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:: L’onesta bugiarda di Tove Jansson (Iperborea 2025) a cura di Giulietta Iannone

4 ottobre 2025

Profondo Nord: un villaggio innevato da fiaba, e l’amicizia ambigua e inquietante tra due donne profondamente diverse, ma forse complementari, (forse addirittura entrambe specchio e riflesso dell’autrice) sono al centro di L’onesta bugiarda (titolo originale Den ärliga bedragaren, 1982), di Tove Jansson, autrice finlandese, della minoranza che scrive in lingua svedese. Edito in Italia questo ottobre in una nuova edizione da Iperborea e tradotto da Carmen Giorgetti Cima, L’onesta bugiarda è un romanzo psicologico e introspettivo, dalle insolite cadenze del thriller, che scava nelle dinamiche misteriose che legano i due personaggi principali, due donne, una anziana, e una giovane: Anna Aemelin, una sensibile illustratrice di libri per bambini che passa il suo tempo a dipingere con gli acquarelli boschi e conigli, ricevendo tante lettere dai suoi piccoli fan, e Katri Kling, una giovane donna enigmatica e scontrosa, caratterizzata da inquietanti occhi gialli da strega, nota per la sua intransigenza morale e la sua eccessiva e provocatoria sincerità, (non mente mai nemmeno per convenzioni sociali), che vive con un fratello disabile e un pastore tedesco senza nome. Anna Aemelin abita da sola in una grande casa, simile a un coniglio, che attira subito l’interesse di Katri che vorrebbe viverci con il fratello e inizia così a coltivare questa strana amicizia che Anna ricambia incapace di dire no alle persone. Anna vive ancora legata all’infanzia, ai suoi genitori, al suo mondo interiore fantastico e immerso nelle atmosfere fiabesche dei suoi disegni. Katri è invece razionale, pratica, forse anche calcolatrice, legata ai soldi e alla materialità del vivere. Due mondi psicologicamente in antitesi che si incontrano per vincere la grande solitudine che le accomuna. Abbandonata la letteratura per l’infanzia, celebre il suo mondo incantato dei Mumin, Tove Jansson ci presenta un romanzo per lettori adulti, caratterizzato da una lingua evocativa, elegante, e intrisa di sentimenti contrastanti, ma capace di suscitare interrogativi profondi sull’esistenza, sull’ambivalenza dei gesti quotidiani, sulla capacità di ferire la sensibilità altrui anche quando non lo si vorrebbe. Ma chi è l’onesta bugiarda del titolo? Forse lo sono entrambe le protagoniste in una profonda riflessione su cosa sia la verità, sempre mutevole e mai definitiva, e quanto la sincerità a tutti i costi non sia sempre un valore positivo, ma possa ferire appunto o diventare uno strumento di controllo, di manipolazione e di dominio. È una lettura lenta, sinuosa, cadenzata, priva di reali scossoni o colpi di scena, ma ricca di dettagli minimi, di impalpabile ricchezza espositiva che riflette un mondo interiore in perenne mutamento. Anche la descrizione della natura arricchisce di bellezza la narrazione con i suoi boschi oscuri e misteriosi e la sua neve perenne che congela un mondo di sentimenti inespressi, in cui le parole non sempre servono a comunicare, e di vulnerabilità. Anche fuori dalla letteratura per l’infanzia, Tove Jansson sa far sentire la sua voce, netta, precisa, autentica, forse più parlandoci di sé stessa che dei suoi personaggi. Molto amato da Ursula K. Le Guin. Da riscoprire. Postfazione di: Arianna Giorgia Bonazzi, immagine di copertina di Dee Nickerson.

Padre scultore e madre illustratrice, Tove Jansson (1914-2001) cresce tra una vivace casa-atelier di Helsinki e un solitario e avventuroso isolotto dell’arcipelago finlandese. Il mondo d’arte e fantasia dell’infanzia nutre la sua vocazione di pittrice, vignettista e scrittrice e le ispira la serie di libri sui Mumin, oggi un classico di culto noto e amato in tutto il mondo. Con lo stesso spirito, ironico e poetico, acuto e dissacrante, si è rivolta anche agli adulti. Iperborea ha pubblicato La barca e io, Viaggio con bagaglio leggero, Fair Play, Campo di pietra e il best-seller Il libro dell’estate. È inoltre in corso di pubblicazione per Iperborea l’intera serie delle strisce dei Mumin e una collana speciale di albi illustrati tratti dalle loro storie più celebri.

