Benvenuto Stephen sul blog Liberi di Scrivere, e grazie per aver accettato questa mia intervista. Presentati ai lettori italiani, parlaci di te. È vero che hai lavorato come sceneggiatore con William Friedkin?
Sono innanzitutto felicissimo di essere stato finalmente pubblicato in Italia e ti ringrazio per l’intervista.
In breve, sono uno scrittore inglese con sette libri all’attivo. Ho abbandonato l’insegnamento negli anni Ottanta (dopo aver lavorato in diverse scuole in Inghilterra e nel Galles, in Algeria e in Sudan) per andare a vivere in un minuscolo cottage sui monti della Snowdonia, nel Galles meridionale.
I primi tre libri (che alcuni hanno definito “trilogia di Snowdonia”) li ho scritti in Galles, e sia l’ambientazione che il tema trattato riflettono la campagna selvaggia, le montagne, le foreste e le spiagge che ho amato.
Il cormorano ha vinto il Somerset Maugham Award ed è stato ben accolto sia in Europa che negli Stati Uniti. La BBC Wales ne ha poi tratto un film, una perla il cui protagonista è interpretato da Ralph Fiennes.
The Woodwich e The Blood of Angels, i due romanzi successivi, riprendono il tema dell’uomo costretto a fare i conti con i propri difetti e le proprie debolezze sullo sfondo di un tetro paesaggio invernale.
Qualche anno dopo ho ricevuto un’inattesa telefonata da Hollywood e sono stato chiamato all’estero per scrivere una sceneggiatura con il grande William Friedkin, agli Studios della Paramount. È stata un’esperienza impegnativa, emozionante e assai costruttiva. Portata a termine la sceneggiatura, dopo un anno di scrupolose riscritture, il progetto è finito nell’“inferno dello sviluppo”, come lo chiamano a Hollywood, e il film non è mai stato girato. Tuttavia proprio qualche mese fa la sceneggiatura è stata ripescata da un cineasta boliviano che sta cercando di finanziare il progetto insieme ad alcuni produttori in Germania e a Hollywood.
Il cormorano, (The Cormorant, 1986) con colpevole ritardo (parliamo di 30 anni), è stato pubblicato in Italia. È il tuo primo romanzo che giunge da noi. Come ti spieghi questa anomalia?
Sì, ci sono voluti 30 anni perché un editore italiano si mostrasse interessato al Cormorano. Il libro è già stato pubblicato in varie edizioni negli Stati Uniti e tradotto in tedesco e polacco. Mi lasciava francamente perplesso la mancanza di interesse degli altri editori europei, considerati il film e la notevole attenzione mostrata dalla critica.
Ho letto Il cormorano e devo dire che è un breve romanzo davvero singolare, non un horror in senso stretto, sebbene le atmosfere claustrofobiche siano piuttosto inquietanti. Come hai costruito la storia?
La trama? La campagna e gli uccelli mi affascinano sin da bambino, per cui quando mi sono trasferito in Galles negli anni Ottanta avevo già un’idea precisa per il soggetto e l’intreccio di un primo romanzo. La duplice natura del cormorano era perfetta per la storia di un giovanotto di periferia trasferitosi sulle umide e gelide montagne della Snowdonia… I cormorani li osservavo da sempre e riflettevo sul meraviglioso contrasto tra il profilo scuro e minaccioso delle loro ali che si asciugano al vento e le agili e argentee movenze durante le immersioni e la caccia subacquea.
Che letture ti hanno ispirato?
Da ragazzo ho letto Tarka la lontra di Henry Williamson e, più tardi, The Goshawk di T.H. White (oltre al classico e più noto Re in eterno) e mi sono smarrito nella natura più buia e profonda, un mondo fatto di animali selvatici e uccelli. Queste prime influenze sono state determinanti per tutti i miei libri, inclusi i romanzi più recenti che trattano del rapporto tra uomo e natura: The Waking That Kills e i successivi Wakening The Crow e Plague of Gulls.
La scena dei gabbiani che accorrono al richiamo del cormorano e ruotano sul cottage ricorda molto le atmosfere de Gli uccelli. È un omaggio a Hitchcock? Ci sono altri rimandi cinematografici?
Per quanto riguarda i gabbiani, di sicuro sono stato influenzato dal libro di Daphne du Maurier e dal film di Hitchcock, Gli uccelli. I gabbiani sono inoltre i protagonisti del mio ultimo romanzo, Plague of Gulls, ambientato sia nei dintorni che all’interno del castello di Caernarfon del XIII secolo, nel Galles settentrionale. Per qualche estate ho guadagnato un po’ di spiccioli facendo la guida al castello di Caernarforn (lo avrò visitato più di cento volte in compagnia di turisti di tutto il mondo) e io e mia moglie possedevamo una casetta all’interno delle mura medioevali della città. È stato praticamente inevitabile scegliere quel luogo e gli stormi urlanti e prepotenti di gabbiani come soggetto principale di un romanzo.
Sicuramente tu sei tra le persone più indicate a parlarne. Cosa ne pensi del legame tra letteratura e cinema?
Ovviamente mi interessa molto il rapporto tra libri e cinema. E, come la maggior parte degli amanti della lettura, dopo aver visto la versione cinematografica di un libro che mi era piaciuto ho preferito quasi sempre il libro al film. Credo che, tra tutti i miei libri, The Woodwich sia perfetto per il grande schermo… è il mio romanzo più forte, inquietante e impegnativo; l’effetto potrebbe essere scioccante.
Di cosa ti occupi al momento?
Faccio ancora l’insegnante. Da quasi quindici anni insegno inglese e francese nel Brunei Darussalam, nel lontano Borneo. Le mie allieve sono ragazzine del posto, divertenti, chiacchierone e birichine; è una gioia stare con loro, mi fanno restare giovane dentro! Ma il prossimo dicembre io e mia moglie Chris torneremo in Europa nella nostra cara vecchia casa nella Charente, in Francia, e si sa che le fattorie fortificate del XVIII secolo richiedono molto lavoro…
Anche gli altri tuoi romanzi saranno pubblicati in Italia?
Plague of Gulls sarebbe meraviglioso tradotto in italiano… è misterioso, bizzarro, forte, sarebbe divertente!
Infine, per concludere, l’ultima domanda: ora cosa stai scrivendo?
Al momento l’insegnamento e l’organizzazione del rientro in Europa mi impediscono di dedicarmi a un futuro progetto di scrittura, anche se ho in mente un nuovo romanzo che inizierò quando ci saremo sistemati in Francia. Ad ogni modo sto lavorando all’abbozzo di due sceneggiature con due compagnie diverse, e ho la folle idea di un musical che mi ronza in testa…
[Traduzione a cura di Daniela e Monica Pezzella]