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:: Arco di Trionfo di Erich Maria Remarque (Neri Pozza 2022) a cura di Giulietta Iannone

17 novembre 2022

Parigi, 1938. Le ultime luci si stanno spegnendo, le ultime braci di un mondo destinato alla catastrofe. La Seconda Guerra Mondiale è alle porte e tra falsi proclami di pace e inconsapevolezza ci si incammina verso l’abisso. Tra tanti inconsapevoli c’è invece Ravic, un profugo tedesco, antinazista, sfuggito alla violenza della Gestapo. Lui avverte che presto arriverà la fine. Come profugo senza documenti vive ai margini, come tanti altri ospiti dell’Hotel International, squallido rifugio senza pretese.
E’ un chirurgo, un ottimo chiurgo, e questa sua abilità viene sfruttata da colleghi francesi non altrettanto competenti, per cui opera prendensosi misere percentuali sui profitti. Ma questo lo tiene vivo, non ha scelta, operare è la sua vita, la sua missione. Per arrotondare fa controlli alle prostitute nei bordelli, o passa il tempo nelle bettole a bere e fumare. Ha un amico Boris Morosow, esule russo, che per vivere accompagna i turisti davanti a un locale notturno lo Sharazade.
Poi nella sua vita capitano due cose, a loro modo diverse che però segnano il suo destino: conosce una donna Joan Madou, che salva impedendole di buttarsi nella Senna e intravede Haake, la sua nemesi, l’uomo della Gestapo che in Germania l’aveva torturato dando inizio al suo girone infernale.
Amore e vendetta, ecco questi sono alcuni dei temi di questo romanzo poderoso e tragico, di una bellezza struggente e poetica. Ecco credo che questo sia il secondo romanzo più bello letto in vita mia, subito dopo Anna Karenina, posiziono dunque Arco di Trionfo di Erich Maria Remarque, forse più celebre per Niente di nuovo sul fronte occidentale, per quanto sia lezioso fare classifiche, ma insomma terrò questo libro nella mia biblioteca privata, e probabilmente lo rileggerò, non subito, ma fra qualche anno. Quando i venti di guerra si saranno placati e tornerà la pace anche nella nostra Europa.
Strano che un libro simile arrivi nella mia vita proprio in questo momento, con temi così attuali e drammatici. La bellezza della scrittura è dolorosa, l’impegno etico e morale solido. E’ un romanzo contro la guerra, contro tutte le guerre nella misura in cui spiega un prima e lascia indistinto un dopo che si sa sarà ancora più drammatico e devastante, facendo diventare il presente con tutto il suo carico di dolore come una fiaba.
L’amore di Ravic e Joan Madou resta sullo sfondo, ed è autentico, con le sue debolezze e la sua fragilità. Che i due si amino davvero lo scopriremo solo alla fine, quando tutto sarà perduto, ma non la statura morale di Ravic, naturalmente non è il suo vero nome, e scopriremo anche quello. Se non l’avete mai letto fatelo, non dico che mi ha cambiato la vita ma ha cambiato sicuramente la mia percezione su diversi temi, mi ha reso più umana, in un certo senso. Dall’aborto, alla prostituzione, all’eutanasia, non si può restare indifferenti davanti a un’umanità che soffre, non si può spargere giudizi senza tenere conto di tutto questo carico di sofferenza.
La prostituzione non è un vizio, ma un riparo contro il degrado. L’aborto affidato a donne che magari operano con ferri non sterilizzati una barbarie. Quando non c’è più speranza vale la pena prolungare le sofferenze di un paziente? un altro dilemma che viene presentato in questo libro che non parla solo di guerra e di pace, di amore e vendetta, ma della vita. Uscì nel 1946 dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, e ancor oggi si può dire di attualità. Ai vari interrogativi e dilemmi della vita non si possono dare risposte certe, ma ci si può fermare a riflettere, senza pregiudizi e meschinità. Ecco questa è una grande lezione.
Anche i personaggi minori hanno un ruolo centrale nel racconto, ognuno una sua funzione, un suo carattere, proprie sfumature, da Rolande, allo storpio che apre una latteria alla madre coi soldi della protesi pagata dall’assicurazione, dalla modista diventata prostituta, all’albergatrice, dino all’infermiera che denuncia Ravic, e la bellezza di questo romanzo risiede anche in questo, oltre all’uso non banale delle parole, alla ricchezza di un tessuto narrativo, forse anche complesso, ma profondo ed evocativo. Remarque era un grande scrittore, pochi scrittori possono eguagliarlo nella storia della letteratura, e questo libro è un degno esempio della sua arte.

