
Mi è stato donato il pdf di questo libro introvabile, reperirne la copertina è stato faticoso, leggerlo al computer è stato fuori tempo, ma alla fine eccomi a raccontare la crema di un dolce squisitamente mistico.
Protagonista – come capita il più delle volte nelle cose che balzano dal Divino – è una donna umile, una mamma che parlava con Dio, con la Madonna, ignara di quello che sarebbe successo una volta scoperto questo filo che la legava al Cielo sospendendola sulla Terra.
Ma seguiamo il tracciato disegnato dall’autore, Tino La Spada, colui che l’ha conosciuta e dopo l’iniziale scetticismo è stato contagiato dal suo male d’amore verso Maria Santissima e Gesù Crocifisso.
Maria Sardella Castorina ha dedicato 15 anni della sua vita al prossimo. Nel febbraio del 1991, colpita da ictus cerebrale, dopo 12 giorni di coma, muore a Catania, all’età di 55 anni.
Grazie ai colloqui con la Madonna, ai messaggi celesti, alle lacrimazioni di immagini sacre (immagini che dopo aver trasudato un misterioso liquido bianco avrebbero finito col piangere sangue davanti a testimoni di sicuro affidamento quali primari di ospedale, cardiologi, agenti di polizia, giornalisti, gente comune), grazie a tutto questo ella portò alla fede un numero indicibile di persone, col suo sorriso spontaneo che spesso nascondeva un inesprimibile dolore.
Senza mai sentirsi protagonista, la veggente visse con una vana, quanto sofferta speranza: quella di vedere riconosciuta la miracolosa guarigione che nel ’75 aveva strappato alla morte l’allora piccola figlia Tiziana.
Più volte, accanto al Pontefice (la veggente si recò in Vaticano in quattro diverse occasioni), sentì vicino il coronamento dei suoi sogni. Ma sebbene per lei parlassero i fatti, quelle speranze finirono per dissolversi nel nulla, lasciandole una sensazione di colpa che, di certo, non meritava. Pur vivendo tra migliaia di persone, Maria si sentiva spesso sola, incompresa. Quando la conobbe il giornalista La Spada, il suo interesse per lei era destinato a durare poco, ben presto riuscì ad essere conquistato dalla sua bontà e generosità, diventando per lei un fratello. Molti accettarono con riluttanza la sua raffinata sensitività, ma per quanto qualcuno potesse contestarla, il tempo che passava prima che una “previsione” trovasse attuazione pratica, non superava la settimana! La più grande profezia di Maria Castorina fu l’anticipazione dell’attentato che Giovanni Paolo II avrebbe subìto in piazza San Pietro il 13 maggio del 1981, un giorno da decenni dedicato alla Madonna di Fatima. Col passare del tempo, Maria ricevette altri doni divini quali la trance, la chiaroveggenza o la misteriosa apparizione di croci sulla fronte e sul petto. In vita, poi fece di tutto per nascondere quelle che definiva “modeste qualità di guaritrice”. Ma è ormai sicuro che molti ammalati usufruirono di una qualità che la Sardella esercitò in gran segreto senza ricevere compensi.
Il quadro che fece gridare inizialmente al miracolo è un’icona lavorata a sbalzo dal professore bolognese Furgieri, che i coniugi Castorina decisero di acquistare a Venezia per adornare il capezzale della loro stanza da letto. La sua presenza, fu inizialmente notata per la raffinatezza dei lineamenti che componevano la figura della madre di Gesù. Ma quando il fenomeno ebbe inizio, la cosa che più delle altre sembrò interessare ai fedeli, furono le tracce di sangue che scendendo dagli occhi della Vergine segnavano di rosso gran parte della scultura lasciando come una crosta. Dopo il clamore suscitato dalle prime lacrime, per un po’ di tempo, il quadro fu esposto alla venerazione.
“Il caso Castorina” non vuole creare una nuova martire. Ma che Maria fosse ormai cosciente del suo cammino, non c’era il minimo dubbio. “Quando misi piede nella cappella di via Salesiani 33 –confidò in seguito la mistica – capii subito cosa la Vergine mi stesse chiedendo, avevo pensato ad una grande costruzione, ma quello che la Madonna aveva permesso di edificare, era il tempio dello Spirito; il tempio di quello “Spirito Santo” che qualche volta m’aveva parlato quando ero in trance, inviandomi messaggi di eccezionale Luce Divina”. Questa <<casa>> è una casa dove ognuno potrà sempre trovare se stesso.
Appena trovava un po’ di respiro, il suo pensiero volava agli ammalati. “Molti di loro vorrebbero vedere la Madonnina -ripeteva – ma viste le sofferenze che quotidianamente sono costretti a subire, sono convinta che molti di loro la Vergine ce l’hanno nel cuore”.
“Credo ci sia ben poco da capire, quando si dice che dovremmo essere come loro per meritare l’aiuto di Dio. Chi soffre è sempre vicino alla Verità. Chi, invece, crede di essersi evoluto, non di rado, scopre di non aver capito niente”.
Concludo questa breve sintesi della storia di una donna straordinaria che ha aiutato Catania negli anni di svolta del suo cammino. Oggi Catania è un coacervo di colori lugubri, e a pagare il prezzo più alto di questa decadenza, sono, manco a dirlo, i ragazzi, i giovani. Si muore di droga e sesso, come e più di allora. Che fare? Forse sarebbe bello far conoscere loro la storia semplice e lineare di Maria Castorina.
<<Un giorno (si era nel periodo invernale del 1986), la veggente mi chiamò a casa dicendo che doveva parlarmi urgentemente… Tenuta fuori per diverso tempo, la droga era entrata e si era diffusa in pochi anni in tutta Catania. In prossimità della cappella si era verificato un evento straordinario… Quel posto era ritenuto un “covo” sicuro. Pertanto, una ragazza appartenente alla Catania-bene e il suo amico, avevano deciso di bucarsi proprio lì. Senonché una donna vestita proprio come la Vergine di via Nuovalucello, avvicinandosi alla ragazza esclamò: “Devi smettere. Così facendo andrai incontro alla morte”. La giovane, colpita da quella visione, rimase per qualche attimo in silienzio, ma quando riuscì a parlare, quella donna era andata via, sparendo vicino l’ingresso della piccola “abitazione” della Vergine>>.
La Santa Vergine Maria continua a piangere per noi, ma è segno che ci vuole salvi, che vuole salvare il mondo trasformato in ghiaccio sporco.



































