non lasciano mai indifferenti. Li vediamo indossare maschere che si sgretolano e armature bucate, tutti figli di una mentalità e di una società che stanno lentamente mutando. Un panorama umano in affanno, ma disperatamente autoconsapevole con cui l’autore ha portato la narrazione del precariato dalla mera cronaca alla struttura stessa del testo, dando vita a un vero e proprio universo di monadi stranite, ironiche, malinconiche e spietate.

Lo stile di Santoni è incisivo, attento, preciso e, poiché il “tempo” dei Personaggi precari è la contemporaneità, la scelta della prosa frammentaria, della micro-narrazione e dell’epigramma risulta perfetta, ideale. L’autore immortala ogni personaggio in un imprecisato “momento presente” che, inglobando l’attesa, forse infinita, di un cambiamento imminente, non lo definisce completamente, tuttavia lo qualifica – senza giudizio, ma senza scampo – come il frutto delle proprie scelte e del proprio vissuto.

Pagina dopo pagina, inevitabilmente, ci si sorprende a domandarsi cosa accadrebbe ai Personaggi precari se potessero – riuscissero – a liberarsi dalle gabbie mentali proprie e altrui. Se avessero modo di trovare una sorta di pacificazione, riconciliarsi con se stessi e con i fantasmi del proprio passato. Con alcuni si empatizza, di altri si sorride, altri ancora non li si vorrebbe come amici.

Numerosi personaggi sono inconsapevoli di essere “precari”. La scrittura brillante suggerisce evoluzione, non staticità. Il lettore è spettatore di una condizione emotiva ed esistenziale labile, forse obbligata; in molti casi – si immagina o si spera – certamente non definitiva.

Un libro appassionante, divertente, che si legge in poche ore e si presta a più riletture. Leggero, ma al contempo foriero di emozioni e interessanti, intelligenti e ironici spunti di riflessione.

Vanni Santoni (1978) ha pubblicato, tra gli altri, i romanzi Gli interessi in comune (Feltrinelli 2008, Laterza 2019), Se fossi fuoco, arderei Firenze (Laterza 2011), la saga di Terra ignota (Mondadori 2013-17), Muro di casse (Laterza 2015), La stanza profonda (Laterza 2017, candidato al Premio Strega), I fratelli Michelangelo (Mondadori 2019), La verità su tutto (Mondadori 2022, Premio Viareggio selezione della giuria) e Dilaga ovunque (Laterza 2023, Premio selezione Campiello), oltre al saggio La scrittura non si insegna (minimum fax 2020) e alla raccolta poetica Altre stanze (Le Lettere 2023). Scrive sul “Corriere della Sera”.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo l’Ufficio stampa Voland.

Intervista a Valentina Demelas

13 settembre 2007

Parlami del tuo libro “Basta che ci sia posto” Traccediverse (2006) come è nato?

“Basta che ci sia posto” è la rielaborazione romanzata di un percorso conoscitivo ed evolutivo da me compiuto durante l’adolescenza. È un viaggio di formazione atto ad insegnare come sia possibile diventare più profondi, più felici, anche nel dolore e nelle contraddizioni. Il testo non è autobiografico, tuttavia mi identifico nel percorso di Camilla, la protagonista, che durante l’adolescenza conosce la rabbia e l’orgoglio dovuti alle insicurezze comuni a tante giovani, e ne resta vittima, incapace inizialmente di comprendere questi sentimenti. La successiva comprensione e la trasmissione di questa agli altri, si evidenzia come punto di partenza per un cambiamento positivo: verso la vita, l’amore, i rapporti autentici, lo sforzo di mettersi in gioco per divenire adulti, l’abilità a raccontarsi per guarirsi. La necessità di comunicare, di trasmettere agli altri gli insegnamenti che la vita mi aveva dato e la speranza di poter in qualche modo essere utile, mi spinsero alla stesura di un testo maggiormente impegnativo rispetto ai racconti e alle poesie che mi dilettavo a scrivere dai tempi della scuola media. La storia che ho raccontato non avrebbe certamente potuto essere riassunta in un racconto, sebbene lungo. Scrissi la prima stesura di getto, come fosse un diario, o una lunga lettera ad un’amica immaginaria. In seguito divisi il testo in capitoli, apportando svariate modifiche e correzioni. Dopo circa un anno di scrittura, mi trovai tra le mani la bozza del mio romanzo d’esordio.

Quali sono i tuoi scrittori preferiti?

I miei scrittori preferiti sono Brizzi, Culicchia, Tamaro, De Carlo, Tondelli, Fante, Hemingway, Kerouac, Ginsberg, Morante, Calvino, Tolstoj, Salinger, Dostoevskij, Bukowski, Coelho, solo per citarne alcuni…

Leggi Dacia Maraini?

Di Dacia Maraini ho letto solo “Buio” e “Colomba”.

Da donna che cosa pensi sull’essere scrittrice?

Essere scrittrice secondo me significa avere la capacità di guardare il mondo attraverso un filtro, servendosi della sensibilità femminile per osservare, ascoltare, indagare, assorbire, sentire, riflettere, rielaborare, districare, ricercando la perfezione nell’esprimere le emozioni attraverso la scrittura.

Cosa stai leggendo attualmente?