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:: La danza del topino della foresta di Pirkko-Liisa Surojegin (Iperborea 2022) a cura di Giulietta Iannone

14 dicembre 2022

È arrivato l’autunno e gli animali della foresta hanno passato l’intera giornata a raccogliere funghi. Il tasso, la lepre, la volpe ne trascinano cesti stracolmi con cui prepareranno una deliziosa zuppa e faranno una grande festa. Sono esausti ma tutti molto felici. Tutti tranne il topino, che è di cattivo umore fin dalla mattina e ora, seduto in cima alla montagna di funghi che trasporta l’orso, chiede di scendere a terra e abbandona la comitiva. Non ha nessuna voglia di festeggiare, anzi, lui è l’unico così piccolo da non aver raccolto nemmeno un fungo, e adesso che è rimasto solo e si guarda intorno nell’immensità della foresta si sente una nullità. Finché non nota le foglie che cadono dagli alberi e che il vento fa volare tutt’intorno. Una gli passa sopra il musetto e lui prova ad afferrarla senza riuscirci. Allora comincia a saltare e volteggiare in aria inseguendo le foglie e giocando con loro, sempre più agile, leggero, euforico, mentre canticchia spensierato. «Non ho mai visto una danza più bella in vita mia», dice la lepre quando lo vede, rimanendone incantata. Felice e affamato, il topino raggiunge così la festa, dove tutti gli altri animali si mettono a ballare cercando di imitare la sua danza. Con una storia di delicata semplicità poetica e illustrazioni evocative e divertenti nel ritrarre la vita degli animali, questo libro incoraggia tutti i topini danzerini a credere in loro stessi.

Arriva dalla Finlandia un albo illustrato per bambini, dai tre anni in su, sui toni del verde, del marrone e del grigio. La illustratrice è Pirkko-Liisa Surojegin, la traduzione dal finlandese del testo è di Cristina Casaburi. Un albo poetico che ci porta nella foresta, in autunno, a contatto della natura, in compagnia dei simapitici ospiti di questo habitat: l’orso, la volpe, il lupo, la lepre, la puzzola, e un simpatico topino grigio e campagnolo, troppo piccolo per contribuire alla raccolta dei funghi per la zuppa che alieterà il pranzo della simpatica brigata. Ma il topino, che si sente per questo triste e inutile, ha altre doti nascoste… e questa è la morale di questo albo utile per trasmettere i valori dell’amicizia, della bellezza di stare insieme e che fa apprezzare le doti anche nascoste che ciascuno ha. Un simpatico dono per le prossime feste per i bambini di tutte l’età.

Pirkko-Liisa Surojegin (1950) è un’autrice e illustratrice finlandese nota per il tratto fine e preciso con cui ritrae la natura e il folklore del suo paese. Dopo gli studi artistici a Helsinki ha illustrato numerosi libri amati da bambini e adulti.

:: Recensione di Fratello buono, fratello cattivo di Matti Rönkä (Iperborea, 2013) a cura di Giulietta Iannone

8 marzo 2013

fratelloEravamo usciti insieme diverse volte, eravamo andati al cinema e a bere qualcosa sulla terrazza estiva di un pub, eravamo stati addirittura a una mostra d’arte sul realismo socialista, anche se avevo cercato di oppormi dicendo che io ci avevo vissuto – non in una mostra ma nel socialismo. Alla fine l’avevo comunque  accompagnata e le opre d’arte mi avevano riempito di nostalgia.
Più tardi avevo spiegato a Helena quanto mi avrebbe dato fastidio se un altro visitatore avesse fatto commenti ironici o maligni senza rendersi conto che un piccolo ingranaggio in un grande macchinario non ha la forza, né la capacità, né la possibilità di afferrare l’intero sistema, tanto meno di fermarlo. Le avevo detto che in quei quadri, nei lavori dall’ aspetto assurdamente imponente, nelle distese infinite dei campi di grano e nei trattori dall’aria aggressiva c’era il profumo e la realtà della mia infanzia. Avevo cercato di farle capire che quella realtà esisteva, anche se ormai era solo nella mia testa. Helena mi aveva guardato, e anche allora mi aveva fatto una carezza sulla nuca.   

