E’ una tradizione del Gruppo di Liberi di Scrivere chiedere ogni tanto: Che libri state leggendo? E così ho pensato perché non farlo anche sul blog? Con una rubrica da riproporre ogni mese. Sono molto curiosa di sapere quali libri state leggendo voi, nostri lettori. Voi che libri stiamo leggendo noi lo sapete, mi piacerebbere conoscere quali libri sono attualmente sul vostro comodino. Classici o ultime uscite, italiani o stranieri. Insomma partecipate numerosi, dite i vostri libri in lettura nei commenti, potrebbero diventare suggerimenti di lettura per gli altri. La lettura è l’unica malattia contagiosa senza controindicazioni.
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:: Che libri state leggendo?
24 novembre 2016:: Referendum costituzionale 2016: le ragioni del sì e del no, a cura di Daniela DiStefano
28 settembre 2016
Per il Sì o per il No, l’Italia si prepara ad una svolta. Ma gli italiani saranno preparati a ciò?
Fissato l’appuntamento per il quattro dicembre, gli italiani sono chiamati a presentarsi alle urne muniti di coscienza. Naturalmente, parliamo del Referendum sulla Riforma costituzionale, l’argomento, il cruccio, la questione del momento. Non è compito di queste righe spiegare sommariamente o dettagliatamente la Riforma della nostra Carta Fondamentale, però qualche riflessione può nascere leggendo alcuni saggi pubblicati nei mesi scorsi. Si cimentano in essi le menti più avvezze del nostro panorama costituzionale. Nel volume “Loro DIRANNO, noi DICIAMO. Vademecum sulle riforme istituzionali” (Laterza), Gustavo Zagrebelsky (presidente onorario di “Libertà e Giustizia” nonché professore emerito nell’Università di Torino) e Francesco Pallante prendono in contropiede i fautori del Sì, affermando come:
Nella confusione, una cosa è chiara: l’accentramento a favore dello Stato a danno delle Regioni e, nello Stato, a favore dell’esecutivo a danno dei cittadini e della loro rappresentanza parlamentare.
Per i due dotti, La Costituzione è un patto solenne che unisce un popolo sovrano mentre questa riforma non unisce ma divide, non è altro che la codificazione della perdita di sovranità.
Entrando più a fondo, si evince come il dimagrimento del Senato propugnato nella revisione non porterebbe gli effetti auspicati di una riduzione dei costi in favore di un bicameralismo non più illogicamente paritario. Insomma, che senso avrebbe la “supervisione” del Senato quando sarebbe già nota l’esistenza di una maggioranza alla Camera, in grado comunque d’imporre la propria scelta? Conterebbe in definitiva solo ciò che accade alla Camera, dove permarrebbero 630 deputati, mentre il Senato da 315 scenderebbe a 95 (più cinque senatori nominati per sette anni dal Presidente della Repubblica).
Poco chiara anche la dinamica sulla composizione del Senato.
I Consigli regionali dovrebbero mandare in Senato i consiglieri più votati o gli elettori esprimerebbero due voti (uno per il Consiglio regionale, l’altro per il Senato)?
E’ chiaro che solo nel secondo caso si può parlare di una indicazione popolare.
Veniamo all’altro spinoso, odioso, oggetto del contendere: l’Italicum.
Con questa leggere elettorale, la lista che “arriva prima” alle elezioni ottenendo almeno il 40% dei voti conquista 340 seggi, cioè il 54% dei 630 seggi alla Camera. Se nessuna lista raggiunge il 40% si svolge un secondo turno di ballottaggio. La lista che vince il ballottaggio conquista 340 seggi. Un premio di maggioranza così configurato è incostituzionale. Accedono alla ripartizione dei seggi solo le liste che abbiano ottenuto almeno il 3% dei voti. Non è invece prevista alcuna soglia minima per il ballottaggio. Questo significa che se si presentassero alle elezioni decine di partiti e tutti prendessero pochissimi voti, con il 3,01% si accederebbe al ballottaggio e, in caso di vittoria al secondo turno, si avrebbero 340 seggi!
Assurdo? Possibile. Persino la legge Acerbo, ai tempi del fascismo, prescriveva che per accedere al premio di maggioranza si dovesse conseguire come minimo il 25% dei voti… .
