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:: La professione del padre di Sorj Chalandon (Keller 2019) a cura di Viviana Filippini

7 aprile 2019

La professione del padreSorj Chalandon con La professione del padre, edito da Keller ci porta a conoscere un ragazzino e la sua vita da incubo con un padre troppo concentrato su se stesso e sulle sue ossessioni, per rendersi conto della vera natura della realtà. Il romanzo di Chalandon ha una struttura circolare, nel senso che comincia con il presente recente nel quale il protagonista è adulto, poi parte un lungo flashback nel passato e si torna nell’oggi, dove la storia trova il suo compimento. Nel tempo andato, il lettore si trova nella Francia del 1950, quella di De Gaulle, dove il piccolo Émile (sette anni) è costretto dal padre André Choulans a vivere nel suo mondo di paranoie da adulto che hanno al centro la scena politica della Francia di quel periodo. Il padre manipolatore inculca nella testa del figlio che loro due sono nell’ OAP, un’associazione segreta e di terroristi, pronta a tutto pure di far cadere Charles De Gaulle e liberare l’Algeria dal domino francese. Émile e la madre vivono sotto il controllo totale dal padre/marito padrone/dittatore e la vita della famiglia diventa un incubo, nel senso che quella che per il padre André viene considerata una trasgressione o un errore che rischia di mettere a repentaglio i suoi piani contro il governo, viene punita in mondo brutale. Sì, perché l’uomo non esita a castigare quelli che per lui sono sbagli, e lo fa con tremende punizioni corporali e fisiche, trasformando il focolare domestico in un luogo di estrema violenza fatta di allenamenti estremi, botte ripetute e insulti verso la moglie – vittima consapevole e incapace di reagire-, e il figlio, ancora troppo piccolo per comprendere la natura deviata e mentalmente malata del genitore. Madre e figlio non hanno via di scampo e possono solo assecondare e obbedire al capofamiglia, nascondendo ben bene i lividi agli occhi del mondo esterno. Poi, ad un certo punto Émile cresce e prende le distanze dai genitori, perché ha capito che quell’individuo che doveva proteggerlo e aiutarlo a trovare il suo posto nel mondo, è una minaccia pericolosa per gli altri e per sé. Ne Il mestiere del padre ciò che caratterizza la vita del piccolo protagonista è il peso delle violenze fisiche e piscologiche che lui e la madre subiscono per mano di un uomo insano, contro il quale mai nessuno si schiera o prende posizione. Émile non ha amici, non ha nessuno a cui confidare il dramma che vive a casa, può contare solo sulle sue forze. E saranno esse ad aiutarlo ad andare via, lontano dai genitori, per trovare, da solo, il giusto equilibrio del vivere, diventando restauratore e aggiustando le cose. Sorj Chalandon ne Il mestiere del padre utilizza un linguaggio coinvolgente per portarci in una storia nella quale il piccolo protagonista è succube della mente malata del capofamiglia e delle sue ossessioni maniacali, le stesse che gli di dare il via ad un rapporto sano e costruttivo con il figlio Émile. Interessante e ben fatta è anche la traduzione di Silvia Turato la quale, pagina dopo pagina, riesce a far arrivare ai lettori lo stato di disagio e le fragilità piscologiche presenti in ognuno dei personaggi della storia.

Sorj Chalndon è nato nel 1952. È stato giornalista per «Libération» prima di passare a «Le Canard Enchaîné». I suoi reportage sull’Irlanda del Nord e il processo di Klaus Barbie gli valsero il Prix Albert-Londres nel 1988. Tra i suoi romanzi precedenti Le Petit Bonzi (2005), Une promesse (2006, Prix Médicis), Il mio traditore (Mondadori, 2009) Chiederò perdono ai sogni (Grand Prix du Roman de l’Académie Française, Keller 2014). La quarta parete (Prix Goncourt des lycéens, Premio Terzani, Keller 2016). Le sue opere sono state tradotte in numerosi Paesi.

Source: inviato dall’editore al recensore. Grazie a tutto lo staff Keller.