Matti Rönkä, autore cult finlandese, vincitore di numerosi premi tra cui il Gran premio finlandese per la letteratura poliziesca (2006), il Key Glass come miglior giallo nordico dell’anno (2007) e il Krimi Preis in Germania (2008) è sicuramente uno scrittore che ha catturato la mia curiosità. Nel 2011 pubblicò sempre per Iperborea “L’uomo con la faccia da assassino” primo romanzo di una serie con protagonista Viktor Kärppä, arrivata ormai in patria al sesto episodio, e per uno strano motivo mi passò sotto gli occhi senza che riuscissi a leggerlo, anche se non passò del tutto inosservato anzi partecipò anche al Courmayeur Noir Festival per presentare il suo romanzo d’esordio con Luca Crovi, ragion per cui basta un attimo di distrazione e si possono perdere dei libri di tutto rispetto. Fratello buono, fratello cattivo (Hyvä veli, paha veli, 2003), traduzione dal finlandese di Cira Almenti è il secondo episodio della serie e per chi ama i noir nordici, un po’ malinconici, con un buono sfondo sociale, è sicuramente un romanzo da non lasciarsi sfuggire. Siamo a Helsinki e Viktor Kärppä, uno dei tanti rimpatriati che dopo aver vissuto nell’ex Unione Sovietica decise di tornare in Finlandia in cerca delle sue radici, si arrangia guadagnandosi da vivere sempre in bilico tra legalità e illegalità, rassegnato a  gestire una piccola impresa edile apparentemente in regola anche se non rinuncia a offrire lavoro in nero agli immigrati dell’Est, e per arrotondare qualche giro di contrabbando come cd contraffatti, auto usate o elettrodomestici da rottamare venduti invece a prezzi stracciati, sempre costretto a fare da informatore alla polizia che lo ricatta con un vecchio giro di sostanze doppanti per la nazionale di sci. Ed è proprio Korhonen, un poliziotto con non tutte le rotelle a posto, a coinvolgerlo in un caso che sta avendo gravi ripercussioni all’interno della criminalità di Helsinki. Qualcuno vuole subentrare nel traffico di eroina, togliendolo dalle mani della mafia russa, e spacciando una super eroina tagliata male che inizia a fare troppi morti. Toccherà a Viktor Kärppä far luce e infiltrarsi nella mafia di San Pietroburgo, grazie agli agganci dello zio Olavi, ex KGB, per scoprire cosa diavolo stia succedendo, anche se a complicare la situazione arriverà dalla Russia suo fratello Alexej, che sia lui il fratello cattivo a cui allude il titolo? Vi lascio con questa piccola curiosità e intanto vi dico che è un noir decisamente ben riuscito. Con quel pizzico di malinconia, e nostalgia che da profondità al protagonista quando ricorda la sua vita in Unione Sovietica, anche se molti ricordi di quando era nelle truppe d’assalto scoloriscono nell’amarezza. Ma si sa il passato ha sempre una luce diversa e malinconica, ci si ricorda di quando si era giovani, di quando sogni e ideali ancora avevano un senso e non erano stati contaminati dalla realtà. Molto peculiare lo sfondo sociale, della Helsinki dei primi anni 2000: il sottobosco criminale, la vita degli immigrati dell’est che cercavano lavoro in Finlandia, gli operai che lavoravano senza protezione a contatto con solventi pericolosi, i piccoli spacciatori che con il commercio di droga cercavano di fare il grande salto, e la stessa criminalità russa che tramite i suoi traffici illeciti cercava i fondi per inserirsi poi nel tessuto sano del paese, sognando anche di costruire ospedali, infrastrutture, per migliorare la vita della popolazione. O almeno questo è quello che Viktor Kärppä si sente dire quando vogliono convincerlo ad entrare nella mafia. Ma naturalmente Viktor Kärppä è un buono, è stanco di violenza e sangue, i suoi sogni sono molto più comuni: una bella casa, la sua fidanzata Marja, ora in America per studiare, un lavoro onesto. Decisamente ben caratterizzato il personaggio di Korhonen di cui Viktor Kärppä quasi si prende cura andando a riprenderlo ubriaco nei posti più impensati, lui e il suo amore platonico per una donna, non ostante abbia moglie e figli. Un accenno a Juho Takala, nonno di Marja, un vecchietto decisamente combattivo. Oltre ad Helsinki anche San Pietroburgo troviamo come scenario. Vi lascio con questa breve descrizione che ho trovato significativa: Il rivestimento in similpelle del sedile era umidiccio e appiccicoso, ma mi sembrava un lusso starmene li ad ammirare San Pietroburgo accarezzata dagli ultimi raggi del sole. L’acqua della Neva brillava, i palazzi lungo il fiume risplendevano di una bellezza solida e fredda e cespugli stendevano un verde velo pietoso sulle recinzioni metalliche abbattute, sulla spazzatura mista e indifferenziata dei cortili e sulle buche scavate chissà più perché, che si riempivano rapidamente di bottigliette di plastica schiacciate, ruote di bicicletta deformate e resti di giocattoli. Una volta questa era la mia città, ricordai con un sorriso.

L’autore – Matti Rönkä (1959), nato nella Carelia finlandese, giornalista e volto noto del telegiornale della rete di Stato, ha ottenuto con “L’uomo con la faccia da assassino” (Iperborea 2012) uno straordinario successo in patria e nei numerosi paesi in cui è stato tradotto, aggiudicandosi tra gli altri il Gran premio finlandese per la letteratura poliziesca (2006), il Key Glass come miglior giallo nordico dell’anno (2007) e il Krimi Preis in Germania (2008).