Parlando di fascismo, c’è il pericolo di una involuzione autoritaria?
Il quadro non è catastrofico ma preoccupante, c’è il rischio di una “democrazia d’investitura” dell’uomo solo al comando, tanto più in quanto i partiti si sono trasformati in appendici di vertici personalistici. Altra materia aspra di lotte è quella che riguarda gli Enti locali.
Spicca l’abolizione delle Province, al loro posto emergono “gli enti di area vasta”. Il rischio è che al posto di una Provincia avremo una pluralità di “enti di area vasta”, ciascuno dotato dei propri vertici e di una propria struttura amministrativa.
Forse, sarebbe stato più razionale accorpare le Province esistenti e aumentarne le competenze, a scapito della miriade di enti oggi esistenti.
Concludendo, Zagrebelsky ritiene che l’accoppiata Italicum-revisione costituzionale evidenzi come il vero obiettivo delle riforme sia lo spostamento dell’asse istituzionale a favore del Governo: una specie di autarchia elettiva. Edito da Laterza è anche il saggio di Gaetano Azzariti – ordinario di Diritto costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma La Sapienza – “Contro il revisionismo costituzionale”.
Un titolo eloquente, quest’ultimo, che fornisce indicazioni preziose pure sul concetto di divieto di mandato imperativo: limite benefico, garanzia, difesa della sovranità dell’organo.
Viviamo un tempo infinito. Una transizione costituzionale che non ha mai termine e che passa da una << grande riforma>> all’altra. C’è bisogno di una << rivoluzione culturale>>.
La revisione costituzionale – per Azzariti – deve diventare strumento di << manutenzione>> dei valori costituzionali nelle mutate condizioni storiche. Valerio Onida (presidente emerito della Corte costituzionale) e Gaetano Quagliarello (ex ministro delle Riforme costituzionali del governo Letta) spiegano, in un libro edito da Rubbettino, “Perché è saggio dire No. La vera storia di una riforma che “ha cambiato verso”. Per questi esperti di colore politico differente,
le Costituzioni, quando sono valide, come la nostra certamente è, esprimono non ciò che è mutevole ma ciò che è destinato a durare nel tempo. Il che non significa che la Carta Fondamentale sia intangibile anche nella sua seconda parte, ma la revisione dev’essere frutto di condivisione.
In materia costituzionale il “meglio qualcosa di niente” non esiste. Ciò che è malfatto produce danni. Porre una sorta di questione di fiducia sul governo è un fatto che svilisce la Costituzione stessa.
Fin qui, i fautori del No alla Riforma, a favore invece della revisione costituzionale si sono pronunciati, tra gli altri, Luciano Violante e Marcello Pera. Giovanni Guzzetta, un costituzionalista, è autore, invece, di un saggio dal titolo: “Italia, si cambia. Identikit della riforma costituzionale” (Rubbettino).
Il saggio compie un ampio giro storico, risalendo fino a De Gasperi, per approdare alla conclusione che per settant’anni si è vissuti nella provvisorietà, eccezione, emergenza, senza mai pervenire ad una duratura stabilizzazione.
E la Costituzione è stata di volta in volta reliquia intoccabile o feticcio da abbattere. Oggi, i cittadini possono decidere sul futuro della Repubblica transitoria.
Più o meno questi i punti emersi nel conflitto delle idee sulla revisione della Costituzione. Tocca all’elettore l’ultima parola, e far zittire una delle due parti in sfida. Chiunque vinca, sappia che perderà di fronte alla montante sfiducia che circonda la Politica e i politici oggi. Si griderà al tradimento della carta Fondamentale, se prevale il Sì. Si condanneranno i gufi dello status quo, se prevale il No.
E l’Italia intanto va indietro per sorpassare il domani.