:: La quarta parete, Sorj Chalandon, (Keller editore, 2016) A cura di Viviana Filippini

25 novembre 2016
bny

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Geroges è un giovane pronto a rompere gli schemi andando contro le istituzioni. Lui ama il teatro e condivide la sua passione con Samuel Akunis, un regista greco. I due, si sono conosciuti per caso in un’aula di università e sono i protagonisti de La quarta parete, romanzo di Sorj Chalandon, pubblicato da Keller editore. Georges ha bruciato la cartolina militare per non andare in guerra in Vietnam e, nella Parigi del 1968, ha preso in mano sbarre di ferro per tenere a bada gli studenti fascisti. Samuel ha origini ebraiche ed è fuggito dalla dittatura. La passione viscerale per il teatro è quella che induce i due a diventare inseparabili amici e a pensare di mettere in scena l’Antigone composta nel 1942 da Jeanne Anohuil. Il tutto non più nel teatro, ma fuori, nelle strade di Beirut tra anni Settanta e Ottanta. La proposta è un azzardo perché frantumerebbe la quarta parete che separa gli attori dalla realtà e obbligherebbe le tensioni politiche e belligeranti presenti a Beirut ad un pace forzata per il tempo della messa in scena dello spettacolo. Chi sono gli attori? Di certo, secondo le volontà della coppia Samuel Geroges, non professionisti, ma gente comune delle diverse culture (libanesi, israeliani, sciiti, drusi) in conflitto all’interno di Beirut. La quarta parete di Chlandon è un romanzo nel quale il confine tra l’azione del palcoscenico e la realtà diventa sempre più debole fino alla sua totale scomparsa. Ad un certo punto si ha come la sensazione che il teatro diventi la vita e la vita si trasformi in teatro, perché è come se i personaggi scendessero dal palco e iniziassero a vivere nella quotidianità di ogni giorno quello che avrebbero dovuto mettere in scena durante la messa in scena. Il nuovo lavoro di Chaladon dimostra come l’esperienza della guerra e della distruzione vissute da Georges sulla propria pelle, a Beirut, lo abbiano trasformato in modo irreparabile. Il trauma subìto e il senso di impotenza per non aver provato, ed essere riuscito, a fermare una strage nella quale sono morte persone innocenti, tra le quali bambini e suoi amici, minerà per sempre la sua stabilità mentale. Georges, una volta tornato a casa, a Parigi (siamo negli anni ’80), soffrirà di un costante tormento interiore che lo renderà incapace di ritrovare la pace e l’armonia con la moglie e con la figlia piccola. L’uomo sarà talmente disperato da avere improvvisi e incontrollabili scatti di rabbia e ira che getteranno nel panico lui, la moglie e la figlia. Georges, una volta perso per sempre l’amico Samuel, deciderà di farsi ricoverare in un centro per persone con disturbi mentali, ma una volta uscito, nonostante sembri stare bene, lui lascerà la famiglia e la Francia per portare a termine la messa in scena della tragedia richiestagli da Samuel. E questa volta tutto accadrà nella realtà. La quarta parete di Sorj Chalandon è il dramma di un uomo, Georges, disperato, impotente davanti alla morte e alla devastazione causate dalla guerra. Il protagonista con il suo agire incarna un sentimento universale che molti uomini hanno sperimentato nel corso della storia dell’umanità, a dimostrazione del fatto che il dolore e il male di vivere sono un valore planetario. Traduzione Silvia Turato.

Sorj Chalandon è nato nel 1952. È stato giornalista per Libération prima di passare a Le Canard Enchaîné. I suoi reportage sull’Irlanda del Nord e il processo di Klaus Barbie gli valsero il Prix Albert-Londres nel 1988. Tra i suoi romanzi precedenti Le petit Bonzi (2005), Une promesse (2006, PrixMèdicis), Il mio traditore (Mondadori 2009) e La Légende de nos pères (2009) tutti editi in Francia da Gasset. Le sue opere sono state tradotte in numerosi Paesi. Per Keller è uscito in Italia Chiederò perdono ai sogni.

Source: Keller editore inviato dall’editore.

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