Erich Maria Remarque, combattente nella prima guerra mondiale, fu più volte ferito. Giornalista a Berlino, lasciò la Germania all’avvento del nazismo e nel 1939 si stabilì a New York, dove prese la cittadinanza americana. Raggiunse un vasto successo con il romanzo Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues, 1929), radicale condanna della guerra e amara analisi delle sue spaventose distruzioni materiali e spirituali. Seguirono, sempre ispirati a ideali pacifisti e di solidarietà umana, Tre camerati (Drei Kameraden, 1938), Ama il prossimo tuo (Liebe deinen Nächsten, 1941), Arco di trionfo (Arc de Triomphe, 1947), Tempo di vivere, tempo di morire (Zeit zu leben und Zeit zu sterben, 1954), La notte di Lisbona (Die Nacht von Lissabon, 1963) e Ombre in paradiso (Schatten im Paradies, postumo, 1971). Numerosi romanzi di Remarque sono stati ridotti per il cinema.

:: Arco di Trionfo di Erich Maria Remarque (Neri Pozza 2022)

1 novembre 2022

Dietro l’Arc de Triomphe illuminato dai riflettori, un’enorme bandiera rossa, bianca e blu garrisce nel vento. Nel cielo coperto la sua ombra sbiadita e stracciata sembra un pennone a brandelli, sprofondato nelle tenebre sempre piú fitte.
È il 1938, e a Parigi i segni della catastrofe incombente si percepiscono ovunque, nei volti dei passanti, nei caffè, nei bordelli, nel cuore pulsante di una città che si avvia alla rovina. La Ville Lumière è l’albergo dei rifugiati di mezza Europa, spagnoli, italiani, tedeschi soprattutto. Svolgono i mestieri piú ingrati per vivere, con l’incubo sempre di essere scoperti dagli altri ospiti dell’albergo parigino, le spie dei regimi da cui sono scappati.
Ravic lavora in un bordello. Cura le prostitute, ragazze che si danno al mestiere per «premunirsi contro il degrado». A volte esegue operazioni chirurgiche in un ospedale, al posto di medici francesi non in grado di farle. Ravic è infatti un bravo chirurgo tedesco sfuggito alle grinfie della Gestapo e, con l’aiuto di amici, riparato clandestinamente nella capitale francese.
Trascorre le sue ore nei bordelli e nei caffè con l’animo di chi è stato privato della patria ed è alimentato soltanto dalla vendetta nei confronti del suo persecutore, Haake, l’uomo della Gestapo.
Nei romanzi di Remarque le ragioni del cuore e quelle crudeli della Storia si danno sempre appuntamento, e così accade in Arco di Trionfo. Ravic incontra Joan Madou, un’attrice dagli occhi grandi e chiari, impietriti in una cupa disperazione, una donna ferita a tal punto dalla vita da desiderare soltanto una cosa: sopravvivere.
Pubblicato per la prima volta nel 1946, oggetto nel 1948 di una fortunata trasposizione cinematografica diretta da Lewis Milestone e interpretata da Charles Boyer e Ingrid Bergman, Arco di Trionfo è una delle opere piú amate di Remarque, una indimenticabile storia d’amore e, insieme, uno dei romanzi politici piú riusciti della letteratura moderna.

Erich Maria Remarque nacque a Osnabrück nel 1898. Nel 1916, in piena Grande Guerra, fu spinto ad arruolarsi volontariamente e nel 1917 fu spedito sul fronte occidentale, dove rimase gravemente ferito. Il suo primo romanzo pacifista, Niente di nuovo sul fronte occidentale, fu pubblicato nel 1929. Nel 1933 i nazisti bruciarono e misero al bando le sue opere. Riparato in Svizzera, vi risiedette fino al 1939, anno in cui si trasferì negli Stati Uniti. Nel 1948 tornò in Svizzera, dove visse e continuò a scrivere fino alla morte, nel 1970. Neri Pozza ne sta ripubblicando l’opera omnia.