:: Ave, Blog, morituri te salutant
24 aprile 2016
Riflettevo (non c’è niente di meglio da fare nelle noiose domeniche pomeriggio). Vi ricordate la storia che lega dinosauri e blog? Evan Williams, cofondatore di Twitter e CEO di Medium, l’anno scorso al Summit i2 a San Francisco se ne uscì con una bizzarra profezia che gettò il web nel caos (durò poco, come sempre, il tempo di metabolizzare le notizie ormai è velocissimo). Vi rimando a questo articolo per rinfrescarvi la memoria. Blog e siti web? Scompariranno entro tre anni. In sintesi comunque si può dire che il futuro del web risieda nel social blogging, non più isole solitarie dove il blogger è il re ma tante o poche (queste sì elefantiache) strutture comunitarie sempre più evolute.
Che Williams tirasse acqua al suo mulino è indubbio, ma è anche vero che queste strutture già esistono. Il mio blog per esempio risiede e prospera sulla piattaforma WordPress, che in un non lontano futuro potrebbe diventare una versione ancora più estesa e libertaria di Medium. Chi può dirlo?
Recentemente un amico, un blogger di quelli bravi, ha chiuso il suo blog ed è passato a Medium, seguendo il consiglio di Paul Boutin [consiglio che già dava nel lontano (anni luce ormai) 2008]. Non certo per sete di guadagno. Su Medium gli ospiti non guadagnano niente. Evan Williams al contrario presumo di sì. Ma naturalmente non è questo il punto. Il punto è che personalmente sono legata all’idea, non priva di un anarchico soif de vivre, che il mio blog (anche se collettivo, sono o non sono proiettata nel futuro :)) sia la mia casa, il mio spazio dove esprimermi, non condizionato da logiche di mercato, brand e via discorrendo.
Ma non viviamo nel migliore dei mondi possibili quindi anche noi idealisti senza speranza dobbiamo mettere d’accordo il pranzo con la cena, per cui è indubbio che una struttura che nel lungo periodo non diventa autosufficiente e produttiva è destinata a estinguersi. Io nel mio piccolo sto lottando perché ciò non avvenga, ma molto spesso ho la sensazione di combattere contro i mulini a vento, novella Don Chisciotte.
Dunque è anche possibile che Evan Williams non abbia sparato cavolate a caso (apprezzate il mio bon ton) anche se molto di quello che dice va preso con le pinze ed è molto probabile che tra (ormai) due anni, saremo ancora tutti qui, ognuno trincerato nelle sue posizioni. A caldo molti infatti alzarono gli scudi e si opposero al bieco capitalismo di chi voleva strutture centralizzate per fare il bello e cattivo tempo (e guadagnare vagonate di soldi, ben di più della semplice sussistenza). Ora anche lì se c’è una comunità di pensiero è anche giusto che anche i guadagni vadano condivisi. O siamo punto da capo, si cade sempre nel solito bieco monopolismo.
Ecco a questo pensavo, e dato che domani è lunedì ma nello stesso tempo è il 25 aprile, avrete tutto il tempo di dire la vostra se vi va. Mi piacerebbe molto aprire un dibattito. Cosa pensate voi lettori per me è importante. Vi aspetto.
:: Il piu bel libro di Grangé
30 ottobre 2015
Kaïken, (Il respiro della cenere) uscì in Francia il 3 settembre del 2012, sono passati quindi ben tre anni prima che desse alle stampe il suo nuovo libro Lontano, uscito lo scorso 9 settembre. Quando sono stata a Parigi era praticamente in tutte le librerie così mi è venuto in mente di leggerlo per la nostra rubrica Parla come mangi – Libri letti in lingua originale. (Presto pubblicherò la recensione). Sono 800 pagine. Diciamo è un testo piuttosto impegnativo. Niente se consideriamo che questa primavera in Francia uscirà la seconda parte, in tutto ben 1600 pagine. Una follia? Sicuramente un azzardo, ma Grangé non sembra prediligere i terreni già battuti, le consuetudini editoriali (non ha personaggi seriali, ne usa un linguaggio politicamente corretto, e via dicendo). C’è un cliche, be’ lui altamente se ne infischia e va per la sua strada, portando avanti un’ idea di thriller prettamente europeo, ben lontano da quello più di successo americano. Ha parole abbastanza dure per l’America, dove tutto è finto, di cartone. (Parole sue). Per l’occasione ho pensato di coinvolgere tutti i lettori e decretare quale è il suo libro più bello. Spero parteciperete numerosi.