Ai tempi della scuola ho preso l’abitudine di leggere più libri contemporaneamente. Ho terminato che non è molto “Mal di pietre” di Milena Agus e “Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro” di Enrico Brizzi. Devo ultimare “I segreti del risveglio” di Osho e “La strega di Portobello” di Coelho. Mi accingo ad iniziare “La fine è il mio inizio” di Tiziano Terzani e “Mille splendidi soli” di Khaled Hosseini. Molto spesso mi capita di rileggere “Manuale del guerriero della luce” di Paulo Coleho e “Il Piccolo Principe” di Antoine De Saint-Exupéry, che adoro sfogliare, gustando i miei capitoli preferiti.

E’ stato difficile pubblicare il tuo primo libro?

Assolutamente no. Spedii la versione definitiva del romanzo a diverse case editrici medio-piccole. Ricevetti diverse proposte di pubblicazione, di cui un paio con contributo che non avrei accettato. Felice, ma non totalmente convinta, inviai il testo via email a Michele Di Salvo, il mio editore, che lo lesse personalmente in una notte e mi fece immediatamente inviare il contratto di pubblicazione da Traccediverse.

Hai un agente letterario?

No, per il momento non ho ancora un agente letterario.

Quale è la tua poetessa preferita?

Amo visceralmente i versi preziosi di Alda Merini.

Leggi autori giapponesi come Murakami o Yoshimoto?

Di Banana Yoshimoto, di cui adoro l’ indagare i comportamenti umani, la sensibilità, la dolcezza, la malinconia, e particolarmente la scrittura urlata e sussurrata, ho letto “Kitchen”, “Il corpo sa tutto”, “Presagio triste” e “L’abito di piume”. Di Murakami non ho mai letto nulla.

Ti piace “Seta” di Baricco?

Ho letto diversi libri di Baricco, mi piace “Seta”, ho amato “Novecento”, “Oceano mare”, “Senza sangue”. “Seta” è stato il primo, grazie al quale mi sono innamorata della scrittura di Baricco, della sua capacità di rendere interessanti, poetiche e magiche le storie che racconta. Sono affascinata dalle sue metafore, dal fascino del suo narrare, dalla sua sorprendente capacità di incantare il lettore.

Per una scrittrice come si preserva la propria integrità spirituale nel mondo editoriale?

A mio avviso è essenziale mantenersi umili, non sentirsi mai “arrivati”, continuare a leggere, a fare esercizio, affinare la tecnica, migliorarsi, libro dopo libro. Pensare alla scrittura come ad un lavoro da svolgere con ordine, impegno, allegria e passione. Non amo chi si sente “personaggio”. È giusto coltivare la propria eccentricità, quando è reale e non forzata. È doveroso essere spontanei, senza risultare costruiti. Mi metto continuamente in gioco, non perdo di vista la voglia di imparare e non mi prendo mai troppo sul serio. La scrittura oltre ad essere per me un piacere, un’emozione, è un mestiere. Desidero arrivare alla mente, all’anima, al cuore e al cervello del lettore. Non scrivo unicamente per intrattenere, per sfornare belle storie che svaniscono all’ultima pagina.

L’erotismo è importante nei tuoi libri?

L’erotismo non è essenziale nei miei libri, ne faccio uso se è funzionale alla narrazione, e mai in modo volgare e gratuito. Preferisco lasciare intuire, suggerire, in modo raffinato e sottile. Nei miei libri indago i sentimenti: scrivendo dell’amore tra due persone, per esempio, è naturale ricorrere al sesso, anche a tinte piuttosto forti, proprio perché fa parte della realtà, è del tutto verosimile.

Come ti documenti per i tuoi libri, preferisci internet, o le biblioteche?

Solitamente utilizzo internet.

Ti piace il genere poliziesco?

Il genere poliziesco non è tra i miei favoriti, ma ho letto e apprezzato alcuni romanzi di Biondillo, Carlotto, Lucarelli, Camilleri, Pinketts e Villani.

Quando scrivi sei felice?

Quando scrivo sono al Settimo Cielo! Quando sento che la storia ha imboccato la strada giusta, e i personaggi mi sorprendono nei momenti più diversi della giornata, capita che non provi lo stimolo della sete, della fame e del sonno, come fossi innamorata. Sento l’adrenalina scorrermi nelle vene e per me esiste solo la storia che devo raccontare… Quando scrivo un racconto, una poesia, ma soprattutto un romanzo, sì, sono felice!

Che strumenti utilizzi principalmente per la scrittura?

Penna, matita e computer. A volte scrivo direttamente al computer, ma normalmente scrivo prima su un quaderno, o su fogli sparsi, o sul cellulare, e poi ricopio e “aggiusto” tutto al computer.

Una domanda tecnica. Come è il tuo metodo di scrittura, scrivi di getto, fai molte stesure?

Inizialmente scrivo di getto la prima stesura. In seguito sistemo, correggo, riscrivo, elimino… Il terzo passo è tassativamente dedicato ai dialoghi. Poi, lascio “decantare” il tutto, staccandomi fisicamente e mentalmente per almeno un mese dal testo. Quando lo riprendo, lo leggo con estrema attenzione e valuto se sia il caso di apportare ulteriori modifiche.