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:: Recensione di Fratello buono, fratello cattivo di Matti Rönkä (Iperborea, 2013) a cura di Giulietta Iannone

8 marzo 2013

fratelloEravamo usciti insieme diverse volte, eravamo andati al cinema e a bere qualcosa sulla terrazza estiva di un pub, eravamo stati addirittura a una mostra d’arte sul realismo socialista, anche se avevo cercato di oppormi dicendo che io ci avevo vissuto – non in una mostra ma nel socialismo. Alla fine l’avevo comunque  accompagnata e le opre d’arte mi avevano riempito di nostalgia.
Più tardi avevo spiegato a Helena quanto mi avrebbe dato fastidio se un altro visitatore avesse fatto commenti ironici o maligni senza rendersi conto che un piccolo ingranaggio in un grande macchinario non ha la forza, né la capacità, né la possibilità di afferrare l’intero sistema, tanto meno di fermarlo. Le avevo detto che in quei quadri, nei lavori dall’ aspetto assurdamente imponente, nelle distese infinite dei campi di grano e nei trattori dall’aria aggressiva c’era il profumo e la realtà della mia infanzia. Avevo cercato di farle capire che quella realtà esisteva, anche se ormai era solo nella mia testa. Helena mi aveva guardato, e anche allora mi aveva fatto una carezza sulla nuca.   

Matti Rönkä, autore cult finlandese, vincitore di numerosi premi tra cui il Gran premio finlandese per la letteratura poliziesca (2006), il Key Glass come miglior giallo nordico dell’anno (2007) e il Krimi Preis in Germania (2008) è sicuramente uno scrittore che ha catturato la mia curiosità. Nel 2011 pubblicò sempre per Iperborea “L’uomo con la faccia da assassino” primo romanzo di una serie con protagonista Viktor Kärppä, arrivata ormai in patria al sesto episodio, e per uno strano motivo mi passò sotto gli occhi senza che riuscissi a leggerlo, anche se non passò del tutto inosservato anzi partecipò anche al Courmayeur Noir Festival per presentare il suo romanzo d’esordio con Luca Crovi, ragion per cui basta un attimo di distrazione e si possono perdere dei libri di tutto rispetto. Fratello buono, fratello cattivo (Hyvä veli, paha veli, 2003), traduzione dal finlandese di Cira Almenti è il secondo episodio della serie e per chi ama i noir nordici, un po’ malinconici, con un buono sfondo sociale, è sicuramente un romanzo da non lasciarsi sfuggire. Siamo a Helsinki e Viktor Kärppä, uno dei tanti rimpatriati che dopo aver vissuto nell’ex Unione Sovietica decise di tornare in Finlandia in cerca delle sue radici, si arrangia guadagnandosi da vivere sempre in bilico tra legalità e illegalità, rassegnato a  gestire una piccola impresa edile apparentemente in regola anche se non rinuncia a offrire lavoro in nero agli immigrati dell’Est, e per arrotondare qualche giro di contrabbando come cd contraffatti, auto usate o elettrodomestici da rottamare venduti invece a prezzi stracciati, sempre costretto a fare da informatore alla polizia che lo ricatta con un vecchio giro di sostanze doppanti per la nazionale di sci. Ed è proprio Korhonen, un poliziotto con non tutte le rotelle a posto, a coinvolgerlo in un caso che sta avendo gravi ripercussioni all’interno della criminalità di Helsinki. Qualcuno vuole subentrare nel traffico di eroina, togliendolo dalle mani della mafia russa, e spacciando una super eroina tagliata male che inizia a fare troppi morti. Toccherà a Viktor Kärppä far luce e infiltrarsi nella mafia di San Pietroburgo, grazie agli agganci dello zio Olavi, ex KGB, per scoprire cosa diavolo stia succedendo, anche se a complicare la situazione arriverà dalla Russia suo fratello Alexej, che sia lui il fratello cattivo a cui allude il titolo? Vi lascio con questa piccola curiosità e intanto vi dico che è un noir decisamente ben riuscito. Con quel pizzico di malinconia, e nostalgia che da profondità al protagonista quando ricorda la sua vita in Unione Sovietica, anche se molti ricordi di quando era nelle truppe d’assalto scoloriscono nell’amarezza. Ma si sa il passato ha sempre una luce diversa e malinconica, ci si ricorda di quando si era giovani, di quando sogni e ideali ancora avevano un senso e non erano stati contaminati dalla realtà. Molto peculiare lo sfondo sociale, della Helsinki dei primi anni 2000: il sottobosco criminale, la vita degli immigrati dell’est che cercavano lavoro in Finlandia, gli operai che lavoravano senza protezione a contatto con solventi pericolosi, i piccoli spacciatori che con il commercio di droga cercavano di fare il grande salto, e la stessa criminalità russa che tramite i suoi traffici illeciti cercava i fondi per inserirsi poi nel tessuto sano del paese, sognando anche di costruire ospedali, infrastrutture, per migliorare la vita della popolazione. O almeno questo è quello che Viktor Kärppä si sente dire quando vogliono convincerlo ad entrare nella mafia. Ma naturalmente Viktor Kärppä è un buono, è stanco di violenza e sangue, i suoi sogni sono molto più comuni: una bella casa, la sua fidanzata Marja, ora in America per studiare, un lavoro onesto. Decisamente ben caratterizzato il personaggio di Korhonen di cui Viktor Kärppä quasi si prende cura andando a riprenderlo ubriaco nei posti più impensati, lui e il suo amore platonico per una donna, non ostante abbia moglie e figli. Un accenno a Juho Takala, nonno di Marja, un vecchietto decisamente combattivo. Oltre ad Helsinki anche San Pietroburgo troviamo come scenario. Vi lascio con questa breve descrizione che ho trovato significativa: Il rivestimento in similpelle del sedile era umidiccio e appiccicoso, ma mi sembrava un lusso starmene li ad ammirare San Pietroburgo accarezzata dagli ultimi raggi del sole. L’acqua della Neva brillava, i palazzi lungo il fiume risplendevano di una bellezza solida e fredda e cespugli stendevano un verde velo pietoso sulle recinzioni metalliche abbattute, sulla spazzatura mista e indifferenziata dei cortili e sulle buche scavate chissà più perché, che si riempivano rapidamente di bottigliette di plastica schiacciate, ruote di bicicletta deformate e resti di giocattoli. Una volta questa era la mia città, ricordai con un sorriso.

L’autore – Matti Rönkä (1959), nato nella Carelia finlandese, giornalista e volto noto del telegiornale della rete di Stato, ha ottenuto con “L’uomo con la faccia da assassino” (Iperborea 2012) uno straordinario successo in patria e nei numerosi paesi in cui è stato tradotto, aggiudicandosi tra gli altri il Gran premio finlandese per la letteratura poliziesca (2006), il Key Glass come miglior giallo nordico dell’anno (2007) e il Krimi Preis in Germania (2008).