In Italia i suoi libri sono tutti editi da Garzanti, ecco la bibliografia completa, un po’ per rinfrescarvi la memoria.
1994 – Il volo delle cicogne (Le vol des cicognes) 1 voto
1998 – I fiumi di porpora (Les rivières pourpres) 4 voti
2000 – Il concilio di pietra (Le concile de pierre)
2003 – L’impero dei lupi (L’Empire des loups) 1 voto
2004 – La linea nera (Le ligne noire) 1 voto
2007 – Il giuramento (Le serment des limbes) 1 voto
2008 – Miserere (Miserere) 1 voto
2009 – L’istinto del sangue (La Foret Des Manes)
2011 – Amnesia (Le Passager)
2013 – Il respiro della cenere (Kaïken)
Il volo delle cicogne
Traduzione dal francese di Idolina Landolfi.
Louis Antioche viene assoldato da un misterioso ornitologo preoccupato dal mancato ritorno delle cicogne dall’Africa. Ben presto intuisce che dietro la scomparsa dei grandi uccelli migratori si nasconde una trama ben più inquietante. Deciso a risolvere l’arcano il giovane si trova coinvolto in un’incalzante avventura, costellata di morti misteriose e atroci mutilazioni. Questa frenetica rincorsa potrà fermarsi solo a Calcutta, nel cuore della tenebra.
I fiumi di porpora
Traduzione dal francese di Idolina Landolfi
Vicino a Grenoble viene rinvenuto un cadavere orrendamente mutilato. Nella vicina regione del Lot viene profanata la tomba di un bambino di dieci anni scomparso in circostanze misteriose. I due casi si intrecciano, e così anche i destini dei due poliziotti incaricati delle indagini, tra false piste, macabre scoperte, gelosie professionali e vendette famigliari, fino all’orrore che ha dato inizio alla carneficina: un delirio scientifico che aveva condotto a un folle e crudele esperimento genetico. Un thriller che trova il perfetto equilibrio tra azione e psicologia, intelligenza dell’intreccio e fascino dei paesaggi.
Il concilio di pietra
Traduzione dal francese di Idolina Landolfi.
Diane Thiberge ha 29 anni. È una single bionda e bella, campionessa di arti marziali ed etologa, specializzata nello studio degli animali da preda.
Quando decide di adottare in Tailandia un bambino di cinque anni, Lu-Sian detto Lucien, non sa che per lei sta cominciando un incubo. Lucien, ferito in un incidente automobilistico, cade in coma e intorno a lui si inanella una sequenza di morti misteriose. Diane inizia a cogliere i contorni di un terribile complotto e per salvare il bambino dovrà riuscire a sciogliere il mistero. La pista che segue, indizio dopo indizio, è un viaggio nel passato, verso le origini dell’uomanità. Arriverà fino al cuore della taiga mongola, dove vive un popolo dai poteri straordinari e dove vige ancora la legge del Concilio di Pietra: quella dello scontro originario tra l’uomo e l’animale. Qui Diane dovrà affrontare l’ultimo combattimento.
L’impero dei lupi
Traduzione dal francese di Alessandro Perissinotto.
Anna Heymes, moglie di un alto funzionario parigino, soffre di crisi di amnesia e di terribili allucinazioni. Alla ricerca della sua identità, incontra Paul, il giovane commissario che sta indagando sull’atroce omicidio di tre ragazze turche impiegate in un laboratorio clandestino. Paul ha chiesto l’aiuto di un poliziotto in pensione dal passato turbolento, Jean-Louis Schiffer, creando così una coppia eccentrica ma tenacissima.
Inizia così una vera e propria discesa agli inferi: un viaggio nei labirinti della mente dei protagonisti, ma anche in un mondo popolato da feroci assassini e trafficanti di immigrati sans papiers, oltre che da bande terroriste che vanno dai guerriglieri no global ai Lupi grigi turchi.
La linea nera
Traduzione dal francese di Doriana Comerlati.
Jacques Reverdi è un serial killer affascinato dall’emoglobina, ingabbiato nel peggior penitenziario della Malesia. Marc Dupeyrat è un giornalista. Il suo migliore amico e la sua fidanzata sono stati uccisi in circostanze terribili e vuole intervistare Reverdi per capire perché vengono commessi delitti così strani e atroci. Dal loro incontro, in circostanze imprevedibili, nascono una inchiesta sul male assoluto e una indagine su due delitti misteriosi destinati a lasciare il segno.
Il giuramento
Traduzione dal francese di Doriana Comerlati.
Parigi. Nessun segno di colluttazione, blocchi di cemento legati in vita con il filo di ferro, la medaglia di san Michele stretta nella mano, come per proteggersi, e poi… un tuffo nel fiume. Sembrano non esserci dubbi: il poliziotto Luc Soubeyras ha cercato di uccidersi ed è solo un miracolo se adesso giace in coma in un letto d’ospedale.
Ma il comandante della Squadra Criminale Mathieu Durey, migliore amico di Luc dai tempi della scuola, non crede all’ipotesi del suicidio. Conosce Soubeyras meglio di chiunque altro, e sa che, da fervente cattolico qual è, non avrebbe mai potuto compiere un gesto così contrario alla sua religione. Eppure Luc è un padre di famiglia e un bravo poliziotto: chi mai avrebbe cercato di ucciderlo simulando un suicidio? A Mathieu non resta che indagare nel passato dell’amico. L’ultimo caso sui cui stava lavorando sembra solo uno tra tanti. Ma, dietro quell’apparente normalità, c’è dell’altro. C’è un’inchiesta segreta condotta da Luc all’insaputa di tutti, l’indagine sulla morte di una donna, uccisa secondo un rituale inedito. Un rituale presente in altri efferati delitti compiuti in tutta Europa, che porterà Mathieu sulle tracce di una inquietante setta, quella degli Asserviti e dei Senza Luce. I suoi membri sono accomunati da un terribile trauma: tutti si sono risvegliati dal coma, ma prima di tornare alla vita hanno vissuto un’esperienza pre-morte che li ha cambiati per sempre…
Miserere
Traduzione dal francese di Doriana Comerlati e Giulio Lupieri.
Parigi, chiesa armena di Saint-Jean-Baptiste. Nell’aria riecheggiano ancora le terrificanti grida dell’esule cileno Wilhelm Goetz, organista e direttore del coro di voci bianche, appassionato cultore del Miserere di Gregorio Allegri. Il corpo dell’uomo giace ormai inerte in una pozza di sangue, i timpani perforati con indicibile violenza. Lionel Kasdan, parrocchiano di quella chiesa e poliziotto in pensione, segugio d’altri tempi, testardo quanto acuto, è il primo ad accorrere sulla scena del delitto. Un delitto apparentemente inspiegabile, considerata la reputazione di Goetz, un uomo tranquillo e riservato, dedito solo alla musica. Ma ben presto Kasdan, insieme a Cédric Volokine, poliziotto della Squadra protezione minori, capisce che dietro quell’immagine immacolata c’è ben altro. Ci sono rapporti ambigui e oscuri che Goetz instaurava con gli allievi del coro. E ferite mai sanate risalenti agli anni della dittatura in Cile. La verità va svelata, e in fretta. Perché i delitti si susseguono nelle chiese di Parigi…
L’istinto del sangue
Traduzione dal francese di Doriana Comerlati
Parigi. Nel parcheggio sotterraneo di una casa di cura, le fioche luci al neon illuminano il corpo dilaniato di Marion Cantelau, un’infermiera. Intorno al cadavere fatto a pezzi, impronte di mani e piedi nudi. Sulle pareti, vergati con sangue misto a polvere d’ocra, disegni simili a graffiti preistorici. Jeanne Korowa, giovane giudice istruttore di Nanterre, non dovrebbe nemmeno trovarsi lì, vi è capitata per caso, solo per aiutare un collega. Eppure la scena del delitto le ricorda tragicamente la morte della sorella, uccisa nello stesso modo. Un macabro rituale, perpetrato più volte nel corso degli anni. Per questo non può fare a meno di gettarsi a capofitto in un’indagine parallela, illegale e molto pericolosa, visto che il numero delle vittime continua a salire. Tutte donne, tutte collegate in qualche modo allo studio di uno psicoanalista, e a un suo giovane e psicotico paziente. Jeanne è più che mai determinata a seguire fino in fondo questa pista, un sentiero accidentato di sangue e paura che la conduce fino in Nicaragua, Guatemala, nelle paludi argentine e infine a Campo Alegre, nella terrificante Foresta delle Anime.
Un luogo dove i misteri di un’antica civiltà gettano un’ombra crudele e inquietante su tutti coloro che vi si avventurano. E quando Jeanne Korowa lo capisce, forse è ormai troppo tardi…
Amnesia
Traduzione dal francese di Doriana Comerlati
Il dottor Mathias Freire non è un uomo privo di ricordi. Al contrario, ne è ossessionato. Perché i suoi ricordi sono troppi e diversi. E sembrano appartenere ad altre persone. Tanto che, sempre più spesso, Mathias perde ogni sicurezza, perfino su quale sia il suo vero nome. Oggi, a Bordeaux, Mathias è uno psichiatra. È alle prese con un caso difficile, deve ipnotizzare un uomo in stato confusionale, unico testimone di un brutale assassinio alla stazione. L’ipnosi e un alibi di ferro confermano l’estraneità dell’uomo al delitto. Mathias deve indagare ancora. Ma prima di poterlo fare, scampa per un soffio a un tentativo di omicidio. Fuggito su un treno per Marsiglia, ben presto scopre di essere ricercato dalla polizia. Qualcuno ha riconosciuto in lui un clochard, non lo psichiatra che crede di essere. E lo accusa del delitto della stazione. D’un tratto Mathias non ricorda più nulla e non sa più chi è. Ha perso la memoria. È successo un’altra volta: sa che quando la ritroverà, sarà un altro. Un barbone a Marsiglia, un pittore folle a Nizza, un falsario a Parigi. Mathias deve fuggire e allo stesso tempo scoprire chi è veramente. Lui è l’ombra in agguato e allo stesso tempo la preda. Ma potrebbe anche essere l’assassino… Sulla strada della verità non ha alternative che fidarsi di un ricordo, di una sensazione, di un momento, di un incontro. E trovare il coraggio di affrontare il pericolo più grande. Sé stesso.
Il respiro della cenere
Traduzione dal francese di Doriana Comerlati
Parigi. Nel buio di un garage viene ritrovato il corpo di una donna brutalmente assassinata. Nei paraggi, un paio di guanti da chirurgo ancora intrisi di sangue. L’ennesimo spietato delitto del serial killer che da mesi spaventa la città. La sola persona in grado di occuparsi di un’indagine così complessa è il solitario ispettore Olivier Passan. L’uomo sta attraversando il periodo più difficile della sua vita: la separazione dalla moglie giapponese Naoko, la madre dei suoi due figli. Eppure non può permettersi distrazioni, perché il modus operandi dell’assassino fa pensare a una mente malata e pericolosa. Tutto porta verso un unico sospettato: Patrick Guillard, un ermafrodito abbandonato dalla madre alla nascita. Passan è convinto che il colpevole sia lui. Ma ha tra le mani pochi indizi, non c’è nessuna prova schiacciante. Proprio quando sta per incastrarlo, Guillard si dà fuoco, portando a termine il suo piano folle. Un piano che si ispira alla leggenda mitologica dell’Araba Fenice: l’uccello che una volta morto rinasce dalle proprie ceneri. Tutto sembra perduto. In realtà per Passan è solo l’inizio. Il caso non è affatto concluso e una minaccia incombe su ciò che ha di più caro: i suoi figli. L’ispettore ha bisogno di risposte. Risposte che solo Naoko, fuggita in Giappone, può dargli. Risposte che affondano le radici in quella tradizione millenaria che li univa: l’arte dei samurai. Una verità inquietante lo aspetta, nella quale tutto quello che ha sempre creduto è in realtà una bugia.
[Tutte le sinossi sono tratte dal sito Garzanti].
Allora le votazioni sono aperte nei commenti e scopriremo quale è il più bel libro di Jean-Christophe Grangé secondo i lettori di Liberi di scrivere. Fine delle votazioni sabato 7 novembre. Pronti, via.
























